place

Chiesa di Santa Francesca Romana (Milano)

Chiese dedicate a santa Francesca RomanaChiese dell'arcidiocesi di MilanoChiese di MilanoPagine con mappe
Milano kosciol sw Franciszki Rzymianki 1
Milano kosciol sw Franciszki Rzymianki 1

La chiesa di Santa Francesca Romana è un luogo di culto cattolico di Milano, situato nell'omonima piazza, nei pressi di Corso Buenos Aires, nel quartiere di Porta Venezia; è sede di parrocchia, retta dal clero diocesano. Originariamente utilizzata dall'Ordine degli agostiniani scalzi, fu costruita tra il 1662 e il 1720. Fu completata il 29 dicembre 1720 e consacrata il 28 aprile 1748. Architettonicamente è a navata unica e possiede delle piccole cappelle laterali. La facciata principale, rifatta nel XIX secolo, è divisa in due ordini architettonici, quello inferiore dorico e quello superiore corinzio. La porta di accesso principale è sovrastata da un timpano. All'interno la navata è caratterizzata da imponenti colonne laterali che sorreggono le volte a crociera, la cupola e la volta a vela sopra l'altare maggiore. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Francesca Romana a Milano Parrocchia Santa Francesca Romana, su santafrancescaromana.it. URL consultato il 3 febbraio 2018. Chiesa di Santa Francesca Romana , su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 24 agosto 2021.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Francesca Romana (Milano) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Francesca Romana (Milano)
Piazza Santa Francesca Romana, Milano Municipio 3

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Collegamenti esterni Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Chiesa di Santa Francesca Romana (Milano)Continua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.476744 ° E 9.208817 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Chiesa Santa Francesca Romana

Piazza Santa Francesca Romana
20219 Milano, Municipio 3
Lombardia, Italia
mapAprire su Google Maps

linkWikiData (Q30887988)
linkOpenStreetMap (39493104)

Milano kosciol sw Franciszki Rzymianki 1
Milano kosciol sw Franciszki Rzymianki 1
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Stazione di Milano Porta Venezia
Stazione di Milano Porta Venezia

La stazione di Milano Porta Venezia è una fermata ferroviaria del passante ferroviario di Milano. Prende il nome dall'omonima antica porta doganale che sorge nelle sue vicinanze. Completamente sotterranea, è ubicata all'incrocio fra Viale Regina Giovanna e Corso Buenos Aires, nel centro di Milano. La stazione di Milano Porta Venezia venne attivata il 21 dicembre 1997, come capolinea provvisorio della prima tratta del passante. Fu progettata da Angelo Mangiarotti, analogamente ad altri impianti del passante. Il 30 giugno 2002, con il prolungamento della linea verso Dateo, perse il ruolo di capolinea, venendo declassata a fermata. L'impianto è una fermata sotterranea a due binari entrambi aventi una banchina laterale a loro servizio, di solito usati così: Binario 1: dedicato ai treni diretti in direzione sud (S1 per Lodi, S2 per Milano Rogoredo, S12 per Melegnano e S13 per Pavia) e ai treni diretti in direzione est (S5 per Treviglio e S6 per Pioltello-Limito/Treviglio). Binario 2: dedicato ai treni diretti in direzione nord (S1 per Saronno, S2 per Seveso, S12 e S13 per Milano Bovisa) e ai treni diretti in direzione ovest (S5 per Varese e S6 per Novara). La volta della galleria è percorsa da una serie di tubi paralleli, traversati dagli archi dai quali dipartono una serie di tiranti che reggono il mezzanino, costituito da un lungo corridoio esattamente sovrapposto al fascio binari. La stazione sorge sotto viale Regina Giovanna. Vi sono varie direzioni in uscita tra cui piazza VIII Novembre, piazza Santa Francesca Romana, corso Buenos Aires e piazza Oberdan. La fermata è servita dalle linee S1, S2, S5, S6, S12 e S13 del servizio ferroviario suburbano. La fermata costituisce un importante punto di interscambio con la linea 1 della metropolitana di Milano; si tratta dell'unico interscambio con la rete ferroviaria statale che la M1 possiede all'interno del territorio comunale milanese (la linea serve anche la stazione di Milano Cadorna, che però si trova sulla rete Ferrovienord, e le stazioni di Sesto San Giovanni e Rho Fiera, esterne ai confini urbani). Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee tranviarie urbane, gestite da ATM. Fermata metropolitana (Porta Venezia, linea M1) Fermata tram (P.ta Venezia M1, linea 9) Fermata tram (P.ta Venezia V.le Tunisia, linee 5 e 33) Porta Venezia (metropolitana di Milano) Porta Venezia (Milano) Servizio ferroviario suburbano di Milano Trenord Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Porta Venezia

