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San Vincenzo (Genova)

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San Vincenzo (Genova)
Via Brigata Liguria Genova 01
Via Brigata Liguria Genova 01

San Vincenzo (San Viçenso /ˈsaŋ viˈseŋsu/ in ligure) è un quartiere centrale di Genova, amministrativamente compreso nel Municipio I Centro Est. Situato a poca distanza dalla stazione ferroviaria di Brignole, comprende parte della centralissima via XX Settembre, la principale arteria della zona commerciale di Genova.

Estratto dall'articolo di Wikipedia San Vincenzo (Genova) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

San Vincenzo (Genova)
Via San Vincenzo, Genova San Vincenzo

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Latitudine Longitudine
N 44.406944 ° E 8.942778 °
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Diamanti

Via San Vincenzo
16121 Genova, San Vincenzo
Liguria, Italia
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Via Brigata Liguria Genova 01
Via Brigata Liguria Genova 01
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Luoghi vicini

Chiesa di Santo Spirito (Genova)
Chiesa di Santo Spirito (Genova)

La chiesa di Santo Spirito era una chiesa di Genova, ora soppressa, situata nel quartiere di San Vincenzo. Nella via San Vincenzo, oltre all'omonima chiesa, esisteva un tempo anche quella di Santo Spirito, pertanto la strada ancora nel XVII secolo era detta talora contrada di San Vincenzo e talora contrada di Santo Spirito. Le prime notizie della chiesa di Santo Spirito risalgono al 1157. Trovandosi nella zona suburbana di levante, dove i Fieschi avevano diverse proprietà, nel Medioevo la sua storia fu legata a quella di questa famiglia. In seguito fu officiata dalle monache clarisse sino al 1579, quindi dai padri somaschi che la tennero sino alla chiusura, che ebbe luogo con la soppressione napoleonica del 1798. Da allora l'edificio mutò varie destinazioni d'uso, tra cui si ricorda quella di ospitare al suo interno l'asilo Tollot. Fu poi sede dell'istituto tecnico commerciale "Ugolino Vivaldi", scuola parificata. Attualmente (2016) ospita un negozio di oggettistica. La chiesa, oggi corrispondente al civico n. 53 di via San Vincenzo, nella sua ultima veste seicentesca, era ad una navata, con sei cappelle laterali in sfondato e due nella parte presbiteriale. Tra i principali mecenati ci fu Agostino Pinelli Luciani (doge di Genova nel biennio 1609-1611) che fece costruire la cappella di San Giovanni Battista. Al suo interno restano, nonostante l'aula a navata unica sia stata soppalcata, alcuni bassorilievi marmorei delle cappelle ed affreschi seicenteschi, di parti delle volte e nelle stanze interne del convento. Nel XIX secolo, quando già la chiesa non era più operante, l'altare, le statue ed i marmi furono trasferiti nella chiesa di Nostra Signora della Neve di Bolzaneto. Attualmente sono in corso restauri per la parte del chiostro seicentesco.

Chiesa di San Vincenzo (Genova)
Chiesa di San Vincenzo (Genova)

