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Chiesa di Gesù Nazareno (Torino)

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Chiesa Gesù Nazareno Torino
Chiesa Gesù Nazareno Torino

La Chiesa di Gesù Nazareno è un edificio di culto cattolico situato nella città di Torino. Si trova nel quartiere Cit Turin, all'altezza di Piazza Benefica. La chiesa fu decisa come rifondazione della demolita - per il tracciato di Via Pietro Micca - Chiesa di San Martiniano in un'altra zona, quella nascente «oltre Piazza Statuto, lungo la via di Francia». Venne consacrata nel 1913 (a lavori non del tutto completati) dal cardinale Agostino Richelmy, arcivescovo di Torino. Risultò perlopiù intoccata dai bombardamenti dei primi anni '40, che invece danneggiarono pesantemente la Stazione di Porta Susa (oltre che il quartiere in generale). A metà anni '50, venne inaugurato nei locali seminterrati della chiesa il Cinema Teatro Esedra (Via Pietro Bagetti, 30). La chiesa rappresenta uno di quei pochi casi in cui Gallo scelse riferimenti stilistici alieni alla tradizione regionale (l'ultima volta era stata per il concorso della Basilica di San Petronio); alcun suo edificio precedente, poi, aveva una facciata così manifestatamente caratterizzata da un trionfo di decori plastici, in aperto contrasto coll’impianto di mattoni a vista. La struttura, a croce latina e tre navate, presenta volte a crociera e pilastri a fascio. Costituisce uno degli ambienti galliani meglio conservati: sono intatte nella quasi totalità le decorazioni murali, soprattutto quelle del presbiterio e dell'abside, e lo sono gli arredi così come il pulpito ligneo in particolare, che richiama quello eseguito per la Chiesa di Santo Stefano (Priocca). Chiesa parrocchiale Edifici di culto a Torino Luoghi d'interesse a Torino Parrocchie dell'arcidiocesi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Gesù Nazareno Sito ufficiale, su gesunazareno.it. Chiesa di Gesù Nazareno, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. https://www.museotorino.it/view/s/c9627043f2ad4e6c8a99ee590701bb6a http://www.architetti.san.beniculturali.it/web/architetti/progetti/scheda-progetti?p_p_id=56_INSTANCE_hIz4&articleId=135002&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=10304&viewMode=normal

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Chiesa di Gesù Nazareno (Torino)
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Chiesa di Gesù Nazareno

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Chiesa Gesù Nazareno Torino
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Luoghi vicini

