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Chiesa di San Martino d'Albaro

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San Martino (Genova)
San Martino (Genova) chiesa san martino d'albaro complesso (2023)
San Martino (Genova) chiesa san martino d'albaro complesso (2023)

La chiesa di San Martino d'Albaro è una luogo di culto cattolico situata nel quartiere di San Martino, tra via Silvio Lagustena e via Vernazza, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di San Martino-Valle Sturla dell'arcidiocesi di Genova. Secondo alcune fonti storiche presenti negli archivi parrocchiali, si hanno notizie dell'edificio fin dall'anno 1006 e per questo motivo il giorno 11 novembre 2007, la comunità ha festeggiato il millenario dalla fondazione con una Santa Messa Solenne, celebrata dal cardinale e arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco. Tuttavia, è citata per la prima volta in un documento del 1128 come "Sancti Martini de erclo" e poi nel "Registro Arcivescovile delle decime" del 1143 come pieve con giurisdizione sulle parrocchie di San Fruttuoso, San Francesco d'Albaro e Sturla; a quell'epoca annesso alla chiesa si trovava anche un ospitale per i viaggiatori in transito. Secondo gli storici le sue origini risalgono ad un periodo tra il V e il VII secolo. La struttura dell'attuale chiesa risale al 1614 quando fu completamente ricostruita, più grande della precedente. Fu ulteriormente ampliata nel 1846 e all'inizio del Novecento fu costruita una nuova grande abside circolare. Risale al 1963 il nuovo altare maggiore in marmo. In questa chiesa, nel 1834, Paola Frassinetti fondò la congregazione delle figlie di Santa Fede, che successivamente presero il nome di Suore di Santa Dorotea della Frassinetti. Al suo interno si trovano dipinti di Bernardo Castello e Valerio Castello (Madonna col Bambino fra i santi Domenico e Rosa, presso la cappella del Rosario) e Giovanni Domenico Cappellino (Martirio di santa Agata). Lo stesso Bernardo Castello trovò sepoltura il 5 ottobre 1629 in una cappella di questa chiesa. Da notare che il parroco di San Martino porta il titolo di abate di Santa Vittoria in Libiola, frazione vicina a Sestri Levante, in seguito alla richiesta portata dal generale Luigi Bernabò Brea e confermata dal decreto dall'arcivescovo Edoardo Pulciano in data 17 gennaio 1907. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Martino d'Albaro Sito ufficiale, su sanmartinodalbaro.it. Chiesa di San Martino d'Albaro, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Sito dell'arcidiocesi genovese, su diocesi.genova.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Martino d'Albaro (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Martino d'Albaro
Via Silvio Lagustena, Genova San Martino

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Lagustena 1 / Chiesa San Martino

Via Silvio Lagustena
16132 Genova, San Martino
Liguria, Italia
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San Martino (Genova) chiesa san martino d'albaro complesso (2023)
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San Martino (Genova)
San Martino (Genova)

