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Saltrio

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Saltrio (cava)
Saltrio (cava)

Saltrio (dal latino saltus, cioè "bosco"; Saltri in dialetto varesotto) è un comune italiano di 2 982 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. Storicamente, il nome della località è legata all'estrazione della cosiddetta “pietra di Saltrio”, impiegata con finalità decorative o strutturali all'interno di numerosi edifici di pregio e monumenti del vicino Canton Ticino e del nord Italia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Saltrio (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Saltrio
Via Cave, Comunità Montana del Piambello

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N 45.877234 ° E 8.92462 °
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21059 Comunità Montana del Piambello
Lombardia, Italia
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Saltrio (cava)
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Luoghi vicini

Clivio
Clivio

Clivio (Cif in dialetto varesotto) è un comune italiano di 1 999 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. Sorge a 468 m s.l.m. nelle prealpi lombarde sul colle clivium. È il primo comune del Monte San Giorgio. Nel territorio comunale si trova il monte Stucco ("mùnt Istúc" in dialetto varesotto) un colle coperto da boschi e foreste e attraversato dal Torrente Lanza che in questo tratto del suo percorso viene denominato "Torrente Clivio". È un luogo di interesse turistico con percorsi interessanti e paesaggi spettacolari. Il nome Clivio deriva dalla sua stessa posizione: "quasi loco in clivium situ", sorge cioè su un colle (Clivium) che domina il Mendrisiotto e il Comasco, fino oltre il Montorfano della Brianza, al colle di S. Fermo e al colle S. Maffeo e alcune zone collinari minori, che degradano verso la pianura lombarda. Questo insieme presenta uno stupendo panorama. Classificazione sismica: zona 4 (sismicità irrilevante), Ordinanza PCM. 3274 del 20/03/2003 La stazione meteorologica più vicina è quella di Cuasso al Monte. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +1,8 °C; quella del mese più caldo, luglio, è di +20,1 °C. Le precipitazioni medie annue sono superiori ai 2.100 mm, mediamente distribuite in 99 giorni, e presentano con picco primaverile ed autunnale e minimo relativo invernale. Classificazione climatica: zona E, 2796 GG Il nome Clivio deriva dalla sua stessa posizione: “quasi loco in clivium situ”, sorge cioè su di un colle (Clivium) che domina il Mendrisiotto e il Comasco, fino oltre il Montorfano della Brianza, i colli di S. Fermo e S. Maffeo e alcune zone collinari minori, che degradano verso la pianura lombarda. Questo insieme presenta uno stupendo panorama. Tradizionalmente Clivio si ritiene abitata dagli Orobi, antica civiltà etnica della Gallia Cisalpina, che abitava la regione montuosa tra il lago di Como e il lago di Garda. Clivio fu una colonia dell'Impero Romano e Cesare vi stabilì una stazione per fare svernare le sue legioni, che agivano come punta avanzata dell'esercito contro i Barbari d’oltre alpe. Nell'epoca Longobarda, Clivio faceva parte, politicamente ed economicamente, del Contado del Seprio. Nel periodo dei Comuni fu un certo Ottobono da Clivio a comandare le Legioni del basso Luganese contro l'imperatore Federico Barbarossa. Dopo l’anno 1000 fu sede Arcipreturale. Il paese fu altresì patria dei nobili Clivi, annoverata fin dal sec. XI tra le più potenti famiglie della Lombardia. Dalla famiglia dei Clivi ebbe i natali l’Arcivescovo Giordano da Clivio che scomunicò l’imperatore Enrico IV e fu eletto Arcivescovo di Milano nel 1112. A lui si deve, nel nostro Rito, la festa della Commemorazione dei defunti. La rilevanza di Clivio alla fine del XII sec. è denotata dalla presenza di almeno cinque chiese: S. Pietro in Canonica, S. Maria, S. Michele, S. Materno, S. Carpoforo. Tra le chiese più antiche S. Maria della Rosa e S. Materno sono ancora accessibili al culto e ben conservate, mentre degli Oratori di S. Michele e di S. Carpoforo rimangono solo la denominazione delle località. Memorabile fu la visita pastorale fatta dal Cardinale Carlo Borromeo nel 1574. Il Santo, con il suo seguito, fece sosta ad una fonte situata a metà strada tra Ligurno e Clivio e celebrò la S. Messa nella chiesa di