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L'EXMA (acronimo di EXhibiting and Moving Arts e di EX MAttatoio) è uno dei più importanti centri d'esposizione di Cagliari. È situato dal 1993 all'interno dell'ex mattatoio di Cagliari, con accesso da via san Lucifero, nel quartiere Villanova. L'EXMA ospita, oltre a molte mostre temporanee, le quasi 650 stampe della “collezione Nicola Valle”, realizzate da artisti sardi e italiani e donate nel 1997 alla locale amministrazione comunale dagli eredi Valle.

Estratto dall'articolo di Wikipedia EXMA (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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54516 Wittlich
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Chiesa di San Lucifero
Chiesa di San Lucifero

La chiesa di San Lucifero è un luogo di culto di Cagliari, sede della parrocchia della Beata Vergine del Rimedio. Il tempio sorge in via San Lucifero, a breve distanza dalla basilica di San Saturnino, nel quartiere Villanova. L'area in cui sorgono la chiesa di San Lucifero e la basilica di San Saturnino venne utilizzata come necropoli in epoca paleocristiana. Nel primo quarto del XVII secolo quest'area fu oggetto di scavi, allo scopo di riportare alla luce le reliquie dei santi, particolarmente dei martiri, che si riteneva vi fossero sepolti. L'operazione si svolse in seguito alla disputa tra gli arcivescovi di Cagliari e Sassari, ciascuno dei quali rivendicava per sé il titolo di Primate di Sardegna e Corsica. Si pensò quindi di stabilire la maggior dignità e prestigio di una sede rispetto all'altra, misurandola secondo il numero di "corpi santi" (reliquie di martiri o presunte tali) che si sarebbe riusciti a rinvenire nelle antiche necropoli dei territori delle rispettive diocesi. A Cagliari, nell'area di San Saturnino, si portarono alla luce numerosi resti umani che, attribuiti a diversi santi martiri (a questo proposito è bene ricordare che la sigla B.M., presente nelle epigrafi funerarie delle tombe rinvenute, veniva sistematicamente interpretata come le iniziali di Beatus Martir, mentre Bonae Memoriae era un'altra interpretazione della sigla), vennero solennemente traslati nel santuario dei Martiri, la cripta appositamente scavata sotto il presbiterio del duomo di Cagliari. Tra le reliquie vi erano anche quelle attribuite a san Saturnino martire, patrono di Cagliari e quelle di san Lucifero. Queste ultime furono rinvenute nel 1623 in un sarcofago, all'interno di un antico sacello, che oggi, insieme ad altri due ambienti ipogeici, costituisce la cripta dell'attuale chiesa dedicata al santo vescovo. Le due iscrizioni ritrovate insieme al sarcofago, Hic iacet BM Lucif Crus Arcepis Callaritanus Primarius Sardine et Corice.ca fl s r me eclesiae que vixit.annis LXXXI.K.Die XX Mai e A. Llucifer Epp (custodite anch'esse nel Santuario dei Martiri), sembrarono non lasciare dubbi sull'identità del personaggio sepolto nel sacello. La chiesa di San Lucifero venne eretta tra il 1646 e il 1682, a spese della Municipalità di Cagliari, sopra quello che si ritenne essere il luogo di sepoltura del santo, in zona all'epoca campestre. L'edificio si ispira alla cattedrale della città, per quanto riguarda la pianta, a croce latina, l'alta cupola e il presbiterio sopraelevato, sotto il quale si trova la cripta. Lo stile impiegato nella costruzione fu il tardo manierismo. Tra il 1693 e il 1767, la chiesa con l'annesso convento e collegio erano retti dai