place

Museo Vincenzo Vela

Ente culturale della Confederazione svizzeraGipsotecheInventario svizzero dei beni culturali di importanza nazionale del Cantone TicinoMusei di MendrisioPagine con mappe
Voci con codice ISNIVoci con codice J9UVoci con codice LCCNVoci con codice VIAFVoci con codice WorldCat IdentitiesVoci non biografiche con codici di controllo di autorità
MuseoVela
MuseoVela

Il museo Vincenzo Vela ha le sue origini in un lascito testamentario di Spartaco Vela (1854-1895), figlio dello scultore Vincenzo Vela (1820-1891), che nel 1892 lo donò alla Confederazione svizzera. Il museo Vela fu residenza signorile dello scultore ed è situata a Mendrisio nel quartiere di Ligornetto. La villa venne fatta costruire negli anni 1862-65 da Vincenzo Vela, fra i massimi esponenti della scultura realista del XIX secolo, su progetto di un architetto della corte sabauda di Torino, Cipriano Ajmetti, con la triplice funzione di abitazione privata, atelier e spazio d'esposizione dei modelli originali in gesso delle opere. Nel 1898 la Confederazione Elvetica aprì al pubblico la villa nella quale si possono ammirare numerosi gessi originali, disegni e bozzetti delle opere di Vincenzo Vela, alcune sculture del fratello Lorenzo (1812-1897), nonché dipinti e ceramiche del figlio Spartaco. Son presenti inoltre dipinti di scuola piemontese e lombarda, nonché una tra le più antiche collezioni svizzere di fotografia. La villa Vela rappresenta una delle più significative case-museo del XIX secolo. La famiglia vi si trasferì dal 1867, una volta abbandonata definitivamente Torino. La villa è circondata da un parco che conserva ancor oggi, grazie ai continui lavori di manutenzione, le caratteristiche originali, in particolare la parte formale all'italiana verso Ligornetto, il grande prato in pendenza all'inglese, un castagneto nei pressi di uno stagno che ai tempi dell'artista rappresentava un vero e proprio laghetto. Oggi il parco si arricchisce di un agrumeto con specie rare di limoni e di numerose specie botaniche di camelie. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo Vincenzo Vela Museo Vela, su museo-vela.ch. Gianna A. Mina: Museo Vincenzo Vela, in: Dizionario storico della Svizzera (DSS) Museo Vincenzo Vela, su bak.admin.ch. Museo Vincenzo Vela su Google Art Project

Estratto dall'articolo di Wikipedia Museo Vincenzo Vela (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Museo Vincenzo Vela
Via Lorenzo Vela, Circolo di Mendrisio

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Museo Vincenzo VelaContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.863798 ° E 8.949654 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Via Lorenzo Vela

Via Lorenzo Vela
6853 Circolo di Mendrisio
Ticino, Svizzera
mapAprire su Google Maps

MuseoVela
MuseoVela
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Tremona
Tremona