Casa della Vittoria
Casa della Vittoria

La Casa della Vittoria (nota anche come Casa del Carrera, o Casa dei Draghi), o Palazzo della Vittoria, è un edificio storico di Torino, considerato uno dei più interessanti esempi di residenza civile in stile neogotico presenti nel capoluogo piemontese. Compresa nel quartiere Cit Turin, la Casa della Vittoria è al centro di un'area di grande interesse architettonico che può contare un'alta densità di esempi di Liberty e Neogotico, comprendendo anche il confinante San Donato. Tra l'Ottocento e il Novecento il quartiere residenziale Cit Turin fu epicentro di un'intensa attività edilizia prevalentemente orientata allo stile Liberty. Parallelamente al naturalismo esasperato di questo stile si sviluppò la corrente del Neogotico e, oltre alla chiesa di Gesù Nazareno, gli esempi di tale contaminazione nel quartiere sono l'abitazione dello stesso cavalier Carrera di Magnano (Biella) e la Casa della Vittoria. Commissionata nel 1918 dal Carrera all'ingegner Gottardo Gussoni per celebrare la vittoria del primo conflitto mondiale, essa fu completata nel 1920, rappresentando un segno di ripresa del settore edilizio post bellico. A confermare tale affermazione è la lapide posta sulla facciata. L'edificio si sviluppa su cinque piani di altezza e sorge sull'asse di corso Francia, nell'elegante quartiere residenziale Cit Turin. Esso è in stile eclettico con evidenti incursioni di neogotico francesizzante riscontrabili nei dettagli strutturali come il portale e l'atrio di ingresso, le balaustre di balconi e scale interne e il pronunciato bow-window angolare con bifore e trifore a tutto sesto, che culmina con una torretta merlata. Di grande evidenza è il complesso apparato decorativo dei prospetti principali caratterizzato dall'ampio uso di elementi in litocemento, decorazioni allegoriche e zoomorfe, tra cui la coppia di grandi draghi che fiancheggiano l'ampio portale d'ingresso in legno; è proprio la presenza di questi elementi decorativi che, negli anni, gli ha valso il nome di "casa dei draghi". La decorazione parte dalla base dei prospetti principali simulando un bugnato lapideo a fasce orizzontali estendendosi fino al piano nobile. A questo livello le finestre sono arricchite da una cornice che alla base riporta stemmi raffiguranti allegorie che scandiscono la facciata, alternandosi alle coppie di draghi che sostengono le balaustre dei balconi del piano superiore. Le restanti finestre ad arco riportano cornici più semplici, mentre i due grandi bovindi centrali riportano bifore a tutto sesto e culminano anch'essi con un terrazzo. L'edificio presenta una smussatura e una nicchia sull'angolo della via accanto. Essa era stata originariamente concepita per ospitare una statua che però non vi è mai stata collocata. M1 Metropolitana, fermata Principi d'Acaja. L. RE, in AA.VV., Torino città viva, 1980, p. 317. Tavola: 40 Liberty a Torino Villa Arduino Ville e palazzi di Torino Cit Turin Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Casa della Vittoria

Palazzo della Provincia (Torino)
Palazzo della Provincia (Torino)