San Martino d'Albaro (San Martin d'Arbâ in genovese), o più semplicemente San Martino, è un quartiere residenziale di 14.936 abitanti del comune di Genova, compreso nel Municipio VIII Medio Levante. Comune autonomo fino al 1873, quando insieme ad altri cinque comuni della bassa val Bisagno fu inglobato nel comune di Genova, prima espansione di quella che nel 1926 sarebbe divenuta la Grande Genova; dopo l'annessione alla città ha conosciuto un'intensa urbanizzazione, trasformandosi in un quartiere residenziale, conosciuto per il grande complesso ospedaliero, il principale nosocomio genovese. L'ex circoscrizione di San Martino, estesa per 1,84 km², comprende la parte a monte della valle del rio Noce, affluente di sinistra del Bisagno (oggi interamente coperto), estesa tra il versante settentrionale della collina di Albaro, che separa la val Bisagno dalla valle Sturla, e il colle di Santa Tecla. Comprende le unità urbanistiche San Martino e Chiappeto, che insieme hanno una popolazione di 14.936 abitanti (dato aggiornato al 31 dicembre 2017). San Martino confina a levante con Borgoratti e San Desiderio, unità urbanistiche della ex circoscrizione "Valle Sturla", a nord con San Fruttuoso e Quezzi, a ponente ancora con San Fruttuoso, a sud con Albaro e Sturla. Prima di essere accorpato a Genova nel 1873 era un piccolo comune rurale, formato da pochi agglomerati di case circondati da campi coltivati; dopo l'annessione a Genova, tutta l'area, come quelle dei contigui ex comuni della bassa val Bisagno (Foce, San Fruttuoso, San Francesco d'Albaro e Marassi), ha visto una forte espansione urbanistica e demografica, ed è ora un quartiere residenziale. Del vecchio borgo, del quale l'intensa urbanizzazione ha stravolto l'originario carattere rurale, restano poche case attorno alla chiesa di San Martino d'Albaro. San Martino ospita nel suo territorio il principale ospedale genovese, l'ospedale San Martino, ed è anche sede della Scuola di Scienze Mediche e Farmaceutiche e di quella di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell'Università degli Studi di Genova. Nell'area del quartiere si trova inoltre lo stadio Giacomo Carlini - Marco Bollesan, il secondo di Genova dopo il Luigi Ferraris di Marassi, con una capienza di 5.700 spettatori e usato dal CUS Genova Rugby. Il quartiere prende il nome dalla chiesa di San Martino d'Albaro, al centro del nucleo storico del paese, di origini antichissime ma ricostruita nel XVII secolo. Il borgo di San Martino d'Albaro, comune autonomo fino al 1874, ebbe in passato un ruolo importante, soprattutto per la posizione strategica lungo la viabilità del levante genovese. Anticamente era chiamato San Martino de Hirchis, toponimo che secondo alcuni storici deriverebbe da Ercole, personaggio mitologico al quale sarebbe stato dedicato un tempio precristiano che sorgeva sul colle, la cui esistenza non è peraltro storicamente documentata. La chiesa di San Martino è citata per la prima volta in un documento del 1128, ma si ritiene che sia sorta alcuni secoli prima; fu un'importante pieve, dalla quale dipendevano le parrocchie di San Fruttuoso, Albaro e Sturla e sede di un grande ospitale di via, citato in documenti del XIII secolo. Il luogo era infatti molto frequentato da viandanti e pellegrini: la strada proveniente da Genova, attraversato il Bisagno sul ponte di Sant'Agata, risaliva la collina da San Fruttuoso lungo la salita della Noce; da qui si dipartivano strade per diverse direzioni; le direttrici principali erano quella verso Bavari, che portava nell'alta val Bisagno (da dove si poteva proseguire per la valle Scrivia e la val Trebbia, quella verso Quarto e la Riviera di Levante e quella che attraverso Apparizione e il monte Fasce portava in val Fontanabuona. Nel XIV secolo avvennero cruenti scontri tra opposte fazioni di guelfi e ghibellini che nel 1322 si contesero aspramente una fortezza esistente nella zona, della quale non rimangono tracce. Il borgo intorno alla chiesa crebbe con il progressivo intensificarsi dei traffici e a partire dalla metà del XVI secolo, al pari del limitrofo borgo di S. Francesco d'Albaro, molti genovesi benestanti vi avevano trasferito la loro residenza. A quel periodo risale la costruzione di numerose ville patrizie, alcune delle quali ancor oggi esistenti. Dal 1680 nel palazzo Cattaneo ebbe sede la podesteria del Bisagno, con giurisdizione sulla val Bisagno e sulla riviera di levante fino a Sori. Gli eventi bellici degli anni 1684, 1746-1747 e 1800 coinvolsero anche la zona di San Martino, evidenziando la necessità di fortificare le colline circostanti. In tempi diversi nell'area di San Martino furono costruiti i forti Santa Tecla e San Martino, che facevano parte della linea difensiva che partendo dal forte Monteratti, sulla sommità dell'omonimo monte (564 m slm), arrivava al forte San Giuliano, prospiciente il mare nella zona di Albaro. Con la riorganizzazione amministrativa voluta dal governo napoleonico, a partire dal 1800, San Martino divenne comune autonomo. La sede comunale, analogamente alla vecchia podesteria del Bisagno era posta nell'ex palazzo Cattaneo, oggi edificio scolastico. Così autori ottocenteschi descrivevano il comune di San Martino d'Albaro nella prima metà del XIX secolo: A partire dal 1873, anno in cui il comune di San Martino d'Albaro, insieme ad altri cinque comuni della bassa val Bisagno fu inglobato nel comune di Genova, ebbe inizio l'espansione urbanistica della città verso levante, che avrebbe trasformato l'antico borgo rurale in un moderno quartiere residenziale; le case presero progressivamente il posto degli orti e dei frutteti e contemporaneamente furono tracciate nuove strade per collegare il quartiere con il centro di Genova, che soppiantarono le antiche "crêuze". Nel 1907 avevano inizio i lavori per la costruzione dell'ospedale San Martino, completati nel 1923. Negli stessi anni fu costruito anche il complesso sportivo "Carlini", costruito nel 1912 ma inaugurato solo nel 1927. Nel secondo dopoguerra, a metà degli anni cinquanta fu aperta corso Europa, una strada di scorrimento veloce a doppia carreggiata che attraversando l'intero quartiere (e praticamente tagliandolo in due) congiunge San Martino a Nervi. La strada all'epoca della sua costruzione fu detta "pedemontana" perché collegava i quartieri di levante attraverso la zona collinare, mantenendosi a distanza dalla costa. Su corso Europa si affacciano l'ospedale San Martino, lo stadio Carlini e la sede regionale RAI della Liguria. All'epoca della costruzione della strada ci furono aspre polemiche a causa di speculazioni edilizie che coinvolsero le aree attraversate. Chiesa parrocchiale di San Martino d'Albaro, che si trova alla sommità del colle di San Martino, è citata per la prima volta in un documento del 1128 come "Sancti Martini de erclo". L'attuale chiesa risale al 1614 quando fu completamente ricostruita, e ancora ampliata nel 1846 e all'inizio del Novecento. Le decorazioni all'interno sono di Bernardo Castello e del figlio Valerio. Monastero di Santa Chiara, nei pressi della parrocchiale, fondato il 20 novembre 1299. Venne costruito per volontà di monsignor Tedisio Camilla, alto prelato della Curia romana e cappellano di papa Innocenzo IV. Il prelato aveva espresso nel suo testamento il desiderio che si costruisse un monastero nella sua villa presso la chiesa di San Martino d'Albaro. Chiesa parrocchiale della Santissima Annunziata del Chiappeto, presso la zona del Chiappeto, dove già nel XIV secolo sorgeva una cappella dedicata al beato Elzeario da Sabrano, terziario dell'ordine dei minori. Fu eretta in parrocchia il 19 gennaio 1987. Chiesa parrocchiale di Gesù Adolescente. In via padre Giovanni Semeria, è stata costruita nel 1939 ed è parrocchiale dal 1977; è officiata dai chierici regolari di San Paolo conosciuti come "Barnabiti", dei quali ospita la comunità genovese. Chiesa di San Francesco all'Ospedale San Martino, nota anche come chiesa dei Padri Cappuccini, è affidata all'Ordine dei frati minori cappuccini. Fu costruita quale chiesa dell'ospedale tra il 1928 e il 1931 su progetto dell'ingegner Ettore Musso in stile neoromanico. Il grande ospedale civile, l'Ospedale San Martino, che ha sostituito quello di Pammatone, fu costruito a partire dal 1907 e inaugurato nel 1923. Nei decenni successivi furono eseguiti ulteriori ampliamenti, tra i quali, nel 1964, il nuovo pronto soccorso, e nel 1979 il grande edificio