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Bernini (metropolitana di Torino)

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Metro bernini
Metro bernini

Bernini è una stazione della metropolitana di Torino, sita in piazza Bernini, all'incrocio di corso Francia, corso Tassoni e corso Ferrucci.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Bernini (metropolitana di Torino) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Bernini (metropolitana di Torino)
Corso Francia, Torino Cit Turin

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10138 Torino, Cit Turin
Piemonte, Italia
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Liceo classico Cavour
Liceo classico Cavour

Il Liceo Classico e Musicale Statale "C. Cavour" è uno storico liceo di Torino. Comprende due ordinamenti scolastici: il liceo classico e il liceo musicale e coreutico, sezione musicale. È uno degli istituti scolastici più antichi d'Italia: le sue origini risalgono al 1568. La sede attuale (dal 1931) si trova in corso Tassoni 15, nei pressi di piazza Bernini, alla confluenza dei quartieri Campidoglio, San Donato e Cit Turin. Alla sede centrale furono affiancate nel tempo diverse succursali ubicate in varie parti della città; dal 1996-1997 la succursale è in via Tripoli 82 (zona Santa Rita). È il più antico liceo di Torino. Dopo essere stato riorganizzato come "R. Ginnasio e R. Liceo del Carmine in Torino" nel 1859 a seguito del Regio Decreto 13 novembre, n. 3725 del Regno di Sardegna (la Legge Casati), riceve la sua attuale intitolazione a Camillo Benso conte di Cavour nel 1865 a seguito del Regio Decreto 4 marzo, n.2229, per la denominazione dei primi 68 Licei del Regno d'Italia. Il liceo era materialmente l'erede del collegio dei Nobili del Ducato di Savoia e del Regno di Sardegna, la cui fondazione risale al 1568. Nel 1787 il Collegio dei Nobili cede la sua sede 'storica' all'Accademia delle Scienze di Torino ed è trasferito al Convento del Carmine, nell'attuale via Bligny (via delle Scuole) dove nel 1805-1806 diventa il Liceo del Piemonte annesso al Primo Impero francese (Dipartimento del Po); quindi al ritorno dei Savoia è nel 1818 assegnato temporaneamente ai Gesuiti dal re Vittorio Emanuele I e diventa Reale Collegio Maggiore del Regno fino al 1848-1849, quando sotto Carlo Alberto con la riorganizzazione dell'istruzione a opera delle Leggi Boncompagni (legge 4 ottobre 1848, n.819, ministro Carlo Boncompagni di Mombello) è il primo Istituto superiore statizzato del Regno di Sardegna (con la denominazione di Collegio-Convitto Nazionale di Educazione). Riorganizzato in R. Liceo, R. Ginnasio e R. Convitto nazionale del Carmine con la Legge Casati (v. sopra) , mantiene la denominazione fino all'attuale intitolazione del 1865. I preesistenti (e distinti) R. Ginnasio, R. Liceo e R. Convitto nel 1874 sono riuniti sotto un'unica presidenza. Dal 1911 e fino alla Riforma Gentile dell'istruzione, nel 1923, il Cavour è uno degli otto Istituti in Italia a ospitare anche il Liceo moderno. All'ex Convento del Carmine il Liceo mantiene la sua sede fino al 1931. Nel 1900 il Liceo Cavour, insieme al Liceo ginnasio statale Vittorio Emanuele II di Napoli, al Garibaldi di Firenze e al Liceo classico Ennio Quirino Visconti di Roma, partecipò all'esposizione universale di Parigi. Secondo una leggenda, la pianta a M dell'edificio fu edificata in onore di Mussolini: la sede infatti risale al 1931. Secondo alcuni racconti, fu edificata sulle fondamenta di un collegio cattolico di suore risalente al Medioevo. Tuttavia, nell'aula