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Villa Gentile

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Villa Gentile è un campo scuola di atletica leggera situato a Genova, nel quartiere di Sturla. È il centro nevralgico dell'attività agonistica della città e di tutta la Liguria, ed è l'unico impianto genovese idoneo a ospitare gare ufficiali previste dal calendario nazionale di atletica leggera. È intitolato, sebbene non ufficialmente, alla memoria di Tullio Pavolini. Villa Gentile venne infatti costruita grazie agli sforzi dirigenziali di quest'ultimo, ed è stata inaugurata nel 1971. Il terreno su cui sorge l'impianto era in origine la sede di un'antica villa, successivamente trasformata in ospedale militare. Nel corso della sua storia ha ospitato due finali dei Giochi della Gioventù (nel 1979 e nel 1992), oltre a diverse finali dei Campionati Italiani di Società giovanili. In queste occasioni Villa Gentile ospitò atleti come Alessandro Andrei, Pietro Mennea, Marco Montelatici, Pierfrancesco Pavoni. Sempre a Villa Gentile viene annualmente svolta da oltre 30 anni il Trofeo Davoli, una gara nazionale di mezzofondo. Atleti di vertice che nel corso degli anni si sono allenati a Villa Gentile sono: Emanuele Abate, Corrado Alagona, Bruno Bianchi, Francesco Bosi, Rita Bottiglieri, Francesca Carbone, Alfonso Costantini, Laura Miano, Gianpiero Palomba, Giorgia Robaudo, Silvia Salis, Umberto Tedeschi. Villa Gentile ha ospitato anche Serhij Bubka. Usufruiscono oggi di Villa Gentile diverse società di atletica leggera: CUS Genova, Associazione Amatori Atletica, SS Trionfo Ligure, Universale Alba Docilia, Genoa Atletica, Universale Don Bosco, Maratoneti Genovesi, Città di Genova. Villa Gentile è stata gestita dal 2006 al 2012 da SportinGenova (una società che è al 70% di proprietà del Comune di Genova e al 30% di AMIU (Azienda Multiservizi e d'Igiene Urbana) che si occupa della manutenzione dei principali impianti cittadini (come il Luigi Ferraris, La Sciorba, il Carlini e l'impianto polisportivo di PalaFigoi). Dal 2 luglio 2012 Villa Gentile è gestita dalla società sportiva dilettantistica a responsabilità limitata QUADRIFOGLIO, i cui soci sono le storiche società di atletica genovese, la SS Trionfo Ligure (1907) e l'Atletica Universale Don Bosco. Numerose polemiche sono sorte recentemente attorno all'impianto, causate soprattutto dalla scarsa manutenzione, con i comitati dei frequentatori dell'impianto che si sono battuti per l'impianto, aiutati anche da Primocanale Sport, che ha dato ampio risalto alla vicenda. In seguito è stata avviata la ristrutturazione dell'impianto: per ora sono stati sostituiti la gabbia per i lanci e i tappeti per il salto con l'asta e il salto in alto, mentre sono in dirittura d'arrivo anche i lavori per la sostituzione della pista di atletica leggera. Pagina relativa a Villa Gentile sul sito dell'Atletica Quadrifoglio FIDAL Liguria

Estratto dall'articolo di Wikipedia Villa Gentile (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Villa Gentile
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Sturla (Genova)
Sturla (Genova)