detto "Monoblocco", che sovrasta l'area ospedaliera e caratterizza il panorama del quartiere. L'ospedale ospita al suo interno, nel palazzo dell'Amministrazione, un museo nel quale è esposto il patrimonio artistico consistente in oggetti e opere d'arte provenienti dal demolito ospedale di Pammatone e dalla chiesa di Santa Caterina di Portoria, oltre che da donazioni private.. Nel 1931 fu completata la costruzione della chiesa dell'ospedale, dedicata a san Francesco, che contiene al suo interno diverse opere d'arte provenienti da chiese e strutture ospedaliere soppresse, tra le quali dipinti di Bernardo e Valerio Castello e Alessandro Magnasco, oltre ad un Crocifisso ligneo di scuola del Maragliano.. All'interno dell'area ospedaliera si trova la villa appartenuta al doge Simon Boccanegra, il cui nucleo più antico risale al XIII secolo. L'edificio, che all'epoca della costruzione dell'ospedale era ridotto ad un rudere, fu ristrutturato negli anni trenta grazie ad un lascito. Nuovi lavori di restauro, riguardanti gli interni e l'area retrostante, sono stati eseguiti nel 2005.. Situato sulla collina alle spalle dell'ospedale San Martino, ad un'altitudine di 195 m s.l.m., domina il quartiere di San Martino (anche se amministrativamente ricade nel quartiere di San Fruttuoso) nel luogo in cui anticamente sorgeva una chiesetta dedicata a santa Tecla, di cui si hanno notizie dall'XI secolo e che nel 1359, abbandonata dagli Agostiniani, era stata incorporata nella proprietà del doge Simon Boccanegra. Passata ai Camaldolesi nel 1622, quando nel Settecento fu iniziata la costruzione del forte vi rimase racchiusa all'interno, finché fu demolita nella prima metà dell'Ottocento per l'ampliamento della struttura militare. La costruzione dei forti sulle colline a levante di Genova fu decisa nel 1747, quando in seguito all'assedio austriaco di Genova, nel contesto della guerra di successione austriaca, emerse la necessità di fortificare la dorsale tra la val Bisagno e la valle Sturla. La costruzione del forte Santa Tecla fu iniziata alla fine dello stesso anno, ma i lavori proseguirono a rilento, con varie modifiche al progetto iniziale. Nel 1751 erano state completate solo le mura perimetrali. Nuove proposte di ampliamento furono ritenute onerose e non necessarie dalle autorità dell'epoca e solo durante l'assedio del 1800 furono condotti alcuni lavori dalle truppe francesi. Il completamento del forte riprese nel 1815 per volere del governo sabaudo, dopo l'annessione della Repubblica Ligure al Regno di Sardegna e fu completato nel 1833, con la costruzione della caserma, di un'ulteriore cinta difensiva e di una batteria rivolta verso Sturla. Durante i moti popolari del 1849 il forte fu occupato dagli insorti, i quali l'abbandonarono all'approssimarsi dei soldati regi. Utilizzato saltuariamente da reparti militari fino alla prima metà del Novecento, fu poi dismesso dal demanio militare e trasformato in abitazione privata: restaurato una prima volta negli anni settanta e chiuso in attesa di una destinazione, fu danneggiato da atti vandalici. Nuovamente restaurato, è oggi custodito dai volontari della protezione civile. Sorge sulla collina di Papigliano ed è ormai completamente circondato dal tessuto urbano. Diverse proposte per la realizzazione di una fortificazione in questa posizione a difesa di Albaro e San Martino furono avanzate fin dal 1771, ma solo nel 1820 il governo sabaudo diede inizio ai lavori, che terminarono nel 1832. A differenza di altre strutture militari genovesi, non è dominante sulla collina, ma infossato nella stessa e completamente circondato da un fossato, oggi nascosto dalla vegetazione. Durante la seconda guerra mondiale fu utilizzato come postazione contraerea; il 14 gennaio 1944 nel fossato sottostante il ponte levatoio furono fucilati dalle milizie fasciste otto partigiani come rappresaglia per l'uccisione di un ufficiale delle SS. Nel dopoguerra fu abitato da famiglie di sfollati e infine completamente abbandonato nel 1952. Oggi è di proprietà del Demanio Patrimoniale dello Stato e l'accesso è chiuso da un cancello. Il territorio dell'allora comune di San Martino era assai più vasto di quello della ex-circoscrizione e comprendeva anche le località di Sturla e Borgoratti, in seguito accorpate rispettivamente alle circoscrizioni di Quarto dei Mille e Valle Sturla. L'area di San Martino nell'attuale ripartizione amministrativa del comune di Genova è limitata al nucleo storico situato accanto alla chiesa di San Martino d'Albaro e all'unità urbanistica del Chiappeto, la zona collinare ormai anch'essa completamente edificata e inglobata nel tessuto urbano. L'apertura di corso Europa stravolse l'antica viabilità, a stento individuabile tra le moderne vie. Sopravvivono alcune piccole case antiche, che creano un singolare contrasto con le costruzioni moderne del recente sviluppo edilizio. Chiappeto è la parte più a monte del quartiere, alle prime propaggini del monte Ratti. Qui nel XVI secolo sorgeva un convento di Riformati, chiuso nel 1810 in seguito alle leggi napoleoniche di soppressione degli ordini religiosi e passato in proprietà all'arcidiocesi di Genova, che vi stabilì la sede del seminario minore, chiuso negli ultimi anni del Novecento e che oggi ospita una Residenza sanitaria assistenziale, dipendente dall'ospedale Galliera, con un centro di riabilitazione e una struttura per la cura dei malati di Alzheimer. La locale parrocchiale è intitolata alla Santissima Annunziata. Numerose strade urbane collegano il quartiere di San Martino con il centro di Genova, i vicini quartieri di San Fruttuoso, Marassi e Albaro e il levante genovese. La principale arteria è corso Europa, che attraversa tutto il quartiere e che a partire dagli anni sessanta ha sostituito la via provinciale che seguiva in parte l'antica via medievale (detta "Romana"), passando per la sommità della collina di San Martino. Lo stadio Carlini fu costruito nel 1912, ma inaugurato solo nel 1927, a causa di rallentamenti dei lavori dovuti a difficoltà nei finanziamenti. Con una capienza di 5.700 spettatori, è il secondo stadio di Genova dopo il Luigi Ferraris di Marassi. La cerimonia di inaugurazione di quello che allora era chiamato "stadio della Nafta" (dal nome della società petrolifera, filiale italiana della Shell, che aveva contribuito finanziariamente al completamento dell'impianto) si tenne il 26 e 27 novembre 1927, alla presenza di numerose autorità, tra le quali il ministro dello sport Leandro Arpinati, il presidente del CONI Lando Ferretti, il podestà di Genova Eugenio Broccardi e il presidente della "Nafta". L'impianto si presentava all'avanguardia per quell'epoca, ed oltre al terreno di gioco per il calcio comprendeva una pista di atletica, due campi da tennis e tre campi da bocce; tuttavia negli anni immediatamente successivi l'ampliamento dello stadio Ferraris mise in ombra questa sia pur moderna struttura sportiva. Su questo terreno disputò le partite casalinghe la società calcistica Andrea Doria nel Campionato Alta Italia 1945-46, prima della sua fusione con la Sampierdarenese per dar vita alla Sampdoria. Nel 1982 è stato completamente ristrutturato e ospita ancor oggi numerose partite di rugby, essendo diventato il terreno di gioco del CUS Genova Rugby anche per le partite a livello giovanile. Nel luglio 2001, durante il G8 di Genova ha ospitato un raduno delle cosiddette "Tute Bianche" di altri gruppi no global che da qui mossero in corteo per violare la "zona rossa". Corinna Praga, Genova fuori le mura, Genova, Fratelli Frilli Editori, 2006, ISBN 88-7563-197-2. Goffredo Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, 1850. Giovanni Dellepiane, Guida per escursioni nelle Alpi e Appennini Liguri, 1924, C.A.I.. Guida d’Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. Stefano Finauri, Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi, Genova, Edizioni Servizi Editoriali, 2007, ISBN 978-88-89384-27-5. Attilio Zuccagni-Orlandini Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue Isole, Firenze 1839. Università degli Studi di Genova Forti di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Martino La parrocchia di San Martino d'Albaro, su sanmartinodalbaro.it. Storia dell'ospedale San Martino, su statuesanmartino.altervista.org. Sito dell’ospedale San Martino, su hsanmartino.it. URL consultato il 30 marzo 2010 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2006).

