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Chiesa di San Rocco di Vernazza

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Borgoratti (Genova) chiesa san rocco di Vernazza complesso (2023)
Borgoratti (Genova) chiesa san rocco di Vernazza complesso (2023)

La chiesa di San Rocco di Vernazza è un luogo di culto cattolico del comune di Genova, situato in via del Sole, nella località Vernazza, che fa parte del quartiere di Borgoratti. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di San Martino-Valle Sturla dell'arcidiocesi di Genova. La chiesa ha origini da un antico oratorio, sede dell'Arciconfraternita San Rocco di Vernazza Morte e Orazione (29 giugno 1468), che sul finire del 1897 cedette la sua sede per far nascere una nuova parrocchia. Nel 1898 fu nominato il primo parroco e nel 1899 la nuova parrocchia fu riconosciuta anche civilmente con il Regio Placet. Nel febbraio 1923 iniziarono i lavori di demolizione dell'antico edificio e dopo soli sette mesi fu aperta al culto la nuova chiesa.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Rocco di Vernazza (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Rocco di Vernazza
Via del Sole, Genova Borgoratti

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Chiesa di San Rocco di Vernazza

Via del Sole
16147 Genova, Borgoratti
Liguria, Italia
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Borgoratti (Genova) chiesa san rocco di Vernazza complesso (2023)
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Luoghi vicini

Corso Europa (Genova)
Corso Europa (Genova)

La strada denominata corso Europa è una delle più lunghe di Genova e rappresenta il principale asse di collegamento del levante cittadino, estendendosi fra l'ex delegazione di San Martino fino al quartiere di Nervi, all'estrema propaggine orientale. La sua costruzione, avvenuta nei primi anni sessanta mutò significativamente la fisionomia dei quartieri attraversati, caratterizzandone il paesaggio e favorendo l'espansione edilizia. L'idea di una strada "pedemontana" di collegamento fra Nervi e il centro della città risale alla fine degli anni quaranta. Al tempo l'unico collegamento stradale era costituito dal tracciato litoraneo della via Aurelia, strada carrabile pressoché parallela alla più stretta via romana, sulla quale erano presenti anche i binari della rete tranviaria cittadina. I lavori per la costruzione dell'arteria furono avviati nel 1950 e, dopo una sospensione che vide l'apporto di sostanziali varianti di progetto le quali causarono non poche polemiche legate alle speculazioni edilizie che coinvolsero le aree attraversate, vennero ripresi nel 1956 con cantieri strutturati su 4 lotti e diversi sub-lotti: il primo tronco, dall'inizio di via San Martino a via Isonzo, fu aperto nel 1959; tale tratta impose il taglio del colle di San Martino, alla cui viabilità fu data continuità mediante la costruzione del ponte di via Lagustena; il secondo tronco, la cui principale opera d'arte è costituita dal viadotto di scavalco del torrente Sturla, nell'omonimo quartiere, terminava a Quarto all'altezza di via Pianelletti e fu inaugurato nel 1961; il terzo tronco, appaltato il 20 ottobre 1960, terminava all'altezza di via Fabio Filzi, subito a monte della stazione ferroviaria di Quinto e fu consegnato nell'estate del 1963; il quarto tronco fu l'ultimo a essere realizzato e richiese l'abbattimento di alcune abitazioni nella zona dell'allora via Santorre di Santarosa, fra Quinto e Nervi nonché la costruzione di un importante manufatto di scavalco del torrente Nervi lungo 260 metri con relativo svincolo verso via Oberdan; questi ultimi furono inaugurati nel 1964, un anno dopo il resto della tratta. Battezzata corso Europa, l'allora nuova arteria stradale genovese misurava complessivamente 6,5 km ed era concepita come arteria a scorrimento veloce, con sopraelevazione di alcune curve e due corsie per ciascun senso di marcia, su carreggiate separate. Procedendo da ponente a levante, la strada serve l'ospedale San Martino mediante accessi dalle trasversali viale Benedetto XV, via Pastore e via Mosso. Nel medesimo quartiere di San Martino si affaccia inoltre su corso Europa la sede RAI della Liguria (un edificio di stile moderno, inaugurato nel 1967, 37.360 m³ di volumetria per 13 piani, di cui due sotterranei) e, pur senza accesso diretto, villa Donghi, edificio fatiscente benché sottoposto a tutela in base al decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004, con un vincolo che risale al 1934. Superato il colle di San Martino e raggiunta la valle del rio Chiappeto, la strada fiancheggia lo stadio Giacomo Carlini, edificato nel 1912 a cura della società Nafta con l'annesso cottage, che era raggiungibile mediante un lungo ponte pedonale da via Borgoratti: la costruzione di corso Europa impose l'abbattimento di una porzione di tale manufatto, rendendolo da allora inservibile. Oltrepassata la valle dello Sturla, il quartiere di Quarto presenta aree la cui edificazione è coeva o successiva a quella della strada, nonché il primo degli svincoli a livelli sfalsati che conduce a via Carrara. In prossimità di una delle rampe è possibile accedere al Museo Garibaldino allestito in alcune sale di villa Spinola, luogo in cui Giuseppe Garibaldi fu ospitato prima di imbarcarsi per la spedizione dei Mille. Un altro complesso edilizio degno di nota è la quattrocentesca villa Doria Spinola, che sorgeva lungo via romana della Castagna, tagliata dalla nuova arteria, i cui terreni furono in parte espropriati per la costruzione di corso Europa e che in seguito furono ulteriormente ridotti a beneficio di un grande albergo e di un supermercato. Dopo il secondo svincolo, che consente di immettersi sull'autostrada A12, si oltrepassa la valle del torrente Bagnara, su cui insiste parte del complesso residenziale denominato Colle degli Ometti, raggiungendo dapprima Quinto al Mare e, successivamente, Nervi, in corrispondenza del locale complesso ospedaliero. Nel secondo dopoguerra il trasporto pubblico genovese, ancora fortemente incentrato sull'estesa rete tranviaria, vide l'introduzione di autoservizi in concorrenza con quest'ultima, che si avvalevano della facoltà di saltare numerose fermate collegando estremi opposti della città, prendendo il caratteristico nome di "linee celeri". La costruzione di corso Europa, strada nata per consentire velocità elevate rispetto a quelle dell'epoca, comportò l'istituzione di una nuova linea "celere" fra la centrale piazza De Ferrari e Capolungo, che percorreva per intero la nuova arteria pedemontana e per tale motivo era contrassegnata dalla lettera P. La linea celere P fu risparmiata dalle soppressioni avvenute nel 1967, in quanto rappresentava l'unico collegamento transitante per corso Europa e, a tutti gli effetti, svolgeva un servizio ordinario osservando tutte le fermate. All'atto della riforma del trasporto pubblico a Genova entrata in vigore il 30 luglio 1973, la stessa venne semplicemente rinominata come linea 17 della rete AMT. Nel quadro di una mutata politica che, rispetto agli anni sessanta, mirava a riequilibrare l'utilizzo del trasporto pubblico rispetto alla mobilità privata, cui la strada era dedicata, alla fine degli anni ottanta, nell'ambito delle opere pubbliche cittadine da realizzare con i fondi dell'Expo '92 Genova, venne ipotizzata la realizzazione di una tranvia o di un people mover sopraelevato, ma il progetto venne abbandonato. Un decennio dopo, nel 1998, nella prima parte di corso Europa fu tuttavia attivato il cosiddetto asse attrezzato di corso Europa, una busvia che si avvale di percorsi riservati a centro strada e del controllo semaforico finalizzato alla regolarità delle corse degli autobus. Per la costruzione di tale infrastruttura fu rettificato il profilo trasversale di alcune curve, diminuendone la pendenza, e soppressa la vegetazione presente nell'aiola centrale a favore di una platea in cemento di pari larghezza. Tale opera, che si è rivelata tra i più importanti e sistemi per il trasporto pubblico della città, fu realizzata grazie ad un investimento di 4,8 miliardi di lire finanziati dal Ministero dell'Ambiente e dal Comune di Genova. L'asse attrezzato, che parte in realtà da corso Gastaldi, l'arteria che rappresenta il proseguimento verso il centro di corso Europa, si sviluppa fino a Quarto, all'incrocio con via Shelley. La busvia vera e propria ha inizio, in direzione levante, all'altezza dell'intersezione con via Pastore, per la sola corsia ovest-est, diventando a due corsie all'altezza della fermata del pronto soccorso e impegnando successivamente le fermate di via della Piazzetta (stadio Carlini), via Isonzo, via Swinburne e via Shelley, tutte in corrispondenza di semafori e protette con barriere salva persone. Corrado Bozzano, Roberto Pastore, Claudio Serra, La strada "Pedemontana" ovvero Corso Europa a Genova, in Tra mare e monti da Genova alla Spezia, Genova, Nuova Editrice Genovese, 2010, pp. 142–143, ISBN 978-88-88963-38-9. Genova Sistema viario di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso Europa

