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Lazzaretto di Milano

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Peste del 1630Storia di Milano
Lazzaretto milano secolo XIX
Lazzaretto milano secolo XIX

Il Lazzaretto di Milano venne costruito tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento fuori da Porta Orientale, come ricovero per i malati durante le epidemie. Era costruito a forma di quadrilatero lungo 378 metri e largo 370 e occupava un'area delimitata dalle odierne via San Gregorio, via Lazzaretto, viale Vittorio Veneto e corso Buenos Aires.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Lazzaretto di Milano (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Lazzaretto di Milano
Via San Gregorio, Milano Municipio 3

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Latitudine Longitudine
N 45.478041 ° E 9.207291 °
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Chiesa Ortodossa in Lazzaretto

Via San Gregorio
20219 Milano, Municipio 3
Lombardia, Italia
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Lazzaretto milano secolo XIX
Lazzaretto milano secolo XIX
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Luoghi vicini

Stazione di Milano Porta Venezia
Stazione di Milano Porta Venezia

La stazione di Milano Porta Venezia è una fermata ferroviaria del passante ferroviario di Milano. Prende il nome dall'omonima antica porta doganale che sorge nelle sue vicinanze. Completamente sotterranea, è ubicata all'incrocio fra Viale Regina Giovanna e Corso Buenos Aires, nel centro di Milano. La stazione di Milano Porta Venezia venne attivata il 21 dicembre 1997, come capolinea provvisorio della prima tratta del passante. Fu progettata da Angelo Mangiarotti, analogamente ad altri impianti del passante. Il 30 giugno 2002, con il prolungamento della linea verso Dateo, perse il ruolo di capolinea, venendo declassata a fermata. L'impianto è una fermata sotterranea a due binari entrambi aventi una banchina laterale a loro servizio, di solito usati così: Binario 1: dedicato ai treni diretti in direzione sud (S1 per Lodi, S2 per Milano Rogoredo, S12 per Melegnano e S13 per Pavia) e ai treni diretti in direzione est (S5 per Treviglio e S6 per Pioltello-Limito/Treviglio). Binario 2: dedicato ai treni diretti in direzione nord (S1 per Saronno, S2 per Seveso, S12 e S13 per Milano Bovisa) e ai treni diretti in direzione ovest (S5 per Varese e S6 per Novara). La volta della galleria è percorsa da una serie di tubi paralleli, traversati dagli archi dai quali dipartono una serie di tiranti che reggono il mezzanino, costituito da un lungo corridoio esattamente sovrapposto al fascio binari. La stazione sorge sotto viale Regina Giovanna. Vi sono varie direzioni in uscita tra cui piazza VIII Novembre, piazza Santa Francesca Romana, corso Buenos Aires e piazza Oberdan. La fermata è servita dalle linee S1, S2, S5, S6, S12 e S13 del servizio ferroviario suburbano. La fermata costituisce un importante punto di interscambio con la linea 1 della metropolitana di Milano; si tratta dell'unico interscambio con la rete ferroviaria statale che la M1 possiede all'interno del territorio comunale milanese (la linea serve anche la stazione di Milano Cadorna, che però si trova sulla rete Ferrovienord, e le stazioni di Sesto San Giovanni e Rho Fiera, esterne ai confini urbani). Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee tranviarie urbane, gestite da ATM. Fermata metropolitana (Porta Venezia, linea M1) Fermata tram (P.ta Venezia M1, linea 9) Fermata tram (P.ta Venezia V.le Tunisia, linee 5 e 33) Porta Venezia (metropolitana di Milano) Porta Venezia (Milano) Servizio ferroviario suburbano di Milano Trenord Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Porta Venezia

Chiesa di San Gregorio Magno (Milano)
Chiesa di San Gregorio Magno (Milano)

