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Civico Museo Insubrico di Storia Naturale

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Il Civico Museo Insubrico di Storia Naturale (CMISN) è un museo di Scienze Naturali sito nel Comune di Clivio (VA). Il Museo ospita il visitor center del lato italiano del sito Monte San Giorgio (UNESCO) ed è sede di una delle più grandi collezioni paleontologiche del Triassico Medio di questo sito. Il CMISN è l'unico museo locale che presenta tutti gli aspetti naturalistici del territorio, è anche l'unico dotato di collezioni di studio oltre al materiale esposto. Il Museo ospita in cinque ampie sale esposizioni riguardanti tutti gli aspetti naturalistici della regione insubrica, con particolare attenzione all'area del Monte San Giorgio.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Civico Museo Insubrico di Storia Naturale (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Civico Museo Insubrico di Storia Naturale
Comunità Montana del Piambello

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21059 Comunità Montana del Piambello
Lombardia, Italia
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Clivio
Clivio

Clivio (Cif in dialetto varesotto) è un comune italiano di 1 999 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. Sorge a 468 m s.l.m. nelle prealpi lombarde sul colle clivium. È il primo comune del Monte San Giorgio. Nel territorio comunale si trova il monte Stucco ("mùnt Istúc" in dialetto varesotto) un colle coperto da boschi e foreste e attraversato dal Torrente Lanza che in questo tratto del suo percorso viene denominato "Torrente Clivio". È un luogo di interesse turistico con percorsi interessanti e paesaggi spettacolari. Il nome Clivio deriva dalla sua stessa posizione: "quasi loco in clivium situ", sorge cioè su un colle (Clivium) che domina il Mendrisiotto e il Comasco, fino oltre il Montorfano della Brianza, al colle di S. Fermo e al colle S. Maffeo e alcune zone collinari minori, che degradano verso la pianura lombarda. Questo insieme presenta uno stupendo panorama. Classificazione sismica: zona 4 (sismicità irrilevante), Ordinanza PCM. 3274 del 20/03/2003 La stazione meteorologica più vicina è quella di Cuasso al Monte. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +1,8 °C; quella del mese più caldo, luglio, è di +20,1 °C. Le precipitazioni medie annue sono superiori ai 2.100 mm, mediamente distribuite in 99 giorni, e presentano con picco primaverile ed autunnale e minimo relativo invernale. Classificazione climatica: zona E, 2796 GG Il nome Clivio deriva dalla sua stessa posizione: “quasi loco in clivium situ”, sorge cioè su di un colle (Clivium) che domina il Mendrisiotto e il Comasco, fino oltre il Montorfano della Brianza, i colli di S. Fermo e S. Maffeo e alcune zone collinari minori, che degradano verso la pianura lombarda. Questo insieme presenta uno stupendo panorama. Tradizionalmente Clivio si ritiene abitata dagli Orobi, antica civiltà etnica della Gallia Cisalpina, che abitava la regione montuosa tra il lago di Como e il lago di Garda. Clivio fu una colonia dell'Impero Romano e Cesare vi stabilì una stazione per fare svernare le sue legioni, che agivano come punta avanzata dell'esercito contro i Barbari d’oltre alpe. Nell'epoca Longobarda, Clivio faceva parte, politicamente ed economicamente, del Contado del Seprio. Nel periodo dei Comuni fu un certo Ottobono da Clivio a comandare le Legioni del basso Luganese contro l'imperatore Federico Barbarossa. Dopo l’anno 1000 fu sede Arcipreturale. Il paese fu altresì patria dei nobili Clivi, annoverata fin dal sec. XI tra le più potenti famiglie della Lombardia. Dalla famiglia dei Clivi ebbe i natali l’Arcivescovo Giordano da Clivio che scomunicò l’imperatore Enrico IV e fu eletto Arcivescovo di Milano nel 1112. A lui si deve, nel nostro Rito, la festa della Commemorazione dei defunti. La rilevanza di Clivio alla fine del XII sec. è denotata dalla presenza di almeno cinque chiese: S. Pietro in Canonica, S. Maria, S. Michele, S. Materno, S. Carpoforo. Tra le chiese più antiche S. Maria della Rosa e S. Materno sono ancora accessibili al culto e ben conservate, mentre degli Oratori di S. Michele e di S. Carpoforo rimangono solo la denominazione delle località. Memorabile fu la visita pastorale fatta dal Cardinale Carlo Borromeo nel 1574. Il Santo, con il suo seguito, fece sosta