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Chiesa di San Giovanni (Cagliari)

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La chiesa di San Giovanni Battista si trova a Cagliari, in via San Giovanni, nel cuore del quartiere Villanova. Il piccolo tempio è sede dell'"Arciconfraternita della Solitudine", attiva nell'organizzazione di alcuni tra i più suggestivi riti della Settimana Santa cittadina. La prima menzione della chiesa si trova in un documento risalente al 1550. Il fatto però che la via San Giovanni esistesse già nel 1415, rende presumibile che quest'ultima data rappresenti il termine ante quem di costruzione del tempio (da cui probabilmente prese nome l'omonima via). L'edificio venne restaurato tra il XVII e il XVIII secolo. Nel 1679 divenne oratorio dell'"Arciconfraternita della Vergine Santissima della Solitudine", fondata nel 1604 da papa Clemente VIII. La prima sede dell'arciconfraternita fu la chiesa di San Bardilio, proprietà dei Trinitari, alla cui opera (principalmente la liberazione degli schiavi) si univa quella dei membri dell'arciconfraternita (a ricordo di questo legame resta lo stemma dei Trinitari che ancora oggi caratterizza l'abito dei confratelli). Dal 1878 nella confraternita sono ammesse anche le donne. La facciata risale al XX secolo, è in stile neoromanico, con portale strombato, ad arco a tutto sesto, e la lunetta decorata con un affresco raffigurante Giovanni Battista bambino mentre gioca con un agnello (simbolo di Cristo). Il prospetto termina a capanna, con gli spioventi ornati da archetti pensili. L'interno, in stile barocco, è a pianta rettangolare mononavata, con tre cappelle per lato e presbiterio rialzato e chiuso da balaustra marmorea. Sopra l'ingresso, addossata alla controfacciata, si trova la cantoria, che ospita il pregevole organo costruito dal lombardo Giuseppe Lazzari nel 1757 recentemente restaurato. Le cappelle laterali ospitano diverse opere d'arte, tra cui i simulacri del Cristo crocefisso e della Madonna Addolorata. Il Crocefisso, chiamato dai cagliaritani Su Monumentu (il monumento) per la sua imponenza, è una bella scultura lignea seicentesca di fattura spagnola, che i confratelli e le consorelle portano in processione fino alla Cattedrale nel primo pomeriggio del Venerdì Santo. L'Arciconfraternita ebbe l'incarico di compiere questa processione dal governo spagnolo nel seicento. Antioco Piseddu, Le chiese di Cagliari, illustrazioni di Gianflorest Pani, Sestu, Zonza Editori, marzo 2000, ISBN 978-88-8470-030-8. Chiese di Cagliari Villanova (Cagliari) Riti della Settimana Santa in Sardegna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Giovanni Sito ufficiale dell'Arciconfraternita della Solitudine, su arciconfraternitasolitudine.beepworld.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Giovanni (Cagliari) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Giovanni (Cagliari)
Via Antonio Giovanni Piccioni, Cagliari Biddanoa/Villanova

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Chiesa di San Giovanni

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09125 Cagliari, Biddanoa/Villanova
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Luoghi vicini

