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Chiesa dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù

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Genova chiesa dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù
Genova chiesa dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù

La chiesa di San Pietro Apostolo e Santa Teresa del Bambin Gesù è un luogo di culto cattolico situato nel quartiere di Albaro, in via Francesco Domenico Guerrazzi, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Albaro dell'arcidiocesi di Genova.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù
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Genova chiesa dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù
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Luoghi vicini

Piscine di Albaro
Piscine di Albaro

Lo stadio del nuoto di Genova - conosciuto localmente anche come piscine di Albaro e Piscina Marco Paganuzzi - è una struttura sportiva situata nel quartiere di Albaro, nel comune di Genova. Il complesso sportivo delle piscine di Albaro fu realizzato negli anni trenta del Novecento su progetto dell'ingegnere Paride Contri. Comprende una piscina olimpionica coperta con gradinate per il pubblico e tre piscine scoperte, di cui una destinata ai bambini, oltre ad una grande terrazza per cure elioterapiche, un salone per le feste e posti di ristoro. Il complesso è circondato da una pista per il pattinaggio. In epoca più recente si è aggiunta una piccola vasca di ambientamento neonatale, utilizzata anche per i corsi per gestanti e le attività di riabilitazione. Inaugurato nell'ottobre del 1935, era all'epoca una delle più moderne strutture di questo tipo in Europa, espressamente studiata, come sottolineava la stampa del tempo, per favorire la formazione di nuovi atleti nella disciplina del nuoto. La sua struttura architettonica ottenne l'unanime favore della critica e fu un vanto per il regime fascista, per il quale la realizzazione di grandi strutture con finalità sociali costituiva in quel periodo un importante strumento di propaganda. L'edificio, significativa espressione del razionalismo italiano, si caratterizza per le ampie vetrate in facciata, i due corpi laterali semicircolari e la torretta porta-antenna. All'interno della piscina coperta un mosaico in ceramica, opera dell'artista futurista Fillia. Le gradinate ai lati della vasca olimpionica potevano contenere 1.600 spettatori seduti e 3.000 in piedi. Dichiarato inagibile fin dal 1992 è stato completamente ristrutturato a partire dal 2006, rispettandone sostanzialmente la struttura originaria, salvo la discussa sopraelevazione dei due corpi laterali. Il complesso ristrutturato è stato inaugurato il 20 marzo 2008. Dall'anno 2015-2016 l'impianto interno è il luogo delle partite interne della squadra di pallanuoto del Quinto. Il 18 febbraio 2022, l'impianto interno è stato intitolato "Piscina Marco Paganuzzi", dal sindaco Marco Bucci, storico ex allenatore del Quinto, mancato nel 2018 all'età di 45 anni. L'intera struttura è gestita dalla società privata Arena Albaro S.r.l.[1], concessionaria del Comune di Genova, ed è composta da: Vasca olimpionica da 50x25 m (attiva 12 mesi con copertura pressostatica per la stagione invernale) utilizzata per tutte le attività agonistiche e per il nuoto libero. Vasca coperta da 33x21 m (con piattaforma per i tuffi 10 m, 2 trampolini da 1 m e 2 da 3 m.) per tutte le attività didattiche e per il nuoto libero. Vasca esterna da 33x21 m (con 1 trampolino da 1 m e 1 da 3 m) per tutte le attività didattiche e per il nuoto libero nella stagione estiva. Vasca esterna per bambini 25x15 m (con spiaggia degradante ad uso ludico) nella stagione estiva. Vasca esterna di ambientamento neonatale 7x4 m utilizzata anche per le attività propedeutiche alla scuola nuoto, corsi gestanti e riabilitazione nella stagione estiva. Palestra. Spa. Centro estetico e nutrizionale. Bar e ristoranti concessi in locazione a gestori privati. Uffici. La società privata Piscine d'Albaro S.r.l., distinta da Arena Albaro S.r.l., è conduttrice delle piscine. Piscina Albaro Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulle Piscine di Albaro Sito delle Piscine di Albaro

