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Stazione di Alba Adriatica-Nereto-Controguerra

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La stazione di Alba Adriatica-Nereto-Controguerra è una stazione ferroviaria della ferrovia Adriatica a servizio dei comuni di Alba Adriatica, Nereto e Controguerra.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Stazione di Alba Adriatica-Nereto-Controguerra (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Stazione di Alba Adriatica-Nereto-Controguerra
Via Principe Umberto, Unione dei Comuni della Val Vibrata

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N 42.8344 ° E 13.9172 °
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Alba Adriatica-Nereto-Controguerra

Via Principe Umberto
64011 Unione dei Comuni della Val Vibrata
Abruzzo, Italia
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Luoghi vicini

Torre della Vibrata
Torre della Vibrata

La Torre della Vibrata è una delle antiche torri costiere del Regno di Napoli, si trova sulla costa dell'Adriatico, in provincia di Teramo, vicino alla foce del torrente Vibrata, nel comune di Alba Adriatica, il cui tessuto urbanistico si è sviluppato inglobando l'antico manufatto. Si affaccia sul tracciato moderno di Via Cavour. Si tratta di un massiccio torrione a pianta quadrata in laterizio, alla base il lato esterno misura 10 metri. Le mura hanno spessore decrescente e quindi risultano inclinate a piramide, ciascuna è coronata da quattro robusti beccatelli e tre caditoie; probabilmente in origine erano sormontate da merli guelfi. Nel XVI secolo crebbe la minaccia di incursioni da parte dei Saraceni, che furono particolarmente intense nell'estate del 1556 quando all'Abruzzo furono risparmiate le terribili devastazioni subite dalle coste italiane solo grazie alle difese ed al sistema di punti d'avvistamento predisposte dal Duca d'Atri Giovan Girolamo D'Acquaviva. Di conseguenza, poco tempo dopo il viceré Don Pedro Afán de Ribera, Duca di Alcalá de los Gazules, decise che anche il litorale abruzzese, come già altre coste della penisola, doveva avere un sistema di torri costiere, costruite a distanza tale da poter comunicare a vista tra loro, destinate non solo a dare l'allarme in caso di incursioni nemiche ma, essendo dotate di guarnigione e colubrine, anche a respingere tali incursioni. Nel 1568 Alfonso Salazar, commissario del presidente della Regia Camera di Summaria, dispose la costruzione di quattordici torri, compresa quella della Vibrata; i lavori furono portati a termine entro il 1569. Nel 1598, su ordine del viceré Enrique de Guzmán, conte di Olivares, il marchese di Cellenza Carlo Gambacorta, governatore degli Abruzzi, effettuò un censimento delle torri d'Abruzzo, predisponendo una serie di schede contenenti schizzi, descrizione ed osservazioni varie. Dalla relazione di Gambacorta apprendiamo che il deposito di munizioni, la garitta ed il tetto della Torre della Vibrata abbisognavano di riparazioni. Ancora nel 1762 la Torre della Vibrata aveva un torriere caporale. In epoca recente è stata restaurata ed adibita a ristorante. Marcello Sgattoni e Pino Zanni Ulisse (a cura di), Cerrano ieri e oggi, Teramo, Amministrazione Provinciale di Teramo, settembre 1983. Torre Torri costiere Torri costiere del Regno di Napoli Torri costiere d'Abruzzo Torre di Alba Adriatica - Vibrata, su Patrimonio culturale - Torri, Regione Abruzzo. URL consultato il 27 agosto 2008 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2012). Torrione, su comune.alba-adriatica.te.it, Comune di Alba Adriatica. URL consultato il 15 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2012).

Ripoli (Corropoli)

