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Castello Türcke

Architetture di Gino CoppedèPagine con mappeVille di Genova
Il castello di vernazzola panoramio
Il castello di vernazzola panoramio

Il Castello Türcke è una storica residenza della città di Genova in Italia. La villa venne eretta nel 1903 secondo il progetto dell'architetto fiorentino Gino Coppedè per volere dell'ingegnere svizzero Giovanni Türcke. Due anni dopo la morte dell'ingegner Türcke, sopraggiunta nel 1917, gli eredi vendettero il castello a W. Homberger. Questi estese la proprietà acquistando nel 1921 e nel 1925 alcuni appezzamenti di terreno, ampliando notevolmente le dimensioni del giardino. L'edificio ripropone le fattezze di un vero e proprio castello secondo il modello già collaudato dal Coppedè con il Castello Mackenzie in Genova e ripreso in diversi altri suoi progetti successivi. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Castello Türcke

Estratto dall'articolo di Wikipedia Castello Türcke (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Castello Türcke
Via al Capo di Santa Chiara, Genova Levante

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N 44.390402 ° E 8.977392 °
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Via al Capo di Santa Chiara 24b
16146 Genova, Levante
Liguria, Italia
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Il castello di vernazzola panoramio
Il castello di vernazzola panoramio
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Luoghi vicini

Boccadasse
Boccadasse

Boccadasse (Boca d'âze o Bocadâze in genovese) è un antico borgo marinaro del comune di Genova, che fa parte dell'unità urbanistica Lido del quartiere di Albaro. Nell'attuale suddivisione amministrativa è quindi compreso nel Municipio VIII - Medio Levante, che oltre ad Albaro comprende anche i quartieri della Foce e di San Martino. Convenzionalmente, il piccolo quartiere di Boccadasse è delimitato dalla via Felice Cavallotti (che delimita il borgo a ovest verso Albaro), via Caprera che lo separa da Sturla alta, via del Capo di Santa Chiara, a est del quale si estende Vernazzola, altro piccolo borgo marinaro che fa parte del quartiere di Sturla. A sud, il confine naturale è la linea costiera. Il borgo di Boccadasse è compreso tra l'estremità orientale di corso Italia e il Capo di Santa Chiara, zona molto esclusiva e punto panoramico che divide l'area di Albaro da quella di Sturla. Il borgo di Boccadasse, con le sue case dalle tinte pastello, addossate le une alle altre e strette attorno ad una piccola baia, anche se ormai circondato dal contesto cittadino, si è conservato pressoché immutato nel tempo, come lo si sarebbe potuto vedere uno o due secoli fa, circostanza che ne ha fatto una delle più note attrattive turistiche genovesi. La grande suggestione di questo luogo è dovuta anche al fatto che non si tratta di una semplice conservazione del passato ad uso turistico, ma di un borgo vivo e vitale, dove ancora alcuni pescatori continuano la loro antica attività. Oggi, accanto a loro, ci sono gelaterie, ristoranti e piccole gallerie d'arte. Boccadasse è il tradizionale punto di arrivo delle passeggiate dei genovesi in corso Italia, il frequentato lungomare che dalla Foce attraversa tutto il quartiere di Albaro e termina in corrispondenza della chiesa dedicata a Sant'Antonio di Padova, dove sono conservati numerosi ex voto legati a drammi della gente di mare. Sul retro della chiesa si trova una piazzetta panoramica intitolata al poeta Edoardo Firpo dalla quale si può godere il panorama del sottostante borgo marinaro. Dal belvedere Firpo, ristrutturato nel 2001 in occasione del G8 svoltosi a Genova, si accede al borgo attraverso una scalinata oppure percorrendo la via Aurora, una tipica "crêuza" ligure. Un'altra crêuza a levante della piazzetta risale al capo di Santa Chiara per poi ridiscendere a Vernazzola, frazione del quartiere di Sturla e antico punto di approdo al quale faceva capo la via che portava nell'entroterra attraverso la valle Sturla. Dal belvedere in cima al Capo di Santa Chiara, sovrastato dal castello Türcke, costruzione medioevaleggiante in stile Liberty, costruito nel 1903 su progetto di Gino Coppedè, si può godere un ampio panorama sul levante genovese e del Golfo Paradiso fino al promontorio di Portofino. Diverse sono le ipotesi circa l'origine del nome di Boccadasse, ma non ci sono fonti certe in proposito. Secondo quella più frequentemente citata, il nome del borgo deriverebbe dalla forma della piccola baia: Boccadasse significherebbe "bocca d'asino" (bocca d'âze nel dialetto genovese). Altre possibili origini del nome fanno riferimento al torrente "asse" che un tempo scorreva dove attualmente si trova via Boccadasse e, dopo aver alimentato i lavatoi (treuggi in genovese) e la fontana, sfociava in mare al centro del borgo, o ancora, dal nome di un antico proprietario, Guglielmo Boccadassino. Secondo una leggenda il borgo sarebbe stato fondato intorno all'anno 1000 da alcuni pescatori spagnoli che, colti da una tempesta, trovarono rifugio in questa insenatura. Dal nome del loro capitano (De Odero o Donderos), sarebbe derivato il cognome Dodero, ancora oggi diffuso nella zona. Il borgo di Boccadasse è sempre stato parte integrante del territorio di San Francesco d'Albaro, da cui dipendeva amministrativamente, sia come comune che come parrocchia. San Francesco d'Albaro fino all'Ottocento era un comune rurale, composto di case sparse, orti e ville signorili sulle colline prospicienti il mare: Boccadasse ne costituiva una piccola appendice periferica, uno dei pochi nuclei compatti di questo territorio e l'unico in riva al mare. Con il Regio Decreto n. 1638 del 26 ottobre 1873 sei comuni della bassa val Bisagno, e tra questi San Francesco d'Albaro, furono accorpati al comune di Genova. L'espansione edilizia del Novecento ha cambiato profondamente l'aspetto di questa zona, trasformandola in uno dei più eleganti quartieri residenziali di Genova, ma cancellando al tempo stesso il tessuto storico preesistente. In questo contesto il borgo di Boccadasse, per la posizione periferica, ma soprattutto per volontà dei suoi abitanti, è riuscito a conservare l'originale struttura urbanistica. Secondo alcuni dal nome del borgo sarebbe derivato quello del quartiere di Buenos Aires La Boca, abitato da immigrati di origine genovese, ma non ci sono riscontri a supporto di questa affermazione. L'intero borgo, con le sue case colorate, la piazzetta (piazza Nettuno) che si apre sulla piccola baia, i suoi punti panoramici e le tipiche "crêuze", è di notevole interesse turistico, anche per la sua atmosfera d'altri tempi. La chiesa parrocchiale di Sant'Antonio di Padova venne edificata agli inizi del Settecento dai pescatori e dagli abitanti della zona. Nel corso dei secoli fu ampliata e trasformata; divenne parrocchia il 25 marzo 1894. Conserva al suo interno diverse opere d'arte tra le quali statue di Francesco Storace e Antonio Canepa e alle pareti sono appesi come ex voto diversi modellini di navi. La festa patronale si celebra con particolare solennità il 13 giugno. La chiesa di Sant'Antonio è tra i pochi edifici religiosi ancora esistenti (insieme con l'abbazia di San Giuliano, restaurata negli anni novanta del Novecento), tra i tanti che prima dell'apertura di corso Italia sorgevano sulle scogliere di Albaro. Nel territorio di Boccadasse è presente e preservato un sito di interesse comunitario, proposto dalla rete Natura 2000 della Liguria, per il suo particolare interesse naturale e geologico. Il sito è collocato tra i fondali delle delegazioni genovesi di Sturla, Quarto dei Mille, Quinto al Mare e Nervi dove è segnalato un particolare habitat formato da praterie di posidonia oceanica e formazioni coralline. Tra le specie animali sono presenti i pesci: Hippocampus hippocampus, Labrus merula, Parablennius gattorugine, Parablennius tentacularis, Symphodus cinereus, Symphodus rostratus, Symphodus tinca. Il cantautore Gino Paoli, che ha abitato molti anni a Boccadasse, in salita Santa Chiara ha rievocato quel periodo, sia pure senza citare la località, nella celebre canzone La gatta. Lo stesso Gino Paoli ha dedicato a Boccadasse un brano (intitolato, appunto, Boccadasse) che fa parte dell'album del 2004 Ti ricordi? No non mi ricordo, inciso dallo stesso autore in coppia con Ornella Vanoni. Una canzone del duo genovese I Trilli, intitolata Trilli-trilli, riprendendo un antico sfottò di sapore campanilistico, argomenta che gli abitanti di Boccadasse sono, se possibile, più tarlucchi (babbei) di quelli della Foce. Il gruppo progressive rock italiano Il Tempio delle Clessidre ha inoltre dedicato una canzone alle atmosfere poetiche di questo borgo marinaro. A Boccadasse è dedicata una poesia di Edoardo Firpo, intitolata appunto Boccadâze, nella quale il poeta descrive l'atmosfera dell'antico borgo. La poesia è ricordata da una targa che ne riporta i primi versi, affissa sul retro della chiesa, nella piazzetta-belvedere intitolata al poeta genovese. Lo scrittore siciliano Andrea Camilleri, nei suoi romanzi polizieschi sulle storie del commissario Montalbano, immagina che a Boccadasse abiti Livia, la fidanzata genovese del protagonista. Boccadasse, anticamente raggiungibile dalla terraferma solo attraverso una ripida scalinata scavata nella roccia, che portava al capo di Santa Chiara e da qui a Vernazzola (Sturla), oggi è comodamente raggiungibile dal centro di Genova, da cui dista circa 5 km, attraverso corso Italia, mediante il bus pubblico numero 31 in partenza dalla stazione di Genova Brignole o anche mediante il bus turistico a due piani che effettua il giro della città L'apertura di corso Italia, nel 1915, se da un lato ha consentito un agevole collegamento con il centro cittadino, dall'altro ha rischiato di compromettere il carattere del borgo. Il progetto originario prevedeva, infatti, il prolungamento del lungomare proprio a ridosso delle case di Boccadase, ma l'opposizione della popolazione fece rientrare questa ipotesi. Così il traffico urbano, giunto in corrispondenza della chiesa di Sant'Antonio, svolta decisamente verso l'interno, aggirando i nuclei storici di Boccadasse e Vernazzola attraverso via Felice Cavallotti, via Caprera e via dei Mille, tornando verso il mare in corrispondenza di Sturla. Da queste vie brevi diramazioni consentono di arrivare fin sulla soglia del borgo. Il casello autostradale più vicino è quello di Nervi, sull'autostrada A12, a 5 km da Boccadasse. Boccadasse si trova a 1,5 km dalla stazione di Genova Sturla e 3,5 km da quella di Genova Brignole. Corinna Praga, Genova fuori le mura, Genova, Fratelli Frilli Editori, 2006, ISBN 88-7563-197-2. Guida d'Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. Guida rapida d'Italia - Liguria, Milano, TCI, 2002. Wikiquote contiene citazioni di o su Boccadasse Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Boccadasse La chiesa di S. Antonio di Boccadasse sul sito dell'Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2009).

