place

Chiesa di San Bernardino da Siena (Torino)

Chiese dedicate a san Bernardino da SienaChiese dell'arcidiocesi di TorinoChiese di TorinoPagine con mappeVoci con template Controllo di autorità ma senza codici
Chiesa parrocchiale di San Bernardino
Chiesa parrocchiale di San Bernardino

La chiesa di San Bernardino da Siena è un edificio religioso situato a Torino, nel Borgo San Paolo.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Bernardino da Siena (Torino) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Bernardino da Siena (Torino)
Route Cd 513, Lisieux

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Chiesa di San Bernardino da Siena (Torino)Continua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.062003 ° E 7.647034 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Chapelle aux Lierres

Route Cd 513
14600 Lisieux
Normandie, France
mapAprire su Google Maps

Chiesa parrocchiale di San Bernardino
Chiesa parrocchiale di San Bernardino
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Chiesa di Gesù Adolescente
Chiesa di Gesù Adolescente

La chiesa di Gesù Adolescente è un edificio di culto cattolico nel quartiere Cenisia di Torino. La sua parrocchia fa parte dell'arcidiocesi di Torino e ospita una comunità locale della Società salesiana di San Giovanni Bosco. Nel 1918 Filippo Rinaldi e Pietro Ricaldone rilevarono il bisogno di un nuovo oratorio nel quartiere e il padre salesiano Paolo Albera promosse nel 1921 il progetto per la chiesa, affidandolo all'architetto Giulio Valotti. La prima pietra venne posata il 4 luglio 1922, con la benedizione da parte del cardinale Agostino Richelmy. I lavori terminarono tre anni più tardi e l'edificio poté essere consacrato il 31 ottobre 1925 come "tempio di Gesù Adolescente e della Sacra Famiglia". La chiesa fu elevata a parrocchia con decreto del cardinale Maurilio Fossati il 5 febbraio 1934. La struttura venne danneggiata dai bombardamenti anglo-americani il 18 novembre 1942 e restaurata solamente a inizio 1945. La facciata, abbellita da mosaici e sculture, è a coronamento triangolare. Presenta lateralmente due torrette ottagonali che terminano a guglia, e centralmente un grande rosone. Il portale possiede una strombatura. Dall’abside semicircolare si erge un campanile a base quadrata di 50 metri. La pianta interna è longitudinale, a croce latina e singola navata, con volte a crociera caratterizzate da costoloni; 6 cappelle (tre per lato) si affacciano su tale ambiente per mezzo di arcate a tutto sesto. Sul presbiterio, che nel 2010 ricevette adeguamento liturgico, grandeggia un altare maggiore policromo al quale gli altari delle cappelle, curiosamente, sono paralleli. È presente un organo della ditta Tamburini, collocato nel 1935. Edifici di culto a Torino Luoghi d'interesse a Torino Parrocchie dell'arcidiocesi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Gesù Adolescente Chiesa di Gesù Adolescente, su Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di Gesù Adolescente , su chieseitaliane.chiesacattolica.it. https://www.museotorino.it/view/s/01f6c06657084b8da4aa9e14e6c39ef7 https://www.diocesi.torino.it/site/wd-annuario-enti/territorio-diocesano-1587637780/vicariato-territoriale-distretto-torino-citta-19214/unita-pastorale-n-05-s-paolo-14019/gesu-adolescente-196/