Sturla (Sturla /ˈstyːrla/ in ligure) è un quartiere residenziale di 8.045 abitanti del comune di Genova, compreso nel Municipio IX Levante. Già antico borgo di pescatori, quale insieme di piccole cale marinare (Sturla a mare, sulla foce del torrente Sturla, Vernazzola e Boccadasse, quest'ultimo compreso nel limitrofo quartiere di Albaro), è situato sul golfo omonimo. Nell'Ottocento il territorio dell'attuale quartiere faceva parte del comune di San Martino d'Albaro, mentre il borgo di Vernazzola era frazione di San Francesco d'Albaro (entrambi questi comuni furono annessi a Genova nel 1874). Il quartiere è tagliato in due dall'omonimo torrente Sturla che sfocia nel mare antistante. Lo Sturla è lungo dieci chilometri e raramente è in secca. Nasce nella zona di San Desiderio e Bavari da dove corre in una stretta valle tra le pendici del monte Fasce e del monte Ratti, giungendo poi alla zona di Borgoratti. Sfocia vicino al depuratore raccogliendo nel suo percorso le acque dei suoi affluenti quali il rio Pomà, il rio Canè, il rio Penego ed altri rivi minori. Altro torrente della zona è il rio Vernazza, oggi completamente incanalato in gallerie sotterranee, che dalla zona dell'antica Aurelia Romana denominata appunto Vernazza, nel quartiere di San Martino, passando per la valletta in cui è collocato il liceo King e quindi sotto piazza Sturla, sfocia nell'insenatura di Vernazzola. Nella zona di Sturla fin dall'Alto Medioevo sorsero, favoriti dalla presenza di idonei approdi, alcuni insediamenti marinari. Questi antichi borghi, con le case dei pescatori affacciate sul mare, restano oggi defilati rispetto al percorso della via Aurelia, che proprio in questo punto si allontana dalla costa. Dati stazione meteo Limet 2012-2024 della Sportiva Sturla (m.10slm) Le vicende storiche di Sturla sono strettamente legate a quelle di Genova. La zona fino all'inizio del Novecento, come del resto i due comuni a cui apparteneva (San Francesco d'Albaro e San Martino d'Albaro), era formata da piccoli nuclei abitati di contadini e pescatori, fuori dalle principali vie di comunicazione del tempo. Le notizie storiche più antiche riguardanti la zona di Sturla si riferiscono alle frequenti lotte tra fazioni guelfe e ghibelline che insanguinarono Genova nel Medioevo. Si ha notizie di scontri tre le famiglie Grillo e Vento nel 1179. Nel 1284, Oberto Doria, Capitano del popolo e ammiraglio della Repubblica di Genova, nel corso della guerra contro i Pisani, culminata il 6 agosto dello stesso anno con la battaglia della Meloria, schierò le sue navi davanti alla spiaggia di Sturla, in attesa degli eventi. Il 26 novembre 1322 i guelfi attaccarono in forze il castello di Sturla, presidio dei ghibellini che da lì potevano dominare la valle del Bisagno. Dopo due giorni gli assedianti, che disponevano anche di un trabucco, colpirono il castello con getti di pietre, danneggiandolo, e il castellano Antonio Doria fu costretto ad arrendersi. Nel 1363, durante un banchetto dato dal nobile Pietro Malocello nella sua casa di Sturla in onore di Pietro I, re di Cipro, in visita a Genova, morì improvvisamente, forse avvelenato, il doge genovese Simone Boccanegra. Chiesa della Santissima Annunziata di Sturla, il cui primo impianto architettonico fu edificato tra il 1434 e il 1435 per volontà dei sacerdoti Domenico Verrucca e Pietro Micichero. Fu officiata dai Canonici regolari di San Giorgio in Alga fino 1668; passò quindi agli Agostiniani, che dovettero lasciarla nel 1797 per le leggi napoleoniche di soppressione degli ordini religiosi. Succursale di San Martino d'Albaro, divenne parrocchia nel 1894. Negli anni quaranta del Novecento la chiesa subì un radicale restauro, che comportò in pratica il totale rifacimento dell'edificio. Questo rifacimento ha praticamente cancellato i vari rifacimenti di epoca barocca per riportare l'edificio, almeno nella sua struttura essenziale, all'originaria forma quattrocentesca, anche se il restauro è stato condotto in maniera interpretativa e non su basi scientifiche rigorose. Oratorio dei Santi Nazario e Celso. Primo edificio religioso sorto a Sturla, situata in vico del Pesce, non lontano dalla foce del torrente Sturla, è oggi l'oratorio dei Disciplinati di Sturla, sotto il titolo di san Rocco. Fu costruita nel XIV secolo (le prime notizie risalgono al 1311), restaurata nel 1391 e completamente riedificata nel 1594. Nel 2002 è stata completamente restaurata. Già parrocchia autonoma, nel 1406 divenne suffraganea di San Martino d'Albaro, sotto il patronato degli Spinola. In seguito divenne l'oratorio della confraternita intitolata ai Santi Rocco e Nazario e Celso. Vi sono conservati notevoli cicli di affreschi dipinti tra il XIV e il XVII secolo, mentre altre opere d'arte, tra cui la pala d'altare raffigurante i Santi Rocco, Nazario e Celso, Caterina da Siena e Sebastiano, opera di Bernardo Castello, sono state trasferite nella parrocchiale della Santissima Annunziata. Oratorio di San Giovanni Battista e monastero delle Battistine. A Sturla si trova il monastero delle suore Romite Battistine, ordine religioso femminile fondato a metà del Settecento da Giovanna Battista Solimani. Le monache si sono trasferite qui nel 1924 dalla sede originaria che si trovava nel centro di Genova, nella strada ancora oggi denominata salita delle Battistine. Accanto al convento sorge una chiesa intitolata a san Giovanni Battista, consacrata il 18 giugno 1960, nella quale è collocata la tomba della fondatrice. Monastero di Santa Chiara e di San Sebastiano, presso il capo di Santa Chiara nel rione di Vernazzola. Il primo edificio fu fondato nel 1480 e, dopo vari spostamenti, nel 1900 qui furono trasferite le monache dell'ordine di Sant'Agostino riunite dai precedenti monasteri di Santa Chiara di Rapallo (il trasferimento è datato al 1902) e del genovese di San Sebastiano (demolito nel 1872 per la realizzazione dell'attuale via Roma). Castello Turcke, presso il Capo di Santa Chiara a Boccadasse, opera del 1903 dell'architetto Gino Coppedè. È denominato anche come Rocca Tirrena o, localmente, "del Turco". Villa Bernabò Brea, ospita una scuola dell'infanzia. Casa del Soldato, importante esempio di architettura razionalista. Nel territorio di Sturla è presente e preservato un sito di interesse comunitario, proposto dalla rete Natura 2000 della Liguria, per il suo particolare interesse naturale e geologico. Il sito è collocato tra i fondali dei quartieri genovesi di Boccadasse, Sturla, Quarto dei Mille, Quinto al Mare e Nervi dove è segnalato un particolare habitat formato da praterie di posidonia oceanica e formazioni coralline. Tra le specie animali sono presenti i pesci: bavosa cornuta, bavosa ruggine, cavalluccio marino, tordo grigio, tordo merlo, tordo musolungo, tordo pavone. A Sturla era attiva una delle più note squadre di canto popolare genovese di trallalero, i Canterini Vecchia Sturla, fondata nel 1926 ma oggi non più esistente. Attualmente con il toponimo Sturla viene indicata tutta l'area urbana compresa tra corso Europa, via Orsini, la sponda destra dello Sturla, dal quale prende il nome, e il mare. Il quartiere nel corso del Novecento ha conosciuto un'impetuosa espansione edilizia, all'interno della quale sono tuttavia ancora riconoscibili i nuclei originari degli antichi borghi marinari. I rioni limitrofi sono, ad ovest Albaro; a nord Borgoratti e San Martino; ad est Quarto dei Mille. Il quartiere ospita il campo sportivo per l'atletica leggera Villa Gentile e alcune strutture balneari pubbliche e private, compresa una piscina presso la società Sportiva Sturla. Tra Sturla e Vernazzola è stato realizzato un depuratore delle acque del sistema fognario urbano. Nel quartiere si trovano diversi