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Chiesa di Santa Maria della Pace (Milano)

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La chiesa di Santa Maria della Pace è un luogo di culto cattolico di Milano situata in via San Barnaba 40. È sede della Luogotenenza per l'Italia Settentrionale dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. La chiesa nacque grazie a una donazione di Bianca Maria Visconti e del figlio Galeazzo Maria Sforza, che ne affidò il progetto a Guiniforte Solari: iniziata nel 1476 i lavori volsero al termine nel 1497. Notizie successive si hanno nel 1805 con la sconsacrazione della chiesa, che passò da magazzino militare, a ospedale, a scuderia per diventare infine un maneggio. Nel 1900 venne acquistata dai nobili Bagatti Valsecchi, che la restaurarono e vi fondarono un auditorium con il nome di Salone Perosi, adibito all'esecuzione degli oratori di Lorenzo Perosi. Problemi fiscali ne forzarono la dissoluzione. La chiesa passò nel 1906 alle suore di Santa Maria Riparatrice, che provvidero al restauro dell'edificio ed alla sua riconsacrazione. In ultimo, nel 1967, lo stabile è stato acquistato dall'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme che lo utilizza tutt'oggi per le proprie funzioni, ammettendo il pubblico solo la mattina di ogni primo giovedì del mese o su prenotazione. La chiesa di Santa Maria della Pace si presenta, esternamente, in stile gotico lombardo, ripristinato nell'abito dei restauri del 1900. La facciata, che non dà su via San Barnaba, ma su un cortile ad essa adiacente, è a capanna, con paramento murario in laterizi. Al centro, vi è il portale strombato, con lunetta ogivale. Prima dei restauri del 1900, era preceduto da un pronao barocco sorretto da due colonne tuscaniche, avente nel timpano l'affresco della Madonna in trono col Bambino tra i santi Filippo, Giacomo e un francescano, di Simone Peterzano. Ai lati del portale, vi sono due alte monofore ogivali e, al centro, il rosone circolare. Lungo il fianco sinistro della chiesa, parallelo a via San Barnaba, è caratterizzato dal susseguirsi delle cappelle laterali che sporgono dalla parete della navata. In prossimità della facciata, si trova un piccolo portico sorretto da una colonna marmorea, che precede l'ingresso laterale della chiesa. In fondo alla navata, vi è il campanile rinascimentale a pianta quadrata, con cella campanaria che si apre sull'esterno con una bifora per lato. L'interno della chiesa di Santa Maria della Pace è in un sobrio stile rinascimentale che si è andato a sovrapporre al gotico originale, ancora visibile nelle strutture. La chiesa è a navata unica di cinque campate, ciascuna delle quali è coperta con volta a crociera coperta con affreschi del XV secolo raffiguranti soli radianti con all'interno le scritte PAX (pace in lingua latina) e IHS (monogramma bernardiniano). Originariamente, tra la terza e la quarta campata, si trovava un tramezzo in muratura che separava l'area riservata ai fedeli dal coro; della decorazione pittorica ad affresco che lo decorava sono rimasti alcuni lacerti, rinvenuti nel corso del restauro del 1997. Lungo la parete laterale sinistra della navata, vi sono cinque cappelle laterali, ciascuna delle quali ha come accesso sulla navata, una doppia arcata sorretta al centro da una semplice colonna marmorea. Nella quinta cappella sinistra, sull'altare, si trova il quadro Madonna della Pace, del XVI secolo. Il presbiterio, rifatto in stile moderno dopo il Concilio Vaticano II, è rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa ed occupa la quinta campata della navata; esso ospita l'altare maggiore marmoreo e, sulla sinistra, l'ambone ligneo. Alle spalle del presbiterio, l'abside a pianta rettangolare, coperta con volta a botte riccamente decorata con affreschi di Tanzio da Varallo, realizzati tra il 1630 e il 1633. Essi sono: Angeli cantano il Gloria (al centro), Annunciazione (a sinistra) e Adorazione dei pastori (a destra). Nella chiesa vi erano pregevoli affreschi di Bernardino Luini (Storie della Vergine e di s. Giuseppe nella cappella di s. Giuseppe) e Gaudenzio Ferrari, parti dei quali, staccate, sono esposte presso la Pinacoteca di Brera. Sulla cantoria posta nell'abside, alle spalle del presbiterio, si trova l'organo a canne, costruito nel 1891 dal bosino Pietro Bernasconi; lo strumento era originariamente collocato alle spalle dell'altare maggiore e da questo occultato; nel 1997 è stato restaurato dall'organaro cesanese Gianfranco Torri e sistemato nell'attuale collocazione. L'organo e a trasmissione integralmente meccanico, con due tastiere (la prima Grand'Organo, la seconda Organo Eco) di 58 note ciascuna e prima ottava cromatica estesa, ed una pedaliera dritta di 27 note. La sobria cassa, realizzata nel 1997, incornicia la mostra, composta da 25 canne di principale disposte in cuspide unica con bocche a mitria allineate orizzontalmente. Guiniforte Solari Salone Perosi Lorenzo Perosi Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria della Pace a Milano Chiesa di Santa Maria della Pace, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Robert Ribaudo, Chiesa di Santa Maria della Pace, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia, 2011 e 14 ottobre 2016. Robert Ribaudo, Chiesa di S. Maria della Pace. Milano (MI), su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia, 2011. URL consultato il 2 agosto 2020. Scheda aggiornata il 14 ottobre 2016. Milano - MI (I). Chiesa di Santa Maria della Pace. Ordine Equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme. Organo Pietro Bernasconi - 1891, su L'organo a canne. Il re degli strumenti. Informazioni - Foto - Concerti - Links. URL consultato il 9 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2015). Scheda tecnica e composizione fonica dell'organo a canne Pietro Bernasconi 1891. Amadeo Menezes da Silva, gli Amadeiti e le origini di Santa Maria della Pace, su Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Luogotenenza per l'Italia Settentrionale. URL consultato il 9 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). L'edificio e le sue vicende, su Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Luogotenenza per l'Italia Settentrionale. URL consultato il 2 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2012). Gli affreschi del muro tramezzo della chiesa di Santa Maria della Pace rinvenuti durante il restauro del 1997, su Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Luogotenenza per l'Italia Settentrionale. URL consultato il 2 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2012). Organo Pietro Bernasconi e figlio Luigi 1891, su Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Luogotenenza per l'Italia Settentrionale. URL consultato il 2 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2012).