Ripoli è una località in provincia di Teramo, nel territorio del comune di Corropoli, circa 10 km a sud del fiume Tronto, dove è stato portato alla luce un villaggio del periodo neolitico, con circa 80 capanne, dal quale ha preso il nome l'omonima cultura. Queste abitazioni, che hanno una pianta prevalentemente ovale con un diametro non superiore ai 5 metri, sono parzialmente scavate nel terreno e in alcuni casi sono composte di ambienti comunicanti. I morti venivano sepolti all'interno dell'abitato; in una tomba, accanto al cadavere, è stato trovato anche un cane. È stata anche rinvenuta, in quantità cospicua, una caratteristica ceramica dipinta: vasi di varia forma, boccali ad un solo manico, vasi a tulipano, piatti, ciotole emisferiche; tutti ricavati da un'argilla ben depurata, di colore giallino, e decorati con motivi geometrici eseguiti in colore bruno, quali triangoli, losanghe, fasci di linee a zig-zag ed altri. Nel 2011 la ricerca archeologica, dopo un'interruzione di circa 40 anni dagli ultimi scavi, è tornata a indagare il famoso villaggio neolitico di Ripoli, uno tra i siti più importanti d'Italia, databile tra il 4680 e il 4150 a.C. circa, tanto da dare il nome alla Cultura di Ripoli. Le nuove indagini archeologiche, promosse dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici per l'Abruzzo, dal Comune di Corropoli e da Italico Onlus si sono articolate in una campagna di prospezioni e di indagini stratigrafiche all'interno dell'area archeologica, sita su un terrazzo fluviale posto sulla sinistra del torrente Vibrata (a 1 km dal casello autostradale A14 Val Vibrata). Ripoli inoltre è il nome dell'insediamento neolitico che sorgeva in parte sul territorio dell'attuale comune di Corropoli. Fu il medico condotto del paese, Concezio Rosa a scoprirlo nel 1867. Cultura di Ripoli Corropoli Ripoli- Siti archeologici della Provincia di Teramo, su cultura.regione.abruzzo.it. URL consultato il 26 aprile 2016.

Montone (Mosciano Sant'Angelo)
Montone (Mosciano Sant'Angelo)

Montone è una frazione del comune di Mosciano Sant'Angelo (TE) La frazione, costituita da un nucleo abitato e da case sparse per la campagna, è situata su una collina, al confine con il comune di Giulianova, e al censimento generale del 2001 risultava popolata da 315 abitanti. Le sue origini sono fatte tradizionalmente risalire al X secolo e in età medioevale fu sede di un'università, che si mantenne fino al 1390, quando Montone, insieme a Montecchio, Petecciano, al "Convento dei Santi Sette Fratelli" ed a Mosciano, entrarono in possesso del duca Antonio Matteo di Acquaviva. Chiesa di San Nicolò Chiesa di Sant'Anna, che in passato aveva nome di "Santa Maria ad fontem Vezzanum", situata presso una piccola fonte che dà origine ad un laghetto. Si trova a circa 1 km a nord-ovest dell'abitato, dove secondo le tradizioni locali si trovava l'antico centro abitato di Vezzano, oggi scomparso, ma oggetto di ritrovamenti (mattoni decorati ed oggetti di uso quotidiano). La chiesa nelle descrizioni settecentesche risulta essere a navata unica, con campanile a vela. All'interno si trovava un altare e piccole finestre laterali. L'edificio ospitava un quadro con cornice raffigurante Sant'Anna. Chiesa di Sant'Antonio abate, con convento dei padri celestini. Venuta in seguito in possesso del convento della Madonna dello Splendore di Giulianova. La chiesa ospita un gruppo scultoreo con l'Immacolata con sant'Antonio e san Camillo ai lati sull'altare maggiore, due dipinti con la Natività e la Sacra Famiglia e il "sarcofago del Bucciarello". Il "sarcofago del Bucciarello", in precedenza conservato nella chiesa di San Giacomo, era il monumento funebre di un certo Bucciarello, forse ufficiale al servizio del conte di Conversano, Antonio Acquaviva, insieme al padre Giacomo (Jacopo) e al fratello Roberto. Il sarcofago è sorretto da cinque colonnine, quelle alle estremità di maggiori dimensioni e con leoni stilofori, tra le quali sono stati inseriti stemmi della famiglia De Bartolomeis. Altre quattro colonnine sopra il sarcofago sostengono l'arco di copertura del monumento funebre, con un rilievo con l'Agnus Dei e figure di angioletti. Chiesa di Santa Maria Assunta, attestata nei documenti delle visite pastorali a partire dal 1582, sottoposta a diversi successivi restauri, definitivamente demolita nel 1914 e sostituita da una nuova chiesa inaugurata nel 1934, che conserva la pianta a tre navate. La chiesa conserva tre campane, opera moderna dell'artista abruzzese Francesco Patella. In origine aveva tre altari (dedicati rispettivamente alla titolare della chiesa, Maria Assunta in cielo, e allo Spirito Santo e a Santa Susanna. Nell'edificio si conservano dipinti seicenteschi anonimi. Le chiese dedicate a Santa Susanna e a San Pietro (tra Montone e Bellante) sono oggi scomparse. Si conservano inoltre alcuni tratti della cinta muraria datata al XIV secolo. Si conservano la Torre del mastio, a pianta quadrata, situata dietro la chiesa di Sant'Antonio Abate, la contemporanea "Torre dell'orologio" nel centro storico, e la "Torre di sud-ovest", di proprietà privata. Nel 2005 è stato inaugurato il "Monumento alla famiglia" a forma di porta, sul sito dell'antica porta cittadina che si apriva nel percorso delle mura tra la "Torre mastio" e la "Torre dell'Orologio". Montone è anche conosciuta per i suoi murales, presenti in varie zone della città. La festa patronale in onore di sant'Anna e San Giacomo si svolge tra il 24 e il 26 luglio, con processioni e messe, concerti bandistici e fuochi di artificio. La festa in onore di sant'Anna venne istituita nella sede diocesana dal vescovo Principio Fabriej nel corso del XVII secolo e si diffuse in seguito nelle chiese dedicata alla santa in tutta la diocesi. Ogni anno, nel mese di agosto, si svolge il Festival del Teatro di strada denominato https://sites.google.com/site/prolocomontone/tra-il-sole-e-la-luna, manifestazione della durata di 3 - 6 giorni, con artisti di strada, spettacoli, teatro ed opere di pittori e scultori moderni esposti per le vie del paese. Nel 2011 tale manifestazione ha subito uno stop per motivi economici, per poi riprendere il percorso con l'edizione del 2012. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Montone Mosciano Sant'Angelo: storia e arte, su mosciano.info. URL consultato il 24 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2011). Il sito della proloco di Montone, su prolocomontone.it.