Porta Venezia (metropolitana di Milano)
Porta Venezia (metropolitana di Milano)

Porta Venezia è una stazione della linea M1 della metropolitana di Milano. La stazione fu costruita come parte della prima tratta, da Sesto Marelli a Lotto, della linea M1 della metropolitana di Milano, entrata in servizio il 1º novembre 1964. Nelle prime versioni del progetto la denominazione della stazione era Oberdan. A partire dal 1997, con l'apertura della stazione di Milano Porta Venezia, è divenuta un nodo di interscambio con il passante ferroviario. Dal giugno 2018, le pareti della stazione sono state decorate con i colori della bandiera arcobaleno in sostegno del Gay Pride, grazie al finanziamento dello sponsor Netflix. L'intervento avrebbe dovuto essere temporaneo, ma, nell'agosto 2018, dietro sollecitazione del sindaco Beppe Sala, ATM ha annunciato che la fermata rimarrà definitivamente decorata con i colori del movimento LGBT. Si tratta di una stazione sotterranea a due binari, uno per ogni senso di marcia, serviti da due banchine laterali. Venne costruito un mezzanino particolarmente ampio, in previsione dell'interscambio con il progetto della linea 4 negli anni '50, ma, alla fine, tale progetto non fu realizzato: il passante ferroviario, pur non ricalcando esattamente il percorso previsto in origine per la quarta linea di metropolitana, oggi ne svolge di fatto la funzione. La stazione dista 604 metri da quella di Palestro e 702 metri da quella di Lima. La stazione costituisce un importante punto di interscambio con la stazione di Milano Porta Venezia. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee tranviarie urbane, gestite da ATM. Fermata ferroviaria (Milano Porta Venezia) Fermata tram (P.ta Venezia - V.le Tunisia, linee 5 e 33) Fermata tram (P.ta Venezia M1, linea 9) La stazione dispone di: Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Stazione video sorvegliata Giovanni Alferini, Matteo Cirenei, L'attivazione della linea 1 della metropolitana di Milano, in "Ingegneria Ferroviaria", luglio-agosto 1964, pp. 587–613. Giorgio Meregalli, Gli impianti ferroviari della linea 2 della Metropolitana di Milano, in "Ingegneria Ferroviaria", maggio 1971, pp. 469–492. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porta Venezia (EN) Porta Venezia, su Structurae.