Il Palazzo della Provincia è uno dei grattacieli di Torino. Ubicato al centro di un'area interessata da profondi cambiamenti che vedono sorgere la nuova Stazione di Torino Porta Susa, il Grattacielo Intesa Sanpaolo e il completamento del grande viale della Spina Centrale, il Palazzo della Provincia è una delle testimonianze della prospettiva di trasformazione che ha interessato i maggiori capoluoghi italiani verso la fine degli anni cinquanta. L'edificio sorge nel quartiere Cit Turin al confine del Centro storico, tra corso Inghilterra, via Cavalli, via Avigliana e via Beaumont; la sua altezza di 65 metri ne fa uno degli edifici più alti della città. Realizzato sull'area dell'ex mattatoio a partire dal 1962, l'edificio fu progettato da Ottorino Aloisio, già autore della sede torinese della Sipra nel 1959, vincendo il concorso bandito della STIPEL (poi SIP e quindi Telecom) per la realizzazione del nuovo centro direzionale destinato ad ospitare uffici e impianti. L'austerità del progetto ebbe anche il compito di conferire all'opera un'immagine di emblematica modernità. Sulla base di questo alto valore simbolico, Aloisio concepisce l'edificio come un "grattacielo orizzontale" che delinea marcatamente l'antistante Corso Inghilterra, optando per una facciata principale scandita dalla fitta ripetizione di paraste altissime, tra le quali trovano posto le finestrature, anch'esse molto sviluppate in altezza. Contestualmente, Aloisio si occupa personalmente anche della progettazione dell'intero apparato di dettagli costruttivi secondari come inferriate, infissi esterni e interni, gli arredi e addirittura la grafica della segnaletica interna degli uffici. Nel corso del 2008, a seguito del contestato spostamento della sede legale della Telecom a Milano, il grattacielo è stato oggetto di una radicale ristrutturazione interna ed esterna su progetto di Paolo Rosani, divenendo la nuova sede operativa della Provincia di Torino (oggi Città metropolitana di Torino). I lavori di ristrutturazione, seguiti dagli uffici Tecnici dell'Ente sono durati due anni e sono stati portati a termine nei tempi previsti; la contestuale rivalutazione del quartiere ha indubbiamente contribuito all'ottimizzazione e unificazione dei vari uffici istituzionali dell'ente in un contesto architettonico significativo. Oltre alla necessaria bonifica dall'amianto, il progetto di Rosani ha operato sia esternamente che internamente, comprendendo interventi volti all'adeguamento tecnologico, a una migliore efficienza energetica e a una nuova organizzazione degli spazi, che hanno visto la realizzazione di un auditorium da 400 posti. Inoltre, l'accentuata verticalità della facciata è stata profondamente modificata e sono stati rimossi anche i rivestimenti policromi in klinker, in favore di un nuovo (ma più anonimo) rivestimento "ecosostenibile". Stessa sorte per i molteplici dettagli costruttivi interni ed esterni originali progettati dall'Aloisio. I lavori si sono conclusi con l'inaugurazione della nuova sede il 10 ottobre nel 2008. Anche dopo il notevole rimaneggiamento, l'edificio continua tuttavia ad essere protagonista della nuova area in fase di avanzato completamento ed è situato accanto a uno dei nuovi simboli di Torino: il Grattacielo Intesa Sanpaolo, affacciato su Corso Vittorio Emanuele II. M1 Metropolitana Fermi - Lingotto (fermata: Porta Susa). Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, 1984, p. 389. Maria Adriana Giusti, Guida all'architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Torino, Allemandi, 2008. Società degli Architetti e degli Ingegneri in Torino, Architettour. 26 Itinerari di Architettura a Torino/Architectural Walks in Turin, Torino, SIAT, 2000. Nino Rosani, Edizioni EDA, Torino 1974 Micaela Viglino Davico, Note per una storia del Miar torinese. Ottorino Aloisio e l'architettura gestuale, RapiRapida, Torino 1974 Marco Pozzetto, Micaela Viglino Davico, "Ottorino Aloisio", in Cronache economiche, 3-4, marzo-aprile, 1975, pp. 3-18 Marco Pozzetto, Vita e opere dell'architetto udinese Ottorino Aloisio, Torino, 1977 Marco Pozzetto, Ottorino Aloisio Architetto, Catalogo della mostra, Istituto per l'Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia, Udine, 1981 Politecnico di Torino, Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino, 1984, p. 389 Vai alla pagina digitalizzata Augusto Sistri, Ottorino Aloisio (ad vocem), in Ordine degli Architetti pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Torino, Albo d'onore del Novecento. Architetti a Torino, Celid, Torino 2002 Paolo Scrivano, Aloisio, Ottorino, in Carlo Olmo (a cura di), Dizionario dell'architettura del XX secolo, Vol. I, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 2003 Alessandro Martini, Città, infrastrutture, trasformazioni urbane e aggiornamento tecnologico. Ottorino Aloisio e il Palazzo Sip di Torino, in Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, numero monografico "Il nuovo Palazzo della Provincia di Torino", nn. 3-4, settembre-ottobre, 2008, pp. 20-36 Spina Centrale Provincia di Torino Telecom Italia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo della Provincia

