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Ripoli (Corropoli)

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Ripoli è una località in provincia di Teramo, nel territorio del comune di Corropoli, circa 10 km a sud del fiume Tronto, dove è stato portato alla luce un villaggio del periodo neolitico, con circa 80 capanne, dal quale ha preso il nome l'omonima cultura. Queste abitazioni, che hanno una pianta prevalentemente ovale con un diametro non superiore ai 5 metri, sono parzialmente scavate nel terreno e in alcuni casi sono composte di ambienti comunicanti. I morti venivano sepolti all'interno dell'abitato; in una tomba, accanto al cadavere, è stato trovato anche un cane. È stata anche rinvenuta, in quantità cospicua, una caratteristica ceramica dipinta: vasi di varia forma, boccali ad un solo manico, vasi a tulipano, piatti, ciotole emisferiche; tutti ricavati da un'argilla ben depurata, di colore giallino, e decorati con motivi geometrici eseguiti in colore bruno, quali triangoli, losanghe, fasci di linee a zig-zag ed altri. Nel 2011 la ricerca archeologica, dopo un'interruzione di circa 40 anni dagli ultimi scavi, è tornata a indagare il famoso villaggio neolitico di Ripoli, uno tra i siti più importanti d'Italia, databile tra il 4680 e il 4150 a.C. circa, tanto da dare il nome alla Cultura di Ripoli. Le nuove indagini archeologiche, promosse dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici per l'Abruzzo, dal Comune di Corropoli e da Italico Onlus si sono articolate in una campagna di prospezioni e di indagini stratigrafiche all'interno dell'area archeologica, sita su un terrazzo fluviale posto sulla sinistra del torrente Vibrata (a 1 km dal casello autostradale A14 Val Vibrata). Ripoli inoltre è il nome dell'insediamento neolitico che sorgeva in parte sul territorio dell'attuale comune di Corropoli. Fu il medico condotto del paese, Concezio Rosa a scoprirlo nel 1867. Cultura di Ripoli Corropoli Ripoli- Siti archeologici della Provincia di Teramo, su cultura.regione.abruzzo.it. URL consultato il 26 aprile 2016.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Ripoli (Corropoli) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Ripoli (Corropoli)
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Torre della Vibrata
Torre della Vibrata

La Torre della Vibrata è una delle antiche torri costiere del Regno di Napoli, si trova sulla costa dell'Adriatico, in provincia di Teramo, vicino alla foce del torrente Vibrata, nel comune di Alba Adriatica, il cui tessuto urbanistico si è sviluppato inglobando l'antico manufatto. Si affaccia sul tracciato moderno di Via Cavour. Si tratta di un massiccio torrione a pianta quadrata in laterizio, alla base il lato esterno misura 10 metri. Le mura hanno spessore decrescente e quindi risultano inclinate a piramide, ciascuna è coronata da quattro robusti beccatelli e tre caditoie; probabilmente in origine erano sormontate da merli guelfi. Nel XVI secolo crebbe la minaccia di incursioni da parte dei Saraceni, che furono particolarmente intense nell'estate del 1556 quando all'Abruzzo furono risparmiate le terribili devastazioni subite dalle coste italiane solo grazie alle difese ed al sistema di punti d'avvistamento predisposte dal Duca d'Atri Giovan Girolamo D'Acquaviva. Di conseguenza, poco tempo dopo il viceré Don Pedro Afán de Ribera, Duca di Alcalá de los Gazules, decise che anche il litorale abruzzese, come già altre coste della penisola, doveva avere un sistema di torri costiere, costruite a distanza tale da poter comunicare a vista tra loro, destinate non solo a dare l'allarme in caso di incursioni nemiche ma, essendo dotate di guarnigione e colubrine, anche a respingere tali incursioni. Nel 1568 Alfonso Salazar, commissario del presidente della Regia Camera di Summaria, dispose la costruzione di quattordici torri, compresa quella della Vibrata; i lavori furono portati a termine entro il 1569. Nel 1598, su ordine del viceré Enrique de Guzmán, conte di Olivares, il marchese di Cellenza Carlo Gambacorta, governatore degli Abruzzi, effettuò un censimento delle torri d'Abruzzo, predisponendo una serie di schede contenenti schizzi, descrizione ed osservazioni varie. Dalla relazione di Gambacorta apprendiamo che il deposito di munizioni, la garitta ed il tetto della Torre della Vibrata abbisognavano di riparazioni. Ancora nel 1762 la Torre della Vibrata aveva un torriere caporale. In epoca recente è stata restaurata ed adibita a ristorante. Marcello Sgattoni e Pino Zanni Ulisse (a cura di), Cerrano ieri e oggi, Teramo, Amministrazione Provinciale di Teramo, settembre 1983. Torre Torri costiere Torri costiere del Regno di Napoli Torri costiere d'Abruzzo Torre di Alba Adriatica - Vibrata, su Patrimonio culturale - Torri, Regione Abruzzo. URL consultato il 27 agosto 2008 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2012). Torrione, su comune.alba-adriatica.te.it, Comune di Alba Adriatica. URL consultato il 15 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2012).

