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Piazza Statuto

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Piazza Statuto è una delle piazze più importanti della parte occidentale del centro storico di Torino. Fu l'ultima delle grandi piazze del periodo risorgimentale della capitale sabauda, caratterizzata da eleganti palazzi, con ampi portici lungo il suo perimetro. Ha una forma allungata e da essa dipartono molte strade: via Luigi Cibrario, via San Donato, corso Francia, che in epoca romana era il tratto iniziale della strada per le Gallie, e via Garibaldi, antico decumanus maximus della colonia romana Julia Augusta Taurinorum, conosciuta un tempo anche come via Dora Grossa.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Piazza Statuto (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Piazza Statuto
Piazza Statuto, Torino Circoscrizione 1

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N 45.07629 ° E 7.67068 °
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Al Traforo del Cenisio - Frejus

Piazza Statuto
10140 Torino, Circoscrizione 1
Piemonte, Italia
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Sito web
comune.torino.it

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Luoghi vicini

Torre BBPR
Torre BBPR

La Torre BBPR è un edificio di Torino ubicato in Piazza Statuto. Realizzato per la Reale Mutua Assicurazioni tra il 1959 e il 1961 su progetto dello Studio BBPR, rappresenta uno dei rari esempi in Piemonte di architettura post-razionalista brutalista di scuola milanese. L'intero complesso sorge sull'area che ospitava la scomparsa stazione della tranvia Torino-Rivoli e altri edifici residenziali ottocenteschi distrutti nei bombardamenti della seconda guerra mondiale. È stato realizzato su commissione della Reale Mutua Assicurazioni tra il 1959 e il 1961 su progetto dello Studio BBPR di Milano, già autore della celebre Torre Velasca. Analogamente a quest'ultima, anche la Torre BBPR può essere correlata alla rivoluzione stilistica dell'epoca nota come «neoliberty», riconducibile alle variegate espressioni del «brutalismo» che ivi si contrappongono alla diffusa presenza liberty delle immediate vicinanze, nei quartieri Cit Turin e San Donato, nonché al restante contesto prevalentemente barocco che caratterizza il capoluogo piemontese. L'edificio sorge in corrispondenza dell'inizio dell'asse di corso Francia e si estende per tutto l'ampio isolato sino alla vicina via Cibrario. Il delicato tema dell'inserimento di un'architettura moderna nel contesto storico-architettonico torinese è stato affrontato proponendo una rielaborazione delle sue costanti caratteristiche: il portico sottostante, i mezzanini, i bovindi e il rivestimento in mattoni. La struttura è composta da quattro moduli di altezze differenti e si sviluppa complessivamente su tre lati, quasi completamente caratterizzati dall'alto portico sottostante che ospita il primo piano fuori terra a destinazione commerciale, con il relativo mezzanino superiore. La facciata è regolarmente scandita dai pilastri in cemento armato che percorrono verticalmente i vari prospetti. Questo elemento ricorrente non è presente invece nel prospetto della struttura di soli due piani che sovrasta i due varchi carrabili di via Cibrario. Essa, arretrata rispetto all'asse stradale, è caratterizzata da una finestratura «a nastro» ed è affiancata da un locale commerciale sormontato da un terrazzo. L'edificio, composto da più moduli di differenti altezze, presenta ovunque una facciata che alterna il tipico rivestimento in mattone con posa «faccia a vista», al ritmo scandito dai pilastri della struttura portante. Essi rappresentano la caratteristica comune più evidente con la Torre Velasca di Milano, in special misura nelle travature che assumono un'inclinazione verso l'esterno in corrispondenza del primo piano, anche se risultano essere meno aggettanti e oblique rispetto a quelle dell'edificio milanese. Questa scelta conferisce un certo slancio al profilo dell'edificio che, in corrispondenza del piano sopra l'alto portico, esibisce una ricercata interpretazione del bow-window realizzata con un'intelaiatura in metallo brunito a tutt'altezza che ospita delle ampie vetrate. Il tema del bow-window si ripete ininterrottamente su ciascun lato dell'edificio, escludendo il solo modulo basso di via Cibrario, intervallandosi regolarmente alle nervature oblique dei pilastri che si raccordano al prospetto superiore. L'uniformità della facciata è inoltre accentuata dalla regolarità della fitta finestratura che, su tutti prospetti principali, non presenta balconi aggettanti bensì soltanto ringhiere, comprese quelle dei terrazzini interni che caratterizzano lo spigolo della torre ma anche quelle dell'attico, del modulo longitudinale affacciato su corso Francia e del lungo loggiato del sesto piano. Quest'ultimo, percorrendo orizzontalmente l'intera struttura, costituisce il principale elemento di connessione tra i moduli più bassi di corso Francia e via Cibrario con il corpo centrale della torre angolare che s'innalza per un totale di quindici piani, ospitando uffici e abitazioni private. Dei terrazzi aggettanti sono presenti unicamente sul prospetto retrostante della torre che si affaccia sull'ampia corte interna provvista di più rampe d'accesso ai piani interrati destinati alle autorimesse. Il complesso residenziale è molto ampio e comprende un'area di circa 6.000 metri quadri. Oltre ai locali commerciali al piano stradale, le unità abitative sono suddivise tra abitazioni private e locali a uso ufficio. Essi sono in prevalenza concentrati al primo piano e caratterizzati dai particolari bow-window in vetro e, originariamente, da locali di rimessaggio e servizi igienici separati dalla planimetria interna, ubicati in spazi comuni con accesso dal pianerottolo, analogamente alle soluzioni progettuali della Torre Velasca. Gli appartamenti a destinazione residenziale, ubicati a partire dal secondo piano, sono di varia metratura, da due a sei vani, tutti originariamente provvisti di finiture in marmo, arredi su misura e riscaldamento a pavimento. Dal dicembre del 2006 l’edificio è servito dalla stazione M1 Principi d'Acaja. AA.VV., Edificio per abitazioni e uffici in corso Francia a Torino, in Casabella - Continuità, n. 232, Milano, Editoriale Domus, ottobre 1959, pp. 16-23. AA.VV., Dizionario dell'architettura del XX secolo, Vol. I, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 2003. Clarification from Milan, in «The Architectural Review», 755, gennaio, 1960, pp. 1-2. Agostino Magnaghi, Mariolina Monge, Luciano Re, Guida all'architettura moderna di Torino, Lindau, Torino 1995, p. 203. Paolo Scrivano, Edificio per uffici e abitazioni in corso Francia, in Vera Comoli Mandracci, Carlo Olmo (a cura di), Guida di Torino, Allemandi, Torino 1999, p. 213 Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida all'Architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Umberto Allemandi & C., Torino 2008, pp. 302-304. Studio Architetti BBPR, Tre Problemi di ambientamento: la Torre Velasca a Milano, un edificio per uffici e appartamenti a Torino, Casa Lurani a Milano, in Casabella continuità n. 232, ottobre 1959, pp. 4-8., 18-2382 Brutalismo Torre Velasca Piazza Statuto Reale Mutua Assicurazioni Torre Littoria (Torino) Costruzioni di Torino più alte Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Torre BBPR