La chiesa di San Gregorio Magno è un luogo di culto cattolico della città di Milano, situato all'incrocio tra via San Gregorio e via Ludovico Settala, nel Municipio 3, sede dell'omonima parrocchia del decanato Venezia della zona pastorale I dell'arcidiocesi di Milano. L'attuale edificio sorge all'esterno del perimetro dell'antico Lazzaretto: una chiesa dedicata a San Gregorio Magno era stata ivi costruita nel XIX secolo: questa, in ottemperanza alle disposizioni napoleoniche, era fatta di materiali non duraturi quali stucco e legno e caratterizzata da ampie vetrate; la chiesa serviva il cimitero di San Gregorio, già in precedenza fossa di sepoltura per i morti del Lazzaretto, che si estendeva alla spalle dell'edificio e che fu poi demolito alla fine dell'Ottocento.. Nel 1903 si decise di sostituire la preesistente chiesa con una nuova in muratura e il progetto venne affidato all'architetto Solmi che si avvalse della collaborazione degli architetti De Micheli e Poelli; la costruzione si protrasse per cinque anni, terminando nel 1908. Nel 1943, come gran parte della città, anche la chiesa di San Gregorio subì gli effetti dei bombardamenti alleati. Il tetto fu distrutto da una bomba incendiaria nell’agosto di quell’anno, ma la struttura portante rimase intatta. La chiesa fu riaperta al culto dopo lo sgombero delle macerie e fu riparata alla fine del conflitto. La chiesa di San Gregorio Magno è situata all'angolo fra la via omonima e via Ludovico Settala, che corre lungo il suo fianco destro. L'esterno dell'edificio è in stile neoromanico, con paramento murario in mattoncini rossi ed elementi decorativi in pietra grigia ed elementi decorativi tipici del romanico lombardo. La facciata è a salienti e sporge in avanti rispetto al corpo dell'aula; sulla parte anteriore, essa presenta ai lati due alte monofore a tutto sesto e al centro, al di sotto del rosone circolare, un protiro poggiante su colonnine, sotto il quale si trova il portale maggiore, sormontato da una lunetta a mosaico raffigurante San Gregorio Magno. Alle spalle della chiesa, in posizione centrale, sorge il campanile a torre, anch'esso caratterizzato da paramento murario bicromo in pietra e cotto. A pianta quadrata, ospita all'interno della cella, che si apre sull'esterno con una monofora su ciascun lato, un concerto di cinque campane in Re♭3, realizzato da Luigi e Giorgio Ottolina di Seregno nel secondo dopoguerra. L'interno della chiesa di San Gregorio Magno è a navata unica senza transetto ed abside poco sporgente, in stile neogotico con elementi liberty. Lungo le pareti laterali della navata, che è coperta con un soffitto a doppio spiovente sorretto da archi a sesto acuto ed è illuminata da piccoli rosoni circolari, si aprono diverse cappelle, sette per ogni lato. Nella prima cappella di destra, sopra l'altare marmoreo, si trova un Crocifisso ligneo dell'epoca di Carlo Borromeo (XVI secolo); la seconda cappella di destra è dedicata a santa Chiara d'Assisi, raffigurata nella pala d'altare, mentre nella terza vi sono il dipinto con il Sacro Cuore di Gesù e un paliotto con l'Ultima Cena; la quarta cappella di destra è priva di altare e al centro di essa si trova un gruppo scultoreo in marmo raffigurante San Giuseppe e Gesù Fanciullo. Nella prima cappella di sinistra dall'ingresso vi è una statua di San Gregorio Magno orante opera di Achille Alberti; nella seconda, dedicata alla Vergine Addolorata, vi sono le reliquie dei santi martiri Celestino e Innocente; nella terza cappella, sull'altare, vi è una tela raffigurante la Vergine col Bambino tra i santi Ambrogio e Carlo; la quarta, invece, è priva di altare ed ospita una statua della Madonna in trono con Gesù Bambino. Le restanti cappelle di ciascun lato sono adibite ad ingressi laterali (quinte cappelle) e penitenzieria (seste e settime cappelle). Nella parete fondale della navata, decorata con un dipinto a tempera di Luigi Morgari raffigurante la Crocifissione (al centro), la Redenzione delle anime purganti (a sinistra) e la Resurrezione dei morti (a destra), si aprono tre archi a sesto acuto: quello centrale, più largo, collega l'aula con l'abside; quest'ultima è a pianta quadrangolare ed è interamente occupata dal presbiterio, rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa, con arredi in marmo bianco; nella cappella alla sua destra vi è il tabernacolo, mentre quella alla sua sinistra è adibita a battistero. Nella sagrestia sono custoditi vari oggetti appartenuti a san Carlo Borromeo. Nell'abside, a ridosso della parete fondale, si trova l'organo a canne della chiesa, costruito dalla ditta Balbiani-Vegezzi Bossi nel 1970. Lo strumento è a trasmissione elettrica e conta 42 registri; esso è racchiuso interamente all'interno di una cassa con mostra ceciliana composta da canne di principale disposte in due cuspidi laterali convergenti verso il centro. La consolle, indipendente, è anch'essa situata nell'abside e dispone di due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. Oscar P. Melano; Rosanna Veronesi, Milano Liberty: il decorativo eclettico, Milano, Ugo Mursia Editore, 1991, ISBN non esistente. Maria Teresa Fiorio (a cura di), Le chiese di Milano, Milano, Electa, 2006, ISBN 88-370-3763-5. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Gregorio Magno a Milano Parrocchia S. Gregorio Magno, su sangregoriomilano.it. URL consultato il 26 aprile 2014.