Kursaal Diana
Kursaal Diana

Il Kursaal Diana è un edificio storico di Milano eretto fra il 1907 e il 1908 su progetto dell'ingegnere architetto Achille Manfredini per ospitarvi l'omonimo albergo. L'edificio venne inaugurato il 1º ottobre 1908. Il Kursaal Diana sorse sul Viale Monforte (oggi Viale Piave) nei pressi di Porta Venezia. La costruzione del complesso, che ricalcava i kursaal in voga a quell'epoca, venne eseguita in un lasso di tempo di venti mesi, fra il gennaio 1907 e l'ottobre 1908, sull'area dove da sessantasei anni si trovava il Bagno di Diana, prima scuola di nuoto milanese realizzata nel 1843 dall'architetto Andrea Pizzala. Il Bagno di Diana era luogo frequentato da ogni genere di persone ed era provvisto di una grande piscina lunga 100 metri e larga 25, utilizzata anche dai professionisti del salto dal trampolino. Costruito su aree che originariamente avevano un basso valore immobiliare, in seguito all'espansione della città oltre i bastioni di Porta Venezia il Bagno di Diana venne a trovarsi impiantato su terreni che avevano automaticamente acquisito un grande valore. Nacque così l'idea di valorizzare quell'area con impianti che la sfruttassero al meglio; venne allo scopo costituità la Società Anonima Diana Kursaal che acquistò gli stabili del Bagno di Diana di cui nei piani originari avrebbe dovuto mantenere la grande piscina. Fondatore della società fu il cavalier Paolo Ingegnoli (1861-1935), facoltoso imprenditore e collezionista d'arte milanese. Ingegnoli diede all'architetto Achille Manfredini il compito di progettare un grande kursaal comprendente un teatro, un ristorante, un hotel meublé, uno sferisterio per il gioco della pelota e la grande piscina del Bagno di Diana. Il progetto del Manfredini fu velocemente approvato dal Consiglio di amministrazione della società e furono quindi stipulati contratti di affitto per la gestione dell'albergo, del teatro, del ristorante e della pelota. Durante la realizzazione del complesso però, per vari problemi relativi alla cattiva qualità delle acque di roggia che alimentavano la precedente vasca del Bagno di Diana, contrariamente ai piani originari fu deciso di non mantenere la piscina. Nel 1914 ospitò la prima edizione dell'EICMA. Il 23 marzo 1921 il Kursaal fu teatro della strage del Diana, attentato dinamitardo compiuto durante il biennio rosso da un gruppo di anarco individualisti che nel corso di una rappresentazione teatrale provocò 21 morti e 80 feriti. L'edificio ha subìto numerose modifiche, delle quali la più incisiva è stata la trasformazione del 1922 a opera di Giuseppe De Finetti che ha rimosso i ferri battuti di Alessandro Mazzucotelli e i mobili Liberty, ha spostato l'ingresso, ha eliminato il salone ristorante trasformandolo in reception e creato una terrazza con sottostante sala sul giardino. L'albergo è stato rinnovato nel 1998 ed è parte della catena Sheraton con il nome di Diana Majestic, mentre il cinema è stato trasformato nel 2001 in sala per le sfilate della casa di moda fiorentina Gucci e nel 2018 in show room di Bally. Il Kursaal Diana in Milano, in L'Edilizia moderna, Anno XVIII, fasc. IX, Milano, 1909 Settembre. Bagno di Diana Liberty a Milano Sferisterio Strage del Diana Sferisterio di via Palermo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Kursaal Diana Manifesto d'epoca del Kursaal Diana, su farm3.staticflickr.com.

