place

Torre Specola

Castelletto (Genova)Forti di GenovaPagine che utilizzano collegamenti magici ISBNPagine con mappeVoci con campo Ref vuoto nel template struttura militare
Genova Torre Specola 01
Genova Torre Specola 01

La torre della Specola, alta 361 metri s.l.m., è un torrione in mattoni rossi, di forma ottagonale, costruito sullo sperone roccioso dove dal Cinquecento, più precisamente dall'anno 1509, fino alla fine del Settecento venivano eseguite le condanne a morte mediante impiccagione, sinistramente chiamato "quadrato delle forche". L'edificio, ben visibile da molte parti della città di Genova, è integrato nello stesso recinto di mura che circonda il forte Castellaccio che dista dalla torre 230 metri in direzione Nord Ovest, con il quale viene talvolta confuso. La torre fu costruita tra il 1817 e il 1825 su progetto dell'architetto militare Giulio D'Andreis, inizialmente come opera autonoma con un proprio recinto di mura, denominata forte Specola. Quando, pochi anni più tardi, tra il 1830 ed il 1836, furono costruite le nuove caserme del forte Castellaccio, le due opere furono comprese entro un'unica cinta bastionata, accessibile tramite un ponte levatoio. Dopo l'annessione al forte Castellaccio fu destinata, per un secolo, a prigione per i detenuti più pericolosi. Tra il 1911 ed il 1914 fu eretto un piano aggiuntivo sopra il lastrico solare per adibirlo ad osservatorio meteorologico e ed aerologico. La torre specola fa parte del catalogo dei Beni Culturali dal 1971. La torre si presenta come una massiccia piramide tronca a base ottagonale, con una cannoniera su ogni lato, ognuna con una soprastante finestrella per lo smaltimento dei fumi di sparo. Le quattro facce sul lato esposto verso la città presentano ognuna due feritoie laterali e sono coronate da caditoie. L'interno è su due piani fuori terra, più un sotterraneo con cisterna. La torre poteva ospitare una guarnigione di 60 soldati, ai quali se ne potevano aggiungere altri 120, alloggiati “paglia a terra”, in caso di necessità. Sul tetto è presente un locale sopraelevato, costruito intorno al 1911 dall'Istituto idrografico della Marina, che fino agli anni sessanta del Novecento ospitò un osservatorio meteorologico. Utilizzata come deposito ed archivio dallo stesso istituto idrografico, oggi la torre è abbandonata. Fra il 1875 e il 1940, da una casamatta collocata sulle mura esterne, a mezzogiorno esatto veniva sparato un colpo di cannone, con funzione di segnale orario per la sincronizzazione dei cronometri di bordo delle navi; questo sparo era comunemente chiamato "il cannone di mezzogiorno". Il botto veniva udito in tutta la città e segnava anche il mezzogiorno per i lavoratori del porto di Genova: i cosiddetti camalli. Sospesa allo scoppio della seconda guerra mondiale, questa tradizione non fu più ripresa. Durante il periodo in cui la Marina Militare adibì la torre a osservatorio meteorologico, aerologico e sismico, si dice che il personale militare di guardia avvertiva la presenza di ombre a cui alcune volte furono rivolti spari, ma non fu mai ucciso nessuno. Anche il sismografo installato nella torre registrava strani errori, mai rilevati in altri sismografi in zona. Stefano Finauri, Forti di Genova, Servizi Editoriali, Genova, 2007, ISBN 978-88-89384-27-5 Paolo Stringa, I Forti di Genova, Sagep Editrice, 1985, ISBN 978-88-70581-54-6 Maria Cecilia Averame, 101 cose da fare a Genova almeno una volta nella vita, Newton Compton Editori, 2011, ISBN 978-88-54125-47-6 Giuseppe Bachero, Genova e le due riviere, 1846. Forti di Genova Fortificazioni Appennino ligure Fortificazioni alla moderna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Torre Specola

Estratto dall'articolo di Wikipedia Torre Specola (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Torre Specola
Via del Peralto, Genova Righi

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Torre SpecolaContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 44.4275 ° E 8.934167 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Torre Specola