Montone (Mosciano Sant'Angelo)
Montone (Mosciano Sant'Angelo)

Montone è una frazione del comune di Mosciano Sant'Angelo (TE) La frazione, costituita da un nucleo abitato e da case sparse per la campagna, è situata su una collina, al confine con il comune di Giulianova, e al censimento generale del 2001 risultava popolata da 315 abitanti. Le sue origini sono fatte tradizionalmente risalire al X secolo e in età medioevale fu sede di un'università, che si mantenne fino al 1390, quando Montone, insieme a Montecchio, Petecciano, al "Convento dei Santi Sette Fratelli" ed a Mosciano, entrarono in possesso del duca Antonio Matteo di Acquaviva. Chiesa di San Nicolò Chiesa di Sant'Anna, che in passato aveva nome di "Santa Maria ad fontem Vezzanum", situata presso una piccola fonte che dà origine ad un laghetto. Si trova a circa 1 km a nord-ovest dell'abitato, dove secondo le tradizioni locali si trovava l'antico centro abitato di Vezzano, oggi scomparso, ma oggetto di ritrovamenti (mattoni decorati ed oggetti di uso quotidiano). La chiesa nelle descrizioni settecentesche risulta essere a navata unica, con campanile a vela. All'interno si trovava un altare e piccole finestre laterali. L'edificio ospitava un quadro con cornice raffigurante Sant'Anna. Chiesa di Sant'Antonio abate, con convento dei padri celestini. Venuta in seguito in possesso del convento della Madonna dello Splendore di Giulianova. La chiesa ospita un gruppo scultoreo con l'Immacolata con sant'Antonio e san Camillo ai lati sull'altare maggiore, due dipinti con la Natività e la Sacra Famiglia e il "sarcofago del Bucciarello". Il "sarcofago del Bucciarello", in precedenza conservato nella chiesa di San Giacomo, era il monumento funebre di un certo Bucciarello, forse ufficiale al servizio del conte di Conversano, Antonio Acquaviva, insieme al padre Giacomo (Jacopo) e al fratello Roberto. Il sarcofago è sorretto da cinque colonnine, quelle alle estremità di maggiori dimensioni e con leoni stilofori, tra le quali sono stati inseriti stemmi della famiglia De Bartolomeis. Altre quattro colonnine sopra il sarcofago sostengono l'arco di copertura del monumento funebre, con un rilievo con l'Agnus Dei e figure di angioletti. Chiesa di Santa Maria Assunta, attestata nei documenti delle visite pastorali a partire dal 1582, sottoposta a diversi successivi restauri, definitivamente demolita nel 1914 e sostituita da una nuova chiesa inaugurata nel 1934, che conserva la pianta a tre navate. La chiesa conserva tre campane, opera moderna dell'artista abruzzese Francesco Patella. In origine aveva tre altari (dedicati rispettivamente alla titolare della chiesa, Maria Assunta in cielo, e allo Spirito Santo e a Santa Susanna. Nell'edificio si conservano dipinti seicenteschi anonimi. Le chiese dedicate a Santa Susanna e a San Pietro (tra Montone e Bellante) sono oggi scomparse. Si conservano inoltre alcuni tratti della cinta muraria datata al XIV secolo. Si conservano la Torre del mastio, a pianta quadrata, situata dietro la chiesa di Sant'Antonio Abate, la contemporanea "Torre dell'orologio" nel centro storico, e la "Torre di sud-ovest", di proprietà privata. Nel 2005 è stato inaugurato il "Monumento alla famiglia" a forma di porta, sul sito dell'antica porta cittadina che si apriva nel percorso delle mura tra la "Torre mastio" e la "Torre dell'Orologio". Montone è anche conosciuta per i suoi murales, presenti in varie zone della città. La festa patronale in onore di sant'Anna e San Giacomo