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Corso di Porta Vittoria

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2983MilanoTram
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Corso di Porta Vittoria è una strada commerciale di Milano. Prende il nome da Porta Vittoria, chiamata Porta Tosa fino al 1861, una delle quattro porte succursali di Milano, ricavata lungo i bastioni spagnoli, oggi demoliti. Sviluppandosi in oltre 750 metri, con orientamento ovest-est, la strada si sviluppa da Largo Augusto a Piazza Cinque Giornate, passando per Largo Marco Biagi. L'intero Corso di Porta Vittoria fa parte del Municipio 3. Palazzo di Giustizia Palazzo dei Sindacati dell'Industria Palazzo Stampa di Soncino Borgazzi Palazzo Sormani Sede direzionale AEM Colonna del Verziere San Babila Missori Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso di Porta Vittoria Corso Porta Vittoria, su sinergospa.com.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Corso di Porta Vittoria (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Corso di Porta Vittoria
Largo Marco Biagi, Milano Municipio 1

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Largo Marco Biagi

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20122 Milano, Municipio 1
Lombardia, Italia
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Luoghi vicini

Palazzo di Giustizia (Milano)
Palazzo di Giustizia (Milano)

Il palazzo di Giustizia è un edificio storico di Milano situato in via Carlo Freguglia al civico 1. È sede del Tribunale Ordinario e relativa Procura della Repubblica, della Corte d'appello di Milano e relativa Procura Generale della Repubblica e del Tribunale di Sorveglianza. Fu costruito tra il 1932 e il 1940 sotto la direzione dell'architetto Marcello Piacentini in stile Novecento. Per la sua costruzione furono abbattute la chiesa di San Filippo Neri in Bovisasca e il convento delle Schiave di Maria, ma l'edificio occupa all'incirca l'area dove sorgeva la caserma Principe Eugenio di Savoia. Occupa un'area quadrilatera di circa 30.000 m², un enorme volume che si eleva su una pianta a forma di trapezio, aperta da otto cortili di differente ampiezza. Elevato su quattro piani e due piani ammezzati, l'accesso ai vari settori è garantito da sei scaloni e nove ascensori, cui si aggiungono numerose scale secondarie. Preceduta da una monumentale gradinata, la facciata principale si apre su un triplice portale di accesso al grande vestibolo di smistamento, alto venticinque metri. Imponenti frasi latine riguardanti i principi della giurisprudenza dominano l'ingresso principale e i due avancorpi sulla facciata principale: Al sommo dell'avancorpo di sinistra: Iurisprudentia est divinarum atque humanarum / rerum notitia iusti atque iniusti scientia ("La giurisprudenza è la scienza degli affari divini e umani, dei fatti giusti e ingiusti") Al sommo dell'ingresso principale: Iustitia / Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere / alterum non laedere, suum cuique tribuere ("Giustizia / I precetti del diritto sono questi: vivere onestamente / non ledere l'Altro, attribuire a ciascuno il suo") Al sommo dell'avancorpo di destra: Sumus ad iustitiam nati neque opinione / sed natura constitutum est ius ("Siamo chiamati alla giustizia fin da quando siamo nati e sulla natura si fonda il diritto, non sull'opinione") Lo stile in cui è realizzato è chiamato "stile Novecento", teorizzato da Margherita Sarfatti intorno al 1920. Il palazzo ispirò anche altre costruzioni: ad esempio, fu preso a modello da Francesco Leoni, nel 1937, per il progetto del nuovo Palazzo di Giustizia di Forlì, città che allora, in quanto "Città del Duce", costituiva una vetrina delle realizzazioni del regime fascista. Il palazzo milanese internamente fu decorato con diversi mosaici, altorilievi, affreschi e sculture che, ispirate alla tradizione artistica romana, dovevano illustrare la storia della giustizia, inoltre raccoglie importanti opere d'arte tra cui: Carlo Carrà, Giustiniano che ammira la giustizia, affresco, 1938. Giovanni Colacicchi, Zaleuco, giudice di Locri, olio su faesite. Achille Funi, Mosè con le tavole della legge, affresco, 1936-39. Leone Lodi, cinque bassorilievi sovrapporte in marmo: Sant'Ambrogio, I Visconti, La fondazione dei Fasci (andato distrutto dopo il 25 aprile). Arturo Martini, La Giustizia fascista, marmo, 1936-37. Piero Marussig, La Giustizia, mosaico. Enzo Morelli, Giustizia divina e umana trionfante, aula della cancelleria generale, affresco, 1938-39 Siro Penagini, Mosè che detta le leggi, affresco, 1937. Romano Romanelli, La Giustizia di Traiano, altorilievo, 1939. Antonio Giuseppe Santagata, mosaici Giustiniano, La Giustizia, Il canonico Graziano, Napoleone legislatore; Le leggi fasciste è stato rimosso dopo la caduta del Fascismo. Attilio Selva, La Giustizia, marmo e porfido. Gino Severini, I dieci comandamenti, mosaico. Mario Sironi, La Giustizia armata con la legge, mosaico, 1936. Mario Tozzi, Il Paradiso Perduto, affresco, 1938. Sede principale: via Freguglia n. 1 Sezione lavoro, sezione IX civile - famiglia, sezione VIII civile - minori e soggetti deboli: via San Barnaba 50 Corte d'appello di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo di Giustizia Tribunale di Milano, su tribunale.milano.it. URL consultato il 26 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2013). Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, su procura.milano.giustizia.it.

