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Apparizione (Genova)

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Genova, quartiere Apparizione (01)
Genova, quartiere Apparizione (01)

Apparizione (Paiscion /pai̯ˈʃuŋ/ in ligure) è un quartiere residenziale di 2.615 abitanti del comune di Genova, compreso nel Municipio IX Levante. Un tempo comune autonomo, nel 1926 venne aggregato alla Grande Genova. Nella ripartizione amministrativa del comune fu inglobata inizialmente nella circoscrizione Valle Sturla; nella nuova ripartizione in vigore dal 2005 è un'unità urbanistica del Municipio IX Levante, che oltre agli altri centri della ex circoscrizione Valle Sturla (Bavari, San Desiderio e Borgoratti), comprende i quartieri di Sturla, Quarto, Quinto e Nervi. L'unità urbanistica di Apparizione si estende su un'area di 3,32 km², di cui solo 0,85 urbanizzati.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Apparizione (Genova) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Apparizione (Genova)
Salita Carupola, Genova Levante

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Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 44.4064 ° E 8.99972 °
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Indirizzo

Salita Carupola 25
16133 Genova, Levante
Liguria, Italia
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Genova, quartiere Apparizione (01)
Genova, quartiere Apparizione (01)
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Luoghi vicini

Chiesa di San Giovanni Battista (Genova, Quarto dei Mille)
Chiesa di San Giovanni Battista (Genova, Quarto dei Mille)

La chiesa di San Giovanni Battista è un luogo di culto cattolico situato nel quartiere di Quarto dei Mille, in via Stefano Prasca, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Quarto dell'arcidiocesi di Genova. L'edificio sorse quale succursale della chiesa plebana di San Siro di Nervi e al 1143 risale l'atto dell'arcivescovo di Genova Siro II nel quale si autorizzò l'amministrazione battesimale anche per le altre pievi di questo territorio a levante di Genova. Tra queste, pure la chiesa di San Giovanni Battista che, a partire da tale decreto, divenne pure parrocchiale di Quarto. Successive citazioni attestate della chiesa, o comunque delle proprietà parrocchiali, sono datate al 1148 relativo alla riscossione delle decime sugli ulivi e ancora al 1182 in atti testamentari a favore delle chiese di Quarto e Quinto da parte di Sibilla da Vergogno. La parrocchia di San Giovanni Battista di Quarto, in origine, era costituita dai borghi di Priaruggia - abitata principalmente da pescatori - e dagli abitati rurali di Pontevecchio e Castagna dove fiorente era la coltivazione degli orti, della vite e degli uliveti. Una chiesa "unita" agli altri edifici di culto del levante rivierasco genovese quali la Santissima Annunziata di Sturla, Santa Maria della Castagna, San Pietro di Quinto al Mare e San Siro di Nervi disposti lungo le principali direttrici, alcune anche d'epoca romana, tra la val Bisagno, la costa, il monte Fasce. Architettonicamente la chiesa subì molte trasformazioni strutturali legati al tempo e agli stili artistici. In epoca medievale si presentava con una struttura tipica delle coevi chiese romaniche del periodo: la facciata a capanna, il rosone centrale, piccole finestre a strombo sui fianchi. Fu dopo un incendio nel 1629 che, nell'opera di ripristino e restauro, lo stile venne stravolto con la conversione dell'edificio nei canoni architettonici del tempo, e quindi l'allungamento dell'abside, l'alzamento oltre la cornice degli archetti pensili della facciata per circa un terzo, la sostituzione del rosone con la creazione di tre finestre. Un nuovo restauro fu compiuto ancora nel 1892 e forse a quest'epoca è risalente la demolizione della fiancata lato mare e l'edificazione del nuovo portale con la raffigurazione, nella lunetta, di San Giovanni Battista; gli stessi conci della fiancata, probabilmente, furono a loro volta riutilizzati per la costruzione del campanile e della casa canonica. Tracce dello stile romanico sono, tuttavia, ancora visibili sul fianco sinistro della chiesa. Sulla facciata sono presenti alcuni epigrafi scolpite (datate al 1292, al 1365) e antichi bassorilievi: tra questi quello dell'Annunciazione (primo quarto del Quattrocento). La struttura interna si presenta a unica navata e, grazie al giuspatronato degli Spinola che ne sovvenzionarono il rinnovamento, decorato in stile barocco. Tra le opere pittoriche il dipinto Omaggio di potenti della terra a Gesù Bambino, opera cinque-seicentesca di Gian Battista Castello presso l'altare di Santa Brigida; la Madonna della Misericordia, del Settecento ma di ignoto pittore, presso il secondo altare; l'Assunta e la Madonna del Rosario negli altri altari, opere novecentesche di Carlo Orgero di Sampierdarena. Tra le statue la Madonna del Rosario, databile al XIX secolo e presso l'omonimo altare; la Madonna della Guardia e il San Giovanni Battista dello scultore rapallese Antonio Canepa, del 1918. Datato al 1936 è l'affresco di Pietro Arzuffi raffigurante San Giovanni Battista che indica il Messia. Al Settecento è databile il coro dietro l'altare maggiore. In questa chiesa la mattina del 26 luglio 1962 furono celebrate le nozze tra il cantautore genovese Fabrizio De Andrè e la contessina Enrichetta Rignon. La cerimonia fu officiata da Don Erasmo Sanguinetti, Arciprete di Quarto. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Giovanni Battista Sito ufficiale della parrocchia di San Giovanni Battista di Quarto, su sgbattista.it.

