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Museo Civico Pietro Micca e dell'Assedio di Torino del 1706

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Il Museo civico Pietro Micca e dell'assedio di Torino del 1706 è un museo di Torino.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Museo Civico Pietro Micca e dell'Assedio di Torino del 1706 (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Museo Civico Pietro Micca e dell'Assedio di Torino del 1706
Ya'akov Bar Simantov,

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Ya'akov Bar Simantov
5647003 , Kiryat HaSavyonim
Center District, Israel
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Palazzo Pietro Micca
Palazzo Pietro Micca

Palazzo Pietro Micca, in precedenza noto come Grattacielo Rai, è un edificio torinese che sorge ai confini del centro storico cittadino, nell'isolato tra via Cernaia, via Guicciardini, via fratelli Ruffini, piazza XVIII Dicembre e corso Bolzano. La sua altezza di 72 metri ne fa uno degli edifici più alti della città. All'interno dell'edificio sono presenti alcune opere artistiche moderne di grande formato quali il dipinto di Felice Casorati Concerto (1924), la scultura Suonatori di Jazz, realizzata nel 1966 da Mario Giansone, e l'arazzo L'enigna di Febo di Corrado Cagli. Fu costruito nel corso degli anni sessanta - nel pieno del miracolo economico italiano - su progetto degli architetti Morelli e Morbelli, sulla base di preesistenti fondamenta della Torre Littoria e della progettata piazza delle parate, mai realizzata. Il grattacielo era volto a rappresentare la sede nazionale della Rai, nata proprio a Torino, ma presto destinata al trasferimento di gran parte dei suoi dipartimenti nella città di Roma. A seguito del trasferimento degli uffici e delle attività presso il CRIT di via Cavalli, il futuro della struttura è rimasto a lungo incerto: una delle ipotesi è stata l'alienazione del bene per l'acquisto della nuova sede. Negli anni si sono seguite diverse ipotesi, tra cui un nuovo albergo di alta categoria, visto che si affaccia attualmente su un'area di rilevante trasformazione urbana: sono già nati o dovrebbero nascere in prossimità di questo edificio il Grattacielo Intesa Sanpaolo, il Grattacielo FS, la nuova stazione di Torino Porta Susa e il polo intermodale dei trasporti, il Palazzo di Giustizia, il Politecnico e la sua cittadella, la nuova sede espositiva delle OGR e il futuro Centro Congressi. Insieme a queste costruzioni e al Palazzo della Provincia, formerà un piccolo cluster di grattacieli. Nel 2016 è stato completato il trasferimento totale degli oltre 450 dipendenti e i relativi uffici di competenza alla sede di Torino: la direzione generale, condivisa con la sede di Roma, l'ufficio nazionale abbonamenti TV, i servizi generali, l'amministrazione e finanza, il segretariato sociale, Rai Way e la direzione nazionale ICT nella nuova sede in locazione di via Cavalli, già sede della Telecom. Fino al 2021 l'edificio ha continuato ad essere di proprietà della Rai, che tentò, a più riprese, di venderlo tramite aste pubbliche non andate a buon fine (non ultimo per la previsione degli elevati costi per la bonifica integrale). Nel giugno del 2021, dopo una negoziazione diretta, il grattacielo è stato ceduto in forma di compromesso preliminare al gruppo IPI. L'acquisto definitivo è poi stato perfezionato nel successivo mese di dicembre, per un costo complessivo di 8,1 milioni di euro. L'apertura del cantiere è avvenuta nel gennaio 2023. Nel maggio del 2023 l'edificio è stato intitolato a Pietro Micca. L'architettura dell'edificio è ispirata all'international style americano e, in particolare, al Seagram Building di New York. Il corpo di fabbrica principale, a forma di parallelepipedo, è affiancato da due corpi più bassi uno dei quali si sviluppa lungo via Cernaia. Sotto quest'ultimo è stato ricavato un porticato in continuità con i portici ottocenteschi della