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Villa Giustiniani-Cambiaso

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Villagiustinianicambiaso
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La villa Giustiniani-Cambiaso o semplicemente villa Cambiaso è una storica dimora nobiliare del comune di Genova. Con accesso da via Montallegro, nel quartiere residenziale di Albaro, l'edificio è corredato da un parco pubblico, una porzione ben più ridotta del vasto parco che anticamente circondava la villa quasi fino a raggiungere il mare, fortemente ridimensionato dall'espansione urbanistica del quartiere di Albaro negli anni trenta del Novecento. L'antica dimora nel 1921 passò al Comune di Genova; oggi di proprietà della Fondazione Carige, è sede della Scuola Politecnica dell'Università degli Studi di Genova. Edificata in posizione dominante sulla collina di Albaro, circondata da un ampio parco, fu voluta dal nobile patrizio Luca Giustiniani che, nell'estate del 1548, affidò il progetto della villa a Galeazzo Alessi. Prima opera genovese dell'architetto perugino, la struttura cubica tripartita da lui elaborata per questa dimora nobiliare divenne modello e fonte di ispirazione per la costruzione di diverse altre ville nel territorio genovese e venne adottato anche dagli architetti genovesi per i palazzi cittadini di Strada Nuova." La proprietà della villa rimase alla famiglia Giustiniani fino al 1787 quando passò alla famiglia Cambiaso. Patrimonio del comune genovese a partire dal 1921, lo stesso anno l'ente scelse la storica dimora come sede della Regia Scuola di Ingegneria Navale e quindi della Facoltà d'Ingegneria dell'ateneo genovese. Lo stile e l'architettura della villa cinquecentesca rimasero inalterati per quasi quattro secoli, fino al 19 maggio del 1944 quando il pesante bombardamento aereo su Genova danneggiò anche la villa con la distruzione di una parte della copertura, della volta del salone centrale, la loggia superiore e il cornicione. Al termine del conflitto furono la stessa università genovese e la Soprintendenza ad effettuare i lavori di restauro e ripristino. Nel 2004, in contemporanea dell'evento Genova capitale europea della cultura, sono stati intrapresi lavori di rifacimento delle facciate a cura dell'amministrazione genovese, dell'università e della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici. La villa ha pianta quadrata e una struttura compatta priva di cortili interni. Il prospetto principale si affaccia a sud su un ampio prato, in una posizione tale da consentire la vista del mare. È divisa in due da un vistoso marcapiano che separa il primo piano e le sue colonne tuscaniche dalla parte superiore decorata con lesene scanalate ispirate al modello corinzio. Al piano terra un breve scalone conduce ad una loggia aperta che permette l'accesso all'interno, mentre sopra di esso vi sono le grandi finestre del piano nobile e il piano ammezzato, coronato da un ampio cornicione decorato. Gli altri tre lati dell'edificio presentano una decorazione più semplice ed essenziale. A nord una loggia aperta al primo piano permetteva una vista sulle colline circostanti, mentre una terza loggia chiusa a metà dello scalone che conduce al secondo piano si affaccia verso ponente sul parco della villa. Secondo le fonti storiche fu lo stesso Alessi a scegliere pittori e scultori per le decorazioni e gli affreschi degli interni; venne affidata Taddeo Orsolino la costruzione delle logge e degli stucchi, mentre per le cornici e i medaglioni furono scelti Giovanni Lurago e il cremasco Bernardino Solari. I due affreschi delle lunette della loggia al primo piano, ritraenti Il Giorno - Apollo, a sinistra, e La Notte - Diana a destra, sono opere rispettivamente dei pittori Giovan Battista Castello e Luca Cambiaso. Antonio Quinzio è invece l'artefice dell'affresco novecentesco del Trionfo navale nella volta del salone centrale. Altri affreschi sono opera di Andrea Semino. Altri dipinti, presenti nella villa fino all'acquisizione da parte del comune e all'apertura della Regia Scuola di Ingegneria Navale sono oggi conservati presso le gallerie di Palazzo Bianco e Palazzo Rosso di Genova. AA.VV., Galeazzo Alessi e l'Architettura del Cinquecento, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Genova, 16-20 aprile 1974, Sagep Editrice, Genova, 1975. G. Algeri, Villa Cambiaso, Sagep Editrice, Genova, 1977. Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Liguria, Milano, 2009 Ville di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Giustiniani-Cambiaso Approfondimenti sul sito della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria, su sbapge.liguria.beniculturali.it. Vincolo architettonico con allegata planimetria e relazione storico-artistica, su liguriavincoli.it. Villa Giustiniani-Cambiaso su www.giustiniani.info, su giustiniani.info. Approfondimento su www.academia.edu, su academia.edu. Sito della Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Genova, su ingegneria.unige.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Villa Giustiniani-Cambiaso (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Villa Giustiniani-Cambiaso
Via Gildo Cuneo, Genova Albaro

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Luoghi vicini

Genoa Open Challenger

Il Genoa Open Challenger, noto come AON Open Challenger - Memorial Giorgio Messina, è un torneo di tennis professionistico maschile che si tiene dal 2003 annualmente a Genova, in Italia, nel mese di settembre. L'evento fa parte dell'ATP Challenger Tour, è giocato sui campi in terra rossa all'aperto di Valletta Cambiaso nel quartiere di Albaro. Inaugurato nel 2003, segna il ritorno del grande tennis a Genova dopo l'ultima edizione dell'ATP di Genova disputata nel 1993. Il torneo è cresciuto di anno in anno in quanto a montepremi e livello tecnico dei giocatori. Per l'edizione del 2009, la prima con un montepremi di 85 mila dollari +H, il torneo prende il nome sponsorizzato AON Open Challenger Memorial Giorgio Messina e viene vinto da Alberto Martín che supera in finale Carlos Berlocq, autore di una straordinaria cavalcata partendo dalle qualificazioni. L'edizione del 2016 ha un montepremi 106 mila dollari e circa 24 mila spettatori e vede scendere in campo giocatori di altissimo livello, tra i quali gli ex top 10 Tommy Robredo e Nicolás Almagro e il vincitore Jerzy Janowicz, ex numero 14 al mondo e semifinalista al Torneo di Wimbledon 2013. Nel 2017 gli organizzatori daranno una wild card al giovane talento Stefanos Tsitsipas che vincerà il torneo battendo in finale Guillermo García López. Il successo rappresenta un trampolino di lancio per la carriera del tennista greco, che guadagna 41 posizioni nel ranking mondiale, sale alla 120ª e sei settimane dopo entra per la prima volta nella top 100 mondiale. Nel 2018 Lorenzo Sonego è il vincitore della sedicesima edizione e ripete il successo nel 2019 battendo in finale in tre set Alejandro Davidovich Fokina. La direzione del torneo è successivamente affidata a Sergio Palmieri, nome illustre del tennis internazionale, direttore organizzativo della Federazione Italiana Tennis (FIT), direttore degli Internazionali d’Italia e coordinatore del settore tecnico della FIT con l'incarico di organizzare tutti gli incontri di Coppa Davis e Fed Cup disputati in Italia. Nel corso degli anni, il torneo ha superato il tetto delle 25 mila presenze nell’arco della settimana. Nel 2020 e nel 2021 il torneo non si disputa a causa delle restrizioni per la pandemia di COVID-19. Dopo la pausa per la pandemia, una nuova edizione del torneo viene organizzata a settembre 2022, in concomitanza con il Salone nautico di Genova. Hypo Group Tennis International 1993 Sito ufficiale, su challengergenova.com. (EN) Il torneo sul sito dell'ATP Tour, su atptour.com.