Stadio Giacomo Carlini - Marco Bollesan
Stadio Giacomo Carlini - Marco Bollesan

Lo stadio Giacomo Carlini ‒ Marco Bollesan è un impianto sportivo multifunzione italiano di Genova. Aperto al pubblico nel 1927, fu intitolato a lungo solamente all'atleta genovese Giacomo Carlini, cui nel 2021 fu aggiunto anche il nome del rugbista Marco Bollesan. Lo stadio Carlini fu iniziato dal 1912 e nel corso degli anni ricevette finanziamenti dalla società petrolifera Nafta (l'allora filiale italiana della Shell); l'apertura ufficiale avvenne il 26 novembre 1927 con una rassegna internazionale di gare di atletica leggera e sport motoristici; fin dall'inaugurazione fu noto con il nome di Stadio della Nafta. Il 25 marzo 1935 l'impianto ospitò un incontro della nazionale di rugby a 15 dell'Italia, contro la selezione della Catalogna e terminato con la vittoria degli Azzurri con il punteggio di 5 a 3; un ulteriore incontro della nazionale di rugby fu ospitato il 7 maggio 1967, contro il Portogallo e vinto per 6-3. Nel dopoguerra divenne l'impianto d'allenamento della neonata formazione calcistica della Sampdoria. Dal 1982 al 1988 è stato completamente ristrutturato, ad opera di Aldo Rizzo. Oggi ospita numerose partite di rugby, motivate dal fatto che il CUS Genova Rugby la società che gestisce l'impianto. Lo stadio viene utilizzato anche da diverse squadre di calcio genovesi per gli allenamenti e le gare ufficiali. In preparazione al mondiale di calcio 1990 in Italia la nazionale dell'Unione Sovietica ivi disputò un'amichevole contro il Genoa. Infine lo stadio ospita gare di ciclismo su pista, essendo provvisto dell'unico velodromo della Liguria. Durante il G8 del 2001 lo stadio fu utilizzato dai manifestanti no-global come loro principale base. Lo stadio è stato ristrutturato nel 2012. Le modifiche apportate hanno comportato l'eliminazione della pista da corsa in favore di un campo da rugby in sintetico dalle misure regolamentari e la completa ristrutturazione della pista di ciclismo. La rinnovata struttura dello stadio è stata inaugurata il 21 aprile 2012. Dal 2014 lo stadio è gestito dal CUS Genova, che lo utilizza per gli incontri casalinghi della propria squadra di rugby. Attualmente è anche sede degli allenamenti della principale società dilettantistica di baseball della città, i Genova Rookies. Vi trovano anche posto le sale da scherma di due plurimedagliate e plurititolate società genovesi: la Cesare Pompilio ed il Circolo della Spada Liguria, e il Poligono indoor Interforze Genova, sito su due piani al di sotto delle gradinate, con 4 tunnel, per un totale di 9 postazioni a fuoco e 9 per aria compressa. Il 13 aprile 2021 furono presentate al comune di Genova due mozioni bipartisan che chiedevano la co-intitolazione dello stadio a Marco Bollesan, rugbista del CUS Genova morto il giorno prima a 79 anni; a seguito dell'accorpamento delle due mozioni e della loro approvazione all'unanimità nella seduta del 4 maggio successivo lo stadio ha assunto il nome di Giacomo Carlini ‒ Marco Bollesan. Il 10 settembre 2021, la giunta comunale genovese ha approvato una delibera secondo la quale l'area sotto l’impianto verrà utilizzata come rimessa dei mezzi AMT. Il campo di gioco sarà ricostruito sopra tre piani sotterranei, i quali ospiteranno i mezzi e le officine; è inoltre previsto un piano con spazi dedicati alle attività sportive, come la scherma e il tiro al bersaglio. Il campo dovrebbe mantenere l’orientamento odierno e sarebbe dotato di una tribuna con tremila posti. Sarà soppressa la pista di atletica e probabilmente anche lo storico velodromo. Lo stadio ha una pianta rettangolare 140x60 metri, ha una capienza di 5.700 posti, l'accesso per i portatori di handicap e conserva ancora la sala stampa da circa 50 posti, utilizzata quando vi venivano giocate importanti partite di calcio. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stadio Carlini-Bollesan Sito ufficiale, su cusgenova.it. Stadio Giacomo Carlini - Marco Bollesan, su cusgenova.it.Archiviato il 28 dicembre 2017 in Internet Archive.

Stazione di Genova Sturla
Stazione di Genova Sturla

La stazione di Genova Sturla è una fermata ferroviaria posta sulla linea Genova-Pisa, fra le stazioni di Genova Brignole e Genova Quarto, servendo l'omonimo quartiere cittadino. Il 23 novembre 1868 fu inaugurata la linea ferroviaria da Genova Brignole a Chiavari, che comprendeva una stazione nell'area occupata dall'attuale piazza Sturla, posta ad un livello più basso rispetto al piano stradale. Lasciata la galleria sotto il colle di San Martino, i treni percorrevano l'attuale via Sclopis, impegnando poi un viadotto sul rio Vernazza, parte del quale ancora oggi visibile, prima di sostare a Sturla. Il 12 agosto 1915, con l'attivazione del nuovo tracciato a monte fra le stazioni di Genova Brignole e di Quarto dei Mille, la vecchia fermata di Sturla venne sostituita dalla fermata attuale. A poca distanza dalla stazione si trovano il campo sportivo per l'atletica leggera di villa Gentile e la chiesa della Santissima Annunziata di Sturla. Superata la vecchia stazione di Sturla in direzione levante, la zona era servita da una seconda fermata ferroviaria, denominata via Tabarca, posta a sud dell'attuale Villa Gentile ed anch'essa soppressa in occasione dello spostamento a monte della ferrovia. Nel 1926, in conseguenza dell'aggregazione a Genova dei comuni limitrofi, la stazione di Sturla assunse la nuova denominazione di "Genova Sturla". Sui due binari di Genova Sturla effettuano fermata i collegamenti regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Liguria, quasi tutti ricadenti nel servizio ferroviario urbano di Genova. Nell'ambito della categorizzazione delle stazioni, RFI classifica l'impianto nella categoria silver. Esso dispone di: Sottopassaggio Stazione video sorvegliata Biglietteria automatica Annuncio sonoro treni in arrivo e in partenza Sala d'attesa Ascensore Parcheggio A poca distanza dalla stazione si trova la fermata della linea di autobus dell'AMT numero 45 (che collega la stazione di Genova Brignole con l'ospedale pediatrico Gaslini), la fermata della linea 584 che collega il quartiere collinare di Bavari con l'ospedale pediatrico Gaslini, e i capilinea delle linee 42 (che collega Sturla con piazza De Ferrari nel centro cittadino), 512 e 513 (che servono i quartieri collinari di Quarto). Scendendo verso mare, in Piazza Sturla, vi sono le fermate della linea 15 (che collega il quartiere del levante genovese Nervi e il centro della città, passando per il quartiere di Albaro) e 31 (che collega il succitato ospedale Gaslini e la stazione Brignole, passando sul lungomare per il quartiere della Foce), oltre alla linea notturna N2, che attraversa la città da Nervi fino a Voltri. Corrado Bozzano, Roberto Pastore, Claudio Serra, Tra mare e monti da Genova alla Spezia, Nuova Editrice Genovese, Genova, 2010. ISBN 978-88-88963-38-9 Ferrovia Genova-Pisa Genova Servizio ferroviario urbano di Genova Sturla (Genova) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Genova Sturla

