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Corso Italia (Genova)

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Corso Italia 2021 09
Corso Italia 2021 09

Corso Italia è una delle principali arterie di Genova. Si sviluppa lungo un percorso di circa 2,2 km, interamente affacciato sul mare, partendo dal quartiere della Foce, per poi proseguire per la maggior parte del percorso nel quartiere residenziale di Albaro, di cui attraversa le unità urbanistiche San Giuliano e Lido, per terminare infine nell'area soprastante al borgo marinaro di Boccadasse. Realizzata nei primi decenni del Novecento, divenne da subito uno dei principali punti di ritrovo del passeggio domenicale dei genovesi, finendo per essere considerata la promenade per eccellenza della città. La Foce ed Albaro erano stati comuni autonomi fino al 1873, ma dopo la loro annessione a Genova (insieme agli altri comuni dell'immediato levante: Marassi, San Martino e Staglieno) iniziarono profonde opere urbanistiche che in pochi decenni ne cambiarono l'aspetto. La strada lungomare venne realizzata tra il 1909 ed il 1915 su progetto dell'ingegnere Dario Carbone, nell'ambito del "Progetto di piano regolatore e di ampliamento della regione di Albaro" approvato nel 1906. La nuova arteria fu aperta dove erano le aspre scogliere che terminavano a mare la collina di Albaro, operando una profonda trasformazione dell'ambiente costiero, che comportò lo sbancamento delle stesse scogliere e la scomparsa delle piccole chiese marinare, gli unici edifici che sorgevano lungo la riva del mare, quasi a punteggiare la piccola baia da cui si apre la zona levantina della città; fra queste l'antica chiesa dei Santi Nazario e Celso, già parrocchiale. A testimonianza di questo passato ormai scomparso resta oggi solo l'abbazia di San Giuliano. La strada fu creata, nell'ambito del piano di espansione della città residenziale verso il levante, per dare a Genova una moderna passeggiata lungomare, ma anche in funzione di accesso alle strutture balneari. Le spiagge della zona, come quella di San Nazaro e quella sottostante l'abbazia di San Giuliano erano infatti già frequentate dai bagnanti da prima della costruzione del corso ma erano raggiungibili solo attraverso strette crêuze che scendevano al mare, tra scorci pittoreschi, dall'alto della collina di Albaro, dove correva la strada da Genova per il levante. Il progetto originario prevedeva il prolungamento del lungomare fino alla foce del torrente Sturla, passando a ridosso delle case di Boccadasse e Vernazzola, ma la ferma opposizione della popolazione fece rientrare questa ipotesi, quindi la strada in corrispondenza della chiesa di Sant'Antonio di Boccadasse prosegue con una decisa svolta verso monte, con il nome di via Felice Cavallotti, salendo a raccordarsi con la viabilità più antica diretta a levante, aggirando a monte i due storici borghi marinari. Nel 1935 corso Italia fu sottoposto ad un primo restyling con la sistemazione di eleganti aiuole fiorite, palme e piccole fontane per dissetare i passanti. Negli anni cinquanta vennero installate alcune fontane con illuminazione scenica colorata nell'aiuola centrale, ma le difficoltà legate alla manutenzione di questi giochi d'acqua portarono ad abbandonarli nell'arco di pochi anni. Il corso ha subito un completo restauro alla fine degli anni ottanta, nell'ambito dei lavori effettuati in occasione dei mondiali di calcio di Italia '90 e delle Colombiadi del 1992. Nel 2022 Corso Italia è stato dotato di una pista ciclabile, posta tra la strada e il marciapiede. La strada ha due corsie per direzione, separate da un'aiuola con funzione di spartitraffico ed un ampio marciapiede con panchine, sul lato a mare, separato dalla carreggiata da una pista ciclabile. Il percorso si snoda per circa due chilometri e mezzo con andamento sinuoso, seguendo la linea di costa. Sul lato a monte si affacciano il forte San Giuliano ed eleganti condomini e palazzine in stile art déco, mentre sul lato a mare, oltre alla storica abbazia di San Giuliano, si trovano solo stabilimenti balneari, tra cui il Nuovo Lido, la cui presenza tuttavia non preclude, se non per brevi tratti, la vista verso il mare aperto e, sullo sfondo, il promontorio di Portofino. La strada ha inizio nel quartiere della Foce; questo primo tratto è dominato a monte dalla chiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce, completamente ricostruita nel 1952 dopo la distruzione della seconda guerra mondiale. La chiesa trae origine da una chiesa seicentesca dedicata a san Bernardo, alla quale fu aggiunto il titolo di una cappella intitolata a san Pietro, che si trovava sulla spiaggia, distrutta da una mareggiata nel 1821. Il percorso prosegue lasciando alla destra la scogliera di Punta Vagno, dove sono i pochi resti della batteria del Vagno, una postazione di artiglieria ottocentesca a difesa del porto di Genova, poi utilizzata durante la seconda guerra mondiale come postazione antiaerea. Venuta meno l'importanza strategica della batteria, nel 1931 al culmine della scogliera di Punta Vagno fu installato un piccolo faro (il secondo dopo la torre della Lanterna), ancora attivo. I superstiti locali del complesso sono oggi in dotazione all'Istituto Idrografico della Marina come residenza per il personale. All'epoca dell'apertura della strada, il Ministero della Guerra si oppose alla demolizione della batteria, perciò questo tratto fu spostato più a monte, tagliando la collina ed isolando Punta Vagno dal resto del colle. L'operazione comportò lo sbancamento di parte del poggio Quartara, ricco di piante secolari: situato sopra gli attuali bagni comunali San Nazaro, il costone (ben visibile nelle cartoline d'epoca) costituiva uno dei maggiori parchi di Genova. Fu demolita anche la chiesa dei Santi Nazario e Celso, che sorgeva sulla scogliera nei pressi della batteria; più volte distrutta dalla violenza dei marosi, era stata ricostruita per l'ultima volta nel XVII secolo. Poco oltre la spiaggia di San Nazaro, sulla sinistra si affaccia il lato a mare del forte San Giuliano, oggi sede del comando provinciale dei Carabinieri. Il forte, che chiudeva a mare la linea difensiva a levante della città, fu costruito tra il 1827 e il 1836 nel luogo dove già esisteva dal 1745 una batteria costiera, denominata "batteria Sopranis". Nel 1889 all'interno del forte venne installata una nuova postazione di artiglieria (batteria San Giuliano). Per l'apertura di corso Italia venne notevolmente alterato il prospetto sud, che subì ulteriori mutilazioni nel 1937 quando sul lato a mare vennero collocate alcune postazioni contraeree. Durante la seconda guerra mondiale il forte fu utilizzato dalla Wehrmacht e dalla RSI come carcere per gli antifascisti ed al suo interno vennero fucilati diversi partigiani, tra i quali Giacomo Buranello. Nel dopoguerra fu assegnata ai Carabinieri, ma