S. Pietro. Di tale passaggio testimonia la presenza presso la scuola Primaria di un bassorilievo in creta – terracotta che raffigura il Santo a cavallo e il suo ingresso in paese. Dal ‘500 in poi Clivio seguì le stesse vicende del Milanese: fu sottoposta ai vari dominatori stranieri Francesi, Spagnoli, Austriaci, ma dopo la metà del sec. XVI la popolazione di Clivio prese a crescere e divenne un punto importante per il controllo delle merci in transito per la Svizzera. Nel 1810 nei Cantoni del dipartimento lariano furono soppressi molti comuni e Viggiù, con Saltrio e Clivio, furono “uniti” in un unico Comune. Tale intervento di soppressione suscitò il malcontento tra le popolazioni e solo successivamente alla sconfitta di Napoleone Clivio ritornò ad essere un Comune autonomo, precisamente nel 1816. Fin dopo le guerre risorgimentali dal 1860, il paese di Clivio appartenne alla provincia di Como e dal 1927 alla provincia di Varese. Una nota storica importante che merita di essere menzionata è la fondazione, nel 1908, della Scuola Moderna Razionalista di Clivio, ad opera di un gruppo di libertari cliviesi, tra cui spiccava Felice Monzini. Quale unica esperienza realizzatasi in Italia, la Scuola, di estrazione anarchica e laica, si ispirava alle teorie ed ai principi libertari della Scuola razionalista (detta anche Scuola Moderna) fondata da Francisco Ferrer, il famoso pedagogista anarchico spagnolo. La fondazione della Scuola a Clivio costituì un episodio di notevole entità sotto l'aspetto dell’autoeducazione popolare italiana. Tra il 1910 e il 1914 la Scuola produsse una rivista periodica che illustrava il programma libertario e pacifista, inoltre documentava i generosi sacrifici dei lavoratori locali per mantenerla in vita e difenderla dalla calunnia. A fasi alterne e a causa degli eventi bellici tra il ’14 e il ’18, la Scuola di Clivio funzionò sino al 1922. Anche le due guerre mondiali coinvolsero le nostre terre. Fu Clivio che, nel circondario, subì le più gravi conseguenze degli eventi bellici e, a causa del notevole afflusso al valico di Bellavista di soldati che cercavano asilo in Svizzera, un provvedimento delle autorità militari germaniche dispose l’evacuazione della popolazione di una larga fascia di Saltrio e di tutta Clivio. Dal giorno in cui furono obbligati a lasciare il paese, nessun cliviese poté più accedervi, salvo rare eccezioni. Questa drastica e drammatica imposizione, oltre a sconvolgere la vita dell’intero paese, aveva arrecato un danno di parecchi milioni all’agricoltura, allora particolarmente vitale. Clivio perse nuovamente l'autonomia comunale nel 1927, quando fu accorpato a Viggiù e Saltrio nell'ente comunale di Viggiù ed Uniti; il comune fu poi nuovamente distaccato il 30 maggio 1953. Stemma Gonfalone Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 21 novembre 1995. Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo Chiesa di S. Materno Chiesa di S. Maria della Rosa Palazzo Albuzzi Dal 2009 ogni prima domenica di febbraio si svolge "cioccolandando a Clivio" un percorso con varie degustazioni di cioccolata per le vie del paese. Il 29 giugno si svolge la festa patronale con un mercatino in una piazza del centro. L'ultimo fine settimana di novembre o il primo di dicembre si svolge il mercatino di Natale nel cortile del palazzo Reale (palazzo Albuzzi). 176 nel 1576 385 nel 1687 367 nel 1751 538 nel 1805 annessione a Viggiù nel 1809 738 nel 1853 annessione a Viggiù nel 1927 1 121 nel 1961 Abitanti censiti La popolazione appartiene linguisticamente al lombardo. Il principale dialetto è il lombardo occidentale. Al 31 dicembre 2007 a Clivio risultano residenti 50 cittadini stranieri. Le nazionalità principali sono: Albania - 14 Svizzera - 11 La maggioranza della popolazione è di religione cristiana appartenenti principalmente alla Chiesa cattolica; il comune appartiene all'arcidiocesi di Milano. Civico Museo Insubrico di Storia Naturale SP 3 Via Ermizada SP 3dir Via Cantello Valico di Ligornetto Valico di san Pietro di Stabio Il territorio fa parte della Comunità Montana del Piambello. Limax Clivio, società di pallacanestro Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Clivio Comune di Clivio - Sito ufficiale del Comune di Clivio Lombardia trasporti - Sito ufficiale trasporti Regione Lombardia

Monte San Giorgio (UNESCO)
Monte San Giorgio (UNESCO)