Villa Allgeyer-Fuckel
Villa Allgeyer-Fuckel

Villa Allgeyer-Fuckel è un palazzo storico di Genova sito al numero 2 di via dei Maristi, nel quartiere di Albaro. Il palazzo venne realizzato alla fine del XVII secolo come residenza di campagna ed era circondato da un vasto podere. Nel 1728 fu censito come proprietà di Gerolamo Veneroso, all'epoca doge di Genova. La costruzione mantenne la sua originaria pianta rettangolare fino all'inizio del XIX secolo, quando venne aggiunto un piccolo corpo al lato sud. Nel 1901 il palazzo fu acquistato dalla famiglia tedesca Allgeyer-Fuckel, la quale affidò i lavori di ristrutturazione all'architetto Riccardo Haupt. Quest'ultimo trasformò la villa di campagna in residenza signorile, fece affrescare i soffitti, aggiunse una torre di belvedere e realizzò uno scalone monumentale in marmo. A causa delle origini tedesche dei proprietari, il palazzo fu confiscato durante la prima guerra mondiale, venendo poi restituito ad Anna Allgeyer, vedova Fuckel, al termine del conflitto. Nel 1939 fu acquistato dalla congregazione religiosa dei Fratelli maristi, che lo adibirono a istituto scolastico fino al 1994. Dopo alcuni anni di abbandono l'immobile venne restaurato e ospita, dal 2001, una delle due sedi genovesi di Fideuram - Intesa Sanpaolo Private Banking. Il palazzo, che nel 2009 subì alcuni danni a causa di un incendio accidentale, è riconosciuto come bene di interesse culturale dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su villa Allgeyer-Fuckel

Corso Italia (Genova)
Corso Italia (Genova)