istituti scolastici: l'asilo nido "Nini Corsanego", la scuola dell'infanzia "Bartolomeo Chighizola", entrambi sulla via diretta da piazza Sturla a Vernazzola; la scuola primaria intitolata a Ettore Vernazza, la scuola secondaria "Bernardo Strozzi" e il liceo scientifico e classico "Martin Luther King", realizzato negli anni sessanta del Novecento. Al sobborgo di Sturla il poeta Vico Faggi, genovese d'adozione, ha dedicato questi versi: Vernazzola, caratteristico borgo marinaro alla foce del rio Vernazza, si trova a poca distanza a levante di Boccadasse, il più conosciuto dei piccoli borghi marinari della zona, che però fa parte del quartiere di Albaro. Dalla baia sulla quale si affaccia il borgo, protetta dagli scogli detti Grosso e Bernardina, lo sguardo spazia a levante fino al promontorio di Portofino. Vernazzola, oltre che borgo marinaro, in passato è stato soprattutto un importante approdo, dal quale aveva inizio la via che risalendo la valle Sturla attraverso Bavari portava nell'alta Val Bisagno. Per questa ragione, immediatamente dietro le case della riva sorgeva un tempo un convento di domenicani, con annesso ospitale a servizio dei viaggiatori. Nel tempo, dietro la palazzata di riva sorsero palazzi di villa di famiglie patrizie genovesi ed infine, nel primo Novecento, lussuosi villini in stile Liberty. Come Boccadasse, il borgo conserva intatti le antiche case, l'impianto viario e l'atmosfera di un tempo. Alcune delle vie intorno a Vernazzola hanno caratteristici nomi ispirati all'antica mitologia classica: Argonauti, Giasone, Icaro, Pelio, Urania. Questi nomi furono attribuiti per volere dell'ultimo sindaco di San Francesco d'Albaro, appassionato cultore del mondo classico, poco prima dell'annessione del comune a Genova, nella seconda metà dellOttocento. Lungo la via che conduce al capo di Santa Chiara, caratteristico punto panoramico, sovrastato dal medievaleggiante castello Turcke, si trovano alcune ville settecentesche, il convento delle Agostiniane e la chiesetta di Santa Chiara, fondata nel XVI secolo. Vicinissimo a Vernazzola, separato dalla piccola altura che divide il rio Vernazza e il torrente Sturla, si trova il nucleo storico di Sturla, piccolissimo borgo di pescatori, come evidenziato da alcuni toponimi, che si snoda sulla direttrice di via del Tritone, via Tabarca, via Zoagli, vico del Pesce e via del Bragone. Oggi il borgo, in parte ridimensionato dall'apertura immediatamente a monte della moderna viabilità di scorrimento (via dei Mille), è composto da poche case raccolte intorno all'antichissimo oratorio dei Santi Nazario e Celso, la cui esistenza è documentata dal 1311 anche se fu riedificato in epoca barocca e ricostruito completamente nel 2002. Inizialmente la Via Aurelia, usata dal Medioevo sino all'epoca napoleonica, evitava la parte a mare passando per le vie Antica Romana di Quarto, per il Ponte Vecchio di Sturla (un ponte medioevale che con due arcate passa sullo Sturla), per le vie delle Casette, Pontetti e Vernazza. Con la rivoluzione viaria ottocentesca di Genova nella zona di Albaro e Sturla fu aperta la "strada Principale", prosecuzione verso Genova della nuova via Aurelia a mare, che nel 1808 aveva raggiunto Nervi da levante. La nuova strada, perpendicolare alle antiche creuze che scendevano verso il mare ponendo fine all'isolamento della città sulla direttrice di Levante, raggiunta la chiesa parrocchiale di Sturla (affacciata su piazza Sturla) si dirigeva verso San Martino, per arrivare da qui a Genova. Nel Novecento vennero realizzati altri assi viari che partendo dalla piazza Sturla collegavano più direttamente il quartiere al centro di Genova. La piazza Sturla venne ampliata con un viadotto che prosegue come via Caprera sulla valletta del torrente Vernazza. A mare di questa moderna viabilità restano appartati gli antichi e piccoli borghi di pescatori. Da piazza Sturla, proseguendo verso l'interno tramite via Sturla, viale Massaua e via Isonzo si giunge in corso Europa, strada realizzata negli anni sessanta, che collega, attraversandoli, i quartieri del levante genovese con il centro cittadino. Il casello autostradale più vicino è quello di Genova-Nervi, sull'autostrada A12, a 4 km da Sturla. A Sturla si trova una stazione ferroviaria sulla linea Genova-Pisa, nella quale fermano esclusivamente treni regionali, utilizzati per i collegamenti con gli altri quartieri cittadini e i vari centri della riviera di Levante. Il quartiere di Sturla è servito da autobus urbani dell'AMT Genova. La Sportiva Sturla, fondata nel 1920, è attiva negli sport acquatici (nuoto e soprattutto pallanuoto, in cui vinse il campionato nel 1923, interrompendo, per un solo anno, la serie di successi dei rivali dell'Andrea Doria, durata per tutti gli anni venti). In tempi più recenti, la squadra di pallanuoto, dopo aver sfiorato la promozione in A1 nei primi anni novanta, milita dalla stagione 2018/2019 nella serie A2. La Sportiva Sturla organizza dal 1969 il "Memorial Morena", meeting internazionale di nuoto giovanile, che si tiene con cadenza biennale, e il "Miglio marino di Sturla", gara di nuoto in mare aperto, che si svolge dal 1913 e che nelle sue numerose edizioni ha visto tra i vincitori nuotatori di livello internazionale, tra i quali si possono citare in campo maschile Mattia Alberico e Marco Formentini, in campo femminile Paola Cavallino e Giorgia Consiglio (la gara femminile si tiene dal 1986). La ASD Urania di Vernazzola, fondata nel 1926, è attiva nel canottaggio e nella pesca sportiva. Il Circolo Nautico Sturla, fondato nel 1981 da sturlesi (Lorenzo Podestà, campione del mondo di vela e a lungo presidente del CONI Liguria, Bruno Agostini, Giacomo"Mario"Solari e altri), è attivo nella vela e nella pesca subacquea. Il CNS è ad oggi una delle poche società sportive liguri a fregiarsi di un titolo di campione italiano a squadre di "Pesca SUB seconda categoria" (anno 1997), e di una medaglia di bronzo ottenuta nella categoria Laser alle olimpiadi di Pechino del 2008 dal suo atleta Diego Romero. La Società Sportiva Dilettanti Pesca Sturla, fondata nel 1973, attiva nella pesca sportiva, vince nel 2013 il titolo di campione d'Italia nella specialità "bolentino". La Unione Sportivi Subacquei Dario Gonzatti ASD, fondata nel 1948 dai pionieri dell'attività subacquea in Italia (Egidio Cressi, Aldo Gasco, Luigi Ferraro, Gianni Foroni, Duilio Marcante, Luigi Stuart Tovini e altri) è intitolata al sub Dario Gonzatti deceduto nel 1947 durante un'immersione nella baia di San Fruttuoso. Nel quartiere è stato costruito nel 1971 il campo di atletica leggera di Villa Gentile. Per le particolari condizioni che la contraddistinguono l’area del golfo di Sturla si è rivelata uno spot particolarmente adatto alla pratica del kitesurf. Non è insolito trovare nelle giornate di scirocco giovani atleti intenti a domare vento e onde con i loro coloratissimi aquiloni. Corinna Praga, Genova fuori le mura, Genova, Fratelli Frilli Editori, 2006, ISBN 88-7563-197-2. Guida d'Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. G. Dellepiane, Guida per escursioni nelle Alpi e Appennini Liguri, 1924, C.A.I.. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sturla Sturla sul sito ww1.zenazone.it, su ww1.zenazone.it. URL consultato il 26 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2012). La chiesa della SS. Annunziata di Sturla sul sito dell'Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2013). Sito della parrocchia della S.S. Annunziata di Sturla, su annunziatasturla.it. Immagini di Vernazzola sul sito www.fotogenova.it, su foto.genova.it. Sito della Società Sportiva Sturla, su sportivasturla.it. Sito del Club Sportivo Urania, su clubsportivourania.atspace.com.