Casa del Soldato (Genova)
Casa del Soldato (Genova)

La Casa del Soldato, già Casa littoria rionale “Nicola Bonservizi”, è un edificio di Genova, sito nel quartiere di Sturla. Opera dell’architetto Luigi Daneri, rappresenta un importante esempio di architettura razionalista ed è sottoposto a vincolo da parte della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria. L'edificio fu costruito su progetto dell'architetto razionalista Luigi Carlo Daneri e compiuto nel 1938. Ospitava in origine il gruppo rionale fascista di Sturla, intitolato al "martire" Nicola Bonservizi. Si trova in stato di abbandono dal 2009. Un progetto di restauro elaborato nel 2016 rimase senza seguito. Un sopralluogo effettuato nel 2020 dal CLSM (Coordinamento Ligure Studi Militari) ha documentato uno stato precario degli interni a causa di accessi non autorizzati e vandalismi. Dopo una iniziale attribuzione in gestione al corpo nazionale Vigili del Fuoco, che però vi ha rinunziato per la complessità di utilizzo operativo di un bene storico di questa tipologia e pregio, l'edificio dovrebbe diventare un polo di uffici e servizi. Le scelte progettuali furono fortemente condizionate dalle caratteristiche del sito: la casa sorge infatti su un terreno posto 11 m più in basso della strada su cui si affaccia. Daneri ideò quindi un edificio a torre, con i tre piani inferiori (non visibili dalla strada) destinati agli uffici di minore importanza, un piano libero al livello stradale e un piano superiore contenente gli spazi di rappresentanza, che dalla strada appare come un corpo a sé stante, poggiante su pilotis alla maniera corbuseriana. Il corpo superiore viene trapassato dal corpo scala in vetrocemento di forma ellissoidale, che si innalza superiormente a formare una sorta di torre. Il carattere dell'edificio si mantiene comunque distante dalla magniloquenza tipica di altre costruzioni simili, mantenendosi fedele a un puro linguaggio razionalista. Secondo la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria, risulta "particolarmente interessante il "taglio" dell'edificio a livello di Piazza Sturla che dona leggerezza e ricorda il celebre esempio della Ville Savoye di Le Corbusier". Genova, collana Guide di architettura, Torino, Allemandi, 1992, p. 198, ISBN 88-422-0341-6. La casa del soldato (PDF), su Opportunity Liguria, Regione Liguria.

Oratorio dei Santi Nazario e Celso (Genova)
Oratorio dei Santi Nazario e Celso (Genova)