Chiesa di Santa Maria della Castagna
Chiesa di Santa Maria della Castagna

La chiesa di Santa Maria della Castagna è un luogo di culto cattolico situato nel quartiere di Quarto dei Mille, in via Romana della Castagna, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Quarto dell'arcidiocesi di Genova. Ubicata lungo l'antico percorso d'epoca romana, la chiesa venne edificata nel corso del medioevo, in stile romanico, così come attesterebbe la prima citazione risalente al 1136. Tracce degli elementi architettonici del primo impianto medievale è una colonna visibile all'interno dell'edificio. Appartenente al vicariato di Nervi, la comunità religiosa dipendeva direttamente dalla cattedrale di San Lorenzo tanto che periodicamente metà delle offerte dei fedeli e per l'acquisto della cera per le candele venivano girate ai canonici della chiesa metropolita, non senza resistenze. Solamente nel 1771 la parrocchia di Santa Maria della Castagna venne dichiarata indipendente e affidata, dal 1968, ai monaci benedettini. Presso la chiesa sostò, come prigioniero di Napoleone Bonaparte, papa Pio VII nel 1809 che nell'occasione concesse il privilegio dell'indulgenza plenaria quotidiana in perpetuo. Nel corso della prima metà del XVII secolo l'edificio subì una radicale trasformazione architettonica e artistica, con ulteriori modifiche in epoche successive. Al suo interno si conserva un'icona raffigurante la Madonna delle Grazie, opera del 1424 di Andrea d'Aste, proveniente dal soppresso convento del Chiappeto in epoca napoleonica. Di Luca Cambiaso è la pala San Rocco tra i santi Sebastiano ed Erasmo, datata al 1550 e proveniente dal demolito oratorio di San Rocco di Priaruggia (poi ricostruito, nell'Ottocento, accanto alla parrocchiale). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria della Castagna Scheda dal sito dell'arcidiocesi di Genova, su chiesadigenova.it. URL consultato il 7 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 7 giugno 2019).