magna, sono evidenti anche simboli massonici. Prima del trasferimento nella sede di corso Tassoni, il Liceo Cavour era situato nella sede del convento dei Padri Gesuiti, in Via del Carmine, nel Quadrilatero Romano. Da giugno 2009 fu girata nella scuola la serie televisiva Fuoriclasse, andata in onda su Rai 1 dal 23 gennaio 2011. A partire dall'anno scolastico 2014/2015, l'Istituto ospita l'indirizzo del Liceo Musicale. Inizialmente, era presente solo una sezione; dall'anno scolastico 2017/2018, le sezioni sono due (una nella sede di Corso Tassoni, una nella sede di Via Tripoli) In seguito alla nuova riforma Gelmini, il liceo ospita due ordinamenti scolastici: liceo classico liceo musicale e coreutico La biblioteca, intitolata a Luigi Einaudi, e l'archivio storico della sede, che ha sede sempre all'interno della scuola, nell'aula che funge anche da sede per l'associazione ex-allievi, risalgono a quelli del collegio convitto fondato nel 1848. Il fondo librario (specializzato in testi classici) è di circa quindicimila volumi, tra cui tre volumi risalenti al Cinquecento. Il Liceo conserva anche vari strumenti scientifici dalle antiche dotazioni (alcuni risalenti al secolo XVIII) e un mappamondo della seconda metà del Settecento. La Biblioteca possiede la prima edizione (1947) di Se questo è un uomo di Primo Levi. Nel 2018, in occasione dell'80º anniversario delle leggi razziali, la Biblioteca ha ospitato la mostra Come un fulmine, che raccoglieva documenti scolastici risalenti agli anni 1937, 1938 e 1939. L'Istituto era frequentato nell'Ottocento dai rappresentanti della nobiltà e della borghesia agiata, torinese e regionale; e ha continuato ad avere un'utenza prevalentemente orientata alle professioni liberali o all'insegnamento. Il numero degli studenti è oscillato parecchio. Erano 334 (calcolati però anche quelli del Ginnasio inferiore, che comprendeva l'attuale Scuola media inferiore) nel 1873-1874; oscillarono tra i due-trecento negli anni venti del Novecento e superarono i 900 nel 1991-1993. Nel 1946 un gruppo di studenti del Liceo, guidati da Giorgio Balmas, fonda l'Unione Musicale. Gli studenti hanno pubblicato negli anni una serie di giornali studenteschi, tra cui "Malebolge", "Oblò" e "Sisifo". Attualmente il periodico degli studenti è "I Resti del Camillo", uscito per la prima volta nel dicembre 2009, e ora in edizione online e, dal 2019, anche cartacea. Gli studenti hanno deciso di cambiare il nome della testata in "Il Camillo", il cambio di nome è avvenuto nel dicembre 2020. Nel dicembre 1991 è stata fondata l'Associazione ex-allievi, con lo scopo di "mantenere il legame ideale e sentimentale con la vecchia scuola, tra le vecchie e le nuove generazioni di studenti". L'Associazione ha negli anni organizzato e patrocinato varie iniziative di carattere culturale. Il liceo classico Cavour vanta di aver avuto tra i suoi studenti grandi letterati e intellettuali della storia dell'Italia; tra essi figurano: Luigi Einaudi, 2º Presidente della Repubblica Italiana a cui è intitolata la biblioteca della scuola Cesare Pavese (solo Liceo) Guido Gozzano (solo Ginnasio) Giulio Carlo Argan Giuseppe Peano Giacomo Debenedetti Franco Venturi Livio Berruti Augusto Monti Natalino Sapegno (solo Ginnasio) Augusto Rostagni Ludovico Geymonat Giulio Cesare Dogliotti Modesto Panetti Mariano da Torino Raf Vallone Alessandro Barbero. Tra i presidi si ricorda Gianni Oliva (2011-2012). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Liceo Classico e Musicale "C. Cavour" Sito ufficiale, su lcavour.edu.it.