Bagno di Diana
Bagno di Diana

Il Bagno di Diana era uno stabilimento pubblico per la balneoterapia sorto a Milano presso la allora Porta Orientale, oggi Porta Venezia, nel 1842 su progetto dall'architetto Andrea Pizzala (1798-1862). Il complesso venne demolito nel 1906 per fare posto al Kursaal Diana (gennaio 1907-ottobre 1908). Il Bagno di Diana venne ideato ed eretto da una società di azionisti condotta dal signor Giuseppe Nervo e inaugurato il 9 luglio 1842 come "stabilimento per la scuola di nuoto" ad opera dell'architetto Andrea Pizzala, già progettista della rinomata Galleria de Cristoforis (1832) e successivamente del Grand Hotel et de Milan (1850-1864). Lo stabilimento fu la prima scuola di nuoto regolarmente aperta a Milano e sorse fra le ortaglie che ancora dominavano l'area circostante Porta Orientale; il Bagno resistette alle vaste trasformazioni urbane che interessarono la zona nel corso dell'Ottocento, venendo demolito soltanto per far posto al Kursaal Diana, elegante impianto di lusso in stile tardo-liberty, realizzato nel 1908 su progetto dell'architetto Achille Manfredini. Nel 1900 ospitò il primo Campionato italiano di tuffi, pochi anni dopo la nascita in Germania della disciplina sportiva moderna. Il campionato fu organizzato dalla Nettuno Milano, fondata da Ferdinando Bezzi nell'aprile 1898, società sportiva pioniera nei tuffi, nel nuoto femminile, e nella pallanuoto. Il complesso era particolarmente sviluppato e si estendeva sull'isolato compreso fra le attuali viale Piave, via Nino Bixio, Giuseppe Sirtori e Paolo Mascagni; era fornito di vasca lunga 100 metri e larga 25 che si sviluppava parallelamente ai bastioni, lungo l'allora viale Monforte, oggi viale Piave; a uso dei frequentatori erano disponibili ottantaquattro "camerini da bagno", un ampio spazio per divertimenti, spazi per gli esercizi ginnici, sale da bigliardo e da scherma, un ristorante, un caffè e un elegante giardino ornato di pioppi, ippocastani e salici piangenti. Era disponibile anche un tiro al bersaglio o tirassegno composto di 3 corsie per la pistola e 2 per la carabina. Durante l'inverno la grande vasca era utilizzata per il pattinaggio su ghiaccio. L'acqua che alimentava la piscina del Bagno di Diana era originariamente quella della Gerenzana, roggia privata che prende l'acqua della Martesana prima della confluenza con il Seveso in corrispondenza della via Melchiorre Gioia e la porta fino a Melegnano. La roggia Gerenzana si sviluppa al di sotto della attuale via Tonale, proseguendo all'incirca fino in piazza Lima, da dove si immette sotto via Spallanzani e sotto via Sirtori. Oltre ad alimentare il Bagno di Diana, le sue acque erano storicamente utilizzate anche per riempire gli abbeveratoi dei cavalli della vicina rimessa Sirtori. (Per approfondimenti vedere voce Idrografia di Milano). Con l'andare del tempo, però, gli scarichi a monte di acque poco pulite nel corso della Gerenzana avevano reso quell’acqua inadatta all'alimentazione della vasca da nuoto. In via di esperimento si era tentato per due anni di sostituire alle acque della Gerenzana le acque di sottosuolo, pompate con un apposito impianto a motore elettrico, ma quel sistema non aveva dato prove soddisfacenti dal punto di vista della temperatura troppo bassa dell’acqua, nonostante evidentemente la limpidezza e la purezza ne avevano tratto grandi benefici. La sera del 30 maggio 1843 il salone delle feste del Bagno di Diana fu teatro di un grande banchetto che chiuse la cerimonia della posa della pietra auspicale della erigenda Stazione di Milano Porta Tosa; in funzione dal 1846, la stazione permise di collegare Milano con Treviglio come parte della Ferrovia Ferdinandea che dal 1857, sotto il Regno Lombardo-Veneto, unirà Milano con Venezia. Al banchetto sedevano settanta azionisti delle nuova strada ferrata e i massimi promotori del progetto ferroviario. Nel periodo successivo alle Cinque giornate di Milano il Bagno di Diana e il Lazzaretto, che sorgeva poco distante, erano gli unici luoghi dove fosse permesso il tiro al bersaglio, come stabilito dal decreto dell'11 aprile 1848 del Governo Provvisorio Centrale di Lombardia. Il Bagno di Diana fu filmato nel 1896 da Giuseppe Filippi per conto dei fratelli Lumière; il breve filmato che li riguarda è il numero 277 del Catalogo Lumière. Nel 1898 lo scrittore verista Paolo Valera (1850-1926) polemicamente annotava che l'acqua della vasca del Bagno di Diana veniva ricambiata solo una volta alla settimana e scriveva in Milano sconosciuta e Milano moderna: «Quando vi andiamo coll’illusione di rinfrescarci, ci vediamo come circondati dagli occhi del grassume dimenticato dai nuotatori che ci hanno preceduti. Ci pare di essere in un’acqua morta, in un’acqua carica, in un’acqua plumbea, in un’acqua che ci dà, fendendola, le bollicine del liquido untuoso.» Attualità interessanti: Bagno di Diana, in Bazar di novita artistiche, letterarie e teatrali, Anno II, n. 59, Milano, Ronchetti e Ferreri, 23 luglio 1842, pp. 233-234. Gino Cervi, Sergio Giuntini, Milano nello sport, Milano, Editore Ulrico Hoepli, 2014, ISBN 978-88-203-6316-1, OCLC 904250411. Società milanese di nuoto Nettuno Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bagno di Diana