rimase in stato di abbandono fino al 1995, quando divenne sede del comando provinciale dei Carabinieri. Composto in origine da due caserme, una sul lato sud e una sul lato nord, con un ampio piazzale nel mezzo, nel tempo ha subito varie modifiche e si presenta oggi come un complesso di edifici e spazi scoperti collocati su un vasto terrapieno, che nasconde alla vista le varie strutture. Da Corso Italia sono visibili solo alcune strutture murarie che emergono dalla scarpata del terrapieno, tra le quali una postazione Tobruk risalente alla seconda guerra mondiale. Sulle scogliere accanto al forte sorgeva un tempo il ristorante San Giuliano, conosciuto come la Marinetta, detto anche l'osteria dei poeti, al quale sono legati diversi nomi della cultura genovese e italiana; il locale vide Guido Gozzano tra i suoi più assidui frequentatori. Il poeta trasse dal luogo diverse poesie pubblicate poi nella Riviera Ligure di Mario Novaro e nella Rassegna Latina diretta dall'uomo di lettere Martini. Dopo il forte San Giuliano, in posizione sopraelevata rispetto alla strada, circondata da uno scenografico giardino, sorge la villa Canali-Gaslini, una delle ultime opere a Genova dell'architetto fiorentino Gino Coppedè, costruita tra il 1924 e il 1925 per la famiglia Canali. Divenuta sede del consolato del Giappone, nel periodo bellico fu occupata prima dalle truppe tedesche e poi da quelle alleate. Nel dopoguerra fu acquistata da Gerolamo Gaslini (industriale oleario e fondatore dell'istituto pediatrico intitolato alla figlia Giannina) che ne fece la residenza della propria famiglia. Morta l'ultima figlia Germana, nel 1988, la villa divenne sede della Fondazione Gaslini. Come molte opere del Coppedè lo stile dell'edificio è liberamente ispirato al gotico fiorentino. Proseguendo verso levante, all'altezza del tratto di spiaggia con gli stabilimenti balneari di San Giuliano, sorge un'antica abbazia medioevale, unica superstite di alcune piccole chiese appartenenti a ordini monastici che si trovavano lungo il litorale o nelle immediate vicinanze, demolite per l'apertura di corso Italia o l'espansione edilizia nella zona: oltre a quella già citata dedicata ai SS. Nazario e Celso, quelle di San Vito, Santa Giusta e San Luca d'Albaro. La strada passa a monte dell'abbazia, mentre un percorso pedonale, denominato "lungomare Lombardo", aggira l'edificio a mare costeggiando parte della spiaggia, dove si trovano vari stabilimenti balneari. L'abbazia di San Giuliano è citata per la prima volta in un atto di vendita del 1282, ma le sue origini sarebbero assai più antiche. Appartenuta ai francescani, nel XV secolo passò ai benedettini, che vi rimasero fino alla soppressione napoleonica del 1797, facendovi poi ritorno nel 1842; nel 1939 il convento fu definitivamente soppresso. Nel dopoguerra divenne un ricovero per sfollati e poi restò per anni in abbandono. Subì parziali restauri in varie riprese tra gli anni settanta e i primi anni duemila, ma tra difficoltà finanziarie e burocratiche non è ancora stato avviato un piano per il recupero definitivo del complesso, che nonostante queste traversie si presenta comunque in discreto stato di conservazione. L'abbazia dà il nome alla spiaggia, dove dagli anni sessanta si trova uno storico locale cittadino, il dancing Estoril, che è stato il trampolino di lancio per numerosi musicisti locali tra cui alcuni componenti dei Ricchi e Poveri (Angelo Sotgiu e Franco Gatti, all'epoca rispettivamente cantante-sassofonista e chitarrista de I Jet) e dei New Trolls (il batterista Gianni Belleno). Tra i pochi edifici sul lato a mare della strada, il complesso balneare-ricreativo chiamato in origine Lido d'Albaro (più tardi Nuovo Lido); costruito nel 1908, in concomitanza con l'inizio dei lavori di costruzione della strada, venne riqualificato nell'immediato dopoguerra e negli anni cinquanta assunse rinomanza nazionale come passerella per le selezioni del concorso di Miss Italia. Miss Lido furono in quegli anni due future star del cinema: Sophia Loren e Rosanna Schiaffino, mentre negli anni ottanta la vittoria del titolo fu l'esordio nel mondo dello spettacolo, a soli 15 anni, per la futura cantante Sabrina Salerno. È stato anche sede di rappresentazioni dell'attore vanto del teatro genovese: Gilberto Govi (al quale sono intitolati i giardini situati sopra il depuratore di Punta Vagno, nella parte occidentale del corso). Il complesso, secondo quanto riportato sul sito della società che gestisce l'impianto, sarebbe tuttora il più grande stabilimento balneare europeo, in grado di accogliere diecimila persone, con mille cabine e tre piscine di cui una olimpionica. Corso Italia ha termine in corrispondenza della parrocchiale del borgo di Boccadasse. In origine una semplice cappella, edificata agli inizi del XVIII secolo dagli abitanti del borgo, nel 1787 fu ampliata e trasformata in una vera e propria chiesa, succursale di San Francesco d'Albaro. La chiesa, affidata ai frati minori conventuali, divenne parrocchiale nel 1894. Unica a Genova intitolata al santo di Padova, fu più volte restaurata ed ampliata fra il 1879 e il 1978. Ha un'unica navata, un pavimento in marmi policromi e conserva al suo interno diverse opere d'arte tra le quali una cassa processionale di scuola del Maragliano con "S. Antonio in estasi". Alle pareti sono appesi come ex voto diversi modellini di navi. Corinna Praga, Genova fuori le mura, Fratelli Frilli Editori, 2006. Guida d’Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. Fiorella Caraceni Poleggi, Genova - Guida Sagep, SAGEP Editrice - Automobile Club di Genova, 1984. Stefano Finauri, Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi, isbn 978-88-89384-27-5, Edizioni Servizi Editoriali, 2007. Difesa costiera di Genova Wikiquote contiene citazioni di o su corso Italia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso Italia Progetto di piano regolatore e di ampliamento della regione di Albaro di Genova Ufficio tecnico comunale. - 1906 , dal sito RAPu – Rete Archivi dei Piani urbanistici, su rapu.it. Progetto di strada a mare nella regione di Albaro di Genova Ufficio tecnico comunale. - 1912, dal sito RAPu – Rete Archivi dei Piani urbanistici, su rapu.it. Regio decreto 22/9/1932 di approvazione del piano parcellare e planimetria, dal sito RAPu – Rete Archivi dei Piani urbanistici, su rapu.it. Immagini d’epoca di corso Italia, su genovacards.com. URL consultato il 30 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015). Immagini d’epoca di corso Italia, su ceraunavoltagenova.blogspot.it. Scheda relativa ai lavori di restauro del 1992, dal sito web dell'architetto Orazio Dogliotti, che curò l'operazione, su studiodogliotti.it. Storia di Corso Italia, su ilmugugnogenovese.it. Immagini d’epoca del Lido d’Albaro, su genovacards.com. URL consultato il 15 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2006).