Palazzo Pietro Micca
Palazzo Pietro Micca

Palazzo Pietro Micca, in precedenza noto come Grattacielo Rai, è un edificio torinese che sorge ai confini del centro storico cittadino, nell'isolato tra via Cernaia, via Guicciardini, via fratelli Ruffini, piazza XVIII Dicembre e corso Bolzano. La sua altezza di 72 metri ne fa uno degli edifici più alti della città. All'interno dell'edificio sono presenti alcune opere artistiche moderne di grande formato quali il dipinto di Felice Casorati Concerto (1924), la scultura Suonatori di Jazz, realizzata nel 1966 da Mario Giansone, e l'arazzo L'enigna di Febo di Corrado Cagli. Fu costruito nel corso degli anni sessanta - nel pieno del miracolo economico italiano - su progetto degli architetti Morelli e Morbelli, sulla base di preesistenti fondamenta della Torre Littoria e della progettata piazza delle parate, mai realizzata. Il grattacielo era volto a rappresentare la sede nazionale della Rai, nata proprio a Torino, ma presto destinata al trasferimento di gran parte dei suoi dipartimenti nella città di Roma. A seguito del trasferimento degli uffici e delle attività presso il CRIT di via Cavalli, il futuro della struttura è rimasto a lungo incerto: una delle ipotesi è stata l'alienazione del bene per l'acquisto della nuova sede. Negli anni si sono seguite diverse ipotesi, tra cui un nuovo albergo di alta categoria, visto che si affaccia attualmente su un'area di rilevante trasformazione urbana: sono già nati o dovrebbero nascere in prossimità di questo edificio il Grattacielo Intesa Sanpaolo, il Grattacielo FS, la nuova stazione di Torino Porta Susa e il polo intermodale dei trasporti, il Palazzo di Giustizia, il Politecnico e la sua cittadella, la nuova sede espositiva delle OGR e il futuro Centro Congressi. Insieme a queste costruzioni e al Palazzo della Provincia, formerà un piccolo cluster di grattacieli. Nel 2016 è stato completato il trasferimento totale degli oltre 450 dipendenti e i relativi uffici di competenza alla sede di Torino: la direzione generale, condivisa con la sede di Roma, l'ufficio nazionale abbonamenti TV, i servizi generali, l'amministrazione e finanza, il segretariato sociale, Rai Way e la direzione nazionale ICT nella nuova sede in locazione di via Cavalli, già sede della Telecom. Fino al 2021 l'edificio ha continuato ad essere di proprietà della Rai, che tentò, a più riprese, di venderlo tramite aste pubbliche non andate a buon fine (non ultimo per la previsione degli elevati costi per la bonifica integrale). Nel giugno del 2021, dopo una negoziazione diretta, il grattacielo è stato ceduto in forma di compromesso preliminare al gruppo IPI. L'acquisto definitivo è poi stato perfezionato nel successivo mese di dicembre, per un costo complessivo di 8,1 milioni di euro. L'apertura del cantiere è avvenuta nel gennaio 2023. Nel maggio del 2023 l'edificio è stato intitolato a Pietro Micca. L'architettura dell'edificio è ispirata all'international style americano e, in particolare, al Seagram Building di New York. Il corpo di fabbrica principale, a forma di parallelepipedo, è affiancato da due corpi più bassi uno dei quali si sviluppa lungo via Cernaia. Sotto quest'ultimo è stato ricavato un porticato in continuità con i portici ottocenteschi della via, ai quali si richiama per forma e dimensioni. Il grattacielo è caratterizzato da strutture in acciaio a vista che ne enfatizzano lo sviluppo verticale ed è sovrastato da una massiccia pensilina. Particolarmente accurati sono i particolari costruttivi in metallo e pietra che ne caratterizzano l'affaccio verso via Cernaia e Piazza