Chiesa di San Martino d'Albaro
Chiesa di San Martino d'Albaro

La chiesa di San Martino d'Albaro è una luogo di culto cattolico situata nel quartiere di San Martino, tra via Silvio Lagustena e via Vernazza, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di San Martino-Valle Sturla dell'arcidiocesi di Genova. Secondo alcune fonti storiche presenti negli archivi parrocchiali, si hanno notizie dell'edificio fin dall'anno 1006 e per questo motivo il giorno 11 novembre 2007, la comunità ha festeggiato il millenario dalla fondazione con una Santa Messa Solenne, celebrata dal cardinale e arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco. Tuttavia, è citata per la prima volta in un documento del 1128 come "Sancti Martini de erclo" e poi nel "Registro Arcivescovile delle decime" del 1143 come pieve con giurisdizione sulle parrocchie di San Fruttuoso, San Francesco d'Albaro e Sturla; a quell'epoca annesso alla chiesa si trovava anche un ospitale per i viaggiatori in transito. Secondo gli storici le sue origini risalgono ad un periodo tra il V e il VII secolo. La struttura dell'attuale chiesa risale al 1614 quando fu completamente ricostruita, più grande della precedente. Fu ulteriormente ampliata nel 1846 e all'inizio del Novecento fu costruita una nuova grande abside circolare. Risale al 1963 il nuovo altare maggiore in marmo. In questa chiesa, nel 1834, Paola Frassinetti fondò la congregazione delle figlie di Santa Fede, che successivamente presero il nome di Suore di Santa Dorotea della Frassinetti. Al suo interno si trovano dipinti di Bernardo Castello e Valerio Castello (Madonna col Bambino fra i santi Domenico e Rosa, presso la cappella del Rosario) e Giovanni Domenico Cappellino (Martirio di santa Agata). Lo stesso Bernardo Castello trovò sepoltura il 5 ottobre 1629 in una cappella di questa chiesa. Da notare che il parroco di San Martino porta il titolo di abate di Santa Vittoria in Libiola, frazione vicina a Sestri Levante, in seguito alla richiesta portata dal generale Luigi Bernabò Brea e confermata dal decreto dall'arcivescovo Edoardo Pulciano in data 17 gennaio 1907. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Martino d'Albaro Sito ufficiale, su sanmartinodalbaro.it. Chiesa di San Martino d'Albaro, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Sito dell'arcidiocesi genovese, su diocesi.genova.it.

Monastero di Santa Chiara (Genova)
Monastero di Santa Chiara (Genova)

Il complesso monastico e la chiesa di Santa Chiara sono luoghi di culto cattolici situati nel quartiere di San Martino, in salita Superiore della Noce, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. L'edificio è ubicato nei pressi della chiesa parrocchiale di San Martino d'Albaro. Il monastero fu fondato nel 1299, con la denominazione di San Nicolò de Hirchis, a seguito di una disposizione testamentaria, datata 24 giugno 1295, con la quale Tedisio Camilla, alto prelato della Curia romana e cappellano di papa Innocenzo IV, dispose la costruzione di un monastero in una sua proprietà che si trovava nei pressi della chiesa di San Martino. Fino alla fine del XV secolo nel monastero risiedettero le monache cistercensi, alle quali seguirono le clarisse, che vi rimasero quasi ininterrottamente fino al 1999, salvo alcuni periodi di assenza per vicende belliche o per i decreti di soppressione degli ordini religiosi emanati nell'Ottocento. Il monastero fu ampliato nel 1525, arrivando ad ospitare fino a cento religiose, ridotte a quaranta alla metà dell'Ottocento e solo cinque al momento della chiusura nel 1999. L'attigua chiesa conserva affreschi Domenico Fiasella, nonché dipinti cinquecenteschi di Luca Cambiaso (Battesimo di Gesù, Deposizione di Cristo e Dio Padre Benedicente), Giovanni Battista Carlone (Transito di santa Chiara), Giovanni Agostino Ratti (Madonna del Rosario) e seicenteschi di Giuseppe Palmieri e Francesco Costa. Oggi, ristrutturato, il complesso è utilizzato come spazio pubblico per conferenze e concerti (la chiesa dispone infatti di un'acustica eccezionale, che la rende particolarmente adatta a questo scopo). Vi risiederono all'inizio le monache cistercensi. Furono allontanate per aver eletto una badessa che non fu accettata dalla famiglia Camilla. Vi fece seguito la presenza delle clarisse. Anche queste, però, furono più volte costrette ad abbandonare il monastero in seguito a vicende belliche o per effetto di decreti di soppressione dell'ordine. Il 21 novembre 1999, esattamente settecento anni dopo la fondazione, le ultime cinque clarisse hanno lasciato il monastero. Monache Clarisse Chiesa di San Martino d'Albaro San Martino (Genova) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su monastero di Santa Chiara Scheda su zenazone.it http://www.amicisantachiara.it/, sito dell'Associazione Amici del Monastero di Santa Chiara

San Martino (Genova)
San Martino (Genova)

