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Rivoli (metropolitana di Torino)

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TurinMetroRivoli
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Rivoli è una fermata della metropolitana di Torino, sita in corso Francia, all'incrocio con piazza Rivoli e l'inizio di corso Vittorio Emanuele II. La fermata è stata resa operativa il 4 febbraio 2006, data dell'inaugurazione della linea 1 metropolitana, che allora era funzionante da Fermi a XVIII Dicembre. All'interno della stazione, è rappresentato, attraverso richiami araldici e alla stessa immagine stilizzata, il castello di Rivoli, una delle residenze sabaude della cintura torinese. La stazione consente l'interscambio con la rete di superficie GTT con la linea 2, 22 e M1S. Biglietteria automatica Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Rivoli (EN) Rivoli, su Structurae.

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Rivoli (metropolitana di Torino)
Corso Francia, Torino Cenisia

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Corso Francia

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10139 Torino, Cenisia
Piemonte, Italia
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Luoghi vicini

Villa La Tesoriera
Villa La Tesoriera

La Villa La Tesoriera, così nota come abbreviazione di Villa Sartirana detta La Tesoriera, è una settecentesca villa barocca torinese che sorge nel quartiere Parella sito nella Circoscrizione 4. L'ingresso principale della villa è in Corso Francia ed è circondata da un vasto parco aperto al pubblico: il Parco della Tesoriera, anche noto in piemontese come Giardin dël Diav. L'area verde ospita il maggior albero per dimensione della città, un platano con circonferenza del tronco pari a 660 cm, a petto d'uomo; piantato nel corso del XVIII secolo, si tratta altresì del più antico albero di Torino. Il giardino conserva anche una pregevole statua di Vittorio Emanuele II, raffigurato in una scena di vita privata dallo scultore siciliano Ettore Ximenes. La villa è chiamata La Tesoriera poiché fu costruita per il Consigliere di Stato e tesoriere generale dello Stato sabaudo di qua dai Monti, Aymo Ferrero di Cocconato (nato a Racconigi, circa 1663 - morto a Torino, il 25 dicembre 1718) che aveva acquistato nel 1713 i terreni sui quali sorge la costruzione. L'architetto cui venne affidato l'incarico dell'edificazione fu Jacopo Maggi, che s'ispirò allo stile di Guarino Guarini. Il Ferrero, già possessore di modesti diritti di giurisdizionali (ad esempio nel feudo di Cavoretto) aveva acquistato parte del feudo di Cocconato dai fratelli Carlo e Francesco Boetti nel 1697. L'inaugurazione della villa avvenne nel 1715 alla presenza di Vittorio Amedeo II e della corte. Aymo Ferrero morì nel 1718 e complesse vicissitudini finanziarie coinvolsero la seconda moglie ed erede universale, Clara Teresa Gay (in prime nozze Aymo aveva sposato Giovanna Maria Battista Cisaletti, ma da entrambi i matrimoni non aveva avuto discendenti) che fu costretta a vendere la villa, acquistata dal marchese Ghiron Roberto Asinari di San Marzano, il quale la cedette dopo non molti anni all'avvocato Bonaudi. La parabola ascensionale dei Ferrero di Cocconato (che erano ramo di una tra le più antiche e influenti famiglie di Carignano) volgeva al termine (anche il fratello di Aymo, Emanuele Filiberto, tesoriere della Città di Torino e del Monte di San Giovanni Battista ebbe in quel periodo alcune disavventure finanziarie) e la villa stessa visse momenti di parziale decadenza. Così Amedeo Grossi descriveva la villa diversi anni dopo la sua costruzione, nel 1790: «La Tesorera villa, e cascina del signor Avvocato Casimiro Donaudi [è] situata lungo, ed alla destra dello stradone di Rivoli distante un miglio da Torino. Avanti il palazzo èvvi un filare d'olmi a tre ordini con un grande rastello di ferro, che la chiude verso lo stradone; quindi altri tre rastelli frammezzati da tre ben architettati pilastri, che separa il filare dal cortile; il suddetto palazzo è il più bello, che vi sia lungo lo stradone di Rivoli tutto in architettura, con un bel salone, e magnifici appartamenti». Al piano terreno vi erano stanze con volte decorate il cui accesso avveniva attraverso un ingresso a galleria che collegava i due fronti. Il primo piano era occupato dal grande salone d'onore dedicato a Vittorio Amedeo II con quattro sale di contorno. I due piani erano collegati da una doppia scala simmetrica che verrà in seguito demolita e sostituita da uno scalone laterale. Intorno, il paesaggio era costituito da campi, prati, dal braccio della bealera Porta, dalle vicine cascine Rolando, il Marino, Sant'Antonio. Nel corso dell'occupazione francese del Piemonte (1797-1814) la villa conobbe un periodo di decadenza e la cascina fu adibita a caserma dagli occupanti francesi. Nel 1806 venne acquistata da un avvocato, certo Leovigildo Massa, che tuttavia la rivendette nel 1812 ad altro privato. Nel 1825 venne acquistata dall'agente di cambio Agostino Fontana. Nel 1840 il catasto Rabbini non rilevò variazioni planimetriche. Alcuni anni più tardi, nel 1869, l'edificio e la tenuta vennero acquistati dal marchese Ferdinando Arborio Gattinara di Sartirana e Breme, senatore del Regno e famoso entomologo, che apportò numerose modifiche sia alla villa sia al parco: fu costruita la manica est con un nuovo scalone d'accesso al piano superiore e i due piani furono occupati da un museo di ornitologia. La cappella originaria venne adibita ad altri usi e ne fu edificata una nuova nei pressi del rustico, mentre i giardini furono trasformati con disegno di gusto pittorico. Nel 1934 l'edificio fu acquistato da Amedeo di Savoia-Aosta, il quale provvide all'erezione dell'ala ovest su progetto dell'architetto Giovanni Ricci: due piani fuori terra e camere di piccole dimensioni con una scala di collegamento. Nel 1962 la Villa venne venduta alla Compagnia di Gesù, che l'adibì a sede del suo Istituto sociale, sistema di scuole parificate elementari, medie inferiori, licei classico e scientifico in Torino. Acquistata dal Comune di Torino nel 1971, rimase a disposizione dei Gesuiti fino al 1975, quando fu definitivamente lasciata al Comune. Appartiene al Sistema bibliotecario urbano della Città di Torino. Attualmente l'edificio è adibito a biblioteca musicale e a sede rappresentativa comunale. È intitolata al musicologo e critico musicale Andrea Della Corte, del quale conserva la biblioteca e l'archivio personale. Studiosi, studenti e appassionati di musica, in particolare di musica classica, trovano in questa biblioteca ricche collezioni di libretti d'opera, di saggistica musicale, dischi e CD e un'interessante sezione di manoscritti e documenti iconografici. La Biblioteca accoglie inoltre un'ampia documentazione sulla danza e le arti coreutiche, grazie anche alle raccolte già facenti parte del Centro per la danza (documentazione e ricerca) e successivamente integrate nelle sue collezioni. Giovanni Lorenzo Amedeo Grossi, Pratica dell'estimatore compilata dall'architetto Amedeo Grossi con cui si dà un chiaro ragguaglio del valore de' materiali, la quantità d'essi, e fatture che si richiedono per la costruzione d'un edificio si civile, che rustico..., Torino, dalla Stamperia di Giuseppe Davico librajo in Dora grossa, 1790 Giovanni Lorenzo Amedeo Grossi, Guida alle cascine, e vigne del territorio di Torino e contorni (con aggiunta dell'indice dei nomi a cura di Elisa Rossi Gribaudi), Torino, Bottega d'Erasmo, 1968 (Ripr. facs. dell'ed.: Torino, 1790-1791) Giovanni Lorenzo Amedeo Grossi, Carta corografica dimostrativa del territorio di Torino, appartenente alla "Guida alle cascine e vigne del territorio di Torino", stampata a Torino nel 1791, Torino, Bottega d'Erasmo, 1968 (Ripr. facs. dell'ed.: Torino, 1790-1791) Antonio Rabbini, Elenco dei nomi dei proprietarii delle cascine, ville e fabbriche designate sulla carta topografica della Città, territorio di Torino e suoi contorni, Torino, Maggi, 1840 Giovanni Ricci, Alcune notizie intorno alla Tesoriera e ai suoi recenti restauri, in «Bollettino storico-bibliografico subalpino», 1941 Giovanni Ricci, Una villa settecentesca alle porte di Torino, in «Atti e rassegna tecnica della Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, nuova serie, anno V, n. 8, agosto 1951». pp. 239-241 Augusto Pedrini, Ville dei secoli XVII e XVIII in Piemonte, Torino, Dagnino, 1965 Elisa Gribaudi Rossi, Cascine e ville della pianura torinese: briciole di storia torinese rispolverate nei solai delle ville e nei granai delle cascine, Torino, Le bouquiniste, 1970 Torino. Assessorato al Patrimonio e alle Opere Pubbliche. Restauro e riuso del patrimonio edilizio comunale di Torino (1975-1980), Torino, Assessorato al Patrimonio e alle Opere Pubbliche, [198.] (Già pubbl. in: «Atti e rassegna tecnica», 1980, n. 3/4, p. 107-118) Gustavo Mola di Nomaglio, Aymo Ferrero di Cocconato e "la Tesoriera" di Torino, Torino, Centro studi piemontesi, 1985 (Estratto da: «Studi piemontesi», XIV (1985), n. 2, p. 302-314) Chiara Ronchetta, Laura Palmucci (a cura di), Cascine a Torino: la più bella prospettiva d'Europa per l'occhio di un coltivatore, Torino, Camera di commercio, industria, artigianato ed agricoltura, 1996 Tiziano Fratus, Vecchi e grandi alberi di Torino. Itinerari per cercatori di alberi secolari, La Stampa/Fusta Editore, Torino, 2013 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa La Tesoriera Museo Torino, su museotorino.it.

