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Casa Guazzoni

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Casaguazzonifacademelzo2022
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Casa Guazzoni è un palazzo storico di Milano situato in via Malpighi al civico 12.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Casa Guazzoni (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Casa Guazzoni
Via Marcello Malpighi, Milano Municipio 3

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Studio legale avvocato Daniel Cibin

Via Marcello Malpighi 12
20129 Milano, Municipio 3
Lombardia, Italia
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call+390287186275

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studiocibin.com

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Luoghi vicini

Stazione di Milano Porta Venezia
Stazione di Milano Porta Venezia

La stazione di Milano Porta Venezia è una fermata ferroviaria del passante ferroviario di Milano. Prende il nome dall'omonima antica porta doganale che sorge nelle sue vicinanze. Completamente sotterranea, è ubicata all'incrocio fra Viale Regina Giovanna e Corso Buenos Aires, nel centro di Milano. La stazione di Milano Porta Venezia venne attivata il 21 dicembre 1997, come capolinea provvisorio della prima tratta del passante. Fu progettata da Angelo Mangiarotti, analogamente ad altri impianti del passante. Il 30 giugno 2002, con il prolungamento della linea verso Dateo, perse il ruolo di capolinea, venendo declassata a fermata. L'impianto è una fermata sotterranea a due binari entrambi aventi una banchina laterale a loro servizio, di solito usati così: Binario 1: dedicato ai treni diretti in direzione sud (S1 per Lodi, S2 per Milano Rogoredo, S12 per Melegnano e S13 per Pavia) e ai treni diretti in direzione est (S5 per Treviglio e S6 per Pioltello-Limito/Treviglio). Binario 2: dedicato ai treni diretti in direzione nord (S1 per Saronno, S2 per Seveso, S12 e S13 per Milano Bovisa) e ai treni diretti in direzione ovest (S5 per Varese e S6 per Novara). La volta della galleria è percorsa da una serie di tubi paralleli, traversati dagli archi dai quali dipartono una serie di tiranti che reggono il mezzanino, costituito da un lungo corridoio esattamente sovrapposto al fascio binari. La stazione sorge sotto viale Regina Giovanna. Vi sono varie direzioni in uscita tra cui piazza VIII Novembre, piazza Santa Francesca Romana, corso Buenos Aires e piazza Oberdan. La fermata è servita dalle linee S1, S2, S5, S6, S12 e S13 del servizio ferroviario suburbano. La fermata costituisce un importante punto di interscambio con la linea 1 della metropolitana di Milano; si tratta dell'unico interscambio con la rete ferroviaria statale che la M1 possiede all'interno del territorio comunale milanese (la linea serve anche la stazione di Milano Cadorna, che però si trova sulla rete Ferrovienord, e le stazioni di Sesto San Giovanni e Rho Fiera, esterne ai confini urbani). Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee tranviarie urbane, gestite da ATM. Fermata metropolitana (Porta Venezia, linea M1) Fermata tram (P.ta Venezia M1, linea 9) Fermata tram (P.ta Venezia V.le Tunisia, linee 5 e 33) Porta Venezia (metropolitana di Milano) Porta Venezia (Milano) Servizio ferroviario suburbano di Milano Trenord Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Porta Venezia