San Martino d'Albaro (San Martin d'Arbâ in genovese), o più semplicemente San Martino, è un quartiere residenziale di 14.936 abitanti del comune di Genova, compreso nel Municipio VIII Medio Levante. Comune autonomo fino al 1873, quando insieme ad altri cinque comuni della bassa val Bisagno fu inglobato nel comune di Genova, prima espansione di quella che nel 1926 sarebbe divenuta la Grande Genova; dopo l'annessione alla città ha conosciuto un'intensa urbanizzazione, trasformandosi in un quartiere residenziale, conosciuto per il grande complesso ospedaliero, il principale nosocomio genovese. L'ex circoscrizione di San Martino, estesa per 1,84 km², comprende la parte a monte della valle del rio Noce, affluente di sinistra del Bisagno (oggi interamente coperto), estesa tra il versante settentrionale della collina di Albaro, che separa la val Bisagno dalla valle Sturla, e il colle di Santa Tecla. Comprende le unità urbanistiche San Martino e Chiappeto, che insieme hanno una popolazione di 14.936 abitanti (dato aggiornato al 31 dicembre 2017). San Martino confina a levante con Borgoratti e San Desiderio, unità urbanistiche della ex circoscrizione "Valle Sturla", a nord con San Fruttuoso e Quezzi, a ponente ancora con San Fruttuoso, a sud con Albaro e Sturla. Prima di essere accorpato a Genova nel 1873 era un piccolo comune rurale, formato da pochi agglomerati di case circondati da campi coltivati; dopo l'annessione a Genova, tutta l'area, come quelle dei contigui ex comuni della bassa val Bisagno (Foce, San Fruttuoso, San Francesco d'Albaro e Marassi), ha visto una forte espansione urbanistica e demografica, ed è ora un quartiere residenziale. Del vecchio borgo, del quale l'intensa urbanizzazione ha stravolto l'originario carattere rurale, restano poche case attorno alla chiesa di San Martino d'Albaro. San Martino ospita nel suo territorio il principale ospedale genovese, l'ospedale San Martino, ed è anche sede della Scuola di Scienze Mediche e Farmaceutiche e di quella di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell'Università degli Studi di Genova. Nell'area del quartiere si trova inoltre lo stadio Giacomo Carlini - Marco Bollesan, il secondo di Genova dopo il Luigi Ferraris di Marassi, con una capienza di 5.700 spettatori e usato dal CUS Genova Rugby. Il quartiere prende il nome dalla chiesa di San Martino d'Albaro, al centro del nucleo storico del paese, di origini antichissime ma ricostruita nel XVII secolo. Il borgo di San Martino d'Albaro, comune autonomo fino al 1874, ebbe in passato un ruolo importante, soprattutto per la posizione strategica lungo la viabilità del levante genovese. Anticamente era chiamato San Martino de Hirchis, toponimo che secondo alcuni storici deriverebbe da Ercole, personaggio mitologico al quale sarebbe stato dedicato un tempio precristiano che sorgeva sul colle, la cui esistenza non è peraltro storicamente documentata. La chiesa di San Martino è citata per la prima volta in un documento del 1128, ma si ritiene che sia sorta alcuni secoli prima; fu un'importante pieve, dalla quale dipendevano le parrocchie di San Fruttuoso, Albaro e Sturla e sede di un grande ospitale di via, citato in documenti del XIII secolo. Il luogo era infatti molto frequentato da viandanti e pellegrini: la strada proveniente da Genova, attraversato il Bisagno sul ponte di Sant'Agata, risaliva la collina da San Fruttuoso lungo la salita della Noce; da qui si dipartivano strade per diverse direzioni; le direttrici principali erano quella verso Bavari, che portava nell'alta val Bisagno (da dove si poteva proseguire per la valle Scrivia e la val Trebbia, quella verso Quarto e la Riviera di Levante e quella che attraverso Apparizione e il monte Fasce portava in val Fontanabuona. Nel XIV secolo avvennero cruenti scontri tra opposte fazioni di guelfi e ghibellini che nel 1322 si contesero aspramente una fortezza esistente nella zona, della quale non rimangono tracce. Il borgo intorno alla chiesa crebbe con il progressivo intensificarsi dei traffici e a partire dalla metà del XVI secolo, al pari del limitrofo borgo di S. Francesco d'Albaro, molti genovesi benestanti vi avevano trasferito la loro residenza. A quel periodo risale la costruzione di numerose ville patrizie, alcune delle quali ancor oggi esistenti. Dal 1680 nel palazzo Cattaneo ebbe sede la podesteria del Bisagno, con giurisdizione sulla val Bisagno e sulla riviera di levante fino a Sori. Gli eventi bellici degli anni 1684, 1746-1747 e 1800 coinvolsero anche la zona di San Martino, evidenziando la necessità di fortificare le colline circostanti. In tempi diversi nell'area di San Martino furono costruiti i forti Santa Tecla e San Martino, che facevano parte della linea difensiva che partendo dal forte Monteratti, sulla sommità dell'omonimo monte (564 m slm), arrivava al forte San Giuliano, prospiciente il mare nella zona di Albaro. Con la riorganizzazione amministrativa voluta dal governo napoleonico, a partire dal 1800, San Martino divenne comune autonomo. La sede comunale, analogamente alla vecchia podesteria del Bisagno era posta nell'ex palazzo Cattaneo, oggi edificio scolastico. Così autori ottocenteschi descrivevano il comune di San Martino d'Albaro nella prima metà del XIX secolo: A partire dal 1873, anno in cui il comune di San Martino d'Albaro, insieme ad altri cinque comuni della bassa val Bisagno fu inglobato nel comune di Genova, ebbe inizio l'espansione urbanistica della città verso levante, che avrebbe trasformato l'antico borgo rurale in un moderno quartiere residenziale; le case presero progressivamente il posto degli orti e dei frutteti e contemporaneamente furono tracciate nuove strade per collegare il quartiere con il centro di Genova, che soppiantarono le antiche "crêuze". Nel 1907 avevano inizio i lavori per la costruzione dell'ospedale San Martino, completati nel 1923. Negli stessi anni fu costruito anche il complesso sportivo "Carlini", costruito nel 1912 ma inaugurato solo nel 1927. Nel secondo dopoguerra, a metà degli anni cinquanta fu aperta corso Europa, una strada di scorrimento veloce a doppia carreggiata che attraversando l'intero quartiere (e praticamente tagliandolo in due) congiunge San Martino a Nervi. La strada all'epoca della sua costruzione fu detta "pedemontana" perché collegava i quartieri di levante attraverso la zona collinare, mantenendosi a distanza dalla costa. Su corso Europa si affacciano l'ospedale San Martino, lo stadio Carlini e la sede regionale RAI della Liguria. All'epoca della costruzione della strada ci furono aspre polemiche a causa di speculazioni edilizie che coinvolsero le aree attraversate. Chiesa parrocchiale di San Martino d'Albaro, che si trova alla sommità del colle di San Martino, è citata per la prima volta in un documento del 1128 come "Sancti Martini de erclo". L'attuale chiesa risale al 1614 quando fu completamente ricostruita, e ancora ampliata nel 1846 e all'inizio del Novecento. Le decorazioni all'interno sono di Bernardo Castello e del figlio Valerio. Monastero di Santa Chiara, nei pressi della parrocchiale, fondato il 20 novembre 1299. Venne costruito per volontà di monsignor Tedisio Camilla, alto prelato della Curia romana e cappellano di papa Innocenzo IV. Il prelato aveva espresso nel suo testamento il desiderio che si costruisse un monastero nella sua villa presso la chiesa di San Martino d'Albaro. Chiesa parrocchiale della Santissima Annunziata del Chiappeto, presso la zona del Chiappeto, dove già nel XIV secolo sorgeva una cappella dedicata al beato Elzeario da Sabrano, terziario dell'ordine dei minori. Fu eretta in parrocchia il 19 gennaio 1987. Chiesa parrocchiale di Gesù Adolescente. In via padre Giovanni Semeria, è stata costruita nel 1939 ed è parrocchiale dal 1977; è officiata dai chierici regolari di San Paolo conosciuti come "Barnabiti", dei quali ospita la comunità genovese. Chiesa di San Francesco all'Ospedale San Martino, nota anche come chiesa dei Padri Cappuccini, è affidata all'Ordine dei frati minori cappuccini. Fu costruita quale chiesa dell'ospedale tra il 1928 e il 1931 su progetto dell'ingegner Ettore Musso in stile neoromanico. Il grande ospedale civile, l'Ospedale San Martino, che ha sostituito quello di Pammatone, fu costruito a partire dal 1907 e inaugurato nel 1923. Nei decenni successivi furono eseguiti ulteriori ampliamenti, tra i quali, nel 1964, il nuovo pronto soccorso, e nel 1979 il grande edificio