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Corso Buenos Aires

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Corso Buenos Aires è un'importante strada commerciale di Milano, con oltre 350 punti vendita di vari tipi di merce, un fatturato quotidiano complessivo tra i più alti al mondo e una media di centomila persone ogni giorno che vi transitano. Sviluppandosi in oltre 1600 metri, con orientamento nord-sud, si attesta come una delle passeggiate commerciali più lunghe d'Europa. La sua conformazione ricorda la tipologia americana, soprattutto la Fifth Avenue di New York. La strada si estende da porta Venezia in piazza Oberdan, proseguimento rettilineo di Corso Venezia, fino a piazzale Loreto. L'intero corso Buenos Aires fa parte del Municipio 3. La strada, che si sviluppa interamente all'esterno della cinta delle mura spagnole, venne realizzata urbanizzando il primo tratto della strada maestra che si dipartiva dall'allora porta Orientale, fiancheggiando a sinistra l'area del vecchio Lazzaretto, reso celebre dal romanzo I promessi sposi, e a destra la chiesa di Santa Francesca Romana, costruita fuori le mura, per arrivare a Monza. Al posto del Lazzaretto, a partire dagli anni della sua demolizione (1882-1890), sorse un quartiere popolare ad alta densità abitativa, che nella forma riprende lo schema delle lottizzazioni operate dalla Banca di Credito Italiano, acquirente della struttura. Il nome della via era inizialmente corso Loreto e derivava il suo nome dalla chiesa di Santa Maria di Loreto (secolo XVI) costruita sulla strada maestra in un'area oggi ubicata a piazza Argentina tra le vie Annibale Caretta e Giuseppe Pecchio. La chiesa fu trasformata in abitazioni civili (fine Settecento), quindi demolita completamente nel 1914. Successivamente la via fu rinominata corso Buenos Aires nel 1906 in occasione dell'Esposizione universale, e spesso riportata sulle mappe d'epoca anche con il nome corso Buenos Ayres. La decisione venne presa, pur tra alcune critiche, dal sindaco Ettore Ponti per promuovere un'immagine internazionale della città, intitolando all'Argentina la via e ovviamente piazzale Argentina, mentre al Perù venne dedicato piazzale Lima. Tali toponimi commemoravano il legame con i due paesi sudamericani, meta di una massiccia emigrazione italiana: oltre cinque milioni di persone dal 1881 al 1911. Sul lato occidentale del corso si estende il quartiere popolare, in prossimità della Stazione Centrale, mentre sul lato orientale sorge un quartiere benestante della borghesia milanese. Un tempo la via era attraversata dal viadotto dalle ferrovie della vecchia stazione centrale che correvano su tutto viale Regina Elena (l'attuale viale Tunisia), definitivamente soppresse nel 1931 con l'inaugurazione dell'attuale Stazione Centrale. Nel corso dell'Ottocento corso Buenos Aires divenne il collegamento privilegiato fra Milano e Monza, mantenendo questo ruolo fino ancora a dopo la realizzazione di viale Zara e viale Fulvio Testi, avvenuta negli anni dieci. Vicino al vecchio Lazzaretto aveva sede il primo capolinea della vecchia ippovia Milano-Monza, inaugurata nel luglio del 1876, che già nel novembre dell'anno successivo sarebbe stato spostato a largo San Babila.. Il servizio venne poi elettrificato per la fine del 1900. Fu smantellato e trasferito quando a partire dal 2 marzo 1958 dovettero cominciare gli scavi per la realizzazione della prima linea della metropolitana, che ancora oggi lo percorre in sotterranea per tutta la sua lunghezza, servendolo nelle fermate di Porta Venezia, Lima e Loreto. Ulteriori linee sotterranee del trasporto pubblico arrivano negli anni successivi, intersecandosi con la sopracitata M1, prima negli anni Sessanta con il primo tratto della M2 da piazza Caiazzo a Cascina Gobba, scavando la fermata Loreto sotto piazza Argentina, poi con il Passante ferroviario e lo scavo della stazione, prima di capolinea e poi transito (a mano a mano che la galleria venne completata) di Milano Porta Venezia, realizzata sotto piazzale Oberdan. Il corso è stato recentemente riqualificato con la pavimentazione in pietra dei marciapiedi precedentemente in bitume. Una più recente trasformazione è in corso, a luglio 2023, con il posizionamento di cordoli in pietra lungo le due corsie ciclabili monodirezionali (una per senso di marcia), precedentemente solo dipinte sull’asfalto per gran parte della via e l’eliminazione di tutti i posti auto, ad eccezione dei posteggi di carico e scarico; nel corso degli anni successivi, il progetto prevede una trasformazione più sostanziale, con l’allargamento del marciapiede su entrambi i lati del corso e la ripavimentazione delle utilizzate corsie ciclabili con asfalto. Sul lato sinistro: al n. 1 Palazzo Luraschi, detto dei Promessi Sposi al n. 19 un edificio in stile neoclassico, risalente a fine Settecento al n. 75 un edificio per abitazioni, costruito dal 1927 al 1928 su progetto di Fausto Franco e F. Fumagalli al n.33 è collocato il Teatro Puccini, attuale sede della compagnia teatrale del Teatro dell'Elfo Sul lato destro: all'angolo con le vie Broggi e Redi il Palazzo Argentina, costruito dal 1947 al 1949 su progetto di Piero Bottoni e Guglielmo Ulrich all'angolo con via Piccinni un edificio per uffici, abitazioni e supermercato, costruito nel 1970 su progetto dello studio BBPR Porta Venezia Lima Loreto Stazione di Porta Venezia Giovanni Cornolò, Fuori porta in tram. Le Tranvie extraurbane milanesi 1876-1980, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 1980, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\SBL\0312057. Maurizio Grandi, Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Zanichelli, 1980. ISBN 8808052109. Piazzale Loreto Corso Venezia Giardini pubblici di Porta Venezia Porta Venezia (Milano) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso Buenos Aires Servizi commerciali del Corso, su corsobuenosaires.net. URL consultato il 26 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2018). Come in un film, la Repubblica, su milano.repubblica.it. Corso Buenos Aires a Milano raccontato da Maurizio Cucchi, su raiplaysound.it, 24 dicembre 2017. URL consultato il 9 gennaio 2022.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Corso Buenos Aires (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Corso Buenos Aires
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Luoghi vicini