Il sito UNESCO di Monte San Giorgio è formato da un piccolo gruppo montuoso posto tra il Canton Ticino in Svizzera e la provincia di Varese in Lombardia (Italia), geologicamente costituito da rocce del mesozoico caratterizzate da un elevato contenuto fossilifero in ottimo stato di conservazione. Questa località fossilifera prende il nome dalla maggior cima dell'area il Monte San Giorgio, che si trova in territorio svizzero. Di particolare interesse sono i ritrovamenti paleontologici entro la successione sedimentaria carbonatica marnosa del Triassico Medio, entro cui si riconoscono almeno sei livelli fossiliferi principali, ciascuno dei quali a sua volta suddivisibile in zone con differente associazione faunistica. Il riconoscimento e la segnalazione dell'interesse paleontologico dell'area risale alla metà del secolo XIX, e le prime attività di ricerca e raccolta fossilifera furono compiute da Antonio Stoppani nel 1862. Nel 2003 gli affioramenti triassici in territorio svizzero furono iscritti nel Patrimonio mondiale dell'UNESCO (decisione 27 COM 8C.7). L'area protetta interessa una superficie di 849 ettari, l'area tampone 1389 ettari. Nel 2010 anche il versante italiano fu inserito nella World Heritage List (decisione 34 COM 8B.6), completando il riconoscimento del paleosito. Dal XIX secolo, in oltre 150 anni di ricerca, sono venuti alla luce decine di migliaia di scheletri fossili di rettili marini e di pesci, tra cui numerose specie rare o specifiche del sito, alle quali spesso sono attribuiti nomi che indicano toponimi locali come Daonella serpianensis, Serpianosaurus mirigiolensis, Serpianotiaris hescheleri, Tanystropheus meridensis, Luganoia lepidosteoides, Ceresiosaurus, Ticinosuchus ferox, Besanosaurus leptorhynchus, Lariosaurus, nomi che ricordano i ricercatori che hanno lavorato sul Monte come Saurichthys curionii, Mixosaurus cornalianus, Macrocnemus bassanii, Neusticosaurus peyeri, Tintorina meridensis, Cymbospondylus buchseri, Vicluvia lombardoae, Daninia spinosa e nomi che ricordano le loro mogli come Cyamodus hildegardis. Le principali collezioni dei reperti fossili sono conservate ed esposte presso il Museo dei fossili del Monte San Giorgio a Meride, il Museo dell'istituto di paleontologia dell'Università di Zurigo, il Museo Civico di Storia Naturale di Milano e il Civico Museo Insubrico di Storia Naturale di Clivio, che conservano molti degli olotipi delle prime nuove specie fossili ivi rinvenute e classificate durante i primi scavi, e il Museo dei fossili di Besano.

Chiesa della Madonna della Croce (Viggiù)
Chiesa della Madonna della Croce (Viggiù)

La chiesa della Madonna della Croce si trova a Viggiù. Il nome si riferisce alla collocazione della medesima in prossimità di un quadrivio, spazio in cui, nell'antichità, si solevano edificare cappelle o altri popolari luoghi di culto. Della chiesa della Madonna della Croce, chiamata anche beata Vergine dell'Assunta, si hanno notizie sul finire del secolo XV, i primi interventi di ampliamento sono avvenuti nel corso della prima metà del Settecento. La facciata, in chiaro stile bramantesco, fu realizzata verso la metà dell'Ottocento su disegno di Giacomo Buzzi Leone. Le parti di maggior rilievo sono: portali, finestre, elementi architettonici in pietra di Viggiù; ai lati della facciata, medaglioni in terracotta dello scultore Luigi Buzzi Leone raffiguranti: a sinistra Mosè, a destra Davide. È una specie di Pantheon dei Viggiutesi illustri; al suo interno si riscontrano diversi stili, dal barocco dell'altare al neoclassico di alcune statue, sino ai rilievi in stile moderno. Appoggiati alla parete di sinistra abbiamo: il monumento al Giureconsulto Paolo Piazza, opera del figlio scultore Giovanni, segue il monumento a Antonio Buzzi Quattrini (1807), dello scultore Stefano Butti, segue, dello stesso autore e l'altare di Sant'Apollonia, con statua in gesso, di stile neoclassico. Sulla parete destra trova collocazione un'Annunciazione del viggiutese Nando Conti. L'altare principale fu eseguito in stile barocco, su disegno dell'architetto Gabriele Longhi e dallo stesso donato alla chiesa. L'affresco al centro dell'altare, pur avendo subito dei ritocchi nel corso del tempo, attrae il visitatore per la sua composizione e la vivacità dei colori. Dipinto da un ignoto artista, verso la fine del XV secolo, è attribuito alla scuola del Bergognone. Rappresenta la "Vergine col Bambino", seduta sopra un ricco "trono" di stile gotico. Ai fianchi dell'altare, sulla parete, fra decorazioni a stucco, si trovano i dipinti dei Santi Lorenzo e Stefano, risalenti ai primi dell'800. Sulla volta dell'altare si trova l'affresco raffigurante la Santissima Trinità, mentre, in quella dell'aula, l'Assunzione di Maria in Cielo, con agli angoli i Quattro Evangelisti, opera della maturità dello scultore viggiutese Stefano Butti. Prima di uscire dalla chiesa si noti la bella e comoda loggia, che il defunto conte Renato Borromeo aveva fatto costruire per assistere alle funzioni religiose, collocandovi nel centro l'antico motto di famiglia in latino: "HUMILITAS". Il modesto campanile a tre campane, fu eretto nel 1859, in sostituzione del precedente a vela.