detto "Monoblocco", che sovrasta l'area ospedaliera e caratterizza il panorama del quartiere. L'ospedale ospita al suo interno, nel palazzo dell'Amministrazione, un museo nel quale è esposto il patrimonio artistico consistente in oggetti e opere d'arte provenienti dal demolito ospedale di Pammatone e dalla chiesa di Santa Caterina di Portoria, oltre che da donazioni private.. Nel 1931 fu completata la costruzione della chiesa dell'ospedale, dedicata a san Francesco, che contiene al suo interno diverse opere d'arte provenienti da chiese e strutture ospedaliere soppresse, tra le quali dipinti di Bernardo e Valerio Castello e Alessandro Magnasco, oltre ad un Crocifisso ligneo di scuola del Maragliano.. All'interno dell'area ospedaliera si trova la villa appartenuta al doge Simon Boccanegra, il cui nucleo più antico risale al XIII secolo. L'edificio, che all'epoca della costruzione dell'ospedale era ridotto ad un rudere, fu ristrutturato negli anni trenta grazie ad un lascito. Nuovi lavori di restauro, riguardanti gli interni e l'area retrostante, sono stati eseguiti nel 2005.. Situato sulla collina alle spalle dell'ospedale San Martino, ad un'altitudine di 195 m s.l.m., domina il quartiere di San Martino (anche se amministrativamente ricade nel quartiere di San Fruttuoso) nel luogo in cui anticamente sorgeva una chiesetta dedicata a santa Tecla, di cui si hanno notizie dall'XI secolo e che nel 1359, abbandonata dagli Agostiniani, era stata incorporata nella proprietà del doge Simon Boccanegra. Passata ai Camaldolesi nel 1622, quando nel Settecento fu iniziata la costruzione del forte vi rimase racchiusa all'interno, finché fu demolita nella prima metà dell'Ottocento per l'ampliamento della struttura militare. La costruzione dei forti sulle colline a levante di Genova fu decisa nel 1747, quando in seguito all'assedio austriaco di Genova, nel contesto della guerra di successione austriaca, emerse la necessità di fortificare la dorsale tra la val Bisagno e la valle Sturla. La costruzione del forte Santa Tecla fu iniziata alla fine dello stesso anno, ma i lavori proseguirono a rilento, con varie modifiche al progetto iniziale. Nel 1751 erano state completate solo le mura perimetrali. Nuove proposte di ampliamento furono ritenute onerose e non necessarie dalle autorità dell'epoca e solo durante l'assedio del 1800 furono condotti alcuni lavori dalle truppe francesi. Il completamento del forte riprese nel 1815 per volere del governo sabaudo, dopo l'annessione della Repubblica Ligure al Regno di Sardegna e fu completato nel 1833, con la costruzione della caserma, di un'ulteriore cinta difensiva e di una batteria rivolta verso Sturla. Durante i moti popolari del 1849 il forte fu occupato dagli insorti, i quali l'abbandonarono all'approssimarsi dei soldati regi. Utilizzato saltuariamente da reparti militari fino alla prima metà del Novecento, fu poi dismesso dal demanio militare e trasformato in abitazione privata: restaurato una prima volta negli anni settanta e chiuso in attesa di una destinazione, fu danneggiato da atti vandalici. Nuovamente restaurato, è oggi custodito dai volontari della protezione civile. Sorge sulla collina di Papigliano ed è ormai completamente circondato dal tessuto urbano. Diverse proposte per la realizzazione di una fortificazione in questa posizione a difesa di Albaro e San Martino furono avanzate fin dal 1771, ma solo nel 1820 il governo sabaudo diede inizio ai lavori, che terminarono nel 1832. A differenza di altre strutture militari genovesi, non è dominante sulla collina, ma infossato nella stessa e completamente circondato da un fossato, oggi nascosto dalla vegetazione. Durante la seconda guerra mondiale fu utilizzato come postazione contraerea; il 14 gennaio 1944 nel fossato sottostante il ponte levatoio furono fucilati dalle milizie fasciste otto partigiani come rappresaglia per l'uccisione di un ufficiale delle SS. Nel dopoguerra fu abitato da famiglie di sfollati e infine completamente abbandonato nel 1952. Oggi è di proprietà del Demanio Patrimoniale dello Stato e l'accesso è chiuso da un cancello. Il territorio dell'allora comune di San Martino era assai più vasto di quello della ex-circoscrizione e comprendeva anche le località di Sturla e Borgoratti, in seguito accorpate rispettivamente alle circoscrizioni di Quarto dei Mille e Valle Sturla. L'area di San Martino nell'attuale ripartizione amministrativa del comune di Genova è limitata al nucleo storico situato accanto alla chiesa di San Martino d'Albaro e all'unità urbanistica del Chiappeto, la zona collinare ormai anch'essa completamente edificata e inglobata nel tessuto urbano. L'apertura di corso Europa stravolse l'antica viabilità, a stento individuabile tra le moderne vie. Sopravvivono alcune piccole case antiche, che creano un singolare contrasto con le costruzioni moderne del recente sviluppo edilizio. Chiappeto è la parte più a monte del quartiere, alle prime propaggini del monte Ratti. Qui nel XVI secolo sorgeva un convento di Riformati, chiuso nel 1810 in seguito alle leggi napoleoniche di soppressione degli ordini religiosi e passato in proprietà all'arcidiocesi di Genova, che vi stabilì la sede del seminario minore, chiuso negli ultimi anni del Novecento e che oggi ospita una Residenza sanitaria assistenziale, dipendente dall'ospedale Galliera, con un centro di riabilitazione e una struttura per la cura dei malati di Alzheimer. La locale parrocchiale è intitolata alla Santissima Annunziata. Numerose strade urbane collegano il quartiere di San Martino con il centro di Genova, i vicini quartieri di San Fruttuoso, Marassi e Albaro e il levante genovese. La principale arteria è corso Europa, che attraversa tutto il quartiere e che a partire dagli anni sessanta ha sostituito la via provinciale che seguiva in parte l'antica via medievale (detta "Romana"), passando per la sommità della collina di San Martino. Lo stadio Carlini fu costruito nel 1912, ma inaugurato solo nel 1927, a causa di rallentamenti dei lavori dovuti a difficoltà nei finanziamenti. Con una capienza di 5.700 spettatori, è il secondo stadio di Genova dopo il Luigi Ferraris di Marassi. La cerimonia di inaugurazione di quello che allora era chiamato "stadio della Nafta" (dal nome della società petrolifera, filiale italiana della Shell, che aveva contribuito finanziariamente al completamento dell'impianto) si tenne il 26 e 27 novembre 1927, alla presenza di numerose autorità, tra le quali il ministro dello sport Leandro Arpinati, il presidente del CONI Lando Ferretti, il podestà di Genova Eugenio Broccardi e il presidente della "Nafta". L'impianto si presentava all'avanguardia per quell'epoca, ed oltre al terreno di gioco per il calcio comprendeva una pista di atletica, due campi da tennis e tre campi da bocce; tuttavia negli anni immediatamente successivi l'ampliamento dello stadio Ferraris mise in ombra questa sia pur moderna struttura sportiva. Su questo terreno disputò le partite casalinghe la società calcistica Andrea Doria nel Campionato Alta Italia 1945-46, prima della sua fusione con la Sampierdarenese per dar vita alla Sampdoria. Nel 1982 è stato completamente ristrutturato e ospita ancor oggi numerose partite di rugby, essendo diventato il terreno di gioco del CUS Genova Rugby anche per le partite a livello giovanile. Nel luglio 2001, durante il G8 di Genova ha ospitato un raduno delle cosiddette "Tute Bianche" di altri gruppi no global che da qui mossero in corteo per violare la "zona rossa". Corinna Praga, Genova fuori le mura, Genova, Fratelli Frilli Editori, 2006, ISBN 88-7563-197-2. Goffredo Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, 1850. Giovanni Dellepiane, Guida per escursioni nelle Alpi e Appennini Liguri, 1924, C.A.I.. Guida d’Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. Stefano Finauri, Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi, Genova, Edizioni Servizi Editoriali, 2007, ISBN 978-88-89384-27-5. Attilio Zuccagni-Orlandini Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue Isole, Firenze 1839. Università degli Studi di Genova Forti di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Martino La parrocchia di San Martino d'Albaro, su sanmartinodalbaro.it. Storia dell'ospedale San Martino, su statuesanmartino.altervista.org. Sito dell’ospedale San Martino, su hsanmartino.it. URL consultato il 30 marzo 2010 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2006).

