place

Forte Richelieu

Forti di GenovaPagine con collegamenti non funzionantiPagine con mappeVoci con campo Ref vuoto nel template struttura militare
Genova Forte Richelieu
Genova Forte Richelieu

Il Forte Richelieu (415 s.l.m.) è un forte posto sulla collina dei Camaldoli, spartiacque tra la valle di Quezzi e quella del torrente Sturla; con il Forte Monteratti a nord, il Forte Quezzi a ponente e i forti di Santa Tecla, San Martino e San Giuliano a sud-ovest, formava un efficace settore difensivo a protezione del nord-est della città di Genova.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Forte Richelieu (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Forte Richelieu
Zampa del Diavolo, Genova Chiappeto

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Forte RichelieuContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 44.42127 ° E 8.99154 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Zampa del Diavolo
16133 Genova, Chiappeto
Liguria, Italia
mapAprire su Google Maps

Genova Forte Richelieu
Genova Forte Richelieu
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Forte Monteratti
Forte Monteratti

Il Forte Monteratti o Forte Ratti (560 s.l.m.) è una caserma militare di Genova edificata tra il 1831 e il 1842 dal Governo Sabaudo per difendere, per l'appunto, il rilievo "Monte Ratti", posto alle spalle dei quartieri genovesi di Marassi e Bavari, da eventuali assedi del nemico che avrebbe potuto, da lì, dirigersi indisturbato verso gli allora piccoli borghi di Sturla, Albaro e San Martino (oggi quartieri di Genova), da cui puntare verso il capoluogo. Nel giugno del 1747 Genova fu assediata dagli austriaci, che conquistarono e occuparono il Monte Ratti nonostante la rapida costruzione di ridotte e accampamenti a difesa del rilievo. Riconquistata la posizione dai genovesi il mese successivo, per sollecitazioni del Duca di Bissj e poi del Duca di Richelieu, fu approvata la delibera per la costruzione di opere campali sul monte Ratti, affidata all'impresario De Ferrari. Monte Ratti fu al centro di un altro assedio nel 1800, sempre da parte dell'esercito austriaco, che conquistò facilmente la ridotta, poi riconquistata il 30 aprile dello stesso anno dai francesi (che allora estendevano il loro dominio anche sulla città di Genova), che costrinsero alla resa un battaglione di 450 austriaci. Nel 1819, dopo l'annessione della Liguria al Regno Sabaudo, fu decisa, per la difesa del monte, la costruzione di due torri difensive a pianta circolare; entrambe non furono terminate, anche se i loro resti sono ancora ben visibili. Lungo il crinale a est del Monte si vedono i resti della Torre Serralunga, che si affaccia verso il quartiere di Sant'Eusebio; l'altra torre, chiamata Montelongone, si affaccia sull'enorme conca prodotta dai lavori della cava subito a sud del forte. Una terza torre, denominata Torre Monteratti, fu invece costruita a partire dal 1819 e completata nel 1826. Identica nella struttura alla Torre Quezzi, era situata in cima al rilievo, su una spianata di circa 250 m lungo il crinale del monte. Tra il 1831 e il 1842 vennero gettate le basi per la costruzione di una snella caserma che si estendesse per quasi tutti i 250 m di lunghezza dello spiano sovrastante l'abitato di Quezzi. Fu realizzato quindi il Forte Monteratti, che nella sua costruzione inglobò la preesistente torre, divenuta parte integrante della struttura difensiva. Per la costruzione delle due ali ci fu il