Grattacielo Lancia
Grattacielo Lancia

Il grattacielo Lancia, ufficialmente palazzo Lancia, è un edificio di Torino. Si trova in via Vincenzo Lancia, nel quartiere cittadino di Borgo San Paolo. Voluto da Gianni Lancia per essere la sede della direzione dell'omonima casa automobilistica, fu progettato nel 1953 dall'architetto Nino Rosani, con la collaborazione dello studio Giò Ponti e fu sede della Lancia fino al 1969. Viene colloquialmente appellato "Pollice" dagli abitanti della zona. Costruito tra il 1954 e il 1957, il grattacielo fu acquisito nel 1969 dalla FIAT insieme a tutta l'area produttiva Lancia circostante, e restò di proprietà della maggiore casa automobilistica italiana fino al 2005, quando venne ceduto con una joint venture alla Beni Stabili e alla Gefim, per poi essere nuovamente rivenduto in blocco nel 2008 a un investitore privato. Ulteriori rimodellamenti portarono alla riorganizzazione degli spazi interni, variandone anche parzialmente la destinazione d'uso da commerciale a residenziale, prevedendo dal nono al sedicesimo piano unità immobiliari di grande prestigio; tuttavia queste non furono mai costruite in quanto la crisi immobiliare iniziata nel 2007-2008 portò successivamente, nel 2014, al fallimento dell'azienda che intendeva attuare la riconversione. Nonostante sia rimasto in parte inutilizzato fino al 2017, oggi il palazzo è completamente occupato da uffici aziendali. L'edificio è a tutt'oggi uno dei simboli della città, costituendo il potenziale epicentro del nuovo quartiere residenziale e terziario sorto recentemente nelle aree adiacenti, a seguito della demolizione dell'obsoleta area industriale Lancia. Costruito dalla Italcementi su progetto dell'architetto Nino Rosani, il Grattacielo Lancia, con i suoi 70 metri di altezza, fu concepito per divenire l'elemento di connessione tra i due insediamenti industriali preesistenti e definitivamente dismessi nel 2007. La nota particolarità dell'edificio risiede infatti nel sorgere a cavallo della sottostante via Vincenzo Lancia (già via Montenegro fino al 1945, poi via Braccini) grazie alla struttura a ponte di travi reticolari in cemento armato poggianti su due basi a diedro. L'influenza dell'architetto Gio Ponti è percepibile dai molteplici riferimenti al Grattacielo Pirelli: la disposizione planimetrica che distribuisce gli uffici lungo le due facciate vetrate e l'alloggiamento di servizi, scale e ascensori nelle due estremità a pianta trapezoidale. Entrambe le facciate principali presentano ampie vetrate a specchio che scandiscono i 16 piani, mentre i prospetti laterali sono caratterizzati da finestre a incasso lungo tutta l'altezza dell'edificio. Fino al 2005 sul tetto dell'edificio era presente la grande insegna del marchio Lancia. Marco Centenari, La favolosa Lancia. La storia, le macchine, le vittorie, Milano, Editoriale Domus, 1976. Alga D. Foschi, La parabola storica della Lancia attraverso la lettura dei bilanci, in Le carte scoperte. Documenti raccolti e ordinati per un archivio storico della Lancia, Milano, Franco Angeli, 1990. Antonello Barocci, La fabbrica di Borgo San Paolo dalle origini al 1939, in Le carte scoperte. Documenti raccolti e ordinati per un archivio storico della Lancia, Milano, Franco Angeli, 1990. Franco Amatori, Per una storia economica della Lancia, in Le carte scoperte. Documenti raccolti e ordinati per un archivio storico della Lancia, Milano, Franco Angeli, 1990. Giuseppe Berta, Cinquant'anni di relazioni industriali alla Lancia (1919-1969), in Storia della Lancia. Impresa tecnologia e mercati, 1906-1909, Milano, Fabbri, 1992. Franco Amatori, Lancia 1906-1969, in Storia della Lancia. Impresa tecnologia e mercati, 1906-1909, Milano, Fabbri, 1992. Florence Baptiste; Maria Teresa De Palma, La fabbrica e il territorio urbano, in Storia della Lancia. Impresa tecnologia e mercati, 1906-1909, Milano, Fabbri, 1992. Agostino Magnaghi; Mariolina Monge; Luciano Re, Palazzo degli uffici Lancia, in Guida all’architettura moderna di Torino, Torino, Lindau, 1995, p. 224. Archivio Storico Fiat (a cura di), Fiat: le fasi della crescita. Tempi e cifre dello sviluppo aziendale, Torino, Scriptorium, 1996. Sergio Pace, Palazzo degli uffici Lancia, in Vera Comoli Mandracci; Carlo Olmo (a cura di) (a cura di), Guida di Torino. Architettura, Torino, Allemandi, 1999, p. 205. Umberto Rodda, Storia dell'industria piemontese, Torino, Editrice Il punto, 2001. Alessandro Martini, Palazzo Uffici Lancia, in Maria Adriana Giusti; Rosa Tamborrino (a cura di), Guida all’Architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Torino, Umberto Allemandi & C., 2008, pp. 289-290. Borgo San Paolo Costruzioni di Torino più alte Lancia (azienda) Stabilimento Lancia di Borgo san Paolo Travatura reticolare Ville e palazzi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Grattacielo Lancia Grattacielo Lancia, su museotorino.it. Ex Grattacielo Lancia, su virtual-image.it. URL consultato il 20 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2012).

