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Boschetto della Plaia

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Il Boschetto della Plaia (o Boschetto della Playa) è un parco di Catania, il maggiore per estensione. Si trova nel VI Municipio della città, nel quartiere Plaia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Boschetto della Plaia (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Boschetto della Plaia
Strada Boschetto Plaia, Catania San Giorgio-Librino-San Giuseppe la Rena-Zia Lisa-Villaggio Sant'Agata

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Strada Boschetto Plaia

Strada Boschetto Plaia
95121 Catania, San Giorgio-Librino-San Giuseppe la Rena-Zia Lisa-Villaggio Sant'Agata
Sicilia, Italia
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Luoghi vicini

Cimitero monumentale di Catania

Il cimitero monumentale di Catania sorge in via Acquicella, nell'omonimo quartiere a nord della Zia Lisa, fu aperto nel 1866, su di un terreno che in precedenza apparteneva alle monache di Santa Chiara. L'editto di Saint Cloud emanato da Napoleone Bonaparte nel 1804 vietò che le sepolture fossero effettuate all'interno delle chiese e, dopo il Congresso di Vienna, il Regno delle Due Sicilie legiferò nel 1817 seguendo proprio le direttive ereditate dalla Francia. In questo periodo il duca di Sammartino propose al consiglio provinciale di realizzare un cimitero per ottemperare al termine ultimo del 1º gennaio 1831 fissato dal decreto reale del 12 dicembre 1828, il quale affermava che entro tale data fossero ultimati tutti i cimiteri del regno. Nel 1835 nella zona della Plaia si iniziò la costruzione di un camposanto, per far fronte alla grave epidemia di colera del 1837, l'incarico fu affidato a Sebastiano Ittar, ma il luogo scelto non fu molto idoneo in quanto il terreno era fortemente sabbioso e i cani riuscivano a dissotterrare i corpi, e quindi non era conforme alle direttive vigenti in materia. A marzo del 1856, l'ingegnere Eligio Sciuto riceve l'incarico per redigere il progetto del cimitero che sarebbe sorto su di un terreno comunale, denominato "Fondo del Crocifisso", conforme ai regolamenti del regno, ma gli eventi politici accaduti nel 1860, quali lo sbarco a Marsala dei Garibaldini, la caduta dei Borboni e la costituzione del Regno d'Italia, ostacolano la prosecuzione del progetto. Le leggi Siccardi del 1866 e del 1867 abolirono le corporazioni religiose e ne confiscarono i beni, tra i quali la tenuta di Santa Chiara, ove vi era un vigneto. Il terreno, ritenuto adatto alla costruzione del camposanto, sia per le caratteristiche tecniche, per la sua posizione geografica, si trovava in contrada Acquicella. All'epoca il centro abitato era distante circa un chilometro dal luogo dove sarebbe sorto il cimitero, inoltre la sua posizione era favorevole ai venti dominanti, condizione necessaria per rispettare appieno la legge sulla sanità pubblica del 20 marzo 1865 e il successivo regolamento dell'8 giugno di quello stesso anno. Il cimitero aprì nel 1866, circoscritto da una recinzione in legno: ora non restava che provvedere al lato artistico del progetto, l'incarico di trovare un progettista fu dato all'ingegnere comunale Ignazio Landolina, che contattò dapprima il professor Mariano Falcini di Firenze, ma il suo progetto fu accantonato. In seguito la scelta cadde su Leone Savoja, che si era brillantemente occupato del cimitero monumentale di Messina; il 15 ottobre del 1871 fu emanata la delibera che rese Savoja ingegnere specialista per la sistemazione del camposanto. Furono costruiti due ingressi, quello principale, costituito da un corpo di fabbrica in stile neoclassico a tre fornici chiusi da cancelli e quello secondario che dà accesso diretto al viale delle Confraternite. Il terzo ingresso in Via Acquicella fu realizzato negli anni sessanta del Novecento, grazie all'opera dell'allora Assessore ai Servizi Cimiteriali, Cav. Uff. Antonino La Rosa, a seguito dell'ampliamento del camposanto. Nel 2017 fu approvato il "Regolamento cimiteriale e funebre di Polizia mortuaria" che unificava il regolamento del Cimitero (risalente al 1929) e quello dei trasporti funebri (redatto e approvato nel 1960 e successive modifiche): comprende 42 articoli con riferimenti al trattamento delle salme, ai trasporti funebri, alla concessione di aree e manufatti destinati alle sepolture, alla cremazione e conservazione, o eventuale dispersione, delle ceneri (individuando, nel caso della cremazione senza espressa volontà del defunto, anche chi ha diritto a decidere), le concessioni e le scadenze (compreso il destino di eventuali arredi funebri che rimarranno di proprietà del Comune), stabilendo di volta in volta come utilizzare le opere di valore artistico e storico e le cappelle sulle quali non ci siano vincoli. Nel 2022 il Consiglio comunale ha varato ulteriori modifiche con un nuovo "Regolamento dei servizi cimiteriali". La cappella Fichera (1915), la cappella Patanè (1918) e la cappella Fortuna (1927) realizzate dall'architetto Francesco Fichera; La cappella Sisto Alessi (1884), la cappella Spampinato (1900) e la cappella Tomaselli (1905) dell'architetto Carlo Sada; La stele Cardone di Antonio Ugo; Monumento alla Sapienza di Enzo Assenza (1948). La biga di Morgantina Giovanni Auteri Berretta (1851 - 1929), avvocato e politico. Boris Bilinskij (1900 - 1948), scenografo, costumista e cartellonista cinematografico. Enrico Boggio Lera (1862 - 1956), fisico e matematico. Vitaliano Brancati (1907 - 1954), scrittore, sceneggiatore, drammaturgo e saggista. Brigantony (1948 - 2022), cantautore di musica popolare Antonio Canepa (1908 - 1945), militare, politico e politologo. Gabriele Carnazza (1871 - 1931), giurista, politico e imprenditore. Vincenzo Casagrandi (1847 - 1938), docente, storico e archeologo. Giuseppe de Felice Giuffrida (1859 - 1920), politico. Pietro Delogu (1857 - 1932), giurista e accademico. Federico De Roberto (1861 - 1927), scrittore, giornalista, drammaturgo. Filadelfo Fichera (1850 - 1909), ingegnere e architetto. Francesco Fichera (1881 - 1950), architetto, ingegnere e accademico. Francesco Paolo Frontini (1860 - 1939), compositore e direttore d’orchestra. Martino Frontini (1827 - 1909), compositore. Antonino Gandolfo (1841 - 1910), pittore. Giovanni Grasso (1873 - 1930), attore. Gilberto Idonea (1946 - 2018), attore. Angelo Massimino (1927 - 1996), imprenditore, dirigente sportivo e presidente del Catania. Beppe Montana (1951 - 1985), poliziotto e commissario vittima di Cosa nostra. Angelo Musco (1871 - 1937), attore. Turi Pandolfini (1883 - 1962), attore. Ercole Patti (1903 - 1976), scrittore, giornalista, sceneggiatore. Giuseppe Pizzarelli (1848 - 1923), politico. Pietro Platania (1828 - 1907), compositore. Mario Rapisardi (1844 - 1912), poeta, traduttore e docente. Giuseppe Sapienza (1884 - 1947), avvocato, sindacalista, politico e membro dell’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana. Giovanni Verga (1840 - 1922), scrittore, drammaturgo e senatore. Salvatore Borzì e Salvatore Tudisco, La Città senza tempo. L'area monumentale del cimitero di Catania, Roma, Aracne Editrice, 2006, ISBN 88-548-0397-9. Cettina Santagati, L'azzurro del cielo: un polo museale tra arte, architettura e natura nel Cimitero di Catania, Documenti DAU, n. 31, Palermo, Edizioni Caracol, 2006, ISBN 978-88-89440-12-4. Cimitero monumentale di Catania, su comune.catania.it. URL consultato il 19 ottobre 2022. Cimitero monumentale di Catania - Progetto del CSSSS, su mokazine.com. Cimitero monumentale di Catania - Antonio Canepa - Progetto del CSSSS, su csssstrinakria.eu. Cimitero monumentale di Catania - Mario Rapisardi - Progetto del CSSSS, su csssstrinakria.eu. Cimitero monumentale di Catania - Nino Martoglio - Progetto del CSSSS, su csssstrinakria.eu.