Teatro Astra (Torino)
Teatro Astra (Torino)

Il Teatro Astra di Torino è un teatro sito nel quartiere Campidoglio. Viene commissionato nel 1928 dal costruttore Andrea Verna assieme alla moglie Margherita, filantropi che al Borgo Campidoglio avevano già offerto nel 1904 i terreni e nel 1921 un edificio per la scuola materna che tuttora porta il loro nome. L'edificio viene realizzato nel 1928 come Cinema Teatro Savoia da Contardo Bonicelli, autore fra gli anni Venti e Trenta di pregevoli edifici art déco a Torino. L'inaugurazione avviene il 22 dicembre 1928 con una serata di gala, con la proiezione del film La vestale del Gange ed un concerto di romanze accompagnato da una grande orchestra. La sala aveva in origine una capienza di 1250 posti. Negli anni Quaranta è sede della Sagec, Società Anonima Gestione Esercizi Cinematografici. Assume l'attuale nome negli anni Cinquanta. La struttura del teatro conserva tuttora decorazioni e particolari art déco (marmi, boiseries, balaustre), e la sua facciata è tutelata dalla Soprintendenza. Il Teatro Astra viene restaurato nel 2006 dall'architetto Agostino Magnaghi su committenza della Fondazione Teatro Stabile di Torino. Lo spazio per il pubblico non è disposto a platea, ma a gradinata digradante verso lo spazio scenico, posto allo stesso livello della prima fila di spettatori, in modo da ridurre al minimo e quasi annullare la separazione della "quarta parete". Terminati i restauri, la riapertura è avvenuta il 28 gennaio 2006. Di proprietà della città di Torino, l'edificio è affidato in gestione dal 2009 alla Fondazione Teatro Piemonte Europa (TPE), che ne ha fatto sede della propria stagione di spettacoli. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Teatro Astra Teatro Astra, su museotorino.it. Fondazione TPE - Teatro Piemonte Europa, su fondazionetpe.it.