Tremona è un ex comune ticinese che dal 2009 è diventato quartiere costitutivo della Città di Mendrisio. Tremona è situato sul versante meridionale del Monte San Giorgio. Il nome del quartiere deriva probabilmente dalla locuzione latina "tre montes", etimologia che può essere comprensa pensando alla posizione del paese: in effetti, esso si trova circondato da "monti", che però non sono tre come ricordato dal nome, bensì quattro. Le colline prese in considerazione nel nome sono quelle del Castello (650 m s.l.m), di Sant'Agata (617 m s.l.m) e di Grom (574 m s.l.), mentre quella omessa è Certara (561 m s.l.m). "Ecco gli antenati del neolitico, poi del bronzo, poi del ferro. Tracce ne hanno lasciato un po' dappertutto dalle nostre parti (...)", scriveva lo studioso locale Giuseppe Martinola, e in effetti Tremona è il luogo adatto per scoprire queste tracce. Sono stati infatti ritrovati oggetti nella zona del Castello (dove oggi sorge il parco archeologico) che permettono di constatare come la storia dell'abitato sulla collina sia cominciata nel lontano Neolitico per proseguire durante l'Età del Bronzo e l'Età del ferro: in particolare, per il primo periodo sono state ritrovate asce di serpentino, lame, e frammenti di recipienti di terracotta; per il secondo, invece, frammenti di vasi a forma di campana rovesciata; infine, per il terzo vasi di ceramica creati usando il tornio, orecchini di bronzo, fibule. In realtà non troviamo solo oggetti con il ruolo di testimoni di queste antiche epoche, ma anche una necropoli databile alla seconda Età del ferro e all'epoca romana (42 tombe). La storia dell'abitato non si arresta all'età romana, e vi sono altre tracce che permettono di giungere fino al XV secolo, in particolare gli scavi hanno fatto riemergere: dei segnali dell'esistenza di un insediamento composto da 27 abitazioni sul cosiddetto terrazzo inferiore, che doveva essere abitato durante il Medioevo e fino al XIII secolo, quando poi venne abbandonato probabilmente a causa delle lotte tra Milano e Como; delle tracce dell'esistenza di un castello provvisto di un mastio e locali interni del XIV-XV secolo sul cosiddetto terrazzo superiore . Non solo scavi archeologici ma anche tracce meno remote ci permettono di tracciare la storia di questo borgo, che per un lungo periodo fu legato alla pieve di Riva S.Vitale dal punto di vista amministrativo e spirituale. Nel 1493 si separò e diventò diventando parrocchia autonoma, facendo capo inizialmente alla chiesa di S.Agata e poi alla chiesa di S.Maria Assunta. Lo stemma viene delineato ne "L'armoriale dei Comuni ticinesi" di Gastone Cambin come segue: "Di rosso alla brenta d’argento, bordata, caricata d’uva fogliata, il tutto d’oro, sostenuto da tre monti di verde. L’arma deriva dal nome Tremona che, secondo l’opinione popolare, significa Tre monti: infatti l’abitato si trova in una conca, circondata da tre colline. La maggior caratteristica della zona è la ricchezza dei vigneti, principale fonte di guadagno della popolazione". La chiesa di S.Maria Assunta è attestata dal 1578, anno in cui il vescovo di Como Mons. Bonomi in visita la definì "cappella fatta a novo", e nel 1770 sostituì la chiesa di Sant'Agata nel suo ruolo di chiesa parrocchiale. La chiesa conserva affreschi di Antonio Rinaldi (immagine di Sant'Agata e Sant'Apollonia), Francesco Antonio Giorgioli (immagine dell'Assunta), Bernardino Luini (immagine della Madonna col Bambino), e Silvano Gilardi (immagine del beato Manfredo Settala e di Santa Lucia) e venne restaurata nel 1972 ad opera di Alberto Finzi. Quando Tremona nel 1493 divenne parrocchia, separandosi dalla pieve di Riva S.Vitale, la Chiesa di Sant'Agata assunse la funzione parrocchiale. Le sue origini sono misteriose, ma un'opinione diffusa è che essa venne costruita sui resti di una fortezza longobarda (a sostegno di questa tesi sarebbero il tozzo del campanile e il parere di alcuni che Sant'Agata fosse tra le "sante longobarde"). La Chiesa conserva affreschi gotici, frammenti di affreschi della scuola dei Seregnesi della seconda metà del XV secolo, una medaglia con il martirio di Sant'Agata eseguita da Francesco Antonio Giorgioli, e la statua della santa, che fu modellata da Francesco Silva (1560-1641). Prima di accedere alla chiesa sono inoltre visibili anche l'ossario (in cui è presente il mezzobusto di Antonio Rinaldi scolpito da Enrico Mariotti) e la Via Crucis con affreschi di Mario Ribola. Casa Andreazzi, con gli affreschi Il giuramento del Rütli e Il