Stazione di Catania Acquicella
Stazione di Catania Acquicella

La stazione di Catania Acquicella è una delle stazioni ferroviarie di RFI a servizio della città di Catania; è posta al km 237+832 della ferrovia Messina-Siracusa. È situata nei pressi del Cimitero monumentale di Catania, dal quale è separata da via Zia Lisa, uno degli assi di ingresso della città da sud-ovest. L'edificio principale della stazione è posto a est dei binari, lato mare, e si affaccia su di una piazza dalla quale è possibile raggiungere il porto di Catania e la Plaia. La stazione è la prima a essere incontrata dai treni che provengono dalla stazione di Catania Centrale per le linee ferroviarie per Siracusa, Caltagirone e Caltanissetta Xirbi, Agrigento e Palermo. Un tempo molto frequentata dai viaggiatori pendolari, ha visto pesantemente ridurre la sua importanza in seguito alla chiusura degli importanti impianti ferroviari adiacenti che davano lavoro a migliaia di lavoratori dell'indotto. Nessun treno vi effettua più fermata per servizio viaggiatori . Adiacente alla stazione, sul lato est, è ancor oggi visibile il grande impianto dell'Officina Veicoli di Acquicella in cui venivano effettuate revisioni integrali e grandi riparazioni dei rotabili ferroviari e, per un certo periodo, anche di automotrici. Dal lato ovest invece sono visibili i capannoni della Squadra Rialzo delle FS. La stazione, denominata "Acquicella" dal nome del torrente che vi scorre a margine, venne costruita nell'ambito del programma di costruzione di ferrovie avviato dalla Società Vittorio Emanuele con l'intento di raggiungere le aree zolfifere dell'area centro-orientale della Sicilia per convogliarne i prodotti mediante la strada ferrata verso il porto di Catania. I progetti attuati in seguito vi fecero confluire anche i prodotti agricoli dell'area sud-orientale dell'Isola e della Piana di Catania. La stazione venne costruita in prossimità dell'imbocco della galleria dell'Acquicella, costruita per percorrere in sottopassaggio la zona sud della città, e venne inaugurata il 1º luglio 1869 in concomitanza con l'apertura all'esercizio della tratta ferroviaria Catania-Bicocca di 7.468 metri. Il 1º luglio 1869 era anche la data in cui la Stazione di Catania Centrale veniva collegata al fascio binari del porto mediante un raccordo in discesa lungo 914 metri. Il 10 settembre 1909 la denominazione dell'impianto venne mutata in "Catania Acquicella". La stazione è destinata a convertirsi in fermata metropolitana in conseguenza dei lavori ferroviari del Nodo Catania. La stazione di Catania Acquicella consiste di un notevole fabbricato viaggiatori a due piani, in austero stile ferroviario costituito, dal lato esterno, di due corpi laterali a sei luci ciascuno collegati da un corpo centrale prominente a tre luci con un lieve rientro laterale simmetrico, a una luce per lato, che alleggerisce la prospettiva d'insieme. Il fabbricato è posto in prossimità dell'imbocco della galleria dell'Acquicella in posizione dissimmetrica rispetto al fascio binari. Il fascio binari comprende un binario di transito e tre binari di precedenza, di cui due per servizio viaggiatori e uno per servizio merci. Solo il primo binario è munito di una pensilina classica con struttura in ferro e colonne di ghisa. I binari del fascio merci e di smistamento (complessivamente 20 binari tronchi) si trovano sul lato orientale della stazione; dallo stesso lato si dipartono i raccordi per la dismessa Officina Grandi Riparazioni di Acquicella e per l'abbandonato fascio merci di San Giuseppe la Rena con la carbonaia e i dismessi mercati generali. Dalla stazione, in direzione di Siracusa ha origine il breve tratto a doppio binario per la successiva stazione di Catania Bicocca. Un terzo binario di collegamento tra gli scali merci delle due stazioni contigue non è mai stato utilizzato dopo la sua costruzione. Lo scalo è dotato di vari magazzini merci con relativo piano caricatore, sagoma limite e due ponti a bilico da 40 t di cui uno da 8 m di lunghezza e uno da 9 m. È presente anche un rifornitore di acqua per locomotive a vapore con colonna idraulica e rifornitori di gasolio e di carbone. Le infrastrutture sono in atto parzialmente inutilizzate a causa delle ristrutturazioni e riclassificazioni d'uso attuate o in corso di attuazione sulla rete ferroviaria. L'orario ferroviario del 18 novembre 1938 riportava la fermata di 3 coppie di treni accelerati da e per Siracusa e di una coppia di accelerati da e per Palermo, una coppia di automotrici in servizio locale e una coppia di omnibus da e per Caltanissetta. Vi effettuavano fermata 6 coppie di treni da e per Caltagirone e 4 coppie di treni di diverse categorie da e per Schettino. L'offerta di servizio nel 1975 riportava la fermata di 5 coppie di treni locali da e per Siracusa, di 3 coppie da e per Caltanissetta e una coppia da e per Catenanuova. L'orario di servizio 1981-1983 prevedeva la fermata di 2 coppie di treni viaggiatori locali da Catania per Caltanissetta e viceversa, di una coppia di automotrici da e per Catenanuova e di una coppia di espressi da e per Palermo. Vi avevano fermata anche le 3 coppie di treni viaggiatori da e per Carcaci. Vi effettuavano servizio viaggiatori 7 coppie di treni da e per Caltagirone (di cui una coppia di diretti). Dalla linea di Siracusa provenivano 5 treni locali mentre 3 vi partivano per tale direzione L'orario di servizio 1995-1997 indica una contrazione dell'offerta relativa alla stazione; non più alcuna fermata di treni viaggiatori provenienti da, o diretti a, Caltanissetta o Palermo ma solo di una automotrice da Catenanuova. Lo stesso prevedeva 7 coppie di treni regionali aventi fermata per Caltagirone e Gela e 3 in senso inverso. Un solo treno regionale da Siracusa vi effettuava fermata. Nonostante la potenzialità, data la vicinanza del cimitero e la popolosità dei quartieri limitrofi, la stazione è stata del tutto sottoutilizzata fino all'abbandono del servizio viaggiatori. Il futuro è incerto; resta il possibile riutilizzo quale stazione del passante ferroviario di Catania, per il servizio di trasporto metropolitano. Consistente era il traffico merci sia di derrate e ortofrutticoli sia di prodotti semilavorati industriali e minerari. Il traffico merci si è progressivamente ridotto dall'inizio degli anni ottanta anche in seguito all'attestamento dei treni nella stazione di Bicocca e alla trasformazione del trasporto merci in intermodale. La stazione è dotata di: Bar Ferrovie dello Stato, Palermo, Orario generale di servizio, fascicolo 152a, valido dal 31 maggio 1981 al 28 maggio 1983. Ferrovie dello Stato, Palermo, Fascicolo orario 152b, valido dal 31 maggio 1981 al 28 maggio 1983, Genova, Ist. grafico S. Basile, 1981. Ferrovie dello Stato, Palermo, Orario generale di servizio, fascicolo 153, valido dal 28 maggio 1995 al 31 maggio 1997. Ferrovie dello Stato, Palermo, Fascicolo orario 154, valido dal 28 maggio 1995 al 31 maggio 1997, Genova, Ist. grafico S. Basile, 1995. Ferrovie dello Stato, Palermo, Fascicolo circolazione della Unità Periferica, ediz. in vigore dal 24 settembre 1995. Ferrovie dello Stato, Palermo, Fascicolo linea 152, ediz. 2003 con aggiornamenti. Passante ferroviario di Catania Ferrovie siciliane Società Vittorio Emanuele Società per le Strade Ferrate della Sicilia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Catania Acquicella