XVIII Dicembre. La scelta dell'uso dell'acciaio è dovuta, oltre che a ragioni stilistiche, alla presenza della Finsider all'interno del gruppo IRI, committente dell'impresa: l'uso dell'acciaio nell'edilizia doveva rappresentare una spinta promozionale del mercato di questo materiale, tecnica già adottata con successo negli Stati Uniti. Sebbene le proiezioni iniziali indicassero che l'avvio dei lavori di bonifica e restauro si sarebbe dovuto verificare già a partire dal 2022, gli studi preliminari per la localizzazione dell'amianto è risultata più complessa del previsto, richiedendo oltre 12 mesi di studi e ricerche approfondite. L'apertura del cantiere è stata, quindi, posticipata al gennaio 2023. Nel maggio del 2023 sono stati avviate le operazioni di bonifica, affidate ad un raggruppamento di quattro società specializzate nella rimozione e nel trattamento dell'amianto: alla fine dei lavori, saranno rimosse 1400 tonnellate di materiale e trasportate via ferroviaria in un impianto situato in Svezia. Nel giugno 2023 è stato installata la ponteggiatura esterna. Il grattacielo RAI si è guadagnato l'infelice soprannome di "grattacielo dell'amianto", quando in realtà il problema dei materiali a base di fibre d'asbesto utilizzati su così larga scala è comune a tutti gli edifici in metallo costruiti fra gli anni cinquanta e settanta del novecento, come ad esempio Palazzo Nuovo, principale sede dei corsi umanistici dell'Università degli Studi di Torino. All'epoca della costruzione dell'edificio i pericoli per la salute legati all'inalazione di fibre di asbesto non erano ancora noti, anche il grattacielo fu quindi realizzato con largo impiego di materiali a base di amianto, sotto forma di pannelli prefabbricati di copertura, plafoniere, o sotto forma di polvere che veniva impastata con collanti a base vinilica per ricoprire intere pareti e isolare in maniera ignifuga fasci di tubazioni. Quest'ultimo sistema è quello che più è stato messo sotto accusa in quanto durante la costruzione dell'edificio causava la formazione di grandi nubi di fibre che si disperdevano nell'aria. Nel 2009 un dirigente Rai che per molti anni (fra il 1967 e il 1992) aveva lavorato all'interno dell'edificio morì di mesotelioma. Anni prima, nel 1992, un ex dipendente dell'azienda che costruì il grattacielo morì anch'esso di mesotelioma; l'imprenditore edile fu poi condannato per omicidio colposo nel 1995. La stessa Rai è stata a conoscenza del problema e, da quando la pericolosità dell'impiego di amianto per costruzioni è nota, ha trattato la questione con la dovuta serietà. Nel 1992 vennero effettuate molte opere di "segregazione" delle strutture in amianto e messa in sicurezza, mentre fu contemporaneamente attivato un sistema di controllo della qualità dell'aria tramite il quale si è potuto constatare che i livelli di fibre dispersi nell'aria sono al di sotto dei limiti di legge. Agostino Magnaghi, Mariolina Monge, Luciano Re, Nuovi uffici della Rai, in Guida all’architettura moderna di Torino, Torino, Lindau, 1995, pp. 247-248. Paolo Scrivano, Grattacielo per Uffici Rai, in Guida di Torino. Architettura, Vera Comoli, Carlo Olmo (a cura di), Torino, Allemandi, 1999, p. 217. Società degli Architetti e degli Ingegneri in Torino, Architettour. 26 Itinerari di Architettura a Torino/Architectural Walks in Turin, Torino, SIAT, 1999. Costruzioni di Torino per altezza Pietro Micca Rai Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Grattacielo Rai Sito ufficiale, su palazzopietromicca.com. Grattacielo RAI, su museotorino.it. Il Patrimonio Immobiliare RAI, su immobili.rai.it.