sacrificio di Arnoldo di Winkelried; Casa Rinaldi, con affreschi di Antonio Rinaldi (ritratti di Michelangelo, Raffaello e Leonardo da Vinci). Tremona è molto conosciuta per gli scavi archeologici che hanno permesso di ricostruire la storia dell'abitato sulla collina del Castello e di riflesso anche della regione. Tali ricerche hanno preso avvio nel 1991 e nel corso degli anni hanno permesso di portare alla luce tracce relative a varie epoche (vedasi "Storia"). L'importanza fu tale da suggerire la costruzione di quello che oggi è noto con il nome di "parco archeologico di Tremona" inaugurato nel 2016. Questo luogo consente ai visitatori di confrontarsi con un passato lontano e soprattutto addentrarsi all'interno della vita quotidiana di un villaggio medievale, che nel caso di Tremona si dedicava con dedizione all'agricoltura, ma anche e soprattutto all'artigianato: in effetti sono stati trovati reperti che consentono di affermare che gli abitanti si dedicavano alla lavorazione del metallo e all'artigianato tessile (filatura, tessitura, cucito e lavorazione delle pelli). Al fine di addentrarsi all'interno del villaggio medievale il parco archeologico offre varie possibilità, tra cui un itinerario guidato che attraverso pannelli illustrativi consente di comprendere gli aspetti caratteristici della vita quotidiana, un video in 3D che mostrano la ricostruzione del villaggio e dieci tappe di realtà aumentata che consentono al visitatore di proiettarsi direttamente nell'epoca medievale e visitare ad esempio la bottega del fabbro e le abitazioni. L'evoluzione demografica è riportata nella seguente tabella: Abitanti censiti "Tremona primeggia (...) nell'espressione artistica: una vera e propria fioritura mai avvizzita nei secoli" scrisse Giovanni Piffaretti, sottolineando la vocazione artistica degli abitanti di questo paese come Antonio Rinaldi, Enrico Mariotti, Giuseppe Rusconi e i Durini. Molti artisti furono costretti a cercare fortuna altrove, perché, come sottolinea lo stesso Piffaretti in un'altra sua opera, "Non si deve pensare che i Ticinesi abbandonassero i loro villaggi quali artisti compiuti, consci di una missione culturale o estetica, per portare la loro genialità nel mondo. Niente di tutto questo: i Ticinesi emigravano come lapicidi, manovali, fornaciai, muratori, carpentieri, capomastri, ingegneri, architetti, stuccatori, pittori nella speranza di trovare modo di vivere e di combattere la fame". Questo passo relativo ai Ticinesi in generale risulta calzante anche per le maestranze di Tremona, che spesso mettevano le loro doti al servizio di altri Paesi, più o meno vicini. L'emigrazione artistica attuata dai tremonesi permette di affrontare anche la questione della scuola, visto che gli emigranti si trovavano in contesti in cui era loro richiesto saper scrivere, leggere e fare di conto. Imparare a scrivere risultava di fondamentale importanza anche per rimanere in contatto con i propri cari durante i mesi di assenza: la corrispondenza si svolgeva con l'ausilio di intermediari, in particolare il cappellano e il notaio, i quali ricevevano le lettere scritte dagli emigranti e le leggevano poi ai destinatari. Tra questi due intermediari sussiste però una differenza che va nella direzione della conservazione delle missive, in quanto i cappellani non conservarono le lettere, destinandole quindi alla scomparsa, mentre vi è un caso di lettere inviate ai notai che sono state tramandate, ossia quelle che i notai Oldelli di Meride hanno conservato. A Tremona gli edifici che ospitarono la scuola furono: Oratorio attiguo alla Chiesa dell'Assunta (fino verso la metà del XIX secolo) Ex casa patriziale (dalla metà del XIX secolo al 1907) Palazzo comunale (dal 1907 al 1959) Antonio Rinaldi, pittore con uno stile vicino al romanticismo, fu un cittadino illustre di Tremona che si formò all'Accademia di Brera. Cominciò i suoi studi nel 1829 e li portò a termine nel 1840, ricevendo gli insegnamenti di Luigi Sabatelli, il quale però non riuscì ad avere un vero influsso sul pittore tremonese, che si sentiva maggiormente vicino al mondo artistico dominato da Francesco Hayez. Dopo i suoi studi il Rinaldi tornò a Tremona, restandoci per gran parte della sua vita e rimanendo quindi un po' ai margini nella storia dell'arte dell'Ottocento italiano. Nonostante questo egli fece opere mirabili, come La Romantica, Cacciatore piumato, L’Immacolata, Il marmista Aglio, Il Cappuccino, La Santa Teresa in estasi, Lo spazzacamino piangente e