via, ai quali si richiama per forma e dimensioni. Il grattacielo è caratterizzato da strutture in acciaio a vista che ne enfatizzano lo sviluppo verticale ed è sovrastato da una massiccia pensilina. Particolarmente accurati sono i particolari costruttivi in metallo e pietra che ne caratterizzano l'affaccio verso via Cernaia e Piazza XVIII Dicembre. La scelta dell'uso dell'acciaio è dovuta, oltre che a ragioni stilistiche, alla presenza della Finsider all'interno del gruppo IRI, committente dell'impresa: l'uso dell'acciaio nell'edilizia doveva rappresentare una spinta promozionale del mercato di questo materiale, tecnica già adottata con successo negli Stati Uniti. Sebbene le proiezioni iniziali indicassero che l'avvio dei lavori di bonifica e restauro si sarebbe dovuto verificare già a partire dal 2022, gli studi preliminari per la localizzazione dell'amianto è risultata più complessa del previsto, richiedendo oltre 12 mesi di studi e ricerche approfondite. L'apertura del cantiere è stata, quindi, posticipata al gennaio 2023. Nel maggio del 2023 sono stati avviate le operazioni di bonifica, affidate ad un raggruppamento di quattro società specializzate nella rimozione e nel trattamento dell'amianto: alla fine dei lavori, saranno rimosse 1400 tonnellate di materiale e trasportate via ferroviaria in un impianto situato in Svezia. Nel giugno 2023 è stato installata la ponteggiatura esterna. Il grattacielo RAI si è guadagnato l'infelice soprannome di "grattacielo dell'amianto", quando in realtà il problema dei materiali a base di fibre d'asbesto utilizzati su così larga scala è comune a tutti gli edifici in metallo costruiti fra gli anni cinquanta e settanta del novecento, come ad esempio Palazzo Nuovo, principale sede dei corsi umanistici dell'Università degli Studi di Torino. All'epoca della costruzione dell'edificio i pericoli per la salute legati all'inalazione di fibre di asbesto non erano ancora noti, anche il grattacielo fu quindi realizzato con largo impiego di materiali a base di amianto, sotto forma di pannelli prefabbricati di copertura, plafoniere, o sotto forma di polvere che veniva impastata con collanti a base vinilica per ricoprire intere pareti e isolare in maniera ignifuga fasci di tubazioni. Quest'ultimo sistema è quello che più è stato messo sotto accusa in quanto durante la costruzione dell'edificio causava la formazione di grandi nubi di fibre che si disperdevano nell'aria. Nel 2009 un dirigente Rai che per molti anni (fra il 1967 e il 1992) aveva lavorato all'interno dell'edificio morì di mesotelioma. Anni prima, nel 1992, un ex dipendente dell'azienda che costruì il grattacielo morì anch'esso di mesotelioma; l'imprenditore edile fu poi condannato per omicidio colposo nel 1995. La stessa Rai è stata a conoscenza del problema e, da quando la pericolosità dell'impiego di amianto per costruzioni è nota, ha trattato la questione con la dovuta serietà. Nel 1992 vennero effettuate molte opere di "segregazione" delle strutture in amianto e messa in sicurezza, mentre fu contemporaneamente attivato un sistema di controllo della qualità dell'aria tramite il quale si è potuto constatare che i livelli di fibre dispersi nell'aria sono al di sotto dei limiti di legge. Agostino Magnaghi, Mariolina Monge, Luciano Re, Nuovi uffici della Rai, in Guida all’architettura moderna di Torino, Torino, Lindau, 1995, pp. 247-248. Paolo Scrivano, Grattacielo per Uffici Rai, in Guida di Torino. Architettura, Vera Comoli, Carlo Olmo (a cura di), Torino, Allemandi, 1999, p. 217. Società degli Architetti e degli Ingegneri in Torino, Architettour. 26 Itinerari di Architettura a Torino/Architectural Walks in Turin, Torino, SIAT, 1999. Costruzioni di Torino per altezza Pietro Micca Rai Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Grattacielo Rai Sito ufficiale, su palazzopietromicca.com. Grattacielo RAI, su museotorino.it. Il Patrimonio Immobiliare RAI, su immobili.rai.it.