La chiesa di San Vincenzo è una delle più antiche chiese cristiane di Genova. Situata nel quartiere omonimo (San Vincenzo), venne intitolata a san Vincenzo di Saragozza che patì il martirio nel 304, sotto Diocleziano e Massimiano. La chiesa di San Vincenzo venne edificata nel 1059, nel territorio allora della Domoculta di Santo Stefano. Il suo territorio parrocchiale comprendeva, prima del 1835 204 case, abitate in prevalenza da ceti artigiani. All'inizio del XVIII secolo la piccola chiesa romanica fu ricostruita, essendo l'edificio medioevale ormai troppo piccolo per il quartiere, incluso nelle Mura Nuove. In questo periodo infatti - a quanto si sa - per ascoltare la messa i fedeli erano costretti a sostare sul sagrato, all'aperto, mancando spazio all'interno. Ma neppure con il rifacimento dell'edificio le dimensioni erano sufficienti rispetto al numero di abitanti del quartiere, per cui parte dei suoi parrocchiani passarono alla allora costituenda parrocchia del borgo Incrociati. Soprattutto per questo motivo all'inizio dell'Ottocento il cardinale arcivescovo Giuseppe Maria Spina, che fu anche segretario di Stato di papa Pio VI, trasferì il titolo parrocchiale alla vicina chiesa di N.S. Della Consolazione, la chiesa degli Agostiniani trasferiti da Artoria, di dimensioni grandiose sia pure non del tutto ultimata costruzione. Questa nuova chiesa assunse nel corso del secolo il titolo e l'eredità della vecchia chiesa di San Vincenzo. Costituita da un edificio a navata unica, la chiesa alla fine dalla sua esistenza aveva solo cinque altari, benché in passato dovessero essere di più. Dovevano essere sicuramente di troppo se nel 1582, all'epoca delle visite inviate nel clima della Controriforma, volte a funzionalizzare e ad uniformare il culto ai dettami stabiliti dalla Chiesa, quando venne a Genova come visitatore apostolico monsignor Francesco Bossi (vescovo di Novara), che ordinò di demolire tutti gli altari escluso quello principale e i due intitolati a san Nicolò ed ai santi Pietro e Paolo. Le opere d'arte esposte nella chiesa erano di vari autori, tra i quali spiccavano Pasquale Bocciardo, Agostino Ratti, Giovan Battista Santacroce, Francesco Schiaffino e Lazzaro Tavarone. Il Ratti, oltre ad essere tra gli artisti che avevano ornato la chiesa, nel 1775 vi veniva sepolto. Tra gli altri sepolcri vi era quello di Bartoloni Maroni di Reggio, l'arcivescovo che aveva consacrato la chiesa nel 1233. Furono qui battezzati Francesco Giscardi, memorialista che apparteneva alla congregazione dell'oratorio di San Filippo, la beata Virginia Centurione Bracelli, fondatrice del vicino istituto delle Brignoline, e il doge Lorenzo De Mari, in carica dal 1744 al 1746. Durante l'epidemia di peste del 1656-1657, assistendo i malati, vi morirono contagiati il reverendo Strato e il curato Bartolomeo Binasco. Nel 1751 rettore della chiesa era il reverendo Giulio Ravenna che, dopo essere stato consultore del Sant'Ufficio e rettore dell'Università divenne vescovo di Aleria in Corsica. Tra le reliquie vi era conservato un dito e la testa di san Vincenzo. Quest'ultima era stata posseduta dal cardinale Adriano Fieschi; nel 1858 era passata ai padri crociferi di san Camillo che, nel 1873, l'avevano donata alla chiesa vincenziana. La chiesa, perduto il titolo parrocchiale, venne infine ceduta al demanio che vi insediò guarnigioni militari. Fu allora profondamente modificata dall'architetto Giovanni Battista Resasco, succeduto nel ruolo di architetto civico a Carlo Barabino, dei cui progetti fu prosecutore. Resasco rimodellò l'edificio in termini tardo-neoclassici. Lasciò le murature dei prospetti laterali (tanto che nel vicoletto accanto alla ex chiesa, poi palazzina degli Ufficiali, si nota una inconsueta scansione della linea di tetto, dovuta al fronte delle precedenti cappelle con tetto a pendenza); la più modificata fu la facciata, ed in essa venne impostato un basamento in bugnato nella parte inferiore ed un ordine colonnato gigante di incorniciatura per i piani superiori, chiusi alla linea di colmo con un cornicione orizzontale. L'interno venne soppalcato per ricavare gli ambienti consoni alla nuova funzione. Nella vecchia chiesa trasformata in palazzina di rappresentanza, ebbe la prima sede il Genio civile e, successivamente, il Tribunale militare. L'ultima destinazione, ancora attuale, è quella di sede del Circolo ufficiali del presidio.