Corso Italia è una delle principali arterie di Genova. Si sviluppa lungo un percorso di circa 2,2 km, interamente affacciato sul mare, partendo dal quartiere della Foce, per poi proseguire per la maggior parte del percorso nel quartiere residenziale di Albaro, di cui attraversa le unità urbanistiche San Giuliano e Lido, per terminare infine nell'area soprastante al borgo marinaro di Boccadasse. Realizzata nei primi decenni del Novecento, divenne da subito uno dei principali punti di ritrovo del passeggio domenicale dei genovesi, finendo per essere considerata la promenade per eccellenza della città. La Foce ed Albaro erano stati comuni autonomi fino al 1873, ma dopo la loro annessione a Genova (insieme agli altri comuni dell'immediato levante: Marassi, San Martino e Staglieno) iniziarono profonde opere urbanistiche che in pochi decenni ne cambiarono l'aspetto. La strada lungomare venne realizzata tra il 1909 ed il 1915 su progetto dell'ingegnere Dario Carbone, nell'ambito del "Progetto di piano regolatore e di ampliamento della regione di Albaro" approvato nel 1906. La nuova arteria fu aperta dove erano le aspre scogliere che terminavano a mare la collina di Albaro, operando una profonda trasformazione dell'ambiente costiero, che comportò lo sbancamento delle stesse scogliere e la scomparsa delle piccole chiese marinare, gli unici edifici che sorgevano lungo la riva del mare, quasi a punteggiare la piccola baia da cui si apre la zona levantina della città; fra queste l'antica chiesa dei Santi Nazario e Celso, già parrocchiale. A testimonianza di questo passato ormai scomparso resta oggi solo l'abbazia di San Giuliano. La strada fu creata, nell'ambito del piano di espansione della città residenziale verso il levante, per dare a Genova una moderna passeggiata lungomare, ma anche in funzione di accesso alle strutture balneari. Le spiagge della zona, come quella di San Nazaro e quella sottostante l'abbazia di San Giuliano erano infatti già frequentate dai bagnanti da prima della costruzione del corso ma erano raggiungibili solo attraverso strette crêuze che scendevano al mare, tra scorci pittoreschi, dall'alto della collina di Albaro, dove correva la strada da Genova per il levante. Il progetto originario prevedeva il prolungamento del lungomare fino alla foce del torrente Sturla, passando a ridosso delle case di Boccadasse e Vernazzola, ma la ferma opposizione della popolazione fece rientrare questa ipotesi, quindi la strada in corrispondenza della chiesa di Sant'Antonio di Boccadasse prosegue con una decisa svolta verso monte, con il nome di via Felice Cavallotti, salendo a raccordarsi con la viabilità più antica diretta a levante, aggirando a monte i due storici borghi marinari. Nel 1935 corso Italia fu sottoposto ad un primo restyling con la sistemazione di eleganti aiuole fiorite, palme e piccole fontane per dissetare i passanti. Negli anni cinquanta vennero installate alcune fontane con illuminazione scenica colorata nell'aiuola centrale, ma le difficoltà legate alla manutenzione di questi giochi d'acqua portarono ad abbandonarli nell'arco di pochi anni. Il corso ha subito un completo restauro alla fine degli anni ottanta, nell'ambito dei lavori effettuati in occasione dei mondiali di calcio di Italia '90 e delle Colombiadi del 1992. Nel 2022 Corso Italia è stato dotato di una pista ciclabile, posta tra la strada e il marciapiede. La strada ha due corsie per direzione, separate da un'aiuola con funzione di spartitraffico ed un ampio marciapiede con panchine, sul lato a mare, separato dalla carreggiata da una pista ciclabile. Il percorso si snoda per circa due chilometri e mezzo con andamento sinuoso, seguendo la linea di costa. Sul lato a monte si affacciano il forte San Giuliano ed eleganti condomini e palazzine in stile art déco, mentre sul lato a mare, oltre alla storica abbazia di San Giuliano, si trovano solo stabilimenti balneari, tra cui il Nuovo Lido, la cui presenza tuttavia non preclude, se non per brevi tratti, la vista verso il mare aperto e, sullo sfondo, il promontorio di Portofino. La strada ha inizio nel quartiere della Foce; questo primo tratto è dominato a monte dalla chiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce, completamente ricostruita nel 1952 dopo la distruzione della seconda guerra mondiale. La chiesa trae origine da una chiesa seicentesca dedicata a san Bernardo, alla quale fu aggiunto il titolo di una cappella intitolata a san Pietro, che si trovava sulla spiaggia, distrutta da una mareggiata nel 1821. Il percorso prosegue lasciando alla destra la scogliera di Punta Vagno, dove sono i pochi resti della batteria del Vagno, una postazione di artiglieria ottocentesca a difesa del porto di Genova, poi utilizzata durante la seconda guerra mondiale come postazione antiaerea. Venuta meno l'importanza strategica della batteria, nel 1931 al culmine della scogliera di Punta Vagno fu installato un piccolo faro (il secondo dopo la torre della Lanterna), ancora attivo. I superstiti locali del complesso sono oggi in dotazione all'Istituto Idrografico della Marina come residenza per il personale. All'epoca dell'apertura della strada, il Ministero della Guerra si oppose alla demolizione della batteria, perciò questo tratto fu spostato più a monte, tagliando la collina ed isolando Punta Vagno dal resto del colle. L'operazione comportò lo sbancamento di parte del poggio Quartara, ricco di piante secolari: situato sopra gli attuali bagni comunali San Nazaro, il costone (ben visibile nelle cartoline d'epoca) costituiva uno dei maggiori parchi di Genova. Fu demolita anche la chiesa dei Santi Nazario e Celso, che sorgeva sulla scogliera nei pressi della batteria; più volte distrutta dalla violenza dei marosi, era stata ricostruita per l'ultima volta nel XVII secolo. Poco oltre la spiaggia di San Nazaro, sulla sinistra si affaccia il lato a mare del forte San Giuliano, oggi sede del comando provinciale dei Carabinieri. Il forte, che chiudeva a mare la linea difensiva a levante della città, fu costruito tra il 1827 e il 1836 nel luogo dove già esisteva dal 1745 una batteria costiera, denominata "batteria Sopranis". Nel 1889 all'interno del forte venne installata una nuova postazione di artiglieria (batteria San Giuliano). Per l'apertura di corso Italia venne notevolmente alterato il prospetto sud, che subì ulteriori mutilazioni nel 1937 quando sul lato a mare vennero collocate alcune postazioni contraeree. Durante la seconda guerra mondiale il forte fu utilizzato dalla Wehrmacht e dalla RSI come carcere per gli antifascisti ed al suo interno vennero fucilati diversi partigiani, tra i quali Giacomo Buranello. Nel dopoguerra fu assegnata ai Carabinieri, ma rimase in stato di abbandono fino al 1995, quando divenne sede del comando provinciale dei