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Incendio del Cinema Statuto

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Incendio del Cinema Statuto, Torino
Incendio del Cinema Statuto, Torino

L'incendio del Cinema Statuto fu un incidente avvenuto nella città italiana di Torino la sera di domenica 13 febbraio 1983, che provocò la morte di 64 persone, principalmente per intossicazione da fumi. A seguito dello scoppio di un incendio durante la proiezione del film La capra, il pubblico tentò la fuga, ma trovò le uscite di sicurezza chiuse: molti spettatori non riuscirono così a scampare alle esalazioni di ossido di carbonio e di acido cianidrico, prodotte dalla combustione del poliuretano espanso delle poltrone, dal rivestimento plastico delle lampade e dai tendaggi alle pareti, che saturarono i locali. È considerata la più grande strage verificatasi a Torino dal secondo dopoguerra oltreché, a livello nazionale, un punto di svolta circa la revisione delle normative in materia di sicurezza nei locali pubblici.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Incendio del Cinema Statuto (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Incendio del Cinema Statuto
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Incendio del Cinema Statuto, Torino
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Villino Raby
Villino Raby

Il Villino Raby (o Palazzina Raby) è un edificio storico di Torino in stile Liberty che sorge nel quartiere San Donato, all'inizio di Corso Francia. Fu progettato da Pietro Fenoglio, in collaborazione con Gottardo Gussoni. Nel 1901 l'edificio fu commissionato come abitazione privata da Michele Raby all'ingegner Pietro Fenoglio, il quale si avvalse della collaborazione dell'architetto Gottardo Gussoni. Fortemente rimaneggiato nel corso degli anni, il villino è stato sede di una scuola privata negli anni ottanta e dal 2004 è stato acquistato dall'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino (OMCeO), che si è occupato di una attenta ristrutturazione e che l'ha eletto a propria sede ufficiale dal 2011. Ubicato sull'asse del primo tratto di corso Francia, al centro di una zona fortemente caratterizzata dall'architettura Liberty, il Villino Raby rappresenta un valido esempio di commistione di due correnti di questo stile, prendendo esempio dalla scuola belga e da quella francese. Il progetto originale di Pietro Fenoglio fu più volte modificato in corso d'opera con l'ausilio del collega Gussoni, interessando prevalentemente le parti in ferro battuto, le balaustre e l'ampio bovindo che giustifica la notevole variazione d'altezza rispetto al resto della struttura. L'influenza di Gussoni si avverte, inoltre, nella ridondante presenza di numerosi elementi decorativi in litocemento che riconducono alle sue tipiche caratteristiche progettuali neobarocche, facendone un esempio paragonabile alla più celebre Villa Scott ma assai differente dalla vicina Casa Fenoglio-Lafleur. L'edificio si basa su una planimetria asimmetrica sviluppandosi in modo assai articolato e ricco di differenti corpi di fabbrica. Accanto al grande bovindo presente nel prospetto principale si possono notare l'ingresso e la veranda con terrazzo, che è collegato al giardino sottostante dalla breve rampa. All'interno, fortemente rimaneggiato negli anni, rimangono le decorazioni ad opera del maestro Domenico Smeriglio da Poirino, che in seguito lavorerà ancora per Fenoglio in occasione della celebre Esposizione del 1902 e per la chiesa di Santa Elisabetta, all'interno del Villaggio Leumann e del maestro vetraio Ciravegna di cui si possono ancora ammirare i vetri originali del bovindo. Di grande pregio è la ringhiera in ferro battuto dello scalone interno che si sviluppa su tre rampe e conduce al primo piano: realizzata dal Mazzuccotelli, essa è caratterizzata da un fitto disegno che è riproposto anche sul lampione alla base della scala e nella lanterna del lampadario dell'ingresso. Originariamente la struttura era circondata da una decoratissima cancellata, la cui unica testimonianza superstite si può rintracciare nel decoro del portone carrabile, mentre nel cortile interno si trova la palazzina che ospitava le scuderie. M1 Metropolitana M1(fermata Principi D'Acaja). Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte, Il Liberty a Torino, Cassa di Risparmio di Torino, Torino 1981, pp. 29–34 Mila Leva Pistoi, Torino. Mezzo secolo di architettura 1865-1915. Dalle suggestioni post-risorgimentali ai fermenti del nuovo secolo, Tipografia torinese, Torino 1969, pp. 198, 209, 268 Riccardo Nelva, Bruno Signorelli, Le opere di Pietro Fenoglio nel clima dell'Art Nouveau internazionale, Dedalo, Bari 1979, pp. 16–17, figg. 61-62 Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984, p. 412 Maria Grazia Imarisio, Diego Surace, Torino liberty, Daniela Piazza Editore, Torino 1992, p. 105 Mila Leva Pistoi, Torino tra eclettismo e liberty 1865-1915, Daniela Piazza Editore, Torino 2000, pp. 192, 194, 196, 262-263, 268, 302 Liberty torinese Ville e palazzi di Torino San Donato (Torino) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villino Raby Scheda su MuseoTorino