Oratorio dei Santi Nazario e Celso (Genova)
Oratorio dei Santi Nazario e Celso (Genova)

L'ex oratorio dei Santi Nazario e Celso, già oratorio dei Disciplinanti di Sturla, è un luogo di culto cattolico situato nel quartiere di Sturla, in vico del Pesce, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. L'edificio fu la prima parrocchia di Sturla, prima che, dopo un lungo periodo di vacazione durante il quale la sua giurisdizione era passata alla chiesa di San Martino d'Albaro, il titolo parrocchiale venisse assegnato alla chiesa della Santissima Annunziata di Sturla. L'intitolazione a san Celso la relaziona al culto dei martiri Nazario e Celso, ai quali era intitolata la chiesa omonima che si trovava sulla costa di Albaro, l'iniziale parrocchia di questa parte del suburbio, i cui resti vennero demoliti per la realizzazione di corso Italia. L'edificio di Sturla, se pur con origini più antiche, venne citato in documenti del 1184 anche se testimoniante architettoniche del periodo preromanico e romanico non ve ne sono più tracce; le murature più antiche risalgono all'ammodernamento apportato nel XVI secolo. Essa venne ristrutturata nel 1594. A illustrare lo stato della chiesa dopo questo ammodernamento è la visita apostolica di monsignor Francesco Bossi. Ad una data di poco successiva, all'incirca nel 1594, riporta una targa posta sull'altare maggiore, sul quale era la pala con i tre santi titolari: Nazario, Celso, Rocco. Il Remondini afferma che tali santi erano affrescati ancora sulla volta. La nuova costruzione ebbe tre altari, ai quali accenna la descrizione del Novella. Sul maggiore venne posta la tela con i santi titolari. Vi si trova una macchina lignea da processione con gli stessi santi, si dice scolpita da Anton Maria Maragliano. Il gruppo era costituito da tre statue, quelle dei santi Nazario e Celso e da quella dell'Immacolata. Queste vennero portate nella Santissima Annunziata di Sturla che dal 1891 assunse la funzione parrocchiale. La chiesa parrocchiale attuale conserva anche la probabile pala d'altare della precedente, con i santi Rocco, Nazario e Celso, Caterina da Siena e Sebastiano, dipinta e firmata da Bernardo Castello. Negli ultimi decenni dell'Ottocento l'oratorio subì un lento declino che lo portò nel breve ad un abbandono e degrado. Nel 1936 la proprietà dell'edificio passò alla famiglia Galeppini. Due anni dopo, a seguito del crollo della copertura della volta settecentesca in canniccio, i proprietari avviarono i lavori di demolizione dell'oratorio (ritenuto, in una prima fase, di "scarso valore storico e artistico"), ma l'eccezionale scoperta di un grande affresco del Cinquecento e di altri dipinti portarono la Soprintendenza a prendere la decisione di sospendere tali valori e di avviarne, nel 1939, di recupero e messa in sicurezza del sito. Dal 30 settembre 1964 viene sottoposto a vincolo e tutela architettonica. Dopo altri passaggi di proprietà, nel 1989 viene acquistato dall'associazione "I Ricostruttori nella preghiera" che avviarono un nuovo intervento di recupero del sito che venne concluso nel 2002. Oggi esso si apre sul vicolo del pesce con un piccolo portoncino di legno, nel muro di recinzione del giardinetto a lato del suo fianco meridionale, cancelletto sovrastato da una lunetta una volta probabilmente dipinta a trompe l'œil. Da questo spazio aperto, oltre il portale, si intravede il fianco meridionale dell'oratorio, su cui si apre la porta di accesso e una finestrella a monofora. All'interno la parte absidale è stata completamente ristrutturata, ed in essa è stata tolta la volta con l'affresco menzionato dal Remondini, sostituita da una copertura lignea. Nel restauro sono riemersi gli affreschi delle pareti interne, stratificati in tre periodi, ognuno dei quali relativo ad un ciclo, oggi rimasto frammentario. Tali affreschi si estendono anche alla controfacciata e si sviluppano poi in più registri sulla parete sinistra sino all'innesto con il presbiterio. I fianchi sono costituiti da pareti lisce; al centro della parete di sinistra (parete settentrionale) una nicchia tardorinascimentale con paramento in marmo interrompe di questi tre cicli quello più antico. Sotto gli affreschi dovevano stare gli stalli lignei, disposti lungo tre lati. Degli affreschi, il più antico, sulla parete di sinistra, mostra tre figure frammentarie di santi, divisi tra loro da strisce rosse, dei quali un san Francesco d'Assisi di cui manca la testa, ascrivibile ad una iconografia trecentesca, e collegato ad una decorazione geometrica a losanghe rosse e blu su fondo bianco che conclude in alto la composizione tripartita. Su tale cornice doveva stagliarsi il capo di san Francesco. Il registro successivo, sempre di questo lato, mantiene brandelli dei due strati successivi di affresco. Di essi sono due candelabre con decori a grottesche bianche su fondo scuro, di scarsa qualità. Da esse sappiamo la data solo approssimativamente poiché quella di destra reca entro un tondo racchiuso tra due volute la data, 157(?), assimilabile all'incirca al 1575. Il terzo ciclo di affreschi si trova a partire dalla nicchia, guardando a destra, e mostra grandi scene aperte sul paesaggio; esse raffigurano la Passione, l'Orazione nell'orto, la Cattura, la Condanna di Cristo. Come stile queste ultime rimandano alla grande pittura genovese del Seicento, nella sua fase iniziale legata ancora al tardo Manierismo. Le tre scene sono inquadrate da illusionistiche cornici dipinte, che vorrebbero alludere a stipiti decorati di pietra. Ampia risulta la stesura dell'Orazione nell'Orto, i tre discepoli addormentati in basso, il Cristo inginocchiato al centro della scena, l'angelo che porta la Croce a destra in alto; sullo sfondo il paesaggio verdeggiante. I colori sono nitidi e puri. La Cattura di Cristo mostra ancora Cristo con la veste rossa, trascinato dalla soldataglia; la Condanna di Cristo lo mostra trascinato davanti al suo giudice, quest'ultimo assiso su un trono, al vertice di una struttura piramidale alla sinistra della scena; il Cristo viene introdotto, vestito della tunica rossa, da sinistra. Nella controfacciata si trova un altro tratto affrescato, di cui restano vari brandelli, abrasa in vari punti, soprattutto in basso; l'affresco appare racchiuso in un bordo a girali, alla maniera degli arazzi, il tutto ancora incorniciato ad una intelaiatura lignea successiva. Al centro sta un santo, forse san Rocco per la calzamaglia stracciata sulla gamba, evidenziato nel suo isolamento, e come stile risalire al periodo a cavallo tra Quattro e Cinquecento, con gli influssi della pittura lombardo – fiammingo – renana allora vigenti in Genova all'epoca di Nicolò Corso. Tale composizione viene scandita da due pilastri, dei quali resta più leggibile quello di destra, decorato da una candelabra fitomorfa su fondo scuro, con un capitello rosso terracotta che sostiene la illusionistica trabeazione a liste orizzontali appena al di sotto della bordura. Alle estremità della composizione e incorniciate dall'architettura dei pilastri dipinti, stanno le due scene della Passione e della Flagellazione a destra, scarsamente leggibili, e a sinistra l'Incoronazione di spine. In esse prevale il realismo di tipo settentrionale, espressionisticamente accentuato dal colore. Dell'Incoronazione si intravede la calzamaglia rigata di rosso e bianco dello sgherro che sta attorcigliando col bastone, secondo le iconografie tedesche, la corona sul capo del Cristo. Il Cristo è bendato, avvolto nella sua veste rossa, seduto su una panca; dietro al suo torturatore e alla sua figura si intravede un personaggio vestito di nero che lo guata con sguardi di odio e rancore. La bordura doveva correre a modo di decoro su tutti i lati, come se si fosse trattato di un arazzo, ed è costituita dal motivo ornamentale degli ampi girali fitomorfi tondeggianti e delle sfingi che reggono dei piccoli medaglioni con quelle che sembrerebbero teste femminili, su sfondi rossastri. L'esempio potrebbe essere stato alla pittura di Nicolò Corso quale appare oggi riemergere nel chiostro di San Gerolamo di Quarto e nel monastero delle Grazie di Portovenere. I frammenti sono stati trattati al momento della mostra alla Spezia di Nicolò Corso nel 1986, relativamente alle tendenze della pittura genovese a cavallo dei due secoli. Esiste pertanto l'ipotesi si fosse trattato di parte delle maestranze che avevano operato in San Gerolamo di Quarto nel 1503 (data riferita dal Soprani). A confermare tale legame starebbe soprattutto il motivo decorativo delle candelabre fitomorfe simile in questi pilastri illusionistici a quello dei pilastri reali di San Gerolamo di Quarto. A. Ferretto, La nuova parrocchia dell'Annunziata di Sturla, in L'Eco d'Italia 1894, 5 e 12 marzo Luisa Viviani, Sturla da borgo di pescatori a quartiere di una grande città, in La Berio sett.-dic. 1985, pp. 21–40 A. G. Gaggero, Nazario e Celso antesignani della fede in Liguria, Genova, 1967 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su oratorio di San Celso

Chiesa della Santissima Annunziata di Sturla
Chiesa della Santissima Annunziata di Sturla