si svolge tra il 24 e il 26 luglio, con processioni e messe, concerti bandistici e fuochi di artificio. La festa in onore di sant'Anna venne istituita nella sede diocesana dal vescovo Principio Fabriej nel corso del XVII secolo e si diffuse in seguito nelle chiese dedicata alla santa in tutta la diocesi. Ogni anno, nel mese di agosto, si svolge il Festival del Teatro di strada denominato https://sites.google.com/site/prolocomontone/tra-il-sole-e-la-luna, manifestazione della durata di 3 - 6 giorni, con artisti di strada, spettacoli, teatro ed opere di pittori e scultori moderni esposti per le vie del paese. Nel 2011 tale manifestazione ha subito uno stop per motivi economici, per poi riprendere il percorso con l'edizione del 2012. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Montone Mosciano Sant'Angelo: storia e arte, su mosciano.info. URL consultato il 24 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2011). Il sito della proloco di Montone, su prolocomontone.it.

Mosciano Sant'Angelo
Mosciano Sant'Angelo

Mosciano Sant'Angelo è un comune italiano di 9 072 abitanti della provincia di Teramo in Abruzzo. Si distende sulla fascia collinare teramana che, tra i fiumi Salinello e Tordino, digrada verso la costa: torri medievali e moderne industrie ne delineano il profilo stagliato tra il Gran Sasso ed il mare Adriatico. Nella dizione locale è muscianë; il toponimo, attestato fin dall'anno 897, è un derivato dall'antroponimo latino Mus(s)ius, con il suffisso prediale -ānus. La specificazione Sant'Angelo è di origine agionimica, da San Michele Arcangelo, titolare della chiesa parrocchiale, ed è un'aggiunta burocratica assunta, per risolvere casi di omonimie toponimiche, con R.D. 28 giugno 1863 n. 1426 sulla base della delibera comunale del 17 agosto 1862, come indica lo studioso moscianese Duilio Shu nelle sue pubblicazioni del 1989, del 1991 e del 1995 a proposito dell'origine del nome. L'area del Tordino fu romanizzata a partire dal I sec. a.C. come provano sia l'archeologia, con numerosi resti insediativi, sia la toponomastica relativa alle proprietà fondiarie. La più antica testimonianza scritta relativa al territorio di Mosciano sant'Angelo risale invece all'alto medioevo: in un documento dell'episcopato teramano riguardante l'anno 897 compaiono beni fondiari qualificati come "RES MUSIANO"; all'Altomedioevo risale anche la fondazione del "Monastero benedettino di S.Angelo in Musiano" dedicato a S.Michele Arcangelo, santo particolarmente venerato sin dall'epoca longobarda (VI-VIII sec.) nell'Italia centromeridionale. Intorno al Monastero si formò un "borgo fortificato" che a fine Trecento fu sottoposto al dominio degli Acquaviva, duchi di Atri e conti di Castel San Flaviano, corrispondente alla moderna Giulianova. Simbolo della loro presenza era ed è la Torre Acquaviva eretta nel 1397. Del comune di Mosciano fa parte la frazione di Montone, borgo medioevale suggestivo, dove dal 1994 annualmente si tiene il festival culturale "Montone tra il sole e la luna". Torre Acquaviva: fu eretta da frate Matteo di Morro d'Oro per volere degli Acquaviva nel 1397. Sorge di fronte alla chiesa di San Michele Arcangelo. Tutt'oggi si presenta, dopo più di seicento anni, in perfetto stile medioevale, con le sue merlature in alto alla torre. Un tempo veniva utilizzata come torre di vedetta, oggi invece come orologio e campanile della chiesa di San Michele Arcangelo. Castello di Petecciano - Dimora storica che si erge maestosa al