altri, che dimostrano la sua abilità. Come ricorda Giuseppe Martinola il Rinaldi si ritrova in molte chiese della regione, ma anche in molte case civili del Mendrisiotto, e alcune delle sue opere sono visibili anche a Tremona, in particolare nel portico di Casa Andreazzi si trova una Madonna con Bambino, all'interno il Giuramento del Rütli e il Sacrificio di Antonio di Wikelried, mentre nella corte della sua casa natale si trovano affreschi con i ritratti di Leonardo, Raffaello e Michelangelo. La famiglia Durini giunse a Tremona sul finire del XVIII secolo dalla Lombardia. Giovanni Durini (1826-1907) arrivato in terra elvetica imparò la professione di scalpellino ad Arzo, per poi seguire artisti di Tremona nelle loro migrazioni stagionali. Egli sposò Elisabetta Vassalli, da cui ebbe due figli (Francesco e Lorenzo), e insieme intrapresero il viaggio che li portò in Sud America (per dirla con un'espressione dialettale usata da tutti gli emigrati che andavano in America "l'a traversaa ul buzun"). Entrambi i figli facero brevemente ritorno in Europa, per tornare poi in Ecuador dopo gli studi di architettura. Lorenzo decise in seguito di tornare nel suo paese natale con i figli, che vi frequentarono la scuola elementare, ma dopo questo periodo tornò in Ecuador definitivamente. Lorenzo, Francisco e Pedro Durini sono ricordati per la loro opera architettonica sul territorio ecuadoriano: infatti si ritrovano molteplici costruzioni e progetti realizzati da loro sulle piazze principali dell'Ecuador e ebbero un notevole ruolo nella trasformazione architettonica di questa terra. Questa loro opera ha permesso a Giovanni Piffaretti di affermare che "Con le dovute proporzioni, l'intervento dei Durini nel tessuto urbano di quelle città, può benissimo essere paragonato all'intervento del Gaudí a Barcellona, a quello del barone Haussmann nella Parigi della fine dell'Ottocento, in un'epoca immediatamente anteriore a quella dei nostri emigrati in Ecuador". Ogni famiglia originaria del luogo fa parte del cosiddetto comune patriziale e ha la responsabilità della manutenzione di ogni bene ricadente all'interno dei confini del quartiere. Elena Percivaldi, Il castrum di Tremona. Una finestra sulla storia, Mendrisio 2019 PDF. Johann Rudolf Rahn, I monumenti artistici del medio evo nel Cantone Ticino, traduzione di Eligio Pometta, Bellinzona, Tipo-Litografia di Carlo Salvioni, 1894. p. 282. Virgilio Gilardoni, Il Romanico. Catalogo dei monumenti nella Repubblica e Cantone del Ticino, La Vesconta, Casagrande S. A., Bellinzona 1967, 37, 40, 206, 511, 529, 533, 575-576. Agostino Robertini, Silvano Toppi, Gian Piero Pedrazzi, Tremona, in Il Comune, Edizioni Giornale del popolo, Lugano 1974, 373-388. Giuseppe Martinola, Inventario d'arte del Mendrisiotto, I, Edizioni dello Stato, Bellinzona 1975, 534-546. Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano 1980, 344, 347. Adriano Caprioli, Antonio Rimoldi, Luciano Vaccaro, Diocesi di Como, La Scuola, Brescia 1986, 38. Emilio Motta, Effemeridi ticinesi, ristampa Edizioni Metà Luna, Giubiasco 1991. Flavio Maggi, Patriziati e patrizi ticinesi, Pramo Edizioni, Viganello 1997. AA. VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 426-427. Giovanni Piffaretti, Tremona. Tessere per un mosaico, Società tiro a volo Serpiano-Tremona, 1995 Giuseppe Martinola (a cura di), Invito al Mendrisiotto, Lions Club del Mendrisiotto, Chiasso, 2004 (prima ed. 1965) Giovanni Piffaretti, Le maestranze d'arte dei paesi della montagna Arzo-Besazio-Meride-Tremona. Sec. XV-XVIII, Tip.-offset E.Grosa, Morbio Inferiore, 1986 Jean Soldini, La Pinacoteca Züst, edizioni Casagrande, Bellinzona, 1988 Albisetti Gianfranco, I caraduu da Mérat. Emozionante ricostruzione del paesaggio del Monte San Giorgio di fine Ottocento inizio Novecento, Comune di Meride, 2009 Monte San Giorgio (Unesco): sito fossilifero del Triassico Medio inserito nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO Museo dei fossili del Monte San Giorgio a Meride Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tremona Tremona, su sito istituzionale del comune di Mendrisio, 11 gennaio 2017. URL consultato il 18 novembre 2017. Stefania Bianchi, Tremona, in Dizionario storico della Svizzera, 18 gennaio 2017. URL consultato il 18 novembre 2017. Monte San Giorgio, sito patrimonio mondiale dell'UNESCO, su montesangiorgio.org. URL consultato il 18 novembre 2017. Elena Percivaldi, Il castrum di Tremona. Una finestra sulla storia, Mendrisio 2019 PDF.

