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Chiesa di Gesù Adolescente

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La chiesa di Gesù Adolescente è un edificio di culto cattolico nel quartiere Cenisia di Torino. La sua parrocchia fa parte dell'arcidiocesi di Torino e ospita una comunità locale della Società salesiana di San Giovanni Bosco. Nel 1918 Filippo Rinaldi e Pietro Ricaldone rilevarono il bisogno di un nuovo oratorio nel quartiere e il padre salesiano Paolo Albera promosse nel 1921 il progetto per la chiesa, affidandolo all'architetto Giulio Valotti. La prima pietra venne posata il 4 luglio 1922, con la benedizione da parte del cardinale Agostino Richelmy. I lavori terminarono tre anni più tardi e l'edificio poté essere consacrato il 31 ottobre 1925 come "tempio di Gesù Adolescente e della Sacra Famiglia". La chiesa fu elevata a parrocchia con decreto del cardinale Maurilio Fossati il 5 febbraio 1934. La struttura venne danneggiata dai bombardamenti anglo-americani il 18 novembre 1942 e restaurata solamente a inizio 1945. La facciata, abbellita da mosaici e sculture, è a coronamento triangolare. Presenta lateralmente due torrette ottagonali che terminano a guglia, e centralmente un grande rosone. Il portale possiede una strombatura. Dall’abside semicircolare si erge un campanile a base quadrata di 50 metri. La pianta interna è longitudinale, a croce latina e singola navata, con volte a crociera caratterizzate da costoloni; 6 cappelle (tre per lato) si affacciano su tale ambiente per mezzo di arcate a tutto sesto. Sul presbiterio, che nel 2010 ricevette adeguamento liturgico, grandeggia un altare maggiore policromo al quale gli altari delle cappelle, curiosamente, sono paralleli. È presente un organo della ditta Tamburini, collocato nel 1935. Edifici di culto a Torino Luoghi d'interesse a Torino Parrocchie dell'arcidiocesi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Gesù Adolescente Chiesa di Gesù Adolescente, su Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di Gesù Adolescente , su chieseitaliane.chiesacattolica.it. https://www.museotorino.it/view/s/01f6c06657084b8da4aa9e14e6c39ef7 https://www.diocesi.torino.it/site/wd-annuario-enti/territorio-diocesano-1587637780/vicariato-territoriale-distretto-torino-citta-19214/unita-pastorale-n-05-s-paolo-14019/gesu-adolescente-196/

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Chiesa di Gesù Adolescente
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Luoghi vicini

Via Dante Di Nanni
Via Dante Di Nanni

Via Dante Di Nanni è una via di Torino, considerata simbolo del quartiere Borgo San Paolo. La via inizia in via San Bernardino e arriva fino in piazza Adriano nel quartiere Cenisia, per una lunghezza di poco più 1 km. La via nel tratto a sud di piazza Sabotino è stata resa pedonale e sede di mercato. Dal 1904 al 1916 l'impresario edile Enrico Plevna realizzò oltre trenta case destinate ai ceti medio-bassi nel quadrilatero tra via Villafranca (ora via Dante Di Nanni), corso Peschiera, via Monginevro e piazza Sabotino. Economiche ed eleganti allo stesso tempo, esse formarono il nucleo del moderno Borgo San Paolo, ricompreso nel 1915 all'interno della nuova cinta daziaria della metropoli torinese. La strada è dedicata alla memoria del partigiano Dante Di Nanni. Il precedente toponimo di via Villafranca è stato poi utilizzato per dare il nome ad un'altra via, quasi al confine con il comune di Grugliasco. Via Di Nanni è percorsa da una linea tramviaria, la linea circolare 16. Tale linea è suddivisa in due: la circolare sinistra e la circolare destra. Il tratto più importante dal punto di vista commerciale, per la presenza di negozi, locali e vari uffici professionali, è quello che va da piazza Sabotino a piazza Adriano, nel quartiere Cenisia. Via Dante Di Nanni è quindi una strada tranquilla nel suo tratto più breve, dove ha comunque sede il mercato rionale, mentre è una via trafficata e di grande struscio commerciale nel suo tratto finale, animato anche dalle iniziative dell'associazione "Vivi Via Di Nanni". L'istituzione di un'isola pedonale lungo la strada non manca di suscitare regolarmente proteste da parte dei residenti e dei commercianti. Maurizio Ternavasio, Via Di Nanni, in La Stampa, 26/03/2007. Roberto Catalano, La storia di via Dante Di Nanni e via San Bernardino a Torino, sul sito Occhiopesto del 24 aprile 2013. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Via Dante Di Nanni