Via del Peralto
16135 Genova, Righi
Liguria, Italia
mapAprire su Google Maps

Genova Torre Specola 01
Genova Torre Specola 01
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Forte Castellaccio
Forte Castellaccio

Forte Castellaccio è un'opera fortificata compresa nelle "Mura Nuove" a difesa della città, costruita lungo il ramo della cinta difensiva che dal Forte Sperone scendeva lungo il crinale della Val Bisagno. Il complesso del Forte Castellaccio comprende in un unico recinto bastionato due caserme e la Torre Specola. Fa parte del complesso anche la cosiddetta "Tagliata Nord", un ulteriore sistema difensivo del forte, costruito nel 1840 in direzione del Forte Sperone. Questa struttura era collegata al forte con una breve galleria, oggi murata; nei locali dell'annesso corpo di guardia è oggi ospitato un piccolo ristorante. Il complesso verso la fine dell'Ottocento ospitava una guarnigione di 600 soldati, ai quali se ne potevano aggiungere altri 1000, alloggiati “paglia a terra”, in caso di necessità. L'imponente dotazione d'artiglieria comprendeva 22 cannoni di varie dimensioni, cinque mortai e numerosi pezzi di dimensioni minori. La Torre della Specola è un torrione in mattoni rossi, di forma ottagonale, costruito sullo sperone roccioso dove dal Cinquecento fino alla fine del Settecento venivano eseguite le condanne a morte mediante impiccagione, sinistramente chiamato quadrato delle forche. L'edificio, ben visibile da molte parti della città, è integrato nello stesso recinto di mura che circonda il forte Castellaccio, con il quale viene talvolta confuso; fu costruito tra il 1817 e il 1825 su progetto dell'architetto militare Giulio D'Andreis, inizialmente come opera autonoma con un proprio recinto di mura, denominata Forte Specola. Quando, pochi anni più tardi, tra il 1830 ed il 1836, furono costruite le nuove caserme del Forte Castellaccio, le due opere furono comprese entro un'unica cinta bastionata, accessibile tramite un ponte levatoio. Si presenta come una massiccia piramide tronca a base ottagonale, con una cannoniera su ogni lato, ognuna con una soprastante finestrella per lo smaltimento dei fumi di sparo. Si hanno le prime notizie certe di strutture di difesa in questo sito dal 1319, quando vi fu costruito dai Guelfi un castello con “mura e fossi”, raffigurato in illustrazioni quattrocentesche come un recinto di mura che racchiude due torri quadrate. Fu ricostruito una prima volta nel 1530, questa volta come un unico massiccio torrione, che con la costruzione della Mura Nuove, nel 1633, fu integrato nelle stesse ed utilizzato come caserma e deposito di polveri da sparo. Una nuova ricostruzione avvenne nel secolo successivo: nelle illustrazioni dell'epoca appare come formato da due caserme parallele allineate lungo il recinto di una grossa polveriera. All'interno della fortezza a quell'epoca esistevano ancora pochi ruderi dell'antico castello, completamente scomparsi nel rifacimento ottocentesco. Verso la fine del Settecento numerosi rapporti conservati negli archivi della Repubblica di Genova evidenziano la necessità di onerosi lavori di manutenzione, tra i quali il rifacimento del tetto della caserma, ormai fatiscente. Dopo l'annessione della ex Repubblica Ligure napoleonica al Regno di Sardegna, il forte subì una radicale trasformazione tanto da rendere la zona su cui sorgeva una sorta di cittadella fortificata, idonea sia per una difesa delle mura da attacchi esterni sia per controbattere a possibili insurrezioni da parte della popolazione locale. Le vecchie strutture furono completamente demolite nel 1818 e il forte fu ricostruito in accordo ai nuovi criteri dell'arte militare. A lavori in corso, il progetto fu modificato intorno al 1827: le murature già realizzate e non