La chiesa della Santissima Annunziata è un luogo di culto cattolico situato nel quartiere di Sturla, in via della Vergine, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Albaro dell'arcidiocesi di Genova. La prima notizia certa riguardo all'attuale chiesa risale 1434, quando venne realizzata grazie a una donazione dei coniugi Andrea e Chiara Bottaro da Bonassola e all’intervento di due sacerdoti secolari, Domenico Verruca e Pietro Micichero e di un laico, Martino Ponzano. Nel 1437 i religiosi reggenti la chiesa ottennero il permesso da Papa Eugenio IV, veneziano, di unirsi ai Canonici di San Giorgio in Alga, di cui faceva parte anche il pontefice e successivamente anche l'esenzione dalla giurisdizione della diocesi di Genova, finché nel 1441 la stessa chiesa fu donata ai canonici di San Giorgio in Alga dalla stessa Comunità di Sturla. La chiesa era a due navate e fu ampliata poi con una terza (ciascuna terminata con un proprio abside semicircolare) a partire dal 1527, ma i lavori erano ancora da terminare nel 1582. I canonici, detti celestini, ressero la chiesa e il convento fino al 1652, quando fu soppresso per scarsità di religiosi. Passò successivamente agli agostiniani, che lo tennero fino alla soppressione napoleonica del 1798. In questo periodo, tra Sei e Settecento, la chiesa si arricchì di decorazioni marmoree e a stucco e di altari che arrivarono ad essere tredici, dandole il tipico aspetto del barocchetto genovese. Passata all'inizio dell'Ottocento al clero secolare, la chiesa divenne parrocchia nel 1894, dopo essere stata restaurata due anni prima. Tra 1940 e 1942 e subito dopo la guerra, il monastero e la chiesa vennero di nuovo restaurati anche con imponenti lavori di consolidamento. Nell'impossibilità di riportare la chiesa ad un vagheggiato aspetto originario, essa fu in buona parte ricostruita, e vennero distrutti molti degli altari settecenteschi. La chiesa fu riconsacrata il 24 marzo 1966. La facciata della chiesa è stata ristrutturata negli interventi novecenteschi dall’architetto e allora Soprintendente ai Monumenti Carlo Ceschi reinterpretando liberamente lo stile originario, con due monofore, il rosone centrale e l'architrave originale in ardesia sopra l'ingresso. Il portale presenta una lunetta raffigurante l'Annunciazione scolpita a bassorilievo dallo scultore Armando Gerbino (1901-1991) nel 1942. L'interno è tre navate: le navate laterali sono divise da quella centrale da quattro pilastri ottagonali per lato collegati da archi a tutto sesto. La navata centrale termina in un profondo coro affiancato da due absidi più piccole. Il primo e quarto pilastro della navata destra, in pietra di Quarto, sono quelli originali quattrocenteschi, come si è conservata l'abside poligonale corrispondente. Nel soffitto della navata centrale è un affresco tardo cinquecentesco con l'Annunciazione, da riferirsi, nonostante le ridipinture, alla bottega dei Calvi. Nella navata destra, al secondo altare è l'opera più importante presente in chiesa, una inconsueta (per la zona) pala veneziana con la Madonna col Bambino e i santi Sebastiano e Rocco, angeli musicanti, opera di Palma il Vecchio, databile al 1523 - 24 circa. La presenza della tela non può però stupire considerando il menzionato legame della chiesa e del convento con Venezia. Non è chiaro, però, se l'opera sia stata commissionata per questa chiesa o semplicemente portata da Venezia. Gli oranti in basso sono un'aggiunta probabilmente della seconda metà del Cinquecento. La pala dovette essere inserita nella cornice marmorea in cui si trova tra Seicento e Settecento, come si può vedere dallo stile della lunetta dipinta al di sopra, che tuttavia pare essere una ridipintura di una composizione precedente, lasciando affiorare figure più antiche sotto le attuali, che potrebbero essere anch'esse di Palma il Vecchio. Al quarto altare destro è una Visione di San Nicola da Tolentino, tarda opera di Gregorio De Ferrari collocabile all'inizio del Settecento. Nella parete presso la cappella di fondo è un affresco cinquecentesco con San Rocco e San Sebastiano, di ignoto. La presenza di san Rocco accomuna la Santissima Annunziata alla ex chiesa parrocchiale, divenuta allora oratorio dei Santi Nazario e Celso. La Cappella del Buon Consiglio, concludente la navata, prende il nome dall'immagine mariana novecentesca collocata all'interno di un altare barocco del 1695. All'interno della cappella è anche il Monumento funebre di Giannotto Lomellini, doge della Repubblica dal 1571 al 1573 e morto a cinquantacinque anni nel 1574, voluto, come recita l’epigrafe, dalla moglie Francesca Negrone. Il presbiterio mostra ancora alcuni affreschi scoperti nei restauri della fine dell'Ottocento databili tra Quattro e Cinquecento e attribuiti ad Andrea Morinello. Della vecchia parrocchiale l'attuale chiesa avrebbe tenuto, secondo il Magnani, l'altare con tarsie marmoree. N. Perasso, Chiese ed opere pie di Genova, ms. del XVIII secolo, Archivio di Stato di Genova, ms. 846, c. 1r. G. Marcenaro, F. Repetto, Dizionario delle Chiese di Genova, Genova 1970, pp. 147-152, in part. p. 148; A. Padovano, SS. Annunziata di Sturla, in L. Alfonso, A. Padovano, Le Chiese genovesi, Genova 2014, pp. 191-192, in part. p. 191. I Genova Sturla (Genova) Arcidiocesi di Genova Parrocchie dell'arcidiocesi di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Santissima Annunziata di Sturla Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it.

Casa del Soldato (Genova)
Casa del Soldato (Genova)

La Casa del Soldato, già Casa littoria rionale “Nicola Bonservizi”, è un edificio di Genova, sito nel quartiere di Sturla. Opera dell’architetto Luigi Daneri, rappresenta un importante esempio di architettura razionalista ed è sottoposto a vincolo da parte della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria. L'edificio fu costruito su progetto dell'architetto razionalista Luigi Carlo Daneri e compiuto nel 1938. Ospitava in origine il gruppo rionale fascista di Sturla, intitolato al "martire" Nicola Bonservizi. Si trova in stato di abbandono dal 2009. Un progetto di restauro elaborato nel 2016 rimase senza seguito. Un sopralluogo effettuato nel 2020 dal CLSM (Coordinamento Ligure Studi Militari) ha documentato uno stato precario degli interni a causa di accessi non autorizzati e vandalismi. Dopo una iniziale attribuzione in gestione al corpo nazionale Vigili del Fuoco, che però vi ha rinunziato per la complessità di utilizzo operativo di un bene storico di questa tipologia e pregio, l'edificio dovrebbe diventare un polo di uffici e servizi. Le scelte progettuali furono fortemente condizionate dalle caratteristiche del sito: la casa sorge infatti su un terreno posto 11 m più in basso della strada su cui si affaccia. Daneri ideò quindi un edificio a torre, con i tre piani inferiori (non visibili dalla strada) destinati agli uffici di minore importanza, un piano libero al livello stradale e un piano superiore contenente gli spazi di rappresentanza, che dalla strada appare come un corpo a sé stante, poggiante su pilotis alla maniera corbuseriana. Il corpo superiore viene trapassato dal corpo scala in vetrocemento di forma ellissoidale, che si innalza superiormente a formare una sorta di torre. Il carattere dell'edificio si mantiene comunque distante dalla magniloquenza tipica di altre costruzioni simili, mantenendosi fedele a un puro linguaggio razionalista. Secondo la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria, risulta "particolarmente interessante il "taglio" dell'edificio a livello di Piazza Sturla che dona leggerezza e ricorda il celebre esempio della Ville Savoye di Le Corbusier". Genova, collana Guide di architettura, Torino, Allemandi, 1992, p. 198, ISBN 88-422-0341-6. La casa del soldato (PDF), su Opportunity Liguria, Regione Liguria.