L'ex oratorio dei Santi Nazario e Celso, già oratorio dei Disciplinanti di Sturla, è un luogo di culto cattolico situato nel quartiere di Sturla, in vico del Pesce, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. L'edificio fu la prima parrocchia di Sturla, prima che, dopo un lungo periodo di vacazione durante il quale la sua giurisdizione era passata alla chiesa di San Martino d'Albaro, il titolo parrocchiale venisse assegnato alla chiesa della Santissima Annunziata di Sturla. L'intitolazione a san Celso la relaziona al culto dei martiri Nazario e Celso, ai quali era intitolata la chiesa omonima che si trovava sulla costa di Albaro, l'iniziale parrocchia di questa parte del suburbio, i cui resti vennero demoliti per la realizzazione di corso Italia. L'edificio di Sturla, se pur con origini più antiche, venne citato in documenti del 1184 anche se testimoniante architettoniche del periodo preromanico e romanico non ve ne sono più tracce; le murature più antiche risalgono all'ammodernamento apportato nel XVI secolo. Essa venne ristrutturata nel 1594. A illustrare lo stato della chiesa dopo questo ammodernamento è la visita apostolica di monsignor Francesco Bossi. Ad una data di poco successiva, all'incirca nel 1594, riporta una targa posta sull'altare maggiore, sul quale era la pala con i tre santi titolari: Nazario, Celso, Rocco. Il Remondini afferma che tali santi erano affrescati ancora sulla volta. La nuova costruzione ebbe tre altari, ai quali accenna la descrizione del Novella. Sul maggiore venne posta la tela con i santi titolari. Vi si trova una macchina lignea da processione con gli stessi santi, si dice scolpita da Anton Maria Maragliano. Il gruppo era costituito da tre statue, quelle dei santi Nazario e Celso e da quella dell'Immacolata. Queste vennero portate nella Santissima Annunziata di Sturla che dal 1891 assunse la funzione parrocchiale. La chiesa parrocchiale attuale conserva anche la probabile pala d'altare della precedente, con i santi Rocco, Nazario e Celso, Caterina da Siena e Sebastiano, dipinta e firmata da Bernardo Castello. Negli ultimi decenni dell'Ottocento l'oratorio subì un lento declino che lo portò nel breve ad un abbandono e degrado. Nel 1936 la proprietà dell'edificio passò alla famiglia Galeppini. Due anni dopo, a seguito del crollo della copertura della volta settecentesca in canniccio, i proprietari avviarono i lavori di demolizione dell'oratorio (ritenuto, in una prima fase, di "scarso valore storico e artistico"), ma l'eccezionale scoperta di un grande affresco del Cinquecento e di altri dipinti portarono la Soprintendenza a prendere la decisione di sospendere tali valori e di avviarne, nel 1939, di recupero e messa in sicurezza del sito. Dal 30 settembre 1964 viene sottoposto a vincolo e tutela architettonica. Dopo altri passaggi di proprietà, nel 1989 viene acquistato dall'associazione "I Ricostruttori nella preghiera" che avviarono un nuovo intervento di recupero del sito che venne concluso nel 2002. Oggi esso si apre sul vicolo del pesce con un piccolo portoncino di legno, nel muro di recinzione del giardinetto a lato del suo fianco meridionale, cancelletto sovrastato da una lunetta una volta probabilmente dipinta a trompe l'œil. Da questo spazio aperto, oltre il portale, si intravede il fianco meridionale dell'oratorio, su cui si apre la porta di accesso e una finestrella a monofora. All'interno la parte absidale è stata completamente ristrutturata, ed in essa è stata tolta la volta con l'affresco menzionato dal Remondini, sostituita da una copertura lignea. Nel restauro sono riemersi gli affreschi delle pareti interne, stratificati in tre periodi, ognuno dei quali relativo ad un ciclo, oggi rimasto frammentario. Tali affreschi si estendono anche alla controfacciata e si sviluppano poi in più registri sulla parete sinistra sino all'innesto con il presbiterio. I fianchi sono costituiti da pareti lisce; al centro della parete di sinistra (parete settentrionale) una nicchia tardorinascimentale con paramento in marmo interrompe di questi tre cicli quello più antico. Sotto gli affreschi dovevano stare gli stalli lignei, disposti lungo tre lati. Degli affreschi, il più antico, sulla parete di sinistra, mostra tre figure frammentarie di santi, divisi tra loro da strisce rosse, dei quali un san Francesco d'Assisi di cui manca la testa, ascrivibile ad una iconografia trecentesca, e collegato ad una decorazione geometrica a losanghe rosse e blu su fondo bianco che conclude in alto la composizione tripartita. Su tale cornice doveva stagliarsi il capo di san Francesco. Il registro successivo, sempre di questo lato, mantiene brandelli dei due strati successivi di affresco. Di essi sono due candelabre con decori a grottesche bianche su fondo scuro, di scarsa qualità. Da esse sappiamo la data solo approssimativamente poiché quella di destra reca entro un tondo racchiuso tra due volute la data, 157(?), assimilabile all'incirca al 1575. Il terzo ciclo di affreschi si trova a partire dalla nicchia, guardando a destra, e mostra grandi scene aperte sul paesaggio; esse raffigurano la Passione, l'Orazione nell'orto, la Cattura, la Condanna di Cristo. Come stile queste ultime rimandano alla grande pittura genovese del Seicento, nella sua fase iniziale legata ancora al tardo Manierismo. Le tre scene sono inquadrate da illusionistiche cornici dipinte, che vorrebbero alludere a stipiti decorati di pietra. Ampia risulta la stesura dell'Orazione nell'Orto, i tre discepoli addormentati in basso, il Cristo inginocchiato al centro della scena, l'angelo che porta la Croce a destra in alto; sullo sfondo il paesaggio verdeggiante. I colori sono nitidi e puri. La Cattura di Cristo mostra ancora Cristo con la veste rossa, trascinato dalla soldataglia; la Condanna di Cristo lo mostra trascinato davanti al suo giudice, quest'ultimo assiso su un trono, al vertice di una struttura piramidale alla sinistra della scena; il Cristo viene introdotto, vestito della tunica rossa, da sinistra. Nella controfacciata si trova un altro tratto affrescato, di cui restano vari brandelli, abrasa in vari punti, soprattutto in basso; l'affresco appare racchiuso in un bordo a girali, alla maniera degli arazzi, il tutto ancora incorniciato ad una intelaiatura lignea successiva. Al centro sta un santo, forse san Rocco per la calzamaglia stracciata sulla gamba, evidenziato nel suo isolamento, e come stile risalire al periodo a cavallo tra Quattro e Cinquecento, con gli influssi della pittura lombardo – fiammingo – renana allora vigenti in Genova all'epoca di Nicolò Corso. Tale composizione viene scandita da due pilastri, dei quali resta più leggibile quello di destra, decorato da una candelabra fitomorfa su fondo scuro, con un capitello rosso terracotta che sostiene la illusionistica trabeazione a liste orizzontali appena al di sotto della bordura. Alle estremità della composizione e incorniciate dall'architettura dei pilastri dipinti, stanno le due scene della Passione e della Flagellazione a destra, scarsamente leggibili, e a sinistra l'Incoronazione di spine. In esse prevale il realismo di tipo settentrionale, espressionisticamente accentuato dal colore. Dell'Incoronazione si intravede la calzamaglia rigata di rosso e bianco dello sgherro che sta attorcigliando col bastone, secondo le iconografie tedesche, la corona sul capo del Cristo. Il Cristo è bendato, avvolto nella sua veste rossa, seduto su una panca; dietro al suo torturatore e alla sua figura si intravede un personaggio vestito di nero che lo guata con sguardi di odio e rancore. La bordura doveva correre a modo di decoro su tutti i lati, come se si fosse trattato di un arazzo, ed è costituita dal motivo ornamentale degli ampi girali fitomorfi tondeggianti e delle sfingi che reggono dei piccoli medaglioni con quelle che sembrerebbero teste femminili, su sfondi rossastri. L'esempio potrebbe essere stato alla pittura di Nicolò Corso quale appare oggi riemergere nel chiostro di San Gerolamo di Quarto e nel monastero delle Grazie di Portovenere. I frammenti sono stati trattati al momento della mostra alla Spezia di Nicolò Corso nel 1986, relativamente alle tendenze della pittura genovese a cavallo dei due secoli. Esiste pertanto l'ipotesi si fosse trattato di parte delle maestranze che avevano operato in San Gerolamo di Quarto nel 1503 (data riferita dal Soprani). A confermare tale legame starebbe soprattutto il motivo decorativo delle candelabre fitomorfe simile in questi pilastri illusionistici a quello dei pilastri reali di San Gerolamo di Quarto. A. Ferretto, La nuova parrocchia dell'Annunziata di Sturla, in L'Eco d'Italia 1894, 5 e 12 marzo Luisa Viviani, Sturla da borgo di pescatori a quartiere di una grande città, in La Berio sett.-dic. 1985, pp. 21–40 A. G. Gaggero, Nazario e Celso antesignani della fede in Liguria, Genova, 1967 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su oratorio di San Celso

Villa Allgeyer-Fuckel
Villa Allgeyer-Fuckel

Villa Allgeyer-Fuckel è un palazzo storico di Genova sito al numero 2 di via dei Maristi, nel quartiere di Albaro. Il palazzo venne realizzato alla fine del XVII secolo come residenza di campagna ed era circondato da un vasto podere. Nel 1728 fu censito come proprietà di Gerolamo Veneroso, all'epoca doge di Genova. La costruzione mantenne la sua originaria pianta rettangolare fino all'inizio del XIX secolo, quando venne aggiunto un piccolo corpo al lato sud. Nel 1901 il palazzo fu acquistato dalla famiglia tedesca Allgeyer-Fuckel, la quale affidò i lavori di ristrutturazione all'architetto Riccardo Haupt. Quest'ultimo trasformò la villa di campagna in residenza signorile, fece affrescare i soffitti, aggiunse una torre di belvedere e realizzò uno scalone monumentale in marmo. A causa delle origini tedesche dei proprietari, il palazzo fu confiscato durante la prima guerra mondiale, venendo poi restituito ad Anna Allgeyer, vedova Fuckel, al termine del conflitto. Nel 1939 fu acquistato dalla congregazione religiosa dei Fratelli maristi, che lo adibirono a istituto scolastico fino al 1994. Dopo alcuni anni di abbandono l'immobile venne restaurato e ospita, dal 2001, una delle due sedi genovesi di Fideuram - Intesa Sanpaolo Private Banking. Il palazzo, che nel 2009 subì alcuni danni a causa di un incendio accidentale, è riconosciuto come bene di interesse culturale dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su villa Allgeyer-Fuckel

Chiesa della Santissima Annunziata di Sturla
Chiesa della Santissima Annunziata di Sturla