Museattivo Claudio Costa
Museattivo Claudio Costa

Il Museattivo Claudio Costa è un museo della pittura e scultura ospitato nell'ex-ospedale psichiatrico di Quarto dei Mille, a Genova. Nato come museo all'interno dell'Istituto per le Materie e le Forme Inconsapevoli (I.M.F.I.) è stato rinominato a ricordo del suo ideatore - Claudio Costa - scomparso nel 1995. Una dei suoi tanti ispiratori è stata la psichiatra brasiliana Nise da Silveira. Raccoglie un insieme di dipinti, opere in tecnica mista, sculture di artisti, alcuni di fama internazionale come lo stesso Claudio Costa, accostate ai lavori di degenti dell'ex-ospedale e di coloro che collaborarono nell'applicare l'arte come forma di appoggio terapeutico. L'intero museo è considerato dalla critica come un'opera d'arte di Costa stesso, ferma restando la validità sia delle opere dei singoli autori (sono presenti, fra le altre, opere di Davide Mansueto Raggio, Aurelio Caminati, Edoardo Alfieri, Giannetto Fieschi, Emanuele Luzzati, Mauro Marcenaro, Enrico Bruno Novali), sia l'intero materiale utilizzato per studio psichiatrico. Nel 2007 la biblioteca dell'ex ospedale, ancora attiva e frequentata soprattutto per libri di consultazione specialistica nel settore psichiatrico, è intitolata a Claudio Costa. Dopo la morte di Costa, la scultura fu applicata in maniera più compiuta come tecnica di appoggio terapeutico, completando la parte interna già esistente del museo con una sezione esterna: il giardino delle Sculture, posizionato nei giardini dell'ex-ospedale e inaugurato il 23 aprile 1999. La sezione è collocata nel giardino della comunità terapeutica Michelini, sempre all'interno del perimetro dell'ex-ospedale. La tecnica basata sulle opere scultoree dei malati psichici tendenzialmente aggressivi si fonda sul supporto teorico di partenza ideato dal britannico Sir Read, che approccia la trasformazione dell'aggressività attraverso un metodo di utilizzo dell'aggressività stessa in senso creativo. L'iniziativa è stata organizzata sul piano strettamente tecnico e logistico da Gianfranco Vendemmiati mentre gli interventi nello specifico applicativo sono stati condotti dall'artista-psichiatra Margherita Levo Rosenberg(responsabile del settore connesso all'uso terapeutico dell'espressione ed applicazione artistica presso la locale A.U.S.L.) e dallo scultore Alfonso Gialdini. Parte delle impostazioni teoriche degli interventi derivano da elaborazione ed affinamento di concetti espressi da Arturo Martini, Sir Herbert Read, Émile-Antoine Bourdelle(allievo di Rodin). Nella pianta a fianco le parti colorate sono i giardini che circondano l'edificio. I due tondi blu indicano il tavolo delle riunioni, quello più grande nella "sala Musica", l'altro più in basso. Il portone interno di passaggio per il corridoio che portava al bar gestito dai pazienti e, andando avanti, alla sala mostre utilizzata sia per i degenti sia per gli artisti professionisti posizionata sulla sinistra, dalla quale sempre sulla sinistra si usciva nel "Giardino delle Sculture". Nel secondo giardino più piccolo in basso si tenevano i corsi di scultura mentre il "Giardino delle Sculture" con le opere permanentemente in mostra è rappresentato dalla fascia colorata al di sopra della mappa di interno uscendo dalla sala mostre. Adesso tutto il museo è spostato in uno degli edifici prospicienti al complesso terapeutico casa Michelini, mentre il Giardino delle Sculture è stato riposizionato nei diversi giardini di tale complesso; nell'ampio spazio dentro l'edificio fra i primi due corridoi, visualizzati in basso nella mappa, era sistemato il laboratorio arterapeutico della psichiatra artista Margherita Levo Rosenberg. Claudio Costa Luigi Maccioni Antonio Slavich Gianfranco Vendemiati Miriam Cristaldi Miriam Cristaldi, Materia Immateriale, identità, mutamenti e ibridazione dell'arte nel nuovo millennio, con prefazione di Gillo Dorfles Miriam Cristaldi, Claudio Costa. Attraverso i quattro elementi Miriam Cristaldi e Paolo Minetti (a cura di), Evocare Colombo: un viaggio virtuale, Genova, Museo attivo delle forme inconsapevoli, 1992. Sandro Ricaldone, Il museo attivo delle forme inconsapevoli. Claudio Costa e l'esperienza dell'O.P. di Genova-Quarto, 1997 (consultato il 2 aprile 2020) Claudio Costa (pittore) Gillo Dorfles Franco Basaglia Alfonso Gialdini Quarto dei mille Claudio Costa ed I.M.F.I._Museattivo Claudio Costa a Figure Dell'Anima Palazzo Ducale di Genova Claudio Costa - Attraverso i quattro elementi di Miriam Cristaldi, su digilander.iol.it. piante del Museattivo Claudio Costa sensibilizzate( portano a mappa particolareggiata zona per zona ), su digilander.libero.it. Il progetto di un laboratorio di scultura per il controllo dell'aggressività di Margherita Levo Rosenberg (JPG), su digilander.libero.it. MUSEI E MOSTRE PERMANENTI, su centrostoricogenova.com (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2010). articoli di Miriam Cristaldi, su mcnuovo.altervista.org. URL consultato il 23 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).