Monastero di Santa Chiara (Genova)
Monastero di Santa Chiara (Genova)

Il complesso monastico e la chiesa di Santa Chiara sono luoghi di culto cattolici situati nel quartiere di San Martino, in salita Superiore della Noce, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. L'edificio è ubicato nei pressi della chiesa parrocchiale di San Martino d'Albaro. Il monastero fu fondato nel 1299, con la denominazione di San Nicolò de Hirchis, a seguito di una disposizione testamentaria, datata 24 giugno 1295, con la quale Tedisio Camilla, alto prelato della Curia romana e cappellano di papa Innocenzo IV, dispose la costruzione di un monastero in una sua proprietà che si trovava nei pressi della chiesa di San Martino. Fino alla fine del XV secolo nel monastero risiedettero le monache cistercensi, alle quali seguirono le clarisse, che vi rimasero quasi ininterrottamente fino al 1999, salvo alcuni periodi di assenza per vicende belliche o per i decreti di soppressione degli ordini religiosi emanati nell'Ottocento. Il monastero fu ampliato nel 1525, arrivando ad ospitare fino a cento religiose, ridotte a quaranta alla metà dell'Ottocento e solo cinque al momento della chiusura nel 1999. L'attigua chiesa conserva affreschi Domenico Fiasella, nonché dipinti cinquecenteschi di Luca Cambiaso (Battesimo di Gesù, Deposizione di Cristo e Dio Padre Benedicente), Giovanni Battista Carlone (Transito di santa Chiara), Giovanni Agostino Ratti (Madonna del Rosario) e seicenteschi di Giuseppe Palmieri e Francesco Costa. Oggi, ristrutturato, il complesso è utilizzato come spazio pubblico per conferenze e concerti (la chiesa dispone infatti di un'acustica eccezionale, che la rende particolarmente adatta a questo scopo). Vi risiederono all'inizio le monache cistercensi. Furono allontanate per aver eletto una badessa che non fu accettata dalla famiglia Camilla. Vi fece seguito la presenza delle clarisse. Anche queste, però, furono più volte costrette ad abbandonare il monastero in seguito a vicende belliche o per effetto di decreti di soppressione dell'ordine. Il 21 novembre 1999, esattamente settecento anni dopo la fondazione, le ultime cinque clarisse hanno lasciato il monastero. Monache Clarisse Chiesa di San Martino d'Albaro San Martino (Genova) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su monastero di Santa Chiara Scheda su zenazone.it http://www.amicisantachiara.it/, sito dell'Associazione Amici del Monastero di Santa Chiara