Rifugio antiaereo di Piazza Risorgimento
Rifugio antiaereo di Piazza Risorgimento

Il rifugio antiaereo di piazza Risorgimento a Torino è uno dei più grandi tra i 21 ricoveri pubblici costruiti tra il 1942 e il 1944. Fu utilizzato durante i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale. Il rifugio antiaereo di piazza Risorgimento fu edificato alla fine del 1943. Questa struttura fu uno dei primi rifugi realizzati nel capoluogo piemontese. Difatti, a pochi giorni dall’entrata in guerra, le strutture difensive volte alla protezione dei civili da attacchi aerei erano ancora scarse e non sufficienti per tutta la popolazione torinese dell’epoca, salvo alcuni rifugi pertinenti agli uffici pubblici, come il Municipio e la Prefettura. I ricoveri erano soltanto 781 e potevano contenere un massimo di 45.000 persone, su un totale di 703.000 abitanti. Dall'autunno del 1942, i frequenti bombardamenti su Torino misero in risalto il problema della scarsità di ricoveri, poiché fino a quel momento, la difesa aerea era stata affrontata dalle autorità non adeguatamente, senza una prospettiva chiara degli effetti disastrosi che i bombardamenti avrebbero provocato. Questa politica superficiale era testimoniata dalla costruzione di trincee scavate sul suolo pubblico, con lo scopo di difendere la popolazione dalle incursioni. Le stesse vennero demolite per la loro inefficacia, a partire dal dicembre del 1941. La città cercò di proteggersi dagli attacchi aerei ricorrendo alle cantine trasformate in ricoveri, agli infernotti ed ai numerosi rifugi pubblici (di cui una ventina in costruzione per tutta la durata della guerra) ed allo sfollamento. Nel dicembre del 1944 Torino metteva a disposizione della cittadinanza ben 137 rifugi in grado di accogliere più di 46.000 persone. I rifugi definiti casalinghi differenziati da una R bianca dipinta vicino al portone (a partire dal 1936 il piano regolatore della città prevedeva che i palazzi di nuova costruzione fossero dotati di un rifugio che rispettasse il capitolato emanato dalla PAA) per poter essere riconoscibili, erano divisi in due categorie: quelli normali e quelli di circostanza. I primi erano 955 e potevano accogliere più di 41.000 persone; i secondi, non a norma, erano circa 15.000. Sommando le capienze delle diverse tipologie di rifugi esistenti in città ( pubblici, casalinghi a norma e gli infernotti ) risultava che solo il 15% della popolazione potesse poter contare su un riparo sicuro. Esistevano altri rifugi pubblici a Torino, realizzati, prendendo ispirazione dal progetto iniziale del rifugio di piazza Risorgimento. Tra questi ricordiamo: giardini di Largo Sempione, l'ex area Mercato Generali di Via Giordano Bruno, il Parco Ruffini, Palazzo Campana e infine quello di Palazzo Civico. Alcuni di questi sono attualmente accessibili al pubblico in occasione di manifestazioni o visite guidate. Nel 1945, dopo la guerra, il rifugio di piazza Risorgimento fu dimenticato per decenni. Negli anni Novanta, in concomitanza con il progetto di costruzione di un garage sotterraneo pertinenziale, vennero effettuati dei sondaggi per verificare le affermazioni di alcuni testimoni dell'epoca che asserivano la presenza di un rifugio antiaereo sotto piazza Risorgimento. Le ricerche iniziarono con la partecipazione della Circoscrizione 4 e del Vicesindaco di Torino, Domenico Carpanini, il quale si calò per primo, nel febbraio 1995, attraverso un buco di carotaggio, al centro della piazza. Venne quindi "riscoperto" il rifugio, invaso dalle radici delle paulonie, gli alberi presenti nella piazza sovrastante, che erano penetrate in profondità fino dentro le gallerie. Il sito è stato riaperto al pubblico nel 1995, in occasione dell'anniversario della Festa di Liberazione. Attualmente sono possibili visite guidate e didattiche, a cura del Museo diffuso della Resistenza, della deportazione, della guerra, dei diritti e della libertà, in particolare in occasione dell’anniversario della Liberazione dell'Italia. Il Comitato di riqualificazione urbana Campidoglio Borgo Vecchio e l'Anpi hanno contribuito alla riscoperta del rifugio e alla riqualificazione della piazza Associazione Nazionale Partigiani d'Italia. Nell'aprile 2013 il rifugio è stato chiuso per adeguamenti impiantistici e poi riaperto il 27 febbraio 2014. Il rifugio antiaereo di Piazza Risorgimento fu uno dei 42 ricoveri pubblici costruiti a cura del Comune con tecniche anti-bomba, cioè costruito in cemento armato, con muri dallo spessore di 80 cm. Questa struttura è composta da tre gallerie parallele lunghe circa 40 metri e larghe 4,5 e alte 3,30 m, collegate da otto passaggi e poste a una profondità di 12 metri e poteva ospitare 1150 persone. In realtà durante gli allarmi spesso la capienza veniva raddoppiata. Il rifugio venne progettato per occupare una superficie di 700 m² e avere quattro entrate ma, nel progetto proposto successivamente e realizzato, furono apportate alcune modifiche optando per una soluzione ridotta: i metri quadrati divennero circa 550, i bagni vennero mantenuti soltanto da un lato e le entrate furono ridotte a due, quelle sul lato di via Rosta. L'illuminazione, in caso di emergenza, era generata da una dinamo a pedali, azionata da una bicicletta appositamente modificata. La struttura ipogea presenta entrate con rampe di scale che permettono di raggiungere il vero corpo del rifugio. All'interno delle gallerie erano poste le panche lungo le pareti: nel primo modulo di ingresso si trovano i servizi igienici, collocati in un corridoio trasversale. All’interno si possono ancora leggere sulle pareti le norme di comportamento da adottare durante i bombardamenti mentre all’esterno la struttura era protetta da un grande terrapieno. Luciano Borghesan, Quanti rifugi aveva Torino, in ACI News, n. 2, aprile 1995, pp. 22 e sgg. Michele Sforza, La città sotto il fuoco della guerra. La tragedia delle città italiane e l'impegno dei vigili del fuoco nella seconda guerra mondiale, U. Allemandi, Torino 1998, pp. 34 sgg. Giuseppe Giordano, Bruno Dal Bo, Il Martinetto e dintorni: 1943-1945 oltre la memoria, Visual Grafika, Torino 2009, pp. 46 sgg. Torino 1938-45. Una guida per la memoria, Città di Torino - Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea "Giorgio Agosti" - Blu, Torino 2010, pp. 38-42 Pier Luigi Bassignana, Torino sotto le bombe nei rapporti inediti dell'aviazione alleata, Edizioni del Capricorno, Torino 2013 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Rifugio antiaereo di Piazza Risorgimento Il rifugio antiaereo di Piazza Risorgimento-Torino, su museoarteurbana.it, Museo Arte Urbana di Torino. Sito Resistenza, su istoreto.it.