Corso Europa (Genova)
Corso Europa (Genova)

La strada denominata corso Europa è una delle più lunghe di Genova e rappresenta il principale asse di collegamento del levante cittadino, estendendosi fra l'ex delegazione di San Martino fino al quartiere di Nervi, all'estrema propaggine orientale. La sua costruzione, avvenuta nei primi anni sessanta mutò significativamente la fisionomia dei quartieri attraversati, caratterizzandone il paesaggio e favorendo l'espansione edilizia. L'idea di una strada "pedemontana" di collegamento fra Nervi e il centro della città risale alla fine degli anni quaranta. Al tempo l'unico collegamento stradale era costituito dal tracciato litoraneo della via Aurelia, strada carrabile pressoché parallela alla più stretta via romana, sulla quale erano presenti anche i binari della rete tranviaria cittadina. I lavori per la costruzione dell'arteria furono avviati nel 1950 e, dopo una sospensione che vide l'apporto di sostanziali varianti di progetto le quali causarono non poche polemiche legate alle speculazioni edilizie che coinvolsero le aree attraversate, vennero ripresi nel 1956 con cantieri strutturati su 4 lotti e diversi sub-lotti: il primo tronco, dall'inizio di via San Martino a via Isonzo, fu aperto nel 1959; tale tratta impose il taglio del colle di San Martino, alla cui viabilità fu data continuità mediante la costruzione del ponte di via Lagustena; il secondo tronco, la cui principale opera d'arte è costituita dal viadotto di scavalco del torrente Sturla, nell'omonimo quartiere, terminava a Quarto all'altezza di via Pianelletti e fu inaugurato nel 1961; il terzo tronco, appaltato il 20 ottobre 1960, terminava all'altezza di via Fabio Filzi, subito a monte della stazione ferroviaria di Quinto e fu consegnato nell'estate del 1963; il quarto tronco fu l'ultimo a essere realizzato e richiese l'abbattimento di alcune abitazioni nella zona dell'allora via Santorre di Santarosa, fra Quinto e Nervi nonché la costruzione di un importante manufatto di scavalco del torrente Nervi lungo 260 metri con relativo svincolo verso via Oberdan; questi ultimi furono inaugurati nel 1964, un anno dopo il resto della tratta. Battezzata corso Europa, l'allora nuova arteria stradale genovese misurava complessivamente 6,5 km ed era concepita come arteria a scorrimento veloce, con sopraelevazione di alcune curve e due corsie per ciascun senso di marcia, su carreggiate separate. Procedendo da ponente a levante, la strada serve l'ospedale San Martino mediante accessi dalle trasversali viale Benedetto XV, via Pastore e via Mosso. Nel medesimo quartiere di San Martino si affaccia inoltre su corso Europa la sede RAI della Liguria (un edificio di stile moderno, inaugurato nel 1967, 37.360 m³ di volumetria per 13 piani, di cui due sotterranei) e, pur senza accesso diretto, villa Donghi, edificio fatiscente benché sottoposto a tutela in base al decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004, con un vincolo che risale al 1934. Superato il colle di San Martino e raggiunta la valle del rio Chiappeto, la strada fiancheggia lo stadio Giacomo Carlini, edificato nel 1912 a cura della società Nafta con l'annesso cottage, che era raggiungibile mediante un lungo ponte pedonale da via Borgoratti: la costruzione di corso Europa impose l'abbattimento di una porzione di tale manufatto, rendendolo da allora inservibile. Oltrepassata la valle dello Sturla, il quartiere di Quarto presenta aree la cui edificazione è coeva o successiva a quella della strada, nonché il primo degli svincoli a livelli sfalsati che conduce a via Carrara. In prossimità di una delle rampe è possibile accedere al Museo Garibaldino allestito in alcune sale di villa Spinola, luogo in cui Giuseppe Garibaldi fu ospitato prima di imbarcarsi per