Torre BBPR
Torre BBPR

La Torre BBPR è un edificio di Torino ubicato in Piazza Statuto. Realizzato per la Reale Mutua Assicurazioni tra il 1959 e il 1961 su progetto dello Studio BBPR, rappresenta uno dei rari esempi in Piemonte di architettura post-razionalista brutalista di scuola milanese. L'intero complesso sorge sull'area che ospitava la scomparsa stazione della tranvia Torino-Rivoli e altri edifici residenziali ottocenteschi distrutti nei bombardamenti della seconda guerra mondiale. È stato realizzato su commissione della Reale Mutua Assicurazioni tra il 1959 e il 1961 su progetto dello Studio BBPR di Milano, già autore della celebre Torre Velasca. Analogamente a quest'ultima, anche la Torre BBPR può essere correlata alla rivoluzione stilistica dell'epoca nota come «neoliberty», riconducibile alle variegate espressioni del «brutalismo» che ivi si contrappongono alla diffusa presenza liberty delle immediate vicinanze, nei quartieri Cit Turin e San Donato, nonché al restante contesto prevalentemente barocco che caratterizza il capoluogo piemontese. L'edificio sorge in corrispondenza dell'inizio dell'asse di corso Francia e si estende per tutto l'ampio isolato sino alla vicina via Cibrario. Il delicato tema dell'inserimento di un'architettura moderna nel contesto storico-architettonico torinese è stato affrontato proponendo una rielaborazione delle sue costanti caratteristiche: il portico sottostante, i mezzanini, i bovindi e il rivestimento in mattoni. La struttura è composta da quattro moduli di altezze differenti e si sviluppa complessivamente su tre lati, quasi completamente caratterizzati dall'alto portico sottostante che ospita il primo piano fuori terra a destinazione commerciale, con il relativo mezzanino superiore. La facciata è regolarmente scandita dai pilastri in cemento armato che percorrono verticalmente i vari prospetti. Questo elemento ricorrente non è presente invece nel prospetto della struttura di soli due piani che sovrasta i due varchi carrabili di via Cibrario. Essa, arretrata rispetto all'asse stradale, è caratterizzata da una finestratura «a nastro» ed è affiancata da un locale commerciale sormontato da un terrazzo. L'edificio, composto da più moduli di differenti altezze, presenta ovunque una facciata che alterna il tipico rivestimento in mattone con posa «faccia a vista», al ritmo scandito dai pilastri della struttura portante. Essi rappresentano la caratteristica comune più evidente con la Torre Velasca di Milano, in special misura nelle travature che assumono un'inclinazione verso l'esterno in corrispondenza del primo piano, anche se risultano essere meno aggettanti e oblique rispetto a quelle dell'edificio milanese. Questa scelta conferisce un certo slancio al profilo dell'edificio che, in corrispondenza del piano sopra l'alto portico, esibisce una ricercata interpretazione del bow-window realizzata con un'intelaiatura in metallo brunito a tutt'altezza che ospita delle ampie vetrate. Il tema del bow-window si ripete ininterrottamente su ciascun lato dell'edificio, escludendo il solo modulo basso di via Cibrario, intervallandosi regolarmente alle nervature oblique dei pilastri che si raccordano al prospetto superiore. L'uniformità della facciata è inoltre accentuata dalla regolarità della fitta finestratura che, su tutti prospetti principali, non presenta balconi aggettanti bensì soltanto ringhiere, comprese quelle dei terrazzini interni che caratterizzano lo spigolo della torre ma anche quelle dell'attico, del modulo longitudinale affacciato su corso Francia e del lungo loggiato del sesto piano. Quest'ultimo, percorrendo orizzontalmente l'intera struttura, costituisce il principale elemento di connessione tra i moduli più bassi di corso Francia e via Cibrario con il corpo centrale della torre angolare che s'innalza per un totale di quindici piani, ospitando uffici e abitazioni private. Dei terrazzi aggettanti sono presenti unicamente sul prospetto retrostante della torre che si affaccia sull'ampia corte interna provvista di più rampe d'accesso ai piani interrati destinati alle autorimesse. Il complesso residenziale è molto ampio e comprende un'area di circa 6.000 metri quadri. Oltre ai locali commerciali al piano stradale, le unità abitative sono suddivise tra abitazioni private e locali a uso ufficio. Essi sono in prevalenza concentrati al primo piano e caratterizzati dai particolari bow-window in vetro e, originariamente, da locali di rimessaggio e servizi igienici separati dalla planimetria interna, ubicati in spazi comuni con accesso dal pianerottolo, analogamente alle soluzioni progettuali della Torre Velasca. Gli appartamenti a destinazione residenziale, ubicati a partire dal secondo piano, sono di varia metratura, da due a sei vani, tutti originariamente provvisti di finiture in marmo, arredi su misura e riscaldamento a pavimento. Dal dicembre del 2006 l’edificio è servito dalla stazione M1 Principi d'Acaja. AA.VV., Edificio per abitazioni e uffici in corso Francia a Torino, in Casabella - Continuità, n. 232, Milano, Editoriale Domus, ottobre 1959, pp. 16-23. AA.VV., Dizionario dell'architettura del XX secolo, Vol. I, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 2003. Clarification from Milan, in «The Architectural Review», 755, gennaio, 1960, pp. 1-2. Agostino Magnaghi, Mariolina Monge, Luciano Re, Guida all'architettura moderna di Torino, Lindau, Torino 1995, p. 203. Paolo Scrivano, Edificio per uffici e abitazioni in corso Francia, in Vera Comoli Mandracci, Carlo Olmo (a cura di), Guida di Torino, Allemandi, Torino 1999, p. 213 Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida all'Architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Umberto Allemandi & C., Torino 2008, pp. 302-304. Studio Architetti BBPR, Tre Problemi di ambientamento: la Torre Velasca a Milano, un edificio per uffici e appartamenti a Torino, Casa Lurani a Milano, in Casabella continuità n. 232, ottobre 1959, pp. 4-8., 18-2382 Brutalismo Torre Velasca Piazza Statuto Reale Mutua Assicurazioni Torre Littoria (Torino) Costruzioni di Torino più alte Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Torre BBPR