mezzogiorno del paese di Mosciano Sant'Angelo. La testimonianza più antica del feudo di Petecciano risale al XII secolo. Grazie alla sua posizione eminente e isolata si affaccia sia verso il mare che verso il Gran Sasso d'Italia. Chiesa di San Michele Arcangelo: costruita nel 1397 mediante l'annessione alla vecchia torre di guardia "Torrione Acquaviva". Fu eretta da frate Matteo da Morrò d'Oro, e spicca la torre campanaria decorata con merlature e beccatelli. Torre Cardelli: fa parte del borgo fortificato ed è incastonata tea edifici seicenteschi. Ha pianta esagonale ed è ornata da beccatelli e da finestre a tutto sesto. Fu restaurata per la prima volta nel 1925. Torre Marini: anch'essa era collegata al vecchio borgo. Ha pianta quadrata con due finestre sul lato principale, e beccatelli sulla sommità. Accanto è costruita una casa medicea ornata da ampi archi. Torre Belvedere: è posta vicino alla Cardelli. Si identifica per i beccatelli alleggeriti da curve e non da spigoli. Ha pianta quadrata. Palazzo comunale: di matrice cinquecentesca, il palazzo è ornato da una torre rettangolare con una finestra suddivisa in tre archi da bianche colonne. Tutta la copertura è ornata da merlature semplici. I finestrati sono suddivisi da una colonna. Torre Zeda: si tratta della torre che è legata alla porta di accesso della vecchia città. A differenza delle altre è circolare ed ha semplici merlature. Convento francescano di Santa Felicita e dei Sette Fratelli: si trova fuori dalla città. Ricostruito nel Trecento su un precedente Monastero benedettino dedicato ai Santi Sette Fratelli, cella dell'Abbazia di Montecassino talmente importante da essere inserita tra i possedimenti cassinensi rappresentati sulle porte bronzee fatte realizzare nel 1065 dall'Abate Desiderio, presenta ampliamenti cinquecenteschi. Il chiostro si trova sulla destra, mentre la facciata è assai sobria, decorata da un piccolo rosone. Spicca il grande campanile quadrato. Chiesa dell'Addolorata XIX secolo Chiesa del Ss. Rosario XIX secolo danneggiata più volte Chiesa di San Rocco XIX secolo Abitanti censiti Zona Artigianale Ripoli, Colle Imperatore, Contrada Collepietra, Contrada Convento "Santi Sette Fratelli", Contrada Maggi, Contrada Marina I, Contrada Marina II, Montone, Mosciano Sant'Angelo, Mosciano Stazione, Mulinetto, Selva Piana (Notaresco Stazione), Selva Alta, Contrada Ripoli. L’area industriale di Mosciano Sant’Angelo è uno dei più importanti poli artigianali e industriali d’Abruzzo, dove hanno sede numerose attività produttive, tra cui uno degli stabilimenti di Amadori. La principale squadra di calcio della città è l'A.S.D. Mosciano 1927 Calcio che milita nel campionato abruzzese di Eccellenza. I colori sociali sono il rosso e il giallo. Il punto più alto della sua storia sono stati gli 8 anni consecutivi in C.N.D., sfiorando, in uno di questi, la serie C2. È stata fondata nel 1927. La principale squadra di tennis della città è l'équipe del A.S.D. Circolo Tennis Mosciano. La squadra maschile milita attualmente nel campionato di serie C regionale, nella stagione 2012/2013 si è resa protagonista della promozione in serie A2, categoria mantenuta per due anni, e successivamente ha disputato anche il campionato di serie B nazionale. La squadra femminile milita attualmente nel campionato di serie B2 nazionale. I colori sociali sono il bianco e l'azzurro e la fondazione risale al 1988. Prima squadra della provincia di Teramo a partecipare al campionato nazionale di serie A2 