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Piscine di Albaro
Piscine di Albaro

Lo stadio del nuoto di Genova - conosciuto localmente anche come piscine di Albaro e Piscina Marco Paganuzzi - è una struttura sportiva situata nel quartiere di Albaro, nel comune di Genova. Il complesso sportivo delle piscine di Albaro fu realizzato negli anni trenta del Novecento su progetto dell'ingegnere Paride Contri. Comprende una piscina olimpionica coperta con gradinate per il pubblico e tre piscine scoperte, di cui una destinata ai bambini, oltre ad una grande terrazza per cure elioterapiche, un salone per le feste e posti di ristoro. Il complesso è circondato da una pista per il pattinaggio. In epoca più recente si è aggiunta una piccola vasca di ambientamento neonatale, utilizzata anche per i corsi per gestanti e le attività di riabilitazione. Inaugurato nell'ottobre del 1935, era all'epoca una delle più moderne strutture di questo tipo in Europa, espressamente studiata, come sottolineava la stampa del tempo, per favorire la formazione di nuovi atleti nella disciplina del nuoto. La sua struttura architettonica ottenne l'unanime favore della critica e fu un vanto per il regime fascista, per il quale la realizzazione di grandi strutture con finalità sociali costituiva in quel periodo un importante strumento di propaganda. L'edificio, significativa espressione del razionalismo italiano, si caratterizza per le ampie vetrate in facciata, i due corpi laterali semicircolari e la torretta porta-antenna. All'interno della piscina coperta un mosaico in ceramica, opera dell'artista futurista Fillia. Le gradinate ai lati della vasca olimpionica potevano contenere 1.600 spettatori seduti e 3.000 in piedi. Dichiarato inagibile fin dal 1992 è stato completamente ristrutturato a partire dal 2006, rispettandone sostanzialmente la struttura originaria, salvo la discussa sopraelevazione dei due corpi laterali. Il complesso ristrutturato è stato inaugurato il 20 marzo 2008. Dall'anno 2015-2016 l'impianto interno è il luogo delle partite interne della squadra di pallanuoto del Quinto. Il 18 febbraio 2022, l'impianto interno è stato intitolato "Piscina Marco Paganuzzi", dal sindaco Marco Bucci, storico ex allenatore del Quinto, mancato nel 2018 all'età di 45 anni. L'intera struttura è gestita dalla società privata Arena Albaro S.r.l.[1], concessionaria del Comune di Genova, ed è composta da: Vasca olimpionica da 50x25 m (attiva 12 mesi con copertura pressostatica per la stagione invernale) utilizzata per tutte le attività agonistiche e per il nuoto libero. Vasca coperta da 33x21 m (con piattaforma per i tuffi 10 m, 2 trampolini da 1 m e 2 da 3 m.) per tutte le attività didattiche e per il nuoto libero. Vasca esterna da 33x21 m (con 1 trampolino da 1 m e 1 da 3 m) per tutte le attività didattiche e per il nuoto libero nella stagione estiva. Vasca esterna per bambini 25x15 m (con spiaggia degradante ad uso ludico) nella stagione estiva. Vasca esterna di ambientamento neonatale 7x4 m utilizzata anche per le attività propedeutiche alla scuola nuoto, corsi gestanti e riabilitazione nella stagione estiva. Palestra. Spa. Centro estetico e nutrizionale. Bar e ristoranti concessi in locazione a gestori privati. Uffici. La società privata Piscine d'Albaro S.r.l., distinta da Arena Albaro S.r.l., è conduttrice delle piscine. Piscina Albaro Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulle Piscine di Albaro Sito delle Piscine di Albaro