Pergamo di Guglielmo
Pergamo di Guglielmo

Il pergamo di Guglielmo è un ambone marmoreo in stile romanico risalente al XII secolo, presente nel Duomo di Cagliari. L'opera venne eseguita dallo scultore conosciuto come maestro Guglielmo, del quale, oltre al nome, non abbiamo notizie biografiche se non che collaborò alla decorazione del Duomo di Pisa. Proprio per la cattedrale pisana Guglielmo scolpì, tra il 1159 e il 1162, il monumentale pulpito, che restò al suo posto sino al 1310, quando venne sostituito con il nuovo pulpito, opera di Giovanni Pisano. Il pulpito di Guglielmo venne dunque smontato e trasferito a Cagliari, città allora sotto il dominio pisano, dove arrivò nel 1312. L'opera venne rimontata nella cattedrale della città sarda, una chiesa del XIII secolo in stile romanico pisano, dove il pulpito trovò posto nella navata centrale, all'altezza della terza colonna a destra. Durante i restauri del XVII secolo, che dotarono la cattedrale di una nuova veste barocca, il pergamo di Guglielmo venne smembrato e le varie parti collocate nelle attuali posizioni. In seguito a tali manomissioni, il pulpito perse l'epigrafe in cui era indicato il nome dell'autore e gli anni in cui venne realizzato. Quello che un tempo era un unico grande pulpito, dal 1669 è collocato ai lati del portale mediano, diviso in due parti addossate alla controfacciata e sostenute ciascuna da due colonne e due semicolonne, in modo da formare due piccole cantorie, prive di qualunque funzione perché inaccessibili. Su ciascuna "cantoria", i tre lati del parapetto appaiono impreziositi da immagini scolpite in altorilievo, raffiguranti scene evangeliche, che nella posizione attuale, in seguito alle manomissioni secentesche non seguono più l'originario filo narrativo. Al centro del lato frontale di ciascun parapetto si trovano due gruppi scultorei quasi a tutto tondo, sopra i quali vi sono rispettivamente il leggìo per il vangelo e quello per l'epistola. Avendo di fronte la controfacciata, a destra del portale mediano si trova la porzione di ambone recante sul fronte del parapetto il gruppo scultoreo raffigurante San Paolo con Tito e Timoteo, sormontato dal leggìo per l'epistola ornato da tre angeli. Le scene evangeliche raffigurate sono l'Adorazione dei magi e il Ritorno dei magi verso i loro paesi, sul lato destro del parapetto, sul fronte, dall'alto in basso e da destra a sinistra, il Battesimo di Gesù, la Presentazione al Tempio e la Trasfigurazione, mentre sul lato sinistro si trova l'Ascensione. A sinistra del portale mediano si trova l'ambone con il gruppo scultoreo centrale raffigurante il Tetramorfo, con l'aquila di san Giovanni che costituisce il leggìo per la proclamazione del vangelo; le scene raffigurate sul parapetto di questo ambone sono l'Ultima cena e il Bacio di Giuda sul lato di destra, sul fronte, dall'alto in basso e da destra a sinistra, Le pie donne al sepolcro, la Resurrezione, l'Annunciazione e la Visitazione nello stesso riquadro, la Natività, mentre sul lato di sinistra sono I magi dal re Erode e sotto la Strage degli innocenti. Erano parte dell'imponente pulpito, posti alla base delle colonne che lo sostenevano in origine, anche i quattro leoni stilofori a tutto tondo, dal XVII secolo posti alla base del presbiterio, due ai lati dello scalone centrale, sui quali poggia direttamente la balaustra marmorea, mentre gli altri sono ai lati esterni. Le sculture, rese con grande realismo e forte espressività anche grazie all'utilizzo del trapano, raffigurano quattro leoni nell'atto di tenere schiacciati sotto di loro uomini e animali; i leoni ai lati dello scalone tengono tra le zampe un toro (leone a sinistra) e un orso (leone a destra), mentre i leoni posti alle estremità del recinto presbiteriale ghermiscono un uomo e il suo cavallo (a sinistra) e un dragone alato (a destra). Corrado Maltese, Arte in Sardegna dal V al XVIII secolo, Roma 1962. Mario Salmi, Toscana e Sardegna nel periodo romanico, in Atti del XIII Congresso di Storia dell'Architettura, Roma 1966. P. Sanpaolesi, Il Duomo di Pisa e l'architettura romanica in Toscana dalle origini, Pisa 1975. Renata Serra, La Sardegna (Italia romanica, X), Milano 1989. Renata Serra. Pittura e scultura dall'età romanica alla fine del '500 (= Storia dell'arte in Sardegna, 1), Nuoro 1990. ISBN 88-85098-10-X Roberto Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, (Storia dell'Arte in Sardegna, 4), Nuoro 1993. ISBN 88-85098-24-X Roberto Coroneo, Fra il pergamo di Guglielmo e la bottega di Jaume Cascalls: arte in Sardegna nella prima metà del XIV secolo, in “Medioevo, saggi e rassegne”, XX, 1995, pp. 389-398. Anna Rosa Calderoni Masetti, Il pergamo di Guglielmo per il duomo di Pisa oggi a Cagliari, Opera della Primaziale Pisana, Pisa 2000. Roberta Vanali, "Il pergamo di Guglielmo a Cagliari", https://robertavanali.blogspot.it/2014/05/il-pergamo-di-guglielmo-cagliari.html Cattedrale di Santa Maria (Cagliari) Scultura romanica Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Pergamo di Guglielmo Maestro Guglielmo (1159-1162), Pulpito, su BeWeB. URL consultato il 30 agosto 2023. Pulpito di Maestro Guglielmo, su Catalogo dei beni culturali italiani. URL consultato il 30 agosto 2023.