maschile di tennis. Fondata nel 2004, la Polisportiva Olimpia Mosciano A.S.D., partecipa al suo primo campionato di Promozione nel 2011. Alla fine della stagione 2015-2016, arriva la promozione dalla Serie D alla Serie C Silver. La città ha ospitato le finali scudetto U17 femminile nel 2013 e nel 2014, che hanno visto vittoriose rispettivamente la Fortitudo Bologna e la Reyer Venezia e anche nel 2023 ha ospitato le finali nazionali under 15 femminili. Nella stagione 23-24 l’olimpia Mosciano milita in serie C. Gaetano Zenobi, Mosciano ieri e oggi, CETI, Teramo 1965; Duilio Shu, Terminologia artigianale di Mosciano Sant'Angelo (Teramo), tesi di laurea in dialettologia italiana discussa a Chieti nell'anno accademico 1974-75 (relatore prof. E. Giammarco); Duilio Shu, Il toponimo Mosciano Sant'Angelo, Antropikòs, Teramo 1989; Duilio Shu, Il toponimo Mosciano Sant'Angelo, in Mosciano Sant'Angelo. Immagini e ricordi di Tonino Di Matteo, Ed. Eco, S.Gabriele 1991, pp. 11–22; Tonino Di Matteo, Mosciano Sant'Angelo. Immagini e ricordi, Ed. Eco, S.Gabriele 1991; Duilio Shu, Storia e significato dei nomi locali del comune di Mosciano Sant'Angelo, con presentazione della prof.ssa Carla Marcato, Comune e Banca di Credito cooperativo Val Tordino di Mosciano Sant'Angelo, Tip. 2000, Mosciano Sant'Angelo 1995; Duilio Shu e Vladimiro Lilla, La Torre Acquaviva di Mosciano Sant'Angelo, con presentazione del prof. Rino Faranda, Pro loco, Mosciano Sant'Angelo 1997; Carla Marcato e Duilio Shu, Il gergo dei muratori di Mosciano Sant'Angelo (Teramo), in Bollettino dell'Atlante Linguistico Italiano (BALI), Istituto dell'Atlante Linguistico Italiano, Università di Torino, III serie - Dispensa n. 21, 1997, pp. 135–147; Duilio Shu, A proposito della "Noterella filologica Mosciano di F. Romani" in Notizie dalla Delfico, Biblioteca provinciale "Melchiorre Delfico" Teramo n. 1/2000, pp. 6–7; Duilio Shu, Di alcuni casi paretimologici nella storia linguistica di Mosciano Sant'Angelo in Notizie dalla Delfico, Biblioteca provinciale "Melchiorre Delfico" Teramo, n. 2-3/2000, pp. 17–18; Pancrazio Massi, "Poesia a Mosciano", Editoriale Eco srl, S. Gabriele 2000. Tonino Di Matteo, Mosciano Sant'Angelo. Patrimonio artistico, Tip. 2000, Mosciano Sant'Angelo 2009; Duilio Shu, Il dialetto di Mosciano Sant'Angelo, con presentazione della prof.ssa Carla Marcato, Artemia edizioni, Mosciano Sant'Angelo 2012. Duilio Shu, Mosciano Sant'Angelo. Il borgo fortificato, Calendario Rodi 2016. Sandro Galantini, Mosciano Sant'Angelo, fascino turrito e bellezza cortese, in Gli antichi Italici nella Valle Peligna, Tesori d'Abruzzo, vol. 59, Pescara, De Siena Editore, giugno 2021, pp. 48-65. Duilio Shu e Giulio Durante, Castrum Petecciani. Il feudo di Petecciano e la chiesetta di S. Filomena nel territorio di Mosciano Sant'Angelo, Mosciano Sant'Angelo, 2023. Duilio Shu e Antonello Ciabattoni, Un grande moscianese del passato: il notaio Anzellotti di Mosciano (XIV-XV secc.), attraverso i manoscritti dello storico Nicola Sorricchio di Atri (con presentazione della prof.ssa Rossana Torlontano), Mosciano Sant'Angelo, 2023. Strada statale 80 racc di Teramo Stazione di Mosciano Sant'Angelo Stazione di Notaresco Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mosciano Sant'Angelo Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Mosciano Sant'Angelo Mosciano Sant'Angelo: storia e arte, su moscianostoria.it. Sito Istituzionale del Comune di Mosciano Sant'Angelo, su comune.mosciano.te.it.