Campidoglio (Torino)
Campidoglio (Torino)

Campidoglio (Camp-ëd-Dòj in piemontese) è un quartiere a ovest di Torino, oggi a carattere prettamente residenziale, sito nella Circoscrizione 4, esattamente a cavallo tra i quartieri Parella e San Donato. La zona è delimitata : a ovest, da Corso Lecce e via Zumaglia (confine con Parella) a est, da Corso Alessandro Tassoni (confine con San Donato) a nord, da Corso Regina Margherita (confine con Lucento e San Donato) a sud, dal tratto di Corso Francia tra Piazza Rivoli e Piazza Gian Lorenzo Bernini (confine con Cit Turin) L'origine del toponimo non è chiara. Un'ipotesi può riferirsi al piccolo rilievo collinare in cui si trova, che potrebbe aver suggerito il nome traendo spunto dal più noto Campidoglio di Roma. Tuttavia, essendo questa in origine una vasta area rurale fuori dalla cinta muraria cittadina, un'altra ipotesi più verosimile sarebbe quella relativa alla denominazione di alcuni terreni, ovvero dei "campi", di proprietà della famiglia Doglio, probabile prediale del XIV secolo. Vero è, che tale toponimo fu, in passato, poco utilizzato e probabilmente soltanto per distinguere questa zona sia dalla vicina borgata Parella, sia dall'antico borgo del Martinetto, oggi quartiere San Donato, nome dato a causa dei martinetti idraulici per il pompaggio dell'acqua dal vecchio canale Ceronda (oggi inesistente), usato per i vecchi mulini Feyles che si trovavano nell'attuale sito di Corso Tassoni, 56. Specialmente nel XVI secolo, fu utilizzato, sebbene poco frequentemente, anche il nome di "San Rocchetto", quindi anche di "Barriera di San Rocchetto", probabilmente per l'esistenza di un'antica cappella votiva dedicata a San Rocco, situata probabilmente nei pressi di Via Colleasca. Il toponimo "Campidoglio" riapparve poi dopo l'abbattimento della cinta daziaria occidentale, dalla seconda metà del XIX secolo circa, quando cominciò a svilupparsi una vera e propria piccola borgata a sé, ricca di artigiani ed operai. L'antico corso Altacomba diventò corso Svizzera, mentre la "strada antica per Collegno" diventò l'attuale via Nicola Fabrizi. Il borgo si ampliò ancora nel XX secolo, con l'avvento di nuovi caseggiati, il teatro cinema Savoia (poi rinominato Astra) di via Rosolino Pilo 6, nuovi palazzi e piccole fabbriche, come la "Ratti & Paramatti" vernici. Il borgo fu poi riqualificato e ristrutturato agli inizi degli anni novanta ed ancora oggi mantiene un discreto carattere commerciale e residenziale. Caratterizzato da una rete stradale particolarmente fitta, con strade in larga maggioranza a senso unico, e da unità immobiliari di altezza ridotta rispetto alla media dei quartieri circostanti, assume a tratti un’aria pittoresca ed antica. A ridosso di Corso Tassoni/Via Cibrario e prospiciente all'Ospedale Maria Vittoria, spicca la maestosa chiesa di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. L'edificio fu fortemente voluto nel 1880 dal teologo Domenico Bongioanni, allievo di don Giovanni Bosco. I cantieri della chiesa partirono sotto la direzione dell'architetto Giuseppe Gallo, che ne disegnò la facciata e la struttura in stile neobarocco. Fu quindi terminata e inaugurata il 26 novembre 1899, alla presenza dell'arcivescovo di Torino Agostino Richelmy, e dedicata a Sant'Alfonso Maria de' Liguori, dottore della Chiesa, come recita anche la scritta sull'elegante facciata S.ALPHONSO DOCTORI S[ANCTAE] E[CCLESIAE]. La facciata inoltre, presenta due colonne in granito che sorreggono un enorme arco. L'ampio sagrato, simile a una vera e propria piazza, porta all'ingresso principale, con sopra la scritta DOMUS DEI ET PORTA COELI (lat. "Casa di Dio e porta del Cielo"). Ancora sopra il timpano della facciata, fu collocata una grande epigrafe in marmo bianco che narra, in