Stazione di Genova Sturla
Stazione di Genova Sturla

La stazione di Genova Sturla è una fermata ferroviaria posta sulla linea Genova-Pisa, fra le stazioni di Genova Brignole e Genova Quarto, servendo l'omonimo quartiere cittadino. Il 23 novembre 1868 fu inaugurata la linea ferroviaria da Genova Brignole a Chiavari, che comprendeva una stazione nell'area occupata dall'attuale piazza Sturla, posta ad un livello più basso rispetto al piano stradale. Lasciata la galleria sotto il colle di San Martino, i treni percorrevano l'attuale via Sclopis, impegnando poi un viadotto sul rio Vernazza, parte del quale ancora oggi visibile, prima di sostare a Sturla. Il 12 agosto 1915, con l'attivazione del nuovo tracciato a monte fra le stazioni di Genova Brignole e di Quarto dei Mille, la vecchia fermata di Sturla venne sostituita dalla fermata attuale. A poca distanza dalla stazione si trovano il campo sportivo per l'atletica leggera di villa Gentile e la chiesa della Santissima Annunziata di Sturla. Superata la vecchia stazione di Sturla in direzione levante, la zona era servita da una seconda fermata ferroviaria, denominata via Tabarca, posta a sud dell'attuale Villa Gentile ed anch'essa soppressa in occasione dello spostamento a monte della ferrovia. Nel 1926, in conseguenza dell'aggregazione a Genova dei comuni limitrofi, la stazione di Sturla assunse la nuova denominazione di "Genova Sturla". Sui due binari di Genova Sturla effettuano fermata i collegamenti regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Liguria, quasi tutti ricadenti nel servizio ferroviario urbano di Genova. Nell'ambito della categorizzazione delle stazioni, RFI classifica l'impianto nella categoria silver. Esso dispone di: Sottopassaggio Stazione video sorvegliata Biglietteria automatica Annuncio sonoro treni in arrivo e in partenza Sala d'attesa Ascensore Parcheggio A poca distanza dalla stazione si trova la fermata della linea di autobus dell'AMT numero 45 (che collega la stazione di Genova Brignole con l'ospedale pediatrico Gaslini), la fermata della linea 584 che collega il quartiere collinare di Bavari con l'ospedale pediatrico Gaslini, e i capilinea delle linee 42 (che collega Sturla con piazza De Ferrari nel centro cittadino), 512 e 513 (che servono i quartieri collinari di Quarto). Scendendo verso mare, in Piazza Sturla, vi sono le fermate della linea 15 (che collega il quartiere del levante genovese Nervi e il centro della città, passando per il quartiere di Albaro) e 31 (che collega il succitato ospedale Gaslini e la stazione Brignole, passando sul lungomare per il quartiere della Foce), oltre alla linea notturna N2, che attraversa la città da Nervi fino a Voltri. Corrado Bozzano, Roberto Pastore, Claudio Serra, Tra mare e monti da Genova alla Spezia, Nuova Editrice Genovese, Genova, 2010. ISBN 978-88-88963-38-9 Ferrovia Genova-Pisa Genova Servizio ferroviario urbano di Genova Sturla (Genova) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Genova Sturla

Abbazia di San Gerolamo
Abbazia di San Gerolamo

L'abbazia di San Gerolamo è un luogo di culto cattolico situato nel quartiere di Quarto dei Mille, in via Redipuglia, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Quarto dell'arcidiocesi di Genova. L'edificio è nelle adiacenze dell'istituto Giannina Gaslini. Le vicende che portarono all'origine dell'abbazia ebbero inizio in Spagna durante lo scisma d'Occidente della Chiesa cattolica nel XIV secolo. In seguito all'esilio dei papi ad Avignone e al successivo schieramento delle forze europee a sostegno del papa Urbano IV o dell'antipapa Clemente VII, il re Giovanni I, regnante delle regioni di Castiglia e Leòn aderì allo schieramento dell'antipapa e ciò provocò una situazione addirittura insostenibile in Spagna: chi voleva rimanere cittadino spagnolo doveva aderire all'antipapa pena l'esilio. Un gruppo di religiosi gerolimiti, movimento appena istituito che professava la regola di sant'Agostino, preferì l'esilio. Approdati a Genova chiesero al papa di Roma l'autorizzazione a costruire un monastero intitolato al loro protettore san Girolamo, ed il 5 agosto 1383 con un breve, il Pontefice acconsentì alla costruzione. I religiosi non approdarono a Genova per caso, infatti, faceva parte della congregazione Alfonso Pecha di Guadalati, fratello del fondatore dei gerolimiti e vescovo di Jaén, che aveva avuto la fortuna di essere confessore, consigliere, compagno di viaggio e revisore degli scritti di santa Brigida di Svezia. Proprio in occasione di un viaggio e della permanenza a Genova di santa Brigida, Alfonso Pecha scoprì i luoghi presso i quali sarebbe sorto il monastero che allora si presentavano come una verde collinetta a ridosso del Mar Ligure. A confermare il fatto che sia stato Alfonso Pecha a dare l'impulso alla creazione del monastero, vi è una lapide sepolcrale, tutt'oggi visibile all'interno della chiesa, che attribuisce a lui il merito di essere stato il fondatore del complesso monastico. Dopo l'approvazione papale, il progetto avanzò rapidamente ed il 18 dicembre 1383 i gerolimiti comprarono, per mille e cento lire genovesi, il terreno sul quale sorge tuttora la chiesa. Con il sussidio delle elemosine, e con un contributo dei benedettini neri di Santo Stefano, si poté eseguire una buona parte del lavoro. Quattro anni dopo, nel 1387, venne eletto il primo priore che morì poco dopo, così come molti altri religiosi della comunità, che in poco tempo fu ridotta a soli due individui: il fondatore vescovo Alfonso e frate Innocenzo. In virtù della grave situazione, il vescovo prese la decisione di cedere la fondazione alla Congregazione benedettina olivetana che gli offriva la sicurezza del completamento dell'opera da lui iniziata. Da Siena cominciarono ad affluire i monaci, si costituì una nuova comunità che l'anno successivo poté contare su altri dodici monaci che permisero la ripresa della normale vita monastica. Le prime trasformazioni le operano proprio i frati olivetani che sfondarono l'abside originale per ricavare l'ampio sancta sanctorum, al cui centro è collocato l'altare maggiore e, intorno a questo, il coro. Al termine di queste prime trasformazioni avvenne la consacrazione dell'altare maggiore (1492) e della chiesa (1495). Nel 1535 il monastero diventò definitivamente abbazia indipendente con un proprio abate. Proprio la figura dell'abate sarà spesso ricoperta da rappresentanti delle più importanti famiglie genovesi del tempo (Adorno, Fieschi, Imperiale, Centurione) e questo sottolinea come, nel tempo, l'abbazia di San Gerolamo avesse assunto un'importanza spirituale e sociale. La vicinanza di tali importanti famiglie favorì l'ampliamento e il completamento delle strutture dell'abbazia. La sacrestia fu fatta costruire da Luciano Spinola e, sempre gli Spinola, intervennero per restaurarla nel 1542 e, successivamente, nel 1609. Nel 1487 Nicola Da Passano, con disposizione testamentaria, offrì un fondo per la costruzione di una cappella che risulta essere la cappella dell'oratorio posta a fianco dell'altare maggiore. Alla fine del Quattrocento venne aggiunto il sostegno marmoreo dell'altare maggiore che alcuni storici affermano sia il sarcofago di Agostino e Giovanni Adorno. Tra il XVI e XVII secolo avvenne l'aggiunta delle cappelle laterali utilizzate spesso come sepolcri. In particolare, intorno al 1612, gli Spinola fecero erigere la cappella di santa Francesca Romana e nel 1649 quella dell'allora beato Bernardo Tolomei. Nel 1933 venne operato un parziale recupero e restauro del complesso. Alla fine degli anni '80 la chiesa è nuovamente oggetto di restauro: vengono recuperate le colonne affrescate, la cappella del crocifisso, vengono riportati alla luce alcuni affreschi originali posti sugli architravi, e vengono restaurati alcuni dipinti affissi nel presbiterio, avviene, inoltre, il restauro e la pulizia, del crocifisso posto nella cappella di san Nicolò. La vita proseguì indisturbata fino al 1797 quando alcuni movimenti rivoluzionari e l'arrivo dell'esercito napoleonico cacciarono via i frati dall'abbazia che tornò in loro possesso nel 1815. I tentativi di ridare vita all'abbazia (addirittura sovvenzionati dal re Carlo Alberto di Savoia) furono però vanificati dalle leggi del 1855 che costrinsero i frati ad esulare dall'abbazia senza farvi mai più ritorno. L'immobile venne riscattato dalla Cassa ecclesiastica nel 1859 e venne destinato ad abitazione per le "figlie di casa". Intorno al 1900 le figlie furono sostituite da ammalate croniche, nel 1925 la costruzione venne affittata alla Piccola casa della Divina Provvidenza (meglio nota come "Piccolo Cottolengo") che vi rimase per tre anni. Il 1933 segnò la fine di un lungo periodo tormentato ed incerto: il complesso di San Gerolamo venne incluso in un progetto di recupero e ristrutturazione degli edifici ospedalieri. Venne recuperato lo stile architettonico originale, vennero posti il nuovo pavimento e la nuova illuminazione e venne risistemato il piazzale antistante l'ingresso. Nel 1944 l'amministrazione ospedaliera vendette il complesso di San Gerolamo al conte Gerolamo Gaslini che intendeva utilizzare la chiesa come luogo di culto per l'istituto Giannina Gaslini. Negli anni successivi, con l'aumentare della popolazione, si rese necessario creare una nuova parrocchia. Il conte Gaslini cedette i locali dell'abbazia alla Curia Arcivescovile di Genova affinché vi si potesse insediare la nuova parrocchia che il cardinale Giuseppe Siri creò nel 1958. Come condizione per la cessione dell'abbazia alla Curia, venne incluso il vincolo che l'arcivescovo di Genova e i suoi successori ne divenissero anche l'abate. La chiesa venne affidata ai padri cappuccini che, a seguito dei malati, erano venuti ad officiare fin dal 1924. Nel 1984 i frati cappuccini vengono richiamati dall'ordine per altri incarichi e la parrocchia viene affidata ai preti diocesani. La chiesa è a croce latina, a tre navate con transetto e coro. I materiali utilizzati sono molto poveri poiché i mezzi economici erano molto ristretti e perché l'originaria funzione dell'abbazia era quella di eremo; una eventuale ricchezza di materiali e di stili non sarebbe stata consona con la vita di povertà e preghiera che dovevano sostenere i monaci. Lo stile utilizzato per la realizzazione della chiesa è principalmente gotico ma molti elementi sono stati cancellati dalle numerose trasformazioni che sono state operate nel tempo. Cassiano da Langasco, Chiesa di S. Gerolamo di Quarto, 1978, SAGEP Editore Autori vari, L'abbazia di S. Girolamo, 1933, A. Porcile A. Cappellini, L'abbazia di S. Girolamo di Quarto. Notizie storiche e d'arte, 1934, rivista municipale N. Schiappacasse, Il monastero di Quarto. Origine e storia, 1904, Rossetti - Pavia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'abbazia di San Gerolamo a Genova Abbazia di San Gerolamo, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Sito ufficiale, su sangerolamo.net. URL consultato il 29 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2017).