la spedizione dei Mille. Un altro complesso edilizio degno di nota è la quattrocentesca villa Doria Spinola, che sorgeva lungo via romana della Castagna, tagliata dalla nuova arteria, i cui terreni furono in parte espropriati per la costruzione di corso Europa e che in seguito furono ulteriormente ridotti a beneficio di un grande albergo e di un supermercato. Dopo il secondo svincolo, che consente di immettersi sull'autostrada A12, si oltrepassa la valle del torrente Bagnara, su cui insiste parte del complesso residenziale denominato Colle degli Ometti, raggiungendo dapprima Quinto al Mare e, successivamente, Nervi, in corrispondenza del locale complesso ospedaliero. Nel secondo dopoguerra il trasporto pubblico genovese, ancora fortemente incentrato sull'estesa rete tranviaria, vide l'introduzione di autoservizi in concorrenza con quest'ultima, che si avvalevano della facoltà di saltare numerose fermate collegando estremi opposti della città, prendendo il caratteristico nome di "linee celeri". La costruzione di corso Europa, strada nata per consentire velocità elevate rispetto a quelle dell'epoca, comportò l'istituzione di una nuova linea "celere" fra la centrale piazza De Ferrari e Capolungo, che percorreva per intero la nuova arteria pedemontana e per tale motivo era contrassegnata dalla lettera P. La linea celere P fu risparmiata dalle soppressioni avvenute nel 1967, in quanto rappresentava l'unico collegamento transitante per corso Europa e, a tutti gli effetti, svolgeva un servizio ordinario osservando tutte le fermate. All'atto della riforma del trasporto pubblico a Genova entrata in vigore il 30 luglio 1973, la stessa venne semplicemente rinominata come linea 17 della rete AMT. Nel quadro di una mutata politica che, rispetto agli anni sessanta, mirava a riequilibrare l'utilizzo del trasporto pubblico rispetto alla mobilità privata, cui la strada era dedicata, alla fine degli anni ottanta, nell'ambito delle opere pubbliche cittadine da realizzare con i fondi dell'Expo '92 Genova, venne ipotizzata la realizzazione di una tranvia o di un people mover sopraelevato, ma il progetto venne abbandonato. Un decennio dopo, nel 1998, nella prima parte di corso Europa fu tuttavia attivato il cosiddetto asse attrezzato di corso Europa, una busvia che si avvale di percorsi riservati a centro strada e del controllo semaforico finalizzato alla regolarità delle corse degli autobus. Per la costruzione di tale infrastruttura fu rettificato il profilo trasversale di alcune curve, diminuendone la pendenza, e soppressa la vegetazione presente nell'aiola centrale a favore di una platea in cemento di pari larghezza. Tale opera, che si è rivelata tra i più importanti e sistemi per il trasporto pubblico della città, fu realizzata grazie ad un investimento di 4,8 miliardi di lire finanziati dal Ministero dell'Ambiente e dal Comune di Genova. L'asse attrezzato, che parte in realtà da corso Gastaldi, l'arteria che rappresenta il proseguimento verso il centro di corso Europa, si sviluppa fino a Quarto, all'incrocio con via Shelley. La busvia vera e propria ha inizio, in direzione levante, all'altezza dell'intersezione con via Pastore, per la sola corsia ovest-est, diventando a due corsie all'altezza della fermata del pronto soccorso e impegnando successivamente le fermate di via della Piazzetta (stadio Carlini), via Isonzo, via Swinburne e via Shelley, tutte in corrispondenza di semafori e protette con barriere salva persone. Corrado Bozzano, Roberto Pastore, Claudio Serra, La strada "Pedemontana" ovvero Corso Europa a Genova, in Tra mare e monti da Genova alla Spezia, Genova, Nuova Editrice Genovese, 2010, pp. 142–143, ISBN 978-88-88963-38-9. Genova Sistema viario di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso Europa