Casa dello Studente (Genova)
Casa dello Studente (Genova)

La Casa dello Studente di Genova è una struttura edilizia che fa capo all'Università di Genova. L'edificio, di 5 piani, è situato in quello che inizialmente era corso Giulio Cesare e che, nel dopoguerra, è stato intitolato al partigiano Aldo Gastaldi, e si trova a breve distanza dallo scalo merci Terralba di Genova e dall'ospedale San Martino nel quartiere omonimo. La costruzione dell'edificio venne annunciata nella primavera del 1932. La costruzione dell'edificio iniziò il 24 maggio 1933 su progetto degli architetti Mario Angelini e Mario Braccialini per essere completata nell'anno seguente e divenire operativa nel 1935. Nel dicembre 1936 la gestione dell'edificio passò dall'Università di Genova al Partito Nazionale Fascista e nel 1941 il nome "Casa dello studente" divenne "Casa del fascista universitario" e la struttura venne gestita direttamente dal Gruppo Universitario Fascista genovese. Durante gli anni finali della seconda guerra mondiale divenne la sede della Gestapo. Oltre alla Casa dello Studente le SS potevano disporre anche della IV sezione del carcere di Marassi, nell'omonimo quartiere. L'edificio venne requisito in più riprese dai militari tedeschi tra la fine di settembre e la metà di ottobre 1943. Comandata da Friedrich Engel (divenuto noto come "il boia di Genova"), fu luogo di tortura di prigionieri politici, partigiani ed antifascisti in genere (o sospettati tali). Alla Casa dello Studente furono reclusi molti esponenti dell'antifascismo genovese tra cui Vannuccio Faralli (che sarebbe poi diventato il primo sindaco di Genova nel dopoguerra), Luciano Bolis, Aldo Zanotti, Raffaele Pieragostini, Rurik Spolidoro, e molti esponenti della Resistenza ligure, tra i quali Gustavo Capitò, Rina Chiarini, Arrigo Diodati, Attilio Firpo, Balilla Grillotti, Nicola Panevino, Renato Quartini e Remigio Vigliero. Nel 1944 la staffetta partigiana Stefanina Moro, dopo essere stata qui torturata, morì all'ospedale di Asti. Il 25 gennaio 1945 vi morì in seguito alle torture cui era stato sottoposto il dirigente comunista serravallese Roberto Berthoud. Testimonianze dei prigionieri sopravvissuti riportano il probabile uso delle caldaie dell'edificio come forno crematorio per smaltire i corpi di chi moriva durante le torture. Una lapide ricorda quei tragici fatti: Il 23 aprile 1945, con l'approssimarsi dell'insurrezione partigiana, i tedeschi si apprestarono a ritirarsi, lasciando la Casa dello Studente alla custodia della Guardia Nazionale Repubblicana, portando via i beni personali dei militari che vi avevano alloggiato e dando fuoco alla documentazione custodita. Questo tentativo di distruzione dei documenti provocò però un incendio, che si diffuse poi in ampie parti dell'edificio, e sono state anche riportate testimonianze di azioni di sciacallaggio da parte dei repubblichini. Nei primi mesi successivi alla guerra il comune di Genova, per volere del sindaco Vannuccio Faralli, requisì l'edificio per impiegarlo come rifugio di alcune tra le numerose famiglie di genovesi che avevano perso la casa a causa dei bombardamenti. La decisione creò attriti tra l'amministrazione comunale e l'amministrazione universitaria, che avrebbe invece voluto