ad una fonte situata a metà strada tra Ligurno e Clivio e celebrò la S. Messa nella chiesa di S. Pietro. Di tale passaggio testimonia la presenza presso la scuola Primaria di un bassorilievo in creta – terracotta che raffigura il Santo a cavallo e il suo ingresso in paese. Dal ‘500 in poi Clivio seguì le stesse vicende del Milanese: fu sottoposta ai vari dominatori stranieri Francesi, Spagnoli, Austriaci, ma dopo la metà del sec. XVI la popolazione di Clivio prese a crescere e divenne un punto importante per il controllo delle merci in transito per la Svizzera. Nel 1810 nei Cantoni del dipartimento lariano furono soppressi molti comuni e Viggiù, con Saltrio e Clivio, furono “uniti” in un unico Comune. Tale intervento di soppressione suscitò il malcontento tra le popolazioni e solo successivamente alla sconfitta di Napoleone Clivio ritornò ad essere un Comune autonomo, precisamente nel 1816. Fin dopo le guerre risorgimentali dal 1860, il paese di Clivio appartenne alla provincia di Como e dal 1927 alla provincia di Varese. Una nota storica importante che merita di essere menzionata è la fondazione, nel 1908, della Scuola Moderna Razionalista di Clivio, ad opera di un gruppo di libertari cliviesi, tra cui spiccava Felice Monzini. Quale unica esperienza realizzatasi in Italia, la Scuola, di estrazione anarchica e laica, si ispirava alle teorie ed ai principi libertari della Scuola razionalista (detta anche Scuola Moderna) fondata da Francisco Ferrer, il famoso pedagogista anarchico spagnolo. La fondazione della Scuola a Clivio costituì un episodio di notevole entità sotto l'aspetto dell’autoeducazione popolare italiana. Tra il 1910 e il 1914 la Scuola produsse una rivista periodica che illustrava il programma libertario e pacifista, inoltre documentava i generosi sacrifici dei lavoratori locali per mantenerla in vita e difenderla dalla calunnia. A fasi alterne e a causa degli eventi bellici tra il ’14 e il ’18, la Scuola di Clivio funzionò sino al 1922. Anche le due guerre mondiali coinvolsero le nostre terre. Fu Clivio che, nel circondario, subì le più gravi conseguenze degli eventi bellici e, a causa del notevole afflusso al valico di Bellavista di soldati che cercavano asilo in Svizzera, un provvedimento delle autorità militari germaniche dispose l’evacuazione della popolazione di una larga fascia di Saltrio e di tutta Clivio. Dal giorno in cui furono obbligati a lasciare il paese, nessun cliviese poté più accedervi, salvo rare eccezioni. Questa drastica e drammatica imposizione, oltre a sconvolgere la vita dell’intero paese, aveva arrecato un danno di parecchi milioni all’agricoltura, allora particolarmente vitale. Clivio perse nuovamente l'autonomia comunale nel 1927, quando fu accorpato a Viggiù e Saltrio nell'ente comunale di Viggiù ed Uniti; il comune fu poi nuovamente distaccato il 30 maggio 1953. Stemma Gonfalone Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 21 novembre 1995. Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo Chiesa di S. Materno Chiesa di S. Maria della Rosa Palazzo Albuzzi Dal 2009 ogni prima domenica di febbraio si svolge "cioccolandando a Clivio" un percorso con varie degustazioni di cioccolata per le vie del paese. Il 29 giugno si svolge la festa patronale con un mercatino in una piazza del centro. L'ultimo fine settimana di novembre o il primo di dicembre si svolge il mercatino di Natale nel cortile del palazzo Reale (palazzo Albuzzi). 176 nel 1576 385 nel 1687 367 nel 1751 538 nel 1805 annessione a Viggiù nel 1809 738 nel 1853 annessione a Viggiù nel 1927 1 121 nel 1961 Abitanti censiti La popolazione appartiene linguisticamente al lombardo. Il principale dialetto è il lombardo occidentale. Al 31 dicembre 2007 a Clivio risultano residenti 50 cittadini stranieri. Le nazionalità principali sono: Albania - 14 Svizzera - 11 La maggioranza della popolazione è di religione cristiana appartenenti principalmente alla Chiesa cattolica; il comune appartiene all'arcidiocesi di Milano. Civico Museo Insubrico di Storia Naturale SP 3 Via Ermizada SP 3dir Via Cantello Valico di Ligornetto Valico di san Pietro di Stabio Il territorio fa parte della Comunità Montana del Piambello. Limax Clivio, società di pallacanestro Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Clivio Comune di Clivio - Sito ufficiale del Comune di Clivio Lombardia trasporti - Sito ufficiale trasporti Regione Lombardia