più previste dal nuovo progetto non furono tuttavia abbattute, ma riutilizzate come terrapieno a difesa della nuova caserma, e sono tuttora visibili. La nuova caserma, costruita intorno al 1830, è divisa in due sezioni: un lungo edificio a due piani che si affaccia sulla via Peralto, dove erano collocati anche magazzini e locali di servizio, tra i quali due grandi forni, ed un altro affacciato sulla Val Bisagno, adibito esclusivamente a camerate. Quest'ultima aveva il tetto a falde, del quale restano solo i pilastri di sostegno. Così intorno alla metà dell'Ottocento descrive il Castellaccio lo storico Giuseppe Banchero: Durante i moti del 1849, i rivoltosi riuscirono a impossessarsi del forte, da dove spararono colpi di cannone contro i soldati regi. Al volgere degli avvenimenti in favore di questi, che nel frattempo avevano rioccupato la città, gli insorti abbandonarono il forte, che il 10 aprile fu ripreso in consegna dalle autorità militari. Verso la fine dell'Ottocento il duplice scopo di difesa della città da attacchi esterni o di sedare possibili rivolte popolari era venuto meno. Durante la prima guerra mondiale nel forte furono reclusi dei prigionieri di guerra austriaci. Nel 1924 nel forte esisteva già una prima stazione radio, chiamata ITALO RADIO (nominativo morse ICB), che nel 1929 fu assorbita dal ministero delle Poste e Telecomunicazioni con il nome GENOVA RADIO, nominativo tuttora esistente. Già nel 1924 il personale civile addetto alla radio era alloggiato nei locali del forte. Durante la seconda guerra mondiale, il 1º febbraio 1945, nel fossato della cosiddetta "Tagliata sud" le Brigate Nere fucilarono sei partigiani; i condannati, già da tempo rinchiusi nel carcere di Marassi, furono prelevati all'alba e condotti al Forte Castellaccio dove ebbe luogo l'esecuzione; la località fu scelta perché all'epoca interdetta ai civili. Il fatto è ricordato da una targa commemorativa nel luogo dell'eccidio. Un'altra targa ricorda altri due partigiani fucilati dai nazifascisti all'interno del forte, sempre nei primi mesi del 1945. Alcuni locali del forte sono oggi utilizzati come magazzino dall'Istituto Idrografico e altri, da qualche anno, sono affittati ad alcuni privati. La caserma affacciata sulla Val Bisagno versa in stato di completo abbandono, come abbandonata è anche torre Specola . Il complesso non è liberamente accessibile. Il forte è raggiungibile in auto dal centro di Genova seguendo le indicazioni per il Righi e poi, superata la stazione a monte della funicolare proseguendo su via del Peralto, l'antica strada militare, oggi asfaltata; dalla strada una breve diramazione, oggi in cattive condizioni, porta all'ingresso principale del complesso, superato il quale una rampa conduce direttamente alla Torre Specola e quindi, con una conversione a "U", al cortile interno dov'è l'ingresso della caserma, distante circa 250 m dalla torre. In alternativa è possibile raggiungere il Righi con la funicolare che parte da Largo Zecca, risalendo poi a piedi lungo le mura per qualche centinaio di metri. Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi, Stefano Finauri, Edizioni Servizi Editoriali, Genova, 2007, ISBN 978-88-89384-27-5 Forti di Genova Fortificazioni Fortificazioni alla moderna Regno di Sardegna (1720-1861) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte Castellaccio Mappe, itinerari e foto dei forti di Genova, su forti-genova.com. URL consultato il 4 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2010). Forte Castellaccio e Torre Specola sul sito http://www.fortidigenova.com, su fortidigenova.com. Torre Specola sul sito http://www.sullacrestadellonda.it, su sullacrestadellonda.it. URL consultato il 24 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2010).