La chiesa della Santissima Annunziata è un luogo di culto cattolico situato nel quartiere di Sturla, in via della Vergine, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Albaro dell'arcidiocesi di Genova. La prima notizia certa riguardo all'attuale chiesa risale 1434, quando venne realizzata grazie a una donazione dei coniugi Andrea e Chiara Bottaro da Bonassola e all’intervento di due sacerdoti secolari, Domenico Verruca e Pietro Micichero e di un laico, Martino Ponzano. Nel 1437 i religiosi reggenti la chiesa ottennero il permesso da Papa Eugenio IV, veneziano, di unirsi ai Canonici di San Giorgio in Alga, di cui faceva parte anche il pontefice e successivamente anche l'esenzione dalla giurisdizione della diocesi di Genova, finché nel 1441 la stessa chiesa fu donata ai canonici di San Giorgio in Alga dalla stessa Comunità di Sturla. La chiesa era a due navate e fu ampliata poi con una terza (ciascuna terminata con un proprio abside semicircolare) a partire dal 1527, ma i lavori erano ancora da terminare nel 1582. I canonici, detti celestini, ressero la chiesa e il convento fino al 1652, quando fu soppresso per scarsità di religiosi. Passò successivamente agli agostiniani, che lo tennero fino alla soppressione napoleonica del 1798. In questo periodo, tra Sei e Settecento, la chiesa si arricchì di decorazioni marmoree e a stucco e di altari che arrivarono ad essere tredici, dandole il tipico aspetto del barocchetto genovese. Passata all'inizio dell'Ottocento al clero secolare, la chiesa divenne parrocchia nel 1894, dopo essere stata restaurata due anni prima. Tra 1940 e 1942 e subito dopo la guerra, il monastero e la chiesa vennero di nuovo restaurati anche con imponenti lavori di consolidamento. Nell'impossibilità di riportare la chiesa ad un vagheggiato aspetto originario, essa fu in buona parte ricostruita, e vennero distrutti molti degli altari settecenteschi. La chiesa fu riconsacrata il 24 marzo 1966. La facciata della chiesa è stata ristrutturata negli interventi novecenteschi dall’architetto e allora Soprintendente ai Monumenti Carlo Ceschi reinterpretando liberamente lo stile originario, con due monofore, il rosone centrale e l'architrave originale in ardesia sopra l'ingresso. Il portale presenta una lunetta raffigurante l'Annunciazione scolpita a bassorilievo dallo scultore Armando Gerbino (1901-1991) nel 1942. L'interno è tre navate: le navate laterali sono divise da quella centrale da quattro pilastri ottagonali per lato collegati da archi a tutto sesto. La navata centrale termina in un profondo coro affiancato da due absidi più piccole. Il primo e quarto pilastro della navata destra, in pietra di Quarto, sono quelli originali quattrocenteschi, come si è conservata l'abside poligonale corrispondente. Nel soffitto della navata centrale è un affresco tardo cinquecentesco con l'Annunciazione, da riferirsi, nonostante le ridipinture, alla bottega dei Calvi. Nella navata destra, al secondo altare è l'opera più importante presente in chiesa, una inconsueta (per la zona) pala veneziana con la Madonna col Bambino e i santi Sebastiano e Rocco, angeli musicanti, opera di Palma il Vecchio, databile al 1523 - 24 circa. La presenza della tela non può però stupire considerando il menzionato legame della chiesa e del convento con Venezia. Non è chiaro, però, se l'opera sia stata commissionata per questa chiesa o semplicemente portata da Venezia. Gli oranti in basso sono un'aggiunta probabilmente della seconda metà del Cinquecento. La pala dovette essere inserita nella cornice marmorea in cui si trova tra Seicento e Settecento, come si può vedere dallo stile della lunetta dipinta al di sopra, che tuttavia pare essere una ridipintura di una composizione precedente, lasciando affiorare figure più antiche sotto le attuali, che potrebbero essere anch'esse di Palma il Vecchio. Al quarto altare destro è una Visione di San Nicola da Tolentino, tarda opera di Gregorio De Ferrari collocabile all'inizio del Settecento. Nella parete presso la cappella di fondo è un affresco cinquecentesco con San Rocco e San Sebastiano, di ignoto. La presenza di san Rocco accomuna la Santissima Annunziata alla ex chiesa parrocchiale, divenuta allora oratorio dei Santi Nazario e Celso. La Cappella del Buon Consiglio, concludente la navata, prende il nome dall'immagine mariana novecentesca collocata all'interno di un altare barocco del 1695. All'interno della cappella è anche il Monumento funebre di Giannotto Lomellini, doge della Repubblica dal 1571 al 1573 e morto a cinquantacinque anni nel 1574, voluto, come recita l’epigrafe, dalla moglie Francesca Negrone. Il presbiterio mostra ancora alcuni affreschi scoperti nei restauri della fine dell'Ottocento databili tra Quattro e Cinquecento e attribuiti ad Andrea Morinello. Della vecchia parrocchiale l'attuale chiesa avrebbe tenuto, secondo il Magnani, l'altare con tarsie marmoree. N. Perasso, Chiese ed opere pie di Genova, ms. del XVIII secolo, Archivio di Stato di Genova, ms. 846, c. 1r. G. Marcenaro, F. Repetto, Dizionario delle Chiese di Genova, Genova 1970, pp. 147-152, in part. p. 148; A. Padovano, SS. Annunziata di Sturla, in L. Alfonso, A. Padovano, Le Chiese genovesi, Genova 2014, pp. 191-192, in part. p. 191. I Genova Sturla (Genova) Arcidiocesi di Genova Parrocchie dell'arcidiocesi di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Santissima Annunziata di Sturla Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it.

Sturla (Genova)
Sturla (Genova)