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è un'istituzione senza scopo di lucro nata a Torino nel 1995 che sostiene l'arte contemporanea e in particolare la produzione dei giovani artisti. L'ente è noto a livello internazionale ed è considerato una rilevante sede espositiva torinese. La fondazione nasce il 6 aprile 1995 su iniziativa della sua presidente Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. Viene nominato direttore artistico Francesco Bonami, che diventerà direttore onorario nel 2014. La fondazione nasce con due sedi espositive: l'area urbana di Torino e Palazzo Re Rebaudengo a Guarene d'Alba. Il centro per l'Arte di Torino in Borgo San Paolo è stato inaugurato nel 2002, sul sito dell'industria dismessa FERGAT ed è un'opera dell'architetto Claudio Silvestrin. Il Palazzo Re Rebaudengo di Guarene d'Alba è invece un edificio settecentesco tutelato dalla Sovrintendenza ai beni culturali. Il 25 settembre 2017, al Matadero di Madrid, Manuela Carmena Castrillo, sindaca del comune di Madrid, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, e Luìs Cueto, coordinatore generale del comune di Madrid, hanno annunciato la nascita della Fundación Sandretto Re Rebaudengo Madrid. Nel 2022 la Fondazione ha annunciato di aprire la quarta sede nell'isola di San Giacomo in Paludo a Venezia: per fare ciò è previsto un piano di recupero dell'isola, attualmente in stato di rovina La fondazione diffonde e promuove l'arte contemporanea, cercando di avvicinare un pubblico sempre più ampio tramite corsi d'arte per adulti, domeniche per le famiglie, laboratori per gli studenti ed il servizio di mediazione culturale, un mezzo per accompagnare il visitatore attraverso il percorso espositivo. La fondazione è promotrice di un programma di progetti sperimentali e interculturali. Sostiene gli artisti, anche tramite la committenza di nuove opere d'arte, il lavoro in sinergia con altre istituzioni per la diffusione e la valorizzazione dell'arte e l'organizzazione di residenze per giovani curatori. A partire dal 2007, il dipartimento educativo della Fondazione promuove progetti interculturali in stretta collaborazione con giovani artisti e alcuni Centri Territoriali Permanenti cittadini: "A Vision of my Own" (2007-2008), "City Telling" (2008-2009), "Parole al vento" (2010). Francesco Bonami, Works from Collezione Sandretto Re Rebaudengo, Skira, Milano, 2005. Il coraggio. Arte contemporanea della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Musumeci, 2010. Pier Luigi Sacco, Il fundraising per la cultura, Meltemi Editore srl, 2006, pp. 193–202. Caso studio con intervista dedicato alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Paolo Paoli, Pianificazione e controllo delle organizzazioni culturali. Analisi teorica e casi di studio, FrancoAngeli, 2006, pp. 179–185. Caso studio dedicato alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Hans Ulrich Obrist, Sogni/Dream, Castelvecchi, 1999. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, su fsrr.org. URL consultato il 22 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2011). Contemporary Torino Piemonte, su contemporarytorinopiemonte.it. URL consultato il 25 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2011).

Via Dante Di Nanni
Via Dante Di Nanni

Via Dante Di Nanni è una via di Torino, considerata simbolo del quartiere Borgo San Paolo. La via inizia in via San Bernardino e arriva fino in piazza Adriano nel quartiere Cenisia, per una lunghezza di poco più 1 km. La via nel tratto a sud di piazza Sabotino è stata resa pedonale e sede di mercato. Dal 1904 al 1916 l'impresario edile Enrico Plevna realizzò oltre trenta case destinate ai ceti medio-bassi nel quadrilatero tra via Villafranca (ora via Dante Di Nanni), corso Peschiera, via Monginevro e piazza Sabotino. Economiche ed eleganti allo stesso tempo, esse formarono il nucleo del moderno Borgo San Paolo, ricompreso nel 1915 all'interno della nuova cinta daziaria della metropoli torinese. La strada è dedicata alla memoria del partigiano Dante Di Nanni. Il precedente toponimo di via Villafranca è stato poi utilizzato per dare il nome ad un'altra via, quasi al confine con il comune di Grugliasco. Via Di Nanni è percorsa da una linea tramviaria, la linea circolare 16. Tale linea è suddivisa in due: la circolare sinistra e la circolare destra. Il tratto più importante dal punto di vista commerciale, per la presenza di negozi, locali e vari uffici professionali, è quello che va da piazza Sabotino a piazza Adriano, nel quartiere Cenisia. Via Dante Di Nanni è quindi una strada tranquilla nel suo tratto più breve, dove ha comunque sede il mercato rionale, mentre è una via trafficata e di grande struscio commerciale nel suo tratto finale, animato anche dalle iniziative dell'associazione "Vivi Via Di Nanni". L'istituzione di un'isola pedonale lungo la strada non manca di suscitare regolarmente proteste da parte dei residenti e dei commercianti. Maurizio Ternavasio, Via Di Nanni, in La Stampa, 26/03/2007. Roberto Catalano, La storia di via Dante Di Nanni e via San Bernardino a Torino, sul sito Occhiopesto del 24 aprile 2013. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Via Dante Di Nanni