Platano della Tesoriera
Platano della Tesoriera

Il platano della Tesoriera è un albero monumentale che si trova a Torino nel parco della Villa Tesoriera. L'albero si trova presso l'ingresso del parco della Villa Tesoriera, nel quartiere Parella. Stando ad alcune fonti fu messo a dimora nel 1715, nel corso della costruzione della villa, mentre altri documenti ne retrodatano la nascita al 1797. Questa seconda datazione, secondo l'esperto di alberi monumentali Tiziano Fratus, appare più verosimile se si confronta la crescita dell'esemplare con quella di altri platani messi a dimora in località del Piemonte con climi paragonabili e con anno di impianto noto. L'albero viene soprannominato dagli abitanti del quartiere "il nonno" o anche "l'albero della fortuna". L'albero ha una circonferenza a petto d'uomo di 665 cm. Il suo tronco si ramifica in numerose branche primarie che formano un ampio candelabro, il quale a sua volta sostiene una chioma anch'essa di notevoli dimensioni. È considerato, per larghezza del tronco, l'esemplare di maggiori dimensioni del capoluogo piemontese. La sua altezza è di 28 metri, ed è stato inserito nella lista degli alberi monumentali redatta dalla Regione Piemonte per le sue notevoli dimensioni e per l'età. L'esemplare presenta alcuni problemi strutturali. Nel censimento degli alberi monumentali del Piemonte è identificato dalla scheda n.01/L219/TO/01. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Platano della Tesoriera Video di RaiPlay dedicato al platano: Geo 2021/22 - Il platano di Villa Sartirana, su raiplay.it, RaiPlay, 30/09/2021.

Corso Francia
Corso Francia

Corso Francia è una delle principali arterie di Torino, nonché, grazie a una lunghezza di 11,75 km complessivi, il corso rettilineo più lungo d'Europa. Tuttavia, poiché si ripartisce in tre differenti comuni (Torino, Collegno e Rivoli, seppur senza cambiare nome), il corso più lungo che si sviluppa interamente nella città di Torino è invece corso Regina Margherita, che parte dal Po e si prolunga in direzione ovest. La costruzione del rettilineo fu voluta da Vittorio Amedeo II di Savoia che, da Chambéry, la ordinò nel 1711. Tra le sue maggiori intersezioni ci sono Corso Ferrucci, Piazza Bernini e Corso Lecce. Il corso, partendo da piazza Statuto, lascia sulla sinistra i quartieri di Cit Turin e Pozzo Strada e passa a fianco alla Villa La Tesoriera e all'Alenia Aeronautica; uscendo dai confini della città di Torino, dopo 5 km, raggiunge prima Collegno e il Villaggio Leumann e successivamente Rivoli, dove incrocia il quartiere di Cascine Vica, sino ad arrivare ai piedi del Castello di Rivoli e terminare in piazza Martiri della Libertà a Rivoli, dove dà inizio a corso Susa. Questi percorre, nella sua integrità, un tracciato quasi perfettamente rettilineo: 4 km prima di Rivoli, ove i Gesuiti anticamente avevano un podere che desideravano preservare, lo stradone subisce una leggera deviazione. Il tracciato di corso Francia prosegue poi verso la Val di Susa con la denominazione strada Statale 25 del Moncenisio. Realizzata per editto regio dal 1711, la cosiddetta "strada di Francia" è quasi parallela alla precedente romana via Cozia o delle Gallie, ancora riconoscibile nell'attuale confine tra i comuni di Collegno e Grugliasco. Allora al centro dell'attività commerciale, questa via, ben lontana dall'essere inglobata nel corpus cittadino, s'immetteva in città dalla Porta di Susa, passando per via Dora Grossa, che oggi è conosciuta sotto il nome di via Garibaldi. Durante l'assedio di Torino del 1706, l'area venne destinata all'accampamento francese, specie nelle zone intorno al Parco della Pellerina, mentre presso la Cittadella di Torino si svolsero molti combattimenti sanguinosi. Nel marzo 1939 la prima parte del corso, da piazza Statuto a piazza Bernini, fu ridenominata corso Gabriele D'Annunzio in onore del poeta; durante la seconda guerra mondiale, a causa dell'entrata in guerra dell'Italia contro il paese transalpino, il resto del corso prese il nome di corso Italia. Con la fine delle ostilità, l'intero corso riassunse il nome originale. Essendo un asse viario di fondamentale importanza per la corte, in quanto collegava in linea retta il centro cittadino, e quindi anche il Palazzo Reale di Torino, con il castello di Rivoli, la strada di Francia divenne naturale palcoscenico dell'espansione torinese e già dalla metà del XVIII secolo sorsero molte ville, appartenenti alla nobiltà cittadina, lungo il vialone, allora lungo 11 km, largo dodici metri e fiancheggiato da olmi. Non sorprende, quindi, la presenza di alcuni storici palazzi come: Villa La Tesoriera, antico edificio in stile piemontese, realizzato a partire dal 1713 Casa Fenoglio-Lafleur, celebre palazzo in tipico stile liberty, all'angolo con via Principi d'Acaja Villino Raby, a poche decine di metri da via Principi d'Acaia, ora sede istituzionale dell'Ordine dei Medici-Chirurghi di Torino Casa della Vittoria, nel quartiere Cit Turin, in stile neo-gotico Di particolare interesse, poi: il Villaggio Leumann, quartiere operaio sorto verso la fine del XIX secolo, esteso su una superficie di 60000 m²: le casette, ideate dall'imprenditore svizzero Napoleone Leumann, sono facilmente visibili da corso Francia, simbolo di un'epoca industriale ormai passata; la Chiesa della Visitazione, in Piazza del Monastero (rientrata), nel quartiere Parella (Torino) L'intera lunghezza di corso Francia fu utilizzata nel 1760 per i calcoli matematici trigonometrici del fisico Giovanni Battista Beccaria in merito a una porzione di meridiano terrestre (il Gradus Taurinensis), eseguiti insieme ad altri punti geografici piemontesi di Andrate e di Mondovì. In ricordo di ciò, nel 1808 fu posto un piccolo obelisco, alto 7,94 metri, tra gli alberi in mezzo a piazza Statuto (anche chiamato "guglia Beccaria"), più uno gemello al fondo di corso Francia, a Rivoli. Al Beccaria fu anche intitolato il piccolo tratto di corso che parte dal giardinetto dell'obelisco di piazza Statuto verso corso Principe Eugenio. In tema di trasporti, corso Francia venne considerato fin dall'inizio di grande importanza, proprio perché in grado di garantire un rapido collegamento con Rivoli. Il 17 settembre 1871 venne inaugurata una ferrovia a vapore a scartamento ridotto, poi ammodernata nella tranvia Torino-Rivoli, che percorreva per la quasi totalità il vialone, partendo dall'incrocio con via Principi d'Acaja per terminare presso il limitare di Rivoli. Nei primi anni, in una prima tratta lunga 148 m che collegava via Principi d'Acaja con piazza Bernini, il tragitto della ferrovia era sotterraneo e quindi percorreva una trincea che conduceva i binari allo stradone, in superficie. La tranvia venne realizzata dal piemontese Giovanni Colli, che per questa realizzazione, per altro anche molto messa in caricatura dalla stampa di allora, venne soprannominato Padron dël vapor (Padrone del vapore). Trasformata in tranvia a scartamento normale nel 1914, fu soppressa nel 1955 e sostituita dalla filovia Torino-Rivoli, attiva fino al 1979. Oggi la metropolitana di Torino, inaugurata nel 2006, corre per lungo tratto sotto l'asse viario di corso Francia; essa sostituisce la linea 1 di tram, attiva dal 1982 all'inizio dei lavori nel 2000 e poi esercitata con autobus. In precedenza altre linee tramviarie percorrevano il corso, come il tram 6 fin dagli anni 1940. Le stazioni della metropolitana in corso Francia sono nove: Principi d'Acaja, Bernini, Racconigi, Rivoli (piazza), Monte Grappa, Pozzo Strada, Massaua, Marche, Paradiso (nel comune di Collegno). È in corso il prolungamento della linea in direzione Rivoli, nel quale sono previste ulteriori tre stazioni: Collegno Centro, Leumann e Cascine Vica. Carlo Merlini, Ambienti e figure di Torino vecchia, Torino, Stamperia Rattero, 1962 Liberty a Torino Pietro Fenoglio Piazza Statuto Villaggio Leumann Collegno Rivoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso Francia