Sturla (Sturla /ˈstyːrla/ in ligure) è un quartiere residenziale di 8.045 abitanti del comune di Genova, compreso nel Municipio IX Levante. Già antico borgo di pescatori, quale insieme di piccole cale marinare (Sturla a mare, sulla foce del torrente Sturla, Vernazzola e Boccadasse, quest'ultimo compreso nel limitrofo quartiere di Albaro), è situato sul golfo omonimo. Nell'Ottocento il territorio dell'attuale quartiere faceva parte del comune di San Martino d'Albaro, mentre il borgo di Vernazzola era frazione di San Francesco d'Albaro (entrambi questi comuni furono annessi a Genova nel 1874). Il quartiere è tagliato in due dall'omonimo torrente Sturla che sfocia nel mare antistante. Lo Sturla è lungo dieci chilometri e raramente è in secca. Nasce nella zona di San Desiderio e Bavari da dove corre in una stretta valle tra le pendici del monte Fasce e del monte Ratti, giungendo poi alla zona di Borgoratti. Sfocia vicino al depuratore raccogliendo nel suo percorso le acque dei suoi affluenti quali il rio Pomà, il rio Canè, il rio Penego ed altri rivi minori. Altro torrente della zona è il rio Vernazza, oggi completamente incanalato in gallerie sotterranee, che dalla zona dell'antica Aurelia Romana denominata appunto Vernazza, nel quartiere di San Martino, passando per la valletta in cui è collocato il liceo King e quindi sotto piazza Sturla, sfocia nell'insenatura di Vernazzola. Nella zona di Sturla fin dall'Alto Medioevo sorsero, favoriti dalla presenza di idonei approdi, alcuni insediamenti marinari. Questi antichi borghi, con le case dei pescatori affacciate sul mare, restano oggi defilati rispetto al percorso della via Aurelia, che proprio in questo punto si allontana dalla costa. Dati stazione meteo Limet 2012-2024 della Sportiva Sturla (m.10slm) Le vicende storiche di Sturla sono strettamente legate a quelle di Genova. La zona fino all'inizio del Novecento, come del resto i due comuni a cui apparteneva (San Francesco d'Albaro e San Martino d'Albaro), era formata da piccoli nuclei abitati di contadini e pescatori, fuori dalle principali vie di comunicazione del tempo. Le notizie storiche più antiche riguardanti la zona di Sturla si riferiscono alle frequenti lotte tra fazioni guelfe e ghibelline che insanguinarono Genova nel Medioevo. Si ha notizie di scontri tre le famiglie Grillo e Vento nel 1179. Nel 1284, Oberto Doria, Capitano del popolo e ammiraglio della Repubblica di Genova, nel corso della guerra contro i Pisani, culminata il 6 agosto dello stesso anno con la battaglia della Meloria, schierò le sue navi davanti alla spiaggia di Sturla, in attesa degli eventi. Il 26 novembre 1322 i guelfi attaccarono in forze il castello di Sturla, presidio dei ghibellini che da lì potevano dominare la valle del Bisagno. Dopo due giorni gli assedianti, che disponevano anche di un trabucco, colpirono il castello con getti di pietre, danneggiandolo, e il castellano Antonio Doria fu costretto ad arrendersi. Nel 1363, durante un banchetto dato dal nobile Pietro Malocello nella sua casa di Sturla in onore di Pietro I, re di Cipro, in visita a Genova, morì improvvisamente, forse avvelenato, il doge genovese Simone Boccanegra. Chiesa della Santissima Annunziata di Sturla, il cui primo impianto architettonico fu edificato tra il 1434 e il 1435 per volontà dei sacerdoti Domenico Verrucca e Pietro Micichero. Fu officiata dai Canonici regolari di San Giorgio in Alga fino 1668; passò quindi agli Agostiniani, che dovettero lasciarla nel 1797 per le leggi napoleoniche di soppressione degli ordini religiosi. Succursale di San Martino d'Albaro, divenne parrocchia nel 1894. Negli anni quaranta del Novecento la chiesa subì un radicale restauro, che comportò in pratica il totale rifacimento dell'edificio. Questo rifacimento ha praticamente cancellato i vari rifacimenti di epoca barocca per riportare l'edificio, almeno nella sua struttura essenziale, all'originaria forma quattrocentesca, anche se il restauro è stato condotto in maniera interpretativa e non su basi scientifiche rigorose. Oratorio dei Santi Nazario e Celso. Primo edificio religioso sorto a Sturla, situata in vico del Pesce, non lontano dalla foce del torrente Sturla, è oggi l'oratorio dei Disciplinati di Sturla, sotto il titolo di san Rocco. Fu costruita nel XIV secolo (le prime notizie risalgono al 1311), restaurata nel 1391 e completamente riedificata nel 1594. Nel 2002 è stata completamente restaurata. Già parrocchia autonoma, nel 1406 divenne suffraganea di San Martino d'Albaro, sotto il patronato degli Spinola. In seguito divenne l'oratorio della confraternita intitolata ai Santi Rocco e Nazario e Celso. Vi sono conservati notevoli cicli di affreschi dipinti tra il XIV e il XVII secolo, mentre altre opere d'arte, tra cui la pala d'altare raffigurante i Santi Rocco, Nazario e Celso, Caterina da Siena e Sebastiano, opera di Bernardo Castello, sono state trasferite nella parrocchiale della Santissima Annunziata. Oratorio di San Giovanni Battista e monastero delle Battistine. A Sturla si trova il monastero delle suore Romite Battistine, ordine religioso femminile fondato a metà del Settecento da Giovanna Battista Solimani. Le monache si sono trasferite qui nel 1924 dalla sede originaria che si trovava nel centro di Genova, nella strada ancora oggi denominata salita delle Battistine. Accanto al convento sorge una chiesa intitolata a san Giovanni Battista, consacrata il 18 giugno 1960, nella quale è collocata la tomba della fondatrice. Monastero di Santa Chiara e di San Sebastiano, presso il capo di Santa Chiara nel rione di Vernazzola. Il primo edificio fu fondato nel 1480 e, dopo vari spostamenti, nel 1900 qui furono trasferite le monache dell'ordine di Sant'Agostino riunite dai precedenti monasteri di Santa Chiara di Rapallo (il trasferimento è datato al 1902) e del genovese di San Sebastiano (demolito nel 1872 per la realizzazione dell'attuale via Roma). Castello Turcke, presso il Capo di Santa Chiara a Boccadasse, opera del 1903 dell'architetto Gino Coppedè. È denominato anche come Rocca Tirrena o, localmente, "del Turco". Villa Bernabò Brea, ospita una scuola dell'infanzia. Casa del Soldato, importante esempio di architettura razionalista. Nel territorio di Sturla è presente e preservato un sito di interesse comunitario, proposto dalla rete Natura 2000 della Liguria, per il suo particolare interesse naturale e geologico. Il sito è collocato tra i fondali dei quartieri genovesi di Boccadasse, Sturla, Quarto dei Mille, Quinto al Mare e Nervi dove è segnalato un particolare habitat formato da praterie di posidonia oceanica e formazioni coralline. Tra le specie animali sono presenti i pesci: bavosa cornuta, bavosa ruggine, cavalluccio marino, tordo grigio, tordo merlo, tordo musolungo, tordo pavone. A Sturla era attiva una delle più note squadre di canto popolare genovese di trallalero, i Canterini Vecchia Sturla, fondata nel 1926 ma oggi non più esistente. Attualmente con il toponimo Sturla viene indicata tutta l'area urbana compresa tra corso Europa, via Orsini, la sponda destra dello Sturla, dal quale prende il nome, e il mare. Il quartiere nel corso del Novecento ha conosciuto un'impetuosa espansione edilizia, all'interno della quale sono tuttavia ancora riconoscibili i nuclei originari degli antichi borghi marinari. I rioni limitrofi sono, ad ovest Albaro; a nord Borgoratti e San Martino; ad est Quarto dei Mille. Il quartiere ospita il campo sportivo per l'atletica leggera Villa Gentile e alcune strutture balneari pubbliche e private, compresa una piscina presso la società Sportiva Sturla. Tra Sturla e Vernazzola è stato realizzato un depuratore delle acque del sistema fognario urbano. Nel quartiere si trovano diversi istituti scolastici: l'asilo nido "Nini Corsanego", la scuola dell'infanzia "Bartolomeo Chighizola", entrambi sulla via diretta da piazza Sturla a Vernazzola; la scuola primaria intitolata a Ettore Vernazza, la scuola secondaria "Bernardo Strozzi" e il liceo scientifico e classico "Martin Luther King", realizzato negli anni sessanta del Novecento. Al sobborgo di Sturla il poeta Vico Faggi, genovese d'adozione, ha dedicato questi versi: Vernazzola, caratteristico borgo marinaro alla foce del rio Vernazza, si trova a poca distanza a levante di Boccadasse, il più conosciuto dei piccoli borghi marinari della zona, che però fa parte del quartiere di Albaro. Dalla baia sulla quale si affaccia il borgo, protetta dagli scogli detti Grosso e Bernardina, lo sguardo spazia a levante fino al promontorio di Portofino. Vernazzola, oltre che borgo marinaro, in passato è stato soprattutto un importante approdo, dal quale aveva inizio la via che risalendo la valle Sturla attraverso Bavari portava nell'alta Val Bisagno. Per questa ragione, immediatamente dietro le case della riva sorgeva un tempo un convento di domenicani, con annesso ospitale a servizio dei viaggiatori. Nel tempo, dietro la palazzata di riva sorsero palazzi di villa di famiglie patrizie genovesi ed infine, nel primo Novecento, lussuosi villini in stile Liberty. Come Boccadasse, il borgo conserva intatti le antiche case, l'impianto viario e l'atmosfera di un tempo. Alcune delle vie intorno a Vernazzola hanno caratteristici nomi ispirati all'antica mitologia classica: Argonauti, Giasone, Icaro, Pelio, Urania. Questi nomi furono attribuiti per volere dell'ultimo sindaco di San Francesco d'Albaro, appassionato cultore del mondo classico, poco prima dell'annessione del comune a Genova, nella seconda metà dellOttocento. Lungo la via che conduce al capo di Santa Chiara, caratteristico punto panoramico, sovrastato dal medievaleggiante castello Turcke, si trovano alcune ville settecentesche, il convento delle Agostiniane e la chiesetta di Santa Chiara, fondata nel XVI secolo. Vicinissimo a Vernazzola, separato dalla piccola altura che divide il rio Vernazza e il torrente Sturla, si trova il nucleo storico di Sturla, piccolissimo borgo di pescatori, come evidenziato da alcuni toponimi, che si snoda sulla direttrice di via del Tritone, via Tabarca, via Zoagli, vico del Pesce e via del Bragone. Oggi il borgo, in parte ridimensionato dall'apertura immediatamente a monte della moderna viabilità di scorrimento (via dei Mille), è composto da poche case raccolte intorno all'antichissimo oratorio dei Santi Nazario e Celso, la cui esistenza è documentata dal 1311 anche se fu riedificato in epoca barocca e ricostruito completamente nel 2002. Inizialmente la Via Aurelia, usata dal Medioevo sino all'epoca napoleonica, evitava la parte a mare passando per le vie Antica Romana di Quarto, per il Ponte Vecchio di Sturla (un ponte medioevale che con due arcate passa sullo Sturla), per le vie delle Casette, Pontetti e Vernazza. Con la rivoluzione viaria ottocentesca di Genova nella zona di Albaro e Sturla fu aperta la "strada Principale", prosecuzione verso Genova della nuova via Aurelia a mare, che nel 1808 aveva raggiunto Nervi da levante. La nuova strada, perpendicolare alle antiche creuze che scendevano verso il mare ponendo fine all'isolamento della città sulla direttrice di Levante, raggiunta la chiesa parrocchiale di Sturla (affacciata su piazza Sturla) si dirigeva verso San Martino, per arrivare da qui a Genova. Nel Novecento vennero realizzati altri assi viari che partendo dalla piazza Sturla collegavano più direttamente il quartiere al centro di Genova. La piazza Sturla venne ampliata con un viadotto che prosegue come via Caprera sulla valletta del torrente Vernazza. A mare di questa moderna viabilità restano appartati gli antichi e piccoli borghi di pescatori. Da piazza Sturla, proseguendo verso l'interno tramite via Sturla, viale Massaua e via Isonzo si giunge in corso Europa, strada realizzata negli anni sessanta, che collega, attraversandoli, i quartieri del levante genovese con il centro cittadino. Il casello autostradale più vicino è quello di Genova-Nervi, sull'autostrada A12, a 4 km da Sturla. A Sturla si trova una stazione ferroviaria sulla linea Genova-Pisa, nella quale fermano esclusivamente treni regionali, utilizzati per i collegamenti con gli altri quartieri cittadini e i vari centri della riviera di Levante. Il quartiere di Sturla è servito da autobus urbani dell'AMT Genova. La Sportiva Sturla, fondata nel 1920, è attiva negli sport acquatici (nuoto e soprattutto pallanuoto, in cui vinse il campionato nel 1923, interrompendo, per un solo anno, la serie di successi dei rivali dell'Andrea Doria, durata per tutti gli anni venti). In tempi più recenti, la squadra di pallanuoto, dopo aver sfiorato la promozione in A1 nei primi anni novanta, milita dalla stagione 2018/2019 nella serie A2. La Sportiva Sturla organizza dal 1969 il "Memorial Morena", meeting internazionale di nuoto giovanile, che si tiene con cadenza biennale, e il "Miglio marino di Sturla", gara di nuoto in mare aperto, che si svolge dal 1913 e che nelle sue numerose edizioni ha visto tra i vincitori nuotatori di livello internazionale, tra i quali si possono citare in campo maschile Mattia Alberico e Marco Formentini, in campo femminile Paola Cavallino e Giorgia Consiglio (la gara femminile si tiene dal 1986). La ASD Urania di Vernazzola, fondata nel 1926, è attiva nel canottaggio e nella pesca sportiva. Il Circolo Nautico Sturla, fondato nel 1981 da sturlesi (Lorenzo Podestà, campione del mondo di vela e a lungo presidente del CONI Liguria, Bruno Agostini, Giacomo"Mario"Solari e altri), è attivo nella vela e nella pesca subacquea. Il CNS è ad oggi una delle poche società sportive liguri a fregiarsi di un titolo di campione italiano a squadre di "Pesca SUB seconda categoria" (anno 1997), e di una medaglia di bronzo ottenuta nella categoria Laser alle olimpiadi di Pechino del 2008 dal suo atleta Diego Romero. La Società Sportiva Dilettanti Pesca Sturla, fondata nel 1973, attiva nella pesca sportiva, vince nel 2013 il titolo di campione d'Italia nella specialità "bolentino". La Unione Sportivi Subacquei Dario Gonzatti ASD, fondata nel 1948 dai pionieri dell'attività subacquea in Italia (Egidio Cressi, Aldo Gasco, Luigi Ferraro, Gianni Foroni, Duilio Marcante, Luigi Stuart Tovini e altri) è intitolata al sub Dario Gonzatti deceduto nel 1947 durante un'immersione nella baia di San Fruttuoso. Nel quartiere è stato costruito nel 1971 il campo di atletica leggera di Villa Gentile. Per le particolari condizioni che la contraddistinguono l’area del golfo di Sturla si è rivelata uno spot particolarmente adatto alla pratica del kitesurf. Non è insolito trovare nelle giornate di scirocco giovani atleti intenti a domare vento e onde con i loro coloratissimi aquiloni. Corinna Praga, Genova fuori le mura, Genova, Fratelli Frilli Editori, 2006, ISBN 88-7563-197-2. Guida d'Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. G. Dellepiane, Guida per escursioni nelle Alpi e Appennini Liguri, 1924, C.A.I.. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sturla Sturla sul sito ww1.zenazone.it, su ww1.zenazone.it. URL consultato il 26 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2012). La chiesa della SS. Annunziata di Sturla sul sito dell'Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2013). Sito della parrocchia della S.S. Annunziata di Sturla, su annunziatasturla.it. Immagini di Vernazzola sul sito www.fotogenova.it, su foto.genova.it. Sito della Società Sportiva Sturla, su sportivasturla.it. Sito del Club Sportivo Urania, su clubsportivourania.atspace.com.