Grattacielo Lancia
Grattacielo Lancia

Il grattacielo Lancia, ufficialmente palazzo Lancia, è un edificio di Torino. Si trova in via Vincenzo Lancia, nel quartiere cittadino di Borgo San Paolo. Voluto da Gianni Lancia per essere la sede della direzione dell'omonima casa automobilistica, fu progettato nel 1953 dall'architetto Nino Rosani, con la collaborazione dello studio Giò Ponti e fu sede della Lancia fino al 1969. Viene colloquialmente appellato "Pollice" dagli abitanti della zona. Costruito tra il 1954 e il 1957, il grattacielo fu acquisito nel 1969 dalla FIAT insieme a tutta l'area produttiva Lancia circostante, e restò di proprietà della maggiore casa automobilistica italiana fino al 2005, quando venne ceduto con una joint venture alla Beni Stabili e alla Gefim, per poi essere nuovamente rivenduto in blocco nel 2008 a un investitore privato. Ulteriori rimodellamenti portarono alla riorganizzazione degli spazi interni, variandone anche parzialmente la destinazione d'uso da commerciale a residenziale, prevedendo dal nono al sedicesimo piano unità immobiliari di grande prestigio; tuttavia queste non furono mai costruite in quanto la crisi immobiliare iniziata nel 2007-2008 portò successivamente, nel 2014, al fallimento dell'azienda che intendeva attuare la riconversione. Nonostante sia rimasto in parte inutilizzato fino al 2017, oggi il palazzo è completamente occupato da uffici aziendali. L'edificio è a tutt'oggi uno dei simboli della città, costituendo il potenziale epicentro del nuovo quartiere residenziale e terziario sorto recentemente nelle aree adiacenti, a seguito della demolizione dell'obsoleta area industriale Lancia. Costruito dalla Italcementi su progetto dell'architetto Nino Rosani, il Grattacielo Lancia, con i suoi 70 metri di altezza, fu concepito per divenire l'elemento di connessione tra i due insediamenti industriali preesistenti e definitivamente dismessi nel 2007. La nota particolarità dell'edificio risiede infatti nel sorgere a cavallo della sottostante via Vincenzo Lancia (già via Montenegro fino al 1945, poi via Braccini) grazie alla struttura a ponte di travi reticolari in cemento armato poggianti su due basi a diedro. L'influenza dell'architetto Gio Ponti è percepibile dai molteplici riferimenti al Grattacielo Pirelli: la disposizione planimetrica che distribuisce gli uffici lungo le due facciate vetrate e l'alloggiamento di servizi, scale e ascensori nelle due estremità a pianta trapezoidale. Entrambe le facciate principali presentano ampie vetrate a specchio che scandiscono i 16 piani, mentre i prospetti laterali sono caratterizzati da finestre a incasso lungo tutta l'altezza dell'edificio. Fino al 2005 sul tetto dell'edificio era presente la grande insegna del marchio Lancia. Marco Centenari, La favolosa Lancia. La storia, le macchine, le vittorie, Milano, Editoriale Domus, 1976. Alga D. Foschi, La parabola storica della Lancia attraverso la lettura dei bilanci, in Le carte scoperte. Documenti raccolti e ordinati per un archivio storico della Lancia, Milano, Franco Angeli, 1990. Antonello Barocci, La fabbrica di Borgo San Paolo dalle origini al 1939, in Le carte scoperte. Documenti raccolti e ordinati per un archivio storico della Lancia, Milano, Franco Angeli, 1990. Franco Amatori, Per una storia economica della Lancia, in Le carte scoperte. Documenti raccolti e ordinati per un archivio storico della Lancia, Milano, Franco Angeli, 1990. Giuseppe Berta, Cinquant'anni di relazioni industriali alla Lancia (1919-1969), in Storia della Lancia. Impresa tecnologia e mercati, 1906-1909, Milano, Fabbri, 1992. Franco Amatori, Lancia 1906-1969, in Storia della Lancia. Impresa tecnologia e mercati, 1906-1909, Milano, Fabbri, 1992. Florence Baptiste; Maria Teresa De Palma, La fabbrica e il territorio urbano, in Storia della Lancia. Impresa tecnologia e mercati, 1906-1909, Milano, Fabbri, 1992. Agostino Magnaghi; Mariolina Monge; Luciano Re, Palazzo degli uffici Lancia, in Guida all’architettura moderna di Torino, Torino, Lindau, 1995, p. 224. Archivio Storico Fiat (a cura di), Fiat: le fasi della crescita. Tempi e cifre dello sviluppo aziendale, Torino, Scriptorium, 1996. Sergio Pace, Palazzo degli uffici Lancia, in Vera Comoli Mandracci; Carlo Olmo (a cura di) (a cura di), Guida di Torino. Architettura, Torino, Allemandi, 1999, p. 205. Umberto Rodda, Storia dell'industria piemontese, Torino, Editrice Il punto, 2001. Alessandro Martini, Palazzo Uffici Lancia, in Maria Adriana Giusti; Rosa Tamborrino (a cura di), Guida all’Architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Torino, Umberto Allemandi & C., 2008, pp. 289-290. Borgo San Paolo Costruzioni di Torino più alte Lancia (azienda) Stabilimento Lancia di Borgo san Paolo Travatura reticolare Ville e palazzi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Grattacielo Lancia Grattacielo Lancia, su museotorino.it. Ex Grattacielo Lancia, su virtual-image.it. URL consultato il 20 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2012).