Bagno di Diana
Bagno di Diana

Il Bagno di Diana era uno stabilimento pubblico per la balneoterapia sorto a Milano presso la allora Porta Orientale, oggi Porta Venezia, nel 1842 su progetto dall'architetto Andrea Pizzala (1798-1862). Il complesso venne demolito nel 1906 per fare posto al Kursaal Diana (gennaio 1907-ottobre 1908). Il Bagno di Diana venne ideato ed eretto da una società di azionisti condotta dal signor Giuseppe Nervo e inaugurato il 9 luglio 1842 come "stabilimento per la scuola di nuoto" ad opera dell'architetto Andrea Pizzala, già progettista della rinomata Galleria de Cristoforis (1832) e successivamente del Grand Hotel et de Milan (1850-1864). Lo stabilimento fu la prima scuola di nuoto regolarmente aperta a Milano e sorse fra le ortaglie che ancora dominavano l'area circostante Porta Orientale; il Bagno resistette alle vaste trasformazioni urbane che interessarono la zona nel corso dell'Ottocento, venendo demolito soltanto per far posto al Kursaal Diana, elegante impianto di lusso in stile tardo-liberty, realizzato nel 1908 su progetto dell'architetto Achille Manfredini. Nel 1900 ospitò il primo Campionato italiano di tuffi, pochi anni dopo la nascita in Germania della disciplina sportiva moderna. Il campionato fu organizzato dalla Nettuno Milano, fondata da Ferdinando Bezzi nell'aprile 1898, società sportiva pioniera nei tuffi, nel nuoto femminile, e nella pallanuoto. Il complesso era particolarmente sviluppato e si estendeva sull'isolato compreso fra le attuali viale Piave, via Nino Bixio, Giuseppe Sirtori e Paolo Mascagni; era fornito di vasca lunga 100 metri e larga 25 che si sviluppava parallelamente ai bastioni, lungo l'allora viale Monforte, oggi viale Piave; a uso dei frequentatori erano disponibili ottantaquattro "camerini da bagno", un ampio spazio per divertimenti, spazi per gli esercizi ginnici, sale da bigliardo e da scherma, un ristorante, un caffè e un elegante giardino ornato di pioppi, ippocastani e salici piangenti. Era disponibile anche un tiro al bersaglio o tirassegno composto di 3 corsie per la pistola e 2 per la carabina. Durante l'inverno la grande vasca era utilizzata per il pattinaggio su ghiaccio. L'acqua che alimentava la piscina del Bagno di Diana era originariamente quella della Gerenzana, roggia privata che prende l'acqua della Martesana prima della confluenza con il Seveso in corrispondenza della via Melchiorre Gioia e la porta fino a Melegnano. La roggia Gerenzana si sviluppa al di sotto della attuale via Tonale, proseguendo all'incirca fino in piazza Lima, da dove si immette sotto via Spallanzani e sotto via Sirtori. Oltre ad alimentare il Bagno di Diana, le sue acque erano storicamente utilizzate anche per riempire gli abbeveratoi dei cavalli della vicina rimessa Sirtori. (Per approfondimenti vedere voce Idrografia di Milano). Con l'andare del tempo, però, gli scarichi a monte di acque poco pulite nel corso della Gerenzana avevano reso quell’acqua inadatta all'alimentazione della vasca da nuoto. In via di esperimento si era tentato per due anni di sostituire alle acque della Gerenzana le acque di sottosuolo, pompate con un apposito impianto a motore elettrico, ma quel sistema non aveva dato prove soddisfacenti dal punto di vista della temperatura troppo bassa dell’acqua, nonostante evidentemente la limpidezza e la purezza ne avevano tratto grandi benefici. La sera del 30 maggio 1843 il salone delle feste del Bagno di Diana fu teatro di un grande banchetto che chiuse la cerimonia della posa della pietra auspicale della erigenda Stazione di Milano Porta Tosa; in funzione dal 1846, la stazione permise di collegare Milano con Treviglio come parte della Ferrovia Ferdinandea che dal 1857, sotto il Regno Lombardo-Veneto, unirà Milano con Venezia. Al banchetto sedevano settanta azionisti delle nuova strada ferrata e i massimi promotori del progetto ferroviario. Nel periodo successivo alle Cinque giornate di Milano il Bagno di Diana e il Lazzaretto, che sorgeva poco distante, erano gli unici luoghi dove fosse permesso il tiro al bersaglio, come stabilito dal decreto dell'11 aprile 1848 del Governo Provvisorio Centrale di Lombardia. Il Bagno di Diana fu filmato nel 1896 da Giuseppe Filippi per conto dei fratelli Lumière; il breve filmato che li riguarda è il numero 277 del Catalogo Lumière. Nel 1898 lo scrittore verista Paolo Valera (1850-1926) polemicamente annotava che l'acqua della vasca del Bagno di Diana veniva ricambiata solo una volta alla settimana e scriveva in Milano sconosciuta e Milano moderna: «Quando vi andiamo coll’illusione di rinfrescarci, ci vediamo come circondati dagli occhi del grassume dimenticato dai nuotatori che ci hanno preceduti. Ci pare di essere in un’acqua morta, in un’acqua carica, in un’acqua plumbea, in un’acqua che ci dà, fendendola, le bollicine del liquido untuoso.» Attualità interessanti: Bagno di Diana, in Bazar di novita artistiche, letterarie e teatrali, Anno II, n. 59, Milano, Ronchetti e Ferreri, 23 luglio 1842, pp. 233-234. Gino Cervi, Sergio Giuntini, Milano nello sport, Milano, Editore Ulrico Hoepli, 2014, ISBN 978-88-203-6316-1, OCLC 904250411. Società milanese di nuoto Nettuno Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bagno di Diana