Righi (Genova)
Righi (Genova)

Il Righi è un quartiere collinare di Genova, compreso nell'ex circoscrizione di Castelletto, nel Municipio I Centro Est. Il Righi si trova a 302 m s.l.m. sul crinale che divide la vallata del Lagaccio dalla Val Bisagno, sul quale corre la cortina delle seicentesche Mura Nuove costruite intorno al 1632. Situato nei pressi della Porta Chiappe (o di S. Simone, dal nome di un'antica cappella oggi scomparsa), un portello aperto nelle mura seicentesche in corrispondenza dell'antica "via del sale", è una tradizionale meta di genovesi e turisti, soprattutto per gli ampi panorami che offre sulla città, sul porto, la Val Bisagno e le riviere. Un ottimo punto di osservazione sono le terrazze sopra la stazione della funicolare. Vi si trovano diversi ristoranti, un osservatorio astronomico e il seminario di Genova. La località, un tempo chiamata Chiappe, Porta Chiappe o Castellaccio, dai primi decenni del Novecento è comunemente chiamata Righi, nome attribuito dall'imprenditore svizzero Franz Josef Bucher, promotore della costruzione della funicolare, che aveva mutuato il nome dalla celebre montagna svizzera, in vetta alla quale salgono due storiche funicolari. Il Righi può essere raggiunto anche in automobile, percorrendo da piazza Manin la strada costruita lungo il camminamento delle mura, oppure da varie strade che risalgono la collina dalla "circonvallazione a monte" o dal vicino quartiere di Oregina, ma il mezzo più caratteristico è la storica funicolare in partenza dal largo della Zecca, in funzione dal 1895 e completata nel 1897, ricordata da una poesia di Giorgio Caproni dal titolo "Stanze della funicolare". Al poeta livornese è intitolato lo slargo davanti alla stazione di arrivo della funicolare. Poco più a monte si trova il complesso del Castellaccio, comprendente il Forte Castellaccio e l'ottocentesca Torre Specola, che fa parte delle fortificazioni del sistema di difesa cittadino. Presso il forte si trovano anche un percorso ginnico che si sviluppa sull'area del parco del Peralto e un campo di allenamento per il tiro con l'arco. Nella popolare canzone Ma se ghe penso, il Righi è uno dei luoghi di Genova rievocati con nostalgia da un genovese emigrato in Sudamerica (... riveddo o Righi, e me s'astrenze o chêu.). Costruite attorno al 1632, dopo l'attacco di Carlo Emanuele I di Savoia alla Repubblica di Genova (1625), esse passano per il crinale, dove sin dall'epoca medioevale era già una bastia probabilmente con palizzate in legno, detta Castellaccio, poi trasformata nei secoli successivi in una struttura in muratura, ulteriormente ampliata nel XIX secolo. Poco a sud del Castellaccio era il cosiddetto "Pian delle Forche", dove i condannati a morte venivano impiccati e appesi in questo punto ben visibile da tutta la città. Qui il colonnello Giulio De Andreis, autore di vari progetti relativi alle fortificazioni genovesi nei primi anni del Regno Sardo, realizzò, tra il 1817 e il 1820, la torre della Specola, in mattoni rossi a vista, inglobata nella cortina muraria del vicino forte. Tuttora ben conservato, il grosso torrione è ben visibile da molti punti della città. Dal piazzale della torre della Specola, sino a poco prima della seconda guerra mondiale, un colpo di cannone segnava l'ora di mezzogiorno. Guida d’Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. Stefano Finauri, Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi, Genova, Edizioni Servizi Editoriali, 2007, ISBN 978-88-89384-27-5. Forti di Genova Wikiquote contiene citazioni sul Righi Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Righi

Chiesa di San Barnaba (Genova)
Chiesa di San Barnaba (Genova)