finanziamento privato della famiglia dei nobili Durazzo, proprietaria anche dei terreni circostanti. La facciata del forte è diretta verso la città mentre sul retro erano collocate le artiglierie puntate verso la val Bisagno, tra le zone di San Gottardo e Prato, a difesa di eventuali incursioni da nord attraverso la valle anzidetta. Durante i moti del 1849 il forte fu presidiato da alcuni militi della Guardia Nazionale, che l'abbandonarono ben presto con l'avanzare delle truppe regie. La strada militare ottocentesca mantiene l'originario acciottolato e conduceva all'ingresso orientale del forte, anticamente protetto da un ponte levatoio, su cui ancora è possibile leggere la targa in marmo che indica il nome della fortificazione. Durante la Grande Guerra il Forte fu usato come prigione per i coatti austriaci. Tra il 1935 ed il 1938 il forte subì dei rimaneggiamenti e vi fu installata una postazione contraerea: la torre fu demolita perché impediva la visuale alle batterie antiaeree. Durante il secondo conflitto mondiale questa postazione contraerea fu utilizzata prima dal Regio Esercito e, dopo l'8 settembre 1943, da reparti della Wehrmacht. Oggi il complesso è in totale abbandono e presenta molti punti pericolanti: per questo, pur essendo liberamente accessibile, è pericoloso addentrarsi all'interno della struttura. La posizione è ideale per scampagnate e percorsi da trekking, seguendo la strada militare ed i sentieri che collegano tra loro, nell'ordine, Forte Quezzi, Torre Quezzi, Forte Monteratti, Forte Richelieu e il Forte Santa Tecla e scendendo in città il Forte San Martino per finire con il Forte San Giuliano, l'unico che, pur ampiamente rimaneggiato, è ancora utilizzato dalle Forze armate italiane, come sede del Comando Provinciale di Genova dell'Arma dei Carabinieri. Volumetricamente il forte ha uno sviluppo lineare; il bastione centrale a pianta rettangolare che lo divide in due ali era adibito ai servizi: le cucine, la lavanderia e le latrine, ma in caso di necessità dalle sue feritoie era possibile battere il fondo valle e operare la difesa ravvicinata dell'accesso orientale. L'ala di ponente era adibita a celle di prigionia, mentre nell'ala sinistra, a levante, vi erano i magazzini destinati all'approvvigionamento di proiettili e d'artiglieria, ed era protetta da un baluardo alla sua estremità; i piani superiori erano adibiti a camerata per le truppe e i sottufficiali, infine nel vano centrale una scala conduceva al secondo e terzo piano usati come alloggi per gli ufficiali. Stefano Finauri, Forti di Genova, Servizi Editoriali, Genova, 2007. Tarantino Stefano-Gaggero Federico-Arecco Diana, Forti di Genova e sentieri tra Nervi e Recco alta via dei monti liguri, Edizioni del Magistero, Genova. Roberto Badino, Forti di Genova, Sagep, Genova 1969 Riccardo Dellepiane, Mura e fortificazioni di Genova, Nuova editrice genovese, Genova, 2008, [prima edizione 1984]. Enrico Pelos, Passeggiate a Levante, "Via dei Forti e Muraglia genovese", Ed. Blu Torino, 2011 Forti di Genova Fortificazione Quezzi Val Bisagno Fortificazione alla moderna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte Monteratti Itinerari escursionistici che comprendono Forte Ratti, su www2.comune.genova.it. URL consultato il 23 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2015). Mappe, itinerari e foto dei forti di Genova, su forti-genova.com. URL consultato il 4 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2010).