latino, le opere del santo, tuttavia sbiadita col passare del tempo e oggi praticamente illeggibile. La struttura interna della chiesa si apre a pianta ellittica, intorno a cui sono presenti sei cappelle laterali, illuminate da lucernari e decorate con statue di angeli. La grande cupola ellittica, impreziosita da abbondanti decorazioni in stucco, termina con un cupolino, anch'esso ellittico. Le navate laterali furono successivamente arricchite dall'architetto Bartolomeo Delpero. Il retro della chiesa ospita anche un oratorio, due campi sportivi interni, una mensa per i poveri e altre opere di carità, quindi alloggiamenti per i consacrati. Lungo il XX secolo, la struttura divenne un grande punto di riferimento pastorale per la città, al punto che tutto il rione intorno alla chiesa (Via Netro-Via Fiano) fu anch'esso dedicato al santo. Si tratta di una piccola area verde di interesse storico, situata in Corso Appio Claudio angolo Corso Svizzera, dietro la centrale elettrica. Il nome deriva dall'antico nome del vicino quartiere di San Donato. Qui, fu poi eretto un tiro a segno nel 1883, ma è nella seconda guerra mondiale che divenne tristemente famoso, come luogo dell'esecuzione di più di sessanta tra partigiani e antifascisti, nel periodo tra il 1943 e il 1944. Nel 1967, l'area fu recintata e fu istituita una commemorazione che ricorda il giorno della fucilazione di otto componenti del primo Comitato militare regionale piemontese nel 1944, mentre ogni 25 aprile viene organizzata una fiaccolata che parte dal vicino quartiere San Donato. Si tratta di un edificio a ridosso del vicino quartiere Parella, eretto nel 1928 su progetto dell'architetto Paolo Napione per il Cavalier Giuseppe Arduino, già proprietario di altri edifici della zona. Concepito in stile neogotico con presenza di eleganti torrette, fu successivamente arricchito di decorazioni a rievocazione medioevale ed è ben visibile da Corso Lecce 63 (anticamente 108), all'angolo con Via Lessona. Una leggenda urbana lo vuole come abitazione dove visse per alcuni anni il celebre Macario, mentre è noto che l'attore viveva invece in centro. Insieme di opere murarie e altre installazioni artistiche distribuite fra le vie di quello che, spesso, viene anche chiamato il Borgo Vecchio del Campidoglio, ovvero l'area più antica di tutta la zona e fino ad oggi conservata, quella compresa tra via Colleasca, via San Rocchetto, via Locana. Là dove oggi sorge la cosiddetta "Casa dei maestri" di via Bianzè 19, in passato (1920-1955 circa) abitò, con la sua famiglia di origine, un giovane, Raf Vallone, partigiano, calciatore e famoso attore. Progettato ed edificato nel 1928-30 da Contardo Bonicelli come Cinema Savoia, prende il nome attuale negli anni Cinquanta. È uno tra i più pregevoli edifici Art-Déco di Torino. Restaurato nel 2006 dall'architetto Agostino Magnaghi, ospita dal 2009 gli spettacoli della stagione Tpe - Teatro Piemonte Europa. Sempre progettate da Contardo Bonicelli nel 1929, sono edifici da reddito di sette piani, realizzati con uno stile mitteleuropeo derivato dall'Art déco, che si affacciano su Corso Francia e via Giacomo Medici. Furono in parte danneggiati dai bombardamenti dell'8 dicembre 1942. Il giardino tra corso Svizzera e via Musinè è stato intitolato il giorno 8 giugno 2017 dal Comune di Torino all'ideatore dell'esperanto Ludwik Lejzer Zamenhof. Le panchine dei giardini di piazza Moncenisio, riqualificati nel corso del 2010, sono state dipinte dall'artista torinese Vito Navolio che ha reso omaggio a dieci grandi maestri dell'arte contemporanea Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Campidoglio Circoscrizione 4, su comune.torino.it. Museo di Arte Urbana, su museoarteurbana.it. Galleria Campidoglio, su galleriacampidoglio.it.