La chiesa di San Barnaba è un luogo di culto cattolico di Genova, situato nel quartiere di Oregina, in salita di San Barnaba, un'antica e tipica Crêuza che risale la collina da corso Firenze. Percorrendo l'ultimo tratto di corso Firenze in direzione ponente, circa a metà del breve rettifilo che porta a incrociare corso Ugo Bassi si stacca a destra la lunga salita di San Barnaba. Soffocata dai moderni condomini che la fiancheggiano, l'antica creuza conduce fino alla chiesa di San Barnaba, edificata alla metà del XIII secolo: le sue antiche origini sono testimoniate da una trifora (affiorata in facciata nel corso di recenti restauri) e da due lapidi, una del 1286 e l'altra del 1362. Sorta come cappella di un convento di monache cistercensi, nel 1538, dopo molti anni d'abbandono, fu affidata insieme al convento ai padri cappuccini, che vi sistemarono il loro noviziato; tra queste mura visse per alcuni anni (dal 1597 al 1608, quando lasciò l'ordine per sostenere finanziariamente la famiglia) il pittore Bernardo Strozzi, dedicandosi a soggetti devozionali. La piccola chiesa subì profonde trasformazioni nel Seicento e soprattutto nell'Ottocento; dei quadri dello Strozzi è conservata soltanto la replica di un'opera giovanile, raffigurante san Felice da Cantalice, il cui originale si trova presso la chiesa della Santissima Concezione. San Barnaba rappresentò nell'Ottocento e nei primi anni del Novecento una delle tappe del famoso "itinerario dei presepi" - Cappuccini-Madonnetta-San Barnaba-Oregina - che costituiva una tradizione natalizia assai cara alle famiglie genovesi; il presepe qui esposto possiede alcune figurine attribuite ai Bissoni e al Maragliano. Nadia Pazzini Paglieri, Rinangelo Paglieri, Chiese in Liguria, Genova, Sagep Editrice, 1990, ISBN 88-7058-361-9. Genova Arcidiocesi di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Barnaba Approfondimenti sulla chiesa, su www.irolli.it, su irolli.it.

Castello Bruzzo
Castello Bruzzo

Il Castello Bruzzo (già Villa Micheli) è una villa situata nella zona collinare di Genova (in via Piaggio, sopra la circonvallazione a monte), commissionata all'architetto Gino Coppedè nel 1904 dall'ingegner Pietro Micheli e che riprende il modello del castello Mackenzie, dello stesso architetto. La villa si trova in una zona panoramica dove vennero realizzate altre ville tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, tra i quali il villino Govi (Ingegner Canessa, 1903) ed il villino Flavia (Ingegner Tallero, 1904). Coppedè vi aveva già realizzato la villa Dellepiane, in forma di chalet e subito dopo il villino Cogliolo (1904-1905) e la villa Canepa (1906). Al progetto della villa Micheli collaborò l'ingegnere Giuseppe Predasso. Nel 1912 l'edificio fu acquistato da Lorenzo Bruzzo e venne sopraelevato. L'edificio è costituito da un blocco centrale quadrangolare in forma di castello, con un'alta torre conclusa da un tetto a padiglione, al quale sono aggiunti altri corpi di fabbrica. I muri sono in bugnato di pietra grigia con inserti in mattoni e rilievi decorativi in marmo; è presente una ricca decorazione in ferro battuto (porta-torce, anelli, reggi-aste per bandiere). La loggia verso sud ha volte affrescate con le allegorie delle e i segni dello Zodiaco entro riquadri con motivi floreali stilizzati. Il salone centrale presenta un grande camino in pietra con l'iscrizione "optima pandens" ("che mostra cose ottime") e sulla cappa un tondo con San Giorgio che trafigge il drago. Le altre pareti, affrescate con decorazioni di nastri, trofei, rami e grottesche, presentano ampie vetrate. incorniciate in legno scolpito, che mettono in comunicazione il salone con il deambulatorio del piano superiore. Il soffitto è a cassettoni lignei separati da travi intagliate con patere dorate; i cassettoni sono affrescati con putti isolati o in coppie che sorreggono festoni o cartigli (uno di questi riporta la data del 1913 e le iniziali L.B. del nuovo proprietario Lorenzo Bruzzo); al centro un lacunare più ampio con l'allegoria del Trionfo dell'industria e del commercio, del pittore Luigi Morgari. Dal soffitto pende un lampadario in bronzo. La sala "dei suonatori e delle danze", originariamente sala da gioco, presenta il soffitto con cassettoni lignei e pareti affrescate dal pittore Enrico Bernardi: alle pareti, in riquadri delimitati da una fascia con fiori stilizzati e nastri, sono raffigurate quattro "scene galanti" con suonatori e fanciulle, su uno sfondo appena delineato con fronde. La sala "delle rose stilizzate", originariamente biblioteca, presenta le pareti affrescate con rose stilizzate disposte a moduli ricorrenti sullo sfondo azzurrino, al di sopra di una boiserie, ora dipinta in verde La sala ospita un grande camino in granito rosato e presenta il soffitto a travature lignee con specchiature lunghe e strette con fitta decorazione policroma. Le pareti sono affrescate con ramoscelli e frutti disposti a reticolato in moduli ricorrenti su uno sfondo rosso cupo; al centro è un grifone stilizzato. Nella fascia di raccordo tra soffitto e pareti sono dipinti ghirlande, festoni di fogliame e graticole stilizzate (strumento del martirio di san Lorenzo), intervallati da tondi con motti in latino ("ferreo labore", "ex igni resurgo") Genova nuova, Genova 1902. G. Coppedè, Castelli e ville in carattere quattrocentesco di Gino Coppedè, con 8 foto del Castello Bruzzo, Milano, 1914. A. Cappellini, La via di Circonvallazione a monte, collana 'Genova, vol. 3, 1933, pp. 215-235. R. Bossaglia, M. Cozzi, I Coppedè, Genova 1982. A. Maniglio Calcagno, Giardini, parchi, paesaggio nella Genova dell'Ottocento, Genova 1984. AA VV, Le ville del Genovesato, il centro, Genova 1985. F. Sborgi (a cura), Il mito del Moderno. La cultura liberty in Liguria, Genova 2003. Mario Bottaro, Palazzo Pastorino e Gino Coppedè a Genova, Genova 2006. G. Bozzo (a cura di), Il Castello Mackenzie a Genova. L'esordio di Gino Coppedè, Silvana Editore, 2007 (a p.62 riproduzione di un particolare dell'affresco di Enrico Bernardi nella sala dei suonatori e delle danze). Art Nouveau Castelletto (Genova) Ville di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su castello Bruzzo