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Chiesa di Santa Maria della Pace (Milano)
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Chiesa di Santa Maria della Pace

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Luoghi vicini

Casa del Mutilato (Milano)

La Casa del Mutilato di Milano è un edificio storico realizzato in stile razionalista fra il 1938 e il 1942 e sito in via Carlo Freguglia al civico 14, a fianco del Palazzo di Giustizia del Piacentini, terminato nel 1940. L'edificio venne progettato dall'ingegnere architetto Luigi Lorenzo Secchi (1899-1992). Il primo tentativo di erigere una Casa del Mutilato a Milano risale al 1921, quando, senza successo, se ne fecero promotori la poetessa Ada Negri e il presidente dell'Associazione nazionale tra mutilati e invalidi di guerra Carlo Delcroix; non ebbe miglior esito la seconda richiesta avanzata tra il 1929 e il 1930. Solo nell'ottobre del 1933, grazie a un contributo podestarile di 500 000 lire, si riuscì a costituire un comitato di finanziamento; Alessandro Gorini, presidente della sezione milanese dell'associazione, si rivolse per il progetto all'amico Luigi Lorenzo Secchi, che inizialmente ipotizzò di ristrutturare l'antico palazzo Sormani; tuttavia, l'associazione preferì erigere un nuovo edificio, nell'area che fu lasciata libera dalla demolizione nel 1935 dell'ex caserma di artiglieria a cavallo "principe Eugenio di Savoia", adiacente al cantiere del palazzo di Giustizia; i lavori di costruzione del palazzo, progettato dal Secchi, furono avviati il 14 giugno 1938 e completati il 31 dicembre 1942. All'interno e all'esterno dell'edificio opere di Antonio Giuseppe Santagata (1888-1985) Vittorio Franchetti Pardo, L'architettura nelle città italiane del XX secolo: dagli anni Venti agli anni Ottanta, Editoriale Jaca Book, 2003. Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra, sito dell'Associazione

Palazzo di Giustizia (Milano)
Palazzo di Giustizia (Milano)