Campidoglio (Torino)
Campidoglio (Torino)

Campidoglio (Camp-ëd-Dòj in piemontese) è un quartiere a ovest di Torino, oggi a carattere prettamente residenziale, sito nella Circoscrizione 4, esattamente a cavallo tra i quartieri Parella e San Donato. La zona è delimitata : a ovest, da Corso Lecce e via Zumaglia (confine con Parella) a est, da Corso Alessandro Tassoni (confine con San Donato) a nord, da Corso Regina Margherita (confine con Lucento e San Donato) a sud, dal tratto di Corso Francia tra Piazza Rivoli e Piazza Gian Lorenzo Bernini (confine con Cit Turin) L'origine del toponimo non è chiara. Un'ipotesi può riferirsi al piccolo rilievo collinare in cui si trova, che potrebbe aver suggerito il nome traendo spunto dal più noto Campidoglio di Roma. Tuttavia, essendo questa in origine una vasta area rurale fuori dalla cinta muraria cittadina, un'altra ipotesi più verosimile sarebbe quella relativa alla denominazione di alcuni terreni, ovvero dei "campi", di proprietà della famiglia Doglio, probabile prediale del XIV secolo. Vero è, che tale toponimo fu, in passato, poco utilizzato e probabilmente soltanto per distinguere questa zona sia dalla vicina borgata Parella, sia dall'antico borgo del Martinetto, oggi quartiere San Donato, nome dato a causa dei martinetti idraulici per il pompaggio dell'acqua dal vecchio canale Ceronda (oggi inesistente), usato per i vecchi mulini Feyles che si trovavano nell'attuale sito di Corso Tassoni, 56. Specialmente nel XVI secolo, fu utilizzato, sebbene poco frequentemente, anche il nome di "San Rocchetto", quindi anche di "Barriera di San Rocchetto", probabilmente per l'esistenza di un'antica cappella votiva dedicata a San Rocco, situata probabilmente nei pressi di Via Colleasca. Il toponimo "Campidoglio" riapparve poi dopo l'abbattimento della cinta daziaria occidentale, dalla seconda metà del XIX secolo circa, quando cominciò a svilupparsi una vera e propria piccola borgata a sé, ricca di artigiani ed operai. L'antico corso Altacomba diventò corso Svizzera, mentre la "strada antica per Collegno" diventò l'attuale via Nicola Fabrizi. Il borgo si ampliò ancora nel XX secolo, con l'avvento di nuovi caseggiati, il teatro cinema Savoia (poi rinominato Astra) di via Rosolino Pilo 6, nuovi palazzi e piccole fabbriche, come la "Ratti & Paramatti" vernici. Il borgo fu poi riqualificato e ristrutturato agli inizi degli anni novanta ed ancora oggi mantiene un discreto carattere commerciale e residenziale. Caratterizzato da una rete stradale particolarmente fitta, con strade in larga maggioranza a senso unico, e da unità immobiliari di altezza ridotta rispetto alla media dei quartieri circostanti, assume a tratti un’aria pittoresca ed antica. A ridosso di Corso Tassoni/Via Cibrario e prospiciente all'Ospedale Maria Vittoria, spicca la maestosa chiesa di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. L'edificio fu fortemente voluto nel 1880 dal teologo Domenico Bongioanni, allievo di don Giovanni Bosco. I cantieri della chiesa partirono sotto la direzione dell'architetto Giuseppe Gallo, che ne disegnò la facciata e la struttura in stile neobarocco. Fu quindi terminata e inaugurata il 26 novembre 1899, alla presenza dell'arcivescovo di Torino Agostino Richelmy, e dedicata a Sant'Alfonso Maria de' Liguori, dottore della Chiesa, come recita anche la scritta sull'elegante facciata S.ALPHONSO DOCTORI S[ANCTAE] E[CCLESIAE]. La facciata inoltre, presenta due colonne in granito che sorreggono un enorme arco. L'ampio sagrato, simile a una vera e propria piazza, porta all'ingresso principale, con sopra la scritta DOMUS DEI ET PORTA COELI (lat. "Casa di Dio e porta del Cielo"). Ancora sopra il timpano della facciata, fu collocata una grande epigrafe in marmo bianco che narra, in latino, le opere del santo, tuttavia sbiadita col passare del tempo e oggi praticamente illeggibile. La struttura interna della chiesa si apre a pianta ellittica, intorno a cui sono presenti sei cappelle laterali, illuminate da lucernari e decorate con statue di angeli. La grande cupola ellittica, impreziosita da abbondanti decorazioni in stucco, termina con un cupolino, anch'esso ellittico. Le navate laterali furono successivamente arricchite dall'architetto Bartolomeo Delpero. Il retro della chiesa ospita anche un oratorio, due campi sportivi interni, una mensa per i poveri e altre opere di carità, quindi alloggiamenti per i consacrati. Lungo il XX secolo, la struttura divenne un grande punto di riferimento pastorale per la città, al punto che tutto il rione intorno alla chiesa (Via Netro-Via Fiano) fu anch'esso dedicato al santo. Si tratta di una piccola area verde di interesse storico, situata in Corso Appio Claudio angolo Corso Svizzera, dietro la centrale elettrica. Il nome deriva dall'antico nome del vicino quartiere di San Donato. Qui, fu poi eretto un tiro a segno nel 1883, ma è nella seconda guerra mondiale