Stazione di Torino Porta Susa
Stazione di Torino Porta Susa

La stazione di Torino Porta Susa è una stazione ferroviaria per passeggeri della ferrovia Torino-Milano. Fino al 18 ottobre 2009 ebbe il nome di Torino Porta Susa sotterranea per distinguersi dalla storica stazione di superficie, a quel tempo ancora in esercizio. Sin dagli anni 1980, nell'ambito del progetto di interramento del passante ferroviario di Torino, fu prevista la sostituzione della stazione di Porta Susa con un impianto, sotterraneo, situato a meridione della precedente, in modo da renderla fruibile per l'asse di corso Vittorio Emanuele II e per i servizi pubblici e privati nelle vicinanze, tra cui il Palagiustizia e il Politecnico di Torino. L'intenzione era quella di dotare la città di una nuova stazione principale, di tipo passante, utile in particolare per i futuri treni ad alta velocità. Dopo vent'anni di lavori di costruzione del passante, il 14 dicembre 2008 sono stati inaugurati i primi due binari, numerati come 5 e 6, presso i quali sono stati attestati alcuni servizi locali per Chieri-Rivarolo Canavese e Chivasso-Pinerolo. Il 27 settembre 2009, con l'apertura dei binari 3 e 4, è stato inaugurato il primo binario, direzione nord, del tratto di passante tra Porta Susa e Torino Stura, con il conseguente spostamento dalla vecchia stazione di superficie alla nuova stazione sotterranea di tutti i treni diretti ad est. Il 18 ottobre 2009 è stata chiusa all'esercizio la stazione in superficie ed è stata aperta la seconda canna del passante. L'impianto sotterraneo ha quindi assunto la denominazione di Torino Porta Susa e ha iniziato ad essere servito anche dai treni in direzione sud. L'edificio della vecchia stazione è restato in funzione per l'accesso all'utenza, mantenendo tale funzione fino a quando è stato completato un accesso temporaneo della stazione sotterranea. A partire dal 12 dicembre 2010, problematiche di aerazione e sicurezza - emerse già durante il primo mese di apertura della stazione - hanno determinato l'interdizione ai treni con trazione tramite motore diesel nel Passante Ferroviario. Fino al 2011, l'accesso verso la metropolitana e il centro della città era possibile soltanto mediante un lungo tratto a piedi sui marciapiedi della vecchia stazione fino alla stazione XVIII Dicembre; quindi è stata aperta al pubblico la nuova stazione Porta Susa della metropolitana, che consente una interconnessione diretta tra le due infrastrutture. A fine 2012, il vecchio fabbricato di piazza XVIII Dicembre ha smesso di ospitare le biglietterie che sono state trasferite in quello nuovo; a questo è seguito il progressivo trasferimento delle attività commerciali e degli uffici. La nuova stazione e l'area circostante rappresentano il tassello ingegneristicamente ed urbanisticamente più complesso del grande progetto di riassetto urbano della Spina Centrale. Dopo aver conseguito il "Premio Solare Europeo 2012", conferitole dall'Associazione Eurosolar per la volta di copertura con sistema fotovoltaico, il 19 novembre 2013 la stazione riceve il titolo di "Migliore stazione di grosse dimensioni UE 2013" dallo European Rail Congress. Il nuovo fabbricato viaggiatori è stato costruito più a sud rispetto alla stazione precedente, in corrispondenza degli isolati che si snodano fra via Duchessa Jolanda/via Grassi e corso Matteotti. In senso longitudinale, il fabbricato corre fra corso Bolzano e corso Inghilterra ed è attraversato, per mezzo di passaggi pedonali, da tre strade (via Duchessa Jolanda, via Susa e via Avigliana), oltre che da quattro passaggi pedonali sopraelevati (cavalconi). Il progetto della nuova stazione è firmato dalla società franco-italiana AREP, che ha vinto il concorso di progettazione di Rete Ferroviaria Italiana (Ferrovie dello Stato). Gli autori dello stesso sono gli architetti Jean-Marie Duthilleul, Etienne Tricaud, Silvio d'Ascia e Agostino Magnaghi e alcuni schizzi del progetto sono visibili dal sito di AREP. La struttura della stazione, a galleria longitudinale, in acciaio e vetro, è lunga 385 metri e la sua altezza varia dai 13 ai 19 metri. Grazie alla sua struttura semicilindrica, la vetrata, sfruttando un oculato gioco di luce, permette un'ampia e diffusa illuminazione del pavimento centrale e delle rampe d'accesso alle banchine; la