Kursaal Diana
Kursaal Diana

Il Kursaal Diana è un edificio storico di Milano eretto fra il 1907 e il 1908 su progetto dell'ingegnere architetto Achille Manfredini per ospitarvi l'omonimo albergo. L'edificio venne inaugurato il 1º ottobre 1908. Il Kursaal Diana sorse sul Viale Monforte (oggi Viale Piave) nei pressi di Porta Venezia. La costruzione del complesso, che ricalcava i kursaal in voga a quell'epoca, venne eseguita in un lasso di tempo di venti mesi, fra il gennaio 1907 e l'ottobre 1908, sull'area dove da sessantasei anni si trovava il Bagno di Diana, prima scuola di nuoto milanese realizzata nel 1843 dall'architetto Andrea Pizzala. Il Bagno di Diana era luogo frequentato da ogni genere di persone ed era provvisto di una grande piscina lunga 100 metri e larga 25, utilizzata anche dai professionisti del salto dal trampolino. Costruito su aree che originariamente avevano un basso valore immobiliare, in seguito all'espansione della città oltre i bastioni di Porta Venezia il Bagno di Diana venne a trovarsi impiantato su terreni che avevano automaticamente acquisito un grande valore. Nacque così l'idea di valorizzare quell'area con impianti che la sfruttassero al meglio; venne allo scopo costituità la Società Anonima Diana Kursaal che acquistò gli stabili del Bagno di Diana di cui nei piani originari avrebbe dovuto mantenere la grande piscina. Fondatore della società fu il cavalier Paolo Ingegnoli (1861-1935), facoltoso imprenditore e collezionista d'arte milanese. Ingegnoli diede all'architetto Achille Manfredini il compito di progettare un grande kursaal comprendente un teatro, un ristorante, un hotel meublé, uno sferisterio per il gioco della pelota e la grande piscina del Bagno di Diana. Il progetto del Manfredini fu velocemente approvato dal Consiglio di amministrazione della società e furono quindi stipulati contratti di affitto per la gestione dell'albergo, del teatro, del ristorante e della pelota. Durante la realizzazione del complesso però, per vari problemi relativi alla cattiva qualità delle acque di roggia che alimentavano la precedente vasca del Bagno di Diana, contrariamente ai piani originari fu deciso di non mantenere la piscina. Nel 1914 ospitò la prima edizione dell'EICMA. Il 23 marzo 1921 il Kursaal fu teatro della strage del Diana, attentato dinamitardo compiuto durante il biennio rosso da un gruppo di anarco individualisti che nel corso di una rappresentazione teatrale provocò 21 morti e 80 feriti. L'edificio ha subìto numerose modifiche, delle quali la più incisiva è stata la trasformazione del 1922 a opera di Giuseppe De Finetti che ha rimosso i ferri battuti di Alessandro Mazzucotelli e i mobili Liberty, ha spostato l'ingresso, ha eliminato il salone ristorante trasformandolo in reception e creato una terrazza con sottostante sala sul giardino. L'albergo è stato rinnovato nel 1998 ed è parte della catena Sheraton con il nome di Diana Majestic, mentre il cinema è stato trasformato nel 2001 in sala per le sfilate della casa di moda fiorentina Gucci e nel 2018 in show room di Bally. Il Kursaal Diana in Milano, in L'Edilizia moderna, Anno XVIII, fasc. IX, Milano, 1909 Settembre. Bagno di Diana Liberty a Milano Sferisterio Strage del Diana Sferisterio di via Palermo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Kursaal Diana Manifesto d'epoca del Kursaal Diana, su farm3.staticflickr.com.