Chiesa di Santa Maria della Pace (Milano)
Chiesa di Santa Maria della Pace (Milano)

La chiesa di Santa Maria della Pace è un luogo di culto cattolico di Milano situata in via San Barnaba 40. È sede della Luogotenenza per l'Italia Settentrionale dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. La chiesa nacque grazie a una donazione di Bianca Maria Visconti e del figlio Galeazzo Maria Sforza, che ne affidò il progetto a Guiniforte Solari: iniziata nel 1476 i lavori volsero al termine nel 1497. Notizie successive si hanno nel 1805 con la sconsacrazione della chiesa, che passò da magazzino militare, a ospedale, a scuderia per diventare infine un maneggio. Nel 1900 venne acquistata dai nobili Bagatti Valsecchi, che la restaurarono e vi fondarono un auditorium con il nome di Salone Perosi, adibito all'esecuzione degli oratori di Lorenzo Perosi. Problemi fiscali ne forzarono la dissoluzione. La chiesa passò nel 1906 alle suore di Santa Maria Riparatrice, che provvidero al restauro dell'edificio ed alla sua riconsacrazione. In ultimo, nel 1967, lo stabile è stato acquistato dall'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme che lo utilizza tutt'oggi per le proprie funzioni, ammettendo il pubblico solo la mattina di ogni primo giovedì del mese o su prenotazione. La chiesa di Santa Maria della Pace si presenta, esternamente, in stile gotico lombardo, ripristinato nell'abito dei restauri del 1900. La facciata, che non dà su via San Barnaba, ma su un cortile ad essa adiacente, è a capanna, con paramento murario in laterizi. Al centro, vi è il portale strombato, con lunetta ogivale. Prima dei restauri del 1900, era preceduto da un pronao barocco sorretto da due colonne tuscaniche, avente nel timpano l'affresco della Madonna in trono col Bambino tra i santi Filippo, Giacomo e un francescano, di Simone Peterzano. Ai lati del portale, vi sono due alte monofore ogivali e, al centro, il rosone circolare. Lungo il fianco sinistro della chiesa, parallelo a via San Barnaba, è caratterizzato dal susseguirsi delle cappelle laterali che sporgono dalla parete della navata. In prossimità della facciata, si trova un piccolo portico sorretto da una colonna marmorea, che precede l'ingresso laterale della chiesa. In fondo alla navata, vi è il campanile rinascimentale a pianta quadrata, con cella campanaria che si apre sull'esterno con una bifora per lato. L'interno della chiesa di Santa Maria della Pace è in un sobrio stile rinascimentale che si è andato a sovrapporre al gotico originale, ancora visibile nelle strutture. La chiesa è a navata unica di cinque campate, ciascuna delle quali è coperta con volta a crociera coperta con affreschi del XV secolo raffiguranti soli radianti con all'interno le scritte PAX (pace in lingua latina) e IHS (monogramma bernardiniano). Originariamente, tra la terza e la quarta campata, si trovava un tramezzo in muratura che separava l'area riservata ai fedeli dal coro; della decorazione pittorica ad affresco che lo decorava sono rimasti alcuni lacerti, rinvenuti nel corso del restauro del 1997. Lungo la parete laterale sinistra della navata, vi sono cinque cappelle laterali, ciascuna delle quali ha come accesso sulla navata, una doppia arcata sorretta al centro da una semplice colonna marmorea. Nella quinta cappella sinistra, sull'altare, si trova il quadro Madonna della Pace, del XVI secolo. Il