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Palazzo Zuccarino

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Palazzo Zuccarino, via Anton Maria Maragliano 2, Genova
Palazzo Zuccarino, via Anton Maria Maragliano 2, Genova

Il Palazzo Zuccarino è un edificio storico di Genova, situato in via Anton Maria Maragliano al civico 2.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palazzo Zuccarino (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Palazzo Zuccarino
Via Anton Maria Maragliano, Genova Centro Est

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Via Anton Maria Maragliano
16121 Genova, Centro Est
Liguria, Italia
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Palazzo Zuccarino, via Anton Maria Maragliano 2, Genova
Palazzo Zuccarino, via Anton Maria Maragliano 2, Genova
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Luoghi vicini

Chiesa di San Vincenzo (Genova)
Chiesa di San Vincenzo (Genova)

La chiesa di San Vincenzo è una delle più antiche chiese cristiane di Genova. Situata nel quartiere omonimo (San Vincenzo), venne intitolata a san Vincenzo di Saragozza che patì il martirio nel 304, sotto Diocleziano e Massimiano. La chiesa di San Vincenzo venne edificata nel 1059, nel territorio allora della Domoculta di Santo Stefano. Il suo territorio parrocchiale comprendeva, prima del 1835 204 case, abitate in prevalenza da ceti artigiani. All'inizio del XVIII secolo la piccola chiesa romanica fu ricostruita, essendo l'edificio medioevale ormai troppo piccolo per il quartiere, incluso nelle Mura Nuove. In questo periodo infatti - a quanto si sa - per ascoltare la messa i fedeli erano costretti a sostare sul sagrato, all'aperto, mancando spazio all'interno. Ma neppure con il rifacimento dell'edificio le dimensioni erano sufficienti rispetto al numero di abitanti del quartiere, per cui parte dei suoi parrocchiani passarono alla allora costituenda parrocchia del borgo Incrociati. Soprattutto per questo motivo all'inizio dell'Ottocento il cardinale arcivescovo Giuseppe Maria Spina, che fu anche segretario di Stato di papa Pio VI, trasferì il titolo parrocchiale alla vicina chiesa di N.S. Della Consolazione, la chiesa degli Agostiniani trasferiti da Artoria, di dimensioni grandiose sia pure non del tutto ultimata costruzione. Questa nuova chiesa assunse nel corso del secolo il titolo e l'eredità della vecchia chiesa di San Vincenzo. Costituita da un edificio a navata unica, la chiesa alla fine dalla sua esistenza aveva solo cinque altari, benché in passato dovessero essere di più. Dovevano essere sicuramente di troppo se nel 1582, all'epoca delle visite inviate nel clima della Controriforma, volte a funzionalizzare e ad uniformare il culto ai dettami stabiliti dalla Chiesa, quando venne a Genova come visitatore apostolico monsignor Francesco Bossi (vescovo di Novara), che ordinò di demolire tutti gli altari escluso quello principale e i due intitolati a san Nicolò ed ai santi Pietro e Paolo. Le opere d'arte esposte nella chiesa erano di vari autori, tra i quali spiccavano Pasquale Bocciardo, Agostino Ratti, Giovan Battista Santacroce, Francesco Schiaffino e Lazzaro Tavarone. Il Ratti, oltre ad essere tra gli artisti che avevano ornato la chiesa, nel 1775 vi veniva sepolto. Tra gli altri sepolcri vi era quello di Bartoloni Maroni di Reggio, l'arcivescovo che aveva consacrato la chiesa nel 1233. Furono qui battezzati Francesco Giscardi, memorialista che apparteneva alla congregazione dell'oratorio di San Filippo, la beata Virginia Centurione Bracelli, fondatrice del vicino istituto delle Brignoline, e il doge Lorenzo De Mari, in carica dal 1744 al 1746. Durante l'epidemia di peste del 1656-1657, assistendo i malati, vi morirono contagiati il reverendo Strato e il curato Bartolomeo Binasco. Nel 1751 rettore della chiesa era il reverendo Giulio Ravenna che, dopo essere stato consultore del Sant'Ufficio e rettore dell'Università divenne vescovo di Aleria in Corsica. Tra le reliquie vi era conservato un dito e la testa di san Vincenzo. Quest'ultima era stata posseduta dal cardinale Adriano Fieschi; nel 1858 era passata ai padri crociferi di san Camillo che, nel 1873, l'avevano donata alla chiesa vincenziana. La chiesa, perduto il titolo parrocchiale, venne infine ceduta al demanio che vi insediò guarnigioni militari. Fu allora profondamente modificata dall'architetto Giovanni Battista Resasco, succeduto nel ruolo di architetto civico a Carlo Barabino, dei cui progetti fu prosecutore. Resasco rimodellò l'edificio in termini tardo-neoclassici. Lasciò le murature dei prospetti laterali (tanto che nel vicoletto accanto alla ex chiesa, poi palazzina degli Ufficiali, si nota una inconsueta scansione della linea di tetto, dovuta al fronte delle precedenti cappelle con tetto a pendenza); la più modificata fu la facciata, ed in essa venne impostato un basamento in bugnato nella parte inferiore ed un ordine colonnato gigante di incorniciatura per i piani superiori, chiusi alla linea di colmo con un cornicione orizzontale. L'interno venne soppalcato per ricavare gli ambienti consoni alla nuova funzione. Nella vecchia chiesa trasformata in palazzina di rappresentanza, ebbe la prima sede il Genio civile e, successivamente, il Tribunale militare. L'ultima destinazione, ancora attuale, è quella di sede del Circolo ufficiali del presidio.