Carabinieri. Composto in origine da due caserme, una sul lato sud e una sul lato nord, con un ampio piazzale nel mezzo, nel tempo ha subito varie modifiche e si presenta oggi come un complesso di edifici e spazi scoperti collocati su un vasto terrapieno, che nasconde alla vista le varie strutture. Da Corso Italia sono visibili solo alcune strutture murarie che emergono dalla scarpata del terrapieno, tra le quali una postazione Tobruk risalente alla seconda guerra mondiale. Sulle scogliere accanto al forte sorgeva un tempo il ristorante San Giuliano, conosciuto come la Marinetta, detto anche l'osteria dei poeti, al quale sono legati diversi nomi della cultura genovese e italiana; il locale vide Guido Gozzano tra i suoi più assidui frequentatori. Il poeta trasse dal luogo diverse poesie pubblicate poi nella Riviera Ligure di Mario Novaro e nella Rassegna Latina diretta dall'uomo di lettere Martini. Dopo il forte San Giuliano, in posizione sopraelevata rispetto alla strada, circondata da uno scenografico giardino, sorge la villa Canali-Gaslini, una delle ultime opere a Genova dell'architetto fiorentino Gino Coppedè, costruita tra il 1924 e il 1925 per la famiglia Canali. Divenuta sede del consolato del Giappone, nel periodo bellico fu occupata prima dalle truppe tedesche e poi da quelle alleate. Nel dopoguerra fu acquistata da Gerolamo Gaslini (industriale oleario e fondatore dell'istituto pediatrico intitolato alla figlia Giannina) che ne fece la residenza della propria famiglia. Morta l'ultima figlia Germana, nel 1988, la villa divenne sede della Fondazione Gaslini. Come molte opere del Coppedè lo stile dell'edificio è liberamente ispirato al gotico fiorentino. Proseguendo verso levante, all'altezza del tratto di spiaggia con gli stabilimenti balneari di San Giuliano, sorge un'antica abbazia medioevale, unica superstite di alcune piccole chiese appartenenti a ordini monastici che si trovavano lungo il litorale o nelle immediate vicinanze, demolite per l'apertura di corso Italia o l'espansione edilizia nella zona: oltre a quella già citata dedicata ai SS. Nazario e Celso, quelle di San Vito, Santa Giusta e San Luca d'Albaro. La strada passa a monte dell'abbazia, mentre un percorso pedonale, denominato "lungomare Lombardo", aggira l'edificio a mare costeggiando parte della spiaggia, dove si trovano vari stabilimenti balneari. L'abbazia di San Giuliano è citata per la prima volta in un atto di vendita del 1282, ma le sue origini sarebbero assai più antiche. Appartenuta ai francescani, nel XV secolo passò ai benedettini, che vi rimasero fino alla soppressione napoleonica del 1797, facendovi poi ritorno nel 1842; nel 1939 il convento fu definitivamente soppresso. Nel dopoguerra divenne un ricovero per sfollati e poi restò per anni in abbandono. Subì parziali restauri in varie riprese tra gli anni settanta e i primi anni duemila, ma tra difficoltà finanziarie e burocratiche non è ancora stato avviato un piano per il recupero definitivo del complesso, che nonostante queste traversie si presenta comunque in discreto stato di conservazione. L'abbazia dà il nome alla spiaggia, dove dagli anni sessanta si trova uno storico locale cittadino, il dancing Estoril, che è stato il trampolino di lancio per numerosi musicisti locali tra cui alcuni componenti dei Ricchi e Poveri (Angelo Sotgiu e Franco Gatti, all'epoca rispettivamente cantante-sassofonista e chitarrista de I Jet) e dei New Trolls (il batterista Gianni Belleno). Tra i pochi edifici sul lato a mare della strada, il complesso balneare-ricreativo chiamato in origine Lido d'Albaro (più tardi Nuovo Lido); costruito nel 1908, in concomitanza con l'inizio dei lavori di costruzione della strada, venne riqualificato nell'immediato dopoguerra e negli anni cinquanta assunse rinomanza nazionale come passerella per le selezioni del concorso di Miss Italia. Miss Lido furono in quegli anni due future star del cinema: Sophia Loren e Rosanna Schiaffino, mentre negli anni ottanta la vittoria del titolo fu l'esordio nel mondo dello spettacolo, a soli 15 anni, per la futura cantante Sabrina Salerno. È stato anche sede di rappresentazioni dell'attore vanto del teatro genovese: Gilberto Govi (al quale sono intitolati i giardini situati sopra il depuratore di Punta Vagno, nella parte occidentale del corso). Il complesso, secondo quanto riportato sul sito della società che gestisce l'impianto, sarebbe tuttora il più grande stabilimento balneare europeo, in grado di accogliere diecimila persone, con mille cabine e tre piscine di cui una olimpionica. Corso Italia ha termine in corrispondenza della parrocchiale del borgo di Boccadasse. In origine una semplice cappella, edificata agli inizi del XVIII secolo dagli abitanti del borgo, nel 1787 fu ampliata e trasformata in una vera e propria chiesa, succursale di San Francesco d'Albaro. La chiesa, affidata ai frati minori conventuali, divenne parrocchiale nel 1894. Unica a Genova intitolata al santo di Padova, fu più volte restaurata ed ampliata fra il 1879 e il 1978. Ha un'unica navata, un pavimento in marmi policromi e conserva al suo interno diverse opere d'arte tra le quali una cassa processionale di scuola del Maragliano con "S. Antonio in estasi". Alle pareti sono appesi come ex voto diversi modellini di navi. Corinna Praga, Genova fuori le mura, Fratelli Frilli Editori, 2006. Guida d’Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. Fiorella Caraceni Poleggi, Genova - Guida Sagep, SAGEP Editrice - Automobile Club di Genova, 1984. Stefano Finauri, Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi, isbn 978-88-89384-27-5, Edizioni Servizi Editoriali, 2007. Difesa costiera di Genova Wikiquote contiene citazioni di o su corso Italia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso Italia Progetto di piano regolatore e di ampliamento della regione di Albaro di Genova Ufficio tecnico comunale. - 1906 , dal sito RAPu – Rete Archivi dei Piani urbanistici, su rapu.it. Progetto di strada a mare nella regione di Albaro di Genova Ufficio tecnico comunale. - 1912, dal sito RAPu – Rete Archivi dei Piani urbanistici, su rapu.it. Regio decreto 22/9/1932 di approvazione del piano parcellare e planimetria, dal sito RAPu – Rete Archivi dei Piani urbanistici, su rapu.it. Immagini d’epoca di corso Italia, su genovacards.com. URL consultato il 30 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015). Immagini d’epoca di corso Italia, su ceraunavoltagenova.blogspot.it. Scheda relativa ai lavori di restauro del 1992, dal sito web dell'architetto Orazio Dogliotti, che curò l'operazione, su studiodogliotti.it. Storia di Corso Italia, su ilmugugnogenovese.it. Immagini d’epoca del Lido d’Albaro, su genovacards.com. URL consultato il 15 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2006).