Chiesa di Santa Maria de La Salette
Chiesa di Santa Maria de La Salette

La chiesa di Santa Maria de La Salette è un luogo di culto cattolico di Catania, ubicata nell'omonimo quartiere del centro storico. Distrutta nel maggio del 1943 durante un bombardamento, fu ricostruita subito dopo. Fu fondata nella via omonima del nascente rione del centro storico di Catania, confinante a nord-ovest con il quartiere San Cristoforo e a nord-est con quello degli Angeli Custodi, col prospetto di pietra calcare, già in via di completamento a fine Ottocento, collocata ad oriente. Ispirata all'architettura neogotica, essa venne realizzata su progetto dell'ingegnere catanese Carmelo Sciuto Patti, molto attivo in città, disegnato analogamente al santuario di La Salette-Fallavaux in Francia. L'edificazione del tempio avvenne a spese dei fedeli e su iniziativa di Giuseppe Benedetto Dusmet, cardinale-arcivescovo della città, nato a Palermo ma venerato dai cittadini catanesi, spentosi il 4 aprile 1894. La data della posa della prima pietra fu il 29 giugno del 1872. Venne ufficialmente aperta al culto il 26 aprile del 1874 e, poco dopo, il 1º luglio 1897 vi fu fondata una Congregazione – come si leggeva fino al 1900 in una tabella esposta nell'Oratorio festivo salesiano – contigua alla stessa chiesa e per il finanziamento del quale oratorio si mosse la generosità del card. Giuseppe Francica Nava con una donazione di 647 lire. La descrizione tramandata è quella che fece lo storico Rasà nel 1900. Superata la soglia della porta maggiore, si osservava il vestibolo sul quale c'era la tribuna destinata alla collocazione di un organo ed illuminata, oltre che da quattro finestre piccole, da un finestrone circolare a foggia di rosone. A sinistra di questo vestibolo vi era murata una lapide con la seguente epigrafe: Sul muro a destra del medesimo vestibolo era collocata l'acquasantiera con dei rilievi rappresentanti il monogramma di Maria e gli strumenti della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Alla base di tali rilievi vi erano scolpite le parole: Nella chiesa ad un'ampia navata si ammirava – "opera stupenda!" a dire del Rasà – la volta di colore cilestro chiaro, ornata di stelle auree, come sotto l'abside a sesto acuto, illuminata da cinque finestre, disposte a semicerchio in fondo e da due grandi rosoni ai lati nord e sud. Fornite di cinque finestre archiacute con sottostanti altrettanti rosoni per ogni lato, le pareti laterali del sacro edificio avevano semicolonne piuttosto alte, ancora da intonacare agli inizi del '900. In esse erano incavate quattro cappelle destinate agli altari – ancora da costruire all'epoca dello storico Rasà –, sostituiti da due altari provvisori in legno sormontati, quello di destra da un piccolo quadro con l'immagine di San Giuseppe e quello a sinistra dal Crocifisso a grandezza naturale vicino a una piccola tela della Maria Addolorata. Attorno alle stesse pareti laterali erano disposte due porte a sesto acuto, una delle quali era a nord e l'altra a sud. Più in alto erano incavati quattro nicchioni, destinati ad accogliere dei simulacri, mentre più in basso erano fissati i 14 quadretti della Via Crucis. Nell'abside si scorgevano la balaustrata marmorea come il pavimento, un armonium provvisorio, due specie di usci a sesto acuto e l'altare maggiore tutto di marmo, eretto per devozione di Giovanni Marchese, come si legge al lato del vangelo ovvero in cornu evangelii. Sullo sportellino del ciborio era scolpito l'Agnus Dei e sulla tendina che lo copre erano ricamate a lettere auree le parole: Nell'abside vi era una grande nicchia ad arco ogivale, nella quale era conservata la statua di Nostra Signora di La Salette in cemento d'origine parigina. In fondo alla chiesa, lato nord, si vedeva un busto marmoreo che raffigurava papa Pio IX, poggiato su un piedistallo ligneo di fattura napoletana. Al posto dell'ambone era presente un confessionale. Dal lato sud c'era un'altra porta interna per la quale si passava in un oratorio con un altarino a sinistra ed uno di fronte, sul quale era posto un altro simulacro in legno rappresentante la Madonna della Salette, opera risalente al 1898 dello scultore catanese Lorenzo Grassi (o Grasso). Sulle pareti di quest'ultimo altare si trovavano appesi quadretti votivi. La maggiore delle tre campane fu benedetta il 16 maggio 1897 da mons. Antonio Cesareo, catanese, vescovo in partibus, essendone stato padrino il sig. Camillo Elia. Ad essa fu imposto il nome di Maria. L'11 maggio del 1943 la chiesa venne rasa al suolo, durante i bombardamenti in Sicilia. La ricostruzione nello stesso luogo, avviata nel secondo dopoguerra e diretta dall'arch. Raffaele Leone, tra il 1945 e il 1949, mutò il vecchio prospetto con la nuova caratteristica facciata esterna in mattoni rossi, cornicione, cornici e portale in pietra bianca decorato con una lunetta scolpita, raffigurante la Madonna della Salette, gli angeli e i due pastorelli, Maximin e Mélanie. Le due pareti laterali in marmo, presentano ciascuna due altari, anch'essi in marmo e a sesto acuto: l'altare della Carità e della Famiglia Salesiana a destra, quello della Sacra Famiglia e del Sacro Cuore a sinistra. L'altare maggiore, in marmo giallo con due angeli, e rivolto verso i fedeli. La statua lignea della Madonna della Salette, di origine francese, presenta ancora oggi, sul fianco destro, i segni del bombardamento del 1943. Il 19 marzo 1893, festa di San Giuseppe, alla presenza del cardinale Dusmet veniva affidato ufficialmente ai Salesiani l'Oratorio festivo che in onore del papa Leone XIII fu chiamato "Leone XIII alla Salette". Per decisione dell'arcivescovo mons. Carmelo Patanè, dal 1947 i Salesiani sono presenti alla "Salette" come Comunità religiosa regolare per offrire il lavoro a questo quartiere povero ed abbandonato con la Parrocchia, la scuola e l’Oratorio - Centro giovanile, il teatro. Infatti, è grazie all'opera dei Padri Salesiani, i quali, svolgendo la loro attività pastorale nel quartiere « della Salette », istituirono la scuola primaria, l'Oratorio, il Centro giovanile, i G.R.EST., i corsi professionali, i laboratori di formazione finalizzati all'inserimento nel mondo del lavoro, sia per ragazzi (elettricisti e termoidraulici) che per ragazze (sarte ed estetiste), combattono la cultura della strada e formano 'buoni cristiani ed onesti cittadini'. Il 19 settembre si celebra con molta devozione, ma senza grandi clamori, la festa della Madonna della Salette, voluta dal ricordato Cardinale Dusmet per ricordare l'evento accaduto in Francia. I festeggiamenti solenni sono preceduti da un triduo liturgico e dalla processione serale del simulacro della Madonna dalla chiesa parrocchiale per attraversare le vie adiacenti del quartiere, accompagnata dalle preghiere dei fedeli, la banda musicale e lo sparo dei fuochi d'artificio. Conclude la processione lo spettacolo pirotecnico di chiusura e la solenne benedizione ai fedeli. Nei giorni precedenti e in quelli successivi alla festa religiosa sono allestite numerose sagre e vari spettacoli musicali. Giuseppe Rasà Napoli, "Guida e breve illustrazione delle chiese di Catania e sobborghi", Catania, Tringale Editore, 1984 (ristampa dell'edizione dell'anno 1900), pp. 425-427. Vittorio Consoli (a c. di), "Enciclopedia di Catania", Catania, Tringale Editore, 1987 (seconda edizione riveduta e aggiornata), p. 163. Saverio Gaeta, "La Salette. Il pianto e le profezie della Bella signora", Cinisello Balsamo, San Paolo, 2017, ISBN 978-88-922-1166-7. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria de La Salette Chiesa di Santa Maria della Salette , su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 19 aprile 2022. Ispettoria Salesiana Sicula "San Paolo": Catania Salette, San Giovanni Bosco, su sdbsicilia.org. URL consultato il 18 aprile 2022. Oratorio Salesiano Don Bosco, Catania Salette, su donboscoitalia.it. URL consultato il 18 aprile 2022. S. Maria delle Salette - Catania, su isolainfesta.it. URL consultato il 19 aprile 2022. Oratorio Salesiano San Giovanni Bosco Salette - CT, su oratoriosgboscosalettect.wordpress.com. URL consultato il 19 aprile 2022.

Angeli Custodi

Angeli Custodi (Ancili Custoddi o a Sciara in dialetto catanese) è un quartiere della zona sudorientale della città di Catania, facente parte dal 2013 della I Circoscrizione (già I Municipalità, quella del Centro Storico), comprendente anche i quartieri Antico Corso, Civita, Fortino, Giudecca, San Berillo e San Cristoforo. Il toponimo Angeli Custodi trae origine dalla presenza nel quartiere di una chiesa intitolata al culto dei Santissimi Angeli Custodi, risalente al XVIII secolo. Il quartiere Angeli Custodi sorge nella parte sudorientale del centro storico di Catania. Esso confina a nord-ovest con i quartieri Murorotto o Pozzo di Gammazita - Terme dell'Indirizzo e Castello Ursino, ad ovest con il quartiere Santa Maria de La Salette, a sud con il quartiere Tondicello della Plaia - Faro Biscari, ad est trova sbocco nel porto, e a nord-est il Giardino "Giovanni Pacini" e Piazza Paolo Borsellino, già Piazza Alcalà, lo separano dalla Civita. Agli Angeli Custodi inizia il percorso della Via del Plebiscito, l'antica circonvallazione esterna che racchiudeva i rioni più antichi del centro storico catanese, anche se il quartiere è sorto fuori da tale cinta. Fra le altre strade più importanti degli Angeli Custodi vi sono: via Angelo Custode, via Cristoforo Colombo, via Domenico Tempio, via Grimaldi, via Plaia, via Stella Polare e via Zurrìa. Lo sviluppo del quartiere comincia con la ricostruzione della città di Catania dopo il Terremoto del Val di Noto del 1693, che la aveva quasi rasa al suolo, come parte della sua espansione verso Sud, e la sua storia coincide per buona parte con quella del vicino quartiere di San Cristoforo, con il quale viene spesso scambiato, confuso o più che altro considerato come un tutt'uno. Infatti è stata una calamità ancor precedente, la colata lavica dell'Eruzione dell'Etna del 1669, a creare una sciara che ha sguarnito i bastioni delle Mura di Carlo V nella parte meridionale della città, colmando il fossato del Castello Ursino allontanandolo dal mare per molti metri, e costituendo così il terreno per gli Angeli Custodi e per i quartieri limitrofi, più in là man mano anch'essi urbanizzati. Il popolamento del quartiere avvenne con l'afflusso di numerose famiglie di origine proletaria provenienti dalle aree rurali, e ciò si verificò in modo più consistente nella seconda metà del XIX secolo. Gli Angeli Custodi vennero popolati in prevalenza da manovali, barrocciai (carrettieri), muratori, capimastri, carpentieri e maestri d'ascia, attivi nell'edilizia, nonché da operai attratti dall'insediamento di attività industriali nella zona, spesso collegate al porto e alla ferrovia. Si verificò perciò un processo di urbanizzazione molto rapido, tanto che nel decennio compreso tra il 1871 e il 1881, la popolazione degli Angeli Custodi crebbe del 56%, registrando un livello di incremento più elevato rispetto alla media cittadina del 19%. La conseguenza fu lo sviluppo di un abitato disordinato, che fu oggetto del piano di risanamento e ampliamento per la città di Catania redatto nel 1879 dall'architetto Bernardo Gentile Cusa, il quale nella sua relazione fece la seguente descrizione del quartiere: «porzione a sud di via Plebiscito e dell'ultimo tratto di via Garibaldi, per la maggior parte di recentissima costruzione. Le sue vie in generale sono dritte e lunghe, ma non strettissime e, meno rare eccezioni, senza coperture stradali [...] più di due terzi delle case sono ad un solo piano, non si può dire che la popolazione vi stia molto ristretta. Eppure è il quartiere che ha mortalità annua quasi doppia della media [...] non esiste una sola piazza.» La forte densità abitativa e le scarse condizioni igienico-sanitarie del quartiere, causarono le epidemie di colera scoppiate nel 1867, 1884 e 1887, che colpirono la città di Catania. L'epidemia del 1887, colpì particolarmente gli Angeli Custodi, che con una popolazione di 11.000 abitanti, registrò un tasso di mortalità del 36 per mille. Per fronteggiare la situazione e dare maggior decoro, l'amministrazione comunale provvide alla sistemazione delle strade del quartiere, come via Zurrìa. Dopo la crisi dello zolfo del 1895, la zona risentì della significativa ripresa dell'economia di Catania; inoltre, per la sua caratteristica di quartiere industriale storico della città, cominciava ad ospitare le case dei vari lavoratori: infatti, nella prima metà del XX secolo, durante il periodo denominato Biennio Rosso, ovvero il 1919-20, si verificarono numerosi scontri tra i manifestanti - perlopiù zolfatai ed edili disoccupati dopo la prima guerra mondiale - e la polizia. Tra le zone maggiormente colpite dai bombardamenti su Catania del 1943 operati dall'aviazione anglo-americana nella seconda guerra mondiale, nel dopoguerra venne ricostruita ma perse la sua caratteristica di quartiere industriale in favore della nascente area di Pantano d'Arci, zona a sud di Catania in precedenza paludosa e quindi sottoposta a opere di bonifica fra le due guerre mondiali, nella quale a partire dagli anni Cinquanta si è cominciata a costruire l'odierna Zona industriale di Catania; rimasero comunque nel quartiere le attività artigianali, fiorenti tuttora, non a caso questa zona non è più marginale, bensì inglobata e inclusa nel tessuto urbano della città, la cui periferia è ormai abbastanza più a sud. Nel corso della seconda metà del XX secolo, gli Angeli Custodi, assieme ad altri quartieri limitrofi, fu interessato dal declino socioeconomico che lo ha reso uno dei quartieri più degradati del capoluogo etneo, nonché tra quelli con i più alti tassi di criminalità, soprattutto quella organizzata e minorile. Il processo di urbanizzazione dell'area avvenuta dopo il XVIII secolo portò alla costruzione di edifici dalle caratteristiche architettoniche di tipo rurale, in particolare nelle vie e viuzze secondarie. Edifici in stile architettonico borghese sono perlopiù presenti in Via del Plebiscito e Via Cristoforo Colombo, e pertanto non sono presenti beni monumentali di particolare interesse. In via Angelo Custode sorge il luogo di culto principale del quartiere, la Chiesa dei Santissimi Angeli Custodi, la cui costruzione risale al 1730, rendendola la chiesa più antica di tutta l'area sudorientale catanese. In via del Principe vi è un secondo luogo di culto cattolico, la Chiesa del Santissimo Salvatore, di più piccole dimensioni e con la scritta campeggiante in latino "Salvator Mundi", che risale al 1945 e probabilmente è chiuso al culto. Nel quartiere vi era stato costruito negli anni sessanta del XIX secolo pure il Mattatoio Comunale alla fine di via Zurrìa, che dall'inizio del XXI è stato ristrutturato e trasformato nella Piscina Comunale "Francesco Scuderi". Inoltre vi era stato edificato anche il Mulino Santa Lucia nell'omonima via, realizzato alla fine dell'Ottocento ma colpito da un incendio nel 1905, quindi abbandonato e dismesso: solo nel 1991 è stato acquistato dal Comune e nel 2009 è stato comprato dall'imprenditore romano Francesco Bellavista Caltagirone, che voleva trasformarlo in un hotel intitolato al musicista catanese Vincenzo Bellini, ma l'operazione non è arrivata a conclusione sia perché in quel luogo si concentra molto traffico, sia perché vi è stato poi anche un processo per lottizzazione abusiva, che vide comunque gli imputati assolti nel 2013. Agli Angeli Custodi sorsero come industrie anche: la "Centrale del Gas", fatta costruire da una società belga costituita in origine nel 1862, in seguito municipalizzata e che dal XXI secolo ha assunto il nome di "Asec", poi "ASEC TRADE", e ora "Catania Rete Gas"; e poi la "Centrale Elettrica" fatta costruire nel 1950, in un'area dove prima vi era un deposito dei tram, dalla S.G.E.S., società fondata a Roma nel 1903, che dal 1918 ha sede a Palermo e che nel 1963 è stata rilevata dall'ENEL. Area industriale fino alla prima metà del XX secolo, oggi vi sono concentrate perlopiù attività artigianali e commerciali. Nel quartiere è presente una scuola di istruzione primaria, ed una biblioteca comunale, quest'ultima ubicata in Via Stella Polare, sorta nel 2008 all'interno dei locali di un ex cinema. Quello degli Angeli Custodi è uno dei quartieri catanesi con il più alto indice di dispersione scolastica. La zona è regolarmente servita dai mezzi pubblici dell'AMT, e vi transitano gli autobus delle linee D, L-EX, 431N, 431R, 503. R. D'Amico, Catania: i quartieri nella metropoli, Catania, Le Nove Muse, 2001, pp. 136-139, ISBN 8887820139. Il Tessuto Urbano - 1ª Circoscrizione Centro Storico, su comune.catania.it. URL consultato il 20-09-2018.