Case di Trento
Case di Trento

Case di Trento è una frazione del comune italiano di Giulianova, nella provincia di Teramo, in Abruzzo. Il borgo nacque nella prima metà del XVIII secolo, quando venne costruita una cappella a servizio di un nucleo poderale che si stava andando a formare, in memoria del concilio di Trento. La località prese così il nome di Case di Trento, anche se non raramente la si ritrova menzionata come Case di Trenta. Lo sviluppo maggiore della frazione si ha avuto però nel corso del XIX secolo. Fino al 1987 era presente anche una scuola elementare, ad oggi utilizzata solo all'occorrenza per l'allestimento del seggio elettorale locale. La chiesa principale della frazione è dedicata alla Santissima Trinità e venne costruita in origine come cappella nella prima metà del XVIII secolo, per ricordare la controriforma. Storicamente sede parrocchiale, venne successivamente annessa alla parrocchia di Maria Santissima degli Angeli di Mosciano Sant'Angelo. L'edificio presenta una facciata a capanna in laterizio, con un colonnato che va a formare il portico che precede il portone d'ingresso. Sulla parte superiore della facciata si trova scolpita la scritta «SS. Trinitas Unus Deus» e, immediatamente sopra, una nicchia ad arco a tutto sesto contenente la statua di Maria. La lunga navata è frutto di vari ampliamenti e interventi di ristrutturazione operati durante i secoli. Sul retro svetta un piccolo campanile a vela dotato di due campane. A circa 1 km dal centro urbano c'è un Ex-Tiro al piattello ormai dismesso da anni, voluto nel 1987 dall'amministrazione comunale di Giulianova.

Museo d'arte dello Splendore
Museo d'arte dello Splendore

Il Museo d'Arte dello Splendore (MAS) è un museo di Giulianova, situato all'interno del complesso del Santuario della Madonna dello Splendore, che raccoglie opere d'arte dal XIII secolo fino all'età contemporanea. Inoltre ospita mostre temporanee ed eventi di carattere culturale, come concerti, presentazioni di libri, performance teatrali, conferenze e convegni. Il Museo d'arte dello Splendore è stato inaugurato il 27 luglio 1997 per volontà del frate cappuccino Padre Serafino Colangeli, nella struttura che, dal 1938 al 1965, ospitava uno studentato. Dal 2002 è divenuto una fondazione pubblico-privata, attualmente costituita dalla fondazione Piccola Opera Charitas e dal Comune di Giulianova. La Regione Abruzzo lo ha riconosciuto come museo di prima categoria. Il museo si estende su tre piani, per un totale di circa 1200 m² e i suoi contenuti sono così organizzati: il piano terra ospita, come deposito aperto, la Collezione d'arte dei Frati Cappuccini d'Abruzzo; le opere sono collocate nel museo a partire dal 2010, a seguito dei danni provocati dal terremoto del 2009 al complesso di Santa Chiara dell'Aquila, da cui esse provenivano; il secondo piano, inaugurato il 14 dicembre 1997, ha ospitato fino al 17 dicembre 2019 la Collezione Bindi, lascito di Vincenzo Bindi (1852-1928) al comune di Giulianova; la collezione originale comprende 377 opere di pittura di artisti legati alla città di Napoli, in particolare della Scuola di Posillipo, e di pittori abruzzesi. Le opere vanno dal XVII secolo al 1920, con particolare riguardo alla pittura del periodo tra il 1820 e il 1870. Attualmente le otto sale sono adibite alle mostre temporanee; il terzo piano, aperto il 4 ottobre 1998, ospita la sala conferenze, adibita a concerti, conferenze, convegni, presentazioni di libri ed eventi culturali, oltre che all'esposizione di mostre temporanee. Il primo piano, che non fa parte del Museo, è sede del Convento dei Frati Cappuccini. La Collezione d'arte dei Frati Cappuccini d'Abruzzo, ospita opere di Giulio Cesare Bedeschini e seguaci, di artisti della scuola di Pompeo Cesura e della scuola di Giacinto Brandi, di Bernardino Ciferri, di Carl Ruthart, Padre Alfonso da Torino di Sangro e Jusepe de Ribera. Il museo possiede una collezione permanente che include pitture, sculture e grafiche di artisti contemporanei, tra i quali Mimmo Paladino, Francesco Messina, Aligi Sassu, Georges Rouault, Simon Benetton. Il museo, fin dalla sua fondazione, ospita mostre di artisti contemporanei. Giulianova http://www.museodellosplendore.it/

