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Santuario della Madonnetta

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Genova Santuario della Madonnetta Esterno 2
Genova Santuario della Madonnetta Esterno 2

Il santuario della Madonnetta o, più precisamente, santuario di Nostra Signora Assunta di Carbonara, è uno dei principali santuari mariani della provincia di Genova.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Santuario della Madonnetta (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Santuario della Madonnetta
Salita della Madonnetta, Genova Righi

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Latitudine Longitudine
N 44.421409 ° E 8.931849 °
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Indirizzo

B&B Madonnetta

Salita della Madonnetta
16136 Genova, Righi
Liguria, Italia
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Genova Santuario della Madonnetta Esterno 2
Genova Santuario della Madonnetta Esterno 2
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Luoghi vicini

Castello Bruzzo
Castello Bruzzo

Il Castello Bruzzo (già Villa Micheli) è una villa situata nella zona collinare di Genova (in via Piaggio, sopra la circonvallazione a monte), commissionata all'architetto Gino Coppedè nel 1904 dall'ingegner Pietro Micheli e che riprende il modello del castello Mackenzie, dello stesso architetto. La villa si trova in una zona panoramica dove vennero realizzate altre ville tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, tra i quali il villino Govi (Ingegner Canessa, 1903) ed il villino Flavia (Ingegner Tallero, 1904). Coppedè vi aveva già realizzato la villa Dellepiane, in forma di chalet e subito dopo il villino Cogliolo (1904-1905) e la villa Canepa (1906). Al progetto della villa Micheli collaborò l'ingegnere Giuseppe Predasso. Nel 1912 l'edificio fu acquistato da Lorenzo Bruzzo e venne sopraelevato. L'edificio è costituito da un blocco centrale quadrangolare in forma di castello, con un'alta torre conclusa da un tetto a padiglione, al quale sono aggiunti altri corpi di fabbrica. I muri sono in bugnato di pietra grigia con inserti in mattoni e rilievi decorativi in marmo; è presente una ricca decorazione in ferro battuto (porta-torce, anelli, reggi-aste per bandiere). La loggia verso sud ha volte affrescate con le allegorie delle e i segni dello Zodiaco entro riquadri con motivi floreali stilizzati. Il salone centrale presenta un grande camino in pietra con l'iscrizione "optima pandens" ("che mostra cose ottime") e sulla cappa un tondo con San Giorgio che trafigge il drago. Le altre pareti, affrescate con decorazioni di nastri, trofei, rami e grottesche, presentano ampie vetrate. incorniciate in legno scolpito, che mettono in comunicazione il salone con il deambulatorio del piano superiore. Il soffitto è a cassettoni lignei separati da travi intagliate con patere dorate; i cassettoni sono affrescati con putti isolati o in coppie che sorreggono festoni o cartigli (uno di questi riporta la data del 1913 e le iniziali L.B. del nuovo proprietario Lorenzo Bruzzo); al centro un lacunare più ampio con l'allegoria del Trionfo dell'industria e del commercio, del pittore Luigi Morgari. Dal soffitto pende un lampadario in bronzo. La sala "dei suonatori e delle danze", originariamente sala da gioco, presenta il soffitto con cassettoni lignei e pareti affrescate dal pittore Enrico Bernardi: alle pareti, in riquadri delimitati da una fascia con fiori stilizzati e nastri, sono raffigurate quattro "scene galanti" con suonatori e fanciulle, su uno sfondo appena delineato con fronde. La sala "delle rose stilizzate", originariamente biblioteca, presenta le pareti affrescate con rose stilizzate disposte a moduli ricorrenti sullo sfondo azzurrino, al di sopra di una boiserie, ora dipinta in verde La sala ospita un grande camino in granito rosato e presenta il soffitto a travature lignee con specchiature lunghe e strette con fitta decorazione policroma. Le pareti sono affrescate con ramoscelli e frutti disposti a reticolato in moduli ricorrenti su uno sfondo rosso cupo; al centro è un grifone stilizzato. Nella fascia di raccordo tra soffitto e pareti sono dipinti ghirlande, festoni di fogliame e graticole stilizzate (strumento del martirio di san Lorenzo), intervallati da tondi con motti in latino ("ferreo labore", "ex igni resurgo") Genova nuova, Genova 1902. G. Coppedè, Castelli e ville in carattere quattrocentesco di Gino Coppedè, con 8 foto del Castello Bruzzo, Milano, 1914. A. Cappellini, La via di Circonvallazione a monte, collana 'Genova, vol. 3, 1933, pp. 215-235. R. Bossaglia, M. Cozzi, I Coppedè, Genova 1982. A. Maniglio Calcagno, Giardini, parchi, paesaggio nella Genova dell'Ottocento, Genova 1984. AA VV, Le ville del Genovesato, il centro, Genova 1985. F. Sborgi (a cura), Il mito del Moderno. La cultura liberty in Liguria, Genova 2003. Mario Bottaro, Palazzo Pastorino e Gino Coppedè a Genova, Genova 2006. G. Bozzo (a cura di), Il Castello Mackenzie a Genova. L'esordio di Gino Coppedè, Silvana Editore, 2007 (a p.62 riproduzione di un particolare dell'affresco di Enrico Bernardi nella sala dei suonatori e delle danze). Art Nouveau Castelletto (Genova) Ville di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su castello Bruzzo