Porta Venezia (metropolitana di Milano)
Porta Venezia (metropolitana di Milano)

Porta Venezia è una stazione della linea M1 della metropolitana di Milano. La stazione fu costruita come parte della prima tratta, da Sesto Marelli a Lotto, della linea M1 della metropolitana di Milano, entrata in servizio il 1º novembre 1964. Nelle prime versioni del progetto la denominazione della stazione era Oberdan. A partire dal 1997, con l'apertura della stazione di Milano Porta Venezia, è divenuta un nodo di interscambio con il passante ferroviario. Dal giugno 2018, le pareti della stazione sono state decorate con i colori della bandiera arcobaleno in sostegno del Gay Pride, grazie al finanziamento dello sponsor Netflix. L'intervento avrebbe dovuto essere temporaneo, ma, nell'agosto 2018, dietro sollecitazione del sindaco Beppe Sala, ATM ha annunciato che la fermata rimarrà definitivamente decorata con i colori del movimento LGBT. Si tratta di una stazione sotterranea a due binari, uno per ogni senso di marcia, serviti da due banchine laterali. Venne costruito un mezzanino particolarmente ampio, in previsione dell'interscambio con il progetto della linea 4 negli anni '50, ma, alla fine, tale progetto non fu realizzato: il passante ferroviario, pur non ricalcando esattamente il percorso previsto in origine per la quarta linea di metropolitana, oggi ne svolge di fatto la funzione. La stazione dista 604 metri da quella di Palestro e 702 metri da quella di Lima. La stazione costituisce un importante punto di interscambio con la stazione di Milano Porta Venezia. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee tranviarie urbane, gestite da ATM. Fermata ferroviaria (Milano Porta Venezia) Fermata tram (P.ta Venezia - V.le Tunisia, linee 5 e 33) Fermata tram (P.ta Venezia M1, linea 9) La stazione dispone di: Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Stazione video sorvegliata Giovanni Alferini, Matteo Cirenei, L'attivazione della linea 1 della metropolitana di Milano, in "Ingegneria Ferroviaria", luglio-agosto 1964, pp. 587–613. Giorgio Meregalli, Gli impianti ferroviari della linea 2 della Metropolitana di Milano, in "Ingegneria Ferroviaria", maggio 1971, pp. 469–492. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porta Venezia (EN) Porta Venezia, su Structurae.