un immediato riutilizzo da parte degli studenti. Negli stessi mesi il Comitato di Liberazione Nazionale organizzò visite guidate per mostrare alla popolazione i luoghi dove avvenivano le torture ed erano detenuti i prigionieri. Nel settembre del 1946, anche per mettere fine alle proteste da parte dell'Ateneo, il sindaco comunicò che entro poco tempo sarebbe avvenuta la restituzione dell'edificio alla gestione dell'università, passaggio che effettivamente avvenne dopo poco. Nel dopoguerra l'edificio venne restaurato, le celle, le cantine dove avvenivano le torture e la galleria rifugio antiaereo vennero murate e la Casa dello Studente tornò alla sua funzione originaria. Durante le proteste del sessantotto e degli anni seguenti la casa venne occupata e sgomberata più volte, divenendo per breve tempo anche una delle sedi del gruppo extraparlamentare di Lotta Comunista. Nel 1972, durante una occupazione della Casa dello Studente da parte di studenti residenti ed esterni, un ex partigiano di nome Livio, che viveva alla casa ospite dei compagni di Lotta Comunista indicò uno degli ingressi alle celle della tortura, adiacente alle cucine, che era stato murato nel '46. Durante varie notti di lavoro i compagni di Lotta Comunista riuscirono a praticare un foro nel cemento militare durissimo e ad entrare nei locali, intatti dopo vari decenni. Dopo alcuni giorni si informarono le autorità della scoperta. Questi locali sono ora adibiti a Museo della Resistenza. L'edificio, restaurato internamente ed esternamente nei primi anni 2000, è adibito da alcuni decenni a residenza per gli studenti universitari fuori sede, aula studio e per il servizio mensa delle vicine facoltà di ingegneria e medicina. Nel locale della mensa, sito a livello stradale, sono visibili alcune delle celle in cui venivano tenuti prigionieri antifascisti. Esse sono visitabili, ed in particolare il Centro di documentazione "Logos" organizza visite guidate per le scolaresche in occasione della ricorrenza del 25 aprile. *Livio fu l'unico partigiano a indicare il punto preciso dell'ingresso murato e a partecipare ai lavori notturni. Aveva scontato 25 anni di prigione per aver ucciso l'assassino di suo padre proprio in quei locali, e non potendo usufruire dell'amnistia Togliatti per pochi giorni era stato condannato al carcere. La casa dello studente di Genova dal 1934 al 1974, opuscolo informativo realizzato a cura del Comitato direttivo della Casa dello Studente e stampato il 29 marzo 1978 a cura della redazione genovese di Lotta Comunista Luigi Barco e Piero Ferrazza: Una pagina della Resistenza - La Casa dello Studente di Genova, con CD-ROM, Edizioni Pantarei, Milano, 2012 Giorgio Chiavola, SS-IVª Sezione - Drammi nelle carceri naziste, Genova, Semaforo, 1945. Villa Triste Lotta Comunista Guardia Nazionale Repubblicana Università di Genova Gruppo Universitario Fascista Friedrich Engel Quella notte che arrivò la Wehrmacht, articolo de La Repubblica, del 10 novembre 2002 Rappresaglia di Cravasco su Ilsrc Liguria, su istitutoresistenza-ge.it. URL consultato il 5 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2011). Casa dello Studente, performance per non dimenticare, su tv.repubblica.it. Restauro Casa dello Studente (PDF), su boero.it.