Campo Juventus
Campo Juventus

Il Campo Juventus, più comunemente noto come stadio di Corso Marsiglia oppure Società Spettacoli Sportivi di Corso Marsiglia per via sia della strada dove sorgeva e della società che l'amministrava, fu un impianto sportivo multifunzione di Torino, di proprietà del Foot-Ball Club Juventus. Sorgeva all'incrocio tra Corso Marsiglia (l'attuale via Tirreno) e via Tripoli e l'ingresso era ubicato in quello che oggi è noto come largo Tirreno, nel quartiere di Santa Rita. Primo impianto costruito in Italia nel primo dopoguerra, fu ritenuto negli anni 20 e 30 del XX secolo la più moderna struttura sportiva nazionale. Con una capienza massima di 25 000 spettatori, in tale sito la squadra bianconera disputò le proprie partite casalinghe dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 1922, fino al 1933; in questo lasso di tempo ospitò anche alcune partite amichevoli della nazionale calcistica italiana, mentre la sezione tennistica juventina usufruì dell'impianto fino alla fine del decennio. In disuso ufficialmente dal 1939 e de facto dal 1940, fu distrutto dai vari bombardamenti su Torino durante la seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra l'area è stata destinata a edilizia residenziale. Costruito durante la presidenza dell'avvocato Gino Olivetti nei pressi della prima sede amministrativa della casa automobilistica FIAT, fu il primo impianto sportivo italiano realizzato interamente in cemento armato nonché, tra gli anni 20 e 30, il primo nel Paese a dotarsi d'illuminazione artificiale per iniziativa della successiva gestione condotta dal vicepresidente della FIAT, Edoardo Agnelli. La progettazione dell'impianto fu realizzata dall'architetto Amedeo Lavini e del geometra Piero Monateri, allora dirigente bianconero, mentre i lavori di costruzione furono realizzati dall'azienda edilizia di quest'ultimo. Oltre che degli uffici dirigenziali del club e del campo principale di calcio — le cui dimensioni erano di 110 × 65 m. — l'impianto disponeva di un altro campo (94 × 55 m.) usato per gli allenamenti della squadra, situato dietro le tribune popolari; adiacenti a esso erano siti, tra altro, gli spogliatoi e tre campi da tennis, a uso dell'allora sezione tennistica juventina, in cui si svolgevano incontri a livello nazionale e internazionale — tra cui quello valevole per quarti di finale dell'International Lawn Tennis Challenge disputato nel 1928 tra le rappresentative d'Italia e India, il primo giocato nella capitale sabauda, vinto dai padroni di casa per 4 set a 1. L'ingegner Daniele Donghi descrisse così la struttura del Campo Juventus: La costruzione dell'impianto, iniziata nel 1921, fu finanziata dalla Società Spettacoli Sportivi (S.S.S.) — società composta dai soci del club torinese, costituita con un capitale di 530 000 lire in 1 600 azioni da 500 lire ciascuna — che spese oltre un milione del tempo per sostituire il vecchio stadio di Corso Sebastopoli. Costruito su un'area di 40000 m² per ospitare inizialmente circa 15 000 persone, in occasione degli incontri più attesi la capienza veniva incrementata di circa il doppio (tra 20 000 e 25 000 persone). Lo storico Luigi Firpo, sul finire degli anni 70, così ricordò l'atmosfera del Campo Juventus, da lui frequentato durante il periodo adolescenziale: Il club utilizzò l'impianto fino al 1933, anno in cui si trasferì nel nuovo stadio Municipale Benito Mussolini. In corso Marsiglia la squadra bianconera vinse quattro scudetti, nel 1925-1926 e poi tre consecutivi, nel periodo del Quinquennio d'oro, dal 1930-1931 al 1932-1933. Inoltre, il Campo Juventus ospitò, nel 1925, un incontro dell'Italia che ivi batté 7-0 la Francia. Dopo il trasferimento di quasi tutte le attività dell'azienda polisportiva Juventus – Organizzazione Sportiva S.A., l'impianto fu utilizzato per gli incontri interni delle squadre rugbistiche cittadine, il GUF Torino e il Torino. Anche con le tribune completamente demolite entro aprile 1939 (l'8 aprile fu la data dell'ultimo incontro con pubblico pagante presente su quanto rimaneva degli spalti, successivamente demoliti) il suo campo era ancora agibile e fu usato nella stagione rugbistica di Divisione Nazionale 1939-40 dalle due citate squadre e, ancora nel maggio 1940, fu sede di alcune gare di rugby dei Littoriali di quell'anno. L'area su cui sorgeva era compresa tra le attuali vie Tirreno (all'epoca corso Marsiglia), Tripoli, Monfalcone e Ricaldone (o forse Gradisca), un territorio riconvertito in seguito a edilizia residenziale pubblica. Dopo la demolizione dell'impianto, nel 1940 la tettoia che sovrastava la tribuna coperta venne venduta alla Società Metallurgica Italiana e utilizzata per uno dei suoi stabilimenti a Limestre. Presso il campo sportivo c'era anche la sede amministrativa dell'allora polisportiva Juventus e, più precisamente, della sezione tennistica e della Juventus O.S.A., fino al 1939. La struttura, come detto sopra, ospitò, per undici stagioni, le gare interne della Juventus. Il primo incontro ufficiale, disputato dai bianconeri all'interno dell'impianto, fu la terza giornata del campionato di Prima Divisione 1922-1923, che si concluse con una vittoria per 4-0 ai danni del Modena. L'ultima partita ufficiale della Juventus, all'interno dello stadio, fu una vittoria per 5-0 sul Palermo, in occasione dell'ultima giornata del campionato di Serie A 1932-1933. Il Campo Juventus è stato sede di due incontri amichevoli della nazionale di calcio dell'Italia: il primo, disputato il 22 marzo 1925 contro la Francia e terminato con il punteggio di 7-0 in favore degli Azzurri; il secondo, giocato il 21 marzo 1926 contro l'Irlanda e terminato in questo caso con il punteggio di 3-0 per i padroni di casa. Daniele Donghi (a cura di), Manuale dell'architetto, Torino, UTET, 1930. Mario Pennacchia, Gli Agnelli e la Juventus, Milano, Rizzoli, 1985, ISBN 88-17-85651-7. Maurizio Ternavasio, È facile vivere bene a Torino se sai cosa fare, Roma, Newton Compton, ISBN 88-54-19848-X. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Campo Juventus Società Spettacoli Sportivi di corso Marsiglia, Museo Torino (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2018). 1897-2017, 120 anni di Juventus e dei suoi stadi, su archistadia.it, 1º novembre 2017.