Albergo diurno Venezia
Albergo diurno Venezia

L'Albergo diurno Venezia è una struttura sotterranea costruita in piazza Oberdan a Milano, sul lato all'angolo con via Tadino. La struttura fu progettata e realizzata tra il 1923 ed il 1925 e inaugurata il 18 gennaio 1926. Il suo nome ufficiale era Albergo Diurno Metropolitano ed era aperto tutti i giorni dalle ore 7 alle ore 23. La convenzione per la concessione trentennale della piazza fu firmata il 24 novembre 1923 dall'assessore all'edilizia del Comune di Milano Cesare Chiodi e dagli ingegneri Troiani, Cavacini e Masini in base al progetto dell'ingegner Troiani. I tre ingegneri costituirono la Società Anonima Imprese Metropolitane (S.A.I.M.) per la gestione dell'albergo diurno. Nel 1985 fu chiusa la parte Terme. Nel 1990 la struttura fu data in concessione al Consorzio Oberdan Servizi, costituito dagli artigiani che vi lavoravano. Gran parte degli artigiani lasciarono il Diurno alla metà degli anni novanta, vendendo una parte degli arredi che consideravano di loro proprietà. L'ultimo barbiere per uomini, Carmine Aiello, fu allontanato dal Comune di Milano il 16 giugno 2006 a causa di un contenzioso legale. Successivamente, in seguito alla rottura di un lucernaio di vetrocemento provocata dalla ruota di un mezzo di spazzatura dell'AMSA, i lucernai vennero coperti di asfalto all'esterno e rinforzati con tubi Innocenti dall'interno. Nel 1994 sei studenti del Centro di Formazione Professionale per la tecnica cinetelevisiva di Milano hanno realizzato un video sul Diurno intervistando due parrucchieri. Nel 1995 la società GTS di Bergamo propose al Comune di trasformarlo in beauty farm. Il progetto fu firmato dall'architetto Italo Rota, che nel 1996 divenne assessore alla qualità urbana nella giunta Formentini e che progettò la sua trasformazione in negozio, pur conservando il salone, all'interno di un progetto di riqualificazione di piazza Oberdan e di modifica del mezzanino della stazione di Porta Venezia della Linea 1 della Metropolitana di Milano. Il 25 ottobre 2005 la struttura fu sottoposta a vincolo monumentale dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia. A partire dagli anni 2000 la provincia di Milano lo richiese al Comune per collegarlo alla Spazio Oberdan e ospitarvi gli uffici e gli archivi della Cineteca Italiana. Il progetto avrebbe dovuto essere finanziato con gli utili della partecipazione nella Autostrada Serenissima, vincolati ad usi culturali. La Giunta comunale approvò il 3 febbraio 2006 il testo di una convenzione della durata di 25 anni con la Provincia, che questa non sottoscrisse in quanto i fondi furono utilizzati per il restauro delle guglie del Duomo. Un tentativo della Provincia di avviare nel 2010 un Programma Integrato di Intervento con la Regione Lombardia, le Ferrovie dello Stato e l'ATM fu abbandonato per mancanza di interesse da parte delle varie istituzioni. Gli uffici della Cineteca Italiana furono poi trasferiti alla ex Manifattura Tabacchi in viale Fulvio Testi. La proprietà della struttura è pertanto rimasta al Comune di Milano, che ha ipotizzato un restauro con fondi propri anche solo per il salone degli artigiani, o in alternativa l'emissione di un bando per l'utilizzo da parte dei privati. In seguito allo studio di Stefano Masi e Pierfrancesco Sacerdoti sull'attribuzione del progetto di arredo a Portaluppi, il Fondo Ambiente Italiano e la Fondazione Portaluppi hanno organizzato un convegno sul Diurno a Villa Necchi il 4 febbraio 2014, quindi il FAI, d'accordo con il Comune, ha gestito l'agibilità e l'apertura del Diurno nell'ambito delle Giornate di Primavera del FAI 2014.. Il 4 dicembre 2015 è stato inaugurato dal Comune la porzione occidentale di piazza Oberdan, sovrastante il Diurno, che è stata oggetto di recupero con parziale pedonalizzazione e restauro delle colonne e della pensilina, sotto la supervisione della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Milano. Il 25 novembre 2016 il FAI ha organizzato un convegno di studi all'Università Statale e al Politecnico, i cui atti sono stati successivamente pubblicati. Rai Scuola ha dedicato un servizio al Diurno l'11 febbraio 2019, intervistando i responsabili del FAI, l'architetto Pierfrancesco Sacerdoti