Villa Canali Gaslini
Villa Canali Gaslini

Villa Canali Gaslini è una villa unifamiliare affacciata su corso Italia, nel quartiere genovese di Albaro. Edificata per la famiglia Canali da Gino Coppedè, è un tipico esempio del personalissimo stile di questo architetto, liberamente ispirato al gotico fiorentino del Quattrocento. La villa, una delle ultime opere a Genova dell'architetto fiorentino, fu costruita tra il 1924 e il 1925 per la famiglia Canali. Il terreno su cui sorge costituiva l'ultima propaggine verso il mare di un'estesa proprietà della famiglia Raggio; nel 1919 questa porzione di terreno fu venduta dal conte Carlo Raggio ad Elena Villani, moglie del Canali, che pochi anni dopo avrebbe commissionato al Coppedè il progetto della villa. Divenuta sede del consolato del Giappone, nel 1942 fu acquistata da Gerolamo Gaslini (industriale oleario e fondatore dell'istituto pediatrico intitolato alla figlia Giannina) che intendeva farne la residenza della propria famiglia, ma per le vicende del periodo bellico fu occupata prima dalle truppe tedesche e poi da quelle alleate. Rientrata in possesso dei Gaslini nel 1948, rimase abitazione della famiglia fino alla scomparsa dell'ultima figlia Germana, nel 1988; per volontà del senatore Gaslini, che era mancato nel 1964, la villa divenne sede della fondazione medica che porta il suo nome. La villa sorge su un poggio in posizione sopraelevata rispetto al lungomare di corso Italia, in corrispondenza della spiaggia di San Giuliano, nel tratto compreso tra la storica abbazia e l'omonimo forte; è circondata da uno scenografico giardino, di circa un ettaro di superficie, digradante verso la strada, al cui livello si trova la portineria, che riprende lo stile dell'edificio principale. L'edificio, composto di tre piani fuori terra ed un seminterrato, ha una volumetria molto articolata, formata da un parallelepipedo centrale con ai lati due bassi corpi di fabbrica, la cui copertura corrisponde ai terrazzi al secondo piano. Il prospetto principale, affacciato su corso Italia, è caratterizzato da un loggiato con archi a tutto sesto che corre lungo il piano terreno, dove si trovano gli ambienti di rappresentanza. I prospetti sono caratterizzati da un'alternanza di intarsi di marmi, piastrelle in ceramica, pietre e mattoni a vista, con bifore e trifore. Al piano terreno si trova un vasto salone, arredato con mobili di pregio e con i numerosi ritratti dei componenti della famiglia Gaslini. I due vani adiacenti al salone, in origine il salotto e la sala da pranzo della famiglia sono oggi locali di rappresentanza della fondazione. L'accesso ai piani superiori è collocato sul fronte nord, dove un monumentale scalone in legno raggiunge il primo piano tramite tre ampie rampe; il vano scala ha il soffitto a cassettoni in legno intarsiato. Al primo piano, dove erano un tempo le camere da letto, le stanze sono decorate con stucchi e affreschi. L'edificio della portineria, aperto direttamente sul marciapiede a monte di corso Italia, riprende, nell’articolazione dei volumi e nella decorazione, il motivo architettonico dell'edificio padronale e contribuisce, insieme con il giardino, a qualificare l'aspetto complessivo della villa. Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Liguria, Milano, 2009 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Canali Gaslini Sito della Fondazione Gerolamo Gaslini, su fondazionegaslini.org. URL consultato il 21 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2014). Gino Coppedè, un sognatore di fine secolo, di Sonia Olcese, in "La Casana", 14 novembre 2007 (PDF), su gruppocarige.it. URL consultato il 21 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2016). Decreto di vincolo architettonico della villa e relativi allegati, su liguriavincoli.it. Immagine d'epoca (1927) su www.genovacards.com, su genovacards.com. Insolita immagine della villa innevata, su Flickr