parte alta delle vetrate è inoltre rivestita di cellule fotovoltaiche che consentono di produrre l'80% del fabbisogno di energia elettrica della stazione stessa. Si prevedeva che la realizzazione della nuova stazione potesse avere termine entro la prima metà del 2012, ma i lavori si sono protratti più a lungo. La struttura viene aperta al pubblico "a blocchi", man mano che le strutture vengono completate. All'inizio del dicembre 2012 il troncone principale è stato aperto al pubblico: in concomitanza, sono state trasferite le biglietterie dal vecchio fabbricato ed aperte le sale d'attesa. La Stazione AV Porta Susa è stata inaugurata simbolicamente il 14 gennaio 2013 alla presenza del Presidente del Consiglio Mario Monti, dell'AD Trenitalia Mauro Moretti, del governatore della Regione Piemonte Roberto Cota, del sindaco di Torino Piero Fassino e di diversi ministri della Repubblica Italiana. Il 15 dicembre 2013 sono stati attivati i binari 1 e 2. Nel mese di febbraio 2014 sono stati inaugurati lo "scivolo", che consente l'accesso al livello -1 direttamente da piazza XVIII Dicembre, e l'attraversamento pedonale "Duchessa Jolanda". Il costo totale, interamente a carico di RFI, è stimato in 79 milioni di euro. Il 20 dicembre 2016 è stato aperto al pubblico il parcheggio multipiano sotterraneo della stazione. La stazione è interrata, dispone di 6 binari passanti, che giacciono sotto il sedime stradale e la vecchia ferrovia di superficie, con quattro ingressi alla stazione sotterranea identificati ognuno da una lettera (A, B, C, D) e distribuiti lungo tutto il tratto dei corsi Inghilterra e Bolzano compreso tra la vecchia stazione e corso Vittorio Emanuele II. Solitamente i binari (tutti sotterranei) sono gestiti nel seguente modo: 1: Utilizzato per i treni Frecciarossa di Trenitalia, TGV e i treni Italo (Alta Velocità) direzione Francia / Porta Nuova 2: Utilizzato per i treni Frecciarossa di Trenitalia, TGV e i treni Italo (Alta Velocità) direzione Milano 3: Utilizzato per i treni del Servizio ferroviario regionale del Piemonte (direzione Porta Nuova) 4: Utilizzato per i treni del Servizio ferroviario regionale del Piemonte (direzione Milano) 5: Utilizzato per i treni del Servizio ferroviario metropolitano di Torino (in direzione Pinerolo/Chieri/Asti/Fossano/Alba) 6: Utilizzato per i treni del Servizio ferroviario metropolitano di Torino (In direzione Chivasso / Torino Stura / Rivarolo) Il fabbricato viaggiatori si trova più a sud della vecchia stazione, tra via Duchessa Jolanda e Corso Matteotti, costituito da più livelli sino alla superficie. La stazione di Torino Porta Susa è la seconda stazione del capoluogo piemontese per numero di passeggeri. È servita dai treni ad alta velocità Frecciarossa di Trenitalia, Italo di NTV e TGV di SNCF Voyages Italia, dai treni del Servizio ferroviario regionale del Piemonte e dai treni del Servizio ferroviario metropolitano di Torino. Entro la fine del 2023 inoltre verrà attivato il collegamento ferroviario diretto tra Torino Porta Susa e l'aeroporto di Torino Caselle. Le banchine a servizio dei binari sono collegate tra loro tramite sovrappassaggi pedonali dotati di scale mobili e sono accessibili ai portatori di disabilità grazie a degli ascensori. L'area dedicata al traffico passeggeri è dotata di un impianto di videosorveglianza e di comunicazione sonora. Biglietteria a sportello Biglietteria automatica Sala d'attesa Servizi igienici Polizia ferroviaria Primo soccorso Caffetteria È possibile l'interscambio con le linee della rete urbana di bus, tram e metro, gestite dal Gruppo Torinese Trasporti, che avviene in piazza XVIII Dicembre e in corso Bolzano. In corso Bolzano fanno inoltre capolinea molte linee extraurbane serventi la città metropolitana. Stazione metropolitana (Porta Susa) Fermata tram (linee 10 e 13) Fermata bus GTT e navette per l'aeroporto gestite da Sadem Stazione taxi La nuova Torino Porta Susa, in I Treni, n. 356, Salò, Editrice Trasporti su Rotaie, febbraio 2013, pp. 29-31, ISSN 0392-4602. Stazioni ferroviarie di Torino Passante ferroviario di Torino Rete tranviaria di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Torino Porta Susa RFI - Le stazioni per l'Alta Velocità, su rfi.it. URL consultato il 23 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2008).