che divenne tristemente famoso, come luogo dell'esecuzione di più di sessanta tra partigiani e antifascisti, nel periodo tra il 1943 e il 1944. Nel 1967, l'area fu recintata e fu istituita una commemorazione che ricorda il giorno della fucilazione di otto componenti del primo Comitato militare regionale piemontese nel 1944, mentre ogni 25 aprile viene organizzata una fiaccolata che parte dal vicino quartiere San Donato. Si tratta di un edificio a ridosso del vicino quartiere Parella, eretto nel 1928 su progetto dell'architetto Paolo Napione per il Cavalier Giuseppe Arduino, già proprietario di altri edifici della zona. Concepito in stile neogotico con presenza di eleganti torrette, fu successivamente arricchito di decorazioni a rievocazione medioevale ed è ben visibile da Corso Lecce 63 (anticamente 108), all'angolo con Via Lessona. Una leggenda urbana lo vuole come abitazione dove visse per alcuni anni il celebre Macario, mentre è noto che l'attore viveva invece in centro. Insieme di opere murarie e altre installazioni artistiche distribuite fra le vie di quello che, spesso, viene anche chiamato il Borgo Vecchio del Campidoglio, ovvero l'area più antica di tutta la zona e fino ad oggi conservata, quella compresa tra via Colleasca, via San Rocchetto, via Locana. Là dove oggi sorge la cosiddetta "Casa dei maestri" di via Bianzè 19, in passato (1920-1955 circa) abitò, con la sua famiglia di origine, un giovane, Raf Vallone, partigiano, calciatore e famoso attore. Progettato ed edificato nel 1928-30 da Contardo Bonicelli come Cinema Savoia, prende il nome attuale negli anni Cinquanta. È uno tra i più pregevoli edifici Art-Déco di Torino. Restaurato nel 2006 dall'architetto Agostino Magnaghi, ospita dal 2009 gli spettacoli della stagione Tpe - Teatro Piemonte Europa. Sempre progettate da Contardo Bonicelli nel 1929, sono edifici da reddito di sette piani, realizzati con uno stile mitteleuropeo derivato dall'Art déco, che si affacciano su Corso Francia e via Giacomo Medici. Furono in parte danneggiati dai bombardamenti dell'8 dicembre 1942. Il giardino tra corso Svizzera e via Musinè è stato intitolato il giorno 8 giugno 2017 dal Comune di Torino all'ideatore dell'esperanto Ludwik Lejzer Zamenhof. Le panchine dei giardini di piazza Moncenisio, riqualificati nel corso del 2010, sono state dipinte dall'artista torinese Vito Navolio che ha reso omaggio a dieci grandi maestri dell'arte contemporanea Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Campidoglio Circoscrizione 4, su comune.torino.it. Museo di Arte Urbana, su museoarteurbana.it. Galleria Campidoglio, su galleriacampidoglio.it.

Chiesa di Gesù Adolescente
Chiesa di Gesù Adolescente

La chiesa di Gesù Adolescente è un edificio di culto cattolico nel quartiere Cenisia di Torino. La sua parrocchia fa parte dell'arcidiocesi di Torino e ospita una comunità locale della Società salesiana di San Giovanni Bosco. Nel 1918 Filippo Rinaldi e Pietro Ricaldone rilevarono il bisogno di un nuovo oratorio nel quartiere e il padre salesiano Paolo Albera promosse nel 1921 il progetto per la chiesa, affidandolo all'architetto Giulio Valotti. La prima pietra venne posata il 4 luglio 1922, con la benedizione da parte del cardinale Agostino Richelmy. I lavori terminarono tre anni più tardi e l'edificio poté essere consacrato il 31 ottobre 1925 come "tempio di Gesù Adolescente e della Sacra Famiglia". La chiesa fu elevata a parrocchia con decreto del cardinale Maurilio Fossati il 5 febbraio 1934. La struttura venne danneggiata dai bombardamenti anglo-americani il 18 novembre 1942 e restaurata solamente a inizio 1945. La facciata, abbellita da mosaici e sculture, è a coronamento triangolare. Presenta lateralmente due torrette ottagonali che terminano a guglia, e centralmente un grande rosone. Il portale possiede una strombatura. Dall’abside semicircolare si erge un campanile a base quadrata di 50 metri. La pianta interna è longitudinale, a croce latina e singola navata, con volte a crociera caratterizzate da costoloni; 6 cappelle (tre per lato) si affacciano su tale ambiente per mezzo di arcate a tutto sesto. Sul presbiterio, che nel 2010 ricevette adeguamento liturgico, grandeggia un altare maggiore policromo al quale gli altari delle cappelle, curiosamente, sono paralleli. È presente un organo della ditta Tamburini, collocato nel 1935. Edifici di culto a Torino Luoghi d'interesse a Torino Parrocchie dell'arcidiocesi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Gesù Adolescente Chiesa di Gesù Adolescente, su Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di Gesù Adolescente , su chieseitaliane.chiesacattolica.it. https://www.museotorino.it/view/s/01f6c06657084b8da4aa9e14e6c39ef7 https://www.diocesi.torino.it/site/wd-annuario-enti/territorio-diocesano-1587637780/vicariato-territoriale-distretto-torino-citta-19214/unita-pastorale-n-05-s-paolo-14019/gesu-adolescente-196/