Teatro Astra (Torino)
Teatro Astra (Torino)

Il Teatro Astra di Torino è un teatro sito nel quartiere Campidoglio. Viene commissionato nel 1928 dal costruttore Andrea Verna assieme alla moglie Margherita, filantropi che al Borgo Campidoglio avevano già offerto nel 1904 i terreni e nel 1921 un edificio per la scuola materna che tuttora porta il loro nome. L'edificio viene realizzato nel 1928 come Cinema Teatro Savoia da Contardo Bonicelli, autore fra gli anni Venti e Trenta di pregevoli edifici art déco a Torino. L'inaugurazione avviene il 22 dicembre 1928 con una serata di gala, con la proiezione del film La vestale del Gange ed un concerto di romanze accompagnato da una grande orchestra. La sala aveva in origine una capienza di 1250 posti. Negli anni Quaranta è sede della Sagec, Società Anonima Gestione Esercizi Cinematografici. Assume l'attuale nome negli anni Cinquanta. La struttura del teatro conserva tuttora decorazioni e particolari art déco (marmi, boiseries, balaustre), e la sua facciata è tutelata dalla Soprintendenza. Il Teatro Astra viene restaurato nel 2006 dall'architetto Agostino Magnaghi su committenza della Fondazione Teatro Stabile di Torino. Lo spazio per il pubblico non è disposto a platea, ma a gradinata digradante verso lo spazio scenico, posto allo stesso livello della prima fila di spettatori, in modo da ridurre al minimo e quasi annullare la separazione della "quarta parete". Terminati i restauri, la riapertura è avvenuta il 28 gennaio 2006. Di proprietà della città di Torino, l'edificio è affidato in gestione dal 2009 alla Fondazione Teatro Piemonte Europa (TPE), che ne ha fatto sede della propria stagione di spettacoli. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Teatro Astra Teatro Astra, su museotorino.it. Fondazione TPE - Teatro Piemonte Europa, su fondazionetpe.it.