Forte Santa Tecla (Genova)
Forte Santa Tecla (Genova)

Forte Santa Tecla (161 s.l.m.) sorge sul rilievo che domina San Martino, dove in tempi antichi si ergeva la chiesa di Santa Tecla, di cui si hanno notizie fin dal 1100, da cui prende il nome. Nello spiano dove oggi sorge il Forte esisteva una chiesetta omonima risalente all'XI secolo e nell'anno 1339 appartenente al Doge di Genova Simon Boccanegra. La costruzione del Forte vero e proprio fu pianificata dall'ingegner Jacques De Sicre nell'ambito della più vasta opera di fortificazione della città di Genova, al di fuori della cinta muraria, in opposizione agli assedi austriaci, nel contesto della Guerra di successione austriaca che minacciava Genova. Così nel 1747 il De Sicre riferiva: La direzione dei lavori fu affidata al colonnello Giacomo De Cotte che aveva ricevuto dirette disposizioni dal De Sicre, ma il progetto presentò subito delle inadeguatezze e nel 1748 lo stesso De Sicre presentò una nuova relazione cercando di superare le carenze della fortificazione, con l'intervento finanziario di 65.000 Lire genovesi. L'attenzione verso Forte Santa Tecla si ripropose intorno al 1756 quando, sempre De Sicre, presentò un progetto di ampliamento con l'aggiunta di una ridotta casamattata a due piani, una polveriera, un rivellino, terrapieni e cammini coperti da integrare nel Forte. Ma il Magistrato delle Fortificazioni ritenne onerosi e inutili i lavori, quindi il progetto non fu approvato. Durante il 1800, il Forte era uno dei contrafforti a difesa del settore orientale della città, perché utile alla difesa del perimetro di Albaro, del quartiere di San Martino, della Madonna del Monte e perché ben collegato al Forte Richelieu. Altre opere di rafforzamento si ebbero nel 1814, per mano del Corpo Reale del Genio Sardo: furono sopraelevati i due semibastioni settentrionali e fu posto all'ingresso lo stemma sabaudo. Un'altra tranche di lavori iniziò nel 1830, durante i quali la copertura a terrazza della caserma interna fu trasformata in copertura a falde, generando un altro piano fruibile. Dopo 3 anni i lavori finirono e la fortificazione fu ultimata e resa operativa nella difesa del levante cittadino. Nel 1849 durante i moti popolari il Forte fu occupato, come il vicino Forte Richelieu, da insorti e senza colpo ferire fu riconquistata dalle Regie truppe in pochi giorni, come tra l'altro avvenne per Forte Richelieu. La fortificazione fu poi utilizzata occasionalmente da reparti militari fino alla prima metà del Novecento; durante la Grande Guerra i locali del Forte furono adibiti a carceri per prigionieri austriaci. Abitata da una famiglia fino agli anni settanta, nel 1982 iniziarono i lavori di restauro, per rendere il sito una sede per le iniziative culturali del quartiere di San Fruttuoso. Completati i lavori, il Forte venne chiuso nell'attesa di una destinazione. Intanto atti di vandalismo hanno vanificato i lavori incendiando il tetto della caserma e deturpando l'interno. Altri lavori di risanamento sono quindi iniziati coinvolgendo volontari della Protezione Civile, che hanno costudito l'interno e l'esterno dell'opera. Nel 2021, i volontari della Protezione civile (Associvile), si sono uniti insieme ad altre tre associazioni (AGESCI Genova 3, Gruppo radio Liguria, compagnia Teatrale "I conviviali") per dare vita ad una Associazione di secondo livello denominata "Rete Forte Santa Tecla"[1] che ha nei suoi scopi quello di promuovere il patrimonio storico del forte. Entrando ci troviamo in un cortiletto interno che separa in due l'opera dividendo la caserma dalla cortina meridionale. La caserma è suddivisa in tre piani. Al piano terra si trovano le cucine, gli uffici del sottoufficiale e il corpo di Guardia. Al piano superiore si trovano gli alloggi per i graduati e un passaggio alle mura e ai bastioni meridionali adibiti a magazzini. Il terzo piano infine è adibito ad alloggi per la truppa, da cui si può accedere alla copertura di uno dei due bastioni rivolti a settentrione, da dove si discende verso il cortile utilizzato come piazza d'Armi. A piedi è raggiungibile scendendo dal sovrastante Forte Richelieu, in meno di mezz'ora di cammino non impegnativo, su un sentiero che parte da Colle della Calcinara e collega tutti i Forti di levante della città. Con mezzo privato, percorrendo via Donghi, poi via Berghini e salendo in via Forte di Santa Tecla fino ad un piccolo spiazzo sterrato che conduce all'ingresso raggiungibile solo a piedi. Con il mezzo pubblico invece si prende la linea 67 AMT che parte da Piazza Martinez. Esiste anche una ripida e stretta carreggiabile che sale direttamente dai pressi del Monoblocco dell'Ospedale San Martino (Salita Superiore Santa Tecla), percorribile agevolmente dai mezzi a due ruote. Stefano Finauri, Forti di Genova, Servizi Editoriali, Genova, 2007. Tarantino Stefano-Gaggero Federico-Arecco Diana, Forti di Genova e sentieri tra Nervi e Recco alta via dei monti liguri, Edizioni del Magistero, Genova. Roberto Badino, Forti di Genova, Sagep, Genova 1969 Riccardo Dellepiane, Mura e fortificazioni di Genova, Nuova editrice genovese, Genova, 2008, [prima edizione 1984]. Cappellini A., Le Fortificazioni di Genova, Ed. F.lli Pagano Editore, Genova, 1939 Comune di Genova - Assessorato giardini e foreste, Genova. Il parco urbano delle Mura. Itinerari storico-naturalistici, Sagep, 1994 Forti di Genova Fortificazioni San Martino (Genova) Fortificazioni alla moderna Regno di Sardegna Forte Richelieu Wikiquote contiene citazioni di o su Forte Santa Tecla Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte Santa Tecla Mappe, itinerari e foto dei forti di Genova, su forti-genova.com. URL consultato il 29 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2010). Storia del Forte Quezzi, su fortidigenova.com. URL consultato il 29 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 23 agosto 2010). Vista dal satellite del Forte, su forti-genova.com. URL consultato il 29 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2009).