Stadio Giacomo Carlini - Marco Bollesan
Stadio Giacomo Carlini - Marco Bollesan

Lo stadio Giacomo Carlini ‒ Marco Bollesan è un impianto sportivo multifunzione italiano di Genova. Aperto al pubblico nel 1927, fu intitolato a lungo solamente all'atleta genovese Giacomo Carlini, cui nel 2021 fu aggiunto anche il nome del rugbista Marco Bollesan. Lo stadio Carlini fu iniziato dal 1912 e nel corso degli anni ricevette finanziamenti dalla società petrolifera Nafta (l'allora filiale italiana della Shell); l'apertura ufficiale avvenne il 26 novembre 1927 con una rassegna internazionale di gare di atletica leggera e sport motoristici; fin dall'inaugurazione fu noto con il nome di Stadio della Nafta. Il 25 marzo 1935 l'impianto ospitò un incontro della nazionale di rugby a 15 dell'Italia, contro la selezione della Catalogna e terminato con la vittoria degli Azzurri con il punteggio di 5 a 3; un ulteriore incontro della nazionale di rugby fu ospitato il 7 maggio 1967, contro il Portogallo e vinto per 6-3. Nel dopoguerra divenne l'impianto d'allenamento della neonata formazione calcistica della Sampdoria. Dal 1982 al 1988 è stato completamente ristrutturato, ad opera di Aldo Rizzo. Oggi ospita numerose partite di rugby, motivate dal fatto che il CUS Genova Rugby la società che gestisce l'impianto. Lo stadio viene utilizzato anche da diverse squadre di calcio genovesi per gli allenamenti e le gare ufficiali. In preparazione al mondiale di calcio 1990 in Italia la nazionale dell'Unione Sovietica ivi disputò un'amichevole contro il Genoa. Infine lo stadio ospita gare di ciclismo su pista, essendo provvisto dell'unico velodromo della Liguria. Durante il G8 del 2001 lo stadio fu utilizzato dai manifestanti no-global come loro principale base. Lo stadio è stato ristrutturato nel 2012. Le modifiche apportate hanno comportato l'eliminazione della pista da corsa in favore di un campo da rugby in sintetico dalle misure regolamentari e la completa ristrutturazione della pista di ciclismo. La rinnovata struttura dello stadio è stata inaugurata il 21 aprile 2012. Dal 2014 lo stadio è gestito dal CUS Genova, che lo utilizza per gli incontri casalinghi della propria squadra di rugby. Attualmente è anche sede degli allenamenti della principale società dilettantistica di baseball della città, i Genova Rookies. Vi trovano anche posto le sale da scherma di due plurimedagliate e plurititolate società genovesi: la Cesare Pompilio ed il Circolo della Spada Liguria, e il Poligono indoor Interforze Genova, sito su due piani al di sotto delle gradinate, con 4 tunnel, per un totale di 9 postazioni a fuoco e 9 per aria compressa. Il 13 aprile 2021 furono presentate al comune di Genova due mozioni bipartisan che chiedevano la co-intitolazione dello stadio a Marco Bollesan, rugbista del CUS Genova morto il giorno prima a 79 anni; a seguito dell'accorpamento delle due mozioni e della loro approvazione all'unanimità nella seduta del 4 maggio successivo lo stadio ha assunto il nome di Giacomo Carlini ‒ Marco Bollesan. Il 10 settembre 2021, la giunta comunale genovese ha approvato una delibera secondo la quale l'area sotto l’impianto verrà utilizzata come rimessa dei mezzi AMT. Il campo di gioco sarà ricostruito sopra tre piani sotterranei, i quali ospiteranno i mezzi e le officine; è inoltre previsto un piano con spazi dedicati alle attività sportive, come la scherma e il tiro al bersaglio. Il campo dovrebbe mantenere l’orientamento odierno e sarebbe dotato di una tribuna con tremila posti. Sarà soppressa la pista di atletica e probabilmente anche lo storico velodromo. Lo stadio ha una pianta rettangolare 140x60 metri, ha una capienza di 5.700 posti, l'accesso per i portatori di handicap e conserva ancora la sala stampa da circa 50 posti, utilizzata quando vi venivano giocate importanti partite di calcio. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stadio Carlini-Bollesan Sito ufficiale, su cusgenova.it. Stadio Giacomo Carlini - Marco Bollesan, su cusgenova.it.Archiviato il 28 dicembre 2017 in Internet Archive.