Cimitero di San Gregorio
Cimitero di San Gregorio

Il Cimitero di San Gregorio, detto anche Foppone di San Gregorio o anche di Porta Orientale, era uno dei cinque cimiteri cittadini, collocato fuori l'attuale Porta Venezia a Milano ed in seguito soppresso con l'apertura del Monumentale. Doveva il nome all'attigua chiesa di San Gregorio che tuttora sorge sull'omonima via, non distante dal corso Buenos Aires. Aveva un perimetro a forma di pentagono irregolare: si estendeva a nord-ovest del Lazzaretto di Milano, l'entrata principale era sulla via San Gregorio, oltre all'attuale piazza Cincinnato copriva porzioni delle attuali vie Lodovico Settala e Benedetto Marcello e chiudeva ad angolo le mura settentrionali sull'attuale via Ruggero Boscovich. Il cimitero viene inoltre menzionato nel capitolo XXXI de I promessi sposi di Alessandro Manzoni, dove l'autore rammenta un allora tradizionale omaggio dei cittadini milanesi ai morti di peste in occasione di una delle feste della Pentecoste. Il campo sorse come cimitero di campagna, sottoposto alla cura di un Sodalizio, con una cappella e un oratorio proprio. Nella peste manzoniana del 1630 che afflisse Milano il cimitero accolse parte delle vittime per poi, in seguito, essere destinato a più vasto luogo di sepoltura e a ossario. Il prete Salvatore Vitali, sardo, giunto a Milano alcuni anni dopo la peste, nel suo Theatrum triumphale Mediotanensis Urbis Magnalium annalistica proportione digestum (1642) descrive con parole tetre lo stato del cimitero: «Vidi, egli scrive, in questo campo cadaveri sopra cadaveri, miserevoli casse scoperchiate, ossa in grande quantità qua e là disperse, e vaste fosse aperte; era cosa orribile a vedersi!» Quelle ossa che imbiancavano il campo appartenevano ai morti della peste, che dopo non molti anni, smosse, erano tornate sopra terra, e non ebbero sepoltura che nel 1723. In quell'anno, infatti, il Sodalizio dell'Orazione e Morte addetto alla cura del cimitero fece costruire il portico innanzi alla chiesa di San Gregorio, e qui diede nuova sepoltura a quelle ossa viste dal Vitali. Abolite le sepolture nelle chiese, il cimitero fu aperto alla comune inumazione nel 1788; i lavori per la realizzazione del nuovo cimitero vennero condotti in grande economia, tanto da necessitare negli anni successivi di continui lavori di consolidamento e ripristino prevalentemente della cinta muraria, famosa in Milano per essere soggetta a piccoli crolli dovuti piogge. La così poco solida recinzione venne un po' per volta ricostruita nella sua integrità e nel 1857 venne innalzata fino a 3,85 m, in modo da potervi collocare un maggior numero di lapidi. Nel 1866, con l'apertura del Monumentale, il cimitero di San Gregorio venne prima destinato ad accogliere i morti del comune dei Corpi Santi, poi, unificatisi i due enti territoriali in un unico comune (appunto Milano) nel 1873, il cimitero venne riaperto ad accogliere i morti locali. Chiuso poi definitivamente il 31 agosto 1883, il cimitero venne svuotato; i corpi rinvenuti vennero spostati al Monumentale e l'odierna area accoglie strade ed edifici vari. Nel cimitero di San Gregorio trovarono sepoltura illustri personalità fra le quali si possono citare: Maria Teresa Agnesi (1720- 1795) compositrice, musicista, poetessa Luigi de Baillou (1736-1804), musicista, direttore del teatro alla Scala Leopoldo Pollack (1751-1806), architetto Andrea Appiani (1754-1817), pittore Carlo Porta (1775-1821), poeta Salvatore Viganò (1769-1821), ballerino e coreografo Ambrogio Minoja (1752-1825), compositore e clavicembalista Ferdinando Bubna (1768-1825), generale austriaco Grazioso Rusca (1757-1829), scultore ticinese Francesco Mengotti (1749-1830), economista e uomo politico Giuseppe Longhi (1766-1831), incisore e pittore Francesco Pezzi (1780-1831), giornalista Luigi Sacco (1769-1836), medico Giovanni Migliara (1785-1837), pittore Angelo Monticelli (1778-1837), pittore Antonio Caccianino (1764-1838), matematico Annibale Omodei (1779-1840), medico Carlo Amati (1776-1852), architetto Cherubino Cornienti (1816-1860), pittore Mauro Conconi (1815-1860), pittore Giovanni Silvestri (1778-1855), editore Forcella, Vincenzo, Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano dal secolo VIII ai giorni nostri, Milano, Tip. Bortolotti di G. Prato, 1889, ISBN non esistente. Ospitato su archive.org. Tedeschi, Carlo, Origini e vicende dei cimiteri di Milano e del servizio mortuario, Milano, Giacomo Agnelli, 1899, ISBN non esistente. Ospitato su braidense.it. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su cimitero di San Gregorio