Palazzo di Giustizia (Torino)
Palazzo di Giustizia (Torino)

Il Palazzo di Giustizia "Bruno Caccia" (o PalaGiustizia) di Torino ha sede in Corso Vittorio Emanuele II, n. 130. Vi si esercita, sia in campo civile sia penale, la giurisdizione di primo e secondo grado; è competente per tutte le cause che non sono di competenza del giudice di pace. Con delibera del 13 marzo 1985 il Consiglio comunale di Torino decise di accorpare in un solo edificio le oltre venti sedi dell'ordinamento giudiziario all'epoca sparse per la città, approvandone il progetto esecutivo nel 1988. Il nuovo Palazzo di Giustizia fu costruito sull'area dell'ex foro boario di Corso Inghilterra e della caserma "Pugnani e Sani" (o "Cavalli") e permise il trasferimento dalla vecchia sede della Curia Maxima di via Corte d'Appello, n. 16. Il primo cantiere fu aperto l'8 giugno 1990 e il progetto fu modificato in corso d'opera per ricavare un piano in più con un costo aggiuntivo di circa 45 miliardi di lire, denari ricavati grazie ad una legge ad hoc voluta dall'allora ministro della giustizia Piero Fassino, che in seguito divenne anche sindaco di Torino. Il complesso, costato circa 350 miliardi di lire, di cui 7 spesati dal Comune di Torino, contro un costo inizialmente previsto di circa 237 miliardi, a causa di numerosi errori di progettazione, entrò in funzione nel 2001 con quasi sette anni di ritardo sulla tabella di marcia dei lavori. L'edificio è dedicato a Bruno Caccia, procuratore della Repubblica e magistrato italiano, ucciso dalla 'ndrangheta sotto casa sua nel 1983 per il suo zelo nel perseguire la mafia calabrese in Piemonte. La costruzione del complesso ha comportato anche gravi infortuni tra gli operai, compresa la morte di uno di essi, Carmelo Romano, nel marzo del 1992. L'edificio venne progettato dagli architetti Ezio Ingaramo ed Enzo Zacchiroli, coadiuvati dagli ingegneri Nicola e Todros e con la consulenza dell'architetto fiorentino Pierluigi Spadolini, e richiama le componenti del tessuto urbano della città storica. È infatti foderato di mattoni piemontesi a vista per richiamare le finiture utilizzate nella parte storica della città torinese, e disseminato di grandi vetrate (per una superficie di 30000 m²) che permettono il massimo ingresso di luce naturale nell'edificio. Alla sua realizzazione parteciparono le società Salini Impregilo, Recchi, Rizzani de Eccher e Orion (per il parcheggio sotterraneo da 985 posti). L'opera, composta da due edifici collegati tra loro con una struttura metallica per una superficie totale di circa 60000 m², è sviluppata su 7 piani fuori terra e 3 interrati; comprende 90 aule, tutte a piano terra o nel seminterrato (compreso il bunker di massima sicurezza), uffici per 1700 persone, un'aula magna da 800 posti (separabile completamente dal resto del fabbricato per poter ospitare cerimonie aperte al pubblico) e un piano destinato agli avvocati.È progettato in modo che i detenuti, seguendo un percorso obbligato, accedano direttamente al banco degli imputati e i giudici possano raggiungere le aule senza incrociare avvocati, pubblico o imputati, in modo da garantire la massima serenità al processo. Tribunale di Torino Distretto della Corte di Appello di Torino