Villa Arduino
Villa Arduino

Villa Arduino (anche nota come Palazzotto Arduino e, impropriamente, come la Villa di Macario) è un edificio storico di Torino, considerato uno degli ultimi e forse più interessanti esempi di dimora in stile neogotico presenti in città. Situata nel quartiere Parella e nel sotto-quartiere Campidoglio, Villa Arduino sorge in una zona prettamente residenziale a poca distanza dalla Pellerina. Tra l'Ottocento e il Novecento la città di Torino fu epicentro di un'intensa attività edilizia prevalentemente orientata allo stile Liberty. Parallelamente al naturalismo esasperato di questo stile architettonico si sviluppò la corrente del Neogotico di cui, oltre alla chiesa di Gesù Nazareno, gli esempi più eminenti di tale contaminazione in città sono alcune residenze private del quartiere Crocetta, della collina e la celebre Casa della Vittoria che sorse sul vicino corso Francia nel 1924. Nel 1928 il cavalier Giuseppe Arduino, ambizioso imprenditore edìle torinese, ebbe l'idea di commissionare all'architetto Paolo Napione, già autore del Teatro Alfa, un edificio adatto a ospitare la sede della sua azienda e, contemporaneamente, la propria dimora. Fu così che nacque il progetto di Villa Arduino, considerata uno degli ultimi esempi di gusto eclettico e neogotico a fronte dell’incalzante incedere dell'architettura razionalista che ha caratterizzato il decennio compreso tra gli anni trenta e gli anni quaranta del Novecento. L'edificio, fortemente voluto dal cavalier Arduino, fu realizzato su uno dei lotti di terreno di sua proprietà, un appezzamento oltre l'agglomerato urbano dell’epoca e adiacente ai vari altri limitrofi su cui, negli anni successivi, sorsero gli edifici condominiali pluripiano in chiaro stile razionalista realizzati proprio dalla stessa impresa edìle del cavalier Arduino. Nel corso dei decenni successivi Villa Arduino è stata erroneamente identificata come la residenza di Erminio Macario, il celebre attore comico torinese nato nel 1902, alimentando una sorta di leggenda metropolitana del tutto priva di fondamento. Questa diceria popolare è stata smentita ufficialmente molte volte poiché il noto attore, infatti, abitò in un grande appartamento in via Santa Teresa 10, proprio sopra il teatro "La Bomboniera" che aveva fatto costruire per mettere in scena alcuni suoi spettacoli di varietà. Un'altra credenza comune vorrebbe che Macario abbia abitato poco distante, presso Villa Gibellino nella vicina via Sismonda 18, ma anche questa notizia non è documentata. L'unico ospite illustre che ha risieduto per un breve periodo nella zona pare essere stato Michel de Notredame; secondo alcune testimonianze storiche, si afferma che il celebre Nostradamus soggiornò tra il 1556 e il 1562 come ospite presso la cosiddetta Domus Victoria, in seguito ribattezzata Cascina Morozzo, edificio poi demolito negli anni sessanta del Novecento. Nel corso degli anni Villa Arduino ha avuto più proprietari ed attualmente è una residenza privata. Dal 2010 l'edificio è sottoposto a provvedimento di tutela ai sensi del codice dei Beni Culturali con D.D.R. 27/10/2008. L'edificio a pianta angolare si sviluppa su quattro piani fuori terra e sorge sull'asse di corso Lecce, in corrispondenza dell’incrocio con via Michele Lessona. Villa Arduino, che nel progetto originario presentava facciate più movimentate, sfrutta strategicamente la posizione angolare per evidenziare il suo imponente ingresso padronale composto da un primo volume che avanza sino a filo strada e ingloba un portale d'accesso caratterizzato da un portico con due archi laterali che fiancheggiano un grande arco a tutto sesto che conduce all'ingresso principale dell'edificio. Il portico è sormontato da un ampio terrazzo al primo piano con balaustra in litocemento e dal volume principale più caratterizzante, ovvero una sorta di dongione dai chiari stilemi neogotici con balconi al secondo piano e un loggiato al terzo, costituito da ampie trifore su ciascun lato, con archi a tutto sesto e coppie di colonne binate. Attorno a questo principale corpo angolare si articolano le due ali laterali dell’edificio, le cui facciate sono interamente percorse da un ciclo di affreschi e da un rivestimento che alterna a contrasto il mattone a vista con l'ocra degli elementi del ricco apparato decorativo costituito da decori fitomorfi, zoomorfi, allegorie e riferimenti araldici realizzati in litocemento. Entrambe le ali laterali dell'edificio ospitano un vialetto con un'aiuola piantumata antistante e sono costituite da due piani a struttura mista di muratura e cemento armato, con parziali sopraelevazioni che ospitano il secondo e terzo piano, le cui facciate sono caratterizzate da una variegata alternanza di bifore, trifore, loggiati, archi, finestre con arco a sesto acuto e archi a tutto sesto, compresi i due archi strombati del dongione e quello principale, che affaccia sul terrazzo sopra il portale di ingresso angolare. L’edificio prevede a sinistra dell’ingresso pedonale e del passo carrabile presenti al civico 14 di via Michele Lessona, l’appartamento del custode. Alla sua destra vi è l'ala dell'edificio caratterizzata da un portico con volte a crociera e archi a tutto sesto, di cui uno costituisce il varco carrabile che conduce all'ampia corte interna, dove trovano posto un magazzino e un’autorimessa. Il piano superiore, sovrastato da pinnacoli e da un'ulteriore torre con un loggiato che affaccia sulla corte interna, era invece originariamente destinato interamente all’abitazione della famiglia Arduino. Il modulo laterale affacciato su corso Lecce, invece, appare più omogeneo, con una struttura quadrangolare costituita da prospetti più regolari e austeri, caratterizzati da finestre a sesto acuto per l'ultimo piano, bovindi, un grande affresco e un arco cieco a sesto acuto che contiene un'ampia vetrata a quadrifora al primo piano, che affaccia su un ulteriore terrazzo. Quest'ala dell'edificio ospitava originariamente gli uffici del cavalier Arduino con gli annessi locali per i disegnatori, la segreteria e l’amministrazione. Su questo stesso lato è presente un secondo accesso pedonale a filo strada sovrastato da un'edicola in muratura riportante tipiche decorazioni neogotiche, che conduce all'ingresso originariamente destinato agli uffici. Nel 1940 venne realizzata una recinzione in litocemento in sostituzione dell’originale cancellata in ferro battuto, smantellata per donare alla patria il metallo per fini bellici. Essa è stata demolita nel 1960 e nuovamente sostituita con una stilisticamente più coerente. Tuttavia i ferri battuti originali superstiti si ritrovano nel cancello principale e in quelli degli accessi pedonali, che riportano un decoro piuttosto fitto ed elaborato. A completamento della decorazione, vi sono alcuni ferri battuti di elaborata fattura anche sulla cima del dongione angolare, dove svetta un segnavento, e sulle falde di copertura dei moduli più alti, nonché sullo stipite dell'accesso angolare principale, dove si trovano affisse due targhe metalliche recanti la dicitura "Palazzotto Arduino" in caratteri gotici a rilievo. M1 Metropolitana, fermate: Rivoli, Racconigi. Bus 71, 2 AA. VV., 1928-1929, Guida di Torino, Torino, Paravia, 1928. AA.VV., Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Torino, Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, 1984, ISBN non esistente. B. Coda N., R. Fraternali, C. L. Ostorero, 2017, Torino Liberty. 10 passeggiate nei quartieri della città., Torino, Edizioni del Capricorno, 2017, ISBN 978-88-7707-327-3. M. Leva Pistoi, Mezzo secolo di architettura 1865-1915. Dalle suggestioni post-risorgimentali ai fermenti del nuovo secolo, Torino, Tipografia Torinese, 1969, ISBN non esistente. G. M. Ferretto, Dante e Nostradamus. L'enigma della lapide di Torino, Treviso, Edizioni G.M.F., 2001. Liberty a Torino Casa della Vittoria Ville e palazzi di Torino Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Arduino Villa Arduino, su museotorino.it.