Stazione di Torino Porta Susa
Stazione di Torino Porta Susa

La stazione di Torino Porta Susa è una stazione ferroviaria per passeggeri della ferrovia Torino-Milano. Fino al 18 ottobre 2009 ebbe il nome di Torino Porta Susa sotterranea per distinguersi dalla storica stazione di superficie, a quel tempo ancora in esercizio. Sin dagli anni 1980, nell'ambito del progetto di interramento del passante ferroviario di Torino, fu prevista la sostituzione della stazione di Porta Susa con un impianto, sotterraneo, situato a meridione della precedente, in modo da renderla fruibile per l'asse di corso Vittorio Emanuele II e per i servizi pubblici e privati nelle vicinanze, tra cui il Palagiustizia e il Politecnico di Torino. L'intenzione era quella di dotare la città di una nuova stazione principale, di tipo passante, utile in particolare per i futuri treni ad alta velocità. Dopo vent'anni di lavori di costruzione del passante, il 14 dicembre 2008 sono stati inaugurati i primi due binari, numerati come 5 e 6, presso i quali sono stati attestati alcuni servizi locali per Chieri-Rivarolo Canavese e Chivasso-Pinerolo. Il 27 settembre 2009, con l'apertura dei binari 3 e 4, è stato inaugurato il primo binario, direzione nord, del tratto di passante tra Porta Susa e Torino Stura, con il conseguente spostamento dalla vecchia stazione di superficie alla nuova stazione sotterranea di tutti i treni diretti ad est. Il 18 ottobre 2009 è stata chiusa all'esercizio la stazione in superficie ed è stata aperta la seconda canna del passante. L'impianto sotterraneo ha quindi assunto la denominazione di Torino Porta Susa e ha iniziato ad essere servito anche dai treni in direzione sud. L'edificio della vecchia stazione è restato in funzione per l'accesso all'utenza, mantenendo tale funzione fino a quando è stato completato un accesso temporaneo della stazione sotterranea. A partire dal 12 dicembre 2010, problematiche di aerazione e sicurezza - emerse già durante il primo mese di apertura della stazione - hanno determinato l'interdizione ai treni con trazione tramite motore diesel nel Passante Ferroviario. Fino al 2011, l'accesso verso la metropolitana e il centro della città era possibile soltanto mediante un lungo tratto a piedi sui marciapiedi della vecchia stazione fino alla stazione XVIII Dicembre; quindi è stata aperta al pubblico la nuova stazione Porta Susa della metropolitana, che consente una interconnessione diretta tra le due infrastrutture. A fine 2012, il vecchio fabbricato di piazza XVIII Dicembre ha smesso di ospitare le biglietterie che sono state trasferite in quello nuovo; a questo è seguito il progressivo trasferimento delle attività commerciali e degli uffici. La nuova stazione e l'area circostante rappresentano il tassello ingegneristicamente ed urbanisticamente più complesso del grande progetto di riassetto urbano della Spina Centrale. Dopo aver conseguito il "Premio Solare Europeo 2012", conferitole dall'Associazione Eurosolar per la volta di copertura con sistema fotovoltaico, il 19 novembre 2013 la stazione riceve il titolo di "Migliore stazione di grosse dimensioni UE 2013" dallo European Rail Congress. Il nuovo fabbricato viaggiatori è stato costruito più a sud rispetto alla stazione precedente, in corrispondenza degli isolati che si snodano fra via Duchessa Jolanda/via Grassi e corso Matteotti. In senso longitudinale, il fabbricato corre fra corso Bolzano e corso Inghilterra ed è attraversato, per mezzo di passaggi pedonali, da tre strade (via Duchessa Jolanda, via Susa e via Avigliana), oltre che da quattro passaggi pedonali sopraelevati (cavalconi). Il progetto della nuova stazione è firmato dalla società franco-italiana AREP, che ha vinto il concorso di progettazione di Rete Ferroviaria Italiana (Ferrovie dello Stato). Gli autori dello stesso sono gli architetti Jean-Marie Duthilleul, Etienne Tricaud, Silvio d'Ascia e Agostino Magnaghi e alcuni schizzi del progetto sono visibili dal sito di AREP. La struttura della stazione, a galleria longitudinale, in acciaio e vetro, è lunga 385 metri e la sua altezza varia dai 13 ai 19 metri. Grazie alla sua struttura semicilindrica, la vetrata, sfruttando un oculato gioco di luce, permette un'ampia e diffusa illuminazione del pavimento centrale e delle rampe d'accesso alle banchine; la