Santuario della Madonna dello Splendore
Santuario della Madonna dello Splendore

Il santuario della Madonna dello Splendore è un importante edificio di culto a Giulianova, con l'annesso convento, la fontana miracolosa e il Museo d'arte dello Splendore e la Biblioteca "Padre Candido Donatelli". Il santuario è una delle principali attrazioni religiose e artistiche della città, ed è meta di numerosi pellegrinaggi. Nel 1559 fuori le mura di Giulianova i Cappuccini ebbero un primo luogo in donazione degli Acquaviva, costruendo una chiesa dedicata a san Michele Arcangelo, dove oggi si trova la "casa Maria Immacolata". Il santuario sorse nel luogo dell'apparizione della Vergine il 22 aprile 1557, secondo la tardiva storia redatta dopo la metà del Seicento dal monaco celestino Pietro Capullo. In realtà, studi storici hanno chiarito come il monaco cronista abbia scambiato la data della costruzione dell'antico portico, eretto per la fine della guerra del Tronto, con quella dell'apparizione; dato anche che il santuario appare nei documenti come eretto già negli anni venti del Cinquecento, l'apparizione sarebbe da riferire alla fine del Quattrocento, in contemporanea alla fondazione di Giulianova per volere di Giulio Antonio I Acquaviva d'Aragona. Nel settembre del 1847, con decreto di Ferdinando II delle Due Sicilie e con rescritto della Santa Sede, ottenuto dal vescovo di Teramo monsignor Berrettini, i cappuccini presero dimora nell'antica abbazia dei monaci celestini da questi lasciata nel marzo 1807, a seguito della soppressione napoleonica. Soppressa anche la comunità dei cappuccini nel 1866 per le leggi piemontesi, il santuario non fu mai del tutto abbandonato, grazie anche alla fondazione della Confraternita della Madonna dello Splendore nel 1826. Giacché l'antico monastero nel frattempo era divenuto Ospedale civile, tornati i Cappuccini e ospitati in alcune stanze, il 7 marzo 1927 fu acquistato un sito adiacente al santuario e il 28 agosto fu posta la prima pietra del nuovo convento, che nel 1938 fu costituito sede dello studentato del liceo classico, rimastovi fino al 1965. La chiesa barocca, ornata per volere dei duchi Acquaviva, venne completamente stravolta tra il 1937 e la metà degli anni Cinquanta del Novecento. Ad oggi restano i quattro dipinti che erano posti sugli altari laterali, opere di Giacomo Farelli con i Misteri della Vergine. Negli anni 1968-71 il convento ha ospitato un piccolo seminario serafico; nel triennio 1989-92 con interventi di bonifica e ristrutturazione degli ambienti attorno alla "sorgente della Madonna", è stato riedificato un tempietto votivo circondato da ambiente verde. Interventi di largo respiro negli anni 1990-2000, riservando alla fraternità dei cappuccini alcuni ambienti, hanno ristrutturato i piani superiori per ospitare il Museo d'arte dello Splendore, e la vecchia legnaia accolse la biblioteca del convento. Lungo la via Bertolino è stata realizzata una Via Crucis monumentale con sculture in bronzo dell'artista Ubaldo Ferretti, allievo di Pericle Fazzini; nel 2001 fu sostituito il vecchio organo con uno più monumentale di A. Girotta. L'interno della chiesa, completamente spogliato della elegante decorazione barocca seicentesca, è oggi a croce latina, ed è decorato con grandi pitture murali, eseguite nel 1954 da Alfonso Tentarelli su progetto di padre Giovanni Lerario; sull'altare maggiore vi è custodita la venerata e miracolosa statua della "Madonna dello