Rifugio antiaereo di Piazza Risorgimento
Rifugio antiaereo di Piazza Risorgimento

Il rifugio antiaereo di piazza Risorgimento a Torino è uno dei più grandi tra i 21 ricoveri pubblici costruiti tra il 1942 e il 1944. Fu utilizzato durante i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale. Il rifugio antiaereo di piazza Risorgimento fu edificato alla fine del 1943. Questa struttura fu uno dei primi rifugi realizzati nel capoluogo piemontese. Difatti, a pochi giorni dall’entrata in guerra, le strutture difensive volte alla protezione dei civili da attacchi aerei erano ancora scarse e non sufficienti per tutta la popolazione torinese dell’epoca, salvo alcuni rifugi pertinenti agli uffici pubblici, come il Municipio e la Prefettura. I ricoveri erano soltanto 781 e potevano contenere un massimo di 45.000 persone, su un totale di 703.000 abitanti. Dall'autunno del 1942, i frequenti bombardamenti su Torino misero in risalto il problema della scarsità di ricoveri, poiché fino a quel momento, la difesa aerea era stata affrontata dalle autorità non adeguatamente, senza una prospettiva chiara degli effetti disastrosi che i bombardamenti avrebbero provocato. Questa politica superficiale era testimoniata dalla costruzione di trincee scavate sul suolo pubblico, con lo scopo di difendere la popolazione dalle incursioni. Le stesse vennero demolite per la loro inefficacia, a partire dal dicembre del 1941. La città cercò di proteggersi dagli attacchi aerei ricorrendo alle cantine trasformate in ricoveri, agli infernotti ed ai numerosi rifugi pubblici (di cui una ventina in costruzione per tutta la durata della guerra) ed allo sfollamento. Nel dicembre del 1944 Torino metteva a disposizione della cittadinanza ben 137 rifugi in grado di accogliere più di 46.000 persone. I rifugi definiti casalinghi differenziati da una R bianca dipinta vicino al portone (a partire dal 1936 il piano regolatore della città prevedeva che i palazzi di nuova costruzione fossero dotati di un rifugio che rispettasse il capitolato emanato dalla PAA) per poter essere riconoscibili, erano divisi in due categorie: quelli normali e quelli di circostanza. I primi erano 955 e potevano accogliere più di 41.000 persone; i secondi, non a norma, erano circa 15.000. Sommando le capienze delle diverse tipologie di rifugi esistenti in città ( pubblici, casalinghi a norma e gli infernotti ) risultava che solo il 15% della popolazione potesse poter contare su un riparo sicuro. Esistevano altri rifugi pubblici a Torino, realizzati, prendendo ispirazione dal progetto iniziale del rifugio di piazza Risorgimento. Tra questi ricordiamo: giardini di Largo Sempione, l'ex area Mercato Generali di Via Giordano Bruno, il Parco Ruffini, Palazzo Campana e infine quello di Palazzo Civico. Alcuni di questi sono attualmente accessibili al pubblico in occasione di manifestazioni o visite guidate. Nel 1945, dopo la guerra, il rifugio di piazza Risorgimento fu dimenticato per decenni. Negli anni Novanta, in concomitanza con il progetto di costruzione di un garage sotterraneo pertinenziale, vennero effettuati dei sondaggi per verificare le affermazioni di alcuni testimoni dell'epoca che asserivano la presenza di un rifugio antiaereo sotto piazza Risorgimento. Le ricerche iniziarono con la partecipazione della Circoscrizione 4 e del Vicesindaco di Torino, Domenico Carpanini, il quale si calò per primo, nel febbraio 1995, attraverso un buco di carotaggio, al centro della piazza. Venne quindi "riscoperto" il rifugio, invaso dalle radici delle paulonie, gli alberi presenti nella piazza sovrastante, che erano penetrate in profondità fino dentro le gallerie. Il sito è stato riaperto al pubblico nel 1995, in occasione dell'anniversario della Festa di Liberazione. Attualmente sono possibili visite guidate e didattiche, a cura del Museo diffuso della Resistenza, della deportazione, della guerra, dei diritti e della libertà, in particolare in occasione dell’anniversario della Liberazione dell'Italia. Il Comitato di riqualificazione urbana Campidoglio Borgo Vecchio e l'Anpi hanno contribuito alla riscoperta del rifugio e alla riqualificazione della piazza Associazione Nazionale Partigiani d'Italia. Nell'aprile 2013 il rifugio è stato chiuso per adeguamenti impiantistici e poi riaperto il 27 febbraio 2014. Il rifugio antiaereo di Piazza Risorgimento fu uno dei 42 ricoveri pubblici costruiti a cura del Comune con tecniche anti-bomba, cioè costruito in cemento armato, con muri dallo spessore di 80 cm. Questa struttura è composta da tre gallerie parallele lunghe circa 40 metri e larghe 4,5 e alte 3,30 m, collegate da otto passaggi e poste a una profondità di 12 metri e poteva ospitare 1150 persone. In realtà durante gli allarmi spesso la capienza veniva raddoppiata. Il rifugio venne progettato per occupare una superficie di 700 m² e avere quattro entrate ma, nel progetto proposto successivamente e realizzato, furono apportate alcune modifiche optando per una soluzione ridotta: i metri quadrati divennero circa 550, i bagni vennero mantenuti soltanto da un lato e le entrate furono ridotte a due, quelle sul lato di via Rosta. L'illuminazione, in caso di emergenza, era generata da una dinamo a pedali, azionata da una bicicletta appositamente modificata. La struttura ipogea presenta entrate con rampe di scale che permettono di raggiungere il vero corpo del rifugio. All'interno delle gallerie erano poste le panche lungo le pareti: nel primo modulo di ingresso si trovano i servizi igienici, collocati in un corridoio trasversale. All’interno si possono ancora leggere sulle pareti le norme di comportamento da adottare durante i bombardamenti mentre all’esterno la struttura era protetta da un grande terrapieno. Luciano Borghesan, Quanti rifugi aveva Torino, in ACI News, n. 2, aprile 1995, pp. 22 e sgg. Michele Sforza, La città sotto il fuoco della guerra. La tragedia delle città italiane e l'impegno dei vigili del fuoco nella seconda guerra mondiale, U. Allemandi, Torino 1998, pp. 34 sgg. Giuseppe Giordano, Bruno Dal Bo, Il Martinetto e dintorni: 1943-1945 oltre la memoria, Visual Grafika, Torino 2009, pp. 46 sgg. Torino 1938-45. Una guida per la memoria, Città di Torino - Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea "Giorgio Agosti" - Blu, Torino 2010, pp. 38-42 Pier Luigi Bassignana, Torino sotto le bombe nei rapporti inediti dell'aviazione alleata, Edizioni del Capricorno, Torino 2013 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Rifugio antiaereo di Piazza Risorgimento Il rifugio antiaereo di Piazza Risorgimento-Torino, su museoarteurbana.it, Museo Arte Urbana di Torino. Sito Resistenza, su istoreto.it.

Via Dante Di Nanni
Via Dante Di Nanni

Via Dante Di Nanni è una via di Torino, considerata simbolo del quartiere Borgo San Paolo. La via inizia in via San Bernardino e arriva fino in piazza Adriano nel quartiere Cenisia, per una lunghezza di poco più 1 km. La via nel tratto a sud di piazza Sabotino è stata resa pedonale e sede di mercato. Dal 1904 al 1916 l'impresario edile Enrico Plevna realizzò oltre trenta case destinate ai ceti medio-bassi nel quadrilatero tra via Villafranca (ora via Dante Di Nanni), corso Peschiera, via Monginevro e piazza Sabotino. Economiche ed eleganti allo stesso tempo, esse formarono il nucleo del moderno Borgo San Paolo, ricompreso nel 1915 all'interno della nuova cinta daziaria della metropoli torinese. La strada è dedicata alla memoria del partigiano Dante Di Nanni. Il precedente toponimo di via Villafranca è stato poi utilizzato per dare il nome ad un'altra via, quasi al confine con il comune di Grugliasco. Via Di Nanni è percorsa da una linea tramviaria, la linea circolare 16. Tale linea è suddivisa in due: la circolare sinistra e la circolare destra. Il tratto più importante dal punto di vista commerciale, per la presenza di negozi, locali e vari uffici professionali, è quello che va da piazza Sabotino a piazza Adriano, nel quartiere Cenisia. Via Dante Di Nanni è quindi una strada tranquilla nel suo tratto più breve, dove ha comunque sede il mercato rionale, mentre è una via trafficata e di grande struscio commerciale nel suo tratto finale, animato anche dalle iniziative dell'associazione "Vivi Via Di Nanni". L'istituzione di un'isola pedonale lungo la strada non manca di suscitare regolarmente proteste da parte dei residenti e dei commercianti. Maurizio Ternavasio, Via Di Nanni, in La Stampa, 26/03/2007. Roberto Catalano, La storia di via Dante Di Nanni e via San Bernardino a Torino, sul sito Occhiopesto del 24 aprile 2013. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Via Dante Di Nanni