Museattivo Claudio Costa
Museattivo Claudio Costa

Il Museattivo Claudio Costa è un museo della pittura e scultura ospitato nell'ex-ospedale psichiatrico di Quarto dei Mille, a Genova. Nato come museo all'interno dell'Istituto per le Materie e le Forme Inconsapevoli (I.M.F.I.) è stato rinominato a ricordo del suo ideatore - Claudio Costa - scomparso nel 1995. Una dei suoi tanti ispiratori è stata la psichiatra brasiliana Nise da Silveira. Raccoglie un insieme di dipinti, opere in tecnica mista, sculture di artisti, alcuni di fama internazionale come lo stesso Claudio Costa, accostate ai lavori di degenti dell'ex-ospedale e di coloro che collaborarono nell'applicare l'arte come forma di appoggio terapeutico. L'intero museo è considerato dalla critica come un'opera d'arte di Costa stesso, ferma restando la validità sia delle opere dei singoli autori (sono presenti, fra le altre, opere di Davide Mansueto Raggio, Aurelio Caminati, Edoardo Alfieri, Giannetto Fieschi, Emanuele Luzzati, Mauro Marcenaro, Enrico Bruno Novali), sia l'intero materiale utilizzato per studio psichiatrico. Nel 2007 la biblioteca dell'ex ospedale, ancora attiva e frequentata soprattutto per libri di consultazione specialistica nel settore psichiatrico, è intitolata a Claudio Costa. Dopo la morte di Costa, la scultura fu applicata in maniera più compiuta come tecnica di appoggio terapeutico, completando la parte interna già esistente del museo con una sezione esterna: il giardino delle Sculture, posizionato nei giardini dell'ex-ospedale e inaugurato il 23 aprile 1999. La sezione è collocata nel giardino della comunità terapeutica Michelini, sempre all'interno del perimetro dell'ex-ospedale. La tecnica basata sulle opere scultoree dei malati psichici tendenzialmente aggressivi si fonda sul supporto teorico di partenza ideato dal britannico Sir Read, che approccia la trasformazione dell'aggressività attraverso un metodo di utilizzo dell'aggressività stessa in senso creativo. L'iniziativa è stata organizzata sul piano strettamente tecnico e logistico da Gianfranco Vendemmiati mentre gli interventi nello specifico applicativo sono stati condotti dall'artista-psichiatra Margherita Levo Rosenberg(responsabile del settore connesso all'uso terapeutico dell'espressione ed applicazione artistica presso la locale A.U.S.L.) e dallo scultore Alfonso Gialdini. Parte delle impostazioni teoriche degli interventi derivano da elaborazione ed affinamento di concetti espressi da Arturo Martini, Sir Herbert Read, Émile-Antoine Bourdelle(allievo di Rodin). Nella pianta a fianco le parti colorate sono i giardini che circondano l'edificio. I due tondi blu indicano il tavolo delle riunioni, quello più grande nella "sala Musica", l'altro più in basso. Il portone interno di passaggio per il corridoio che portava al bar gestito dai pazienti e, andando avanti, alla sala mostre utilizzata sia per i degenti sia per gli artisti professionisti posizionata sulla sinistra, dalla quale sempre sulla sinistra si usciva nel "Giardino delle Sculture". Nel secondo giardino più piccolo in basso si tenevano i corsi di scultura mentre il "Giardino delle Sculture" con le opere permanentemente in mostra è rappresentato dalla fascia colorata al di sopra della mappa di interno uscendo dalla sala mostre. Adesso tutto il museo è spostato in uno degli edifici prospicienti al complesso terapeutico casa Michelini, mentre il Giardino delle Sculture è stato riposizionato nei diversi giardini di tale complesso; nell'ampio spazio dentro l'edificio fra i primi due corridoi, visualizzati in basso nella mappa, era sistemato il laboratorio arterapeutico della psichiatra artista Margherita Levo Rosenberg. Claudio Costa Luigi Maccioni Antonio Slavich Gianfranco Vendemiati Miriam Cristaldi Miriam Cristaldi, Materia Immateriale, identità, mutamenti e ibridazione dell'arte nel nuovo millennio, con prefazione di Gillo Dorfles Miriam Cristaldi, Claudio Costa. Attraverso i quattro elementi Miriam Cristaldi e Paolo Minetti (a cura di), Evocare Colombo: un viaggio virtuale, Genova, Museo attivo delle forme inconsapevoli, 1992. Sandro Ricaldone, Il museo attivo delle forme inconsapevoli. Claudio Costa e l'esperienza dell'O.P. di Genova-Quarto, 1997 (consultato il 2 aprile 2020) Claudio Costa (pittore) Gillo Dorfles Franco Basaglia Alfonso Gialdini Quarto dei mille Claudio Costa ed I.M.F.I._Museattivo Claudio Costa a Figure Dell'Anima Palazzo Ducale di Genova Claudio Costa - Attraverso i quattro elementi di Miriam Cristaldi, su digilander.iol.it. piante del Museattivo Claudio Costa sensibilizzate( portano a mappa particolareggiata zona per zona ), su digilander.libero.it. Il progetto di un laboratorio di scultura per il controllo dell'aggressività di Margherita Levo Rosenberg (JPG), su digilander.libero.it. MUSEI E MOSTRE PERMANENTI, su centrostoricogenova.com (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2010). articoli di Miriam Cristaldi, su mcnuovo.altervista.org. URL consultato il 23 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).