Villino Raby
Villino Raby

Il Villino Raby (o Palazzina Raby) è un edificio storico di Torino in stile Liberty che sorge nel quartiere San Donato, all'inizio di Corso Francia. Fu progettato da Pietro Fenoglio, in collaborazione con Gottardo Gussoni. Nel 1901 l'edificio fu commissionato come abitazione privata da Michele Raby all'ingegner Pietro Fenoglio, il quale si avvalse della collaborazione dell'architetto Gottardo Gussoni. Fortemente rimaneggiato nel corso degli anni, il villino è stato sede di una scuola privata negli anni ottanta e dal 2004 è stato acquistato dall'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino (OMCeO), che si è occupato di una attenta ristrutturazione e che l'ha eletto a propria sede ufficiale dal 2011. Ubicato sull'asse del primo tratto di corso Francia, al centro di una zona fortemente caratterizzata dall'architettura Liberty, il Villino Raby rappresenta un valido esempio di commistione di due correnti di questo stile, prendendo esempio dalla scuola belga e da quella francese. Il progetto originale di Pietro Fenoglio fu più volte modificato in corso d'opera con l'ausilio del collega Gussoni, interessando prevalentemente le parti in ferro battuto, le balaustre e l'ampio bovindo che giustifica la notevole variazione d'altezza rispetto al resto della struttura. L'influenza di Gussoni si avverte, inoltre, nella ridondante presenza di numerosi elementi decorativi in litocemento che riconducono alle sue tipiche caratteristiche progettuali neobarocche, facendone un esempio paragonabile alla più celebre Villa Scott ma assai differente dalla vicina Casa Fenoglio-Lafleur. L'edificio si basa su una planimetria asimmetrica sviluppandosi in modo assai articolato e ricco di differenti corpi di fabbrica. Accanto al grande bovindo presente nel prospetto principale si possono notare l'ingresso e la veranda con terrazzo, che è collegato al giardino sottostante dalla breve rampa. All'interno, fortemente rimaneggiato negli anni, rimangono le decorazioni ad opera del maestro Domenico Smeriglio da Poirino, che in seguito lavorerà ancora per Fenoglio in occasione della celebre Esposizione del 1902 e per la chiesa di Santa Elisabetta, all'interno del Villaggio Leumann e del maestro vetraio Ciravegna di cui si possono ancora ammirare i vetri originali del bovindo. Di grande pregio è la ringhiera in ferro battuto dello scalone interno che si sviluppa su tre rampe e conduce al primo piano: realizzata dal Mazzuccotelli, essa è caratterizzata da un fitto disegno che è riproposto anche sul lampione alla base della scala e nella lanterna del lampadario dell'ingresso. Originariamente la struttura era circondata da una decoratissima cancellata, la cui unica testimonianza superstite si può rintracciare nel decoro del portone carrabile, mentre nel cortile interno si trova la palazzina che ospitava le scuderie. M1 Metropolitana M1(fermata Principi D'Acaja). Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte, Il Liberty a Torino, Cassa di Risparmio di Torino, Torino 1981, pp. 29–34 Mila Leva Pistoi, Torino. Mezzo secolo di architettura 1865-1915. Dalle suggestioni post-risorgimentali ai fermenti del nuovo secolo, Tipografia torinese, Torino 1969, pp. 198, 209, 268 Riccardo Nelva, Bruno Signorelli, Le opere di Pietro Fenoglio nel clima dell'Art Nouveau internazionale, Dedalo, Bari 1979, pp. 16–17, figg. 61-62 Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984, p. 412 Maria Grazia Imarisio, Diego Surace, Torino liberty, Daniela Piazza Editore, Torino 1992, p. 105 Mila Leva Pistoi, Torino tra eclettismo e liberty 1865-1915, Daniela Piazza Editore, Torino 2000, pp. 192, 194, 196, 262-263, 268, 302 Liberty torinese Ville e palazzi di Torino San Donato (Torino) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villino Raby Scheda su MuseoTorino