Casa-museo Boschi Di Stefano
Casa-museo Boschi Di Stefano

La Casa-Museo Boschi Di Stefano è una dimora storica di Milano. È situata al secondo piano di un edificio di via Giorgio Jan al numero civico 15. Lo stabile fu edificato tra il 1929 ed il 1931 sotto la supervisione dell'architetto Piero Portaluppi - già progettista di Villa Necchi Campiglio - dall'impresa Di Stefano e Radici: Francesco Di Stefano era il padre della destinataria dell'alloggio, Marieda Di Stefano (1901-1968). Dal febbraio 2003 la dimora storica è aperta al pubblico e da ottobre 2008 fa parte del circuito delle "Case museo di Milano": vi è esposta una selezione di oltre duecento opere pittoriche della collezione appartenuta, assieme all'abitazione, alla stessa Marieda e al marito Antonio Boschi (1896-1987), che fecero della casa un museo abitato. Architettonicamente, il palazzo che ospita la pinacoteca si distingue all'esterno per la caratteristica struttura "ad angolo", mentre gli interni - tanto delle parti in comune quanto degli appartamenti - sono arricchiti, secondo lo stile tipico di Portaluppi, da ampie vetrate ed eleganti ringhiere in stile art déco. Dal 16 maggio 2009 la Casa-Museo, di proprietà del Comune di Milano, è visitabile a titolo gratuito dal martedì alla domenica dalle 10 alle 17.30 grazie anche alla presenza dei Volontari per il Patrimonio Culturale lombardi del Touring Club Italiano. Dal 2017 è visitabile anche l'ex Scuola di Ceramica di Marieda di Stefano, al piano terra dell'edificio, sede di mostre temporanee. La collezione Boschi Di Stefano fu donata al Comune di Milano nel 1973 e rappresenta una testimonianza dell'arte novecentesca (segnatamente fra gli anni 1910 e gli anni 1960) con le sue 1817 opere. Alla fine degli anni 90, dopo anni di stallo, da Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Philippe Daverio permise di sbloccare il contenzioso tra gli eredi Boschi e il Comune. Mercedes Garberi fa risalire a gli anni 1929-30 i primi sistematici acquisti di opere da parte dei coniugi Boschi che potevano contare sull'iniziale assistenza del suocero, Francesco Di Stefano, che nel 38 lasciò in eredità un nucleo consistente di opere. Comprende opere di: Musei e gallerie d'Italia, Galleria d'arte Moderna, Collezione Boschi, a cura di Luciano Caramel, Maria Teresa Florio, Carlo Pirovano; Electa editrice; 1980 Mercedes Garberi Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla casa-museo Boschi Di Stefano Sito ufficiale, su fondazioneboschidistefano.it. (EN) Sito ufficiale, su fondazioneboschidistefano.it. Casa-museo Boschi Di Stefano, su CulturaItalia, Istituto centrale per il catalogo unico.