Chiesa della Santissima Annunziata di Sturla
Chiesa della Santissima Annunziata di Sturla

La chiesa della Santissima Annunziata è un luogo di culto cattolico situato nel quartiere di Sturla, in via della Vergine, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Albaro dell'arcidiocesi di Genova. La prima notizia certa riguardo all'attuale chiesa risale 1434, quando venne realizzata grazie a una donazione dei coniugi Andrea e Chiara Bottaro da Bonassola e all’intervento di due sacerdoti secolari, Domenico Verruca e Pietro Micichero e di un laico, Martino Ponzano. Nel 1437 i religiosi reggenti la chiesa ottennero il permesso da Papa Eugenio IV, veneziano, di unirsi ai Canonici di San Giorgio in Alga, di cui faceva parte anche il pontefice e successivamente anche l'esenzione dalla giurisdizione della diocesi di Genova, finché nel 1441 la stessa chiesa fu donata ai canonici di San Giorgio in Alga dalla stessa Comunità di Sturla. La chiesa era a due navate e fu ampliata poi con una terza (ciascuna terminata con un proprio abside semicircolare) a partire dal 1527, ma i lavori erano ancora da terminare nel 1582. I canonici, detti celestini, ressero la chiesa e il convento fino al 1652, quando fu soppresso per scarsità di religiosi. Passò successivamente agli agostiniani, che lo tennero fino alla soppressione napoleonica del 1798. In questo periodo, tra Sei e Settecento, la chiesa si arricchì di decorazioni marmoree e a stucco e di altari che arrivarono ad essere tredici, dandole il tipico aspetto del barocchetto genovese. Passata all'inizio dell'Ottocento al clero secolare, la chiesa divenne parrocchia nel 1894, dopo essere stata restaurata due anni prima. Tra 1940 e 1942 e subito dopo la guerra, il monastero e la chiesa vennero di nuovo restaurati anche con imponenti lavori di consolidamento. Nell'impossibilità di riportare la chiesa ad un vagheggiato aspetto originario, essa fu in buona parte ricostruita, e vennero distrutti molti degli altari settecenteschi. La chiesa fu riconsacrata il 24 marzo 1966. La facciata della chiesa è stata ristrutturata negli interventi novecenteschi dall’architetto e allora Soprintendente ai Monumenti Carlo Ceschi reinterpretando liberamente lo stile originario, con due monofore, il rosone centrale e l'architrave originale in ardesia sopra l'ingresso. Il portale presenta una lunetta raffigurante l'Annunciazione scolpita a bassorilievo dallo scultore Armando Gerbino (1901-1991) nel 1942. L'interno è tre navate: le navate laterali sono divise da quella centrale da quattro pilastri ottagonali per lato collegati da archi a tutto sesto. La navata centrale termina in un profondo coro affiancato da due absidi più piccole. Il primo e quarto pilastro della navata destra, in pietra di Quarto, sono quelli originali quattrocenteschi, come si è conservata l'abside poligonale corrispondente. Nel soffitto della navata centrale è un affresco tardo cinquecentesco con l'Annunciazione, da riferirsi, nonostante le ridipinture, alla bottega dei Calvi. Nella navata destra, al secondo altare è l'opera più importante presente in chiesa, una inconsueta (per la zona) pala veneziana con la Madonna col Bambino e i santi Sebastiano e Rocco, angeli musicanti, opera di Palma il Vecchio, databile al 1523 - 24 circa. La presenza della tela non può però stupire considerando il menzionato legame della chiesa e del convento con Venezia. Non è chiaro, però, se l'opera sia stata commissionata per questa chiesa o semplicemente portata da Venezia. Gli oranti in basso sono un'aggiunta probabilmente della seconda metà del Cinquecento. La pala dovette essere inserita nella cornice marmorea in cui si trova tra Seicento e Settecento, come si può vedere dallo stile della lunetta dipinta al di sopra, che tuttavia pare essere una ridipintura di una composizione precedente, lasciando affiorare figure più antiche sotto le attuali, che potrebbero essere anch'esse di Palma il Vecchio. Al quarto altare destro è una Visione di San Nicola da Tolentino, tarda opera di Gregorio De Ferrari collocabile all'inizio del Settecento. Nella parete presso la cappella di fondo è un affresco cinquecentesco con San Rocco e San Sebastiano, di ignoto. La presenza di san Rocco accomuna la Santissima Annunziata alla ex chiesa parrocchiale, divenuta allora oratorio dei Santi Nazario e Celso. La Cappella del Buon Consiglio, concludente la navata, prende il nome dall'immagine mariana novecentesca collocata all'interno di un altare barocco del 1695. All'interno della cappella è anche il Monumento funebre di Giannotto Lomellini, doge della Repubblica dal 1571 al 1573 e morto a cinquantacinque anni nel 1574, voluto, come recita l’epigrafe, dalla moglie Francesca Negrone. Il presbiterio mostra ancora alcuni affreschi scoperti nei restauri della fine dell'Ottocento databili tra Quattro e Cinquecento e attribuiti ad Andrea Morinello. Della vecchia parrocchiale l'attuale chiesa avrebbe tenuto, secondo il Magnani, l'altare con tarsie marmoree. N. Perasso, Chiese ed opere pie di Genova, ms. del XVIII secolo, Archivio di Stato di Genova, ms. 846, c. 1r. G. Marcenaro, F. Repetto, Dizionario delle Chiese di Genova, Genova 1970, pp. 147-152, in part. p. 148; A. Padovano, SS. Annunziata di Sturla, in L. Alfonso, A. Padovano, Le Chiese genovesi, Genova 2014, pp. 191-192, in part. p. 191. I Genova Sturla (Genova) Arcidiocesi di Genova Parrocchie dell'arcidiocesi di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Santissima Annunziata di Sturla Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it.

Villa Gentile
Villa Gentile

Villa Gentile è un campo scuola di atletica leggera situato a Genova, nel quartiere di Sturla. È il centro nevralgico dell'attività agonistica della città e di tutta la Liguria, ed è l'unico impianto genovese idoneo a ospitare gare ufficiali previste dal calendario nazionale di atletica leggera. È intitolato, sebbene non ufficialmente, alla memoria di Tullio Pavolini. Villa Gentile venne infatti costruita grazie agli sforzi dirigenziali di quest'ultimo, ed è stata inaugurata nel 1971. Il terreno su cui sorge l'impianto era in origine la sede di un'antica villa, successivamente trasformata in ospedale militare. Nel corso della sua storia ha ospitato due finali dei Giochi della Gioventù (nel 1979 e nel 1992), oltre a diverse finali dei Campionati Italiani di Società giovanili. In queste occasioni Villa Gentile ospitò atleti come Alessandro Andrei, Pietro Mennea, Marco Montelatici, Pierfrancesco Pavoni. Sempre a Villa Gentile viene annualmente svolta da oltre 30 anni il Trofeo Davoli, una gara nazionale di mezzofondo. Atleti di vertice che nel corso degli anni si sono allenati a Villa Gentile sono: Emanuele Abate, Corrado Alagona, Bruno Bianchi, Francesco Bosi, Rita Bottiglieri, Francesca Carbone, Alfonso Costantini, Laura Miano, Gianpiero Palomba, Giorgia Robaudo, Silvia Salis, Umberto Tedeschi. Villa Gentile ha ospitato anche Serhij Bubka. Usufruiscono oggi di Villa Gentile diverse società di atletica leggera: CUS Genova, Associazione Amatori Atletica, SS Trionfo Ligure, Universale Alba Docilia, Genoa Atletica, Universale Don Bosco, Maratoneti Genovesi, Città di Genova. Villa Gentile è stata gestita dal 2006 al 2012 da SportinGenova (una società che è al 70% di proprietà del Comune di Genova e al 30% di AMIU (Azienda Multiservizi e d'Igiene Urbana) che si occupa della manutenzione dei principali impianti cittadini (come il Luigi Ferraris, La Sciorba, il Carlini e l'impianto polisportivo di PalaFigoi). Dal 2 luglio 2012 Villa Gentile è gestita dalla società sportiva dilettantistica a responsabilità limitata QUADRIFOGLIO, i cui soci sono le storiche società di atletica genovese, la SS Trionfo Ligure (1907) e l'Atletica Universale Don Bosco. Numerose polemiche sono sorte recentemente attorno all'impianto, causate soprattutto dalla scarsa manutenzione, con i comitati dei frequentatori dell'impianto che si sono battuti per l'impianto, aiutati anche da Primocanale Sport, che ha dato ampio risalto alla vicenda. In seguito è stata avviata la ristrutturazione dell'impianto: per ora sono stati sostituiti la gabbia per i lanci e i tappeti per il salto con l'asta e il salto in alto, mentre sono in dirittura d'arrivo anche i lavori per la sostituzione della pista di atletica leggera. Pagina relativa a Villa Gentile sul sito dell'Atletica Quadrifoglio FIDAL Liguria

Casa del Soldato (Genova)
Casa del Soldato (Genova)

La Casa del Soldato, già Casa littoria rionale “Nicola Bonservizi”, è un edificio di Genova, sito nel quartiere di Sturla. Opera dell’architetto Luigi Daneri, rappresenta un importante esempio di architettura razionalista ed è sottoposto a vincolo da parte della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria. L'edificio fu costruito su progetto dell'architetto razionalista Luigi Carlo Daneri e compiuto nel 1938. Ospitava in origine il gruppo rionale fascista di Sturla, intitolato al "martire" Nicola Bonservizi. Si trova in stato di abbandono dal 2009. Un progetto di restauro elaborato nel 2016 rimase senza seguito. Un sopralluogo effettuato nel 2020 dal CLSM (Coordinamento Ligure Studi Militari) ha documentato uno stato precario degli interni a causa di accessi non autorizzati e vandalismi. Dopo una iniziale attribuzione in gestione al corpo nazionale Vigili del Fuoco, che però vi ha rinunziato per la complessità di utilizzo operativo di un bene storico di questa tipologia e pregio, l'edificio dovrebbe diventare un polo di uffici e servizi. Le scelte progettuali furono fortemente condizionate dalle caratteristiche del sito: la casa sorge infatti su un terreno posto 11 m più in basso della strada su cui si affaccia. Daneri ideò quindi un edificio a torre, con i tre piani inferiori (non visibili dalla strada) destinati agli uffici di minore importanza, un piano libero al livello stradale e un piano superiore contenente gli spazi di rappresentanza, che dalla strada appare come un corpo a sé stante, poggiante su pilotis alla maniera corbuseriana. Il corpo superiore viene trapassato dal corpo scala in vetrocemento di forma ellissoidale, che si innalza superiormente a formare una sorta di torre. Il carattere dell'edificio si mantiene comunque distante dalla magniloquenza tipica di altre costruzioni simili, mantenendosi fedele a un puro linguaggio razionalista. Secondo la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria, risulta "particolarmente interessante il "taglio" dell'edificio a livello di Piazza Sturla che dona leggerezza e ricorda il celebre esempio della Ville Savoye di Le Corbusier". Genova, collana Guide di architettura, Torino, Allemandi, 1992, p. 198, ISBN 88-422-0341-6. La casa del soldato (PDF), su Opportunity Liguria, Regione Liguria.