Museo d'arte dello Splendore
Museo d'arte dello Splendore

Il Museo d'Arte dello Splendore (MAS) è un museo di Giulianova, situato all'interno del complesso del Santuario della Madonna dello Splendore, che raccoglie opere d'arte dal XIII secolo fino all'età contemporanea. Inoltre ospita mostre temporanee ed eventi di carattere culturale, come concerti, presentazioni di libri, performance teatrali, conferenze e convegni. Il Museo d'arte dello Splendore è stato inaugurato il 27 luglio 1997 per volontà del frate cappuccino Padre Serafino Colangeli, nella struttura che, dal 1938 al 1965, ospitava uno studentato. Dal 2002 è divenuto una fondazione pubblico-privata, attualmente costituita dalla fondazione Piccola Opera Charitas e dal Comune di Giulianova. La Regione Abruzzo lo ha riconosciuto come museo di prima categoria. Il museo si estende su tre piani, per un totale di circa 1200 m² e i suoi contenuti sono così organizzati: il piano terra ospita, come deposito aperto, la Collezione d'arte dei Frati Cappuccini d'Abruzzo; le opere sono collocate nel museo a partire dal 2010, a seguito dei danni provocati dal terremoto del 2009 al complesso di Santa Chiara dell'Aquila, da cui esse provenivano; il secondo piano, inaugurato il 14 dicembre 1997, ha ospitato fino al 17 dicembre 2019 la Collezione Bindi, lascito di Vincenzo Bindi (1852-1928) al comune di Giulianova; la collezione originale comprende 377 opere di pittura di artisti legati alla città di Napoli, in particolare della Scuola di Posillipo, e di pittori abruzzesi. Le opere vanno dal XVII secolo al 1920, con particolare riguardo alla pittura del periodo tra il 1820 e il 1870. Attualmente le otto sale sono adibite alle mostre temporanee; il terzo piano, aperto il 4 ottobre 1998, ospita la sala conferenze, adibita a concerti, conferenze, convegni, presentazioni di libri ed eventi culturali, oltre che all'esposizione di mostre temporanee. Il primo piano, che non fa parte del Museo, è sede del Convento dei Frati Cappuccini. La Collezione d'arte dei Frati Cappuccini d'Abruzzo, ospita opere di Giulio Cesare Bedeschini e seguaci, di artisti della scuola di Pompeo Cesura e della scuola di Giacinto Brandi, di Bernardino Ciferri, di Carl Ruthart, Padre Alfonso da Torino di Sangro e Jusepe de Ribera. Il museo possiede una collezione permanente che include pitture, sculture e grafiche di artisti contemporanei, tra i quali Mimmo Paladino, Francesco Messina, Aligi Sassu, Georges Rouault, Simon Benetton. Il museo, fin dalla sua fondazione, ospita mostre di artisti contemporanei. Giulianova http://www.museodellosplendore.it/