presbiterio, rifatto in stile moderno dopo il Concilio Vaticano II, è rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa ed occupa la quinta campata della navata; esso ospita l'altare maggiore marmoreo e, sulla sinistra, l'ambone ligneo. Alle spalle del presbiterio, l'abside a pianta rettangolare, coperta con volta a botte riccamente decorata con affreschi di Tanzio da Varallo, realizzati tra il 1630 e il 1633. Essi sono: Angeli cantano il Gloria (al centro), Annunciazione (a sinistra) e Adorazione dei pastori (a destra). Nella chiesa vi erano pregevoli affreschi di Bernardino Luini (Storie della Vergine e di s. Giuseppe nella cappella di s. Giuseppe) e Gaudenzio Ferrari, parti dei quali, staccate, sono esposte presso la Pinacoteca di Brera. Sulla cantoria posta nell'abside, alle spalle del presbiterio, si trova l'organo a canne, costruito nel 1891 dal bosino Pietro Bernasconi; lo strumento era originariamente collocato alle spalle dell'altare maggiore e da questo occultato; nel 1997 è stato restaurato dall'organaro cesanese Gianfranco Torri e sistemato nell'attuale collocazione. L'organo e a trasmissione integralmente meccanico, con due tastiere (la prima Grand'Organo, la seconda Organo Eco) di 58 note ciascuna e prima ottava cromatica estesa, ed una pedaliera dritta di 27 note. La sobria cassa, realizzata nel 1997, incornicia la mostra, composta da 25 canne di principale disposte in cuspide unica con bocche a mitria allineate orizzontalmente. Guiniforte Solari Salone Perosi Lorenzo Perosi Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria della Pace a Milano Chiesa di Santa Maria della Pace, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Robert Ribaudo, Chiesa di Santa Maria della Pace, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia, 2011 e 14 ottobre 2016. Robert Ribaudo, Chiesa di S. Maria della Pace. Milano (MI), su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia, 2011. URL consultato il 2 agosto 2020. Scheda aggiornata il 14 ottobre 2016. Milano - MI (I). Chiesa di Santa Maria della Pace. Ordine Equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme. Organo Pietro Bernasconi - 1891, su L'organo a canne. Il re degli strumenti. Informazioni - Foto - Concerti - Links. URL consultato il 9 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2015). Scheda tecnica e composizione fonica dell'organo a canne Pietro Bernasconi 1891. Amadeo Menezes da Silva, gli Amadeiti e le origini di Santa Maria della Pace, su Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Luogotenenza per l'Italia Settentrionale. URL consultato il 9 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). L'edificio e le sue vicende, su Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Luogotenenza per l'Italia Settentrionale. URL consultato il 2 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2012). Gli affreschi del muro tramezzo della chiesa di Santa Maria della Pace rinvenuti durante il restauro del 1997, su Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Luogotenenza per l'Italia Settentrionale. URL consultato il 2 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2012). Organo Pietro Bernasconi e figlio Luigi 1891, su Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Luogotenenza per l'Italia Settentrionale. URL consultato il 2 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2012).