Officine Grandi Riparazioni di Torino
Officine Grandi Riparazioni di Torino

Le Officine Grandi Riparazioni di Torino (OGR Torino) sono un complesso industriale di fine Ottocento situato a Torino. Per un secolo, tra la fine dell'Ottocento e i primi anni Novanta, le OGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino hanno rappresentato un'eccellenza nel campo della manutenzione di locomotive, automotrici e vagoni ferroviari. In passato le OGR furono stabilimento di manutenzione di veicoli ferroviari, dapprima delle Strade Ferrate dell'Alta Italia (SFAI), poi della Rete Mediterranea (RM) e infine delle Ferrovie dello Stato. All'inizio del XX secolo, furono soprannominate Officine Nuove, per distinguerle dalle già esistenti di Stazione Porta Nuova; si eseguivano qui le grandi riparazioni delle locomotive a vapore e delle locomotive elettriche a corrente alternata trifase. Nel secondo dopoguerra, cessate le attività sui due precedenti tipi di motrici, furono adibite alla manutenzione delle automotrici. A seguito della chiusura, avvenuta nei primi anni 90, l’abbandono e il degrado portano a prevederne la demolizione, poi scongiurata. Una parte del complesso, originariamente denominata padiglione ad H e oggi comunemente indicata come OGR, è stata utilizzata per ospitare alcune grandi mostre tematiche organizzate nell'ambito delle celebrazioni di "Esperienza Italia 150" per il 150º anniversario dell'Unità d'Italia. Il complesso sarà aperto del tutto nell'estate del 2019, al termine dei lavori nella manica sud. Nel 2015 il progetto O.G.R. si aggiudica il Premio Urbanistica (categoria: QUALITÀ DELLE INFRASTRUTTURE E DEGLI SPAZI PUBBLICI). L'inaugurazione della prima parte dell'opera di recupero, si è svolta il 30 settembre 2017 con il Big Bang, primo appuntamento in programma che ha visto tra gli ospiti Giorgio Moroder, Elisa, Ghali, Omar Souleyman e Chemical Brothers. Nel 2017 le OGR sono state visitate da 100.000 persone. L'inaugurazione del nuovo edificio è avvenuta il 30 settembre 2017, con un grande evento chiamato "Big Bang", aprendo al pubblico i nuovi spazi delle Officine restaurate. Le OGR di Torino ospitano all’interno dei loro spazi mostre ed eventi culturali relativi alle arti visive, performative, alla musica e all’ambito educativo. Nel 2013 la Fondazione CRT acquista l’edificio a forma di H di circa 20.000 m² e 16 metri di altezza, gli uffici e le aree scoperte e, tramite la Società OGR-CRT, ne avvia la riqualificazione funzionale e strutturale. Sono stati investiti cento milioni di euro dalla Fondazione CRT per la rinascita delle OGR, cercando di integrare soluzioni ad alto contenuto tecnologico, sostenibilità ambientale, salvaguardia del valore storico, flessibilità degli spazi e accessibilità. Nel 2015 il progetto O.G.R. si aggiudica il Premio Urbanistica (categoria: qualità delle infrastrutture e degli spazi pubblici) mentre il marchio, la brand identity e il progetto di segnaletica interna progettati da studio FM milano sono invece stati selezionati dall’Osservatorio del Design per entrare a far parte dell’ADI Design Index. L'inaugurazione della prima parte dell'opera di recupero, si è svolta il 30 settembre 2017 con il Big Bang, primo appuntamento in programma che ha visto tra gli ospiti Giorgio Moroder, Elisa, Ghali, Omar Souleyman e Chemical Brothers. Nell'ottobre 2017, dopo tre anni dall’inizio dell’intervento da parte di Fondazione CRT, le OGR riaprono al pubblico. Nel corso dell’anno le OGR sono state visitate da 100.000 persone. Il complesso sarà aperto del tutto nell'estate del 2019, al termine dei lavori nella manica sud. L’Unità di crisi della Regione Piemonte, insieme ad altri enti e alla Fondazione CRT hanno avviato nella mattina del 28 marzo 2020 i sopralluoghi per l'istallazione nella struttura di un ospedale temporaneo per affrontare la pandemia di COVID-19. I lavori di allestimento del sito, avviati il 4 aprile 2020, hanno interessato un'area pari a circa 8.900 m²; è stato realizzato un modulo da 92 posti ripartiti in 4 posti di stabilizzazione in emergenza intensiva, 32 posti di terapia subintensiva e 56 posti di degenza ordinaria. L'inaugurazione è avvenuta il 18 aprile 2020. L’ospedale Covid delle Ogr cesserà la sua attività alla scadenza dell'affitto, il 31 luglio, e per affrontare l’eventualità di una nuova emergenza autunnale la struttura verrà trasferita in un'altra area in corso di valutazione. Oltre a personale sanitario reclutato dalle ASL torinesi e