Santuario della Madonna dello Splendore
Santuario della Madonna dello Splendore

Il santuario della Madonna dello Splendore è un importante edificio di culto a Giulianova, con l'annesso convento, la fontana miracolosa e il Museo d'arte dello Splendore e la Biblioteca "Padre Candido Donatelli". Il santuario è una delle principali attrazioni religiose e artistiche della città, ed è meta di numerosi pellegrinaggi. Nel 1559 fuori le mura di Giulianova i Cappuccini ebbero un primo luogo in donazione degli Acquaviva, costruendo una chiesa dedicata a san Michele Arcangelo, dove oggi si trova la "casa Maria Immacolata". Il santuario sorse nel luogo dell'apparizione della Vergine il 22 aprile 1557, secondo la tardiva storia redatta dopo la metà del Seicento dal monaco celestino Pietro Capullo. In realtà, studi storici hanno chiarito come il monaco cronista abbia scambiato la data della costruzione dell'antico portico, eretto per la fine della guerra del Tronto, con quella dell'apparizione; dato anche che il santuario appare nei documenti come eretto già negli anni venti del Cinquecento, l'apparizione sarebbe da riferire alla fine del Quattrocento, in contemporanea alla fondazione di Giulianova per volere di Giulio Antonio I Acquaviva d'Aragona. Nel settembre del 1847, con decreto di Ferdinando II delle Due Sicilie e con rescritto della Santa Sede, ottenuto dal vescovo di Teramo monsignor Berrettini, i cappuccini presero dimora nell'antica abbazia dei monaci celestini da questi lasciata nel marzo 1807, a seguito della soppressione napoleonica. Soppressa anche la comunità dei cappuccini nel 1866 per le leggi piemontesi, il santuario non fu mai del tutto abbandonato, grazie anche alla fondazione della Confraternita della Madonna dello Splendore nel 1826. Giacché l'antico monastero nel frattempo era divenuto Ospedale civile, tornati i Cappuccini e ospitati in alcune stanze, il 7 marzo 1927 fu acquistato un sito adiacente al santuario e il 28 agosto fu posta la prima pietra del nuovo convento, che nel 1938 fu costituito sede dello studentato del liceo classico, rimastovi fino al 1965. La chiesa barocca, ornata per volere dei duchi Acquaviva, venne completamente stravolta tra il 1937 e la metà degli anni Cinquanta del Novecento. Ad oggi restano i quattro dipinti che erano posti sugli altari laterali, opere di Giacomo Farelli con i Misteri della Vergine. Negli anni 1968-71 il convento ha ospitato un piccolo seminario serafico; nel triennio 1989-92 con interventi di bonifica e ristrutturazione degli ambienti attorno alla "sorgente della Madonna", è stato riedificato un tempietto votivo circondato da ambiente verde. Interventi di largo respiro negli anni 1990-2000, riservando alla fraternità dei cappuccini alcuni ambienti, hanno ristrutturato i piani superiori per ospitare il Museo d'arte dello Splendore, e la vecchia legnaia accolse la biblioteca del convento. Lungo la via Bertolino è stata realizzata una Via Crucis monumentale con sculture in bronzo dell'artista Ubaldo Ferretti, allievo di Pericle Fazzini; nel 2001 fu sostituito il vecchio organo con uno più monumentale di A. Girotta. L'interno della chiesa, completamente spogliato della elegante decorazione barocca seicentesca, è oggi a croce latina, ed è decorato con grandi pitture murali, eseguite nel 1954 da Alfonso Tentarelli su progetto di padre Giovanni Lerario; sull'altare maggiore vi è custodita la venerata e miracolosa statua della "Madonna dello Splendore", scultura lignea policromata della Madonna col Bambino benedicente, di autore ignoto, della prima metà del XV secolo, proveniente con tutta probabilità dalla città medievale di Castel