Villa Gentile
Villa Gentile

Villa Gentile è un campo scuola di atletica leggera situato a Genova, nel quartiere di Sturla. È il centro nevralgico dell'attività agonistica della città e di tutta la Liguria, ed è l'unico impianto genovese idoneo a ospitare gare ufficiali previste dal calendario nazionale di atletica leggera. È intitolato, sebbene non ufficialmente, alla memoria di Tullio Pavolini. Villa Gentile venne infatti costruita grazie agli sforzi dirigenziali di quest'ultimo, ed è stata inaugurata nel 1971. Il terreno su cui sorge l'impianto era in origine la sede di un'antica villa, successivamente trasformata in ospedale militare. Nel corso della sua storia ha ospitato due finali dei Giochi della Gioventù (nel 1979 e nel 1992), oltre a diverse finali dei Campionati Italiani di Società giovanili. In queste occasioni Villa Gentile ospitò atleti come Alessandro Andrei, Pietro Mennea, Marco Montelatici, Pierfrancesco Pavoni. Sempre a Villa Gentile viene annualmente svolta da oltre 30 anni il Trofeo Davoli, una gara nazionale di mezzofondo. Atleti di vertice che nel corso degli anni si sono allenati a Villa Gentile sono: Emanuele Abate, Corrado Alagona, Bruno Bianchi, Francesco Bosi, Rita Bottiglieri, Francesca Carbone, Alfonso Costantini, Laura Miano, Gianpiero Palomba, Giorgia Robaudo, Silvia Salis, Umberto Tedeschi. Villa Gentile ha ospitato anche Serhij Bubka. Usufruiscono oggi di Villa Gentile diverse società di atletica leggera: CUS Genova, Associazione Amatori Atletica, SS Trionfo Ligure, Universale Alba Docilia, Genoa Atletica, Universale Don Bosco, Maratoneti Genovesi, Città di Genova. Villa Gentile è stata gestita dal 2006 al 2012 da SportinGenova (una società che è al 70% di proprietà del Comune di Genova e al 30% di AMIU (Azienda Multiservizi e d'Igiene Urbana) che si occupa della manutenzione dei principali impianti cittadini (come il Luigi Ferraris, La Sciorba, il Carlini e l'impianto polisportivo di PalaFigoi). Dal 2 luglio 2012 Villa Gentile è gestita dalla società sportiva dilettantistica a responsabilità limitata QUADRIFOGLIO, i cui soci sono le storiche società di atletica genovese, la SS Trionfo Ligure (1907) e l'Atletica Universale Don Bosco. Numerose polemiche sono sorte recentemente attorno all'impianto, causate soprattutto dalla scarsa manutenzione, con i comitati dei frequentatori dell'impianto che si sono battuti per l'impianto, aiutati anche da Primocanale Sport, che ha dato ampio risalto alla vicenda. In seguito è stata avviata la ristrutturazione dell'impianto: per ora sono stati sostituiti la gabbia per i lanci e i tappeti per il salto con l'asta e il salto in alto, mentre sono in dirittura d'arrivo anche i lavori per la sostituzione della pista di atletica leggera. Pagina relativa a Villa Gentile sul sito dell'Atletica Quadrifoglio FIDAL Liguria

Stazione di Genova Sturla
Stazione di Genova Sturla

La stazione di Genova Sturla è una fermata ferroviaria posta sulla linea Genova-Pisa, fra le stazioni di Genova Brignole e Genova Quarto, servendo l'omonimo quartiere cittadino. Il 23 novembre 1868 fu inaugurata la linea ferroviaria da Genova Brignole a Chiavari, che comprendeva una stazione nell'area occupata dall'attuale piazza Sturla, posta ad un livello più basso rispetto al piano stradale. Lasciata la galleria sotto il colle di San Martino, i treni percorrevano l'attuale via Sclopis, impegnando poi un viadotto sul rio Vernazza, parte del quale ancora oggi visibile, prima di sostare a Sturla. Il 12 agosto 1915, con l'attivazione del nuovo tracciato a monte fra le stazioni di Genova Brignole e di Quarto dei Mille, la vecchia fermata di Sturla venne sostituita dalla fermata attuale. A poca distanza dalla stazione si trovano il campo sportivo per l'atletica leggera di villa Gentile e la chiesa della Santissima Annunziata di Sturla. Superata la vecchia stazione di Sturla in direzione levante, la zona era servita da una seconda fermata ferroviaria, denominata via Tabarca, posta a sud dell'attuale Villa Gentile ed anch'essa soppressa in occasione dello spostamento a monte della ferrovia. Nel 1926, in conseguenza dell'aggregazione a Genova dei comuni limitrofi, la stazione di Sturla assunse la nuova denominazione di "Genova Sturla". Sui due binari di Genova Sturla effettuano fermata i collegamenti regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Liguria, quasi tutti ricadenti nel servizio ferroviario urbano di Genova. Nell'ambito della categorizzazione delle stazioni, RFI classifica l'impianto nella categoria silver. Esso dispone di: Sottopassaggio Stazione video sorvegliata Biglietteria automatica Annuncio sonoro treni in arrivo e in partenza Sala d'attesa Ascensore Parcheggio A poca distanza dalla stazione si trova la fermata della linea di autobus dell'AMT numero 45 (che collega la stazione di Genova Brignole con l'ospedale pediatrico Gaslini), la fermata della linea 584 che collega il quartiere collinare di Bavari con l'ospedale pediatrico Gaslini, e i capilinea delle linee 42 (che collega Sturla con piazza De Ferrari nel centro cittadino), 512 e 513 (che servono i quartieri collinari di Quarto). Scendendo verso mare, in Piazza Sturla, vi sono le fermate della linea 15 (che collega il quartiere del levante genovese Nervi e il centro della città, passando per il quartiere di Albaro) e 31 (che collega il succitato ospedale Gaslini e la stazione Brignole, passando sul lungomare per il quartiere della Foce), oltre alla linea notturna N2, che attraversa la città da Nervi fino a Voltri. Corrado Bozzano, Roberto Pastore, Claudio Serra, Tra mare e monti da Genova alla Spezia, Nuova Editrice Genovese, Genova, 2010. ISBN 978-88-88963-38-9 Ferrovia Genova-Pisa Genova Servizio ferroviario urbano di Genova Sturla (Genova) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Genova Sturla