Forte San Martino
Forte San Martino

Il forte San Martino sorge a Genova, nell'omonimo quartiere. Situato sulla collina di Papigliano è oggi completamente circondato dal tessuto urbano. Diverse proposte per la realizzazione di una fortificazione in questa posizione a difesa di Albaro e San Martino furono presentate fin dal 1771 ai responsabili delle fortificazioni della Repubblica di Genova. Nel 1807, durante la dominazione napoleonica, il governo francese, sollecitato dal Genio militare, stanziò 180.000 franchi per la costruzione del forte, ma i lavori non furono mai iniziati. Il progetto fu poi ripreso nel 1820 dal governo sabaudo, che diede inizio alla costruzione, terminata nel 1832. Persa la sua funzione strategica primaria alla fine dell'Ottocento quando, a causa dell'espansione urbanistica della città verso levante, il piccolo rilievo su cui sorge finì per essere circondato dal tessuto urbano, nel 1889 sul piazzale antistante la caserma fu realizzata la Batteria San Martino, a protezione dell'imboccatura del porto e dello specchio d'acqua antistante. Le postazioni di artiglieria furono smantellate negli anni trenta per far posto ad una batteria contraerea, composta da quattro cannoni da 76/45. Durante la seconda guerra mondiale, il 14 gennaio 1944, nel fossato sottostante il ponte levatoio furono fucilati dalle milizie fasciste e dalle S.S. otto partigiani come rappresaglia per l'uccisione di un ufficiale delle S.S. avvenuta il giorno prima. Nel dopoguerra il forte fu abitato da famiglie di sfollati e infine completamente abbandonato nel 1952. Oggi è di proprietà demaniale e l'accesso è chiuso da un cancello. La struttura è in pessime condizioni e ha perso anche il ponte levatoio che permetteva l'accesso al forte, eliminato per impedire l'ingresso di estranei all'interno dei locali. A differenza di altre strutture militari genovesi, il forte San Martino, il più moderno tra quelli costruiti nei primi decenni dell'Ottocento, non è in posizione dominante sulla collina, ma infossato nella stessa e completamente circondato da un fossato, oggi nascosto dalla vegetazione. Si presenta come un grande terrapieno rettangolare, con una caserma su tre piani sul lato di ponente, con l'ingresso principale, accessibile attraverso il ponte levatoio, situato all'ultimo piano. Presso il bastione meridionale si trovava una polveriera, circondata da spesse mura. La dotazione di artiglieria collocata nel terrapieno comprendeva quattro cannoni da 16 GR e quattro da 9 BR Ret, sei obici da 21 GRC Ret e due mortai da 9 Ret. Il forte poteva ospitare 300 soldati, ai quali se ne potevano aggiungere altri 400 in caso di necessità. La batteria fine ottocentesca, le quali strutture sono oggi inglobate all'interno di attività commerciali, era armata con quattro obici da 24 GRC Ret. Stefano Finauri, Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi, Genova, Edizioni Servizi Editoriali, 2007, ISBN 978-88-89384-27-5. Forti di Genova Fortificazioni Regno di Sardegna (1720-1861) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte San Martino