Palazzo di Giustizia (Torino)
Palazzo di Giustizia (Torino)

Il Palazzo di Giustizia "Bruno Caccia" (o PalaGiustizia) di Torino ha sede in Corso Vittorio Emanuele II, n. 130. Vi si esercita, sia in campo civile sia penale, la giurisdizione di primo e secondo grado; è competente per tutte le cause che non sono di competenza del giudice di pace. Con delibera del 13 marzo 1985 il Consiglio comunale di Torino decise di accorpare in un solo edificio le oltre venti sedi dell'ordinamento giudiziario all'epoca sparse per la città, approvandone il progetto esecutivo nel 1988. Il nuovo Palazzo di Giustizia fu costruito sull'area dell'ex foro boario di Corso Inghilterra e della caserma "Pugnani e Sani" (o "Cavalli") e permise il trasferimento dalla vecchia sede della Curia Maxima di via Corte d'Appello, n. 16. Il primo cantiere fu aperto l'8 giugno 1990 e il progetto fu modificato in corso d'opera per ricavare un piano in più con un costo aggiuntivo di circa 45 miliardi di lire, denari ricavati grazie ad una legge ad hoc voluta dall'allora ministro della giustizia Piero Fassino, che in seguito divenne anche sindaco di Torino. Il complesso, costato circa 350 miliardi di lire, di cui 7 spesati dal Comune di Torino, contro un costo inizialmente previsto di circa 237 miliardi, a causa di numerosi errori di progettazione, entrò in funzione nel 2001 con quasi sette anni di ritardo sulla tabella di marcia dei lavori. L'edificio è dedicato a Bruno Caccia, procuratore della Repubblica e magistrato italiano, ucciso dalla 'ndrangheta sotto casa sua nel 1983 per il suo zelo nel perseguire la mafia calabrese in Piemonte. La costruzione del complesso ha comportato anche gravi infortuni tra gli operai, compresa la morte di uno di essi, Carmelo Romano, nel marzo del 1992. L'edificio venne progettato dagli architetti Ezio Ingaramo ed Enzo Zacchiroli, coadiuvati dagli ingegneri Nicola e Todros e con la consulenza dell'architetto fiorentino Pierluigi Spadolini, e richiama le componenti del tessuto urbano della città storica. È infatti foderato di mattoni piemontesi a vista per richiamare le finiture utilizzate nella parte storica della città torinese, e disseminato di grandi vetrate (per una superficie di 30000 m²) che permettono il massimo ingresso di luce naturale nell'edificio. Alla sua realizzazione parteciparono le società Salini Impregilo, Recchi, Rizzani de Eccher e Orion (per il parcheggio sotterraneo da 985 posti). L'opera, composta da due edifici collegati tra loro con una struttura metallica per una superficie totale di circa 60000 m², è sviluppata su 7 piani fuori terra e 3 interrati; comprende 90 aule, tutte a piano terra o nel seminterrato (compreso il bunker di massima sicurezza), uffici per 1700 persone, un'aula magna da 800 posti (separabile completamente dal resto del fabbricato per poter ospitare cerimonie aperte al pubblico) e un piano destinato agli avvocati.È progettato in modo che i detenuti, seguendo un percorso obbligato, accedano direttamente al banco degli imputati e i giudici possano raggiungere le aule senza incrociare avvocati, pubblico o imputati, in modo da garantire la massima serenità al processo. Tribunale di Torino Distretto della Corte di Appello di Torino