Officine Grandi Riparazioni di Torino
Officine Grandi Riparazioni di Torino

Le Officine Grandi Riparazioni di Torino (OGR Torino) sono un complesso industriale di fine Ottocento situato a Torino. Per un secolo, tra la fine dell'Ottocento e i primi anni Novanta, le OGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino hanno rappresentato un'eccellenza nel campo della manutenzione di locomotive, automotrici e vagoni ferroviari. In passato le OGR furono stabilimento di manutenzione di veicoli ferroviari, dapprima delle Strade Ferrate dell'Alta Italia (SFAI), poi della Rete Mediterranea (RM) e infine delle Ferrovie dello Stato. All'inizio del XX secolo, furono soprannominate Officine Nuove, per distinguerle dalle già esistenti di Stazione Porta Nuova; si eseguivano qui le grandi riparazioni delle locomotive a vapore e delle locomotive elettriche a corrente alternata trifase. Nel secondo dopoguerra, cessate le attività sui due precedenti tipi di motrici, furono adibite alla manutenzione delle automotrici. A seguito della chiusura, avvenuta nei primi anni 90, l’abbandono e il degrado portano a prevederne la demolizione, poi scongiurata. Una parte del complesso, originariamente denominata padiglione ad H e oggi comunemente indicata come OGR, è stata utilizzata per ospitare alcune grandi mostre tematiche organizzate nell'ambito delle celebrazioni di "Esperienza Italia 150" per il 150º anniversario dell'Unità d'Italia. Il complesso sarà aperto del tutto nell'estate del 2019, al termine dei lavori nella manica sud. Nel 2015 il progetto O.G.R. si aggiudica il Premio Urbanistica (categoria: QUALITÀ DELLE INFRASTRUTTURE E DEGLI SPAZI PUBBLICI). L'inaugurazione della prima parte dell'opera di recupero, si è svolta il 30 settembre 2017 con il Big Bang, primo appuntamento in programma che ha visto tra gli ospiti Giorgio Moroder, Elisa, Ghali, Omar Souleyman e Chemical Brothers. Nel 2017 le OGR sono state visitate da 100.000 persone. L'inaugurazione del nuovo edificio è avvenuta il 30 settembre 2017, con un grande evento chiamato "Big Bang", aprendo al pubblico i nuovi spazi delle Officine restaurate. Le OGR di Torino ospitano all’interno dei loro spazi mostre ed eventi culturali relativi alle arti visive, performative, alla musica e all’ambito educativo. Nel 2013 la Fondazione CRT acquista l’edificio a forma di H di circa 20.000 m² e 16 metri di altezza, gli uffici e le aree scoperte e, tramite la Società OGR-CRT, ne avvia la riqualificazione funzionale e strutturale. Sono stati investiti cento milioni di euro dalla Fondazione CRT per la rinascita delle OGR, cercando di integrare soluzioni ad alto contenuto tecnologico, sostenibilità ambientale, salvaguardia del valore storico, flessibilità degli spazi e accessibilità. Nel 2015 il progetto O.G.R. si aggiudica il Premio Urbanistica (categoria: qualità delle infrastrutture e degli spazi pubblici) mentre il marchio, la brand identity e il progetto di segnaletica interna progettati da studio FM milano sono invece stati selezionati dall’Osservatorio del Design per entrare a far parte dell’ADI Design Index. L'inaugurazione della prima parte dell'opera di recupero, si è svolta il 30 settembre 2017 con il Big Bang, primo appuntamento in programma che ha visto tra gli ospiti Giorgio Moroder, Elisa, Ghali, Omar Souleyman e Chemical Brothers. Nell'ottobre 2017, dopo tre anni dall’inizio dell’intervento da parte di Fondazione CRT, le OGR riaprono al pubblico. Nel corso dell’anno le OGR sono state visitate da 100.000 persone. Il complesso sarà aperto del tutto nell'estate del 2019, al termine dei lavori nella manica sud. L’Unità di crisi della Regione Piemonte, insieme ad altri enti e alla Fondazione CRT hanno avviato nella mattina del 28 marzo 2020 i sopralluoghi per l'istallazione nella struttura di un ospedale temporaneo per affrontare la pandemia di COVID-19. I lavori di allestimento del sito, avviati il 4 aprile 2020, hanno interessato un'area pari a circa 8.900 m²; è stato realizzato un modulo da 92 posti ripartiti in 4 posti di stabilizzazione in emergenza intensiva, 32 posti di terapia subintensiva e 56 posti di degenza ordinaria. L'inaugurazione è avvenuta il 18 aprile 2020. L’ospedale Covid delle Ogr cesserà la sua attività alla scadenza dell'affitto, il 31 luglio, e per affrontare l’eventualità di una nuova emergenza autunnale la struttura verrà trasferita in un'altra area in corso di valutazione. Oltre a personale sanitario reclutato dalle ASL torinesi e