Palazzo Regio (Cagliari)
Palazzo Regio (Cagliari)

Il palazzo Regio, chiamato anche palazzo Viceregio, è uno storico edificio di Cagliari, antica residenza del rappresentante del re durante le dominazioni aragonese, spagnola e sabauda e attualmente sede della Prefettura della Città metropolitana di Cagliari e ospita gli uffici decentrati della nuova Provincia del Sud Sardegna. Si trova in piazza Palazzo, nel quartiere Castello. Il palazzo ha origini trecentesche e divenne sede del viceré dal 1337, per volere di Pietro IV d'Aragona. Nel corso dei secoli l'edificio subì diverse modifiche e ampliamenti. Particolarmente significativi furono i restauri settecenteschi; nel 1730, ad opera degli ingegneri piemontesi de Guibert e de Vincenti fu realizzato lo scalone d'onore che conduce al piano nobile, le cui sale furono restaurate nel 1735 dal della Vallea. La facciata ovest, col portale principale in asse con lo scalone, venne sistemata entro il 1769, come si evince dall'iscrizione posta sulla lunetta della porta finestra che si apre sul balcone centrale. Tra il 1799 e il 1815 il palazzo fu residenza ufficiale della famiglia reale e della corte, in esilio da Torino, occupata da Napoleone. Nel 1885 il palazzo divenne proprietà della Provincia, che vi stabilì la sua sede di rappresentanza e curò i restauri degli ambienti interni, al fine di adeguarli alla nuova funzione. Nel 1893 iniziarono i lavori di decorazione della sala del Consiglio, ad opera del perugino Domenico Bruschi per gli affreschi e dell'Angeletti per gli stucchi. L'opera si concluse nel 1896. Salvatore Naitza. Architettura dal tardo '600 al classicismo purista. Nuoro, Ilisso, 1992. ISBN 88-85098-20-7 Maria Grazia Scano. Pittura e scultura dell'Ottocento. Nuoro, Ilisso, 1997. ISBN 88-85098-56-8 AA.VV. Il palazzo regio di Cagliari, Ilisso 2000 (PDF) , su sardegnadigitallibrary.it. Cagliari Regno di Sardegna Provincia di Cagliari Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Palazzo Regio Sito ufficiale, su cittametropolitanacagliari.it. Cagliari, Palazzo Regio, su SardegnaCultura. URL consultato il 4 settembre 2023. Palazzo Viceregio, su Monumenti aperti. URL consultato il 4 settembre 2023. Info Point-Palazzo Regio, su Touring Club Italiano. URL consultato il 4 settembre 2023. Cagliari - Palazzo Regio o Viceregio, su Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna. URL consultato il 4 settembre 2023.

Chiesa di San Domenico (Cagliari)
Chiesa di San Domenico (Cagliari)