Stazione di Milano Porta Venezia
Stazione di Milano Porta Venezia

La stazione di Milano Porta Venezia è una fermata ferroviaria del passante ferroviario di Milano. Prende il nome dall'omonima antica porta doganale che sorge nelle sue vicinanze. Completamente sotterranea, è ubicata all'incrocio fra Viale Regina Giovanna e Corso Buenos Aires, nel centro di Milano. La stazione di Milano Porta Venezia venne attivata il 21 dicembre 1997, come capolinea provvisorio della prima tratta del passante. Fu progettata da Angelo Mangiarotti, analogamente ad altri impianti del passante. Il 30 giugno 2002, con il prolungamento della linea verso Dateo, perse il ruolo di capolinea, venendo declassata a fermata. L'impianto è una fermata sotterranea a due binari entrambi aventi una banchina laterale a loro servizio, di solito usati così: Binario 1: dedicato ai treni diretti in direzione sud (S1 per Lodi, S2 per Milano Rogoredo, S12 per Melegnano e S13 per Pavia) e ai treni diretti in direzione est (S5 per Treviglio e S6 per Pioltello-Limito/Treviglio). Binario 2: dedicato ai treni diretti in direzione nord (S1 per Saronno, S2 per Seveso, S12 e S13 per Milano Bovisa) e ai treni diretti in direzione ovest (S5 per Varese e S6 per Novara). La volta della galleria è percorsa da una serie di tubi paralleli, traversati dagli archi dai quali dipartono una serie di tiranti che reggono il mezzanino, costituito da un lungo corridoio esattamente sovrapposto al fascio binari. La stazione sorge sotto viale Regina Giovanna. Vi sono varie direzioni in uscita tra cui piazza VIII Novembre, piazza Santa Francesca Romana, corso Buenos Aires e piazza Oberdan. La fermata è servita dalle linee S1, S2, S5, S6, S12 e S13 del servizio ferroviario suburbano. La fermata costituisce un importante punto di interscambio con la linea 1 della metropolitana di Milano; si tratta dell'unico interscambio con la rete ferroviaria statale che la M1 possiede all'interno del territorio comunale milanese (la linea serve anche la stazione di Milano Cadorna, che però si trova sulla rete Ferrovienord, e le stazioni di Sesto San Giovanni e Rho Fiera, esterne ai confini urbani). Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee tranviarie urbane, gestite da ATM. Fermata metropolitana (Porta Venezia, linea M1) Fermata tram (P.ta Venezia M1, linea 9) Fermata tram (P.ta Venezia V.le Tunisia, linee 5 e 33) Porta Venezia (metropolitana di Milano) Porta Venezia (Milano) Servizio ferroviario suburbano di Milano Trenord Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Porta Venezia

Chiesa di San Gregorio Magno (Milano)
Chiesa di San Gregorio Magno (Milano)

