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Biblioteca Tarsia

Biblioteche di NapoliPalazzo Spinelli di Tarsia
Palazzo Spinelli di Tarsia facciata (Napoli) 3379TAW
Palazzo Spinelli di Tarsia facciata (Napoli) 3379TAW

La storica Biblioteca Tarsia fu fondata a Napoli nel 1747 da Ferdinando Vincenzo Spinelli, principe di Tarsia, che vi raccolse un circolo intellettuale di ispirazione illuminista, dedito allo studio e alla sperimentazione della fisica newtoniana e dell'elettricità. La sua sede era nel Palazzo Spinelli di Tarsia. Pur avendo uno status di proprietà privata, era aperta al pubblico per tre giorni alla settimana. La biblioteca era conosciuta non solo per la dotazione libraria, ma anche per la ricchezza delle sue sale e gli ornamenti. Gli armadi, ad esempio, erano adornati con sculture dorate di ritratti di uomini illustri. Bibliotecario del principe fu Niccolò Giovio, dell'omonima famiglia patrizia genovese, che assunse il nome arcadico di Eupidio Siriano. Annessi alla biblioteca erano dei laboratori contenenti molti strumenti utilizzati per osservazioni astronomiche, una meridiana progettata nel 1749 da Felice Sabatelli professore di astronomia e nautica all'università di Napoli, e apparecchiature per la sperimentazione fisica ed elettrica. Tra i membri del sodalizio mecenatico vi fu Maria Angela Ardinghelli e i fratelli Berardo e Ferdinando Galiani. La sede del palazzo ha in seguito ospitato nei suoi spazi il Reale Istituto d'Incoraggiamento di Napoli.

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Palazzo Spinelli di Tarsia facciata (Napoli) 3379TAW
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Palazzo Spinelli di Tarsia
Palazzo Spinelli di Tarsia

Il Palazzo Spinelli di Tarsia è uno dei palazzi monumentali di Napoli, ubicato in piazzetta Tarsia. Il palazzo fu eretto, anche se solo parzialmente, su commissione di Ferdinando Vincenzo Spinelli, principe di Tarsia: la costruzione prevedeva il rifacimento di un precedente fabbricato, documentato da Carlo Celano, e il progetto fu affidato a uno dei più noti architetti napoletani del Settecento, Domenico Antonio Vaccaro. Le decorazioni ad affresco negli appartamenti furono eseguite, oltre che dallo stesso Vaccaro, da pittori come Nicola Maria Rossi, Nicola Cacciapuoti e Giovanni De Simone. L'edificio, in origine, occupava una vasta zona alle spalle della chiesa di San Domenico Soriano. Nella struttura, secondo un disegno assonometrico redatto dallo stesso Vaccaro, si nota un fastoso ingresso che dà accesso a due scenografiche rampe a tenaglia per le carrozze con al centro una scalinata, dopo le quali ci si trovava davanti al primo corpo di fabbrica, che racchiude tre archi a sesto ribassato in legno intarsiato. Da questo si passa all'ampio cortile rettangolare, dove prospetta il maestoso palazzo elevato, a due piani con pianterreno. La grande area verde del palazzo intendeva rifarsi ai giardini pensili di Babilonia, ma essa è oggi quasi del tutto scomparsa. L'intera struttura, dall'Unità d'Italia a oggi, non è mai stata al centro di un accurato piano di restauro e di salvaguardia, teso alla sua rivalorizzazione. A eccezione della facciata l'intero comprensorio è in profondo degrado, con un parcheggio auto abusivo.

Chiesa di Santa Maria di Montesanto
Chiesa di Santa Maria di Montesanto

La chiesa di Santa Maria di Montesanto e l'annesso monastero vennero costruiti a Napoli da una comunità di Carmelitani siciliani originari di Montesanto. La costruzione venne affidata all'architetto Pietro de Marino, ma i lavori vennero completati successivamente da Dionisio Lazzari, a cui si deve la cupola (1680). Gli stucchi della facciata, ricreati nel XIX secolo, sono di Angelo Viva e raffigurano la Madonna del Carmelo. L'interno ha una pianta a croce latina, a navata unica con quattro cappelle per lato. Sugli altari delle prime cappelle a sinistra e a destra sono collocate due tele di Paolo De Matteis, datate 1693, con L' Angelo Custode e Il Miracolo di Sant'Antonio. Nella seconda cappella a sinistra è conservato un simulacro ligneo di San Ciro e il Ritratto funebre di Carlo Franchi, avvocato del foro napoletano durante il XVIII secolo. Nella terza a cappella destra vi sono due tele ottocentesche di ignota mano. Nel braccio sinistro del transetto è collocato in una grande nicchia il Crocifisso tra la Madonna e San Giovanni, gruppo ligneo seicentesco di notevole qualità, tradizionalmente attribuito a Nicola Fumo, ma più probabilmente opera di Aniello Perrone, mentre in quello destro è posta una grande tela di Giovanni della Torre, seguace del Beinaschi, raffigurante La Sacra Famiglia davanti all'Eterno. Un cenno a parte merita la terza cappella a sinistra, dedicata a Santa Cecilia, la quale è rappresentata nel dipinto centrale di Giuseppe Simonelli (ritoccato - secondo il De Dominici - da Luca Giordano) e nei due laterali di Giuseppe Castellano. A lungo fu affidata alle cure dei Maestri di Musica della Real Cappella Palatina ed è nota perché in essa sono sepolti Alessandro Scarlatti († 1725), Leonardo Leo († 1744), Pasquale Cafaro († 1787) ed altri musicisti della Real Cappella, come si legge dalla lapide marmorea sulla destra appostavi dal Cafaro nel 1777 .