Stazione di Catania Aeroporto Fontanarossa
Stazione di Catania Aeroporto Fontanarossa

La stazione di Catania Aeroporto Fontanarossa è una fermata ferroviaria posta sul tronco comune alle linee Messina-Siracusa, Palermo-Catania, Catania-Agrigento e Catania-Gela. Serve il vicino aeroporto internazionale di Catania Fontanarossa, a cui è collegata tramite un servizio di bus navetta. La fermata di Catania Aeroporto Fontanarossa fu attivata il 13 dicembre 2020 ed aperta al pubblico il 13 marzo 2021. Non fu subito aperta al pubblico a seguito dell'attivazione tecnica in quanto non era pronta la strada di collegamento con l'aerostazione, la cui ultimazione fu portata a termine a cura della SAC (società di gestione dello scalo aereo etneo) nei tre mesi successivi. Attualmente la fermata viene impiegata nell'ambito del servizio ferroviario di carattere regionale, in attesa dell'istituzione di un servizio metropolitano con maggiori frequenze lungo il passante ferroviario di Catania. La fermata, posta alla progressiva chilometrica 235+522 fra le stazioni di Catania Acquicella e di Bicocca, conta due binari, uno per ogni senso di marcia, serviti da due marciapiedi laterali lunghi 200 m e alti 55 cm sul piano del ferro, e parzialmente coperti da pensiline. L'attraversamento dei binari avviene tramite sottopassaggio; le banchine sono raggiungibili attraverso rampe di scale e ascensori. È predisposta per la trasformazione in stazione, con l'aggiunta di almeno un ulteriore binario. La fermata dista, in linea d'aria, circa 700 metri dall'aeroporto di Catania Fontanarossa, per raggiungere il quale l'Azienda Metropolitana Trasporti di Catania offre un servizio di bus navetta, che collega anche il vicino parcheggio scambiatore, con un tempo di percorrenza di circa tre minuti. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Catania Aeroporto Fontanarossa

San Cristoforo (Catania)

San Cristoforo (San Cristofuru in dialetto catanese) è un quartiere della zona sudoccidentale della città di Catania, facente parte della I Circoscrizione del Comune (già I Municipalità, quella del Centro Storico), comprendente anche i quartieri Angeli Custodi, Antico Corso, Civita, Cappuccini, Fortino, Giudecca e San Berillo. Il quartiere è delimitato a nord da San Cosimo alle Chianche e dalla Giudecca, a est dal quartiere Terme di Sant'Antonio, a sud-est da Santa Maria de La Salette, a sud e sud-ovest dal quartiere Passarello, ad ovest dai quartieri Fortino e Fortino Vecchio. Alcuni di questi quartieri sono considerati appartenenti a San Cristoforo, poiché sono continuazioni del tessuto urbano fittamente popolato: tra questi ci sono Santa Maria de La Salette e Passarello; a loro volta sono questi quartieri che confinano con altri che non sono tradizionalmente riconducibili a San Cristoforo, anche se popolarmente scambiati o confusi con esso, come Angeli Custodi, Tondicello della Plaia - Faro Biscari (la zona di piazza Caduti del Mare) e il quartiere Acquicella, in cui è presente una stazione ferroviaria e il cimitero monumentale di Catania. L'unica piazza esistente, che però è molto caratteristica, è proprio piazza San Cristoforo: essa si affaccia sul tratto sud-est di via Plebiscito, antica circonvallazione della città vecchia. San Cristoforo nasce in seguito al terremoto del Val di Noto del 1693, come parte dell'espansione della città verso Sud, cioè proprio la zona che era stata sguarnita dalla eruzione dell'Etna del 1669, quindi qualche decennio prima. «Qui, favoriti dai bassi prezzi dei terreni, si reinsediano i sopravvissuti più poveri costruendo le loro modeste case terranee o, tutt'al più, solarate spesso appoggiandosi alla preesistente rete stradale fatta di vie strette, tortuose, irregolari. In qualche caso vengono riproposti sistemi a cortile di tipo rurale, con case terranee che si affacciano su un cortile comune al quale si accede attraverso un arco posto sulla via (…) La "storia fattasi pietra" di questa parte così importante della città, ottiene un riconoscimento adeguato solo con il Piano Regolatore di L. Piccinato del 1964. Qui, dopo l'operazione San Berillo la città rilevata da Ittar nel 1832 viene sottoposta a tutela con la definizione del Centro Storico, lasciando al di fuori alcuni tessuti urbani tardo-settecenteschi come San Cristoforo e i quartieri del piano di Gentile. Anzi proprio San Cristoforo, secondo le indicazioni del piano, avrebbe dovuto essere demolito per ospitare nuovi quartieri di edilizia residenziale. Questo che oggi definiamo un errore, ma che era forse il massimo risultato ottenibile con la cultura degli anni Sessanta, è stato oggi sanato dalle previsioni del nuovo PRG che accoglie nella zona A questi tessuti, insieme a quelli dei sobborghi storici». Il quartiere si presenta come un luogo ricco di stimoli e denso di contraddizioni. Da un lato conserva ancora aree di forte degrado, che si rispecchiano inevitabilmente sul piano sociale; dall'altro offre un colorito affresco dell'animo della Città di Catania: "Arrusti e Mangia" (Street Food), Sangeli, Carne di Cavallo, sono solo alcune delle perle che si possono scoprire tra le strade del quartiere. La prima celebrazione risale al 1951. Si festeggia il 25 luglio presso la parrocchia omonima sita in via Plebiscito, la festa di San Cristoforo. Nel quartiere, fra via Giuseppe Garibaldi alta e piazza San Cristoforo, vi era la caserma ottocentesca della Cavalleria Borbonica, trasformata alla fine del secolo nella Manifattura Tabacchi e dismessa verso l'inizio del nuovo millennio. Chiesa di San Cristoforo alle Sciare, via Plebiscito, 353 http://www.comune.catania.it/la-citta/municipalita/1/societa/ http://www.comune.catania.it/la-citta/municipalita/1/tessuto-urbano/