Museo di storia naturale Giacomo Doria
Museo di storia naturale Giacomo Doria

Il Museo civico di storia naturale di Genova è un importante museo cittadino. Ha sede in via Brigata Liguria. È intitolato a Giacomo Doria, che ne fu il fondatore e il direttore per oltre quaranta anni. Dal 1922 nel Museo ha la sua sede la Società entomologica italiana, mentre la biblioteca della Società ha sede in corso Torino. Il Museo Doria nasce da un'idea e sotto gli auspici, specialmente finanziari, del fondatore. Il 24 aprile 1867 il Comune ne approvò l'istituzione con sede nella Villetta Dinegro, ma già all'inizio del Novecento il continuo arrivo di nuovi reperti e collezioni, soprattutto zoologiche, costrinse il museo ad edificare una nuova e più ampia struttura. Dopo una visita a vari musei europei, effettuata assieme a Gestro, l’Ingegnere Capo del Comune, Clodoveo Cordoni, nel 1896 stese comunque il progetto di un nuovo edificio da destinare al Museo. Il progetto del 1896 prevedeva un palazzo imponente con cupole e un enorme scalone di ingresso. Per mancanza di fondi e di effettiva volontà politica la realizzazione però tardò a concretizzarsi, malgrado il continuo intervento di Doria sulle autorità cittadine; infine il progetto venne ridimensionato, eliminando cupole e grande scalone d’accesso. Così, i lavori per la costruzione del nuovo palazzo (quello attuale) iniziarono solo nel 1905 e si conclusero nel 1912. L'inaugurazione della nuova ed attuale sede, costruita su un progetto dell'architetto Clodoveo Cordoni, avvenne il 17 ottobre 1912, ma il fondatore Giacomo Doria, gravemente malato, non poté partecipare. Morì poco tempo dopo lasciando il titolo di direttore a Raffaello Gestro. Il Museo fu creato in una zona della città fuori dalle mura e a quel tempo praticamente disabitata. L'idea originale era infatti di avere a disposizione ulteriore spazio per l'ampliamento dell'edificio (punto di riferimento era il Museo nazionale di Parigi), cosa che risultò poi impossibile per la massiccia urbanizzazione della zona. Alla fine del XIX secolo il Museo finanziò, sotto gli auspici della Società Geografica Italiana, una serie di viaggi in terre allora inesplorate dal punto di vista naturalistico. Cominciarono così i viaggi del capitano Luigi Maria d'Albertis, di Leonardo Fea, Arturo Issel, Orazio Antinori, Odoardo Beccari e Lamberto Loria nell'arcipelago Mentaway (Sumatra), nella Birmania e nella Nuova Guinea. Questi avventurosi e coraggiosi naturalisti riportarono in Italia milioni di esemplari di animali e vegetali, conservati nell'alcol, di cui moltissimi nuovi per la Scienza ed altrettanti ancora da studiare ai giorni nostri. Il Museo si impose così come il più importante d'Italia per gli invertebrati, tanto da diventare Museo nazionale per gli insetti. Tutte le raccolte entomologiche fatte da spedizioni scientifiche e militari italiane, tra cui quelle coloniali in Libia, Somalia, Abissinia e Cirenaica, vengono inviate qui. Dopo la seconda guerra mondiale, il Museo cesserà di essere museo nazionale, pur conservando ancora ai nostri tempi la più grande collezione entomologica d'Italia. Il numero stimato di esemplari supera infatti i 4 milioni. Contemporaneamente il Museo acquisisce una grandissima raccolta di libri specialistici e riviste sugli animali, specialmente sugli insetti, tanto da diventare la principale biblioteca italiana sull'argomento. Tuttavia i bombardamenti inglesi della seconda guerra mondiale, oltre a danneggiare la città e la sua cattedrale, incendieranno anche parte della biblioteca, facendogli perdere il primato a favore di quella del Museo civico di Milano. Nella superficie espositiva, sono esposti più di 6.000 esemplari. È anche presente uno dei 3 Tilacini nei musei di tutta Italia All'interno del museo è esposto, tra l'altro, lo scheletro, della lunghezza di circa 20 metri, di una balenottera morta nel 1878, spiaggiata davanti al comune spezzino di Monterosso al Mare. Direttore della struttura museale è dal 2012 Giuliano Doria. La Biblioteca specializzata del Museo nacque col museo stesso nel 1867 e quindi con la donazione dei volumi scientifici di Giacomo Doria e Lorenzo Pareto. Durante la Seconda Guerra Mondiale la biblioteca andò distrutta la notte tra il 7 e l’8 novembre 1942 a causa di un bombardamento: 30.584 volumi vennero distrutti. Grazie all’incremento notevole dei volumi verificatosi a partire dalla fine degli anni Settanta (a seguito di acquisti e di cambi) si rese necessaria la realizzazione di un soppalco sopraelevato in tutte le tre sale della biblioteca. Il progetto venne realizzato a partire dal 1987 e la nuova struttura fu inaugurata nel 1995, portando lo sviluppo da 350 mq, a 540 mq. e gli scaffali da 215 a 390. Nel luglio 2017 le opere schedate hanno raggiunto il numero complessivo di circa 95.000, derivante dalla somma di oltre 17.000 monografie e più di 77.500 miscellanee. Per quanto riguarda i periodici, il numero di testate è attualmente di circa 1.200, 700 delle quali in corso, ormai solo in cambio con gli “Annali”; dal 2013 è iniziata l’informatizzazione delle schede. Gli Annali nacquero nel 1870 per volontà di Giacomo Doria, allo scopo di illustrare le collezioni del Museo, divulgare le scoperte dei viaggiatori, promuovere la sistemazione del materiale scientifico del Museo, distribuire gli Annali agli istituti dei vari paesi per ottenere in cambio le loro pubblicazioni e in tal modo arricchire la biblioteca. Nei primi 100 volumi (1870-2009) si sono pubblicate 56.651 pagine a stampa, per un totale di 2.144 articoli, scritti da 737 diversi autori. Il secondo periodico, Doriana, regolarmente pubblicato dal 1949, è destinato ad accogliere lavori brevi. Il numero 400 è stato pubblicato nel 2016. Delle Memorie del Museo Civico di Storia Naturale “G. Doria” è stato stampato un unico numero, nel 1954, per accogliere un testo di argomento paleontologico. Amedeo Benedetti, Il Museo di storia naturale di Genova, "Insegnare", Roma, CIDI, (2006), n. 9, pp. 58–59. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo di storia naturale Giacomo Doria Wikispecies contiene informazioni su Museo di storia naturale Giacomo Doria Musei di Genova (Museo civico di storia naturale) URL consultato il 27/02/2023 Il sito della Società entomologica italiana Archiviato il 21 gennaio 2022 in Internet Archive. URL consultato il 2/03/2023 annali del museo