Stazione di Ligornetto-Genestrerio
Stazione di Ligornetto-Genestrerio

La stazione di Ligornetto-Genestrerio era una fermata ferroviaria ubicata nel comune svizzero di Mendrisio, a servizio dei quartieri di Ligornetto e di Genestrerio (amministrativamente autonomi fino agli anni 2010). Originariamente percorsa dalla ferrovia di Valmorea, ne ha seguito la sorte, rimanendo senza traffico a partire dal 1928. Dal 2014 quello che ne fu il sedime è parte del tracciato della ferrovia Mendrisio-Varese. Costruita dalla Società Anonima per la Ferrovia Mendrisio-Stabio-Confine (abbreviato FMS), concessionaria del tronco svizzero della ferrovia di Valmorea, la fermata di Ligornetto-Genestrerio venne aperta all'esercizio il 27 giugno 1926. A causa delle difficoltà finanziarie nelle quali si ritrovò presto la FMS (penalizzata dallo scarso volume di traffico transitante sulla linea), allorché il 30 aprile 1928 il servizio sulla linea di Valmorea venne sospeso a tempo indefinito, la stazione cadde in disuso. Nel secondo dopoguerra gli impianti della FMS tra Mendrisio e Stabio vennero riattivati e trasformati in raccordo industriale (per soli treni merci), sotto la gestione dell'impresa Raccordo SA di Chiasso. Nel 1980 la linea venne ceduta alle Ferrovie federali svizzere (FFS), che di lì a poco provvidero a demolire le infrastrutture della fermata. Nonostante la riapertura del tronco Mendrisio-Stabio, il giorno 26 novembre 2014, nel quadro della costruzione della ferrovia Mendrisio-Varese (ultimata nel 2017) la fermata di Ligornetto-Genestrerio non è stata ricostruita, né riattivata. La stazione era dotata di un piccolo fabbricato viaggiatori ad un solo piano: il sedime ferroviario constava del solo binario di circolazione. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Ligornetto-Genestrerio Fotografia aerea della stazione risalente al 1966 sul sito dell'Ufficio federale di topografia, su api3.geo.admin.ch.

Chiesa di Sant'Antonio Abate (Mendrisio)
Chiesa di Sant'Antonio Abate (Mendrisio)

La chiesa di Sant'Antonio Abate è un edificio religioso quattrocentesco che si trova nel quartiere di Genestrerio, a Mendrisio. Sebbene sia sorta probabilmente nel XV secolo in stile rinascimentale, la chiesa fu menzionata per la prima volta nel 1578 e acquisì i diritti parrocchiali nel 1599. L'edificio, tuttavia, subì nel corso dei secoli diversi interventi, visibili nella stratificazione degli stili architettonici: fra il 1651 e il 1689, in contemporanea con la modifica dell'orientamento, fu rimodellata secondo il gusto barocco allora in voga e nel 1860, con l'aggiunta del coro, opera di Luigi Fontana, subì una modifica in stile neoclassico. Nel XVIII secolo furono realizzati gli affreschi illusionistici in facciata, ora conservati solo parzialmente. Le campane furono realizzate nel 1792 da Francesco Antonio Bianchi. Nel 1811 la chiesa acquisì un organo secentesco, ma un incendio, il 23 agosto 1987, lo distrusse: l'attuale organo, acquistato dalla chiesa nel 1994, fu costruito nel 1961 da Enrico Girardi. Nel 1967 un'indagine archeologica esplorò la parte sottostante la sagrestia. Il portale in bronzo, di Selim Abdullah, risale al novembre 2008. Sulla cantoria lignea in controfacciata, si trova l'organo a canne, costruito tre il 1958 e il 1961 da Enrico Girardi e terminato ditta Tamburini. Lo strumento, a trasmissione integralmente elettrica, ha tre tastiere di 58 note ciascuna ed una pedaliera concavo-radiale di 30. Dispone di 12 registri. Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano 1980, 350-351. AA.VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 438. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa parrocchiale di San Lorenzo con ossario