Sturla (Genova)
Sturla (Genova)

Sturla (Sturla /ˈstyːrla/ in ligure) è un quartiere residenziale di 8.045 abitanti del comune di Genova, compreso nel Municipio IX Levante. Già antico borgo di pescatori, quale insieme di piccole cale marinare (Sturla a mare, sulla foce del torrente Sturla, Vernazzola e Boccadasse, quest'ultimo compreso nel limitrofo quartiere di Albaro), è situato sul golfo omonimo. Nell'Ottocento il territorio dell'attuale quartiere faceva parte del comune di San Martino d'Albaro, mentre il borgo di Vernazzola era frazione di San Francesco d'Albaro (entrambi questi comuni furono annessi a Genova nel 1874). Il quartiere è tagliato in due dall'omonimo torrente Sturla che sfocia nel mare antistante. Lo Sturla è lungo dieci chilometri e raramente è in secca. Nasce nella zona di San Desiderio e Bavari da dove corre in una stretta valle tra le pendici del monte Fasce e del monte Ratti, giungendo poi alla zona di Borgoratti. Sfocia vicino al depuratore raccogliendo nel suo percorso le acque dei suoi affluenti quali il rio Pomà, il rio Canè, il rio Penego ed altri rivi minori. Altro torrente della zona è il rio Vernazza, oggi completamente incanalato in gallerie sotterranee, che dalla zona dell'antica Aurelia Romana denominata appunto Vernazza, nel quartiere di San Martino, passando per la valletta in cui è collocato il liceo King e quindi sotto piazza Sturla, sfocia nell'insenatura di Vernazzola. Nella zona di Sturla fin dall'Alto Medioevo sorsero, favoriti dalla presenza di idonei approdi, alcuni insediamenti marinari. Questi antichi borghi, con le case dei pescatori affacciate sul mare, restano oggi defilati rispetto al percorso della via Aurelia, che proprio in questo punto si allontana dalla costa. Dati stazione meteo Limet 2012-2024 della Sportiva Sturla (m.10slm) Le vicende storiche di Sturla sono strettamente legate a quelle di Genova. La zona fino all'inizio del Novecento, come del resto i due comuni a cui apparteneva (San Francesco d'Albaro e San Martino d'Albaro), era formata da piccoli nuclei abitati di contadini e pescatori, fuori dalle principali vie di comunicazione del tempo. Le notizie storiche più antiche riguardanti la zona di Sturla si riferiscono alle frequenti lotte tra fazioni guelfe e ghibelline che insanguinarono Genova nel Medioevo. Si ha notizie di scontri tre le famiglie Grillo e Vento nel 1179. Nel 1284, Oberto Doria, Capitano del popolo e ammiraglio della Repubblica di Genova, nel corso della guerra contro i Pisani, culminata il 6 agosto dello stesso anno con la battaglia della Meloria, schierò le sue navi davanti alla spiaggia di Sturla, in attesa degli eventi. Il 26 novembre 1322 i guelfi attaccarono in forze il castello di Sturla, presidio dei ghibellini che da lì potevano dominare la valle del Bisagno. Dopo due giorni gli assedianti, che disponevano anche di un trabucco, colpirono il castello con getti di pietre, danneggiandolo, e il castellano Antonio Doria fu costretto ad arrendersi. Nel 1363, durante un banchetto dato dal nobile Pietro Malocello nella sua casa di Sturla in onore di Pietro I, re di Cipro, in visita a Genova, morì improvvisamente, forse avvelenato, il doge genovese Simone Boccanegra. Chiesa della Santissima Annunziata di Sturla, il cui primo impianto architettonico fu edificato tra il 1434 e il 1435 per volontà dei sacerdoti Domenico Verrucca e Pietro Micichero. Fu officiata dai Canonici regolari di San Giorgio in Alga fino 1668; passò quindi agli Agostiniani, che dovettero lasciarla nel 1797 per le leggi napoleoniche di soppressione degli ordini religiosi. Succursale di San Martino d'Albaro, divenne parrocchia nel 1894. Negli anni quaranta del Novecento la chiesa subì un radicale restauro, che comportò in pratica il totale rifacimento dell'edificio. Questo rifacimento ha praticamente cancellato i vari rifacimenti di epoca barocca per riportare l'edificio, almeno nella sua struttura essenziale, all'originaria forma quattrocentesca, anche se il restauro è stato condotto in maniera interpretativa e non su basi scientifiche rigorose. Oratorio dei Santi Nazario e Celso. Primo edificio religioso sorto a Sturla, situata in vico del Pesce, non lontano dalla foce del torrente Sturla, è oggi l'oratorio dei Disciplinati di Sturla, sotto il titolo di san Rocco. Fu costruita nel XIV secolo (le prime notizie risalgono al 1311), restaurata nel 1391 e completamente riedificata nel 1594. Nel 2002 è stata completamente restaurata. Già parrocchia autonoma, nel 1406 divenne suffraganea di San Martino d'Albaro, sotto il patronato degli Spinola. In seguito divenne l'oratorio della confraternita intitolata ai Santi Rocco e Nazario e Celso. Vi sono conservati notevoli cicli di affreschi dipinti tra il XIV e il XVII secolo, mentre altre opere d'arte, tra cui la pala d'altare raffigurante i Santi Rocco, Nazario e Celso, Caterina da Siena e Sebastiano, opera di Bernardo Castello, sono state trasferite nella parrocchiale della Santissima Annunziata. Oratorio di San Giovanni Battista e monastero delle Battistine. A Sturla si trova il monastero delle suore Romite Battistine, ordine religioso femminile fondato a metà del Settecento da Giovanna Battista Solimani. Le monache si sono trasferite qui nel 1924 dalla sede originaria che si trovava nel centro di Genova, nella strada ancora oggi denominata salita delle Battistine. Accanto al convento sorge una chiesa intitolata a san Giovanni Battista, consacrata il 18 giugno 1960, nella quale è collocata la tomba della fondatrice. Monastero di Santa Chiara e di San Sebastiano, presso il capo di Santa Chiara nel rione di Vernazzola. Il primo edificio fu fondato nel 1480 e, dopo vari spostamenti, nel 1900 qui furono trasferite le monache dell'ordine di Sant'Agostino riunite dai precedenti monasteri di Santa Chiara di Rapallo (il trasferimento è datato al 1902) e del genovese di San Sebastiano (demolito nel 1872 per la realizzazione dell'attuale via Roma). Castello Turcke, presso il Capo di Santa Chiara a Boccadasse, opera del 1903 dell'architetto Gino Coppedè. È denominato anche come Rocca Tirrena o, localmente, "del Turco". Villa Bernabò Brea, ospita una scuola dell'infanzia. Casa del Soldato, importante esempio di architettura razionalista. Nel territorio di Sturla è presente e preservato un sito di interesse comunitario, proposto dalla rete Natura 2000 della Liguria, per il suo particolare interesse naturale e geologico. Il sito è collocato tra i fondali dei quartieri genovesi di Boccadasse, Sturla, Quarto dei Mille, Quinto al Mare e Nervi dove è segnalato un particolare habitat formato da praterie di posidonia oceanica e formazioni coralline. Tra le specie animali sono presenti i pesci: bavosa cornuta, bavosa ruggine, cavalluccio marino, tordo grigio, tordo merlo, tordo musolungo, tordo pavone. A Sturla era attiva una delle più note squadre di canto popolare genovese di trallalero, i Canterini Vecchia Sturla, fondata nel 1926 ma oggi non più esistente. Attualmente con il toponimo Sturla viene indicata tutta l'area urbana compresa tra corso Europa, via Orsini, la sponda destra dello Sturla, dal quale prende il nome, e il mare. Il quartiere nel corso del Novecento ha conosciuto un'impetuosa espansione edilizia, all'interno della quale sono tuttavia ancora riconoscibili i nuclei originari degli antichi borghi marinari. I rioni limitrofi sono, ad ovest Albaro; a nord Borgoratti e San Martino; ad est Quarto dei Mille. Il quartiere ospita il campo sportivo per l'atletica leggera Villa Gentile e alcune strutture balneari pubbliche e private, compresa una piscina presso la società Sportiva Sturla. Tra Sturla e Vernazzola è stato realizzato un depuratore delle acque del sistema fognario urbano. Nel quartiere si