Casa del Mutilato (Milano)

La Casa del Mutilato di Milano è un edificio storico realizzato in stile razionalista fra il 1938 e il 1942 e sito in via Carlo Freguglia al civico 14, a fianco del Palazzo di Giustizia del Piacentini, terminato nel 1940. L'edificio venne progettato dall'ingegnere architetto Luigi Lorenzo Secchi (1899-1992). Il primo tentativo di erigere una Casa del Mutilato a Milano risale al 1921, quando, senza successo, se ne fecero promotori la poetessa Ada Negri e il presidente dell'Associazione nazionale tra mutilati e invalidi di guerra Carlo Delcroix; non ebbe miglior esito la seconda richiesta avanzata tra il 1929 e il 1930. Solo nell'ottobre del 1933, grazie a un contributo podestarile di 500 000 lire, si riuscì a costituire un comitato di finanziamento; Alessandro Gorini, presidente della sezione milanese dell'associazione, si rivolse per il progetto all'amico Luigi Lorenzo Secchi, che inizialmente ipotizzò di ristrutturare l'antico palazzo Sormani; tuttavia, l'associazione preferì erigere un nuovo edificio, nell'area che fu lasciata libera dalla demolizione nel 1935 dell'ex caserma di artiglieria a cavallo "principe Eugenio di Savoia", adiacente al cantiere del palazzo di Giustizia; i lavori di costruzione del palazzo, progettato dal Secchi, furono avviati il 14 giugno 1938 e completati il 31 dicembre 1942. All'interno e all'esterno dell'edificio opere di Antonio Giuseppe Santagata (1888-1985) Vittorio Franchetti Pardo, L'architettura nelle città italiane del XX secolo: dagli anni Venti agli anni Ottanta, Editoriale Jaca Book, 2003. Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra, sito dell'Associazione

Porta Tosa (medievale)
Porta Tosa (medievale)

Porta Tosa era una delle porte minori (chiamate anche "pusterle") poste sul tracciato medievale delle mura di Milano.. Demolita nel XVIII secolo, non deve essere confusa con l'omonima porta delle mura spagnole di Milano, che ha cambiato nome nel 1861 in Porta Vittoria. Nel Museo d'arte antica del Castello sforzesco è conservato un bassorilievo medioevale del XII secolo che fino al 1848 si trovava sopra l'arcata della distrutta Porta Tosa medievale raffigurante una donna che si "tosa" il pelo del pube. La leggenda vuole che rappresenti con scherno la moglie dell'imperatore Federico Barbarossa (che aveva raso al suolo Milano) da cui, per tradizione popolare, il nome della porta; un'altra leggenda racconta che una delegazione milanese si recò a Costantinopoli chiedendo aiuto per la ricostruzione della città distrutta dal Barbarossa, ma l'imperatrice Leobissa negò gli aiuti e i milanesi la raffigurarono come una prostituta nell'atto di radersi e la posero sulla porta più orientale. Una diversa interpretazione che spiega l'origine del nome di Porta Tosa è collegata alla presunta presenza nei suoi pressi di sculture apotropaiche dell'area celtica che mostrano donne che esibiscono la vulva. L'ipotesi sostenuta dagli storici vuole che Porta Tosa medievale prenda il nome da Porta Tosa romana (lat. Porta Tonsa): quest'ultima era situata lungo le mura romane di Milano nella moderna via Rastrelli, poco prima del suo incrocio con via Larga, nei pressi quindi del porto fluviale romano di Milano, da cui il nome della porta (tonsa in latino significa "remo"). . Porta Tosa medievale fu demolita intorno all'anno 1790. Anasyrma Porta Vittoria (Milano)