Genoa Open Challenger

Il Genoa Open Challenger, noto come AON Open Challenger - Memorial Giorgio Messina, è un torneo di tennis professionistico maschile che si tiene dal 2003 annualmente a Genova, in Italia, nel mese di settembre. L'evento fa parte dell'ATP Challenger Tour, è giocato sui campi in terra rossa all'aperto di Valletta Cambiaso nel quartiere di Albaro. Inaugurato nel 2003, segna il ritorno del grande tennis a Genova dopo l'ultima edizione dell'ATP di Genova disputata nel 1993. Il torneo è cresciuto di anno in anno in quanto a montepremi e livello tecnico dei giocatori. Per l'edizione del 2009, la prima con un montepremi di 85 mila dollari +H, il torneo prende il nome sponsorizzato AON Open Challenger Memorial Giorgio Messina e viene vinto da Alberto Martín che supera in finale Carlos Berlocq, autore di una straordinaria cavalcata partendo dalle qualificazioni. L'edizione del 2016 ha un montepremi 106 mila dollari e circa 24 mila spettatori e vede scendere in campo giocatori di altissimo livello, tra i quali gli ex top 10 Tommy Robredo e Nicolás Almagro e il vincitore Jerzy Janowicz, ex numero 14 al mondo e semifinalista al Torneo di Wimbledon 2013. Nel 2017 gli organizzatori daranno una wild card al giovane talento Stefanos Tsitsipas che vincerà il torneo battendo in finale Guillermo García López. Il successo rappresenta un trampolino di lancio per la carriera del tennista greco, che guadagna 41 posizioni nel ranking mondiale, sale alla 120ª e sei settimane dopo entra per la prima volta nella top 100 mondiale. Nel 2018 Lorenzo Sonego è il vincitore della sedicesima edizione e ripete il successo nel 2019 battendo in finale in tre set Alejandro Davidovich Fokina. La direzione del torneo è successivamente affidata a Sergio Palmieri, nome illustre del tennis internazionale, direttore organizzativo della Federazione Italiana Tennis (FIT), direttore degli Internazionali d’Italia e coordinatore del settore tecnico della FIT con l'incarico di organizzare tutti gli incontri di Coppa Davis e Fed Cup disputati in Italia. Nel corso degli anni, il torneo ha superato il tetto delle 25 mila presenze nell’arco della settimana. Nel 2020 e nel 2021 il torneo non si disputa a causa delle restrizioni per la pandemia di COVID-19. Dopo la pausa per la pandemia, una nuova edizione del torneo viene organizzata a settembre 2022, in concomitanza con il Salone nautico di Genova. Hypo Group Tennis International 1993 Sito ufficiale, su challengergenova.com. (EN) Il torneo sul sito dell'ATP Tour, su atptour.com.