parte alta delle vetrate è inoltre rivestita di cellule fotovoltaiche che consentono di produrre l'80% del fabbisogno di energia elettrica della stazione stessa. Si prevedeva che la realizzazione della nuova stazione potesse avere termine entro la prima metà del 2012, ma i lavori si sono protratti più a lungo. La struttura viene aperta al pubblico "a blocchi", man mano che le strutture vengono completate. All'inizio del dicembre 2012 il troncone principale è stato aperto al pubblico: in concomitanza, sono state trasferite le biglietterie dal vecchio fabbricato ed aperte le sale d'attesa. La Stazione AV Porta Susa è stata inaugurata simbolicamente il 14 gennaio 2013 alla presenza del Presidente del Consiglio Mario Monti, dell'AD Trenitalia Mauro Moretti, del governatore della Regione Piemonte Roberto Cota, del sindaco di Torino Piero Fassino e di diversi ministri della Repubblica Italiana. Il 15 dicembre 2013 sono stati attivati i binari 1 e 2. Nel mese di febbraio 2014 sono stati inaugurati lo "scivolo", che consente l'accesso al livello -1 direttamente da piazza XVIII Dicembre, e l'attraversamento pedonale "Duchessa Jolanda". Il costo totale, interamente a carico di RFI, è stimato in 79 milioni di euro. Il 20 dicembre 2016 è stato aperto al pubblico il parcheggio multipiano sotterraneo della stazione. La stazione è interrata, dispone di 6 binari passanti, che giacciono sotto il sedime stradale e la vecchia ferrovia di superficie, con quattro ingressi alla stazione sotterranea identificati ognuno da una lettera (A, B, C, D) e distribuiti lungo tutto il tratto dei corsi Inghilterra e Bolzano compreso tra la vecchia stazione e corso Vittorio Emanuele II. Solitamente i binari (tutti sotterranei) sono gestiti nel seguente modo: 1: Utilizzato per i treni Frecciarossa di Trenitalia, TGV e i treni Italo (Alta Velocità) direzione Francia / Porta Nuova 2: Utilizzato per i treni Frecciarossa di Trenitalia, TGV e i treni Italo (Alta Velocità) direzione Milano 3: Utilizzato per i treni del Servizio ferroviario regionale del Piemonte (direzione Porta Nuova) 4: Utilizzato per i treni del Servizio ferroviario regionale del Piemonte (direzione Milano) 5: Utilizzato per i treni del Servizio ferroviario metropolitano di Torino (in direzione Pinerolo/Chieri/Asti/Fossano/Alba) 6: Utilizzato per i treni del Servizio ferroviario metropolitano di Torino (In direzione Chivasso / Torino Stura / Rivarolo) Il fabbricato viaggiatori si trova più a sud della vecchia stazione, tra via Duchessa Jolanda e Corso Matteotti, costituito da più livelli sino alla superficie. La stazione di Torino Porta Susa è la seconda stazione del capoluogo piemontese per numero di passeggeri. È servita dai treni ad alta velocità Frecciarossa di Trenitalia, Italo di NTV e TGV di SNCF Voyages Italia, dai treni del Servizio ferroviario regionale del Piemonte e dai treni del Servizio ferroviario metropolitano di Torino. Entro la fine del 2023 inoltre verrà attivato il collegamento ferroviario diretto tra Torino Porta Susa e l'aeroporto di Torino Caselle. Le banchine a servizio dei binari sono collegate tra loro tramite sovrappassaggi pedonali dotati di scale mobili e sono accessibili ai portatori di disabilità grazie a degli ascensori. L'area dedicata al traffico passeggeri è dotata di un impianto di videosorveglianza e di comunicazione sonora. Biglietteria a sportello Biglietteria automatica Sala d'attesa Servizi igienici Polizia ferroviaria Primo soccorso Caffetteria È possibile l'interscambio con le linee della rete urbana di bus, tram e metro, gestite dal Gruppo Torinese Trasporti, che avviene in piazza XVIII Dicembre e in corso Bolzano. In corso Bolzano fanno inoltre capolinea molte linee extraurbane serventi la città metropolitana. Stazione metropolitana (Porta Susa) Fermata tram (linee 10 e 13) Fermata bus GTT e navette per l'aeroporto gestite da Sadem Stazione taxi La nuova Torino Porta Susa, in I Treni, n. 356, Salò, Editrice Trasporti su Rotaie, febbraio 2013, pp. 29-31, ISSN 0392-4602. Stazioni ferroviarie di Torino Passante ferroviario di Torino Rete tranviaria di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Torino Porta Susa RFI - Le stazioni per l'Alta Velocità, su rfi.it. URL consultato il 23 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2008).

