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Chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi (Napoli)

Avvocata (Napoli)Chiese dedicate a santa Maria Maddalena dei PazziChiese di NapoliPagine con mappeSenza fonti - chiese della Campania
Senza fonti - luglio 2017
GeltrudeNa
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La chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi è un luogo di culto cattolico della città di Napoli, ubicato in via Salvator Rosa. L'odierna struttura religiosa è stata fondata, assieme all'annesso convento, nella prima metà del XVII secolo al fine di ospitare delle monache carmelitane provenienti dalla Santa Croce di Lucca, tra cui suor Angelica Gambacorta, suor Anna D’Aponte e suor Giovanna Cangiano. Sotto la guida di Camilla Antinori (+1641), poi suor Paola Maria, dopo un periodo in una sede poi lasciata (1630) presso S. Monica, nel 1637, si aprì il nuovo monastero claustrale, dedicato a S. Teresa del SS. Sacramento. Nel 1665, la comunità conobbe una grave crisi finanziaria che fu risollevata da un’ampia donazione (di oltre 75.000 ducati) da parte di un ricco mercante originario di Anversa, Gaspare Roomer la cui figlia, suor Maria Maddalena, era in monastero. Legato al culto di santa Maria Maddalena de' Pazzi, riuscì a farlo intitolare a S. Maria Maddalena de' Pazzi del SS. Sacramento. In questa fondazione visse Teresa Maria de’ Liguori (1703-1724) parente di S. Alfonso Maria de' Liguori. La chiesa monastica venne edificata su progetto di Onofrio Tango, ma fu Giovanni Sparanno a provvedere alla costruzione vera e propria. Nel XVIII secolo Mario Gioffredo provvedette a ridimensionare il monastero. In seguito gli impianti seicenteschi vennero ulteriormente sminuiti da Pompeo Schiantarelli e Giuseppe Astarita. L'interno è a navata unica a croce greca. Giuseppe Sigismondo nella sua guida del 1789 parlò di chiesa "tutta dipinta a fresco da parte del cavalier Benasca" e rilevò anche la presenza di tele di Luca Giordano sull'altare maggiore e sui laterali, tutti lavori oggi non più esistenti. Infatti sopra l'altare maggiore allo stato attuale vi è una pregevole opera di Paolo Finoglio che raffigura la vicenda in cui santa Maria Maddalena e santa Maria Maddalena de' Pazzi adorano l'ostensorio sorretto da angeli; mentre i laterali sono invece sormontanti da quadri firmati da Davide Forte e Carlo Passarelli, risalenti agli anni '20 e 30 del XX secolo. Altro importante tesoro della chiesa è nella facciata: si tratta di un portale barocco in piperno, originariamente decorato con ori ed affreschi. C. Vasciaveo, Il giardino delle Carmelitane. Vissuto manoscritti e sfogliatelle, Cantagalli, Siena 2003, 40-42. G. A. Alvina, Catalogo di tutti gli edifizi sacri della città di Napoli e suoi sobborghi entro il 1643 in Stanislao D’Aloe, Catalogo di tutti gli edifizi sacri della città di Napoli e suoi sobborghi, «Archivio storico per le province napoletane», VIII (1883) vol. IV, 721. A. Mastelloni, La prima chiesa dedicata a S. Maria Maddalena de’ Pazzi, Carmelitana, G. Fasulo, Napoli 1675. Napoli Chiese di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi (Napoli) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi (Napoli)
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Palazzo Terralavoro
Palazzo Terralavoro

Il palazzo Terralavoro (già palazzo Di Conforto), è un palazzo monumentale di Napoli ubicato in via Salvatore Tommasi (ex Via San Potito). Venne eretto nella prima metà del XVII secolo dall'architetto Giovan Giacomo Di Conforto, come propria abitazione, nel punto più alto dell'altura di San Potito. Il palazzo, dopo la morte dell'architetto, passò ai suoi eredi: nel 1659 fu acquisito nelle proprietà di Francesco Antonio Pepe ed infine passò a Giovan Basilio Guarino. Nel XVIII secolo il palazzo divenne proprietà di Andrea Terralavoro e, nel 1734, fu ristrutturato dagli eredi su progetto di Luca Vecchione. Il palazzo non ha conservato molti segni architettonici della fabbrica originaria: infatti, gli interventi settecenteschi hanno cancellato la maggior parte delle decorazioni precedenti. Il portale in piperno è l'unico superstite dell'originale. È composto da un arco a tutto sesto modanato con chiave di volta scolpita con lo stemma della famiglia, il tutto racchiuso tra pilastri bugnati sormontati da capitelli ionici che sorreggono i mensoloni, scolpiti festosamente, del balcone. Nell'interno sono visibili gli interventi di Vecchione, che vi realizzò una pregevole scala aperta alloggiata in un vano quadrato; i pilastri della scala sono rastemati verso il basso e mostrano una sporgenza sinuosa che sottolinea la presenza di un accenno di capitelli. Negli interni ci sono decorazioni pittoriche eseguite da Crescenzo Gamba nel 1752.