La chiesa di San Domenico è una chiesa di Cagliari. Sorge in piazza San Domenico, nel quartiere di nome Villanova. La chiesa è officiata dai frati Domenicani, che abitano il vicino convento. L'antica chiesa di san Domenico, gioiello dell'architettura gotico-catalana a Cagliari, venne quasi del tutto distrutta durante i bombardamenti del 1943. Sopra i suoi resti, che oggi costituiscono la cosiddetta Cripta di San Domenico, venne eretta, tra il 1952 e il 1954, l'attuale chiesa in stile moderno ad opera dell'architetto Raffaello Fagnoni. La chiesa è annunciata da un alto e severo campanile e dalla singolare cupola ellissoidale, che sorge di fronte alla facciata e di poco staccato da essa. La caratterizzazione esterna dell'edificio è data dal paramento, in blocchi a vista di calcare bianco di Bonaria. Il prospetto principale, in cima a una scalinata che collega la chiesa alla piazza antistante, è a terminale piatto, con tre portali alti e ristretti nella parte inferiore e un finestrone orizzontale che caratterizza la parte superiore. L'interno è a pianta rettangolare, con navata unica e presbiterio anch'esso a pianta rettangolare ma più stretto rispetto all'aula. Dalle pareti laterali partono i costoloni in cemento armato che vanno ad incrociarsi sulla volta, ricordando l'andamento delle volte a crociera stellata, vanto dell'antica chiesa gotica di San Domenico. L'area presbiteriale, con l'altare maggiore e il coro dei frati, è innalzata rispetto al pavimento dell'aula tramite uno scalone; la parete di fondo del presbiterio è dominata dalle canne dell'organo, costruito dalla ditta Balbiani Vegezzi Bossi di Milano negli anni 1950, e da un mosaico a grandi tessere di ceramica raffigurante san Domenico. L'aula è segnata, nel senso longitudinale, da tre gradini per lato che danno vita a due pseudo-navate contigue alla navata centrale, che così risulta depressa rispetto ad esse. Sulla pseudo-navata laterale sinistra era stato eretto originariamente un pulpito a pianta esagonale sorretto da un pilastro tronco conico svasato verso l'alto; l'accesso al pulpito era reso possibile grazie ad una scala metallica amovibile; le superfici del pulpito erano interamente rivestite da tessere di un mosaico con fondo oro e figure di santi; alla fine degli anni '60 il pulpito venne rimosso con una decisione presa, verosimilmente, dal rettore pro-tempore del convento. Di quegli anni è anche la nicchia, ubicata a metà della parete di sinistra della chiesa, creata per ospitare la preziosa statua seicentesca della Madonna del santo Rosario. Le dimensioni della nicchia, tuttavia, si dimostrarono insufficienti per ospitare degnamente la satua, collocata stabilmente sulla portantina processionale, viene esposta ai fedeli alternativamente nella chiesa superiore o in quella inferiore, a seconda delle stagioni. Negli anni novanta la chiesa superiore ha subito delle modifiche per adeguare la stessa alle mutate norme sulla celebrazione della santa messa, secondo quanto previsto dalla Chiesa madre; le modifiche hanno comportato, nel presbiterio, la distruzione dello snello altare di progetto (che aveva un originale tabernacolo in legno di mogano a forma tronco conica) con la creazione di una mensa costituita da un distonico e tozzo parallelepipedo affiancato da due leggii, altrettanto tozzi e distonici, rivestiti in un lastrame di granito grigio e che, come detto, mal si adattano al marmo in calcare di Trani presente in tutte le pavimentazioni interne della chiesa, oltre che allo stile ed al gusto dell'architetto progettista. Un ulteriore discrasia stilistica fu compiuta, con l'intervento sopra descritto, con la creazione di altri due tozzi altari-parallelepipedi in granito grigio sulle pareti di fondo delle due pseudo-navate laterali. Nonostante questi interventi la chiesa superiore di san Domenico rappresenta, forse, l'unico intervento di qualità realizzato a Cagliari nel secondo dopoguerra. Della chiesa inferiore gotico catalana, come detto, è rimasta intatta la sola cappella della Madonna del santo rosario, ubicata nel fianco sinistro ed in prossimità del presbiterio; è andato tuttavia disperso il retablo ligneo seicentesco che ospitava la statua della Madonna, oltre a numerosi quadri e formelle alcune delle quali sono ancor oggi presenti nella chiesa e nel convento. Franco Masala, Architettura dall'Unità d'Italia alla fine del ‘900, Ilisso, Nuoro, 2001. ISBN 88-87825-35-1 Chiese di Cagliari Cripta di San Domenico Villanova (Cagliari) Ordine dei Frati Predicatori Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Domenico Sito ufficiale, su dominicanes.it.

Chiesa di San Cesello
Chiesa di San Cesello

La chiesa di San Cesello è una chiesa di Cagliari situata in via San Giovanni, nel quartiere Villanova. La piccola chiesa venne eretta nel 1702 per essere sede del gremio dei bottai, fino ad allora ospitato nella chiesa di Sant'Antonio. La chiesa sorse vicina alla porta Cabaňa o Cavagna (dal nome di un tipo di cesta usata dai contadini) che collegava Villanova alle vicine campagne, luogo identificato dalla tradizione popolare come il sito in cui vennero martirizzati nel IV secolo il soldato Lussorio insieme a due bambini di nome Cesello e Camerino, in seguito tutti e tre canonizzati. La chiesa dei bottai venne però dedicata al solo Cesello, per motivi che non si conoscono. Dal 1951 il tempio è affidato alla congregazione delle suore sacramentine (adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento), che vivono la clausura nel piccolo edificio adiacente alla chiesa. L'aspetto della chiesa di San Cesello è quello di una chiesa campestre, con facciata a terminale piatto sormontata da un campanile a vela, portale con arco ogivale e un piccolo oculo. L'interno è ugualmente semplice, a pianta rettangolare, navata unica e volta a botte. Il presbiterio, sopraelevato, è dominato da un ricco altare ligneo settecentesco in stile barocco. La tela ospitata nella parte destra dell'altare è particolarmente interessante perché vi è rappresentata la porta Cavagna, demolita nel XIX secolo, così come doveva presentarsi nel XVIII secolo. Nel 2022, a seguito del trasferimento delle monache sacramentine verso nuove destinazioni, l'Arcivescovo di Cagliari mons. Giuseppe Baturi, in data 25 dicembre, tenuto conto del can. 1215 del Codice di diritto canonico, ha eretto la chiesa in rettoria, nominando Rettore don Matteo Vinti, a norma dei canoni 556-563 del Codice di diritto canonico.