Villa Giustiniani-Cambiaso
Villa Giustiniani-Cambiaso

La villa Giustiniani-Cambiaso o semplicemente villa Cambiaso è una storica dimora nobiliare del comune di Genova. Con accesso da via Montallegro, nel quartiere residenziale di Albaro, l'edificio è corredato da un parco pubblico, una porzione ben più ridotta del vasto parco che anticamente circondava la villa quasi fino a raggiungere il mare, fortemente ridimensionato dall'espansione urbanistica del quartiere di Albaro negli anni trenta del Novecento. L'antica dimora nel 1921 passò al Comune di Genova; oggi di proprietà della Fondazione Carige, è sede della Scuola Politecnica dell'Università degli Studi di Genova. Edificata in posizione dominante sulla collina di Albaro, circondata da un ampio parco, fu voluta dal nobile patrizio Luca Giustiniani che, nell'estate del 1548, affidò il progetto della villa a Galeazzo Alessi. Prima opera genovese dell'architetto perugino, la struttura cubica tripartita da lui elaborata per questa dimora nobiliare divenne modello e fonte di ispirazione per la costruzione di diverse altre ville nel territorio genovese e venne adottato anche dagli architetti genovesi per i palazzi cittadini di Strada Nuova." La proprietà della villa rimase alla famiglia Giustiniani fino al 1787 quando passò alla famiglia Cambiaso. Patrimonio del comune genovese a partire dal 1921, lo stesso anno l'ente scelse la storica dimora come sede della Regia Scuola di Ingegneria Navale e quindi della Facoltà d'Ingegneria dell'ateneo genovese. Lo stile e l'architettura della villa cinquecentesca rimasero inalterati per quasi quattro secoli, fino al 19 maggio del 1944 quando il pesante bombardamento aereo su Genova danneggiò anche la villa con la distruzione di una parte della copertura, della volta del salone centrale, la loggia superiore e il cornicione. Al termine del conflitto furono la stessa università genovese e la Soprintendenza ad effettuare i lavori di restauro e ripristino. Nel 2004, in contemporanea dell'evento Genova capitale europea della cultura, sono stati intrapresi lavori di rifacimento delle facciate a cura dell'amministrazione genovese, dell'università e della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici. La villa ha pianta quadrata e una struttura compatta priva di cortili interni. Il prospetto principale si affaccia a sud su un ampio prato, in una posizione tale da consentire la vista del mare. È divisa in due da un vistoso marcapiano che separa il primo piano e le sue colonne tuscaniche dalla parte superiore decorata con lesene scanalate ispirate al modello corinzio. Al piano terra un breve scalone conduce ad una loggia aperta che permette l'accesso all'interno, mentre sopra di esso vi sono le grandi finestre del piano nobile e il piano ammezzato, coronato da un ampio cornicione decorato. Gli altri tre lati dell'edificio presentano una decorazione più semplice ed essenziale. A nord una loggia aperta al primo piano permetteva una vista sulle colline circostanti, mentre una terza loggia chiusa a metà dello scalone che conduce al secondo piano si affaccia verso ponente sul parco della villa. Secondo le fonti storiche fu lo stesso Alessi a scegliere pittori e scultori per le decorazioni e gli affreschi degli interni; venne affidata Taddeo Orsolino la costruzione delle logge e degli stucchi, mentre per le cornici e i medaglioni furono scelti Giovanni Lurago e il cremasco Bernardino Solari. I due affreschi delle lunette della loggia al primo piano, ritraenti Il Giorno - Apollo, a sinistra, e La Notte - Diana a destra, sono opere rispettivamente dei pittori Giovan Battista Castello e Luca Cambiaso. Antonio Quinzio è invece l'artefice dell'affresco novecentesco del Trionfo navale nella volta del salone centrale. Altri affreschi sono opera di Andrea Semino. Altri dipinti, presenti nella villa fino all'acquisizione da parte del comune e all'apertura della Regia Scuola di Ingegneria Navale sono oggi conservati presso le gallerie di Palazzo Bianco e Palazzo Rosso di Genova. AA.VV., Galeazzo Alessi e l'Architettura del Cinquecento, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Genova, 16-20 aprile 1974, Sagep Editrice, Genova, 1975. G. Algeri, Villa Cambiaso, Sagep Editrice, Genova, 1977. Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Liguria, Milano, 2009 Ville di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Giustiniani-Cambiaso Approfondimenti sul sito della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria, su sbapge.liguria.beniculturali.it. Vincolo architettonico con allegata planimetria e relazione storico-artistica, su liguriavincoli.it. Villa Giustiniani-Cambiaso su www.giustiniani.info, su giustiniani.info. Approfondimento su www.academia.edu, su academia.edu. Sito della Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Genova, su ingegneria.unige.it.