San Flaviano. Il 15 agosto 1914 con solenne cerimonia sul capo della Madonna fu posta una corona d'argento laminato d'oro, cesellata dalla famiglia Migliori, proprietaria di una nota manifattura di corallo. Intorno al 1950 la statua è stata inserita in una raggiera, simbolo della luce divina, posta sopra un tronco d'albero per rievocare l'olmo su cui apparve. Nella sacrestia notevole è la pala cinquecentesca della Vergine col Bambino in Gloria tra santi Pietro, Paolo, Dorotea e Francesco, secondo alcuni opera di Paolo Veronese, mentre secondo gli ultimi studi una copia seicentesca, facente parte della galleria ducale e donata dalla duchessa Giulia Colonna, e il bel tabernacolo ligneo con inseriti d'ebano realizzato tra il 1720 e il 723, attribuito ai maestri cappuccini Fra' Serafino da Nembro, Fra' Michele della Petrella Tifernina e Fra' Stefano da Chieti, proveniente dal Convento di San Michele soppresso dai francesi all'inizio dell'Ottocento, oggi Casa "Maria Immacolata". Del pittore Giacomo Farelli sono i quadri olio su tela presenti nel coro, rappresentanti L'Immacolata Concezione - L'Annunciazione dell'Angelo - Natività di Gesù - Assunzione di Maria in cielo. Gli interventi di recupero e valorizzazione avviati nel 1986, oltre ad aver interessato la facciata, ricostruita in stile neo-romanico secondo il progetto degli anni trenta, con portico d'accesso ad arcate a tutto sesto, a capanna con rosone centrale. L'acqua della fontana miracolosa è stata canalizzata e raccolta in apposite vasche nei giardini del convento, dove è stato realizzato un tempietto impreziosito da mosaici artistici e bassorilievi in marmo raffiguranti scene del Vecchio e Nuovo Testamento; il piccolo belvedere è adornato dalle statue bronzee di san Michele che schiaccia la serpe di Satana, e di san Francesco d'Assisi, rappresentato con le braccia alzate per glorificare Dio. L'ampliato piazzale di accoglienza è dominato da una grande statua in bronzo del Cristo, dove campeggia la scritta "EGO SUM VIA VERITAS ET VITA". Gli eventi dell'apparizione vengono narrati dalla Cronaca redatta dal monaco Capullo negli anni settanta del Seicento. Il contadino, dopo aver accumulato della legna sulla collina a Nord di Giulia, si riposò all'ombra di un olmo e mentre dormiva una luce abbagliante lo investì. La Madonna col bambino gli apparve assisa sull'albero, comunicandogli di aver scelto la città di Giulia come luogo per la sua venerazione e di recarsi presso i governanti perché sul colle fosse costruita una chiesa. Bertolino così si recò nel palazzo ducale e la corte Acquaviva lo cacciò bruscamente; nonostante i dubbi, il contadino si convinse a tornare al Palazzo dopo una seconda apparizione mariana durante la quale la Vergine gli promise che sarebbe stato creduto. Stavolta, alle parole del veggente un membro della corte prese a malmenarlo, ma la Madonna paralizzò la mano dell'aguzzino togliendogli anche la parola. Stupefatti dall'accaduto, il governatore con la corte, il clero e tutto il popolo, guidati da Bertolino in solenne processione, si recarono verso il luogo delle apparizioni, dove la Vergine apparve di nuovo raggiante di luce sull'olmo e fece scaturire una sorgente di acqua miracolosa ai piedi dell'albero, oggi in corrispondenza dell'altare maggiore. Rino Cammilleri, Tutti i giorni con Maria, calendario delle apparizioni, Milano, Edizioni Ares, 2020, ISBN 978-88-815-59-367. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Santuario Maria Santissima dello Splendore Sito ufficiale, su madonnadellosplendore.it. Santuario della Madonna dello Splendore, su CulturaItalia, Istituto centrale per il catalogo unico.