Corso Europa (Genova)
Corso Europa (Genova)

La strada denominata corso Europa è una delle più lunghe di Genova e rappresenta il principale asse di collegamento del levante cittadino, estendendosi fra l'ex delegazione di San Martino fino al quartiere di Nervi, all'estrema propaggine orientale. La sua costruzione, avvenuta nei primi anni sessanta mutò significativamente la fisionomia dei quartieri attraversati, caratterizzandone il paesaggio e favorendo l'espansione edilizia. L'idea di una strada "pedemontana" di collegamento fra Nervi e il centro della città risale alla fine degli anni quaranta. Al tempo l'unico collegamento stradale era costituito dal tracciato litoraneo della via Aurelia, strada carrabile pressoché parallela alla più stretta via romana, sulla quale erano presenti anche i binari della rete tranviaria cittadina. I lavori per la costruzione dell'arteria furono avviati nel 1950 e, dopo una sospensione che vide l'apporto di sostanziali varianti di progetto le quali causarono non poche polemiche legate alle speculazioni edilizie che coinvolsero le aree attraversate, vennero ripresi nel 1956 con cantieri strutturati su 4 lotti e diversi sub-lotti: il primo tronco, dall'inizio di via San Martino a via Isonzo, fu aperto nel 1959; tale tratta impose il taglio del colle di San Martino, alla cui viabilità fu data continuità mediante la costruzione del ponte di via Lagustena; il secondo tronco, la cui principale opera d'arte è costituita dal viadotto di scavalco del torrente Sturla, nell'omonimo quartiere, terminava a Quarto all'altezza di via Pianelletti e fu inaugurato nel 1961; il terzo tronco, appaltato il 20 ottobre 1960, terminava all'altezza di via Fabio Filzi, subito a monte della stazione ferroviaria di Quinto e fu consegnato nell'estate del 1963; il quarto tronco fu l'ultimo a essere realizzato e richiese l'abbattimento di alcune abitazioni nella zona dell'allora via Santorre di Santarosa, fra Quinto e Nervi nonché la costruzione di un importante manufatto di scavalco del torrente Nervi lungo 260 metri con relativo svincolo verso via Oberdan; questi ultimi furono inaugurati nel 1964, un anno dopo il resto della tratta. Battezzata corso Europa, l'allora nuova arteria stradale genovese misurava complessivamente 6,5 km ed era concepita come arteria a scorrimento veloce, con sopraelevazione di alcune curve e due corsie per ciascun senso di marcia, su carreggiate separate. Procedendo da ponente a levante, la strada serve l'ospedale San Martino mediante accessi dalle trasversali viale Benedetto XV, via Pastore e via Mosso. Nel medesimo quartiere di San Martino si affaccia inoltre su corso Europa la sede RAI della Liguria (un edificio di stile moderno, inaugurato nel 1967, 37.360 m³ di volumetria per 13 piani, di cui due sotterranei) e, pur senza accesso diretto, villa Donghi, edificio fatiscente benché sottoposto a tutela in base al decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004, con un vincolo che risale al 1934. Superato il colle di San Martino e raggiunta la valle del rio Chiappeto, la strada fiancheggia lo stadio Giacomo Carlini, edificato nel 1912 a cura della società Nafta con l'annesso cottage, che era raggiungibile mediante un lungo ponte pedonale da via Borgoratti: la costruzione di corso Europa impose l'abbattimento di una porzione di tale manufatto, rendendolo da allora inservibile. Oltrepassata la valle dello Sturla, il quartiere di Quarto presenta aree la cui edificazione è coeva o successiva a quella della strada, nonché il primo degli svincoli a livelli sfalsati che conduce a via Carrara. In prossimità di una delle rampe è possibile accedere al Museo Garibaldino allestito in alcune sale di villa Spinola, luogo in cui Giuseppe Garibaldi fu ospitato prima di imbarcarsi per la spedizione dei Mille. Un altro complesso edilizio degno di nota è la quattrocentesca villa Doria Spinola, che sorgeva lungo via romana della Castagna, tagliata dalla nuova arteria, i cui terreni furono in parte espropriati per la costruzione di corso Europa e che in seguito furono ulteriormente ridotti a beneficio di un grande albergo e di un supermercato. Dopo il secondo svincolo, che consente di immettersi sull'autostrada A12, si oltrepassa la valle del torrente Bagnara, su cui insiste parte del complesso residenziale denominato Colle degli Ometti, raggiungendo dapprima Quinto al Mare e, successivamente, Nervi, in corrispondenza del locale complesso ospedaliero. Nel secondo dopoguerra il trasporto pubblico genovese, ancora fortemente incentrato sull'estesa rete tranviaria, vide l'introduzione di autoservizi in concorrenza con quest'ultima, che si avvalevano della facoltà di saltare numerose fermate collegando estremi opposti della città, prendendo il caratteristico nome di "linee celeri". La costruzione di corso Europa, strada nata per consentire velocità elevate rispetto a quelle dell'epoca, comportò l'istituzione di una nuova linea "celere" fra la centrale piazza De Ferrari e Capolungo, che percorreva per intero la nuova arteria pedemontana e per tale motivo era contrassegnata dalla lettera P. La linea celere P fu risparmiata dalle soppressioni avvenute nel 1967, in quanto rappresentava l'unico collegamento transitante per corso Europa e, a tutti gli effetti, svolgeva un servizio ordinario osservando tutte le fermate. All'atto della riforma del trasporto pubblico a Genova entrata in vigore il 30 luglio 1973, la stessa venne semplicemente rinominata come linea 17 della rete AMT. Nel quadro di una mutata politica che, rispetto agli anni sessanta, mirava a riequilibrare l'utilizzo del trasporto pubblico rispetto alla mobilità privata, cui la strada era dedicata, alla fine degli anni ottanta, nell'ambito delle opere pubbliche cittadine da realizzare con i fondi dell'Expo '92 Genova, venne ipotizzata la realizzazione di una tranvia o di un people mover sopraelevato, ma il progetto venne abbandonato. Un decennio dopo, nel 1998, nella prima parte di corso Europa fu tuttavia attivato il cosiddetto asse attrezzato di corso Europa, una busvia che si avvale di percorsi riservati a centro strada e del controllo semaforico finalizzato alla regolarità delle corse degli autobus. Per la costruzione di tale infrastruttura fu rettificato il profilo trasversale di alcune curve, diminuendone la pendenza, e soppressa la vegetazione presente nell'aiola centrale a favore di una platea in cemento di pari larghezza. Tale opera, che si è rivelata tra i più importanti e sistemi per il trasporto pubblico della città, fu realizzata grazie ad un investimento di 4,8 miliardi di lire finanziati dal Ministero dell'Ambiente e dal Comune di Genova. L'asse attrezzato, che parte in realtà da corso Gastaldi, l'arteria che rappresenta il proseguimento verso il centro di corso Europa, si sviluppa fino a Quarto, all'incrocio con via Shelley. La busvia vera e propria ha inizio, in direzione levante, all'altezza dell'intersezione con via Pastore, per la sola corsia ovest-est, diventando a due corsie all'altezza della fermata del pronto soccorso e impegnando successivamente le fermate di via della Piazzetta (stadio Carlini), via Isonzo, via Swinburne e via Shelley, tutte in corrispondenza di semafori e protette con barriere salva persone. Corrado Bozzano, Roberto Pastore, Claudio Serra, La strada "Pedemontana" ovvero Corso Europa a Genova, in Tra mare e monti da Genova alla Spezia, Genova, Nuova Editrice Genovese, 2010, pp. 142–143, ISBN 978-88-88963-38-9. Genova Sistema viario di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso Europa