Santuario di Sant'Antonio di Padova (Torino)
Santuario di Sant'Antonio di Padova (Torino)

Il santuario di Sant'Antonio di Padova di Torino è un edificio storico religioso cattolico situato nella parte meridionale del centro di Torino, in Piemonte. Si trova nella piccola via omonima, non lontano dalla Stazione di Torino Porta Susa, quasi al confine con il quartiere Crocetta. Ad esso sono annessi un convento, gestito dai Frati Minori, un centro carità e una mensa per i poveri, sempre gestita dai Frati stessi. L'edificio fu fortemente voluto nel 1883 per ospitare gli allora Frati Minori, estromessi da Torino a causa della legge Siccardi. I cantieri procedettero relativamente in fretta, su disegni e progetto dell'ing. Alberto Porta, che ne disegnò anche l'elegante facciata, con elementi di stile neogotico, molto utilizzato in quel periodo, misti a elementi di neoromanico (archi a tutto sesto) per richiamare lo stile della basilica di Padova. L'intera struttura fu terminata nel 1885, ma si dovettero attendere ancora due anni per trovare i fondi per gli arredi e le decorazioni interne, arrivando così alla consacrazione il 13 giugno 1887, giorno della ricorrenza del santo al quale è dedicato. L'affresco frontale esterno fu opera di Luigi Morgari, e rappresenta il santo con la Vergine e gli angeli. Qualche anno dopo fu ultimato il campanile, furono aggiunte le statue esterne dei due leoni, a "guardia" del santuario e furono ultimate le due cappelle laterali, dedicate a Maria Santissima Immacolata e al Sacro Cuore di Gesù. Nel 1912 poi, in occasione del cinquantenario del riconoscimento delle apparizioni mariane di Lourdes, fu aggiunta una piccola copia della Grotta di Massabielle, ricavata da una nicchia dell’ingresso laterale sinistro. Durante la seconda guerra mondiale il convento fu parzialmente colpito dai bombardamenti, e vi fu un primo intervento di restauro nel 1949, quindi nel 1987. L'ultimo imponente restauro dell'intera struttura avvenne nel periodo 2007-2009. Sia il santuario che il convento è da sempre un polo di riferimento per le opere di carità ai poveri. Tra il 1928 e il 1929 venne costruito dalla ditta Francesco Vegezzi-Bossi il maestoso organo a canne, situato sulla cantoria in controfacciata entro la cassa lignea disegnata dal Porta, su progetto fonico di padre Roberto Rosso o.f.m. A trasmissione pneumatico-tubolare, lo strumento è dotato di una consolle a tre manuali di 58 note e pedaliera concavo-radiale di 30 tasti, per un totale di 41 registri e 2075 canne. La raffinata, corposa timbrica ne fa un organo tra i più significativi del panorama organario della città di Torino regolarmente utilizzato per le funzioni liturgiche festive, molto adatto peraltro per l'esecuzione della letteratura organistica sinfonica romantica. È stato restaurato dai Fratelli Marin di Genova nel 1998. [1] Il Santuario ha ospitato per circa un decennio fino a inizio 2020 i culti della Comunità Evangelica Luterana di Torino, celebrati ogni due domeniche al mese secondo una formula bilingue italiano/tedesco. Dall'estate 2020 la comunità luterana è trasferita presso la Chiesa di San Francesco d'Assisi (Torino) in seguito all'offerta di disponibilità della Arcidiocesi di Torino. L'ecumenismo ha costituito un ulteriore elemento di arricchimento della vita spirituale del santuario, in armonia con l'accogliente operato verso il prossimo portato avanti dalla comunità francescana affidataria del complesso. edifici di culto a Torino Basilica di Sant'Antonio di Padova Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su santuario di Sant'Antonio di Padova Sito ufficiale, su pgvpiemonte.it.