Boccadasse
Boccadasse

Boccadasse (Boca d'âze o Bocadâze in genovese) è un antico borgo marinaro del comune di Genova, che fa parte dell'unità urbanistica Lido del quartiere di Albaro. Nell'attuale suddivisione amministrativa è quindi compreso nel Municipio VIII - Medio Levante, che oltre ad Albaro comprende anche i quartieri della Foce e di San Martino. Convenzionalmente, il piccolo quartiere di Boccadasse è delimitato dalla via Felice Cavallotti (che delimita il borgo a ovest verso Albaro), via Caprera che lo separa da Sturla alta, via del Capo di Santa Chiara, a est del quale si estende Vernazzola, altro piccolo borgo marinaro che fa parte del quartiere di Sturla. A sud, il confine naturale è la linea costiera. Il borgo di Boccadasse è compreso tra l'estremità orientale di corso Italia e il Capo di Santa Chiara, zona molto esclusiva e punto panoramico che divide l'area di Albaro da quella di Sturla. Il borgo di Boccadasse, con le sue case dalle tinte pastello, addossate le une alle altre e strette attorno ad una piccola baia, anche se ormai circondato dal contesto cittadino, si è conservato pressoché immutato nel tempo, come lo si sarebbe potuto vedere uno o due secoli fa, circostanza che ne ha fatto una delle più note attrattive turistiche genovesi. La grande suggestione di questo luogo è dovuta anche al fatto che non si tratta di una semplice conservazione del passato ad uso turistico, ma di un borgo vivo e vitale, dove ancora alcuni pescatori continuano la loro antica attività. Oggi, accanto a loro, ci sono gelaterie, ristoranti e piccole gallerie d'arte. Boccadasse è il tradizionale punto di arrivo delle passeggiate dei genovesi in corso Italia, il frequentato lungomare che dalla Foce attraversa tutto il quartiere di Albaro e termina in corrispondenza della chiesa dedicata a Sant'Antonio di Padova, dove sono conservati numerosi ex voto legati a drammi della gente di mare. Sul retro della chiesa si trova una piazzetta panoramica intitolata al poeta Edoardo Firpo dalla quale si può godere il panorama del sottostante borgo marinaro. Dal belvedere Firpo, ristrutturato nel 2001 in occasione del G8 svoltosi a Genova, si accede al borgo attraverso una scalinata oppure percorrendo la via Aurora, una tipica "crêuza" ligure. Un'altra crêuza a levante della piazzetta risale al capo di Santa Chiara per poi ridiscendere a Vernazzola, frazione del quartiere di Sturla e antico punto di approdo al quale faceva capo la via che portava nell'entroterra attraverso la valle Sturla. Dal belvedere in cima al Capo di Santa Chiara, sovrastato dal castello Türcke, costruzione medioevaleggiante in stile Liberty, costruito nel 1903 su progetto di Gino Coppedè, si può godere un ampio panorama sul levante genovese e del Golfo Paradiso fino al promontorio di Portofino. Diverse sono le ipotesi circa l'origine del nome di Boccadasse, ma non ci sono fonti certe in proposito. Secondo quella più frequentemente citata, il nome del borgo deriverebbe dalla forma della piccola baia: Boccadasse significherebbe "bocca d'asino" (bocca d'âze nel dialetto genovese). Altre possibili origini del nome fanno riferimento al torrente "asse" che un tempo scorreva dove attualmente si trova via Boccadasse e, dopo aver alimentato i lavatoi (treuggi in genovese) e la fontana, sfociava in mare al centro del borgo, o ancora, dal nome di un antico proprietario, Guglielmo Boccadassino. Secondo una leggenda il borgo sarebbe stato fondato intorno all'anno 1000 da alcuni pescatori spagnoli che, colti da una tempesta, trovarono rifugio in questa insenatura. Dal nome del loro capitano (De Odero o Donderos), sarebbe derivato il cognome Dodero, ancora oggi diffuso nella zona. Il borgo di Boccadasse è sempre stato parte integrante del territorio di San Francesco d'Albaro, da cui dipendeva amministrativamente, sia come comune che come parrocchia. San Francesco d'Albaro fino all'Ottocento era un comune rurale, composto di case sparse, orti e ville signorili sulle colline prospicienti il mare: Boccadasse ne costituiva una piccola appendice periferica, uno dei pochi nuclei compatti di questo territorio e l'unico in riva al mare. Con il Regio Decreto n. 1638 del 26 ottobre 1873 sei comuni della bassa val Bisagno, e tra questi San Francesco d'Albaro, furono accorpati al comune di Genova. L'espansione edilizia del Novecento ha cambiato profondamente l'aspetto di questa zona, trasformandola in uno dei più eleganti quartieri residenziali di Genova, ma cancellando al tempo stesso il tessuto storico preesistente. In questo contesto il borgo di Boccadasse, per la posizione periferica, ma soprattutto per volontà dei suoi abitanti, è riuscito a conservare l'originale struttura urbanistica. Secondo alcuni dal nome del borgo sarebbe derivato quello del quartiere di Buenos Aires La Boca, abitato da immigrati di origine genovese, ma non ci sono riscontri a supporto di questa affermazione. L'intero borgo, con le sue case colorate, la piazzetta (piazza Nettuno) che si apre sulla piccola baia, i suoi punti panoramici e le tipiche "crêuze", è di notevole interesse turistico, anche per la sua atmosfera d'altri tempi. La chiesa parrocchiale di Sant'Antonio di Padova venne edificata agli inizi del Settecento dai pescatori e dagli abitanti della zona. Nel corso dei secoli fu ampliata e trasformata; divenne parrocchia il 25 marzo 1894. Conserva al suo interno diverse opere d'arte tra le quali statue di Francesco Storace e Antonio Canepa e alle pareti sono appesi come ex voto diversi modellini di navi. La festa patronale si celebra con particolare solennità il 13 giugno. La chiesa di Sant'Antonio è tra i pochi edifici religiosi ancora esistenti (insieme con l'abbazia di San Giuliano, restaurata negli anni novanta del Novecento), tra i tanti che prima dell'apertura di corso Italia sorgevano sulle scogliere di Albaro. Nel territorio di Boccadasse è presente e preservato un sito di interesse comunitario, proposto dalla rete Natura 2000 della Liguria, per il suo particolare interesse naturale e geologico. Il sito è collocato tra i fondali delle delegazioni genovesi di Sturla, Quarto dei Mille, Quinto al Mare e Nervi dove è segnalato un particolare habitat formato da praterie di posidonia oceanica e formazioni coralline. Tra le specie animali sono presenti i pesci: Hippocampus hippocampus, Labrus merula, Parablennius gattorugine, Parablennius tentacularis, Symphodus cinereus, Symphodus rostratus, Symphodus tinca. Il cantautore Gino Paoli, che ha abitato molti anni a Boccadasse, in salita Santa Chiara ha rievocato quel periodo, sia pure senza citare la località, nella celebre canzone La gatta. Lo stesso Gino Paoli ha dedicato a Boccadasse un brano (intitolato, appunto, Boccadasse) che fa parte dell'album del 2004 Ti ricordi? No non mi ricordo, inciso dallo stesso autore in coppia con Ornella Vanoni. Una canzone del duo genovese I Trilli, intitolata Trilli-trilli, riprendendo un antico sfottò di sapore campanilistico, argomenta che gli abitanti di Boccadasse sono, se possibile, più tarlucchi (babbei) di quelli della Foce. Il gruppo progressive rock italiano Il Tempio delle Clessidre ha inoltre dedicato una canzone alle atmosfere poetiche di questo borgo marinaro. A Boccadasse è dedicata una poesia di Edoardo Firpo, intitolata appunto Boccadâze, nella quale il poeta descrive l'atmosfera dell'antico borgo. La poesia è ricordata da una targa che ne riporta i primi versi, affissa sul retro della chiesa, nella piazzetta-belvedere intitolata al poeta genovese. Lo scrittore siciliano Andrea Camilleri, nei suoi romanzi polizieschi sulle storie del commissario Montalbano, immagina che a Boccadasse abiti Livia, la fidanzata genovese del protagonista. Boccadasse, anticamente raggiungibile dalla terraferma solo attraverso una ripida scalinata scavata nella roccia, che portava al capo di Santa Chiara e da qui a Vernazzola (Sturla), oggi è comodamente raggiungibile dal centro di Genova, da cui dista circa 5 km, attraverso corso Italia, mediante il bus pubblico numero 31 in partenza dalla stazione di Genova Brignole o anche mediante il bus turistico a due piani che effettua il giro della città L'apertura di corso Italia, nel 1915, se da un lato ha consentito un agevole collegamento con il centro cittadino, dall'altro ha rischiato di compromettere il carattere del borgo. Il progetto originario prevedeva, infatti, il prolungamento del lungomare proprio a ridosso delle case di Boccadase, ma l'opposizione della popolazione fece rientrare questa ipotesi. Così il traffico urbano, giunto in corrispondenza della chiesa di Sant'Antonio, svolta decisamente verso l'interno, aggirando i nuclei storici di Boccadasse e Vernazzola attraverso via Felice Cavallotti, via Caprera e via dei Mille, tornando verso il mare in corrispondenza di Sturla. Da queste vie brevi diramazioni consentono di arrivare fin sulla soglia del borgo. Il casello autostradale più vicino è quello di Nervi, sull'autostrada A12, a 5 km da Boccadasse. Boccadasse si trova a 1,5 km dalla stazione di Genova Sturla e 3,5 km da quella di Genova Brignole. Corinna Praga, Genova fuori le mura, Genova, Fratelli Frilli Editori, 2006, ISBN 88-7563-197-2. Guida d'Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. Guida rapida d'Italia - Liguria, Milano, TCI, 2002. Wikiquote contiene citazioni di o su Boccadasse Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Boccadasse La chiesa di S. Antonio di Boccadasse sul sito dell'Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2009).