Corso Europa (Genova)
Corso Europa (Genova)

La strada denominata corso Europa è una delle più lunghe di Genova e rappresenta il principale asse di collegamento del levante cittadino, estendendosi fra l'ex delegazione di San Martino fino al quartiere di Nervi, all'estrema propaggine orientale. La sua costruzione, avvenuta nei primi anni sessanta mutò significativamente la fisionomia dei quartieri attraversati, caratterizzandone il paesaggio e favorendo l'espansione edilizia. L'idea di una strada "pedemontana" di collegamento fra Nervi e il centro della città risale alla fine degli anni quaranta. Al tempo l'unico collegamento stradale era costituito dal tracciato litoraneo della via Aurelia, strada carrabile pressoché parallela alla più stretta via romana, sulla quale erano presenti anche i binari della rete tranviaria cittadina. I lavori per la costruzione dell'arteria furono avviati nel 1950 e, dopo una sospensione che vide l'apporto di sostanziali varianti di progetto le quali causarono non poche polemiche legate alle speculazioni edilizie che coinvolsero le aree attraversate, vennero ripresi nel 1956 con cantieri strutturati su 4 lotti e diversi sub-lotti: il primo tronco, dall'inizio di via San Martino a via Isonzo, fu aperto nel 1959; tale tratta impose il taglio del colle di San Martino, alla cui viabilità fu data continuità mediante la costruzione del ponte di via Lagustena; il secondo tronco, la cui principale opera d'arte è costituita dal viadotto di scavalco del torrente Sturla, nell'omonimo quartiere, terminava a Quarto all'altezza di via Pianelletti e fu inaugurato nel 1961; il terzo tronco, appaltato il 20 ottobre 1960, terminava all'altezza di via Fabio Filzi, subito a monte della stazione ferroviaria di Quinto e fu consegnato nell'estate del 1963; il quarto tronco fu l'ultimo a essere realizzato e richiese l'abbattimento di alcune abitazioni nella zona dell'allora via Santorre di Santarosa, fra Quinto e Nervi nonché la costruzione di un importante manufatto di scavalco del torrente Nervi lungo 260 metri con relativo svincolo verso via Oberdan; questi ultimi furono inaugurati nel 1964, un anno dopo il resto della tratta. Battezzata corso Europa, l'allora nuova arteria stradale genovese misurava complessivamente 6,5 km ed era concepita come arteria a scorrimento veloce, con sopraelevazione di alcune curve e due corsie per ciascun senso di marcia, su carreggiate separate. Procedendo da ponente a levante, la strada serve l'ospedale San Martino mediante accessi dalle trasversali viale Benedetto XV, via Pastore e via Mosso. Nel medesimo quartiere di San Martino si affaccia inoltre su corso Europa la sede RAI della Liguria (un edificio di stile moderno, inaugurato nel 1967, 37.360 m³ di volumetria per 13 piani, di cui due sotterranei) e, pur senza accesso diretto, villa Donghi, edificio fatiscente benché sottoposto a tutela in base al decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004, con un vincolo che risale al 1934. Superato il colle di San Martino e raggiunta la valle del rio Chiappeto, la strada fiancheggia lo stadio Giacomo Carlini, edificato nel 1912 a cura della società Nafta con l'annesso cottage, che era raggiungibile mediante un lungo ponte pedonale da via Borgoratti: la costruzione di corso Europa impose l'abbattimento di una porzione di tale manufatto, rendendolo da allora inservibile. Oltrepassata la valle dello Sturla, il quartiere di Quarto presenta aree la cui edificazione è coeva o successiva a quella della strada, nonché il primo degli svincoli a livelli sfalsati che conduce a via Carrara. In prossimità di una delle rampe è possibile accedere al Museo Garibaldino allestito in alcune sale di villa Spinola, luogo in cui Giuseppe Garibaldi fu ospitato prima di imbarcarsi