Museo civico al Castello Ursino
Museo civico al Castello Ursino

Il Museo civico di Catania è situato all'interno del Castello Ursino dal 20 ottobre 1934. Dopo la chiusura del Museo Biscari (tra le più importanti collezioni d'Europa del tempo, definito da Dominique Vivant Denon una "lodevole raccolta") e il sequestro della Collezione dei Benedettini, a Catania si avvertì ben presto la necessità di un Museo Civico. La sua apertura tuttavia avvenne non prima del 1934 su un primo progetto di Guido Libertini, al tempo soprintendente alle Antichità di Catania. La scelta dell'ubicazione ricadde sul Castello Ursino, unico monumento cittadino abbastanza capiente per ospitare la collezione benedettina a cui presto si aggiunsero i reperti acquistati dagli eredi del Principe di Biscari, la collezione Zappalà Asmundo e molte donazioni private. Il Museo si avvaleva così di tre importanti collezioni che comprendevano le sezioni archeologica, medievale, rinascimentale e moderna. A causa di problemi burocratici e di reperimento di fondi per la necessaria ristrutturazione, il museo è successivamente rimasto chiuso per moltissimi anni. La riapertura del primo piano del museo (avvenuta nel 1999) permette di ammirare parte delle sculture di epoca ellenistica e romana fra cui spiccano la testa di efebo del VI secolo a.C., ritrovata negli scavi dell'antica Leontinoi e appartenuto a Ignazio Paternò Castello, recentemente ricongiunta all'acefalo Kouros esposto al Museo Paolo Orsi di Siracusa), la statua di Ercole di III secolo proveniente dagli scavi del palazzo Zappalà in via A. di Sangiuliano a Catania, il monumentale torso di imperatore Giulio-Claudio raffigurato come Giove. Inoltre molti frammenti decorativi provenienti dal Teatro e pregevoli mosaici pavimentali provenienti da diverse parti della città (spicca sugli altri un invitante "Vtere Feliciter", augurio che faceva da ingresso al ninfeo di piazza Dante). Pure di notevole importanza (soprattutto per la storiografia Siciliana di età imperiale e per le funzioni pubbliche) il cippo monumentale di Q. Atilius, chiamato cippo Carcaci e il frammento di decorazione (dato l'aspetto probabilmente in origine dovette essere parte di una colonna istoriata) proveniente dagli scavi presso la Porta delli Canali (oggi Porta di Carlo V), trovati entrambi a Catania. Notevoli i due portali rispettivamente del XIII e XV secolo. Quest'ultimo situato nel cortile è un importante documento del periodo in cui il Castello fu sede di prigione, con le scritte (firme, poesie, disegni) incise dai condannati sugli stipiti. Esiste anche una notevole collezione numismatica ricca di preziose monete greche e romane. Per finire una ricca collezione di crateri greci fra cui spicca un cratere attico raffigurante Perseo che decapita la Gorgone. Nel 1995 venne riaperta un'ala del maniero per rendere fruibile la parte relativa alla pinacoteca. Tra le opere esposte ricordiamo una piccola raccolta di tavolette bizantine, San Cristoforo di Pietro Novelli, Natività di Geraci (copia della Natività di Caravaggio, trafugata a Palermo nel 1969), Madonna in trono con il Bambino di Antonello de Saliba, Cristo deriso e Morte di Catone del fiammingo Matthias Stomer, l'Ultima cena di Luis de Morales (XVI secolo), ma anche alcune tele di Mattia Preti (San Luca Pittore), Gaspare Serenarlo, Mariano Rossi (Martirio di sant'Agata), Giuseppe Patania (Sibilla), El Greco (Ritratto di Gentiluomo), Michele Rapisardi (Testa di Ofelia pazza, I vespri Siciliani) e Malinconia di Domenico Fetti. Appena entrati nel castello, ci si trova davanti alla biglietteria. In quella stessa sala sono esposte alcune epigrafi giudaiche e l'epigrafe proveniente dalla loggia senatoria medievale che proclamava la cacciata degli ebrei del 1492 da Catania. È esposta una copia dell'Epigrafe di Iulia Florentina, conservata al Museo del Louvre. Su un basamento si trova la statua di Ignazio Paternò Castello Principe di Biscari, opera di Antonio Calì oppure, secondo una recente indagine, dell'architetto e scultore Gioacchino Calì. Accanto ad essa si trova un'edizione del suo libro, Viaggio per le Antichità della Sicilia, corredato dal suo ritratto inciso da Antonio Zacco. Sono esposti varie parti di un Mosaico romano raffigurante i mesi. Infine sono qui conservate una chiave di volta medievale ed un cannone seicentesco recuperati durante lavori nel fossato del castello. Alla parete è appesa un'epigrafe cinquecentesca che cita un castellano di Toledo. In questa sala è anche conservata la grande collezione d'armi, che comprende portapolvere in metallo del XVI sec., delle pistole tedesche (del XVI sec., alcune delle quali dell'artigiano) e dei portapolveri seicenteschi decorati ad incisione provenienti dalle collezioni Benedettine. In questa sala ed in quella successiva sono esposte opere perlopiù provenienti dal teatro romano. Tra le principali, un plinto romano, rinvenuto da Biscari durante gli scavi al teatro romano nel 1770. Sul fronte è rappresentato un trofeo incoronato da due vittorie alate e sul fianco sinistro presenta due prigionieri barbari. Sul fianco destro è rappresentata una donna seduta che regge una lancia. Sono qui presenti anche una statua colossale acefala, un torso di Hermes e la base di un cratere neoattico. Qui sono esposti frammenti di mosaici romani, una statua di ercole e la copia in gesso del sarcofago di Costanza d'Aragona. Tra le principali opere esposte in questa sala ci sono: Un mosaico proveniente dalle Terme Achilliane, ornato da putti che invitano a godere del soggiorno alle terme ("Vtere Feliciter") Due frammenti di un fregio che rappresenta una Gigantomachìa risalente al III secolo d.C. Un Torso virile dedicato a Giove, ritrovato vicino al convento di Sant'Agostino dal principe Biscari nel 1737. Una statua raffigurante Ercole con pelle di leone, del II sec. Copia ridotta dell'Ercole Farnese, II sec. Un plinto con delfini dal teatro. In questa sala, in alcune vetrine, sono esposte molte statuine fittili. Tra le principali ci sono Afrodite, Cagnolino in lotta con un gallo, Ninfa su uno scoglio ed infine una testa preistorica. Degna di nota è una scultura che rappresenta un ariete colossale. L'opera più importante è il frammento con cavaliere, probabilmente proveniente da una colonna istoriata, ritrovato nei pressi di porta Carlo V. Chiamata così per il suo utilizzo come deposito, conserva al suo interno un mosaico romano raffigurante l'Africa ed una testa muliebre egizia. Qui sono esposti i bronzetti figurati, circa 2000, di cui 1600 appartengono alla collezione dei Benedettini e gli altri a quella dei Biscari. Sono presenti bronzetti di età arcaica, sicelioti, magno-greci, etrusco-italici ed ellenistici. Si può ammirare il rilievo marmoreo di Demetra e Core, ritrovato nel 1930 nella collina di Montevergine e databile al 420 a.C. La donna a sinistra è Demetra, che solleva un lembo del suo peplo, a destra la figlia Core indossa il chitone, e con la mano destra sorregge una fiaccola per farsi luce forse nell'ade; la scena non appare completa a destra poiché il rilievo è danneggiato. Ai piedi di Core c'è un cratere. Nella sala sono presenti molti vasi greci. Un esempio molto rilevante di ceramica a figure rosse è il Cratere con Perseo e Medusa. Proviene dagli scavi di Camarina. Viene rappresentato Perseo che mostra la testa di Medusa a Polidette. Nelle altre sale sono conservate perlopiù epigrafi e statue, facente parte della mostra permanente "Voci di Pietra": Nella prima sala sono conservati: Due lastre tombali, una di personaggio insignito del Tonson d'Oro (XVI sec.) ed una con figura dormiente. Pittura medievale raffigurante la Vergine tra i santi Lucia e Giovanni (XV sec.) Il Ritratto di Gentiluomo di El Greco, recentemente restaurato grazie ai fondi di OperaTua. Alcune icone bizantine, una placca con crocifisso di manifattura limosina ed uno smalto raffigurante la Vergine in Gloria. Alcune parti del polittico di Antonello de Saliba, proveniente dalla chiesa di Santa Maria di Gesù: Madonna col Bambino, Sant'Antonio, San Francesco d'Assisi, Resurrezione. Sant'Onofrio del Bernazzano. Scacchi seicenteschi dei Benedettini L'Ultima Cena dello spagnolo Luis de Morales. Qui sono presenti soprattutto opere del Seicento e del Settecento, con capolavori di Matthias Stomer e Pietro Novelli: Molte opere di Stomer sono presenti nella collezione che Giovan Battista Finocchiaro donò alla città di Catania nel 1826: tra queste la Morte di Catone, Crocifissione di San Pietro, il Suicidio di Seneca ed il Cristo deriso: raffigura 6 persone in costumi seicenteschi illuminate da una candela: sono intenti a deridere il Cristo, rassegnato perché consapevole del proprio destino. Tra le opere principali di Pietro Novelli c'è la tela raffigurante San Cristoforo, San Giovanni Battista, Madonna col Bambino e San Luigi re di Francia ed Il Samaritano soccorre il ferito. L'unica copia esistente della preziosa pala d'altare "Natività" di Caravaggio, rubata dalla mafia a palermo e non più ritrovata. Questo quadro fu dipinto nel 1627 per Don Gaspare Orioles da Paolo Geraci. Il “Cristo alla colonna” di Mario Minniti. In primo piano risalta Cristo, alle sue spalle vi è un flagellatore mentre a fare da contrasto è il drappo bianco, che viene a lui tolto dall’altro flagellatore. La Maddalena Penitente della scuola del pittore barocco Giovanni Lanfranco. Essa è rappresentata con i lunghi capelli sciolti, gli occhi lacrimanti, nell’atto di gettare via il manto e i gioielli. San Luca pittore di Mattia Preti. Il santo è raffigurato sulla groppa di un bue e sta dipingendo un’immagine mariana. Il quadro di Santa Caterina in estasi venne inizialmente attribuito a Giulio Cesare Procaccini e successivamente a Pier Francesco Mazzucchelli. La Santa indossa l’abito dell’ordine domenicano insieme a un velo bianco, porta una corona di spine sul capo rivolto leggermente all’indietro; la sua espressione facciale rappresenta l'esperienza della visione della santa. Tra i dipinti di Jusepe de Ribera ci sono Il Profeta, San Francesco con un Crocifisso e il Compianto sul Cristo morto, attribuito alla sua scuola. Altre opere importanti conservate in questa sala sono la Maddalena di Andrea Vaccaro, i Tre Re di Simone de Wobreck ed il San Gennaro attribuito a Francesco Solimena. In questa sala sono esposte opere settecentesche: Bozzetti "Incoronazione di Sant'Agata", "Morte di San Giuseppe" e "San Francesco Caracciolo" di Marcello Leopardi e "Martirio di Sant'Agata" di Mariano Rossi. "Natura morta con frutta e paesaggio" e la "Natura morta con frutta e fontana" del pittore barocco napoletano Aniello Ascione. Paesaggio con rovine di un ignoto pittore meridionale, una delle 5 tele provenienti Villa Scabrosa. Il paesaggio non è reale ma arricchito di ruderi. Va in coppia con la tela Battaglia Navale, del XVIII sec. Venditrice di pesce di Giuseppe Bonino (1760). Una statua di artista dell'Italia Centrale raffigurante Afrodite inginocchiata all'antica. Una splendida tela raffigurante La Maddalena, attribuita da molti al pittore Guglielmo Borremans. Due opere in cera raffiguranti Sant'Agata davanti a Quinziano e Sant'Agata incoronata in carcere, del XVIII sec. Un portale di ispirazione gaginesca. Un ritratto settecentesco del priore Placido Scammacca, raffigurato accanto ad un vaso greco. Questo stesso vaso è conservato in una teca lì accanto. Due piccoli dipinti di Michele Rocca, raffiguranti la Nascita di Venere e la Nascita di Adone. In questa sala, intitolata al pittore romantico Michele Rapisardi, sono conservate molte sue opere, a partire dal suo capolavoro I Vespri Siciliani. Altre sue opere conservate nella sala sono la famosissima Testa di Ofelia Pazza, uno studio per i Vespri Siciliani ed un suo autoritratto. Nella sala sono altresì presenti grandi opere di Natale Attanasio: la grande tela Sunt Lacrima Rerum, meglio conosciuta come "Le Pazze", è affiancata da Donne ai campi e dal quadretto Tasso ed il Cardinale d'Este. Un'altra opera importante è Provenzan Salvani nella piazza del Campo di Bernardo Celentano. Dalla sala dedicata al Rapisardi si accede ad uno spazio al piano superiore. In esso sono esposti perlopiù ritratti ottocenteschi di pittori come Michele Rapisardi, Giuseppe Rapisardi, Giuseppe Sciuti, Natale Attanasio, Calcedonio Reina, Francesco Lojacono, Pasquale Liotta, Domenico Morelli, Alessandro Abate, Antonino Gandolfo e Giuseppe Gandolfo. In delle vetrine sono esposti dei vasi cinesi del XVIII sec., dei violini prodotti dall'Amati, ceramiche di Caltagirone ed infine dei bronzi raffiguranti Venere e Vulcano (XVII sec.) e Perseo (XVII sec.) Grande sala dedicata a mostre ed esposizioni. Sono esposti vari bassorilievi ed alcune sculture, come delle epigrafi provenienti dalla Certosa di Nuovaluce ed un'urna di scuola gaginiana. In una sala adiacente sono esposti parte della collezione numismatica ed il Fondo Sebastiano Ittar: si tratta di matrici ed incisioni di Ittar, raffiguranti alcuni studi su monumenti ed opere d'arte catanesi. Dal 2016 è attivo il progetto EPICUM, realizzato dall'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR e dall'Università di Oxford, per la digitalizzazione del corpus completo delle epigrafi del Museo civico al Castello Ursino. Le 580 epigrafi della collezione sono state catalogate secondo lo schema EpiDoc e sono rese disponibili in Linked Open Data. Maria Teresa Di Blasi e Concetta Greco Lanza, Il Cicerone. Storia, itinerari, leggende di Catania, 2ª ed., Catania, Edizioni Greco, 2007, ISBN 978-88-7512-060-3. Barbara Mancuso, Castello Ursino a Catania. Collezioni per un museo, Piccola biblioteca d'arte, vol. 3, Palermo, Edizioni Kalós, 2008, ISBN 978-88-89224-55-7. Agostino Arena, Il Castello di Ursino nella Storia e nelle "Storie" di Catania, Acireale (CT), A&B editrice, novembre 2014, ISBN 88-7728-354-8. ISBN 978-88-7728-354-2. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo civico al Castello Ursino Museo civico al Castello Ursino, su CulturaItalia, Istituto centrale per il catalogo unico.