mediante assunzioni temporanee all'uopo, si sono uniti allo staff sin dall'apertura del sito 38 operatori sanitari cubani della Brigada Henry Reeve (contingente specializzato in catastrofi e gravi epidemie creato da Fidel Castro nel 2005), di cui 21 medici e 16 infermieri, accompagnati dal loro coordinatore logistico, che il Ministero della Salute di Cuba ha destinato al Piemonte accogliendo la richiesta formulata dal presidente della Regione Alberto Cirio attraverso l’Ambasciata di Cuba in Italia. La Brigada si è dichiarata disponibile a operare gratuitamente in Piemonte fino a quando sarebbe stato necessario. Il 10 luglio 2020 comunque, allo stabilizzarsi della situazione epidemiologica, la Brigada cessa la propria attività nel polo ospedaliero; il 12 luglio, con una cerimonia presso il Parco Dora, i sanitari cubani vengono fregiati di una medaglia per meriti civili. Con l’intervento di ristrutturazione e recupero si concretizza il passaggio da ex Officine per la riparazione dei treni a nuove Officine della cultura contemporanea, dell’innovazione e dell’accelerazione d’impresa a vocazione internazionale. Gli Spazi delle Officine Nord sono concepiti per essere polifunzionali su un’area complessiva di circa 9.000 metri quadri, luogo di incontro di arti visive e performative, ospitando mostre, spettacoli, concerti eventi di teatro, danza ed esperienze di realtà virtuale immersiva, in una vera e propria digital gallery. In particolare, le arti visive saranno localizzate nei tre “binari” ovest delle Officine Nord, le arti performative nell’ala est, che mantiene l’antica denominazione di “Sala Fucine”. Il cuore delle Officine Nord è il “Duomo”: l’imponente sala alta ben 19 metri – dove i vagoni dei treni venivano posizionati in verticale per le manutenzioni – sarà destinata a simposi, workshop e conferenze. Il nuovo spazio delle Officine Sud, che verrà completato definitivamente nel 2020, ospiterà un incubatore di idee focalizzato su startup, industrie creative e smart data. Nell’area di circa 9.000 m² sarà infatti sviluppato, in collaborazione con partner locali e internazionali, un hub per la ricerca scientifica, tecnologica, industriale focalizzato su tre attività principali: supporto alle startup, creazione di un polo per la formazione e lo sviluppo di progetti nel settore delle industrie creative e sviluppo di un centro di ricerca applicata su smart data. ANSA, Ogr Torino hub innovazione, 12.000 metri per guardare futuro, 2019 http://www.ansa.it/industry_4_0/notizie/postit/2019/06/05/intesa-san-paolo-ogr-torino-ecosistema-dellinnovazione_c0460f4e-ef84-4e83-a6ca-96e162d384ca.html Artribune, Un anno di OGR a Torino. Due giorni di festa tra musica, danza, performance: gli highlights, 2018 https://www.artribune.com/arti-performative/musica/2018/09/un-anno-di-ogr-a-torino-due-giorni-di-festa-tra-musica-danza-performance-gli-highlights/ Corriere della Sera, Torino: le Officine grandi riparazioni riaprono con il «Big Bang», 2017 https://www.corriere.it/cultura/17_giugno_29/torino-officine-grandi-riparazioni-arte-c8e7830e-5ceb-11e7-95ac-44c3014ce0fa.shtml Famiglia Cristiana, Officine grandi riparazioni nuovo tempio della cultura, 2017 http://www.famigliacristiana.it/articolo/officine-grandi-riparazioni.aspx Il Messaggero, Ogr Torino, 20 milioni di euro di investimento e 500 postazioni, 2019 https://www.ilmessaggero.it/economia/news/ogr_torino_20_milioni_di_euro_di_investimento_e_500_postazioni-4307723.html Il Sole 24 Ore, Al via l’hub dedicato alle start up della smart mobility alle Ogr di Torino, 2019 https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2019-06-05/al-via-l-hub-dedicato-start-up-smart-mobility-ogr-torino-170731.shtml?uuid=ACceMKN Laura Milan, Teknoring, Le nuove OGR di Torino vicine all’apertura https://www.teknoring.com/news/restauro/le-nuove-ogr-di-torino-vicine-allapertura/ La Stampa, Ecco le nuove Ogr, officine di creatività riqualificate, 2017 https://www.lastampa.it/2017/09/06/cronaca/torino-ecco-le-nuove-ogr-officine-creativit-riqualificate-V7rRPi3H79GguI7Dt2B6MO/pagina.html La Repubblica, i ragazzi cantano a Porta Nuova per difendere il clima, 2019 https://video.repubblica.it/edizione/torino/torino-i-ragazzi-cantano-a-porta-nuova-per-difendere-il-clima/332434/333029?ref=vd-auto&cnt=1 Fondazione CRT Officine Grandi Riparazioni Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Officine Grandi Riparazioni di Torino Sito ufficiale, su ogrtorino.it. OGR Torino, su ogr-crt.it.