Torre BBPR
Torre BBPR

La Torre BBPR è un edificio di Torino ubicato in Piazza Statuto. Realizzato per la Reale Mutua Assicurazioni tra il 1959 e il 1961 su progetto dello Studio BBPR, rappresenta uno dei rari esempi in Piemonte di architettura post-razionalista brutalista di scuola milanese. L'intero complesso sorge sull'area che ospitava la scomparsa stazione della tranvia Torino-Rivoli e altri edifici residenziali ottocenteschi distrutti nei bombardamenti della seconda guerra mondiale. È stato realizzato su commissione della Reale Mutua Assicurazioni tra il 1959 e il 1961 su progetto dello Studio BBPR di Milano, già autore della celebre Torre Velasca. Analogamente a quest'ultima, anche la Torre BBPR può essere correlata alla rivoluzione stilistica dell'epoca nota come «neoliberty», riconducibile alle variegate espressioni del «brutalismo» che ivi si contrappongono alla diffusa presenza liberty delle immediate vicinanze, nei quartieri Cit Turin e San Donato, nonché al restante contesto prevalentemente barocco che caratterizza il capoluogo piemontese. L'edificio sorge in corrispondenza dell'inizio dell'asse di corso Francia e si estende per tutto l'ampio isolato sino alla vicina via Cibrario. Il delicato tema dell'inserimento di un'architettura moderna nel contesto storico-architettonico torinese è stato affrontato proponendo una rielaborazione delle sue costanti caratteristiche: il portico sottostante, i mezzanini, i bovindi e il rivestimento in mattoni. La struttura è composta da quattro moduli di altezze differenti e si sviluppa complessivamente su tre lati, quasi completamente caratterizzati dall'alto portico sottostante che ospita il primo piano fuori terra a destinazione commerciale, con il relativo mezzanino superiore. La facciata è regolarmente scandita dai pilastri in cemento armato che percorrono verticalmente i vari prospetti. Questo elemento ricorrente non è presente invece nel prospetto della struttura di soli due piani che sovrasta i due varchi carrabili di via Cibrario. Essa, arretrata rispetto all'asse stradale, è caratterizzata da una finestratura «a nastro» ed è affiancata da un locale commerciale sormontato da un terrazzo. L'edificio, composto da più moduli di differenti altezze, presenta ovunque una facciata che alterna il tipico rivestimento in mattone con posa «faccia a vista», al ritmo scandito dai pilastri della struttura portante. Essi rappresentano la caratteristica comune più evidente con la Torre Velasca di Milano, in special misura nelle travature che assumono un'inclinazione verso l'esterno in corrispondenza del primo piano, anche se risultano essere meno aggettanti e oblique rispetto a quelle dell'edificio milanese. Questa scelta conferisce un certo slancio al profilo dell'edificio che, in corrispondenza del piano sopra l'alto portico, esibisce una ricercata interpretazione del bow-window realizzata con un'intelaiatura in metallo brunito a tutt'altezza che ospita delle ampie vetrate. Il tema del bow-window si ripete ininterrottamente su ciascun lato dell'edificio, escludendo il solo modulo basso di via Cibrario, intervallandosi regolarmente alle nervature oblique dei pilastri che si raccordano al prospetto superiore. L'uniformità della facciata è inoltre accentuata dalla regolarità della fitta finestratura che, su tutti prospetti principali, non presenta balconi aggettanti bensì soltanto ringhiere, comprese quelle dei terrazzini interni che caratterizzano lo spigolo della torre ma anche quelle dell'attico, del modulo longitudinale affacciato su corso Francia e del lungo loggiato del sesto piano. Quest'ultimo, percorrendo orizzontalmente l'intera struttura, costituisce il principale elemento di connessione tra i moduli più bassi di corso Francia e via Cibrario con il corpo centrale della