Villa Canali Gaslini
Villa Canali Gaslini

Villa Canali Gaslini è una villa unifamiliare affacciata su corso Italia, nel quartiere genovese di Albaro. Edificata per la famiglia Canali da Gino Coppedè, è un tipico esempio del personalissimo stile di questo architetto, liberamente ispirato al gotico fiorentino del Quattrocento. La villa, una delle ultime opere a Genova dell'architetto fiorentino, fu costruita tra il 1924 e il 1925 per la famiglia Canali. Il terreno su cui sorge costituiva l'ultima propaggine verso il mare di un'estesa proprietà della famiglia Raggio; nel 1919 questa porzione di terreno fu venduta dal conte Carlo Raggio ad Elena Villani, moglie del Canali, che pochi anni dopo avrebbe commissionato al Coppedè il progetto della villa. Divenuta sede del consolato del Giappone, nel 1942 fu acquistata da Gerolamo Gaslini (industriale oleario e fondatore dell'istituto pediatrico intitolato alla figlia Giannina) che intendeva farne la residenza della propria famiglia, ma per le vicende del periodo bellico fu occupata prima dalle truppe tedesche e poi da quelle alleate. Rientrata in possesso dei Gaslini nel 1948, rimase abitazione della famiglia fino alla scomparsa dell'ultima figlia Germana, nel 1988; per volontà del senatore Gaslini, che era mancato nel 1964, la villa divenne sede della fondazione medica che porta il suo nome. La villa sorge su un poggio in posizione sopraelevata rispetto al lungomare di corso Italia, in corrispondenza della spiaggia di San Giuliano, nel tratto compreso tra la storica abbazia e l'omonimo forte; è circondata da uno scenografico giardino, di circa un ettaro di superficie, digradante verso la strada, al cui livello si trova la portineria, che riprende lo stile dell'edificio principale. L'edificio, composto di tre piani fuori terra ed un seminterrato, ha una volumetria molto articolata, formata da un parallelepipedo centrale con ai lati due bassi corpi di fabbrica, la cui copertura corrisponde ai terrazzi al secondo piano. Il prospetto principale, affacciato su corso Italia, è caratterizzato da un loggiato con archi a tutto sesto che corre lungo il piano terreno, dove si trovano gli ambienti di rappresentanza. I prospetti sono caratterizzati da un'alternanza di intarsi di marmi, piastrelle in ceramica, pietre e mattoni a vista, con bifore e trifore. Al piano terreno si trova un vasto salone, arredato con mobili di pregio e con i numerosi ritratti dei componenti della famiglia Gaslini. I due vani adiacenti al salone, in origine il salotto e la sala da pranzo della famiglia sono oggi locali di rappresentanza della fondazione. L'accesso ai piani superiori è collocato sul fronte nord, dove un monumentale scalone in legno raggiunge il primo piano tramite tre ampie rampe; il vano scala ha il soffitto a cassettoni in legno intarsiato. Al primo piano, dove erano un tempo le camere da letto, le stanze sono decorate con stucchi e affreschi. L'edificio della portineria, aperto direttamente sul marciapiede a monte di corso Italia, riprende, nell’articolazione dei volumi e nella decorazione, il motivo architettonico dell'edificio padronale e contribuisce, insieme con il giardino, a qualificare l'aspetto complessivo della villa. Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Liguria, Milano, 2009 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Canali Gaslini Sito della Fondazione Gerolamo Gaslini, su fondazionegaslini.org. URL consultato il 21 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2014). Gino Coppedè, un sognatore di fine secolo, di Sonia Olcese, in "La Casana", 14 novembre 2007 (PDF), su gruppocarige.it. URL consultato il 21 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2016). Decreto di vincolo architettonico della villa e relativi allegati, su liguriavincoli.it. Immagine d'epoca (1927) su www.genovacards.com, su genovacards.com. Insolita immagine della villa innevata, su Flickr