Casa della Vittoria
Casa della Vittoria

La Casa della Vittoria (nota anche come Casa del Carrera, o Casa dei Draghi), o Palazzo della Vittoria, è un edificio storico di Torino, considerato uno dei più interessanti esempi di residenza civile in stile neogotico presenti nel capoluogo piemontese. Compresa nel quartiere Cit Turin, la Casa della Vittoria è al centro di un'area di grande interesse architettonico che può contare un'alta densità di esempi di Liberty e Neogotico, comprendendo anche il confinante San Donato. Tra l'Ottocento e il Novecento il quartiere residenziale Cit Turin fu epicentro di un'intensa attività edilizia prevalentemente orientata allo stile Liberty. Parallelamente al naturalismo esasperato di questo stile si sviluppò la corrente del Neogotico e, oltre alla chiesa di Gesù Nazareno, gli esempi di tale contaminazione nel quartiere sono l'abitazione dello stesso cavalier Carrera di Magnano (Biella) e la Casa della Vittoria. Commissionata nel 1918 dal Carrera all'ingegner Gottardo Gussoni per celebrare la vittoria del primo conflitto mondiale, essa fu completata nel 1920, rappresentando un segno di ripresa del settore edilizio post bellico. A confermare tale affermazione è la lapide posta sulla facciata. L'edificio si sviluppa su cinque piani di altezza e sorge sull'asse di corso Francia, nell'elegante quartiere residenziale Cit Turin. Esso è in stile eclettico con evidenti incursioni di neogotico francesizzante riscontrabili nei dettagli strutturali come il portale e l'atrio di ingresso, le balaustre di balconi e scale interne e il pronunciato bow-window angolare con bifore e trifore a tutto sesto, che culmina con una torretta merlata. Di grande evidenza è il complesso apparato decorativo dei prospetti principali caratterizzato dall'ampio uso di elementi in litocemento, decorazioni allegoriche e zoomorfe, tra cui la coppia di grandi draghi che fiancheggiano l'ampio portale d'ingresso in legno; è proprio la presenza di questi elementi decorativi che, negli anni, gli ha valso il nome di "casa dei draghi". La decorazione parte dalla base dei prospetti principali simulando un bugnato lapideo a fasce orizzontali estendendosi fino al piano nobile. A questo livello le finestre sono arricchite da una cornice che alla base riporta stemmi raffiguranti allegorie che scandiscono la facciata, alternandosi alle coppie di draghi che sostengono le balaustre dei balconi del piano superiore. Le restanti finestre ad arco riportano cornici più semplici, mentre i due grandi bovindi centrali riportano bifore a tutto sesto e culminano anch'essi con un terrazzo. L'edificio presenta una smussatura e una nicchia sull'angolo della via accanto. Essa era stata originariamente concepita per ospitare una statua che però non vi è mai stata collocata. M1 Metropolitana, fermata Principi d'Acaja. L. RE, in AA.VV., Torino città viva, 1980, p. 317. Tavola: 40 Liberty a Torino Villa Arduino Ville e palazzi di Torino Cit Turin Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Casa della Vittoria