frati domenicani. Successivamente il complesso passò ai trinitari, provenienti dalla loro antica sede, la chiesa di San Bardilio, che rimasero a San Lucifero sino al 1803. Nel 1826 Carlo Felice volle che il complesso fosse adibito a ospizio dei poveri, successivamente trasformato in orfanotrofio. Tuttavia, nel 1861 la chiesa e il convento, abbandonati, si presentano agli occhi di Giovanni Spano in stato di degrado. Nel 1891, l'arcivescovo Francesco Gregorio Barchialla, vista l'estensione del quartiere Villanova, eresse la chiesa di San Lucifero a parrocchia succursale della collegiata di San Giacomo. L'ospizio invece, dal 1907, divenne sede della regia scuola industriale, che esiste ancora col nome di "istituto tecnico industriale". Nel 1924, l'arcivescovo Ernesto Maria Piovella eresse la parrocchia autonoma, intitolata alla Beata Vergine del Rimedio, con sede nella chiesa di San Lucifero. Il primo parroco fu don Mosè Farci, che resse la comunità fino al 1957. La chiesa di San Lucifero presenta la facciata, a coronamento orizzontale, divisa in due livelli per mezzo di una cornice, retta da due paraste angolari con capitelli ionici. Nel livello superiore si trovano un oculo e due aperture rettangolari, mentre nel livello inferiore si apre il portale, completato nel 1692, che si presenta incorniciato da due colonne di spoglio, di granito, sormontato da una cornice con volute curve ai lati. Al centro campeggia lo stemma della città. Posati sulle volute, ai lati dello stemma, sono le statue di due cani, simbolo dei domenicani, Domini canes, che officiarono il tempio per lungo tempo. L'interno presenta un'unica navata, scandita da paraste, con tre cappelle intercomunicanti per lato, transetto e abside rettangolare. L'imposta della volta a botte della navata e del transetto è percorsa da una trabeazione in stile classico, decorato a dentelli. Il presbiterio, costruito sopra la cripta, è sopraelevato e cinto da una singolare balaustra lignea, retta da due leoni dello stesso materiale, posti ai lati della scalinata centrale d'accesso. I gradini della stessa scalinata sono decorati da azulejos. La parete di fondo dell'abside è dominata dalle canne dell'organo, costruito dalla casa "Tamburini" di Crema nel 1961 (tre tastiere e 27 registri). Nel braccio destro del transetto è collocato l'imponente altare barocco in legno dorato, intitolato alla Madonna del Rimedio, patrona della parrocchia, dove è esposta una statua della Vergine, opera di Giuseppe Antonio Lonis. Nel transetto sinistro si trova la tomba di don Mosè Farci. La prima cappella laterale destra ospita, sotto la mensa dell'altare, una statua in marmo bianco, raffigurante san Lucifero giacente, rivestito dagli abiti pontificali, e una tela che raffigura lo stesso santo assiso in cattedra. Oltre a questo, la chiesa custodisce anche altri pregevoli dipinti, come Il martirio dei santi Lussorio, Cesello e Camerino e La Madonna col Bambino tra i santi Lucifero e Domenico e i cinque consiglieri della città, entrambi risalenti alla fine del XVII secolo, di autore anonimo e restaurati nel 2007. Francesca Segni Pulvirenti, Aldo Sari. Architettura tardogotica e d'influsso rinascimentale. Nuoro, Ilisso, 1994. ISBN 88-85098-31-2 Antioco Piseddu, Le chiese di Cagliari, illustrazioni di Gianflorest Pani, Sestu, Zonza Editori, marzo 2000, ISBN 978-88-8470-030-8. Chiese di Cagliari Villanova (Cagliari) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Lucifero