Villino Raby
Villino Raby

Il Villino Raby (o Palazzina Raby) è un edificio storico di Torino in stile Liberty che sorge nel quartiere San Donato, all'inizio di Corso Francia. Fu progettato da Pietro Fenoglio, in collaborazione con Gottardo Gussoni. Nel 1901 l'edificio fu commissionato come abitazione privata da Michele Raby all'ingegner Pietro Fenoglio, il quale si avvalse della collaborazione dell'architetto Gottardo Gussoni. Fortemente rimaneggiato nel corso degli anni, il villino è stato sede di una scuola privata negli anni ottanta e dal 2004 è stato acquistato dall'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino (OMCeO), che si è occupato di una attenta ristrutturazione e che l'ha eletto a propria sede ufficiale dal 2011. Ubicato sull'asse del primo tratto di corso Francia, al centro di una zona fortemente caratterizzata dall'architettura Liberty, il Villino Raby rappresenta un valido esempio di commistione di due correnti di questo stile, prendendo esempio dalla scuola belga e da quella francese. Il progetto originale di Pietro Fenoglio fu più volte modificato in corso d'opera con l'ausilio del collega Gussoni, interessando prevalentemente le parti in ferro battuto, le balaustre e l'ampio bovindo che giustifica la notevole variazione d'altezza rispetto al resto della struttura. L'influenza di Gussoni si avverte, inoltre, nella ridondante presenza di numerosi elementi decorativi in litocemento che riconducono alle sue tipiche caratteristiche progettuali neobarocche, facendone un esempio paragonabile alla più celebre Villa Scott ma assai differente dalla vicina Casa Fenoglio-Lafleur. L'edificio si basa su una planimetria asimmetrica sviluppandosi in modo assai articolato e ricco di differenti corpi di fabbrica. Accanto al grande bovindo presente nel prospetto principale si possono notare l'ingresso e la veranda con terrazzo, che è collegato al giardino sottostante dalla breve rampa. All'interno, fortemente rimaneggiato negli anni, rimangono le decorazioni ad opera del maestro Domenico Smeriglio da Poirino, che in seguito lavorerà ancora per Fenoglio in occasione della celebre Esposizione del 1902 e per la chiesa di Santa Elisabetta, all'interno del Villaggio Leumann e del maestro vetraio Ciravegna di cui si possono ancora ammirare i vetri originali del bovindo. Di grande pregio è la ringhiera in ferro battuto dello scalone interno che si sviluppa su tre rampe e conduce al primo piano: realizzata dal Mazzuccotelli, essa è caratterizzata da un fitto disegno che è riproposto anche sul lampione alla base della scala e nella lanterna del lampadario dell'ingresso. Originariamente la struttura era circondata da una decoratissima cancellata, la cui unica testimonianza superstite si può rintracciare nel decoro del portone carrabile, mentre nel cortile interno si trova la palazzina che ospitava le scuderie. M1 Metropolitana M1(fermata Principi D'Acaja). Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte, Il Liberty a Torino, Cassa di Risparmio di Torino, Torino 1981, pp. 29–34 Mila Leva Pistoi, Torino. Mezzo secolo di architettura 1865-1915. Dalle suggestioni post-risorgimentali ai fermenti del nuovo secolo, Tipografia torinese, Torino 1969, pp. 198, 209, 268 Riccardo Nelva, Bruno Signorelli, Le opere di Pietro Fenoglio nel clima dell'Art Nouveau internazionale, Dedalo, Bari 1979, pp. 16–17, figg. 61-62 Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984, p. 412 Maria Grazia Imarisio, Diego Surace, Torino liberty, Daniela Piazza Editore, Torino 1992, p. 105 Mila Leva Pistoi, Torino tra eclettismo e liberty 1865-1915, Daniela Piazza Editore, Torino 2000, pp. 192, 194, 196, 262-263, 268, 302 Liberty torinese Ville e palazzi di Torino San Donato (Torino) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villino Raby Scheda su MuseoTorino