Chiesa di San Martino (Viggiù)

La chiesa di San Martino di Viggiù sorge su una piccola altura, un tempo quasi completamente terrazzata e coltivata (oggi incolta verso Sud ed edificata verso Nord), situata a meridione del nucleo abitato. Vi si accede mediante una piccola strada a "rizzada", che si stacca dalla comunale Viggiù - Baraggia, il cui ingresso è segnato da un arco settecentesco. Lungo la strada di accesso alla chiesa sorgono le cappelle della via Crucis, con bassorilievi bronzei, opera novecentesca dello scultore viggiutese Giacomo Buzzi Reschini. L'area in cui sorge la chiesa, secondo la tradizione e le testimonianze archeologiche, ha sempre costituito un luogo di particolare rilievo anche al tempo dei Romani, testimoniato dalla scoperta di monete romane e dai resti di un sarcofago tardo-romano, rinvenuto nei dintorni e visibile all'esterno della chiesa. L'edificio, in origine prima chiesa parrocchiale viggiutese, nel seicento divenne cappella privata della famiglia dei Longhi, che svolgeranno un ruolo di primo piano nell'architettura della Roma seicentesca, che la adibì a mausoleo di famiglia e la arricchirono di arredi sacri e preziosi. La chiesa, con elegante portale cinquecentesco (con al centro lo stemma dei Longhi), ha pianta ad aula profonda e riflette al suo interno la semplicità che ne caratterizza la parte esterna; le pareti, senza alcuna decorazione, illuminate a mezzogiorno da due semplici finestre ogivali, conducono lo sguardo dell'osservatore verso la pala dell'altare, che rappresenta la Crocifissione.

Chiesa della Beata Vergine del Rosario (Viggiù)

La chiesa della Beata Vergine del Rosario è un'antica chiesa di Viggiù, in Lombardia. A Viggiù la costruzione della chiesa della Beata Vergine del Rosario fu voluta per ospitare i padri domenicani che provenivano dal convento di Como e, durante la quaresima, offrivano il proprio apostolato di preghiera. Si hanno notizie dell'edificio sin dal 1539, in esso avevano sede i padri domenicani e i membri della Confraternita del Santo Rosario. Tra la fine del seicento e l'inizio del secolo successivo, per un contrasto con i padri domenicani, ospitati nella medesima struttura, si inizia, a cura dei confratelli, a edificare un nuovo oratorio dedicato a san Pietro Martire, alla Madonna delle Grazie e del Rosario. La progettazione dell'edificio, nel 1618 è dovuta al noto architetto viggiutese Onorio Longhi. Per problemi finanziari, il progetto non sarà portato a termine e le strutture verranno demolite a metà del XVIII secolo. Abbandonato questo progetto, si decide di investire tutte le forze per il rinnovo del vecchio edificio che assume quindi l'aspetto attuale. La chiesa della Madonna del Rosario sorge ai piedi della collina della Pessina, dalle cui pendici si può notare il contrasto tra la semplice facciata della chiesa ed il leggiadro campanile, coronato dall'aerea statua stellata della Vergine. Al suo interno, cupole, volte, colonne policrome, lesene, trabeazioni e leggere loggette sono a coronamento degli affreschi e delle tele che ne arricchiscono le pareti ed il soffitto. Alla parete di sinistra è appesa una tela del noto pittore viggiutese Carlo Maria Giudici, raffigurante il Battesimo di sant'Agostino alla presenza di santa Monica, mentre quella di destra (che sino al 1993 recava una pregevole tela di Francesco Salviati, ora alla Pinacoteca di Brera, raffigurante la Deposizione di Cristo), reca, ora, una tela dallo stesso soggetto ma, di autore ignoto e meno prestigioso. Il soffitto è decorato con affreschi di Carlo Maria Giudici. L'altare maggiore, di forme neoclassiche, è coronato dalle pregevoli statue in gesso: a sinistra di Re David e a destra il profeta Isaia, dello scultore Gaetano Matteo Monti di Ravenna.