Stazione di Stabio
Stazione di Stabio

La stazione di Stabio è una stazione ferroviaria posta nel territorio dell'omonimo comune ticinese, in Svizzera. Costituisce il punto d'interconnessione tra le linee internazionali Mendrisio-Malnate Olona (a carattere turistico) e Mendrisio-Varese. Costruita dalla Società Anonima per la Ferrovia Mendrisio-Stabio-Confine (FMS), concessionaria del tronco svizzero della ferrovia di Valmorea, la stazione di Stabio venne aperta all'esercizio il 27 giugno 1926. Le crescenti difficoltà finanziarie nelle quali versava la FMS resero tuttavia effimero l'esercizio della stazione, che venne sospeso fino a nuovo avviso a decorrere dal 30 aprile 1928. L'ufficio doganale di Stabio-Stazione cessò a sua volta l'attività di lì a poco a partire dal primo giugno 1928. Nel secondo dopoguerra gli impianti della FMS, inclusi i binari afferenti alla stazione di Stabio, vennero riattivati sotto forma di raccordo industriale, il cui esercizio fu affidato all'impresa Raccordo S.A. di Chiasso. Nel 1980 la linea venne ceduta alle Ferrovie federali svizzere (FFS), le quali provvidero al rinnovo e all'ampliamento dell'infrastruttura. A partire dal 1989 la stazione venne servita da occasionali convogli turistici a trazione diesel o a vapore. A seguito dei lavori di potenziamento implementati sulla tratta Mendrisio-Stabio in previsione dell'apertura di una bretella internazionale per Varese, la stazione venne nuovamente inaugurata il 26 novembre 2014 e nuovamente dedicata al servizio viaggiatori a seguito del cambiamento d'orario del 15 dicembre 2014. La stazione del 1926 era dotata di un fabbricato viaggiatori ad un solo piano e di un magazzino merci; la stazione era munita di un binario di raddoppio e di un binario tronco. La stazione del 2014 è dotata di due binari passanti e sprovvista di un fabbricato viaggiatori propriamente detto (quello del 1926 è utilizzato dall'estate 2015 come sede del Corpo di polizia comunale). Dal 1926 al 1928 la stazione venne servita da sei (occasionalmente sette) coppie di treni giornaliere; dal 1928 al 2014 il movimento si ridusse al solo traffico merci e a sporadici servizi turistici All'atto della riapertura al regolare traffico passeggeri, nel dicembre 2014, la stazione divenne il capolinea meridionale delle linee S40 e S50 della rete celere del Canton Ticino, venendo servita unicamente nelle fasce orarie mattutine e serali dei giorni feriali a cadenza oraria. Con l'entrata in vigore dell'orario 2016 il servizio, sempre limitato ai giorni feriali, è stato potenziato: la stazione risulta perciò servita a cadenza oraria da un treno S40 e da un S50, rafforzati da alcune occasionali integrazioni periodiche. Previa attivazione totale della nuova relazione Mendrisio-Varese e alcuni cambi d'orario, dal 9 giugno 2019 Stabio è servita tutti i giorni dalla linea S50 Malpensa Aeroporto-Varese-Mendrisio-Lugano-Bellinzona e dal lunedì al sabato dalla linea S40 Varese-Mendrisio-Como. Entrambe le relazioni operano con cadenzamento orario. La stazione dispone di due banchine, a servizio rispettivamente del primo e del secondo binario, collegate da un sottopassaggio. Biglietteria automatica Katia Accossato (a c.), Il «magazzeno» di Stabio, opera dimenticata di Robert Maillart, in archi, 2003, n. 6, pp. 44–51. [Consiglio federale] (CF 1929), Rapport du Conseil fédéral à l'Assemblée fédérale sur sa gestion en 1928, Berna [1929], 514 p. Paolo Ladavas e Fabio Mentesana, Valle Olona Valmorea. Due nomi, una storia. La Ferrovia Castellanza-Mendrisio, Editoriale del Garda, Desenzano del Garda 2000, 205 p. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Stabio Fotografia aerea della stazione risalente al 1995 sul sito dell'Ufficio federale di topografia, su api3.geo.admin.ch.