Stazione di Stabio
Stazione di Stabio

La stazione di Stabio è una stazione ferroviaria posta nel territorio dell'omonimo comune ticinese, in Svizzera. Costituisce il punto d'interconnessione tra le linee internazionali Mendrisio-Malnate Olona (a carattere turistico) e Mendrisio-Varese. Costruita dalla Società Anonima per la Ferrovia Mendrisio-Stabio-Confine (FMS), concessionaria del tronco svizzero della ferrovia di Valmorea, la stazione di Stabio venne aperta all'esercizio il 27 giugno 1926. Le crescenti difficoltà finanziarie nelle quali versava la FMS resero tuttavia effimero l'esercizio della stazione, che venne sospeso fino a nuovo avviso a decorrere dal 30 aprile 1928. L'ufficio doganale di Stabio-Stazione cessò a sua volta l'attività di lì a poco a partire dal primo giugno 1928. Nel secondo dopoguerra gli impianti della FMS, inclusi i binari afferenti alla stazione di Stabio, vennero riattivati sotto forma di raccordo industriale, il cui esercizio fu affidato all'impresa Raccordo S.A. di Chiasso. Nel 1980 la linea venne ceduta alle Ferrovie federali svizzere (FFS), le quali provvidero al rinnovo e all'ampliamento dell'infrastruttura. A partire dal 1989 la stazione venne servita da occasionali convogli turistici a trazione diesel o a vapore. A seguito dei lavori di potenziamento implementati sulla tratta Mendrisio-Stabio in previsione dell'apertura di una bretella internazionale per Varese, la stazione venne nuovamente inaugurata il 26 novembre 2014 e nuovamente dedicata al servizio viaggiatori a seguito del cambiamento d'orario del 15 dicembre 2014. La stazione del 1926 era dotata di un fabbricato viaggiatori ad un solo piano e di un magazzino merci; la stazione era munita di un binario di raddoppio e di un binario tronco. La stazione del 2014 è dotata di due binari passanti e sprovvista di un fabbricato viaggiatori propriamente detto (quello del 1926 è utilizzato dall'estate 2015 come sede del Corpo di polizia comunale). Dal 1926 al 1928 la stazione venne servita da sei (occasionalmente sette) coppie di treni giornaliere; dal 1928 al 2014 il movimento si ridusse al solo traffico merci e a sporadici servizi turistici All'atto della riapertura al regolare traffico passeggeri, nel dicembre 2014, la stazione divenne il capolinea meridionale delle linee S40 e S50 della rete celere del Canton Ticino, venendo servita unicamente nelle fasce orarie mattutine e serali dei giorni feriali a cadenza oraria. Con l'entrata in vigore dell'orario 2016 il servizio, sempre limitato ai giorni feriali, è stato potenziato: la stazione risulta perciò servita a cadenza oraria da un treno S40 e da un S50, rafforzati da alcune occasionali integrazioni periodiche. Previa attivazione totale della nuova relazione Mendrisio-Varese e alcuni cambi d'orario, dal 9 giugno 2019 Stabio è servita tutti i giorni dalla linea S50 Malpensa Aeroporto-Varese-Mendrisio-Lugano-Bellinzona e dal lunedì al sabato dalla linea S40 Varese-Mendrisio-Como. Entrambe le relazioni operano con cadenzamento orario. La stazione dispone di due banchine, a servizio rispettivamente del primo e del secondo binario, collegate da un sottopassaggio. Biglietteria automatica Katia Accossato (a c.), Il «magazzeno» di Stabio, opera dimenticata di Robert Maillart, in archi, 2003, n. 6, pp. 44–51. [Consiglio federale] (CF 1929), Rapport du Conseil fédéral à l'Assemblée fédérale sur sa gestion en 1928, Berna [1929], 514 p. Paolo Ladavas e Fabio Mentesana, Valle Olona Valmorea. Due nomi, una storia. La Ferrovia Castellanza-Mendrisio, Editoriale del Garda, Desenzano del Garda 2000, 205 p. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Stabio Fotografia aerea della stazione risalente al 1995 sul sito dell'Ufficio federale di topografia, su api3.geo.admin.ch.