Villa Saluzzo Bombrini
Villa Saluzzo Bombrini

Villa Saluzzo Bombrini, detta il Paradiso è una storica dimora nobiliare nel quartiere genovese di Albaro, alla confluenza delle vie Albaro e Francesco Pozzo. Edificata per i marchesi Saluzzo da Andrea Ceresola, detto il Vannone, è un tipico esempio di architettura tardo manierista. Nei pressi sono presenti altre due ville appartenute alla famiglia Saluzzo, la villa Saluzzo Mongiardino, dove dimorò per alcuni mesi tra il 1822 e il 1823 il poeta George Byron, e la villa Saluzzo Carrega Parodi, sede dal 1967 al 1993 della Società Ligure di Storia Patria, entrambe di più recente costruzione ma egualmente imponenti. Costruita dal Vannone nell'ultimo decennio del XVI secolo su committenza di Giacomo Saluzzo come residenza di villeggiatura della famiglia, nel 1837 la villa, al cui acquisto era interessato anche il celebre violinista Niccolò Paganini, divenne proprietà del marchese Henri de Podenas; nel 1886 fu venduta dagli eredi del nobile francese alla famiglia Bombrini, nelle cui mani è rimasta fino agli anni duemila quando è stata acquisita (2005) da una società immobiliare che intendeva farne un albergo di lusso; venuta meno questa ipotesi per il diniego opposto dalla Sovrintendenza per i Beni architettonici della Liguria, poiché questa soluzione avrebbe comportato uno stravolgimento dell'edificio originario, la villa è stata acquistata nel 2007 da privati per destinarla ad abitazioni e uffici. In tempi recenti fu suddivisa in tre appartamenti, uno dei quali, con annesso un seminterrato, fu abitato dal 1959 al 1995 dalla famiglia del cantautore Fabrizio De André che qui compose i suoi primi lavori. Attualmente la villa, essendo di proprietà privata, non è visitabile; eccezionalmente è stata aperta al pubblico in occasione della XV edizione delle Giornate FAI di Primavera del 2007 organizzate il 24 e 25 marzo 2007 dal Fondo per l'Ambiente Italiano, sotto la cui egida l'edificio è posto. Villa Saluzzo Bombrini, posta più in alto rispetto alle altre ville di Albaro, è circondata da un ampio parco con retrostante bosco ricco particolarmente di pini marittimi mentre di fronte al prospetto principale, in posizione leggermente digradante, si trova un elegante giardino all'italiana ornato da una fontana con grandi rane in bronzo. Il Vannone volle distaccarsi dallo stile alessiano in voga in quel tempo a Genova, caratterizzato da una struttura cubica, tripartita da lesene, e con tetto piramidale: l'architetto lombardo realizzò invece un corpo architettonico di impianto rettangolare, privilegiando la forma allungata rispetto all'altezza, con una doppia loggia angolare aperta sul paesaggio circostante (quella di ponente, unico caso nelle ville genovesi, si estende per l'intera profondità dell'edificio, offrendo un'ampia vista sulla città). Gli interni, articolati su un piano terra, un piano nobile e un mezzanino, sono impreziositi da affreschi e decorazioni di Giovanni Andrea Ansaldo nell'atrio, di Lazzaro Tavarone nel salone centrale (Genovesi alla presa d'Anversa, 1622) e nella loggia di levante e Bernardo Castello nella loggia di ponente e in una delle stanze. Il giardino è collegato al piazzale superiore attraverso rampe di scale e vialetti. L'asse di ingresso che conduce alla villa, congiunto da una stretta salita, è leggermente sfalsato rispetto al portone principale che porge sull'atrio principale. Il giardino, che ha sostanzialmente conservato l'aspetto originario, è stato identificato con quello raffigurato nel dipinto di Alessandro Magnasco Trattenimento in un giardino di Albaro (1735), conservato a Palazzo Bianco; il pittore ci ha lasciato un'istantanea della vita e dell'ambiente in cui la società ricca trascorreva la sua villeggiatura nella prima metà del XVIII secolo. Nel dipinto si vedono piccoli gruppi di persone nel giardino della villa intente a conversazioni, danze e giochi di carte, sullo sfondo della piana del Bisagno, nella zona di San Fruttuoso, ancora tutta coltivata a orti. La villa ha sul retro un edificio simile conosciuto come il Paradisetto, edificato alla fine dell'Ottocento per un erede dei Bombrini e ristrutturato nel 1935 da Robaldo Morozzo della Rocca. Anche questa costruzione è stata abitata, in tempi recenti, da un esponente della scuola genovese dei cantautori, Gino Paoli. Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Liguria, Milano, 2009 Ville di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Saluzzo Bombrini Filmato con visita di esterni e interni della villa, su youtube.com. Altro filmato degli interni sul sito dell'emittente televisiva Primocanale Galleria di immagini della villa su Flickr