Museo Vincenzo Vela
Museo Vincenzo Vela

Il museo Vincenzo Vela ha le sue origini in un lascito testamentario di Spartaco Vela (1854-1895), figlio dello scultore Vincenzo Vela (1820-1891), che nel 1892 lo donò alla Confederazione svizzera. Il museo Vela fu residenza signorile dello scultore ed è situata a Mendrisio nel quartiere di Ligornetto. La villa venne fatta costruire negli anni 1862-65 da Vincenzo Vela, fra i massimi esponenti della scultura realista del XIX secolo, su progetto di un architetto della corte sabauda di Torino, Cipriano Ajmetti, con la triplice funzione di abitazione privata, atelier e spazio d'esposizione dei modelli originali in gesso delle opere. Nel 1898 la Confederazione Elvetica aprì al pubblico la villa nella quale si possono ammirare numerosi gessi originali, disegni e bozzetti delle opere di Vincenzo Vela, alcune sculture del fratello Lorenzo (1812-1897), nonché dipinti e ceramiche del figlio Spartaco. Son presenti inoltre dipinti di scuola piemontese e lombarda, nonché una tra le più antiche collezioni svizzere di fotografia. La villa Vela rappresenta una delle più significative case-museo del XIX secolo. La famiglia vi si trasferì dal 1867, una volta abbandonata definitivamente Torino. La villa è circondata da un parco che conserva ancor oggi, grazie ai continui lavori di manutenzione, le caratteristiche originali, in particolare la parte formale all'italiana verso Ligornetto, il grande prato in pendenza all'inglese, un castagneto nei pressi di uno stagno che ai tempi dell'artista rappresentava un vero e proprio laghetto. Oggi il parco si arricchisce di un agrumeto con specie rare di limoni e di numerose specie botaniche di camelie. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo Vincenzo Vela Museo Vela, su museo-vela.ch. Gianna A. Mina: Museo Vincenzo Vela, in: Dizionario storico della Svizzera (DSS) Museo Vincenzo Vela, su bak.admin.ch. Museo Vincenzo Vela su Google Art Project

Chiesa della Madonna della Croce (Viggiù)
Chiesa della Madonna della Croce (Viggiù)

La chiesa della Madonna della Croce si trova a Viggiù. Il nome si riferisce alla collocazione della medesima in prossimità di un quadrivio, spazio in cui, nell'antichità, si solevano edificare cappelle o altri popolari luoghi di culto. Della chiesa della Madonna della Croce, chiamata anche beata Vergine dell'Assunta, si hanno notizie sul finire del secolo XV, i primi interventi di ampliamento sono avvenuti nel corso della prima metà del Settecento. La facciata, in chiaro stile bramantesco, fu realizzata verso la metà dell'Ottocento su disegno di Giacomo Buzzi Leone. Le parti di maggior rilievo sono: portali, finestre, elementi architettonici in pietra di Viggiù; ai lati della facciata, medaglioni in terracotta dello scultore Luigi Buzzi Leone raffiguranti: a sinistra Mosè, a destra Davide. È una specie di Pantheon dei Viggiutesi illustri; al suo interno si riscontrano diversi stili, dal barocco dell'altare al neoclassico di alcune statue, sino ai rilievi in stile moderno. Appoggiati alla parete di sinistra abbiamo: il monumento al Giureconsulto Paolo Piazza, opera del figlio scultore Giovanni, segue il monumento a Antonio Buzzi Quattrini (1807), dello scultore Stefano Butti, segue, dello stesso autore e l'altare di Sant'Apollonia, con statua in gesso, di stile neoclassico. Sulla parete destra trova collocazione un'Annunciazione del viggiutese Nando Conti. L'altare principale fu eseguito in stile barocco, su disegno dell'architetto Gabriele Longhi e dallo stesso donato alla chiesa. L'affresco al centro dell'altare, pur avendo subito dei ritocchi nel corso del tempo, attrae il visitatore per la sua composizione e la vivacità dei colori. Dipinto da un ignoto artista, verso la fine del XV secolo, è attribuito alla scuola del Bergognone. Rappresenta la "Vergine col Bambino", seduta sopra un ricco "trono" di stile gotico. Ai fianchi dell'altare, sulla parete, fra decorazioni a stucco, si trovano i dipinti dei Santi Lorenzo e Stefano, risalenti ai primi dell'800. Sulla volta dell'altare si trova l'affresco raffigurante la Santissima Trinità, mentre, in quella dell'aula, l'Assunzione di Maria in Cielo, con agli angoli i Quattro Evangelisti, opera della maturità dello scultore viggiutese Stefano Butti. Prima di uscire dalla chiesa si noti la bella e comoda loggia, che il defunto conte Renato Borromeo aveva fatto costruire per assistere alle funzioni religiose, collocandovi nel centro l'antico motto di famiglia in latino: "HUMILITAS". Il modesto campanile a tre campane, fu eretto nel 1859, in sostituzione del precedente a vela.