Chiesa di San Francesco all'Ospedale San Martino
Chiesa di San Francesco all'Ospedale San Martino

La chiesa di San Francesco all'Ospedale San Martino, nota anche come chiesa dei Padri Cappuccini, è un luogo di culto cattolico sito all'interno dell'Ospedale San Martino a Genova. La chiesa è affidata all'Ordine dei frati minori cappuccini. Fu costruita quale chiesa dell'ospedale tra il 1928 e il 1931, dedicata a san Francesco d'Assisi in quanto affidata ai Cappuccini che vi prestavano assistenza spirituale provenienti dall'antico ospedale di Pammatone. Fu il cappellano ospedaliero e storico della Provincia cappuccina, padre Francesco Saverio Molfino, che riuscì a raccogliere con una pubblica sottoscrizione 16 milioni di lire, con cui fu costruita la chiesa e furono ampliati i padiglioni ospedalieri. Venne progettata dall'ingegner Ettore Musso in stile neoromanico. La prima pietra fu posta il primo marzo del 1928 e la chiesa di San Francesco fu benedetta l'11 luglio del 1931 dal cardinale Carlo Dalmazio Minoretti. La facciata a salienti è coronata da un motivo ad archetti ciechi e una cornice a dentelli, munita di protiro voltato a botte e di una trifora di grandi dimensioni che occupano il corpo principale. L'interno è a tre navate voltate a botte, di cui la centrale culminante in un'abside. Le vetrate sono istoriate. L'interno ospita importanti opere pittoriche e scultoree: "Maria protettrice di Genova" di Valerio Castello; "Transito di san Giuseppe" di Stefano Magnasco; Crocifisso ligneo settecentesco della scuola del Maragliano; Ultima Cena, grande tela di Bernardo Castello firmata e datata 1598; Madonna delle Grazie, statua di Domenico Parodi. Guida d’Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Francesco all'Ospedale San Martino

Forte San Martino
Forte San Martino

Il forte San Martino sorge a Genova, nell'omonimo quartiere. Situato sulla collina di Papigliano è oggi completamente circondato dal tessuto urbano. Diverse proposte per la realizzazione di una fortificazione in questa posizione a difesa di Albaro e San Martino furono presentate fin dal 1771 ai responsabili delle fortificazioni della Repubblica di Genova. Nel 1807, durante la dominazione napoleonica, il governo francese, sollecitato dal Genio militare, stanziò 180.000 franchi per la costruzione del forte, ma i lavori non furono mai iniziati. Il progetto fu poi ripreso nel 1820 dal governo sabaudo, che diede inizio alla costruzione, terminata nel 1832. Persa la sua funzione strategica primaria alla fine dell'Ottocento quando, a causa dell'espansione urbanistica della città verso levante, il piccolo rilievo su cui sorge finì per essere circondato dal tessuto urbano, nel 1889 sul piazzale antistante la caserma fu realizzata la Batteria San Martino, a protezione dell'imboccatura del porto e dello specchio d'acqua antistante. Le postazioni di artiglieria furono smantellate negli anni trenta per far posto ad una batteria contraerea, composta da quattro cannoni da 76/45. Durante la seconda guerra mondiale, il 14 gennaio 1944, nel fossato sottostante il ponte levatoio furono fucilati dalle milizie fasciste e dalle S.S. otto partigiani come rappresaglia per l'uccisione di un ufficiale delle S.S. avvenuta il giorno prima. Nel dopoguerra il forte fu abitato da famiglie di sfollati e infine completamente abbandonato nel 1952. Oggi è di proprietà demaniale e l'accesso è chiuso da un cancello. La struttura è in pessime condizioni e ha perso anche il ponte levatoio che permetteva l'accesso al forte, eliminato per impedire l'ingresso di estranei all'interno dei locali. A differenza di altre strutture militari genovesi, il forte San Martino, il più moderno tra quelli costruiti nei primi decenni dell'Ottocento, non è in posizione dominante sulla collina, ma infossato nella stessa e completamente circondato da un fossato, oggi nascosto dalla vegetazione. Si presenta come un grande terrapieno rettangolare, con una caserma su tre piani sul lato di ponente, con l'ingresso principale, accessibile attraverso il ponte levatoio, situato all'ultimo piano. Presso il bastione meridionale si trovava una polveriera, circondata da spesse mura. La dotazione di artiglieria collocata nel terrapieno comprendeva quattro cannoni da 16 GR e quattro da 9 BR Ret, sei obici da 21 GRC Ret e due mortai da 9 Ret. Il forte poteva ospitare 300 soldati, ai quali se ne potevano aggiungere altri 400 in caso di necessità. La batteria fine ottocentesca, le quali strutture sono oggi inglobate all'interno di attività commerciali, era armata con quattro obici da 24 GRC Ret. Stefano Finauri, Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi, Genova, Edizioni Servizi Editoriali, 2007, ISBN 978-88-89384-27-5. Forti di Genova Fortificazioni Regno di Sardegna (1720-1861) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte San Martino