Casa-museo Boschi Di Stefano
Casa-museo Boschi Di Stefano

La Casa-Museo Boschi Di Stefano è una dimora storica di Milano. È situata al secondo piano di un edificio di via Giorgio Jan al numero civico 15. Lo stabile fu edificato tra il 1929 ed il 1931 sotto la supervisione dell'architetto Piero Portaluppi - già progettista di Villa Necchi Campiglio - dall'impresa Di Stefano e Radici: Francesco Di Stefano era il padre della destinataria dell'alloggio, Marieda Di Stefano (1901-1968). Dal febbraio 2003 la dimora storica è aperta al pubblico e da ottobre 2008 fa parte del circuito delle "Case museo di Milano": vi è esposta una selezione di oltre duecento opere pittoriche della collezione appartenuta, assieme all'abitazione, alla stessa Marieda e al marito Antonio Boschi (1896-1987), che fecero della casa un museo abitato. Architettonicamente, il palazzo che ospita la pinacoteca si distingue all'esterno per la caratteristica struttura "ad angolo", mentre gli interni - tanto delle parti in comune quanto degli appartamenti - sono arricchiti, secondo lo stile tipico di Portaluppi, da ampie vetrate ed eleganti ringhiere in stile art déco. Dal 16 maggio 2009 la Casa-Museo, di proprietà del Comune di Milano, è visitabile a titolo gratuito dal martedì alla domenica dalle 10 alle 17.30 grazie anche alla presenza dei Volontari per il Patrimonio Culturale lombardi del Touring Club Italiano. Dal 2017 è visitabile anche l'ex Scuola di Ceramica di Marieda di Stefano, al piano terra dell'edificio, sede di mostre temporanee. La collezione Boschi Di Stefano fu donata al Comune di Milano nel 1973 e rappresenta una testimonianza dell'arte novecentesca (segnatamente fra gli anni 1910 e gli anni 1960) con le sue 1817 opere. Alla fine degli anni 90, dopo anni di stallo, da Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Philippe Daverio permise di sbloccare il contenzioso tra gli eredi Boschi e il Comune. Mercedes Garberi fa risalire a gli anni 1929-30 i primi sistematici acquisti di opere da parte dei coniugi Boschi che potevano contare sull'iniziale assistenza del suocero, Francesco Di Stefano, che nel 38 lasciò in eredità un nucleo consistente di opere. Comprende opere di: Musei e gallerie d'Italia, Galleria d'arte Moderna, Collezione Boschi, a cura di Luciano Caramel, Maria Teresa Florio, Carlo Pirovano; Electa editrice; 1980 Mercedes Garberi Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla casa-museo Boschi Di Stefano Sito ufficiale, su fondazioneboschidistefano.it. (EN) Sito ufficiale, su fondazioneboschidistefano.it. Casa-museo Boschi Di Stefano, su CulturaItalia, Istituto centrale per il catalogo unico.