Chiesa di San Barnaba (Genova)
Chiesa di San Barnaba (Genova)

La chiesa di San Barnaba è un luogo di culto cattolico di Genova, situato nel quartiere di Oregina, in salita di San Barnaba, un'antica e tipica Crêuza che risale la collina da corso Firenze. Percorrendo l'ultimo tratto di corso Firenze in direzione ponente, circa a metà del breve rettifilo che porta a incrociare corso Ugo Bassi si stacca a destra la lunga salita di San Barnaba. Soffocata dai moderni condomini che la fiancheggiano, l'antica creuza conduce fino alla chiesa di San Barnaba, edificata alla metà del XIII secolo: le sue antiche origini sono testimoniate da una trifora (affiorata in facciata nel corso di recenti restauri) e da due lapidi, una del 1286 e l'altra del 1362. Sorta come cappella di un convento di monache cistercensi, nel 1538, dopo molti anni d'abbandono, fu affidata insieme al convento ai padri cappuccini, che vi sistemarono il loro noviziato; tra queste mura visse per alcuni anni (dal 1597 al 1608, quando lasciò l'ordine per sostenere finanziariamente la famiglia) il pittore Bernardo Strozzi, dedicandosi a soggetti devozionali. La piccola chiesa subì profonde trasformazioni nel Seicento e soprattutto nell'Ottocento; dei quadri dello Strozzi è conservata soltanto la replica di un'opera giovanile, raffigurante san Felice da Cantalice, il cui originale si trova presso la chiesa della Santissima Concezione. San Barnaba rappresentò nell'Ottocento e nei primi anni del Novecento una delle tappe del famoso "itinerario dei presepi" - Cappuccini-Madonnetta-San Barnaba-Oregina - che costituiva una tradizione natalizia assai cara alle famiglie genovesi; il presepe qui esposto possiede alcune figurine attribuite ai Bissoni e al Maragliano. Nadia Pazzini Paglieri, Rinangelo Paglieri, Chiese in Liguria, Genova, Sagep Editrice, 1990, ISBN 88-7058-361-9. Genova Arcidiocesi di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Barnaba Approfondimenti sulla chiesa, su www.irolli.it, su irolli.it.

Chiesa di Nostra Signora delle Grazie e San Gerolamo
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie e San Gerolamo