mediante assunzioni temporanee all'uopo, si sono uniti allo staff sin dall'apertura del sito 38 operatori sanitari cubani della Brigada Henry Reeve (contingente specializzato in catastrofi e gravi epidemie creato da Fidel Castro nel 2005), di cui 21 medici e 16 infermieri, accompagnati dal loro coordinatore logistico, che il Ministero della Salute di Cuba ha destinato al Piemonte accogliendo la richiesta formulata dal presidente della Regione Alberto Cirio attraverso l’Ambasciata di Cuba in Italia. La Brigada si è dichiarata disponibile a operare gratuitamente in Piemonte fino a quando sarebbe stato necessario. Il 10 luglio 2020 comunque, allo stabilizzarsi della situazione epidemiologica, la Brigada cessa la propria attività nel polo ospedaliero; il 12 luglio, con una cerimonia presso il Parco Dora, i sanitari cubani vengono fregiati di una medaglia per meriti civili. Con l’intervento di ristrutturazione e recupero si concretizza il passaggio da ex Officine per la riparazione dei treni a nuove Officine della cultura contemporanea, dell’innovazione e dell’accelerazione d’impresa a vocazione internazionale. Gli Spazi delle Officine Nord sono concepiti per essere polifunzionali su un’area complessiva di circa 9.000 metri quadri, luogo di incontro di arti visive e performative, ospitando mostre, spettacoli, concerti eventi di teatro, danza ed esperienze di realtà virtuale immersiva, in una vera e propria digital gallery. In particolare, le arti visive saranno localizzate nei tre “binari” ovest delle Officine Nord, le arti performative nell’ala est, che mantiene l’antica denominazione di “Sala Fucine”. Il cuore delle Officine Nord è il “Duomo”: l’imponente sala alta ben 19 metri – dove i vagoni dei treni venivano posizionati in verticale per le manutenzioni – sarà destinata a simposi, workshop e conferenze. Il nuovo spazio delle Officine Sud, che verrà completato definitivamente nel 2020, ospiterà un incubatore di idee focalizzato su startup, industrie creative e smart data. Nell’area di circa 9.000 m² sarà infatti sviluppato, in collaborazione con partner locali e internazionali, un hub per la ricerca scientifica, tecnologica, industriale focalizzato su tre attività principali: supporto alle startup, creazione di un polo per la formazione e lo sviluppo di progetti nel settore delle industrie creative e sviluppo di un centro di ricerca applicata su smart data. ANSA, Ogr Torino hub innovazione, 12.000 metri per guardare futuro, 2019 http://www.ansa.it/industry_4_0/notizie/postit/2019/06/05/intesa-san-paolo-ogr-torino-ecosistema-dellinnovazione_c0460f4e-ef84-4e83-a6ca-96e162d384ca.html Artribune, Un anno di OGR a Torino. Due giorni di festa tra musica, danza, performance: gli highlights, 2018 https://www.artribune.com/arti-performative/musica/2018/09/un-anno-di-ogr-a-torino-due-giorni-di-festa-tra-musica-danza-performance-gli-highlights/ Corriere della Sera, Torino: le Officine grandi riparazioni riaprono con il «Big Bang», 2017 https://www.corriere.it/cultura/17_giugno_29/torino-officine-grandi-riparazioni-arte-c8e7830e-5ceb-11e7-95ac-44c3014ce0fa.shtml Famiglia Cristiana, Officine grandi riparazioni nuovo tempio della cultura, 2017 http://www.famigliacristiana.it/articolo/officine-grandi-riparazioni.aspx Il Messaggero, Ogr Torino, 20 milioni di euro di investimento e 500 postazioni, 2019 https://www.ilmessaggero.it/economia/news/ogr_torino_20_milioni_di_euro_di_investimento_e_500_postazioni-4307723.html Il Sole 24 Ore, Al via l’hub dedicato alle start up della smart mobility alle Ogr di Torino, 2019 https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2019-06-05/al-via-l-hub-dedicato-start-up-smart-mobility-ogr-torino-170731.shtml?uuid=ACceMKN Laura Milan, Teknoring, Le nuove OGR di Torino vicine all’apertura https://www.teknoring.com/news/restauro/le-nuove-ogr-di-torino-vicine-allapertura/ La Stampa, Ecco le nuove Ogr, officine di creatività riqualificate, 2017 https://www.lastampa.it/2017/09/06/cronaca/torino-ecco-le-nuove-ogr-officine-creativit-riqualificate-V7rRPi3H79GguI7Dt2B6MO/pagina.html La Repubblica, i ragazzi cantano a Porta Nuova per difendere il clima, 2019 https://video.repubblica.it/edizione/torino/torino-i-ragazzi-cantano-a-porta-nuova-per-difendere-il-clima/332434/333029?ref=vd-auto&cnt=1 Fondazione CRT Officine Grandi Riparazioni Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Officine Grandi Riparazioni di Torino Sito ufficiale, su ogrtorino.it. OGR Torino, su ogr-crt.it.