Abbazia di San Gerolamo
Abbazia di San Gerolamo

L'abbazia di San Gerolamo è un luogo di culto cattolico situato nel quartiere di Quarto dei Mille, in via Redipuglia, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di Quarto dell'arcidiocesi di Genova. L'edificio è nelle adiacenze dell'istituto Giannina Gaslini. Le vicende che portarono all'origine dell'abbazia ebbero inizio in Spagna durante lo scisma d'Occidente della Chiesa cattolica nel XIV secolo. In seguito all'esilio dei papi ad Avignone e al successivo schieramento delle forze europee a sostegno del papa Urbano IV o dell'antipapa Clemente VII, il re Giovanni I, regnante delle regioni di Castiglia e Leòn aderì allo schieramento dell'antipapa e ciò provocò una situazione addirittura insostenibile in Spagna: chi voleva rimanere cittadino spagnolo doveva aderire all'antipapa pena l'esilio. Un gruppo di religiosi gerolimiti, movimento appena istituito che professava la regola di sant'Agostino, preferì l'esilio. Approdati a Genova chiesero al papa di Roma l'autorizzazione a costruire un monastero intitolato al loro protettore san Girolamo, ed il 5 agosto 1383 con un breve, il Pontefice acconsentì alla costruzione. I religiosi non approdarono a Genova per caso, infatti, faceva parte della congregazione Alfonso Pecha di Guadalati, fratello del fondatore dei gerolimiti e vescovo di Jaén, che aveva avuto la fortuna di essere confessore, consigliere, compagno di viaggio e revisore degli scritti di santa Brigida di Svezia. Proprio in occasione di un viaggio e della permanenza a Genova di santa Brigida, Alfonso Pecha scoprì i luoghi presso i quali sarebbe sorto il monastero che allora si presentavano come una verde collinetta a ridosso del Mar Ligure. A confermare il fatto che sia stato Alfonso Pecha a dare l'impulso alla creazione del monastero, vi è una lapide sepolcrale, tutt'oggi visibile all'interno della chiesa, che attribuisce a lui il merito di essere stato il fondatore del complesso monastico. Dopo l'approvazione papale, il progetto avanzò rapidamente ed il 18 dicembre 1383 i gerolimiti comprarono, per mille e cento lire genovesi, il terreno sul quale sorge tuttora la chiesa. Con il sussidio delle elemosine, e con un contributo dei benedettini neri di Santo Stefano, si poté eseguire una buona parte del lavoro. Quattro anni dopo, nel 1387, venne eletto il primo priore che morì poco dopo, così come molti altri religiosi della comunità, che in poco tempo fu ridotta a soli due individui: il fondatore vescovo Alfonso e frate Innocenzo. In virtù della grave situazione, il vescovo prese la decisione di cedere la fondazione alla Congregazione benedettina olivetana che gli offriva la sicurezza del completamento dell'opera da lui iniziata. Da Siena cominciarono ad affluire i monaci, si costituì una nuova comunità che l'anno successivo poté contare su altri dodici monaci che permisero la ripresa della normale vita monastica. Le prime trasformazioni le operano proprio i frati olivetani che sfondarono l'abside originale per ricavare l'ampio sancta sanctorum, al cui centro è collocato l'altare maggiore e, intorno a questo, il coro. Al termine di queste prime trasformazioni avvenne la consacrazione dell'altare maggiore (1492) e della chiesa (1495). Nel 1535 il monastero diventò definitivamente abbazia indipendente con un proprio abate. Proprio la figura dell'abate sarà spesso ricoperta da rappresentanti delle più importanti famiglie genovesi del tempo (Adorno, Fieschi, Imperiale, Centurione) e questo sottolinea come, nel tempo, l'abbazia di San Gerolamo avesse assunto un'importanza spirituale e sociale. La vicinanza di tali importanti famiglie favorì l'ampliamento e il completamento delle strutture dell'abbazia. La sacrestia fu fatta costruire da Luciano Spinola e, sempre gli Spinola, intervennero per restaurarla nel 1542 e, successivamente, nel 1609. Nel 1487 Nicola Da Passano, con disposizione testamentaria, offrì un fondo per la costruzione di una cappella che risulta essere la cappella