La chiesa di Nostra Signora delle Grazie e San Gerolamo è un edificio di culto di Genova. È situata tra corso Carbonara e corso Firenze e fa parte del vicariato di Castelletto. Il primo edificio di culto, intitolato a san Gerolamo, fu fondato, secondo alcune fonti, nel 1405 ad opera del nobile Nicolò da Moneglia; altre fonti presumibilmente concordano che la sua reale edificazione avvenne però in un periodo molto più anteriore a tale data. Succursale delle parrocchie di San Siro, della Maddalena e di Nostra Signora del Carmine l'antica chiesa sorgeva sulla cima della salita di San Gerolamo avente una metratura di undici metri di lunghezza e otto di larghezza; terminava la struttura un'abside semicircolare largo circa cinque metri e profondo tre metri e mezzo. Presentava una copertura con volta a botte e una grande finestra nella facciata che illuminava la chiesa anche grazie a delle aperture nella volta. L'altare maggiore, diviso dal resto della navata da una balaustra in marmo, era dedicato a Nostra Signora delle Grazie e qui era collocata una statua della Vergine. Presentava inoltre due altari laterali, di cui uno intitolato a santa Rosalia, con l'esposizione del dipinto raffigurante La gloria di santa Rosalia del pittore Valerio Castello. Curata da appositi "massari" furono proprio questi ultimi, nel 1660, a nominare come rettore della chiesa il procuratore dei padri scolopi, ordine religioso trasferitosi temporaneamente nell'edificio. Con l'acquisto, nel 1756, di una attigua proprietà giurisdizionale della chiesa, i gesuiti si occuparono attivamente alla cura del tempio religioso con il rifacimento, nel 1782 e a loro spese, della pavimentazione. Con decreto arcivescovile di Tommaso Reggio, datato al 23 maggio 1898, la chiesa fu elevata al titolo di parrocchiale di Castelletto, precedentemente assunto dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie al Molo, e proprio da quest'ultima assunse la doppia intitolazione di Nostra Signora delle Grazie e san Gerolamo. All'inizio del XX secolo, con una comunità parrocchiale stimata, nel 1902, intorno ai quattromila abitanti, si evidenziò come l'antica chiesa non fosse più idonea alle varie esigenze parrocchiali. Per una nuova collocazione fu presa in considerazione la proposta di trasformazione dell'area del soprastante monastero della Santissima Annunziata, detto delle monache turchine, di proprietà comunale dopo la dismissione del convento a seguito degli editti napoleonici. Nell'elaborazione di un progetto parteciparono gli architetti Arturo Pettorelli, Pietro Fineschi e Maurizio Bruzzo i quali presentarono tre diversi abbozzi per l'erigenda chiesa. Si procedette, nel 1922, all'acquisto dell'area (1.400 metri quadri) per la cifra di settantamila lire e si diede così l'avvio ai lavori di preparazione del cantiere con la demolizione di parte delle mura cittadine medievali. Approvato il progetto dell'architetto Bruzzo, la posa della prima pietra avvenne il 21 aprile del 1929 alla presenza dell'arcivescovo di Genova cardinale Carlo Dalmazio Minoretti. Con sforzi economici notevoli nel reperire i fondi necessari al completamento dell'opera, fu in questa fase che nacque il bollettino parrocchiale L'Araldo di Castelletto, la chiesa fu terminata due anni dopo con la benedizione e apertura al culto religioso dal 20 dicembre 1931. Il 29 dicembre del 1951 il cardinale Giuseppe Siri consacrerà l'edificio. Arcidiocesi di Genova Castelletto (Genova) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Nostra Signora delle Grazie e San Gerolamo Sito della parrocchia, su chiesacastelletto.it. URL consultato il 10 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 29 gennaio 2010).

Torre Specola
Torre Specola

La torre della Specola, alta 361 metri s.l.m., è un torrione in mattoni rossi, di forma ottagonale, costruito sullo sperone roccioso dove dal Cinquecento, più precisamente dall'anno 1509, fino alla fine del Settecento venivano eseguite le condanne a morte mediante impiccagione, sinistramente chiamato "quadrato delle forche". L'edificio, ben visibile da molte parti della città di Genova, è integrato nello stesso recinto di mura che circonda il forte Castellaccio che dista dalla torre 230 metri in direzione Nord Ovest, con il quale viene talvolta confuso. La torre fu costruita tra il 1817 e il 1825 su progetto dell'architetto militare Giulio D'Andreis, inizialmente come opera autonoma con un proprio recinto di mura, denominata forte Specola. Quando, pochi anni più tardi, tra il 1830 ed il 1836, furono costruite le nuove caserme del forte Castellaccio, le due opere furono comprese entro un'unica cinta bastionata, accessibile tramite un ponte levatoio. Dopo l'annessione al forte Castellaccio fu destinata, per un secolo, a prigione per i detenuti più pericolosi. Tra il 1911 ed il 1914 fu eretto un piano aggiuntivo sopra il lastrico solare per adibirlo ad osservatorio meteorologico e ed aerologico. La torre specola fa parte del catalogo dei Beni Culturali dal 1971. La torre si presenta come una massiccia piramide tronca a base ottagonale, con una cannoniera su ogni lato, ognuna con una soprastante finestrella per lo smaltimento dei fumi di sparo. Le quattro facce sul lato esposto verso la città presentano ognuna due feritoie laterali e sono coronate da caditoie. L'interno è su due piani fuori terra, più un sotterraneo con cisterna. La torre poteva ospitare una guarnigione di 60 soldati, ai quali se ne potevano aggiungere altri 120, alloggiati “paglia a terra”, in caso di necessità. Sul tetto è presente un locale sopraelevato, costruito intorno al 1911 dall'Istituto idrografico della Marina, che fino agli anni sessanta del Novecento ospitò un osservatorio meteorologico. Utilizzata come deposito ed archivio dallo stesso istituto idrografico, oggi la torre è abbandonata. Fra il 1875 e il 1940, da una casamatta collocata sulle mura esterne, a mezzogiorno esatto veniva sparato un colpo di cannone, con funzione di segnale orario per la sincronizzazione dei cronometri di bordo delle navi; questo sparo era comunemente chiamato "il cannone di mezzogiorno". Il botto veniva udito in tutta la città e segnava anche il mezzogiorno per i lavoratori del porto di Genova: i cosiddetti camalli. Sospesa allo scoppio della seconda guerra mondiale, questa tradizione non fu più ripresa. Durante il periodo in cui la Marina Militare adibì la torre a osservatorio meteorologico, aerologico e sismico, si dice che il personale militare di guardia avvertiva la presenza di ombre a cui alcune volte furono rivolti spari, ma non fu mai ucciso nessuno. Anche il sismografo installato nella torre registrava strani errori, mai rilevati in altri sismografi in zona. Stefano Finauri, Forti di Genova, Servizi Editoriali, Genova, 2007, ISBN 978-88-89384-27-5 Paolo Stringa, I Forti di Genova, Sagep Editrice, 1985, ISBN 978-88-70581-54-6 Maria Cecilia Averame, 101 cose da fare a Genova almeno una volta nella vita, Newton Compton Editori, 2011, ISBN 978-88-54125-47-6 Giuseppe Bachero, Genova e le due riviere, 1846. Forti di Genova Fortificazioni Appennino ligure Fortificazioni alla moderna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Torre Specola