Casa della Vittoria
Casa della Vittoria

La Casa della Vittoria (nota anche come Casa del Carrera, o Casa dei Draghi), o Palazzo della Vittoria, è un edificio storico di Torino, considerato uno dei più interessanti esempi di residenza civile in stile neogotico presenti nel capoluogo piemontese. Compresa nel quartiere Cit Turin, la Casa della Vittoria è al centro di un'area di grande interesse architettonico che può contare un'alta densità di esempi di Liberty e Neogotico, comprendendo anche il confinante San Donato. Tra l'Ottocento e il Novecento il quartiere residenziale Cit Turin fu epicentro di un'intensa attività edilizia prevalentemente orientata allo stile Liberty. Parallelamente al naturalismo esasperato di questo stile si sviluppò la corrente del Neogotico e, oltre alla chiesa di Gesù Nazareno, gli esempi di tale contaminazione nel quartiere sono l'abitazione dello stesso cavalier Carrera di Magnano (Biella) e la Casa della Vittoria. Commissionata nel 1918 dal Carrera all'ingegner Gottardo Gussoni per celebrare la vittoria del primo conflitto mondiale, essa fu completata nel 1920, rappresentando un segno di ripresa del settore edilizio post bellico. A confermare tale affermazione è la lapide posta sulla facciata. L'edificio si sviluppa su cinque piani di altezza e sorge sull'asse di corso Francia, nell'elegante quartiere residenziale Cit Turin. Esso è in stile eclettico con evidenti incursioni di neogotico francesizzante riscontrabili nei dettagli strutturali come il portale e l'atrio di ingresso, le balaustre di balconi e scale interne e il pronunciato bow-window angolare con bifore e trifore a tutto sesto, che culmina con una torretta merlata. Di grande evidenza è il complesso apparato decorativo dei prospetti principali caratterizzato dall'ampio uso di elementi in litocemento, decorazioni allegoriche e zoomorfe, tra cui la coppia di grandi draghi che fiancheggiano l'ampio portale d'ingresso in legno; è proprio la presenza di questi elementi decorativi che, negli anni, gli ha valso il nome di "casa dei draghi". La decorazione parte dalla base dei prospetti principali simulando un bugnato lapideo a fasce orizzontali estendendosi fino al piano nobile. A questo livello le finestre sono arricchite da una cornice che alla base riporta stemmi raffiguranti allegorie che scandiscono la facciata, alternandosi alle coppie di draghi che sostengono le balaustre dei balconi del piano superiore. Le restanti finestre ad arco riportano cornici più semplici, mentre i due grandi bovindi centrali riportano bifore a tutto sesto e culminano anch'essi con un terrazzo. L'edificio presenta una smussatura e una nicchia sull'angolo della via accanto. Essa era stata originariamente concepita per ospitare una statua che però non vi è mai stata collocata. M1 Metropolitana, fermata Principi d'Acaja. L. RE, in AA.VV., Torino città viva, 1980, p. 317. Tavola: 40 Liberty a Torino Villa Arduino Ville e palazzi di Torino Cit Turin Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Casa della Vittoria