Pietra del Malconsiglio
Pietra del Malconsiglio

La Pietra del Malconsiglio è un antico manufatto in pietra lavica di incerta origine, legato ai luttuosi fatti del 1516 da cui trae il nome e situato nel centro storico di Catania. Il manufatto è un macigno in pietra lavica molto poroso, lavorato a cilindro lievemente svasato e caratterizzato da un bordo a toro presente alle due estremità del cilindro. Presenta vistosi segni di logoramento, in particolare a causa delle acque pluvie, oltre ad una grossa scheggiatura, causata probabilmente da un notevole trauma da impatto, dovuto forse ad una caduta. Il blocco misura circa 92 cm di altezza per 106 cm di diametro maggiore e 340 cm in circonferenza nella faccia superiore, corrispondente grossomodo alle dimensioni riportate dall'abate Francesco Ferrara il quale la misurò in altezza e in diametro di 3 piedi siciliani (pari a circa 90 cm). Poco si sa dell'origine della pietra. Genericamente viene identificata quale un capitello dorico in pietra lavica, tuttavia lo stile dorico non prevede una forma simile, che potrebbe essere piuttosto una singolare interpretazione dello stile tuscanico o una versione insolita di altro stile. Non a caso l'abate Ferrara preferì una generica definizione di capo di una colonna. Tuttavia non manca chi ritenga diversa la funzione del manufatto, in particolar vi è chi ritiene che "rappresentasse l'altare di Bacco presso il Teatro Antico". L'uso della pietra lavica in antico è attestato a Catania in misura massiccia soltanto a partire dal periodo repubblicano, forse a seguito delle eruzioni del 122-121 a.C., questo dato potrebbe costituire un terminus post quem per aiutare nella datazione del manufatto. Tale capitello si vuole appartenesse ad un tempio della città arcaica, cui appartenne anche un grosso frammento di architrave quadrangolare e simile in misure, oggi scomparso. L'ubicazione originaria fa pensare ad un elemento architettonico appartenuto ad un grande edificio pubblico sito entro i limiti dell'antica città (infatti l'anfiteatro situato più a nord chiude la città romana, cui si accostavano le necropoli). Facente parte dunque di una serie di resti appartenuti ad un antico edificio non più esistente, la pietra venne scelta nel 1516 quale sito di appuntamento per i ribelli durante i moti di quell'anno. Con la morte di Ferdinando il Cattolico avvenuta il 23 gennaio, la Sicilia passò dalla dinastia Trastámara al giovanissimo erede Asburgo Carlo. In questo clima di instabilità di successione il viceré uscente Ugo di Moncada rifiutò le dimissioni, appoggiato dalla classe nobile siciliana. I nobili, così facendo, avrebbero ottenuto notevoli concessioni dal loro protetto e, forse, l'autonomia dal Regno di Spagna. Seguì una cruenta guerra civile che funestò l'Isola (tranne, pare, Messina) per tre anni consecutivi al punto da fregiarsi, non senza esagerazione, del titolo di Secondo Vespro a cui Catania aderì e si mostrò tra le più agguerrite città ribelli e tormentate. Da Catania provenivano infatti i tre principali sostenitori di Moncada - i nobili Cesare Gioeni, Girolamo Guerrera e il magistrato Blasco Lanza -, ma sempre dalla città etnea proveniva il suo principale avversario, Pietro Cardona, conte di Golisano. I nobili catanesi si davano appuntamento al Piano dei Trixini, antica piazza che prendeva il nome dal piccolo convento di San Nicola de' Trixini (odierno Convento di San Nicolò Minore), che si trovava non lungi dall'attuale incrocio ottagonale detto Quattro Canti tra le vie Etnea e Antonino di Sangiuliano. A seguito di tradimento, una spia rivelò quale fosse il luogo di ritrovo dei ribelli, i quali trovarono ad attenderli i soldati reali inviati dal nuovo viceré, Ettore Pignatelli, che fecero strage di chi si recò all'appuntamento cospiratorio. Altri ribelli vennero impiccati in una pubblica esecuzione avvenuta il 10 marzo 1517 al Piano delle Forche, orientativamente dove oggi sorge la piazza Cavour. La pietra, ancora sporca del sangue ribelle, venne esposta nella pubblica piazza a perenne monito contro la città e i cospiratori non ancora identificati. In questo contesto prese facilmente l'appellativo "del mal consiglio" o "del Malconsiglio", poiché "consigliò" male i ribelli a darsi appuntamento nella data in cui trovarono la morte. Il frammento di architrave, invece, fu usato per fustigare gli insolventi presso l'antica Loggia, palazzo sede del senato civico, sostituito dopo il 1693 dal Palazzo degli Elefanti. Trasferita inizialmente in piazza Manganelli, nel 1872 la pietra viene spostata ai Quattro Canti, probabilmente per riportarla nel luogo dov'era originariamente posta, precisamente in un angolo del secondo cortile del Palazzo Paternò Castello di Carcaci, dove rimase fino al 2009, anno in cui venne nuovamente trasferita all'ingresso del Museo Civico al Castello Ursino, decorata da piccole composizioni floreali. Lasciata in balia degli elementi e di anonimi incivili che ne hanno divelto il giardinetto decorativo, la pietra è rimasta "anonima" fino al 28 maggio 2013, quando una scuola di Librino, grazie a fondi POR, ha fatto omaggio alla città e alla pietra di una targa commemorativa con una breve storia del reperto. Dall'autunno successivo (2014) il manufatto è conservato nell'androne occidentale del Palazzo degli Elefanti. Francesco Ferrara, Stato della città prima del 1669, in Storia di Catania sino alla fine del secolo XVIII, Catania, 1829, p. 190. Claudio Alessandri, La pietra del mal consiglio, in Miscellania - Successi ’na vota. Mitologia e leggende della Sicilia favolosa, Trento, 2011, p. 164. Regno di Sicilia Il lunghissimo vicereame e il declino della Sicilia Storia della Sicilia spagnola