torre angolare che s'innalza per un totale di quindici piani, ospitando uffici e abitazioni private. Dei terrazzi aggettanti sono presenti unicamente sul prospetto retrostante della torre che si affaccia sull'ampia corte interna provvista di più rampe d'accesso ai piani interrati destinati alle autorimesse. Il complesso residenziale è molto ampio e comprende un'area di circa 6.000 metri quadri. Oltre ai locali commerciali al piano stradale, le unità abitative sono suddivise tra abitazioni private e locali a uso ufficio. Essi sono in prevalenza concentrati al primo piano e caratterizzati dai particolari bow-window in vetro e, originariamente, da locali di rimessaggio e servizi igienici separati dalla planimetria interna, ubicati in spazi comuni con accesso dal pianerottolo, analogamente alle soluzioni progettuali della Torre Velasca. Gli appartamenti a destinazione residenziale, ubicati a partire dal secondo piano, sono di varia metratura, da due a sei vani, tutti originariamente provvisti di finiture in marmo, arredi su misura e riscaldamento a pavimento. Dal dicembre del 2006 l’edificio è servito dalla stazione M1 Principi d'Acaja. AA.VV., Edificio per abitazioni e uffici in corso Francia a Torino, in Casabella - Continuità, n. 232, Milano, Editoriale Domus, ottobre 1959, pp. 16-23. AA.VV., Dizionario dell'architettura del XX secolo, Vol. I, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 2003. Clarification from Milan, in «The Architectural Review», 755, gennaio, 1960, pp. 1-2. Agostino Magnaghi, Mariolina Monge, Luciano Re, Guida all'architettura moderna di Torino, Lindau, Torino 1995, p. 203. Paolo Scrivano, Edificio per uffici e abitazioni in corso Francia, in Vera Comoli Mandracci, Carlo Olmo (a cura di), Guida di Torino, Allemandi, Torino 1999, p. 213 Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida all'Architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Umberto Allemandi & C., Torino 2008, pp. 302-304. Studio Architetti BBPR, Tre Problemi di ambientamento: la Torre Velasca a Milano, un edificio per uffici e appartamenti a Torino, Casa Lurani a Milano, in Casabella continuità n. 232, ottobre 1959, pp. 4-8., 18-2382 Brutalismo Torre Velasca Piazza Statuto Reale Mutua Assicurazioni Torre Littoria (Torino) Costruzioni di Torino più alte Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Torre BBPR

Palazzo della Provincia (Torino)
Palazzo della Provincia (Torino)

Il Palazzo della Provincia è uno dei grattacieli di Torino. Ubicato al centro di un'area interessata da profondi cambiamenti che vedono sorgere la nuova Stazione di Torino Porta Susa, il Grattacielo Intesa Sanpaolo e il completamento del grande viale della Spina Centrale, il Palazzo della Provincia è una delle testimonianze della prospettiva di trasformazione che ha interessato i maggiori capoluoghi italiani verso la fine degli anni cinquanta. L'edificio sorge nel quartiere Cit Turin al confine del Centro storico, tra corso Inghilterra, via Cavalli, via Avigliana e via Beaumont; la sua altezza di 65 metri ne fa uno degli edifici più alti della città. Realizzato sull'area dell'ex mattatoio a partire dal 1962, l'edificio fu progettato da Ottorino Aloisio, già autore della sede torinese della Sipra nel 1959, vincendo il concorso bandito della STIPEL (poi SIP e quindi Telecom) per la realizzazione del nuovo centro direzionale destinato ad ospitare uffici e impianti. L'austerità del progetto ebbe anche il compito di conferire all'opera un'immagine di emblematica modernità. Sulla base di questo alto valore simbolico, Aloisio concepisce l'edificio come un "grattacielo orizzontale" che delinea marcatamente l'antistante Corso Inghilterra, optando per una facciata principale scandita dalla fitta ripetizione di paraste altissime, tra le quali trovano