Teatro Astra (Torino)
Teatro Astra (Torino)

Il Teatro Astra di Torino è un teatro sito nel quartiere Campidoglio. Viene commissionato nel 1928 dal costruttore Andrea Verna assieme alla moglie Margherita, filantropi che al Borgo Campidoglio avevano già offerto nel 1904 i terreni e nel 1921 un edificio per la scuola materna che tuttora porta il loro nome. L'edificio viene realizzato nel 1928 come Cinema Teatro Savoia da Contardo Bonicelli, autore fra gli anni Venti e Trenta di pregevoli edifici art déco a Torino. L'inaugurazione avviene il 22 dicembre 1928 con una serata di gala, con la proiezione del film La vestale del Gange ed un concerto di romanze accompagnato da una grande orchestra. La sala aveva in origine una capienza di 1250 posti. Negli anni Quaranta è sede della Sagec, Società Anonima Gestione Esercizi Cinematografici. Assume l'attuale nome negli anni Cinquanta. La struttura del teatro conserva tuttora decorazioni e particolari art déco (marmi, boiseries, balaustre), e la sua facciata è tutelata dalla Soprintendenza. Il Teatro Astra viene restaurato nel 2006 dall'architetto Agostino Magnaghi su committenza della Fondazione Teatro Stabile di Torino. Lo spazio per il pubblico non è disposto a platea, ma a gradinata digradante verso lo spazio scenico, posto allo stesso livello della prima fila di spettatori, in modo da ridurre al minimo e quasi annullare la separazione della "quarta parete". Terminati i restauri, la riapertura è avvenuta il 28 gennaio 2006. Di proprietà della città di Torino, l'edificio è affidato in gestione dal 2009 alla Fondazione Teatro Piemonte Europa (TPE), che ne ha fatto sede della propria stagione di spettacoli. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Teatro Astra Teatro Astra, su museotorino.it. Fondazione TPE - Teatro Piemonte Europa, su fondazionetpe.it.

Chiesa di Gesù Nazareno (Torino)
Chiesa di Gesù Nazareno (Torino)

La Chiesa di Gesù Nazareno è un edificio di culto cattolico situato nella città di Torino. Si trova nel quartiere Cit Turin, all'altezza di Piazza Benefica. La chiesa fu decisa come rifondazione della demolita - per il tracciato di Via Pietro Micca - Chiesa di San Martiniano in un'altra zona, quella nascente «oltre Piazza Statuto, lungo la via di Francia». Venne consacrata nel 1913 (a lavori non del tutto completati) dal cardinale Agostino Richelmy, arcivescovo di Torino. Risultò perlopiù intoccata dai bombardamenti dei primi anni '40, che invece danneggiarono pesantemente la Stazione di Porta Susa (oltre che il quartiere in generale). A metà anni '50, venne inaugurato nei locali seminterrati della chiesa il Cinema Teatro Esedra (Via Pietro Bagetti, 30). La chiesa rappresenta uno di quei pochi casi in cui Gallo scelse riferimenti stilistici alieni alla tradizione regionale (l'ultima volta era stata per il concorso della Basilica di San Petronio); alcun suo edificio precedente, poi, aveva una facciata così manifestatamente caratterizzata da un trionfo di decori plastici, in aperto contrasto coll’impianto di mattoni a vista. La struttura, a croce latina e tre navate, presenta volte a crociera e pilastri a fascio. Costituisce uno degli ambienti galliani meglio conservati: sono intatte nella quasi totalità le decorazioni murali, soprattutto quelle del presbiterio e dell'abside, e lo sono gli arredi così come il pulpito ligneo in particolare, che richiama quello eseguito per la Chiesa di Santo Stefano (Priocca). Chiesa parrocchiale Edifici di culto a Torino Luoghi d'interesse a Torino Parrocchie dell'arcidiocesi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Gesù Nazareno Sito ufficiale, su gesunazareno.it. Chiesa di Gesù Nazareno, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. https://www.museotorino.it/view/s/c9627043f2ad4e6c8a99ee590701bb6a http://www.architetti.san.beniculturali.it/web/architetti/progetti/scheda-progetti?p_p_id=56_INSTANCE_hIz4&articleId=135002&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=10304&viewMode=normal