Splendore", scultura lignea policromata della Madonna col Bambino benedicente, di autore ignoto, della prima metà del XV secolo, proveniente con tutta probabilità dalla città medievale di Castel San Flaviano. Il 15 agosto 1914 con solenne cerimonia sul capo della Madonna fu posta una corona d'argento laminato d'oro, cesellata dalla famiglia Migliori, proprietaria di una nota manifattura di corallo. Intorno al 1950 la statua è stata inserita in una raggiera, simbolo della luce divina, posta sopra un tronco d'albero per rievocare l'olmo su cui apparve. Nella sacrestia notevole è la pala cinquecentesca della Vergine col Bambino in Gloria tra santi Pietro, Paolo, Dorotea e Francesco, secondo alcuni opera di Paolo Veronese, mentre secondo gli ultimi studi una copia seicentesca, facente parte della galleria ducale e donata dalla duchessa Giulia Colonna, e il bel tabernacolo ligneo con inseriti d'ebano realizzato tra il 1720 e il 723, attribuito ai maestri cappuccini Fra' Serafino da Nembro, Fra' Michele della Petrella Tifernina e Fra' Stefano da Chieti, proveniente dal Convento di San Michele soppresso dai francesi all'inizio dell'Ottocento, oggi Casa "Maria Immacolata". Del pittore Giacomo Farelli sono i quadri olio su tela presenti nel coro, rappresentanti L'Immacolata Concezione - L'Annunciazione dell'Angelo - Natività di Gesù - Assunzione di Maria in cielo. Gli interventi di recupero e valorizzazione avviati nel 1986, oltre ad aver interessato la facciata, ricostruita in stile neo-romanico secondo il progetto degli anni trenta, con portico d'accesso ad arcate a tutto sesto, a capanna con rosone centrale. L'acqua della fontana miracolosa è stata canalizzata e raccolta in apposite vasche nei giardini del convento, dove è stato realizzato un tempietto impreziosito da mosaici artistici e bassorilievi in marmo raffiguranti scene del Vecchio e Nuovo Testamento; il piccolo belvedere è adornato dalle statue bronzee di san Michele che schiaccia la serpe di Satana, e di san Francesco d'Assisi, rappresentato con le braccia alzate per glorificare Dio. L'ampliato piazzale di accoglienza è dominato da una grande statua in bronzo del Cristo, dove campeggia la scritta "EGO SUM VIA VERITAS ET VITA". Gli eventi dell'apparizione vengono narrati dalla Cronaca redatta dal monaco Capullo negli anni settanta del Seicento. Il contadino, dopo aver accumulato della legna sulla collina a Nord di Giulia, si riposò all'ombra di un olmo e mentre dormiva una luce abbagliante lo investì. La Madonna col bambino gli apparve assisa sull'albero, comunicandogli di aver scelto la città di Giulia come luogo per la sua venerazione e di recarsi presso i governanti perché sul colle fosse costruita una chiesa. Bertolino così si recò nel palazzo ducale e la corte Acquaviva lo cacciò bruscamente; nonostante i dubbi, il contadino si convinse a tornare al Palazzo dopo una seconda apparizione mariana durante la quale la Vergine gli promise che sarebbe stato creduto. Stavolta, alle parole del veggente un membro della corte prese a malmenarlo, ma la Madonna paralizzò la mano dell'aguzzino togliendogli anche la parola. Stupefatti dall'accaduto, il governatore con la corte, il clero e tutto il popolo, guidati da Bertolino in solenne processione, si recarono verso il luogo delle apparizioni, dove la Vergine apparve di nuovo raggiante di luce sull'olmo e fece scaturire una sorgente di acqua miracolosa ai piedi dell'albero, oggi in corrispondenza dell'altare maggiore. Rino Cammilleri, Tutti i giorni con Maria, calendario delle apparizioni, Milano, Edizioni Ares, 2020, ISBN 978-88-815-59-367. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Santuario Maria Santissima dello Splendore Sito ufficiale, su madonnadellosplendore.it. Santuario della Madonna dello Splendore, su CulturaItalia, Istituto centrale per il catalogo unico.