dell'oratorio posta a fianco dell'altare maggiore. Alla fine del Quattrocento venne aggiunto il sostegno marmoreo dell'altare maggiore che alcuni storici affermano sia il sarcofago di Agostino e Giovanni Adorno. Tra il XVI e XVII secolo avvenne l'aggiunta delle cappelle laterali utilizzate spesso come sepolcri. In particolare, intorno al 1612, gli Spinola fecero erigere la cappella di santa Francesca Romana e nel 1649 quella dell'allora beato Bernardo Tolomei. Nel 1933 venne operato un parziale recupero e restauro del complesso. Alla fine degli anni '80 la chiesa è nuovamente oggetto di restauro: vengono recuperate le colonne affrescate, la cappella del crocifisso, vengono riportati alla luce alcuni affreschi originali posti sugli architravi, e vengono restaurati alcuni dipinti affissi nel presbiterio, avviene, inoltre, il restauro e la pulizia, del crocifisso posto nella cappella di san Nicolò. La vita proseguì indisturbata fino al 1797 quando alcuni movimenti rivoluzionari e l'arrivo dell'esercito napoleonico cacciarono via i frati dall'abbazia che tornò in loro possesso nel 1815. I tentativi di ridare vita all'abbazia (addirittura sovvenzionati dal re Carlo Alberto di Savoia) furono però vanificati dalle leggi del 1855 che costrinsero i frati ad esulare dall'abbazia senza farvi mai più ritorno. L'immobile venne riscattato dalla Cassa ecclesiastica nel 1859 e venne destinato ad abitazione per le "figlie di casa". Intorno al 1900 le figlie furono sostituite da ammalate croniche, nel 1925 la costruzione venne affittata alla Piccola casa della Divina Provvidenza (meglio nota come "Piccolo Cottolengo") che vi rimase per tre anni. Il 1933 segnò la fine di un lungo periodo tormentato ed incerto: il complesso di San Gerolamo venne incluso in un progetto di recupero e ristrutturazione degli edifici ospedalieri. Venne recuperato lo stile architettonico originale, vennero posti il nuovo pavimento e la nuova illuminazione e venne risistemato il piazzale antistante l'ingresso. Nel 1944 l'amministrazione ospedaliera vendette il complesso di San Gerolamo al conte Gerolamo Gaslini che intendeva utilizzare la chiesa come luogo di culto per l'istituto Giannina Gaslini. Negli anni successivi, con l'aumentare della popolazione, si rese necessario creare una nuova parrocchia. Il conte Gaslini cedette i locali dell'abbazia alla Curia Arcivescovile di Genova affinché vi si potesse insediare la nuova parrocchia che il cardinale Giuseppe Siri creò nel 1958. Come condizione per la cessione dell'abbazia alla Curia, venne incluso il vincolo che l'arcivescovo di Genova e i suoi successori ne divenissero anche l'abate. La chiesa venne affidata ai padri cappuccini che, a seguito dei malati, erano venuti ad officiare fin dal 1924. Nel 1984 i frati cappuccini vengono richiamati dall'ordine per altri incarichi e la parrocchia viene affidata ai preti diocesani. La chiesa è a croce latina, a tre navate con transetto e coro. I materiali utilizzati sono molto poveri poiché i mezzi economici erano molto ristretti e perché l'originaria funzione dell'abbazia era quella di eremo; una eventuale ricchezza di materiali e di stili non sarebbe stata consona con la vita di povertà e preghiera che dovevano sostenere i monaci. Lo stile utilizzato per la realizzazione della chiesa è principalmente gotico ma molti elementi sono stati cancellati dalle numerose trasformazioni che sono state operate nel tempo. Cassiano da Langasco, Chiesa di S. Gerolamo di Quarto, 1978, SAGEP Editore Autori vari, L'abbazia di S. Girolamo, 1933, A. Porcile A. Cappellini, L'abbazia di S. Girolamo di Quarto. Notizie storiche e d'arte, 1934, rivista municipale N. Schiappacasse, Il monastero di Quarto. Origine e storia, 1904, Rossetti - Pavia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'abbazia di San Gerolamo a Genova Abbazia di San Gerolamo, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Sito ufficiale, su sangerolamo.net. URL consultato il 29 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2017).