Il palazzo di Giustizia è un edificio storico di Milano situato in via Carlo Freguglia al civico 1. È sede del Tribunale Ordinario e relativa Procura della Repubblica, della Corte d'appello di Milano e relativa Procura Generale della Repubblica e del Tribunale di Sorveglianza. Fu costruito tra il 1932 e il 1940 sotto la direzione dell'architetto Marcello Piacentini in stile Novecento. Per la sua costruzione furono abbattute la chiesa di San Filippo Neri in Bovisasca e il convento delle Schiave di Maria, ma l'edificio occupa all'incirca l'area dove sorgeva la caserma Principe Eugenio di Savoia. Occupa un'area quadrilatera di circa 30.000 m², un enorme volume che si eleva su una pianta a forma di trapezio, aperta da otto cortili di differente ampiezza. Elevato su quattro piani e due piani ammezzati, l'accesso ai vari settori è garantito da sei scaloni e nove ascensori, cui si aggiungono numerose scale secondarie. Preceduta da una monumentale gradinata, la facciata principale si apre su un triplice portale di accesso al grande vestibolo di smistamento, alto venticinque metri. Imponenti frasi latine riguardanti i principi della giurisprudenza dominano l'ingresso principale e i due avancorpi sulla facciata principale: Al sommo dell'avancorpo di sinistra: Iurisprudentia est divinarum atque humanarum / rerum notitia iusti atque iniusti scientia ("La giurisprudenza è la scienza degli affari divini e umani, dei fatti giusti e ingiusti") Al sommo dell'ingresso principale: Iustitia / Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere / alterum non laedere, suum cuique tribuere ("Giustizia / I precetti del diritto sono questi: vivere onestamente / non ledere l'Altro, attribuire a ciascuno il suo") Al sommo dell'avancorpo di destra: Sumus ad iustitiam nati neque opinione / sed natura constitutum est ius ("Siamo chiamati alla giustizia fin da quando siamo nati e sulla natura si fonda il diritto, non sull'opinione") Lo stile in cui è realizzato è chiamato "stile Novecento", teorizzato da Margherita Sarfatti intorno al 1920. Il palazzo ispirò anche altre costruzioni: ad esempio, fu preso a modello da Francesco Leoni, nel 1937, per il progetto del nuovo Palazzo di Giustizia di Forlì, città che allora, in quanto "Città del Duce", costituiva una vetrina delle realizzazioni del regime fascista. Il palazzo milanese internamente fu decorato con diversi mosaici, altorilievi, affreschi e sculture che, ispirate alla tradizione artistica romana, dovevano illustrare la storia della giustizia, inoltre raccoglie importanti opere d'arte tra cui: Carlo Carrà, Giustiniano che ammira la giustizia, affresco, 1938. Giovanni Colacicchi, Zaleuco, giudice di Locri, olio su faesite. Achille Funi, Mosè con le tavole della legge, affresco, 1936-39. Leone Lodi, cinque bassorilievi sovrapporte in marmo: Sant'Ambrogio, I Visconti, La fondazione dei Fasci (andato distrutto dopo il 25 aprile). Arturo Martini, La Giustizia fascista, marmo, 1936-37. Piero Marussig, La Giustizia, mosaico. Enzo Morelli, Giustizia divina e umana trionfante, aula della cancelleria generale, affresco, 1938-39 Siro Penagini, Mosè che detta le leggi, affresco, 1937. Romano Romanelli, La Giustizia di Traiano, altorilievo, 1939. Antonio Giuseppe Santagata, mosaici Giustiniano, La Giustizia, Il canonico Graziano, Napoleone legislatore; Le leggi fasciste è stato rimosso dopo la caduta del Fascismo. Attilio Selva, La Giustizia, marmo e porfido. Gino Severini, I dieci comandamenti, mosaico. Mario Sironi, La Giustizia armata con la legge, mosaico, 1936. Mario Tozzi, Il Paradiso Perduto, affresco, 1938. Sede principale: via Freguglia n. 1 Sezione lavoro, sezione IX civile - famiglia, sezione VIII civile - minori e soggetti deboli: via San Barnaba 50 Corte d'appello di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo di Giustizia Tribunale di Milano, su tribunale.milano.it. URL consultato il 26 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2013). Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, su procura.milano.giustizia.it.