trovano diversi istituti scolastici: l'asilo nido "Nini Corsanego", la scuola dell'infanzia "Bartolomeo Chighizola", entrambi sulla via diretta da piazza Sturla a Vernazzola; la scuola primaria intitolata a Ettore Vernazza, la scuola secondaria "Bernardo Strozzi" e il liceo scientifico e classico "Martin Luther King", realizzato negli anni sessanta del Novecento. Al sobborgo di Sturla il poeta Vico Faggi, genovese d'adozione, ha dedicato questi versi: Vernazzola, caratteristico borgo marinaro alla foce del rio Vernazza, si trova a poca distanza a levante di Boccadasse, il più conosciuto dei piccoli borghi marinari della zona, che però fa parte del quartiere di Albaro. Dalla baia sulla quale si affaccia il borgo, protetta dagli scogli detti Grosso e Bernardina, lo sguardo spazia a levante fino al promontorio di Portofino. Vernazzola, oltre che borgo marinaro, in passato è stato soprattutto un importante approdo, dal quale aveva inizio la via che risalendo la valle Sturla attraverso Bavari portava nell'alta Val Bisagno. Per questa ragione, immediatamente dietro le case della riva sorgeva un tempo un convento di domenicani, con annesso ospitale a servizio dei viaggiatori. Nel tempo, dietro la palazzata di riva sorsero palazzi di villa di famiglie patrizie genovesi ed infine, nel primo Novecento, lussuosi villini in stile Liberty. Come Boccadasse, il borgo conserva intatti le antiche case, l'impianto viario e l'atmosfera di un tempo. Alcune delle vie intorno a Vernazzola hanno caratteristici nomi ispirati all'antica mitologia classica: Argonauti, Giasone, Icaro, Pelio, Urania. Questi nomi furono attribuiti per volere dell'ultimo sindaco di San Francesco d'Albaro, appassionato cultore del mondo classico, poco prima dell'annessione del comune a Genova, nella seconda metà dellOttocento. Lungo la via che conduce al capo di Santa Chiara, caratteristico punto panoramico, sovrastato dal medievaleggiante castello Turcke, si trovano alcune ville settecentesche, il convento delle Agostiniane e la chiesetta di Santa Chiara, fondata nel XVI secolo. Vicinissimo a Vernazzola, separato dalla piccola altura che divide il rio Vernazza e il torrente Sturla, si trova il nucleo storico di Sturla, piccolissimo borgo di pescatori, come evidenziato da alcuni toponimi, che si snoda sulla direttrice di via del Tritone, via Tabarca, via Zoagli, vico del Pesce e via del Bragone. Oggi il borgo, in parte ridimensionato dall'apertura immediatamente a monte della moderna viabilità di scorrimento (via dei Mille), è composto da poche case raccolte intorno all'antichissimo oratorio dei Santi Nazario e Celso, la cui esistenza è documentata dal 1311 anche se fu riedificato in epoca barocca e ricostruito completamente nel 2002. Inizialmente la Via Aurelia, usata dal Medioevo sino all'epoca napoleonica, evitava la parte a mare passando per le vie Antica Romana di Quarto, per il Ponte Vecchio di Sturla (un ponte medioevale che con due arcate passa sullo Sturla), per le vie delle Casette, Pontetti e Vernazza. Con la rivoluzione viaria ottocentesca di Genova nella zona di Albaro e Sturla fu aperta la "strada Principale", prosecuzione verso Genova della nuova via Aurelia a mare, che nel 1808 aveva raggiunto Nervi da levante. La nuova strada, perpendicolare alle antiche creuze che scendevano verso il mare ponendo fine all'isolamento della città sulla direttrice di Levante, raggiunta la chiesa parrocchiale di Sturla (affacciata su piazza Sturla) si dirigeva verso San Martino, per arrivare da qui a Genova. Nel Novecento vennero realizzati altri assi viari che partendo dalla piazza Sturla collegavano più direttamente il quartiere al centro di Genova. La piazza Sturla venne ampliata con un viadotto che prosegue come via Caprera sulla valletta del torrente Vernazza. A mare di questa moderna viabilità restano appartati gli antichi e piccoli borghi di pescatori. Da piazza Sturla, proseguendo verso l'interno tramite via Sturla, viale Massaua e via Isonzo si giunge in corso Europa, strada realizzata negli anni sessanta, che collega, attraversandoli, i quartieri del levante genovese con il centro cittadino. Il casello autostradale più vicino è quello di Genova-Nervi, sull'autostrada A12, a 4 km da Sturla. A Sturla si trova una stazione ferroviaria sulla linea Genova-Pisa, nella quale fermano esclusivamente treni regionali, utilizzati per i collegamenti con gli altri quartieri cittadini e i vari centri della riviera di Levante. Il quartiere di Sturla è servito da autobus urbani dell'AMT Genova. La Sportiva Sturla, fondata nel 1920, è attiva negli sport acquatici (nuoto e soprattutto pallanuoto, in cui vinse il campionato nel 1923, interrompendo, per un solo anno, la serie di successi dei rivali dell'Andrea Doria, durata per tutti gli anni venti). In tempi più recenti, la squadra di pallanuoto, dopo aver sfiorato la promozione in A1 nei primi anni novanta, milita dalla stagione 2018/2019 nella serie A2. La Sportiva Sturla organizza dal 1969 il "Memorial Morena", meeting internazionale di nuoto giovanile, che si tiene con cadenza biennale, e il "Miglio marino di Sturla", gara di nuoto in mare aperto, che si svolge dal 1913 e che nelle sue numerose edizioni ha visto tra i vincitori nuotatori di livello internazionale, tra i quali si possono citare in campo maschile Mattia Alberico e Marco Formentini, in campo femminile Paola Cavallino e Giorgia Consiglio (la gara femminile si tiene dal 1986). La ASD Urania di Vernazzola, fondata nel 1926, è attiva nel canottaggio e nella pesca sportiva. Il Circolo Nautico Sturla, fondato nel 1981 da sturlesi (Lorenzo Podestà, campione del mondo di vela e a lungo presidente del CONI Liguria, Bruno Agostini, Giacomo"Mario"Solari e altri), è attivo nella vela e nella pesca subacquea. Il CNS è ad oggi una delle poche società sportive liguri a fregiarsi di un titolo di campione italiano a squadre di "Pesca SUB seconda categoria" (anno 1997), e di una medaglia di bronzo ottenuta nella categoria Laser alle olimpiadi di Pechino del 2008 dal suo atleta Diego Romero. La Società Sportiva Dilettanti Pesca Sturla, fondata nel 1973, attiva nella pesca sportiva, vince nel 2013 il titolo di campione d'Italia nella specialità "bolentino". La Unione Sportivi Subacquei Dario Gonzatti ASD, fondata nel 1948 dai pionieri dell'attività subacquea in Italia (Egidio Cressi, Aldo Gasco, Luigi Ferraro, Gianni Foroni, Duilio Marcante, Luigi Stuart Tovini e altri) è intitolata al sub Dario Gonzatti deceduto nel 1947 durante un'immersione nella baia di San Fruttuoso. Nel quartiere è stato costruito nel 1971 il campo di atletica leggera di Villa Gentile. Per le particolari condizioni che la contraddistinguono l’area del golfo di Sturla si è rivelata uno spot particolarmente adatto alla pratica del kitesurf. Non è insolito trovare nelle giornate di scirocco giovani atleti intenti a domare vento e onde con i loro coloratissimi aquiloni. Corinna Praga, Genova fuori le mura, Genova, Fratelli Frilli Editori, 2006, ISBN 88-7563-197-2. Guida d'Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. G. Dellepiane, Guida per escursioni nelle Alpi e Appennini Liguri, 1924, C.A.I.. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sturla Sturla sul sito ww1.zenazone.it, su ww1.zenazone.it. URL consultato il 26 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2012). La chiesa della SS. Annunziata di Sturla sul sito dell'Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2013). Sito della parrocchia della S.S. Annunziata di Sturla, su annunziatasturla.it. Immagini di Vernazzola sul sito www.fotogenova.it, su foto.genova.it. Sito della Società Sportiva Sturla, su sportivasturla.it. Sito del Club Sportivo Urania, su clubsportivourania.atspace.com.