Opera per Torino
Opera per Torino

Opera per Torino è un'opera dell'artista danese Per Kirkeby realizzata tra il 2004 e il 2005 nell'ambito del progetto Artecittà: 11 artisti per il Passante Ferroviario e collocata a Torino, nel Largo Orbassano (quartiere Borgo San Paolo). Si tratta di un porticato a doppia altezza realizzato principalmente in mattoni. La realizzazione dell'opera si colloca nel quadro del vasto progetto di trasformazione urbana denominato Spina Centrale che, sfruttando il progetto parallelo della copertura dei binari del passante ferroviario di Torino, sta portando alla riqualificazione delle aree circostanti e alla creazione di un grande boulevard che attraversa la città in senso nord-sud. Nel 1995 con la committenza del Comune di Torino e sotto la direzione di Rudi Fuchs venne avviato il progetto Artecittà. 11 artisti per il Passante Ferroviario, che coinvolse affermati artisti italiani e stranieri chiedendo loro la presentazione di bozzetti di opere d'arte da collocare in alcuni luoghi significativi del passante. Le prime due opere realizzate furono una Fontana ad Igloo di Mario Merz e l’Albero Giardino di Giuseppe Penone. L'Opera per Torino "si colloca a breve distanza da queste, in un'aiuola al centro di largo Orbassano, la cui risistemazione superficiale dopo i lavori di scavo del passante fu avviata a fine 2001. Si trova all'interno di un importante nodo del traffico veicolare urbano ed è stata concepita dall'artista" in funzione del luogo ed in funzione del fatto che ci dovevano transitare le persone. L'opera è stata inaugurata il 22 febbraio 2005. Come previsto dal direttore artistico del progetto Artecittà Rudi Fuchs, il quale dichiarò poco dopo l'inaugurazione che "Ci vuole del tempo per comprendere a fondo quest'opera perché il giudizio cambia col passare del tempo, non bisogna essere impazienti", "Opera per Torino" sin dall'inizio non è stata apprezzata dai cittadini e continua tuttora ad essere criticata in modo anche aspro da alcuni settori dell'opionione pubblica, critiche in parte recepite da forze politiche presenti nel consiglio comunale. Reazioni di tutt'altro segno sono invece venute dalla critica, come ad esempio il giudizio lusinghiero di Vittorio Sgarbi che nel 2005 dichiarò: "Ho sentito giudizi terribili su quest'opera, in realtà mi pare una specie di ricamo tutt'altro che dannoso in quel contesto, anzi decorativo". Spina Centrale Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Opera per Torino