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è un'istituzione senza scopo di lucro nata a Torino nel 1995 che sostiene l'arte contemporanea e in particolare la produzione dei giovani artisti. L'ente è noto a livello internazionale ed è considerato una rilevante sede espositiva torinese. La fondazione nasce il 6 aprile 1995 su iniziativa della sua presidente Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. Viene nominato direttore artistico Francesco Bonami, che diventerà direttore onorario nel 2014. La fondazione nasce con due sedi espositive: l'area urbana di Torino e Palazzo Re Rebaudengo a Guarene d'Alba. Il centro per l'Arte di Torino in Borgo San Paolo è stato inaugurato nel 2002, sul sito dell'industria dismessa FERGAT ed è un'opera dell'architetto Claudio Silvestrin. Il Palazzo Re Rebaudengo di Guarene d'Alba è invece un edificio settecentesco tutelato dalla Sovrintendenza ai beni culturali. Il 25 settembre 2017, al Matadero di Madrid, Manuela Carmena Castrillo, sindaca del comune di Madrid, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, e Luìs Cueto, coordinatore generale del comune di Madrid, hanno annunciato la nascita della Fundación Sandretto Re Rebaudengo Madrid. Nel 2022 la Fondazione ha annunciato di aprire la quarta sede nell'isola di San Giacomo in Paludo a Venezia: per fare ciò è previsto un piano di recupero dell'isola, attualmente in stato di rovina La fondazione diffonde e promuove l'arte contemporanea, cercando di avvicinare un pubblico sempre più ampio tramite corsi d'arte per adulti, domeniche per le famiglie, laboratori per gli studenti ed il servizio di mediazione culturale, un mezzo per accompagnare il visitatore attraverso il percorso espositivo. La fondazione è promotrice di un programma di progetti sperimentali e interculturali. Sostiene gli artisti, anche tramite la committenza di nuove opere d'arte, il lavoro in sinergia con altre istituzioni per la diffusione e la valorizzazione dell'arte e l'organizzazione di residenze per giovani curatori. A partire dal 2007, il dipartimento educativo della Fondazione promuove progetti interculturali in stretta collaborazione con giovani artisti e alcuni Centri Territoriali Permanenti cittadini: "A Vision of my Own" (2007-2008), "City Telling" (2008-2009), "Parole al vento" (2010). Francesco Bonami, Works from Collezione Sandretto Re Rebaudengo, Skira, Milano, 2005. Il coraggio. Arte contemporanea della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Musumeci, 2010. Pier Luigi Sacco, Il fundraising per la cultura, Meltemi Editore srl, 2006, pp. 193–202. Caso studio con intervista dedicato alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Paolo Paoli, Pianificazione e controllo delle organizzazioni culturali. Analisi teorica e casi di studio, FrancoAngeli, 2006, pp. 179–185. Caso studio dedicato alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Hans Ulrich Obrist, Sogni/Dream, Castelvecchi, 1999. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, su fsrr.org. URL consultato il 22 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2011). Contemporary Torino Piemonte, su contemporarytorinopiemonte.it. URL consultato il 25 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2011).