Corso Buenos Aires
Corso Buenos Aires

Corso Buenos Aires è un'importante strada commerciale di Milano, con oltre 350 punti vendita di vari tipi di merce, un fatturato quotidiano complessivo tra i più alti al mondo e una media di centomila persone ogni giorno che vi transitano. Sviluppandosi in oltre 1600 metri, con orientamento nord-sud, si attesta come una delle passeggiate commerciali più lunghe d'Europa. La sua conformazione ricorda la tipologia americana, soprattutto la Fifth Avenue di New York. La strada si estende da porta Venezia in piazza Oberdan, proseguimento rettilineo di Corso Venezia, fino a piazzale Loreto. L'intero corso Buenos Aires fa parte del Municipio 3. La strada, che si sviluppa interamente all'esterno della cinta delle mura spagnole, venne realizzata urbanizzando il primo tratto della strada maestra che si dipartiva dall'allora porta Orientale, fiancheggiando a sinistra l'area del vecchio Lazzaretto, reso celebre dal romanzo I promessi sposi, e a destra la chiesa di Santa Francesca Romana, costruita fuori le mura, per arrivare a Monza. Al posto del Lazzaretto, a partire dagli anni della sua demolizione (1882-1890), sorse un quartiere popolare ad alta densità abitativa, che nella forma riprende lo schema delle lottizzazioni operate dalla Banca di Credito Italiano, acquirente della struttura. Il nome della via era inizialmente corso Loreto e derivava il suo nome dalla chiesa di Santa Maria di Loreto (secolo XVI) costruita sulla strada maestra in un'area oggi ubicata a piazza Argentina tra le vie Annibale Caretta e Giuseppe Pecchio. La chiesa fu trasformata in abitazioni civili (fine Settecento), quindi demolita completamente nel 1914. Successivamente la via fu rinominata corso Buenos Aires nel 1906 in occasione dell'Esposizione universale, e spesso riportata sulle mappe d'epoca anche con il nome corso Buenos Ayres. La decisione venne presa, pur tra alcune critiche, dal sindaco Ettore Ponti per promuovere un'immagine internazionale della città, intitolando all'Argentina la via e ovviamente piazzale Argentina, mentre al Perù venne dedicato piazzale Lima. Tali toponimi commemoravano il legame con i due paesi sudamericani, meta di una massiccia emigrazione italiana: oltre cinque milioni di persone dal 1881 al 1911. Sul lato occidentale del corso si estende il quartiere popolare, in prossimità della Stazione Centrale, mentre sul lato orientale sorge un quartiere benestante della borghesia milanese. Un tempo la via era attraversata dal viadotto dalle ferrovie della vecchia stazione centrale che correvano su tutto viale Regina Elena (l'attuale viale Tunisia), definitivamente soppresse nel 1931 con l'inaugurazione dell'attuale Stazione Centrale. Nel corso dell'Ottocento corso Buenos Aires divenne il collegamento privilegiato fra Milano e Monza, mantenendo questo ruolo fino ancora a dopo la realizzazione di viale Zara e viale Fulvio Testi, avvenuta negli anni dieci. Vicino al vecchio Lazzaretto aveva sede il primo capolinea della vecchia ippovia Milano-Monza, inaugurata nel luglio del 1876, che già nel novembre dell'anno successivo sarebbe stato spostato a largo San Babila.. Il servizio venne poi elettrificato per la fine del 1900. Fu smantellato e trasferito quando a partire dal 2 marzo 1958 dovettero cominciare gli scavi per la realizzazione della prima linea della metropolitana, che ancora oggi lo percorre in sotterranea per tutta la sua lunghezza, servendolo nelle fermate di Porta Venezia, Lima e Loreto. Ulteriori linee sotterranee del trasporto pubblico arrivano negli anni successivi, intersecandosi con la sopracitata M1, prima negli anni Sessanta con il primo tratto della M2 da piazza Caiazzo a Cascina Gobba, scavando la fermata Loreto sotto piazza Argentina, poi con il Passante ferroviario e lo scavo della stazione, prima di capolinea e poi transito (a mano a mano che la galleria venne completata) di Milano Porta Venezia, realizzata sotto piazzale Oberdan. Il corso è stato recentemente riqualificato con la pavimentazione in pietra dei marciapiedi precedentemente in bitume. Una più recente trasformazione è in corso, a luglio 2023, con il posizionamento di cordoli in pietra lungo le due corsie ciclabili monodirezionali (una per senso di marcia), precedentemente solo dipinte sull’asfalto per gran parte della via e l’eliminazione di tutti i posti auto, ad eccezione dei posteggi di carico e scarico; nel corso degli anni successivi, il progetto prevede una trasformazione più sostanziale, con l’allargamento del marciapiede su entrambi i lati del corso e la ripavimentazione delle utilizzate corsie ciclabili con asfalto. Sul lato sinistro: al n. 1 Palazzo Luraschi, detto dei Promessi Sposi al n. 19 un edificio in stile neoclassico, risalente a fine Settecento al n. 75 un edificio per abitazioni, costruito dal 1927 al 1928 su progetto di Fausto Franco e F. Fumagalli al n.33 è collocato il Teatro Puccini, attuale sede della compagnia teatrale del Teatro dell'Elfo Sul lato destro: all'angolo con le vie Broggi e Redi il Palazzo Argentina, costruito dal 1947 al 1949 su progetto di Piero Bottoni e Guglielmo Ulrich all'angolo con via Piccinni un edificio per uffici, abitazioni e supermercato, costruito nel 1970 su progetto dello studio BBPR Porta Venezia Lima Loreto Stazione di Porta Venezia Giovanni Cornolò, Fuori porta in tram. Le Tranvie extraurbane milanesi 1876-1980, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 1980, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\SBL\0312057. Maurizio Grandi, Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Zanichelli, 1980. ISBN 8808052109. Piazzale Loreto Corso Venezia Giardini pubblici di Porta Venezia Porta Venezia (Milano) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso Buenos Aires Servizi commerciali del Corso, su corsobuenosaires.net. URL consultato il 26 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2018). Come in un film, la Repubblica, su milano.repubblica.it. Corso Buenos Aires a Milano raccontato da Maurizio Cucchi, su raiplaysound.it, 24 dicembre 2017. URL consultato il 9 gennaio 2022.