Manifattura Tabacchi (Cagliari)
Manifattura Tabacchi (Cagliari)

L'ex Manifattura Tabacchi di Cagliari, nota anche come Sa Manifattura in sardo, è un edificio storico situato nel quartiere della Marina. Lo stabile originario venne edificato nel 1478 come parte del convento a servizio dell'ordine francescano, connesso con l'ormai scomparsa chiesa di Nostra Signora del Gesù. Ospitò inizialmente la farmacia del convento ove venivano prodotti tisane, decotti e diversi medicinali tra i quali l'uguento di Salvatore da Horta: quest'ultimo visse nella struttura fino alla sua morte avvenuta nel 1567, la sua cella è tutt'ora visitabile. Inizialmente veniva frequentato dai marinai data la sua vicinanza al porto di Cagliari, successivamente servì l'intera città. A partire dal 1591 ospitò anche una confraternita proveniente dalla Repubblica di Genova facente capo a San Giorgio e Caterina d'Alessandria, su disposizione di papa Gregorio XIV. La stessa fu però costretta ad abbandonarla nel 1717 a causa della distruzione subita conseguentemente alla spedizione spagnola in Sardegna, trovando poi posto nel XX secolo nella chiesa dei Santi Giorgio e Caterina di Monte Urpinu. Nel 1765 venne ceduto al Regno di Sardegna che lo ricostruì per una superficie di circa 22 000 m² e su tre piani, nel 1835 vi trasferì da Sassari la Manifattura Tabacchi. Vi trovarono impiego numerose sigaraie, nel 1868 poi la Regia Manifattura del Regno d'Italia concesse allo stabilimento la licenza per la produzione del Toscano. Nel 1900, successivamente alla cessione da parte dell'amministrazione comunale di alcuni terreni adiacenti alla struttura, venne ampliato con la costruzione di un nuovo opificio. Nel 1931 l'Opera nazionale del dopolavoro costruì a fianco alla Manifattura Tabacchi un teatro ampio 400 m², lo stesso divenne poi il cinema Due Palme: preso in gestione dalla Gaumont e dalla Cannon Films divenne un cinema pornografico fino alla sua chiusura, avvenuta il 1º marzo 1986. Negli anni 1920 la produzione dei sigari venne affiancata a quella delle sigarette, fino al 1967 quando venne interrotta del tutto dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Negli anni 1990 fu decretata la sua chiusura dal Ministero delle finanze, che avvenne nel 2001 a opera dell'Ente tabacchi italiani. Cinque anni più tardi la Regione Autonoma della Sardegna avviò il restauro della struttura conseguentemente alla sua acquisizione, che si concluse nel 2016. Oggi è convertita in centro culturale e ospita mostre e congressi, ispirandosi a quanto fatto a Firenze per la stazione Leopolda. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Manifattura Tabacchi La Manifattura Tabacchi, su sardegnaricerche.it. URL consultato il 27 novembre 2023. Manifattura Tabacchi, su sardegnaturismo.it. URL consultato il 27 novembre 2023. Manifattura Tabacchi, su Monumenti aperti. URL consultato il 27 novembre 2023. Manifattura dei tabacchi di Cagliari, su Sistema archivistico nazionale. URL consultato il 27 novembre 2023.

Chiesa di San Giovanni (Cagliari)
Chiesa di San Giovanni (Cagliari)

La chiesa di San Giovanni Battista si trova a Cagliari, in via San Giovanni, nel cuore del quartiere Villanova. Il piccolo tempio è sede dell'"Arciconfraternita della Solitudine", attiva nell'organizzazione di alcuni tra i più suggestivi riti della Settimana Santa cittadina. La prima menzione della chiesa si trova in un documento risalente al 1550. Il fatto però che la via San Giovanni esistesse già nel 1415, rende presumibile che quest'ultima data rappresenti il termine ante quem di costruzione del tempio (da cui probabilmente prese nome l'omonima via). L'edificio venne restaurato tra il XVII e il XVIII secolo. Nel 1679 divenne oratorio dell'"Arciconfraternita della Vergine Santissima della Solitudine", fondata nel 1604 da papa Clemente VIII. La prima sede dell'arciconfraternita fu la chiesa di San Bardilio, proprietà dei Trinitari, alla cui opera (principalmente la liberazione degli schiavi) si univa quella dei membri dell'arciconfraternita (a ricordo di questo legame resta lo stemma dei Trinitari che ancora oggi caratterizza l'abito dei confratelli). Dal 1878 nella confraternita sono ammesse anche le donne. La facciata risale al XX secolo, è in stile neoromanico, con portale strombato, ad arco a tutto sesto, e la lunetta decorata con un affresco raffigurante Giovanni Battista bambino mentre gioca con un agnello (simbolo di Cristo). Il prospetto termina a capanna, con gli spioventi ornati da archetti pensili. L'interno, in stile barocco, è a pianta rettangolare mononavata, con tre cappelle per lato e presbiterio rialzato e chiuso da balaustra marmorea. Sopra l'ingresso, addossata alla controfacciata, si trova la cantoria, che ospita il pregevole organo costruito dal lombardo Giuseppe Lazzari nel 1757 recentemente restaurato. Le cappelle laterali ospitano diverse opere d'arte, tra cui i simulacri del Cristo crocefisso e della Madonna Addolorata. Il Crocefisso, chiamato dai cagliaritani Su Monumentu (il monumento) per la sua imponenza, è una bella scultura lignea seicentesca di fattura spagnola, che i confratelli e le consorelle portano in processione fino alla Cattedrale nel primo pomeriggio del Venerdì Santo. L'Arciconfraternita ebbe l'incarico di compiere questa processione dal governo spagnolo nel seicento. Antioco Piseddu, Le chiese di Cagliari, illustrazioni di Gianflorest Pani, Sestu, Zonza Editori, marzo 2000, ISBN 978-88-8470-030-8. Chiese di Cagliari Villanova (Cagliari) Riti della Settimana Santa in Sardegna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Giovanni Sito ufficiale dell'Arciconfraternita della Solitudine, su arciconfraternitasolitudine.beepworld.it.