Batteria San Giuliano

La Batteria San Giuliano era una batteria costruita all'interno dell'omonimo forte in posizione intermedia tra le due caserme interne. La Batteria era composta da una linea di fuoco a cielo aperto, senza strutture protettive a copertura, ma protetta dalle mura del forte, sulla quale erano posizionati sei obici da 28 GRC Ret a puntamento indiretto guidati da un telemetro. Il compito di queste artiglierie era quello di battere lo specchio d'acqua a levante e l'imboccatura del porto. Sottostante al piazzale della batteria, erano sistemati un complesso sistema di gallerie e locali che ospitavano le riservette e le polveriere per gli obici; la caserma del forte ospitava la guarnigione. Nel 1913 parte della struttura del forte, furono demolite per permettere la costruzione del lungomare di Corso Italia. Nel 1937 nel forte fu ricavata una nuova batteria contraerea. Inizialmente presidiata da uomini del Regio Esercito durante la seconda guerra mondiale, dopo l'8 settembre la batteria venne requisita da militi della RSI e della Wehrmacht. Nel dopoguerra la batteria è stata demolita; al suo posto è stato ricavato un piazzale. Il forte, adeguatamente ristrutturato, è oggi la sede del Comando provinciale Carabinieri di Genova, e per questo motivo non è visitabile. Stefano Finauri, Forti di Genova, Servizi Editoriali, Genova, 2007, ISBN 978-88-89384-27-5 Tarantino Stefano-Gaggero Federico-Arecco Diana, Forti di Genova e sentieri tra Nervi e Recco alta via dei monti liguri, Edizioni del Magistero, Genova. Roberto Badino, Forti di Genova, Sagep, Genova 1969 Riccardo Dellepiane, Mura e fortificazioni di Genova, Nuova editrice genovese, Genova, 2008, [prima edizione 1984]. Cappellini A., Le Fortificazioni di Genova, Ed. F.lli Pagano Editore, Genova, 1939 Forte San Giuliano Batteria (militare) Batteria del Vagno Batteria San Martino Informazioni sulle batterie costiere genovesi, su fortidigenova.com. URL consultato il 20 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2009). Storia del Forte San Giuliano, su fortidigenova.com. URL consultato il 3 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2011).