Stazione di Torino San Paolo
Stazione di Torino San Paolo

La stazione di Torino San Paolo è una stazione ferroviaria di Torino, abilitata al solo traffico merci. È posta sulla linea del Frejus, ed è origine della linea diretta allo scalo merci di Torino Orbassano. La stazione è stata sempre in uso per il solo traffico merci fin dall'apertura negli anni intorno al 1950, con treni che trasportavano autovetture per la FIAT, poi come bivio per lo scalo di Orbassano dall'ampliamento. Il piazzale binari è composto da un totale di 11 binari, di cui 7 tronchi. L'impianto è collegato allo scalo della Stazione di Torino Orbassano da una doppia linea di rotaia che si affianca per un breve tratto alla Ferrovia Torino-Bardonecchia prima di sottopassarla e svoltare a sinistra. Con un altro raccordo, a linea doppia di rotaia, è collegata al il Bivio Crocetta sulla ferrovia Torino-Milano, che permette l'instradamento dei convogli verso la stazione di Torino Porta Susa, evitando di allungare sino a Porta Nuova e fare retromarcia. L'impianto è utilizzato esclusivamente per il traffico merci e per lo smistamento del traffico proveniente o diretto dallo scalo di Torino Orbassano: da qui transitano, senza fermare, i treni della linea SFM3 diretti a Susa e Bardonecchia del servizio ferroviario metropolitano di Torino. È previsto il progetto di costruzione di una nuova stazione per viaggiatori, per i convogli della linea SFM3 e della futura linea SFM5. A giugno 2023 la gara per i lavori è stata aggiudicata a un raggruppamento di imprese. L'appalto, finanziato in parte coi fondi del PNNR, prevede la realizzazione entro il 2026. L'opera prevede l'adeguamento della attuale stazione, con la realizzazione di una banchina per i viaggiatori. Nei dintorni della stazione ci sono le fermate della rete urbana di bus delle linee 2, 56, 66, 71. La stazione dispone di: Servizi igienici RFI Spa. Fascicolo Linea 2 Modane/Susa – Torino. Scalo merci di Torino Vanchiglia Stazione di Torino Dora Stazione di Torino Porta Milano Stazione di Torino Porta Susa (1856) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Torino San Paolo

Palazzo di Giustizia (Torino)
Palazzo di Giustizia (Torino)

Il Palazzo di Giustizia "Bruno Caccia" (o PalaGiustizia) di Torino ha sede in Corso Vittorio Emanuele II, n. 130. Vi si esercita, sia in campo civile sia penale, la giurisdizione di primo e secondo grado; è competente per tutte le cause che non sono di competenza del giudice di pace. Con delibera del 13 marzo 1985 il Consiglio comunale di Torino decise di accorpare in un solo edificio le oltre venti sedi dell'ordinamento giudiziario all'epoca sparse per la città, approvandone il progetto esecutivo nel 1988. Il nuovo Palazzo di Giustizia fu costruito sull'area dell'ex foro boario di Corso Inghilterra e della caserma "Pugnani e Sani" (o "Cavalli") e permise il trasferimento dalla vecchia sede della Curia Maxima di via Corte d'Appello, n. 16. Il primo cantiere fu aperto l'8 giugno 1990 e il progetto fu modificato in corso d'opera per ricavare un piano in più con un costo aggiuntivo di circa 45 miliardi di lire, denari ricavati grazie ad una legge ad hoc voluta dall'allora ministro della giustizia Piero Fassino, che in seguito divenne anche sindaco di Torino. Il complesso, costato circa 350 miliardi di lire, di cui 7 spesati dal Comune di Torino, contro un costo inizialmente previsto di circa 237 miliardi, a causa di numerosi errori di progettazione, entrò in funzione nel 2001 con quasi sette anni di ritardo sulla tabella di marcia dei lavori. L'edificio è dedicato a Bruno Caccia, procuratore della Repubblica e magistrato italiano, ucciso dalla 'ndrangheta sotto casa sua nel 1983 per il suo zelo nel perseguire la mafia calabrese in Piemonte. La costruzione del complesso ha comportato anche gravi infortuni tra gli operai, compresa la morte di uno di essi, Carmelo Romano, nel marzo del 1992. L'edificio venne progettato dagli architetti Ezio Ingaramo ed Enzo Zacchiroli, coadiuvati dagli ingegneri Nicola e Todros e con la consulenza dell'architetto fiorentino Pierluigi Spadolini, e richiama le componenti del tessuto urbano della città storica. È infatti foderato di mattoni piemontesi a vista per richiamare le finiture utilizzate nella parte storica della città torinese, e disseminato di grandi vetrate (per una superficie di 30000 m²) che permettono il massimo ingresso di luce naturale nell'edificio. Alla sua realizzazione parteciparono le società Salini Impregilo, Recchi, Rizzani de Eccher e Orion (per il parcheggio sotterraneo da 985 posti). L'opera, composta da due edifici collegati tra loro con una struttura metallica per una superficie totale di circa 60000 m², è sviluppata su 7 piani fuori terra e 3 interrati; comprende 90 aule, tutte a piano terra o nel seminterrato (compreso il bunker di massima sicurezza), uffici per 1700 persone, un'aula magna da 800 posti (separabile completamente dal resto del fabbricato per poter ospitare cerimonie aperte al pubblico) e un piano destinato agli avvocati.È progettato in modo che i detenuti, seguendo un percorso obbligato, accedano direttamente al banco degli imputati e i giudici possano raggiungere le aule senza incrociare avvocati, pubblico o imputati, in modo da garantire la massima serenità al processo. Tribunale di Torino Distretto della Corte di Appello di Torino