Forte Santa Tecla (Genova)
Forte Santa Tecla (Genova)

Forte Santa Tecla (161 s.l.m.) sorge sul rilievo che domina San Martino, dove in tempi antichi si ergeva la chiesa di Santa Tecla, di cui si hanno notizie fin dal 1100, da cui prende il nome. Nello spiano dove oggi sorge il Forte esisteva una chiesetta omonima risalente all'XI secolo e nell'anno 1339 appartenente al Doge di Genova Simon Boccanegra. La costruzione del Forte vero e proprio fu pianificata dall'ingegner Jacques De Sicre nell'ambito della più vasta opera di fortificazione della città di Genova, al di fuori della cinta muraria, in opposizione agli assedi austriaci, nel contesto della Guerra di successione austriaca che minacciava Genova. Così nel 1747 il De Sicre riferiva: La direzione dei lavori fu affidata al colonnello Giacomo De Cotte che aveva ricevuto dirette disposizioni dal De Sicre, ma il progetto presentò subito delle inadeguatezze e nel 1748 lo stesso De Sicre presentò una nuova relazione cercando di superare le carenze della fortificazione, con l'intervento finanziario di 65.000 Lire genovesi. L'attenzione verso Forte Santa Tecla si ripropose intorno al 1756 quando, sempre De Sicre, presentò un progetto di ampliamento con l'aggiunta di una ridotta casamattata a due piani, una polveriera, un rivellino, terrapieni e cammini coperti da integrare nel Forte. Ma il Magistrato delle Fortificazioni ritenne onerosi e inutili i lavori, quindi il progetto non fu approvato. Durante il 1800, il Forte era uno dei contrafforti a difesa del settore orientale della città, perché utile alla difesa del perimetro di Albaro, del quartiere di San Martino, della Madonna del Monte e perché ben collegato al Forte Richelieu. Altre opere di rafforzamento si ebbero nel 1814, per mano del Corpo Reale del Genio Sardo: furono sopraelevati i due semibastioni settentrionali e fu posto all'ingresso lo stemma sabaudo. Un'altra tranche di lavori iniziò nel 1830, durante i quali la copertura a terrazza della caserma interna fu trasformata in copertura a falde, generando un altro piano fruibile. Dopo 3 anni i lavori finirono e la fortificazione fu ultimata e resa operativa nella difesa del levante cittadino. Nel 1849 durante i moti popolari il Forte fu occupato, come il vicino Forte Richelieu, da insorti e senza colpo ferire fu riconquistata dalle Regie truppe in pochi giorni, come tra l'altro avvenne per Forte Richelieu. La fortificazione fu poi utilizzata occasionalmente da reparti militari fino alla prima metà del Novecento; durante la Grande Guerra i locali del Forte furono adibiti a carceri per prigionieri austriaci. Abitata da una famiglia fino agli anni settanta, nel 1982 iniziarono i lavori di restauro, per rendere il sito una sede per le iniziative culturali del quartiere di San Fruttuoso. Completati i lavori, il Forte venne chiuso nell'attesa di una destinazione. Intanto atti di vandalismo hanno vanificato i lavori incendiando il tetto della caserma e deturpando l'interno. Altri lavori di risanamento sono quindi iniziati coinvolgendo volontari della Protezione Civile, che hanno costudito l'interno e l'esterno dell'opera. Nel 2021, i volontari della Protezione civile (Associvile), si sono uniti insieme ad altre tre associazioni (AGESCI Genova 3, Gruppo radio Liguria, compagnia Teatrale "I conviviali") per dare vita ad una Associazione di secondo livello denominata "Rete Forte Santa Tecla"[1] che ha nei suoi scopi quello di promuovere il patrimonio storico del forte. Entrando ci troviamo in un cortiletto interno che separa in due l'opera dividendo la caserma dalla cortina meridionale. La caserma è suddivisa in tre piani. Al piano terra si trovano le cucine, gli uffici del sottoufficiale e il corpo di Guardia. Al piano superiore si trovano gli alloggi per i graduati e un passaggio alle mura e ai bastioni meridionali adibiti a magazzini. Il terzo piano infine è adibito ad alloggi per la truppa, da cui si può accedere alla copertura di uno dei due bastioni rivolti a settentrione, da dove si discende verso il cortile utilizzato come piazza d'Armi. A piedi è raggiungibile scendendo dal sovrastante Forte Richelieu, in meno di mezz'ora di cammino non impegnativo, su un sentiero che parte da Colle della Calcinara e collega tutti i Forti di levante della città. Con mezzo privato, percorrendo via Donghi, poi via Berghini e salendo in via Forte di Santa Tecla fino ad un piccolo spiazzo sterrato che conduce all'ingresso raggiungibile solo a piedi. Con il mezzo pubblico invece si prende la linea 67 AMT che parte da Piazza Martinez. Esiste anche una ripida e stretta carreggiabile che sale direttamente dai pressi del Monoblocco dell'Ospedale San Martino (Salita Superiore Santa Tecla), percorribile agevolmente dai mezzi a due ruote. Stefano Finauri, Forti di Genova, Servizi Editoriali, Genova, 2007. Tarantino Stefano-Gaggero Federico-Arecco Diana, Forti di Genova e sentieri tra Nervi e Recco alta via dei monti liguri, Edizioni del Magistero, Genova. Roberto Badino, Forti di Genova, Sagep, Genova 1969 Riccardo Dellepiane, Mura e fortificazioni di Genova, Nuova editrice genovese, Genova, 2008, [prima edizione 1984]. Cappellini A., Le Fortificazioni di Genova, Ed. F.lli Pagano Editore, Genova, 1939 Comune di Genova - Assessorato giardini e foreste, Genova. Il parco urbano delle Mura. Itinerari storico-naturalistici, Sagep, 1994 Forti di Genova Fortificazioni San Martino (Genova) Fortificazioni alla moderna Regno di Sardegna Forte Richelieu Wikiquote contiene citazioni di o su Forte Santa Tecla Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte Santa Tecla Mappe, itinerari e foto dei forti di Genova, su forti-genova.com. URL consultato il 29 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2010). Storia del Forte Quezzi, su fortidigenova.com. URL consultato il 29 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 23 agosto 2010). Vista dal satellite del Forte, su forti-genova.com. URL consultato il 29 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2009).