Villa Allgeyer-Fuckel
Villa Allgeyer-Fuckel

Villa Allgeyer-Fuckel è un palazzo storico di Genova sito al numero 2 di via dei Maristi, nel quartiere di Albaro. Il palazzo venne realizzato alla fine del XVII secolo come residenza di campagna ed era circondato da un vasto podere. Nel 1728 fu censito come proprietà di Gerolamo Veneroso, all'epoca doge di Genova. La costruzione mantenne la sua originaria pianta rettangolare fino all'inizio del XIX secolo, quando venne aggiunto un piccolo corpo al lato sud. Nel 1901 il palazzo fu acquistato dalla famiglia tedesca Allgeyer-Fuckel, la quale affidò i lavori di ristrutturazione all'architetto Riccardo Haupt. Quest'ultimo trasformò la villa di campagna in residenza signorile, fece affrescare i soffitti, aggiunse una torre di belvedere e realizzò uno scalone monumentale in marmo. A causa delle origini tedesche dei proprietari, il palazzo fu confiscato durante la prima guerra mondiale, venendo poi restituito ad Anna Allgeyer, vedova Fuckel, al termine del conflitto. Nel 1939 fu acquistato dalla congregazione religiosa dei Fratelli maristi, che lo adibirono a istituto scolastico fino al 1994. Dopo alcuni anni di abbandono l'immobile venne restaurato e ospita, dal 2001, una delle due sedi genovesi di Fideuram - Intesa Sanpaolo Private Banking. Il palazzo, che nel 2009 subì alcuni danni a causa di un incendio accidentale, è riconosciuto come bene di interesse culturale dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su villa Allgeyer-Fuckel

Genoa Open Challenger

Il Genoa Open Challenger, noto come AON Open Challenger - Memorial Giorgio Messina, è un torneo di tennis professionistico maschile che si tiene dal 2003 annualmente a Genova, in Italia, nel mese di settembre. L'evento fa parte dell'ATP Challenger Tour, è giocato sui campi in terra rossa all'aperto di Valletta Cambiaso nel quartiere di Albaro. Inaugurato nel 2003, segna il ritorno del grande tennis a Genova dopo l'ultima edizione dell'ATP di Genova disputata nel 1993. Il torneo è cresciuto di anno in anno in quanto a montepremi e livello tecnico dei giocatori. Per l'edizione del 2009, la prima con un montepremi di 85 mila dollari +H, il torneo prende il nome sponsorizzato AON Open Challenger Memorial Giorgio Messina e viene vinto da Alberto Martín che supera in finale Carlos Berlocq, autore di una straordinaria cavalcata partendo dalle qualificazioni. L'edizione del 2016 ha un montepremi 106 mila dollari e circa 24 mila spettatori e vede scendere in campo giocatori di altissimo livello, tra i quali gli ex top 10 Tommy Robredo e Nicolás Almagro e il vincitore Jerzy Janowicz, ex numero 14 al mondo e semifinalista al Torneo di Wimbledon 2013. Nel 2017 gli organizzatori daranno una wild card al giovane talento Stefanos Tsitsipas che vincerà il torneo battendo in finale Guillermo García López. Il successo rappresenta un trampolino di lancio per la carriera del tennista greco, che guadagna 41 posizioni nel ranking mondiale, sale alla 120ª e sei settimane dopo entra per la prima volta nella top 100 mondiale. Nel 2018 Lorenzo Sonego è il vincitore della sedicesima edizione e ripete il successo nel 2019 battendo in finale in tre set Alejandro Davidovich Fokina. La direzione del torneo è successivamente affidata a Sergio Palmieri, nome illustre del tennis internazionale, direttore organizzativo della Federazione Italiana Tennis (FIT), direttore degli Internazionali d’Italia e coordinatore del settore tecnico della FIT con l'incarico di organizzare tutti gli incontri di Coppa Davis e Fed Cup disputati in Italia. Nel corso degli anni, il torneo ha superato il tetto delle 25 mila presenze nell’arco della settimana. Nel 2020 e nel 2021 il torneo non si disputa a causa delle restrizioni per la pandemia di COVID-19. Dopo la pausa per la pandemia, una nuova edizione del torneo viene organizzata a settembre 2022, in concomitanza con il Salone nautico di Genova. Hypo Group Tennis International 1993 Sito ufficiale, su challengergenova.com. (EN) Il torneo sul sito dell'ATP Tour, su atptour.com.