Chiesa di Sant'Antonino (Genova, Staglieno)
Chiesa di Sant'Antonino (Genova, Staglieno)

La chiesa di Sant'Antonino a Casamavari (nota più semplicemente come chiesa di Sant'Antonino) è un luogo di culto cattolico italiano, situato a Genova, nel quartiere di Staglieno, in salita Sant'Antonino. Fa parte dell'arcidiocesi di Genova. Già sede parrocchiale, il titolo è stato spostato presso la chiesa del Santissimo Sacramento facente parte del vicariato di Marassi - Staglieno. La chiesa di Sant'Antonino è citata per la prima volta in un documento del 1131. Nel 1235, all'interno di un atto notarile, risulta citata come sede di un rettore. Fra il 1538 e il 1650 la parrocchia fu affidata ai Monaci basiliani, sino a che, in seguito al decreto di soppressione dei piccoli conventi emanato dal papa Innocenzo X, fu assegnata definitivamente al clero secolare. La chiesa fu ristrutturata e ampliata nel XVII secolo. Nel 1726 si verificò il crollo del tetto, ricostruito dai parrocchiani nel giro di un anno. Altri lavori di ristrutturazione furono eseguiti tra il 1848 e il 1869, quando la chiesa si arricchì anche di nuovi arredi provenienti da chiese genovesi soppresse. Nel 1917 il titolo parrocchiale fu trasferito alla nuova chiesa del Santissimo Sacramento. Dell'originale stile romanico risalente al XII secolo, dopo i diversi rimaneggiamenti, resta il campanile a pianta quadrata, realizzato in blocchi di pietra, e alzato di otto metri nel XVIII secolo, con la distruzione degli originari finestroni e delle relative colonnine in marmo. La struttura, in muratura in pietra e laterizi, con più recenti elementi orizzontali in cemento armato, ha una singola navata con abside semicircolare e due cappellette. L'edificio presenta una facciata a capanna, col campanile contiguo sul lato sinistro e finitura intonacata. Il portone è ornato con una buca semicircolare. La copertura del tetto è a doppia falda inclinata con elementi in ardesia. La pavimentazione è in tipiche lastre in stile genovese: a forma quadrata, in marmo bicolore bianco e grigio, sono ordinate con motivo a scacchiera. Staglieno Arcidiocesi di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sant'Antonino a Casamavari Chiesa di Sant'Antonino, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.