Dirottamento del volo AZ 871
Dirottamento del volo AZ 871

Il dirottamento del volo AZ 871, operato da Alitalia sulla tratta Algeri-Roma da un Boeing 727 con 101 passeggeri e 8 persone di equipaggio (com.te. pil. Leonardo Sinisi; 1º uff.le pil. Ezio Bertolini), fu un atto di pirateria aerea perpetrato il 25 settembre 1982. Il dirottamento aereo fu attuato da Igor Shkuro, 32 anni, cittadino sovietico di fede ebraica (refusenik), ex marittimo che viveva a Roma dopo essere stato espulso dall'Australia per aver espresso sentimenti contro l'Occidente capitalista nonostante ne avesse acquisito il passaporto. Nostalgico dell'URSS e desideroso di tornare a Leningrado (che aveva lasciato nel 1977), dopo essere volato da Roma ad Algeri in cerca di un visto per farvi ritorno, viene espulso anche dalle autorità algerine che gli negano tale possibilità, venendo quindi da queste reimbarcato sul volo per Roma. Shkuro, frustrato dal susseguirsi degli avvenimenti decise quindi di prendere il controllo dell'aereo. Il sequestratore, armato di un lungo coltello, chiese di fare rotta dapprima su Tripoli, in Libia, poi su Malta infine su Mosca ma i piloti, dopo averlo convinto che il carburante stesse finendo, optarono per lo scalo siciliano di Catania; una volta a terra, in un momento di distrazione venne quindi disarmato e immobilizzato dal motorista Donato Longo e arrestato dalle forze dell'ordine. Philip Baum, Violence in the Skies. A History of Aircraft Hijacking and Bombing, Chichester (West Sussex), Summersdale, 2016, ISBN 9781849538381. Dirottamento aereo Pirateria aerea