Corso Italia (Genova)
Corso Italia (Genova)

Corso Italia è una delle principali arterie di Genova. Si sviluppa lungo un percorso di circa 2,2 km, interamente affacciato sul mare, partendo dal quartiere della Foce, per poi proseguire per la maggior parte del percorso nel quartiere residenziale di Albaro, di cui attraversa le unità urbanistiche San Giuliano e Lido, per terminare infine nell'area soprastante al borgo marinaro di Boccadasse. Realizzata nei primi decenni del Novecento, divenne da subito uno dei principali punti di ritrovo del passeggio domenicale dei genovesi, finendo per essere considerata la promenade per eccellenza della città. La Foce ed Albaro erano stati comuni autonomi fino al 1873, ma dopo la loro annessione a Genova (insieme agli altri comuni dell'immediato levante: Marassi, San Martino e Staglieno) iniziarono profonde opere urbanistiche che in pochi decenni ne cambiarono l'aspetto. La strada lungomare venne realizzata tra il 1909 ed il 1915 su progetto dell'ingegnere Dario Carbone, nell'ambito del "Progetto di piano regolatore e di ampliamento della regione di Albaro" approvato nel 1906. La nuova arteria fu aperta dove erano le aspre scogliere che terminavano a mare la collina di Albaro, operando una profonda trasformazione dell'ambiente costiero, che comportò lo sbancamento delle stesse scogliere e la scomparsa delle piccole chiese marinare, gli unici edifici che sorgevano lungo la riva del mare, quasi a punteggiare la piccola baia da cui si apre la zona levantina della città; fra queste l'antica chiesa dei Santi Nazario e Celso, già parrocchiale. A testimonianza di questo passato ormai scomparso resta oggi solo l'abbazia di San Giuliano. La strada fu creata, nell'ambito del piano di espansione della città residenziale verso il levante, per dare a Genova una moderna passeggiata lungomare, ma anche in funzione di accesso alle strutture balneari. Le spiagge della zona, come quella di San Nazaro e quella sottostante l'abbazia di San Giuliano erano infatti già frequentate dai bagnanti da prima della costruzione del corso ma erano raggiungibili solo attraverso strette crêuze che scendevano al mare, tra scorci pittoreschi, dall'alto della collina di Albaro, dove correva la strada da Genova per il levante. Il progetto originario prevedeva il prolungamento del lungomare fino alla foce del torrente Sturla, passando a ridosso delle case di Boccadasse e Vernazzola, ma la ferma opposizione della popolazione fece rientrare questa ipotesi, quindi la strada in corrispondenza della chiesa di Sant'Antonio di Boccadasse prosegue con una decisa svolta verso monte, con il nome di via Felice Cavallotti, salendo a raccordarsi con la viabilità più antica diretta a levante, aggirando a monte i due storici borghi marinari. Nel 1935 corso Italia fu sottoposto ad un primo restyling con la sistemazione di eleganti aiuole fiorite, palme e piccole fontane per dissetare i passanti. Negli anni cinquanta vennero installate alcune fontane con illuminazione scenica colorata nell'aiuola centrale, ma le difficoltà legate alla manutenzione di questi giochi d'acqua portarono ad abbandonarli nell'arco di pochi anni. Il corso ha subito un completo restauro alla fine degli anni ottanta, nell'ambito dei lavori effettuati in occasione dei mondiali di calcio di Italia '90 e delle Colombiadi del 1992. Nel 2022 Corso Italia è stato dotato di una pista ciclabile, posta tra la strada e il marciapiede. La strada ha due corsie per direzione, separate da un'aiuola con funzione di spartitraffico ed un ampio marciapiede con panchine, sul lato a mare, separato dalla carreggiata da una pista ciclabile. Il percorso si snoda per circa due chilometri e mezzo con andamento sinuoso, seguendo la linea di costa. Sul lato a monte si affacciano il forte San Giuliano ed eleganti condomini e palazzine in stile art déco, mentre sul lato a mare, oltre alla storica abbazia di San Giuliano, si trovano solo stabilimenti balneari, tra cui il Nuovo Lido, la cui presenza tuttavia non preclude, se non per brevi tratti, la vista verso il mare aperto e, sullo sfondo, il promontorio di Portofino. La strada ha inizio nel quartiere della Foce; questo primo tratto è dominato a monte dalla chiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce, completamente ricostruita nel 1952 dopo la distruzione della seconda guerra mondiale. La chiesa trae origine da una chiesa seicentesca dedicata a san Bernardo, alla quale fu aggiunto il titolo di una cappella intitolata a san Pietro, che si trovava sulla spiaggia, distrutta da una mareggiata nel 1821. Il percorso prosegue lasciando alla destra la scogliera di Punta Vagno, dove sono i pochi resti della batteria del Vagno, una postazione di artiglieria ottocentesca a difesa del porto di Genova, poi utilizzata durante la seconda guerra mondiale come postazione antiaerea. Venuta meno l'importanza strategica della batteria, nel 1931 al culmine della scogliera di Punta Vagno fu installato un piccolo faro (il secondo dopo la torre della Lanterna), ancora attivo. I superstiti locali del complesso sono oggi in dotazione all'Istituto Idrografico della Marina come residenza per il personale. All'epoca dell'apertura della strada, il Ministero della Guerra si oppose alla demolizione della batteria, perciò questo tratto fu spostato più a monte, tagliando la collina ed isolando Punta Vagno dal resto del colle. L'operazione comportò lo sbancamento di parte del poggio Quartara, ricco di piante secolari: situato sopra gli attuali bagni comunali San Nazaro, il costone (ben visibile nelle cartoline d'epoca) costituiva uno dei maggiori parchi di Genova. Fu demolita anche la chiesa dei Santi Nazario e Celso, che sorgeva sulla scogliera nei pressi della batteria; più volte distrutta dalla violenza dei marosi, era stata ricostruita per l'ultima volta nel XVII secolo. Poco oltre la spiaggia di San Nazaro, sulla sinistra si affaccia il lato a mare del forte San Giuliano, oggi sede del comando provinciale dei Carabinieri. Il forte, che chiudeva a mare la linea difensiva a levante della città, fu costruito tra il 1827 e il 1836 nel luogo dove già esisteva dal 1745 una batteria costiera, denominata "batteria Sopranis". Nel 1889 all'interno del forte venne installata una nuova postazione di artiglieria (batteria San Giuliano). Per l'apertura di corso Italia venne notevolmente alterato il prospetto sud, che subì ulteriori mutilazioni nel 1937 quando sul lato a mare vennero collocate alcune postazioni contraeree. Durante la seconda guerra mondiale il forte fu utilizzato dalla Wehrmacht e dalla RSI come carcere per gli antifascisti ed al suo interno vennero fucilati diversi partigiani, tra i quali Giacomo Buranello. Nel dopoguerra fu assegnata ai Carabinieri, ma rimase in stato di abbandono fino al 1995, quando divenne sede del comando provinciale dei Carabinieri. Composto in origine da due caserme, una sul lato sud e una sul lato nord, con un ampio piazzale nel mezzo, nel tempo ha subito varie modifiche e si presenta oggi come un complesso di edifici e spazi scoperti collocati su un vasto terrapieno, che nasconde alla vista le varie strutture. Da Corso Italia sono visibili solo alcune strutture murarie che emergono dalla scarpata del terrapieno, tra le quali una postazione Tobruk risalente alla seconda guerra mondiale. Sulle scogliere accanto al forte sorgeva un tempo il ristorante San Giuliano, conosciuto come la Marinetta, detto anche l'osteria dei poeti, al quale sono legati diversi nomi della cultura genovese e italiana; il locale vide Guido Gozzano tra i suoi più assidui frequentatori. Il poeta trasse dal luogo diverse poesie pubblicate poi nella Riviera Ligure di Mario Novaro e nella Rassegna Latina diretta dall'uomo di lettere Martini. Dopo il forte San Giuliano, in posizione sopraelevata rispetto alla strada, circondata da uno scenografico giardino, sorge la villa Canali-Gaslini, una delle ultime opere a Genova dell'architetto fiorentino Gino Coppedè, costruita tra il 1924 e il 1925 per la famiglia Canali. Divenuta sede del consolato del Giappone, nel periodo bellico fu occupata prima dalle truppe tedesche e poi da quelle alleate. Nel dopoguerra fu acquistata da Gerolamo Gaslini (industriale oleario e fondatore dell'istituto pediatrico intitolato alla figlia Giannina) che ne fece la residenza della propria famiglia. Morta l'ultima figlia Germana, nel 1988, la villa divenne sede della Fondazione Gaslini. Come molte opere del Coppedè lo stile dell'edificio è liberamente ispirato al gotico fiorentino. Proseguendo verso levante, all'altezza del tratto di spiaggia con gli stabilimenti balneari di San Giuliano, sorge un'antica abbazia medioevale, unica superstite di alcune piccole chiese appartenenti a ordini monastici che si trovavano lungo il litorale o nelle immediate vicinanze, demolite per l'apertura di corso Italia o l'espansione edilizia nella zona: oltre a quella già citata dedicata ai SS. Nazario e Celso, quelle di San Vito, Santa Giusta e San Luca d'Albaro. La strada passa a monte dell'abbazia, mentre un percorso pedonale, denominato "lungomare Lombardo", aggira l'edificio a mare costeggiando parte della spiaggia, dove si trovano vari stabilimenti balneari. L'abbazia di San Giuliano è citata per la prima volta in un atto di vendita del 1282, ma le sue origini sarebbero assai più antiche. Appartenuta ai francescani, nel XV secolo passò ai benedettini, che vi rimasero fino alla soppressione napoleonica del 1797, facendovi poi ritorno nel 1842; nel 1939 il convento fu definitivamente soppresso. Nel dopoguerra divenne un ricovero per sfollati e poi restò per anni in abbandono. Subì parziali restauri in varie riprese tra gli anni settanta e i primi anni duemila, ma tra difficoltà finanziarie e burocratiche non è ancora stato avviato un piano per il recupero definitivo del complesso, che nonostante queste traversie si presenta comunque in discreto stato di conservazione. L'abbazia dà il nome alla spiaggia, dove dagli anni sessanta si trova uno storico locale cittadino, il dancing Estoril, che è stato il trampolino di lancio per numerosi musicisti locali tra cui alcuni componenti dei Ricchi e Poveri (Angelo Sotgiu e Franco Gatti, all'epoca rispettivamente cantante-sassofonista e chitarrista de I Jet) e dei New Trolls (il batterista Gianni Belleno). Tra i pochi edifici sul lato a mare della strada, il complesso balneare-ricreativo chiamato in origine Lido d'Albaro (più tardi Nuovo Lido); costruito nel 1908, in concomitanza con l'inizio dei lavori di costruzione della strada, venne riqualificato nell'immediato dopoguerra e negli anni cinquanta assunse rinomanza nazionale come passerella per le selezioni del concorso di Miss Italia. Miss Lido furono in quegli anni due future star del cinema: Sophia Loren e Rosanna Schiaffino, mentre negli anni ottanta la vittoria del titolo fu l'esordio nel mondo dello spettacolo, a soli 15 anni, per la futura cantante Sabrina Salerno. È stato anche sede di rappresentazioni dell'attore vanto del teatro genovese: Gilberto Govi (al quale sono intitolati i giardini situati sopra il depuratore di Punta Vagno, nella parte occidentale del corso). Il complesso, secondo quanto riportato sul sito della società che gestisce l'impianto, sarebbe tuttora il più grande stabilimento balneare europeo, in grado di accogliere diecimila persone, con mille cabine e tre piscine di cui una olimpionica. Corso Italia ha termine in corrispondenza della parrocchiale del borgo di Boccadasse. In origine una semplice cappella, edificata agli inizi del XVIII secolo dagli abitanti del borgo, nel 1787 fu ampliata e trasformata in una vera e propria chiesa, succursale di San Francesco d'Albaro. La chiesa, affidata ai frati minori conventuali, divenne parrocchiale nel 1894. Unica a Genova intitolata al santo di Padova, fu più volte restaurata ed ampliata fra il 1879 e il 1978. Ha un'unica navata, un pavimento in marmi policromi e conserva al suo interno diverse opere d'arte tra le quali una cassa processionale di scuola del Maragliano con "S. Antonio in estasi". Alle pareti sono appesi come ex voto diversi modellini di navi. Corinna Praga, Genova fuori le mura, Fratelli Frilli Editori, 2006. Guida d’Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. Fiorella Caraceni Poleggi, Genova - Guida Sagep, SAGEP Editrice - Automobile Club di Genova, 1984. Stefano Finauri, Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi, isbn 978-88-89384-27-5, Edizioni Servizi Editoriali, 2007. Difesa costiera di Genova Wikiquote contiene citazioni di o su corso Italia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso Italia Progetto di piano regolatore e di ampliamento della regione di Albaro di Genova Ufficio tecnico comunale. - 1906 , dal sito RAPu – Rete Archivi dei Piani urbanistici, su rapu.it. Progetto di strada a mare nella regione di Albaro di Genova Ufficio tecnico comunale. - 1912, dal sito RAPu – Rete Archivi dei Piani urbanistici, su rapu.it. Regio decreto 22/9/1932 di approvazione del piano parcellare e planimetria, dal sito RAPu – Rete Archivi dei Piani urbanistici, su rapu.it. Immagini d’epoca di corso Italia, su genovacards.com. URL consultato il 30 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015). Immagini d’epoca di corso Italia, su ceraunavoltagenova.blogspot.it. Scheda relativa ai lavori di restauro del 1992, dal sito web dell'architetto Orazio Dogliotti, che curò l'operazione, su studiodogliotti.it. Storia di Corso Italia, su ilmugugnogenovese.it. Immagini d’epoca del Lido d’Albaro, su genovacards.com. URL consultato il 15 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2006).