Porta Venezia (metropolitana di Milano)
Porta Venezia (metropolitana di Milano)

Porta Venezia è una stazione della linea M1 della metropolitana di Milano. La stazione fu costruita come parte della prima tratta, da Sesto Marelli a Lotto, della linea M1 della metropolitana di Milano, entrata in servizio il 1º novembre 1964. Nelle prime versioni del progetto la denominazione della stazione era Oberdan. A partire dal 1997, con l'apertura della stazione di Milano Porta Venezia, è divenuta un nodo di interscambio con il passante ferroviario. Dal giugno 2018, le pareti della stazione sono state decorate con i colori della bandiera arcobaleno in sostegno del Gay Pride, grazie al finanziamento dello sponsor Netflix. L'intervento avrebbe dovuto essere temporaneo, ma, nell'agosto 2018, dietro sollecitazione del sindaco Beppe Sala, ATM ha annunciato che la fermata rimarrà definitivamente decorata con i colori del movimento LGBT. Si tratta di una stazione sotterranea a due binari, uno per ogni senso di marcia, serviti da due banchine laterali. Venne costruito un mezzanino particolarmente ampio, in previsione dell'interscambio con il progetto della linea 4 negli anni '50, ma, alla fine, tale progetto non fu realizzato: il passante ferroviario, pur non ricalcando esattamente il percorso previsto in origine per la quarta linea di metropolitana, oggi ne svolge di fatto la funzione. La stazione dista 604 metri da quella di Palestro e 702 metri da quella di Lima. La stazione costituisce un importante punto di interscambio con la stazione di Milano Porta Venezia. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee tranviarie urbane, gestite da ATM. Fermata ferroviaria (Milano Porta Venezia) Fermata tram (P.ta Venezia - V.le Tunisia, linee 5 e 33) Fermata tram (P.ta Venezia M1, linea 9) La stazione dispone di: Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Stazione video sorvegliata Giovanni Alferini, Matteo Cirenei, L'attivazione della linea 1 della metropolitana di Milano, in "Ingegneria Ferroviaria", luglio-agosto 1964, pp. 587–613. Giorgio Meregalli, Gli impianti ferroviari della linea 2 della Metropolitana di Milano, in "Ingegneria Ferroviaria", maggio 1971, pp. 469–492. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porta Venezia (EN) Porta Venezia, su Structurae.