Sinagoga centrale di Milano
Sinagoga centrale di Milano

La sinagoga centrale di Milano, edificata nel 1892, ricostruita nel 1947 ed ancora ristrutturata nel 1997, è il principale luogo di culto della comunità ebraica di Milano. Dal 1993 ha preso il nome di Tempio centrale Hechal David u-Mordechai. È situata in via Guastalla 19. Il rapidissimo sviluppo demografico della comunità ebraica di Milano nell'Ottocento impose la costruzione di una grande sinagoga in luogo del piccolo oratorio di via Stampa 4, dove fino ad allora si era svolto il culto. Come locazione si scelse uno dei nuovi quartieri eleganti della città. Il progetto fu affidato all'architetto Luca Beltrami, notissimo a Milano per opere come la sistemazione di piazza della Scala e i restauri del Castello Sforzesco, che fu affiancato dall'ingegnere Luigi Tenenti. Alla costruzione contribuì anche il nuovo Stato italiano con un prestito a tassi agevolati. L'inaugurazione, cui la stampa locale diede ampia risonanza, avvenne il 28 settembre 1892 con grande concorso di folla, alla presenza delle principali autorità cittadine. Beltrami disegnò una sinagoga a pianta basilicale, a tre navate, secondo uno schema in voga ai tempi dell'emancipazione. L'alta facciata monumentale, impreziosita da mosaici azzurro e oro, è leggermente rientrata e separata dalla strada da una lunga cancellata. È corrispondentemente divisa in tre sezioni simmetriche. Le due ali laterali, più basse, presentano finestre ad arco decorate. Al centro è il grande portale affiancato da semicolonne e sormontato da un grande arco che giunge ad includere le tre finestre al piano superiore e termina in alto con l'immagine scolpita delle tavole della legge. Nell'agosto 1943 durante un bombardamento, il tetto della sinagoga fu colpito da spezzoni incendiari che causarono la distruzione pressoché completa dell'edificio. Si salvò soltanto la facciata. Gli architetti Manfredo D'Urbino e Eugenio Gentili Tedeschi, incaricati della ricostruzione collegarono la superstite facciata del Beltrami ad un edificio a prisma, sormontato da cupola. Sulle pareti furono aperti ventiquattro finestroni, alti e stretti, ad illuminare la sala. L'edificio è movimentato dai tre livelli diversi dati al suo interno; il piano leggermente rialzato della sala di preghiera, su cui si affaccia il matroneo soprelevato, e da cui scende al piano interrato nel quale sono collocati un moderno auditorium (intitolato a Giancarlo Jarach) e un piccolo oratorio (i cui arredi provengono dall'antica sinagoga di Sermide). Nei locali degli uffici rabbinici contigui alla Sinagoga centrale fu collocato un altro piccolo oratorio (la Schola Carlo e Gianna Shapira), i cui arredi provengono dall'antica sinagoga di Fiorenzuola d'Arda. La ristrutturazione del Tempio centrale nel 1997, pur conservando i volumi dell'edificio, ne ha profondamente trasformato l'interno, ridisegnato da Piero Pinto e Giancarlo Alhadeff. Sono stati aperti nuovi finestroni sui due lati principali e il soffitto è stato rialzato nella parte centrale del matroneo. Il contrasto tra colori vivaci, rosso ed oro, e colori chiari, bianco e nocciolo, contribuisce ad un effetto di grande luminosità. Ma l'elemento forse più caratterizzante della ristrutturazione è dato dalle vetrate multicolori delle ventitré finestre, opera dell'artista newyorkese Roger Selden, le quali offrono un fantasioso collage di simboli ebraici (tra cui la stella di David, lo shofar, la menorah, il lulav) e di lettere dell'alfabeto ebraico. Annie Sacerdoti, Guida all'Italia ebraica, Genova, Marietti, 1986. Michela Beatrice Ferri, E dopo la sinagoga l'architetto fu assunto dal Papa, in L'Osservatore Romano, 28 settembre 2012, p. 5. Michela Beatrice Ferri, Pregare con lo sguardo rivolto verso Gerusalemme. Le sinagoghe in Lombardia, in Stefania Tatiana Salvi (a cura di), Tra cultura, diritto e religione. Sinagoghe e cimiteri ebraici in Lombardia, Milano, Corberi Sapori, 2013, ISBN 978-88-906013-3-0. Milano Comunità ebraica di Milano Lista delle sinagoghe d'Italia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla tempio Centrale Hechal David u-Mordechai Sinagoga di Milano, su rabbinato-milano.it. URL consultato il 14 gennaio 2016.