Chiesa di Santo Spirito (Genova)
Chiesa di Santo Spirito (Genova)

La chiesa di Santo Spirito era una chiesa di Genova, ora soppressa, situata nel quartiere di San Vincenzo. Nella via San Vincenzo, oltre all'omonima chiesa, esisteva un tempo anche quella di Santo Spirito, pertanto la strada ancora nel XVII secolo era detta talora contrada di San Vincenzo e talora contrada di Santo Spirito. Le prime notizie della chiesa di Santo Spirito risalgono al 1157. Trovandosi nella zona suburbana di levante, dove i Fieschi avevano diverse proprietà, nel Medioevo la sua storia fu legata a quella di questa famiglia. In seguito fu officiata dalle monache clarisse sino al 1579, quindi dai padri somaschi che la tennero sino alla chiusura, che ebbe luogo con la soppressione napoleonica del 1798. Da allora l'edificio mutò varie destinazioni d'uso, tra cui si ricorda quella di ospitare al suo interno l'asilo Tollot. Fu poi sede dell'istituto tecnico commerciale "Ugolino Vivaldi", scuola parificata. Attualmente (2016) ospita un negozio di oggettistica. La chiesa, oggi corrispondente al civico n. 53 di via San Vincenzo, nella sua ultima veste seicentesca, era ad una navata, con sei cappelle laterali in sfondato e due nella parte presbiteriale. Tra i principali mecenati ci fu Agostino Pinelli Luciani (doge di Genova nel biennio 1609-1611) che fece costruire la cappella di San Giovanni Battista. Al suo interno restano, nonostante l'aula a navata unica sia stata soppalcata, alcuni bassorilievi marmorei delle cappelle ed affreschi seicenteschi, di parti delle volte e nelle stanze interne del convento. Nel XIX secolo, quando già la chiesa non era più operante, l'altare, le statue ed i marmi furono trasferiti nella chiesa di Nostra Signora della Neve di Bolzaneto. Attualmente sono in corso restauri per la parte del chiostro seicentesco.