Righi (Genova)
Righi (Genova)

Il Righi è un quartiere collinare di Genova, compreso nell'ex circoscrizione di Castelletto, nel Municipio I Centro Est. Il Righi si trova a 302 m s.l.m. sul crinale che divide la vallata del Lagaccio dalla Val Bisagno, sul quale corre la cortina delle seicentesche Mura Nuove costruite intorno al 1632. Situato nei pressi della Porta Chiappe (o di S. Simone, dal nome di un'antica cappella oggi scomparsa), un portello aperto nelle mura seicentesche in corrispondenza dell'antica "via del sale", è una tradizionale meta di genovesi e turisti, soprattutto per gli ampi panorami che offre sulla città, sul porto, la Val Bisagno e le riviere. Un ottimo punto di osservazione sono le terrazze sopra la stazione della funicolare. Vi si trovano diversi ristoranti, un osservatorio astronomico e il seminario di Genova. La località, un tempo chiamata Chiappe, Porta Chiappe o Castellaccio, dai primi decenni del Novecento è comunemente chiamata Righi, nome attribuito dall'imprenditore svizzero Franz Josef Bucher, promotore della costruzione della funicolare, che aveva mutuato il nome dalla celebre montagna svizzera, in vetta alla quale salgono due storiche funicolari. Il Righi può essere raggiunto anche in automobile, percorrendo da piazza Manin la strada costruita lungo il camminamento delle mura, oppure da varie strade che risalgono la collina dalla "circonvallazione a monte" o dal vicino quartiere di Oregina, ma il mezzo più caratteristico è la storica funicolare in partenza dal largo della Zecca, in funzione dal 1895 e completata nel 1897, ricordata da una poesia di Giorgio Caproni dal titolo "Stanze della funicolare". Al poeta livornese è intitolato lo slargo davanti alla stazione di arrivo della funicolare. Poco più a monte si trova il complesso del Castellaccio, comprendente il Forte Castellaccio e l'ottocentesca Torre Specola, che fa parte delle fortificazioni del sistema di difesa cittadino. Presso il forte si trovano anche un percorso ginnico che si sviluppa sull'area del parco del Peralto e un campo di allenamento per il tiro con l'arco. Nella popolare canzone Ma se ghe penso, il Righi è uno dei luoghi di Genova rievocati con nostalgia da un genovese emigrato in Sudamerica (... riveddo o Righi, e me s'astrenze o chêu.). Costruite attorno al 1632, dopo l'attacco di Carlo Emanuele I di Savoia alla Repubblica di Genova (1625), esse passano per il crinale, dove sin dall'epoca medioevale era già una bastia probabilmente con palizzate in legno, detta Castellaccio, poi trasformata nei secoli successivi in una struttura in muratura, ulteriormente ampliata nel XIX secolo. Poco a sud del Castellaccio era il cosiddetto "Pian delle Forche", dove i condannati a morte venivano impiccati e appesi in questo punto ben visibile da tutta la città. Qui il colonnello Giulio De Andreis, autore di vari progetti relativi alle fortificazioni genovesi nei primi anni del Regno Sardo, realizzò, tra il 1817 e il 1820, la torre della Specola, in mattoni rossi a vista, inglobata nella cortina muraria del vicino forte. Tuttora ben conservato, il grosso torrione è ben visibile da molti punti della città. Dal piazzale della torre della Specola, sino a poco prima della seconda guerra mondiale, un colpo di cannone segnava l'ora di mezzogiorno. Guida d’Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. Stefano Finauri, Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi, Genova, Edizioni Servizi Editoriali, 2007, ISBN 978-88-89384-27-5. Forti di Genova Wikiquote contiene citazioni sul Righi Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Righi