posto le finestrature, anch'esse molto sviluppate in altezza. Contestualmente, Aloisio si occupa personalmente anche della progettazione dell'intero apparato di dettagli costruttivi secondari come inferriate, infissi esterni e interni, gli arredi e addirittura la grafica della segnaletica interna degli uffici. Nel corso del 2008, a seguito del contestato spostamento della sede legale della Telecom a Milano, il grattacielo è stato oggetto di una radicale ristrutturazione interna ed esterna su progetto di Paolo Rosani, divenendo la nuova sede operativa della Provincia di Torino (oggi Città metropolitana di Torino). I lavori di ristrutturazione, seguiti dagli uffici Tecnici dell'Ente sono durati due anni e sono stati portati a termine nei tempi previsti; la contestuale rivalutazione del quartiere ha indubbiamente contribuito all'ottimizzazione e unificazione dei vari uffici istituzionali dell'ente in un contesto architettonico significativo. Oltre alla necessaria bonifica dall'amianto, il progetto di Rosani ha operato sia esternamente che internamente, comprendendo interventi volti all'adeguamento tecnologico, a una migliore efficienza energetica e a una nuova organizzazione degli spazi, che hanno visto la realizzazione di un auditorium da 400 posti. Inoltre, l'accentuata verticalità della facciata è stata profondamente modificata e sono stati rimossi anche i rivestimenti policromi in klinker, in favore di un nuovo (ma più anonimo) rivestimento "ecosostenibile". Stessa sorte per i molteplici dettagli costruttivi interni ed esterni originali progettati dall'Aloisio. I lavori si sono conclusi con l'inaugurazione della nuova sede il 10 ottobre nel 2008. Anche dopo il notevole rimaneggiamento, l'edificio continua tuttavia ad essere protagonista della nuova area in fase di avanzato completamento ed è situato accanto a uno dei nuovi simboli di Torino: il Grattacielo Intesa Sanpaolo, affacciato su Corso Vittorio Emanuele II. M1 Metropolitana Fermi - Lingotto (fermata: Porta Susa). Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, 1984, p. 389. Maria Adriana Giusti, Guida all'architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Torino, Allemandi, 2008. Società degli Architetti e degli Ingegneri in Torino, Architettour. 26 Itinerari di Architettura a Torino/Architectural Walks in Turin, Torino, SIAT, 2000. Nino Rosani, Edizioni EDA, Torino 1974 Micaela Viglino Davico, Note per una storia del Miar torinese. Ottorino Aloisio e l'architettura gestuale, RapiRapida, Torino 1974 Marco Pozzetto, Micaela Viglino Davico, "Ottorino Aloisio", in Cronache economiche, 3-4, marzo-aprile, 1975, pp. 3-18 Marco Pozzetto, Vita e opere dell'architetto udinese Ottorino Aloisio, Torino, 1977 Marco Pozzetto, Ottorino Aloisio Architetto, Catalogo della mostra, Istituto per l'Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia, Udine, 1981 Politecnico di Torino, Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino, 1984, p. 389 Vai alla pagina digitalizzata Augusto Sistri, Ottorino Aloisio (ad vocem), in Ordine degli Architetti pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Torino, Albo d'onore del Novecento. Architetti a Torino, Celid, Torino 2002 Paolo Scrivano, Aloisio, Ottorino, in Carlo Olmo (a cura di), Dizionario dell'architettura del XX secolo, Vol. I, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 2003 Alessandro Martini, Città, infrastrutture, trasformazioni urbane e aggiornamento tecnologico. Ottorino Aloisio e il Palazzo Sip di Torino, in Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, numero monografico "Il nuovo Palazzo della Provincia di Torino", nn. 3-4, settembre-ottobre, 2008, pp. 20-36 Spina Centrale Provincia di Torino Telecom Italia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo della Provincia