Museo del carcere Le Nuove
Museo del carcere Le Nuove

Il Museo del Carcere "Le Nuove" è situato presso l'ex carcere di Torino, detto appunto Le Nuove, costruito tra il 1854 ed il 1869, inaugurato nel 1870 sotto il regno di Vittorio Emanuele II, è rimasto in funzione fino a quando non fu sostituito nel 1986 dal più moderno carcere "Lorusso e Cutugno" situato nel quartiere Vallette. Il percorso museale si articola all'interno delle varie strutture dell'ex carcere. Progettato dall'architetto Giuseppe Polani, era stato concepito, secondo i criteri dell'epoca, come un carcere a segregazione individuale. Disponeva di 648 celle, tredici bracci, compresi quelli dei condannati a morte, nonché di due cappelle, una per gli uomini ed una per le donne. Le celle avevano inoltre la caratteristica di avere le finestre a "bocca di lupo", che permettevano di vedere soltanto il cielo. Il suo primo direttore, Marinucci, consentì di utilizzare la chiesa interna per le lezioni scolastiche: i detenuti seguivano le lezioni tenute dai volontari dell'Arciconfraternita dalle cellette progettate per la partecipazione individuale alle funzioni religiose. Durante il periodo fascista vi rimasero reclusi oppositori, partigiani ed ebrei, come Ignazio Vian e Emanuele Artom, deportati e condannati a morte. Famigerato fu il braccio tedesco, gestito dalle SS, dove venivano torturati i detenuti. Fino alla caduta del fascismo non furono apportate modifiche alla struttura; successivamente, con i nuovi diritti costituzionali, il carcere fu reso lentamente più vivibile, eliminando i muri interni del cortile ed apportando importanti modifiche alle celle, tra cui l'ampliamento delle finestre e la dotazione di termosifoni e water. Attualmente nella struttura, oltre al museo del carcere, vi sono anche alcuni uffici giudiziari. Musei di Torino Luoghi d'interesse a Torino Storia di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo del carcere Le Nuove Sito ufficiale, su museolenuove.it. Museo Diffuso Torino - Scheda sul carcere, su museodiffusotorino.it (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2013). Altra scheda sul carcere, su digilander.libero.it.

Platano della Tesoriera
Platano della Tesoriera

Il platano della Tesoriera è un albero monumentale che si trova a Torino nel parco della Villa Tesoriera. L'albero si trova presso l'ingresso del parco della Villa Tesoriera, nel quartiere Parella. Stando ad alcune fonti fu messo a dimora nel 1715, nel corso della costruzione della villa, mentre altri documenti ne retrodatano la nascita al 1797. Questa seconda datazione, secondo l'esperto di alberi monumentali Tiziano Fratus, appare più verosimile se si confronta la crescita dell'esemplare con quella di altri platani messi a dimora in località del Piemonte con climi paragonabili e con anno di impianto noto. L'albero viene soprannominato dagli abitanti del quartiere "il nonno" o anche "l'albero della fortuna". L'albero ha una circonferenza a petto d'uomo di 665 cm. Il suo tronco si ramifica in numerose branche primarie che formano un ampio candelabro, il quale a sua volta sostiene una chioma anch'essa di notevoli dimensioni. È considerato, per larghezza del tronco, l'esemplare di maggiori dimensioni del capoluogo piemontese. La sua altezza è di 28 metri, ed è stato inserito nella lista degli alberi monumentali redatta dalla Regione Piemonte per le sue notevoli dimensioni e per l'età. L'esemplare presenta alcuni problemi strutturali. Nel censimento degli alberi monumentali del Piemonte è identificato dalla scheda n.01/L219/TO/01. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Platano della Tesoriera Video di RaiPlay dedicato al platano: Geo 2021/22 - Il platano di Villa Sartirana, su raiplay.it, RaiPlay, 30/09/2021.