Case di Trento
Case di Trento

Case di Trento è una frazione del comune italiano di Giulianova, nella provincia di Teramo, in Abruzzo. Il borgo nacque nella prima metà del XVIII secolo, quando venne costruita una cappella a servizio di un nucleo poderale che si stava andando a formare, in memoria del concilio di Trento. La località prese così il nome di Case di Trento, anche se non raramente la si ritrova menzionata come Case di Trenta. Lo sviluppo maggiore della frazione si ha avuto però nel corso del XIX secolo. Fino al 1987 era presente anche una scuola elementare, ad oggi utilizzata solo all'occorrenza per l'allestimento del seggio elettorale locale. La chiesa principale della frazione è dedicata alla Santissima Trinità e venne costruita in origine come cappella nella prima metà del XVIII secolo, per ricordare la controriforma. Storicamente sede parrocchiale, venne successivamente annessa alla parrocchia di Maria Santissima degli Angeli di Mosciano Sant'Angelo. L'edificio presenta una facciata a capanna in laterizio, con un colonnato che va a formare il portico che precede il portone d'ingresso. Sulla parte superiore della facciata si trova scolpita la scritta «SS. Trinitas Unus Deus» e, immediatamente sopra, una nicchia ad arco a tutto sesto contenente la statua di Maria. La lunga navata è frutto di vari ampliamenti e interventi di ristrutturazione operati durante i secoli. Sul retro svetta un piccolo campanile a vela dotato di due campane. A circa 1 km dal centro urbano c'è un Ex-Tiro al piattello ormai dismesso da anni, voluto nel 1987 dall'amministrazione comunale di Giulianova.

Museo civico archeologico Torrione la Rocca
Museo civico archeologico Torrione la Rocca

Il torrione la Rocca è un monumento di Giulianova che attualmente ospita la sezione archeologica dei musei civici della cittadina. Il torrione fa parte del rione della “Rocca”, posto nel punto più elevato di Giulianova e che conserva i resti della roccaforte, realizzata alla fondazione della città negli anni '70 del quattrocento da parte del duca Giulio Antonio I Acquaviva d'Aragona. La roccaforte presentava originariamente otto torrioni circolari collegati da mura a scarpa protette da fossati, secondo gli schemi di architettura militare finalizzati a far resistere le muraglie ai colpi delle armi da fuoco. Il torrione della Rocca è uno dei tre torrioni che sono sopravvissuti al corso del tempo, dato che il recinto murario è andato quasi interamente perduto a causa del cedimento di diversi punti della struttura, insieme al torrione di Porta Napoli e quello inglobato nella fabbrica tardo ottocentesca di Palazzo Re. Dal 3 Marzo 2001 il torrione ospita la sede della sezione archeologica del Polo Museale Civico, dove sono conservati i reperti della città romana di Castrum Novum Piceni, fondata dai romani attorno al 290 a.C. alla foce del fiume Batinus, l’odierno Tordino, a sud della città. Il Torrione fu costruito in tecnica mista di pietrame e laterizio. Faceva parte di un quadrilatero irregolare di circa 200 x 270 m inclinato verso il mare, con i lati minori perpendicolari alla linea costiera ed i maggiori allungati lungo i lati del crinale. Come parte integrante della cinta difensiva, il torrione presenta le caratteristiche teorizzate da Leon Battista Alberti, con una base ampia e costituita da grandi pietre e con i profili inclinati, per far sì che i proiettili di artiglieria vengano deviati, superando le vulnerabilità delle strutture squadrate medievali. Da questo punto di vista, lo schema difensivo giuliese presentava tutte le caratteristiche tipiche di altre strutture abruzzesi di età aragonese. Il torrione presentava in origine una merlatura, attualmente sostituita con una balaustra. Le aperture in laterizio, corrispondenti alle antiche feritoie, sono state realizzate quando la torre venne utilizzata come civile abitazione. All'interno, i due ambienti circolari, con un diametro di poco più di 6 m e un'altezza di circa 5 metri, presentano due volte differenti: quella inferiore presenta una crociera centrale che si innesta con delle unghiature angolari, mentre quella superiore è a cupola. Mario Bevilacqua, Giulianova, Electa Napoli, 2002. Sandro Galantini, Giulianova monumentale, in Guida turistico-culturale di Giulianova, Comune di Giulianova, 2007. Giulio Antonio I Acquaviva d'Aragona Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su museo civico archeologico Torrione la Rocca Polo museale civico: museo archeologico torrione "la Rocca", su visitgiulianova.com. URL consultato il 29 maggio 2024. Torrione "La Rocca" - Giulianova (TE), su abruzzoturismo.it. URL consultato il 29 maggio 2024.