La chiesa di San Gregorio Magno è un luogo di culto cattolico della città di Milano, situato all'incrocio tra via San Gregorio e via Ludovico Settala, nel Municipio 3, sede dell'omonima parrocchia del decanato Venezia della zona pastorale I dell'arcidiocesi di Milano. L'attuale edificio sorge all'esterno del perimetro dell'antico Lazzaretto: una chiesa dedicata a San Gregorio Magno era stata ivi costruita nel XIX secolo: questa, in ottemperanza alle disposizioni napoleoniche, era fatta di materiali non duraturi quali stucco e legno e caratterizzata da ampie vetrate; la chiesa serviva il cimitero di San Gregorio, già in precedenza fossa di sepoltura per i morti del Lazzaretto, che si estendeva alla spalle dell'edificio e che fu poi demolito alla fine dell'Ottocento.. Nel 1903 si decise di sostituire la preesistente chiesa con una nuova in muratura e il progetto venne affidato all'architetto Solmi che si avvalse della collaborazione degli architetti De Micheli e Poelli; la costruzione si protrasse per cinque anni, terminando nel 1908. Nel 1943, come gran parte della città, anche la chiesa di San Gregorio subì gli effetti dei bombardamenti alleati. Il tetto fu distrutto da una bomba incendiaria nell’agosto di quell’anno, ma la struttura portante rimase intatta. La chiesa fu riaperta al culto dopo lo sgombero delle macerie e fu riparata alla fine del conflitto. La chiesa di San Gregorio Magno è situata all'angolo fra la via omonima e via Ludovico Settala, che corre lungo il suo fianco destro. L'esterno dell'edificio è in stile neoromanico, con paramento murario in mattoncini rossi ed elementi decorativi in pietra grigia ed elementi decorativi tipici del romanico lombardo. La facciata è a salienti e sporge in avanti rispetto al corpo dell'aula; sulla parte anteriore, essa presenta ai lati due alte monofore a tutto sesto e al centro, al di sotto del rosone circolare, un protiro poggiante su colonnine, sotto il quale si trova il portale maggiore, sormontato da una lunetta a mosaico raffigurante San Gregorio Magno. Alle spalle della chiesa, in posizione centrale, sorge il campanile a torre, anch'esso caratterizzato da paramento murario bicromo in pietra e cotto. A pianta quadrata, ospita all'interno della cella, che si apre sull'esterno con una monofora su ciascun lato, un concerto di cinque campane in Re♭3, realizzato da Luigi e Giorgio Ottolina di Seregno nel secondo dopoguerra. L'interno della chiesa di San Gregorio Magno è a navata unica senza transetto ed abside poco sporgente, in stile neogotico con elementi liberty. Lungo le pareti laterali della navata, che è coperta con un soffitto a doppio spiovente sorretto da archi a sesto acuto ed è illuminata da piccoli rosoni circolari, si aprono diverse cappelle, sette per ogni lato. Nella prima cappella di destra, sopra l'altare marmoreo, si trova un Crocifisso ligneo dell'epoca di Carlo Borromeo (XVI secolo); la seconda cappella di destra è dedicata a santa Chiara d'Assisi, raffigurata nella pala d'altare, mentre nella terza vi sono il dipinto con il Sacro Cuore di Gesù e un paliotto con l'Ultima Cena; la quarta cappella di destra è priva di altare e al centro di essa si trova un gruppo scultoreo in marmo raffigurante San Giuseppe e Gesù Fanciullo. Nella prima cappella di sinistra dall'ingresso vi è una statua di San Gregorio Magno orante opera di Achille Alberti; nella seconda, dedicata alla Vergine Addolorata, vi sono le reliquie dei santi martiri Celestino e Innocente; nella terza cappella, sull'altare, vi è una tela raffigurante la Vergine col Bambino tra i santi Ambrogio e Carlo; la quarta, invece, è priva di altare ed ospita una statua della Madonna in trono con Gesù Bambino. Le restanti cappelle di ciascun lato sono adibite ad ingressi laterali (quinte cappelle) e penitenzieria (seste e settime cappelle). Nella parete fondale della navata, decorata con un dipinto a tempera di Luigi Morgari raffigurante la Crocifissione (al centro), la Redenzione delle anime purganti (a sinistra) e la Resurrezione dei morti (a destra), si aprono tre archi a sesto acuto: quello centrale, più largo, collega l'aula con l'abside; quest'ultima è a pianta quadrangolare ed è interamente occupata dal presbiterio, rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa, con arredi in marmo bianco; nella cappella alla sua destra vi è il tabernacolo, mentre quella alla sua sinistra è adibita a battistero. Nella sagrestia sono custoditi vari oggetti appartenuti a san Carlo Borromeo. Nell'abside, a ridosso della parete fondale, si trova l'organo a canne della chiesa, costruito dalla ditta Balbiani-Vegezzi Bossi nel 1970. Lo strumento è a trasmissione elettrica e conta 42 registri; esso è racchiuso interamente all'interno di una cassa con mostra ceciliana composta da canne di principale disposte in due cuspidi laterali convergenti verso il centro. La consolle, indipendente, è anch'essa situata nell'abside e dispone di due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. Oscar P. Melano; Rosanna Veronesi, Milano Liberty: il decorativo eclettico, Milano, Ugo Mursia Editore, 1991, ISBN non esistente. Maria Teresa Fiorio (a cura di), Le chiese di Milano, Milano, Electa, 2006, ISBN 88-370-3763-5. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Gregorio Magno a Milano Parrocchia S. Gregorio Magno, su sangregoriomilano.it. URL consultato il 26 aprile 2014.