Forte San Giuliano
Forte San Giuliano

Il Forte San Giuliano (29 s.l.m.) è un forte posto sulla costa nel quartiere genovese di Albaro, tra Punta Vagno ed il piccolo promontorio di San Giuliano, a poca distanza dall'omonima abbazia. Con la Batteria del Vagno formava un fronte di protezione della costa a levante di Genova contro eventuali sbarchi nemici o bombardamenti navali. Forte San Giuliano si affaccia oggi su corso Italia, ma prima della costruzione della strada litoranea, iniziata nel 1908, la costa di Genova tra la Foce e San Giuliano consisteva in ripide scogliere a picco sul mare, raggiungibili solo attraverso strette crêuze che dall'attuale via Albaro scendevano verso il mare. Sulla scogliera nelle vicinanze del luogo dove ora sorge il forte era stata costruita alla fine dell'estate del 1745 la batteria Sopranis, prospiciente la villa omonima ed avente funzione antisbarco ed antinave. Al fine di ampliare il fronte difensivo, nel 1818 fu presentato il progetto di fortificazione della stessa villa Sopranis, in un primo tempo approvato ma poi accantonato nonostante fosse divenuto esecutivo. A lavori appena iniziati si preferì invece edificare un nuovo forte sul terreno adiacente alla villa, che venne inglobata all'interno del perimetro del nuovo edificio. I lavori di costruzione del forte San Giuliano, che prendeva il nome dalla vicina abbazia, iniziarono nel 1826 e tra varie vicissitudini terminarono nel 1836 con il completamento di tutte le strutture. Il forte terminava a mare la linea difensiva a levante della città, formata dai forti S. Martino, S. Tecla, Richelieu e Quezzi, che culminava nel forte Ratti. La struttura ospitava una guarnigione di circa 380 soldati, che potevano arrivare a circa 1200 in caso di necessità. Era armato con dieci cannoni, sette obici e una petriera, oltre a numerosi pezzi di artiglieria di minori dimensioni. Il forte durante i moti del 1849 fu occupato dagli insorti, ma prontamente rioccupato dalle truppe sabaude, grazie anche al tradimento del comandante della guarnigione. Nel 1889 nel perimetro del forte, fra le due caserme, fu installata una batteria costiera, denominata "Batteria San Giuliano", la cui realizzazione rese necessarie diverse modifiche strutturali, come la demolizione della terrazza dell'ex villa Sopranis, che avrebbe limitato la visuale del telemetro. La batteria, posta a difesa dello specchio acqueo a levante dell'imboccatura del porto di Genova, era armata con sei obici da 28 GRC (Ret). Al di sotto un sistema di gallerie ospitava le polveriere. Negli anni il forte ha subito diverse modifiche, la più vistosa delle quali si è avuta nel 1913 con la costruzione di corso Italia, che ha reso necessaria la demolizione di parte della galleria di controscarpa, i cui monconi sono ancora visibili dallo stesso lungomare. Nel 1937 sulla parte superiore del terrapieno a sud, fronte mare, venne realizzata una batteria contraerea, dotata di otto cannoni da 76/45. Durante la seconda guerra mondiale vennero realizzate due postazioni Tobruk che ancora oggi affiorano dalla scarpata del terrapieno affacciato su corso Italia, nei pressi dell'attuale strada di accesso al forte. Dopo l'8 settembre 1943, la batteria ed il forte vennero requisiti dalla Wehrmacht e dall'esercito della RSI e vi fu stabilita una prigione per gli antifascisti ed i partigiani, dove venivano condotti interrogatori ed inflitte torture ai malcapitati prigionieri. Nel 1944, sulla piazzola della batteria avvennero più episodi di fucilazione di partigiani: il 3 marzo, all'alba, Giacomo Buranello, comandante dei GAP genovesi, fu fucilato dopo essere stato torturato per 24 ore; il 23 maggio venne fucilato Giovanni Battista Torre, furiere della Marina Militare italiana e partigiano combattente; il 29 luglio, sempre all'alba, vennero fucilati altri cinque partigiani; prima dell'esecuzione chiesero di essere fucilati al petto invece che alla schiena, ma la loro richiesta non venne accolta. Nel dopoguerra la batteria venne smantellata creando al suo posto un vasto piazzale. Il forte nel 1948 fu assegnato alla Legione Carabinieri Liguria ed il piazzale della ex batteria fu utilizzato come deposito dei mezzi di servizio. Dopo un periodo di abbandono dovuto ai lavori di ristrutturazione ed adeguamento il forte dal 13 maggio 1995 è divenuto sede del Comando Provinciale Carabinieri di Genova, motivo per cui il complesso non è oggi visitabile. Il complesso consisteva in due caserme ed era circondato da un fossato su tre lati ed un muro di controscarpa con andamento zigzagante. Erano inoltre presenti due gallerie, una di scarpa ed una di controscarpa, che circondavano il complesso. La galleria di scarpa, munita di numerose feritoie a difesa del fossato, collegava le due caserme con un percorso sotterraneo, lungo il quale si aprivano numerosi vani utilizzati come riservette (depositi di munizioni) e polveriere. La caserma nord, affacciata sull'odierna via Gobetti, si sviluppa su quattro piani; l'ingresso del forte, posto al terzo piano della caserma nord, era dotato di ponte levatoio. Questa parte, ben visibile da via Gobetti, è quella meglio conservata, con il ponte levatoio ancora presente insieme a tutti i relativi meccanismi di azionamento. La caserma sud è invece un edificio a tre piani posto contro il muro di controscarpa, sul lato a mare. Stefano Finauri, Forti di Genova, Servizi Editoriali, Genova, 2007, ISBN 978-88-89384-27-5 Difesa costiera di Genova Forti di Genova Resistenza italiana Batteria del Vagno Fortificazioni alla moderna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte San Giuliano Mappe, itinerari e foto dei forti di Genova, su forti-genova.com. URL consultato il 4 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2010). Storia del Forte San Giuliano su http://www.fortidigenova.com, su fortidigenova.com. URL consultato il 2 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2011). Immagini d'epoca del forte San Giuliano su www.genovacards.com, su genovacards.com.