per la spedizione dei Mille. Un altro complesso edilizio degno di nota è la quattrocentesca villa Doria Spinola, che sorgeva lungo via romana della Castagna, tagliata dalla nuova arteria, i cui terreni furono in parte espropriati per la costruzione di corso Europa e che in seguito furono ulteriormente ridotti a beneficio di un grande albergo e di un supermercato. Dopo il secondo svincolo, che consente di immettersi sull'autostrada A12, si oltrepassa la valle del torrente Bagnara, su cui insiste parte del complesso residenziale denominato Colle degli Ometti, raggiungendo dapprima Quinto al Mare e, successivamente, Nervi, in corrispondenza del locale complesso ospedaliero. Nel secondo dopoguerra il trasporto pubblico genovese, ancora fortemente incentrato sull'estesa rete tranviaria, vide l'introduzione di autoservizi in concorrenza con quest'ultima, che si avvalevano della facoltà di saltare numerose fermate collegando estremi opposti della città, prendendo il caratteristico nome di "linee celeri". La costruzione di corso Europa, strada nata per consentire velocità elevate rispetto a quelle dell'epoca, comportò l'istituzione di una nuova linea "celere" fra la centrale piazza De Ferrari e Capolungo, che percorreva per intero la nuova arteria pedemontana e per tale motivo era contrassegnata dalla lettera P. La linea celere P fu risparmiata dalle soppressioni avvenute nel 1967, in quanto rappresentava l'unico collegamento transitante per corso Europa e, a tutti gli effetti, svolgeva un servizio ordinario osservando tutte le fermate. All'atto della riforma del trasporto pubblico a Genova entrata in vigore il 30 luglio 1973, la stessa venne semplicemente rinominata come linea 17 della rete AMT. Nel quadro di una mutata politica che, rispetto agli anni sessanta, mirava a riequilibrare l'utilizzo del trasporto pubblico rispetto alla mobilità privata, cui la strada era dedicata, alla fine degli anni ottanta, nell'ambito delle opere pubbliche cittadine da realizzare con i fondi dell'Expo '92 Genova, venne ipotizzata la realizzazione di una tranvia o di un people mover sopraelevato, ma il progetto venne abbandonato. Un decennio dopo, nel 1998, nella prima parte di corso Europa fu tuttavia attivato il cosiddetto asse attrezzato di corso Europa, una busvia che si avvale di percorsi riservati a centro strada e del controllo semaforico finalizzato alla regolarità delle corse degli autobus. Per la costruzione di tale infrastruttura fu rettificato il profilo trasversale di alcune curve, diminuendone la pendenza, e soppressa la vegetazione presente nell'aiola centrale a favore di una platea in cemento di pari larghezza. Tale opera, che si è rivelata tra i più importanti e sistemi per il trasporto pubblico della città, fu realizzata grazie ad un investimento di 4,8 miliardi di lire finanziati dal Ministero dell'Ambiente e dal Comune di Genova. L'asse attrezzato, che parte in realtà da corso Gastaldi, l'arteria che rappresenta il proseguimento verso il centro di corso Europa, si sviluppa fino a Quarto, all'incrocio con via Shelley. La busvia vera e propria ha inizio, in direzione levante, all'altezza dell'intersezione con via Pastore, per la sola corsia ovest-est, diventando a due corsie all'altezza della fermata del pronto soccorso e impegnando successivamente le fermate di via della Piazzetta (stadio Carlini), via Isonzo, via Swinburne e via Shelley, tutte in corrispondenza di semafori e protette con barriere salva persone. Corrado Bozzano, Roberto Pastore, Claudio Serra, La strada "Pedemontana" ovvero Corso Europa a Genova, in Tra mare e monti da Genova alla Spezia, Genova, Nuova Editrice Genovese, 2010, pp. 142–143, ISBN 978-88-88963-38-9. Genova Sistema viario di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso Europa