e altri. Il 4 agosto 2021 il ministro della cultura Dario Franceschini durante un convegno annunciò che il Diurno sarebbe divenuto la sede del nuovo Museo nazionale di arte digitale, da realizzarsi entro il 2026 e per il quale sono stati stanziati 6 milioni di euro per i lavori di restauro. Il 26 gennaio 2022 Ilaria Bonacossa è stata selezionata come direttrice del museo, risultando vincitrice del concorso internazionale. In attesa dei restauri, gli uffici del MAD saranno ospitati nel casello occidentale di Porta Venezia. Sopra il Diurno era prevista nella convenzione la erezione di un monumento a Guglielmo Oberdan, mai realizzato. La piazza, precedentemente chiamata Piazzale Venezia, era stata intitolata a Guglielmo Oberdan il 19 luglio 1923. L'aspetto degli apparati decorativi, degli arredi e di una parte della concezione architettonica generale è da attribuire all'architetto Piero Portaluppi. Aveva una lunghezza di 88 metri e una larghezza di 14 metri circa e occupava una superficie di circa 1200 m². Era diviso in due parti, le terme verso via Tadino e il salone degli artigiani verso corso Buenos Aires. Le terme, con accesso dal lato di via Tadino, occupavano due terzi della lunghezza e ospitavano sei bagni di lusso con vasca e i bagni semplici con doccia accessibili da due corridoi paralleli. Dall'ingresso principale verso corso Buenos Aires si accedeva all'atrio, occupato negli ultimi anni da un'agenzia viaggi e da un fotografo e al salone con due navate laterali che ospitavano barbieri per uomo e donna, manicure e pedicure. Dalla porta in fondo al salone si accedeva al reparto terme, il cui corridoio centrale ha come fondale una fontana con statua in bronzo di Igea, dea della salute. La statua è dello scultore Luigi Fabris (Bassano del Grappa 1883-1952), come documentato dalla firma. Il corridoio centrale è collegato ai due corridoi delle terme, al locale delle caldaie e ad una uscita di sicurezza. Nella piazza si conservano due colonne di cemento che contengono i condotti di scarico dei fumi della caldaia e dell'aria viziata. Sopra le scale di accesso vi erano due pensiline, di cui solo quella su via Tadino si è conservata, ma senza vetri di copertura. La pensilina verso corso Buenos Aires è stata rimossa quando è stata costruita la Linea 1 della Metropolitana. L'accesso al Diurno è stato ricavato dalla scala di accesso alla metropolitana. Una parte dell'atrio e i gabinetti sono stati demoliti. Stefano Masi, Pierfrancesco Sacerdoti, Il tempo sepolto. L'Albergo Diurno Metropolitano “Venezia” di Milano tra architettura e arti decorative. Proposte di recupero, in Un primo approccio all'arte e all'architettura liberty. Tra conoscenza e restauro, a cura di Cesare Renzo Romeo, L'Artistica Editrice, Savigliano, 2013 Lucia Borromeo Dina (a cura di) con Stefano della Torre, Roberto Dulio, Emanuela Scarpellini, Albergo Diurno Venezia, storia, architettura e memoria nel sottosuolo di Milano, FAI e Effigi Edizioni, Grosseto, 2017 Albergo diurno Cobianchi Casa del passeggero Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'Albergo Diurno Metropolitano Comunicato stampa del Comune di Milano del 6/3/14, su comune.milano.it. Comunicato stampa del Comune di Milano del 21/3/14 con galleria fotografica del diurno, su comune.milano.it. Fotografie su Repubblica Milano del 19/3/14, su milano.repubblica.it. Articolo su Repubblica Milano del 19/3/14 (PDF), su msacerdoti.it. Prenotazioni delle visite al Diurno organizzate dal FAI, su faiprenotazioni.it. Pagina del FAI sul Diurno, su fondoambiente.it (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2016). Servizio di Rai Storia sul Diurno Venezia del 11/2/19, su raiplay.it. URL consultato il 12 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2019). Corriere della Sera, A Milano nasce il Mad, su milano.corriere.it. Video sull'Albergo Diurno Metropolitano di Piazza Oberdan a Milano realizzato nel 1994 dagli studenti del secondo anno del Centro di Formazione Professionale per la tecnica cinetelevisiva Maria Arena, Andrea Beltrame, Fabrizio Fanelli, Daniele Lago, Eva Piccoli, Simona Pezzano con la partecipazione di Carmelo Aiello (parrucchiere per uomo) e del sig. Vitale Imbrò (parrucchiere per signora), su archive.org.