Aeroporto di Catania-Fontanarossa
Aeroporto di Catania-Fontanarossa

L'Aeroporto di Catania-Fontanarossa (IATA: CTA, ICAO: LICC) è il quarto aeroporto italiano per traffico passeggeri. La tratta Catania-Roma è la più trafficata a livello nazionale, con oltre 150 voli settimanali, nonché la quarta in Europa. La storia dell'aeroporto risale ai primi anni del Novecento, quando venne costruito un campo di volo per scopi militari. Successivamente, negli anni Venti, fu avviato un servizio di linea aerea tra Catania e Palermo. Durante la Seconda guerra mondiale, l'aeroporto subì gravi danni a causa dei bombardamenti, ma fu successivamente ricostruito e ampliato per far fronte all'aumento del traffico aereo commerciale. Negli ultimi decenni, ha visto un rilevante incremento del numero di passeggeri, che lo ha portato a diventare il principale aeroporto dell'Isola. Nell'aeroporto sorge la base MARISTAELI della Marina Militare; inoltre, non molto distante dall'aeroporto si trova la base aerea di Sigonella. È il primo aeroporto del Mezzogiorno seguito da Napoli. Il traffico dello scalo resta in continua espansione, con numerosi voli di linea e charter favoriti dalla posizione geografica e dai collegamenti stradali. Vista l'inadeguatezza del precedente impianto, progettato negli anni settanta per accogliere un traffico massimo di un milione di passeggeri annui, in anni recenti è stata realizzata poco distante un'aerostazione più capiente. È stata, inoltre, ampliata l'area di sosta per i velivoli e realizzata una nuova pista di rullaggio che collega il piazzale di sosta aeromobili con la testata pista 08. La consegna dei lavori del nuovo impianto e delle opere connesse è avvenuta il 21 dicembre 2006, con un ritardo di quasi due anni rispetto alle previsioni iniziali (inverno 2005) ed è stato aperto al pubblico l'8 maggio 2007. Inoltre, nel 2018 è stato aperto al pubblico anche il Terminal C. Lo scalo è, talvolta, soggetto a limitazioni operative o temporanee chiusure a causa delle ceneri vulcaniche emesse durante le eruzioni dell'Etna che possono invadere lo spazio aereo e le piste obbligando, per motivi di sicurezza, a dirottare i voli sugli altri aeroporti della regione. Per gestire tale fenomeno, nel gennaio 2010 il Dipartimento della Protezione Civile ha installato nell'air-side dell'aeroporto un radar in banda X in doppia polarizzazione per il monitoraggio delle nubi di cenere vulcanica emesse dall'Etna, a supporto delle autorità preposte alla regolamentazione e al controllo del traffico aereo. L'aeroporto di Comiso è stato acquisito dall'aeroporto di Catania nel 2019. Nucleo elicotteri Vigili del Fuoco Scuola di volo "Aeroclub di Catania" ATO.IT.0043 Nell'aeroporto è presente la Marina Militare con la base di MARISTAELI Catania-Fontanarossa "Mario Calderara", con il 2º e il 3º Gruppo elicotteri e la 2ª Sezione Volo Elicotteri della Guardia costiera. È inoltre sede del 12º Nucleo elicotteri carabinieri e di una Sezione aerea della Guardia di Finanza. L'aerostazione civile venne ufficialmente inaugurata nel maggio 1924 dall'allora Presidente del Consiglio Benito Mussolini. Dall'ottobre 1935 vi operò il 17º Gruppo caccia fino all'agosto 1936. Nel gennaio 1936 arrivò anche il 1º Stormo caccia (poi 1º Stormo caccia Ogni Tempo). Dal 15 giugno 1941 vi operò il 10º Gruppo fino al 6 ottobre. Nel maggio 1943 torna il 17º Gruppo caccia fino a luglio 1943. Il 5 maggio 1947 atterrò il volo inaugurale delle Linee Aeree Italiane Internazionali (che poi diverrà l'Alitalia) proveniente da Torino (Aeroporto di Collegno). Alla fine degli anni quaranta il governo stanziò diversi fondi per la costruzione di un'aerostazione più grande, che venne quindi realizzata e dedicata all'illustre meteorologo catanese Filippo Eredia, ed inaugurata dal Ministro Mario Scelba nel 1950. Tuttavia il traffico passeggeri stentò fino a tutti gli anni cinquanta. Nel 1962, parte proprio dall'aeroporto di Catania il Morane-Saulnier MS.760 Paris per l'ultimo viaggio del fondatore e presidente dell'ENI Enrico Mattei, che si concluderà tragicamente a seguito di un presunto attentato nei pressi di Bascapè a pochi km dallo scalo di Linate. Negli anni sessanta si ebbe un notevole incremento dei viaggiatori, che già nel 1966 superarono quota 260.000. Questo rese l'infrastruttura nuovamente inadeguata e la pista si rivelò troppo corta per aerei sempre più grandi e veloci. Negli anni settanta, con un traffico passeggeri in continuo aumento (500.000 in media) si realizzò una nuova Aerostazione unitamente alla Torre di Controllo, Scalo Merci, Caserma dei Vigili del Fuoco e un allungamento della pista su progetto dell'architetto Manfredi Nicoletti. L'impianto, inaugurato il 5 agosto 1981 per una capacità di 800.000 passeggeri annui, risultò ben presto inadeguato ai nuovi sorprendenti tassi di crescita del traffico passeggeri ed aeromobili. All'inizio del XXI secolo, quindi, si dedicò tutta la vecchia struttura alle sole partenze realizzando, contestualmente, un piccolo terminal arrivi a fianco. Successivamente si è realizzato un nuovo molo aeroportuale di 44.460 m² (di cui oltre 20.000 a disposizione del pubblico), articolato su due livelli (arrivi e partenze), dotato di 6 pontili d'imbarco, 20 uscite d'imbarco ed una torre alta circa 30 metri (destinata ad accogliere uffici ed un ristorante panoramico). Tale struttura può assorbire un traffico annuo di circa 6.500.000 passeggeri. Il 5 maggio 2007 l'aerostazione è stata intitolata a Vincenzo Bellini. La scelta ha fatto discutere, in quanto molti avrebbero voluto che l'aeroporto fosse intitolato ad Angelo D'Arrigo, aviatore originario di Catania, autore di numerosi primati del mondo, quali il volo sopra l'Everest e l'Antartide in deltaplano e molti altri. Importanti opere sono state realizzate sull'area esterna. La nuova via di rullaggio per la testata pista 08 (in uso dal 2006) ha elevato la capacità oraria a 16 movimenti. Nel gennaio 2007 sono stati aggiudicati i lavori per la realizzazione di una nuova via di rullaggio (che collegherà il piazzale di sosta aeromobili alla testata della pista 26) e di una bretella che consentirà agli aeromobili in atterraggio di liberare rapidamente la pista 08 elevandone la capacità oraria a 20 movimenti. Questo raccordo è stato ultimato ed è diventato operativo dal 15 gennaio 2009. Il piazzale di sosta misura 179.900 m², con una capacità di 26 aeromobili in configurazione standard. Dal 12 aprile 2013 è operativo un sentiero di avvicinamento luminoso ALS CAT I di metri 279 per la pista 08 e di uno semplificato SALS di metri 300 per la pista 26. A partire dal 5 novembre 2012 l'aeroporto è stato chiuso per lavori sulla pista. Tutti i voli sono stati dirottati nella vicina base NATO di Sigonella. I lavori sull'area di pista di Fontanarossa, costati poco meno di 20 milioni di euro, hanno riguardato la riqualifica strutturale e funzionale della pavimentazione e del relativo sottofondo della pista, oltre alla riqualifica delle strisce laterali di sicurezza e della pavimentazione delle testate, strutture queste usurate da 50 anni di attività. I lavori si sono resi necessari anche in considerazione dell'attuale traffico aereo nel aeroporto, per numeri di passeggeri il primo nel mezzogiorno, e in previsione del futuro incremento. Il 5 dicembre 2012, dopo 30 giorni di lavori, con il volo Catania-Napoli effettuato da un MD-80 della Meridiana Fly, lo scalo è stato riaperto. Il 22 dicembre 2017 è stata raggiunta la cifra, record per lo scalo, di 9.000.000 di passeggeri, mentre i 10.000.000 sono stati superati nel 2019. Il 14 luglio 2018 è stato aperto il Terminal C, inizialmente adibito solamente per i voli in area Schengen della compagnia aerea EasyJet, ma durante la pandemia di COVID-19 iniziata nel 2020 è stato utilizzato come presidio sanitario per il rilevamento di infezioni dal virus SARS-CoV-2. Dal 13 marzo 2021 lo scalo è servito anche dalla nuova fermata ferroviaria delle Ferrovie dello Stato di Catania Fontanarossa - Aeroporto. Nella notte tra il 16 ed il 17 luglio 2023 un vasto incendio si è sviluppato al piano terra dell'aerostazione, causando la chiusura del Terminal A ai voli commerciali. Gran parte dei voli sono stati dirottati verso gli altri aeroporti dell'isola, mentre alcuni voli sono stati trasferiti al Terminal C. Il Terminal A ha riaperto il 6 agosto, dopo più di tre settimane dal rogo. L'aeroporto di Catania si compone di tre terminal, di cui uno in disuso dal 2007. Il Terminal A ha sostituito il Terminal B a partire dal Maggio del 2007. Si articola su due livelli, per un totale di 44.460 m2. Il terminal è stato costruito per ospitare 6,5 milioni di passeggeri ogni anno. Al piano terra vi sono gli arrivi, qui ci sono 8 nastri adibiti al ritiro dei bagagli, la dogana, negozi, punti ristoro, bancomat e i banchi delle aziende di autonoleggio. Al piano superiore vi sono le partenze con 55 banchi di check-in e drop-off e 12 varchi di controllo passeggeri. Nell'area imbarchi sono presenti 6 jetbridges e 22 gates oltre a una lounge VIP, negozi, punti ristoro, bancomat e postazioni di ricarica. Questo terminal opera anche destinazioni extra-schengen, il controllo passaporti è ubicato sul lato ovest del terminal e i gate adibiti a queste operazioni sono i gate da 18 a 22. Il Terminal B è il vecchio terminal dell'aeroporto di Catania e non viene più usato dal 2007 anno di inaugurazione del nuovo Terminal A. Sono previsti progetti di riqualificazione di questo Terminal. I primi render e un tour virtuale di come sarà il terminal B nel futuro sono stati pubblicati dallo studio di architettura Pascall+Watson. Ex area arrivi del terminal B è stata riqualificata ed inaugurata nel 2018 come Terminal C adibito alle sole partenze dei voli in area Schengen di easyJet. L'aeroporto si compone di 4 banchi check-in e drop-off, 4 varchi di sicurezza e 4 gate di imbarco distribuiti su un'area di 3800 m2. Può ospitare fino a 600.000 passeggeri annualmente. Il 30 aprile 2016 alle ore 12 si verifica un guasto idraulico ad un aeromobile modello Fokker 50 proveniente da Rimini che impedisce l'apertura del carrello anteriore e il Fokker 50 si avvicina alla pista il più lentamente possibile, tocca l'asfalto con le ruote posteriori e poi riesce a 'poggiare' la fusoliera dell'aereo a terra, con una manovra da manuale. Non vi sono feriti tra le 18 persone e i 3 membri di equipaggio a bordo del volo che sono stati fatti scendere dalla porta anteriore. Un Boeing 737 della compagnia aerea Ryanair partito il 4 maggio 2022 da Catania e diretto a Malpensa, è dovuto rientrare all’aeroporto di Catania subito dopo il decollo a causa di un bird strike. Nessuna conseguenza per i passeggeri e per l’equipaggio. Il 26 giugno 2021 un aereo partito da Catania per Roma della compagnia Bulgarian Air Charter, con 42 passeggeri a bordo, di cui 34 poliziotti e otto migranti è tornato all’aeroporto di Catania per un'avaria al motore. Intervenute diverse squadre dei Vigili del fuoco. L'aeromobile, come apprende l'Adnkronos, dopo l'atterraggio, è stato ispezionato. I poliziotti erano in missione per Roma per accompagnare nella Capitale il gruppo di migranti che erano sbarcati di recente sulle coste siciliane. Il 30 agosto 2023 un aereo della compagnia aerea Volotea partito da Catania e diretto ad Ancona è rientrato in aeroporto poco dopo il decollo a causa di un incendio sviluppatosi su uno dei due motori. Nessun ferito a bordo tra passeggeri ed equipaggio. Al fine di mitigare i rischi per la popolazione derivanti da eventuali incidenti aerei nelle direzioni di decollo e atterraggio, con Deliberazione consiliare dell'8 novembre 2013 il Comune di Catania ha approvato il Piano di rischio aeroportuale (PRA) in attuazione dell'obbligo previsto dal Codice della navigazione italiano. È prevista la demolizione e ricostruzione della vecchia aerostazione intitolata a Filippo Eredia, chiusa nel 2007, con la creazione, così, di terzo terminal (B). Nei piani vi è anche la costruzione di una nuova pista parallela a quella utilizzata, il collegamento con la metropolitana e la riqualificazione di tutto il territorio circostante attraverso la costruzione di parcheggi multipiano e nuove aree commerciali. A progetto ultimato la capacità annuale di traffico passeggeri dell'aeroporto potrebbe arrivare vicino ai 14.000.000 di passeggeri annuali. Aviation Services Fly Service Aviapartner ASC Handling GH RA15 - Tangenziale di Catania, svincolo "Asse dei servizi". L'aeroporto è raggiungibile mediante autobus grazie alle seguenti autolinee: Collegamento AMT linee Alibus, 524, 524S e 538 Collegamento AST con i Comuni di Avola, Caltagirone, Carlentini, Francofonte, Grammichele, Ispica, Lentini, Mazzarrone, Mirabella Imbaccari, Modica, Noto, Palagonia, Piazza Armerina, Pozzallo, Rosolini, S. Michele di Ganzaria, Scicli e Sigonella Collegamento Circumetnea con i Comuni di Adrano, Misterbianco, Paternò, Randazzo, Linguaglossa e Fiumefreddo Collegamento Etna Trasporti con i Comuni di Aidone, Fiumefreddo, Gela, Giardini Naxos, Licata, Niscemi, Piazza Armerina, Ragusa, Marina di Ragusa, S. Croce Camerina, Taormina, Valguarnera e Vizzini. Collegamento Interbus con i Comuni di Agira, Avola, Catenanuova, Leonforte, Militello in Val di Catania, Nicosia, Nissoria, Noto, Pachino, Portopalo, Priolo, Regalbuto, Scordia e Siracusa. Collegamento SAIS Autolinee con i Comuni di Agrigento, Caltanissetta, Canicattì, Enna, Messina e Palermo. Collegamento Giamporcaro tra l'aeroporto etneo e l'aeroporto di Comiso. Stazione di Catania Aeroporto - Fontanarossa Si prevede che entro il 2026 l'aeroporto sia servito da una fermata apposita della metropolitana di Catania, situata in corrispondenza del Terminal B. Ad aprile 2019 è stato erogato il finanziamento europeo per la realizzazione della tratta Stesicoro-Aeroporto, comprendente dunque la fermata di fronte all'aerostazione, che costituirà il capolinea. L'inizio dei lavori è previsto entro il 2021. Presso l'aeroporto di Catania sono presenti le filiali delle più note società di autonoleggio, tra cui: Locauto SIXT Avis Hertz Aeroporti più trafficati in Italia Catania Società Aeroporto Catania Stazione meteorologica di Catania Fontanarossa Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'aeroporto di Catania-Fontanarossa Wikivoyage contiene informazioni turistiche sull'aeroporto di Catania-Fontanarossa Sito ufficiale, su aeroporto.catania.it. (EN) Aeroporto di Catania-Fontanarossa, su Structurae. Foto dei cantieri della nuova aerostazione, su web.tiscali.it.