Piscine di Albaro
Piscine di Albaro

Lo stadio del nuoto di Genova - conosciuto localmente anche come piscine di Albaro e Piscina Marco Paganuzzi - è una struttura sportiva situata nel quartiere di Albaro, nel comune di Genova. Il complesso sportivo delle piscine di Albaro fu realizzato negli anni trenta del Novecento su progetto dell'ingegnere Paride Contri. Comprende una piscina olimpionica coperta con gradinate per il pubblico e tre piscine scoperte, di cui una destinata ai bambini, oltre ad una grande terrazza per cure elioterapiche, un salone per le feste e posti di ristoro. Il complesso è circondato da una pista per il pattinaggio. In epoca più recente si è aggiunta una piccola vasca di ambientamento neonatale, utilizzata anche per i corsi per gestanti e le attività di riabilitazione. Inaugurato nell'ottobre del 1935, era all'epoca una delle più moderne strutture di questo tipo in Europa, espressamente studiata, come sottolineava la stampa del tempo, per favorire la formazione di nuovi atleti nella disciplina del nuoto. La sua struttura architettonica ottenne l'unanime favore della critica e fu un vanto per il regime fascista, per il quale la realizzazione di grandi strutture con finalità sociali costituiva in quel periodo un importante strumento di propaganda. L'edificio, significativa espressione del razionalismo italiano, si caratterizza per le ampie vetrate in facciata, i due corpi laterali semicircolari e la torretta porta-antenna. All'interno della piscina coperta un mosaico in ceramica, opera dell'artista futurista Fillia. Le gradinate ai lati della vasca olimpionica potevano contenere 1.600 spettatori seduti e 3.000 in piedi. Dichiarato inagibile fin dal 1992 è stato completamente ristrutturato a partire dal 2006, rispettandone sostanzialmente la struttura originaria, salvo la discussa sopraelevazione dei due corpi laterali. Il complesso ristrutturato è stato inaugurato il 20 marzo 2008. Dall'anno 2015-2016 l'impianto interno è il luogo delle partite interne della squadra di pallanuoto del Quinto. Il 18 febbraio 2022, l'impianto interno è stato intitolato "Piscina Marco Paganuzzi", dal sindaco Marco Bucci, storico ex allenatore del Quinto, mancato nel 2018 all'età di 45 anni. L'intera struttura è gestita dalla società privata Arena Albaro S.r.l.[1], concessionaria del Comune di Genova, ed è composta da: Vasca olimpionica da 50x25 m (attiva 12 mesi con copertura pressostatica per la stagione invernale) utilizzata per tutte le attività agonistiche e per il nuoto libero. Vasca coperta da 33x21 m (con piattaforma per i tuffi 10 m, 2 trampolini da 1 m e 2 da 3 m.) per tutte le attività didattiche e per il nuoto libero. Vasca esterna da 33x21 m (con 1 trampolino da 1 m e 1 da 3 m) per tutte le attività didattiche e per il nuoto libero nella stagione estiva. Vasca esterna per bambini 25x15 m (con spiaggia degradante ad uso ludico) nella stagione estiva. Vasca esterna di ambientamento neonatale 7x4 m utilizzata anche per le attività propedeutiche alla scuola nuoto, corsi gestanti e riabilitazione nella stagione estiva. Palestra. Spa. Centro estetico e nutrizionale. Bar e ristoranti concessi in locazione a gestori privati. Uffici. La società privata Piscine d'Albaro S.r.l., distinta da Arena Albaro S.r.l., è conduttrice delle piscine. Piscina Albaro Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulle Piscine di Albaro Sito delle Piscine di Albaro