Palazzo di Giustizia (Torino)
Palazzo di Giustizia (Torino)

Il Palazzo di Giustizia "Bruno Caccia" (o PalaGiustizia) di Torino ha sede in Corso Vittorio Emanuele II, n. 130. Vi si esercita, sia in campo civile sia penale, la giurisdizione di primo e secondo grado; è competente per tutte le cause che non sono di competenza del giudice di pace. Con delibera del 13 marzo 1985 il Consiglio comunale di Torino decise di accorpare in un solo edificio le oltre venti sedi dell'ordinamento giudiziario all'epoca sparse per la città, approvandone il progetto esecutivo nel 1988. Il nuovo Palazzo di Giustizia fu costruito sull'area dell'ex foro boario di Corso Inghilterra e della caserma "Pugnani e Sani" (o "Cavalli") e permise il trasferimento dalla vecchia sede della Curia Maxima di via Corte d'Appello, n. 16. Il primo cantiere fu aperto l'8 giugno 1990 e il progetto fu modificato in corso d'opera per ricavare un piano in più con un costo aggiuntivo di circa 45 miliardi di lire, denari ricavati grazie ad una legge ad hoc voluta dall'allora ministro della giustizia Piero Fassino, che in seguito divenne anche sindaco di Torino. Il complesso, costato circa 350 miliardi di lire, di cui 7 spesati dal Comune di Torino, contro un costo inizialmente previsto di circa 237 miliardi, a causa di numerosi errori di progettazione, entrò in funzione nel 2001 con quasi sette anni di ritardo sulla tabella di marcia dei lavori. L'edificio è dedicato a Bruno Caccia, procuratore della Repubblica e magistrato italiano, ucciso dalla 'ndrangheta sotto casa sua nel 1983 per il suo zelo nel perseguire la mafia calabrese in Piemonte. La costruzione del complesso ha comportato anche gravi infortuni tra gli operai, compresa la morte di uno di essi, Carmelo Romano, nel marzo del 1992. L'edificio venne progettato dagli architetti Ezio Ingaramo ed Enzo Zacchiroli, coadiuvati dagli ingegneri Nicola e Todros e con la consulenza dell'architetto fiorentino Pierluigi Spadolini, e richiama le componenti del tessuto urbano della città storica. È infatti foderato di mattoni piemontesi a vista per richiamare le finiture utilizzate nella parte storica della città torinese, e disseminato di grandi vetrate (per una superficie di 30000 m²) che permettono il massimo ingresso di luce naturale nell'edificio. Alla sua realizzazione parteciparono le società Salini Impregilo, Recchi, Rizzani de Eccher e Orion (per il parcheggio sotterraneo da 985 posti). L'opera, composta da due edifici collegati tra loro con una struttura metallica per una superficie totale di circa 60000 m², è sviluppata su 7 piani fuori terra e 3 interrati; comprende 90 aule, tutte a piano terra o nel seminterrato (compreso il bunker di massima sicurezza), uffici per 1700 persone, un'aula magna da 800 posti (separabile completamente dal resto del fabbricato per poter ospitare cerimonie aperte al pubblico) e un piano destinato agli avvocati.È progettato in modo che i detenuti, seguendo un percorso obbligato, accedano direttamente al banco degli imputati e i giudici possano raggiungere le aule senza incrociare avvocati, pubblico o imputati, in modo da garantire la massima serenità al processo. Tribunale di Torino Distretto della Corte di Appello di Torino