Villa Canali Gaslini
Villa Canali Gaslini

Villa Canali Gaslini è una villa unifamiliare affacciata su corso Italia, nel quartiere genovese di Albaro. Edificata per la famiglia Canali da Gino Coppedè, è un tipico esempio del personalissimo stile di questo architetto, liberamente ispirato al gotico fiorentino del Quattrocento. La villa, una delle ultime opere a Genova dell'architetto fiorentino, fu costruita tra il 1924 e il 1925 per la famiglia Canali. Il terreno su cui sorge costituiva l'ultima propaggine verso il mare di un'estesa proprietà della famiglia Raggio; nel 1919 questa porzione di terreno fu venduta dal conte Carlo Raggio ad Elena Villani, moglie del Canali, che pochi anni dopo avrebbe commissionato al Coppedè il progetto della villa. Divenuta sede del consolato del Giappone, nel 1942 fu acquistata da Gerolamo Gaslini (industriale oleario e fondatore dell'istituto pediatrico intitolato alla figlia Giannina) che intendeva farne la residenza della propria famiglia, ma per le vicende del periodo bellico fu occupata prima dalle truppe tedesche e poi da quelle alleate. Rientrata in possesso dei Gaslini nel 1948, rimase abitazione della famiglia fino alla scomparsa dell'ultima figlia Germana, nel 1988; per volontà del senatore Gaslini, che era mancato nel 1964, la villa divenne sede della fondazione medica che porta il suo nome. La villa sorge su un poggio in posizione sopraelevata rispetto al lungomare di corso Italia, in corrispondenza della spiaggia di San Giuliano, nel tratto compreso tra la storica abbazia e l'omonimo forte; è circondata da uno scenografico giardino, di circa un ettaro di superficie, digradante verso la strada, al cui livello si trova la portineria, che riprende lo stile dell'edificio principale. L'edificio, composto di tre piani fuori terra ed un seminterrato, ha una volumetria molto articolata, formata da un parallelepipedo centrale con ai lati due bassi corpi di fabbrica, la cui copertura corrisponde ai terrazzi al secondo piano. Il prospetto principale, affacciato su corso Italia, è caratterizzato da un loggiato con archi a tutto sesto che corre lungo il piano terreno, dove si trovano gli ambienti di rappresentanza. I prospetti sono caratterizzati da un'alternanza di intarsi di marmi, piastrelle in ceramica, pietre e mattoni a vista, con bifore e trifore. Al piano terreno si trova un vasto salone, arredato con mobili di pregio e con i numerosi ritratti dei componenti della famiglia Gaslini. I due vani adiacenti al salone, in origine il salotto e la sala da pranzo della famiglia sono oggi locali di rappresentanza della fondazione. L'accesso ai piani superiori è collocato sul fronte nord, dove un monumentale scalone in legno raggiunge il primo piano tramite tre ampie rampe; il vano scala ha il soffitto a cassettoni in legno intarsiato. Al primo piano, dove erano un tempo le camere da letto, le stanze sono decorate con stucchi e affreschi. L'edificio della portineria, aperto direttamente sul marciapiede a monte di corso Italia, riprende, nell’articolazione dei volumi e nella decorazione, il motivo architettonico dell'edificio padronale e contribuisce, insieme con il giardino, a qualificare l'aspetto complessivo della villa. Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Liguria, Milano, 2009 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Canali Gaslini Sito della Fondazione Gerolamo Gaslini, su fondazionegaslini.org. URL consultato il 21 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2014). Gino Coppedè, un sognatore di fine secolo, di Sonia Olcese, in "La Casana", 14 novembre 2007 (PDF), su gruppocarige.it. URL consultato il 21 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2016). Decreto di vincolo architettonico della villa e relativi allegati, su liguriavincoli.it. Immagine d'epoca (1927) su www.genovacards.com, su genovacards.com. Insolita immagine della villa innevata, su Flickr