Stazione di Genova Sturla
Stazione di Genova Sturla

La stazione di Genova Sturla è una fermata ferroviaria posta sulla linea Genova-Pisa, fra le stazioni di Genova Brignole e Genova Quarto, servendo l'omonimo quartiere cittadino. Il 23 novembre 1868 fu inaugurata la linea ferroviaria da Genova Brignole a Chiavari, che comprendeva una stazione nell'area occupata dall'attuale piazza Sturla, posta ad un livello più basso rispetto al piano stradale. Lasciata la galleria sotto il colle di San Martino, i treni percorrevano l'attuale via Sclopis, impegnando poi un viadotto sul rio Vernazza, parte del quale ancora oggi visibile, prima di sostare a Sturla. Il 12 agosto 1915, con l'attivazione del nuovo tracciato a monte fra le stazioni di Genova Brignole e di Quarto dei Mille, la vecchia fermata di Sturla venne sostituita dalla fermata attuale. A poca distanza dalla stazione si trovano il campo sportivo per l'atletica leggera di villa Gentile e la chiesa della Santissima Annunziata di Sturla. Superata la vecchia stazione di Sturla in direzione levante, la zona era servita da una seconda fermata ferroviaria, denominata via Tabarca, posta a sud dell'attuale Villa Gentile ed anch'essa soppressa in occasione dello spostamento a monte della ferrovia. Nel 1926, in conseguenza dell'aggregazione a Genova dei comuni limitrofi, la stazione di Sturla assunse la nuova denominazione di "Genova Sturla". Sui due binari di Genova Sturla effettuano fermata i collegamenti regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Liguria, quasi tutti ricadenti nel servizio ferroviario urbano di Genova. Nell'ambito della categorizzazione delle stazioni, RFI classifica l'impianto nella categoria silver. Esso dispone di: Sottopassaggio Stazione video sorvegliata Biglietteria automatica Annuncio sonoro treni in arrivo e in partenza Sala d'attesa Ascensore Parcheggio A poca distanza dalla stazione si trova la fermata della linea di autobus dell'AMT numero 45 (che collega la stazione di Genova Brignole con l'ospedale pediatrico Gaslini), la fermata della linea 584 che collega il quartiere collinare di Bavari con l'ospedale pediatrico Gaslini, e i capilinea delle linee 42 (che collega Sturla con piazza De Ferrari nel centro cittadino), 512 e 513 (che servono i quartieri collinari di Quarto). Scendendo verso mare, in Piazza Sturla, vi sono le fermate della linea 15 (che collega il quartiere del levante genovese Nervi e il centro della città, passando per il quartiere di Albaro) e 31 (che collega il succitato ospedale Gaslini e la stazione Brignole, passando sul lungomare per il quartiere della Foce), oltre alla linea notturna N2, che attraversa la città da Nervi fino a Voltri. Corrado Bozzano, Roberto Pastore, Claudio Serra, Tra mare e monti da Genova alla Spezia, Nuova Editrice Genovese, Genova, 2010. ISBN 978-88-88963-38-9 Ferrovia Genova-Pisa Genova Servizio ferroviario urbano di Genova Sturla (Genova) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Genova Sturla