Chiesa di San Barnaba (Milano)
Chiesa di San Barnaba (Milano)

La chiesa dei Santi Paolo e Barnaba, più conosciuta come San Barnaba, è un edificio di culto situato nel centro storico di Milano, il primo edificio dell'Ordine dei Barnabiti. La chiesa si trova in via della Commenda 1, a Milano. La chiesa di San Barnaba fu costruita su disegno dell'architetto perugino Galeazzo Alessi nel 1561 come chiesa madre dei Chierici Regolari di San Paolo, anche detti Barnabiti al posto di una chiesa preesistente realizzata certamente prima del 1486. Nel 1625 a Camillo Procaccini viene affidata la realizzazione degli affreschi che tuttora ornano la volta della navata e il coro. Alla fine del 2010 è stato completato, a cinquant'anni dal precedente, il restauro dell'intera facciata e della porta di ingresso al tempio, realizzata nel 1965 dallo scultore milanese Giovanni Maria Stoppani. La facciata della chiesa, puro esempio di architettura manierista, è bipartita in due ordini sovrapposti da un cornicione ed è sormontata da un timpano rettangolare decorato con ghirlande scolpite. Al centro dell'ordine inferiore, fra due coppie di lesene ioniche, si trova il portale mentre, in quello superiore, fra due coppie di semicolonne corinzie, vi è il grande finestrone a serliana. Nella facciata si aprono quattro nicchie semicircolari contenenti le statue di San Barnaba e di Sant'Ambrogio nell'ordine inferiore, di San Pietro e San Paolo in quello superiore. L'interno della chiesa di San Barnaba è a navata unica con tre cappelle per lato. In prossimità del presbiterio, rialzato di quattro gradini rispetto al resto della chiesa, si allarga, per restringersi nell'area del coro quadrangolare, coperto con volta a crociera affrescata, e dell'abside semicircolare. Le pareti di tutta la chiesa sono riccamente decorate con elementi architettonici in stucco dorato. San Barnaba vanta al suo interno un'interessante raccolta di dipinti del manierismo milanese: in una delle cappelle laterali è conservata un olio su tavola con le Stigmate di san Francesco d'Assisi di Giovanni Paolo Lomazzo, in un'altra una Pietà di Aurelio Luini mentre ai lati dell'altare maggiore si segnalano le due grandi tele con Storie dei santi Paolo e Barnaba, prima opera di Simone Peterzano a Milano (1572-1573). Sotto l'altar maggiore post-conciliare, entro un'urna di vetro, è conservato il corpo del fondatore dei Barnabiti, sant'Antonio Maria Zaccaria. Sulla cantoria in controfacciata, entro una cassa lignea neoclassica con mostra composta da tre cuspidi di canne di principale ciascuna entro un campo, si trova l'organo a canne, costruito da Pacifico Inzoli nel 1896. Serviliano Latuada, Chiesa e Collegio di San Barnaba, in Descrizione di Milano, Tomo primo, Milano, Giuseppe Cairoli, 1737, pp. 284-293. Chierici Regolari di San Paolo San Barnaba Storia e leggenda di San Barnaba, su to.chiesadimilano.it (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2014). Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Barnaba a Milano

Sinagoga centrale di Milano
Sinagoga centrale di Milano

La sinagoga centrale di Milano, edificata nel 1892, ricostruita nel 1947 ed ancora ristrutturata nel 1997, è il principale luogo di culto della comunità ebraica di Milano. Dal 1993 ha preso il nome di Tempio centrale Hechal David u-Mordechai. È situata in via Guastalla 19. Il rapidissimo sviluppo demografico della comunità ebraica di Milano nell'Ottocento impose la costruzione di una grande sinagoga in luogo del piccolo oratorio di via Stampa 4, dove fino ad allora si era svolto il culto. Come locazione si scelse uno dei nuovi quartieri eleganti della città. Il progetto fu affidato all'architetto Luca Beltrami, notissimo a Milano per opere come la sistemazione di piazza della Scala e i restauri del Castello Sforzesco, che fu affiancato dall'ingegnere Luigi Tenenti. Alla costruzione contribuì anche il nuovo Stato italiano con un prestito a tassi agevolati. L'inaugurazione, cui la stampa locale diede ampia risonanza, avvenne il 28 settembre 1892 con grande concorso di folla, alla presenza delle principali autorità cittadine. Beltrami disegnò una sinagoga a pianta basilicale, a tre navate, secondo uno schema in voga ai tempi dell'emancipazione. L'alta facciata monumentale, impreziosita da mosaici azzurro e oro, è leggermente rientrata e separata dalla strada da una lunga cancellata. È corrispondentemente divisa in tre sezioni simmetriche. Le due ali laterali, più basse, presentano finestre ad arco decorate. Al centro è il grande portale affiancato da semicolonne e sormontato da un grande arco che giunge ad includere le tre finestre al piano superiore e termina in alto con l'immagine scolpita delle tavole della legge. Nell'agosto 1943 durante un bombardamento, il tetto della sinagoga fu colpito da spezzoni incendiari che causarono la distruzione pressoché completa dell'edificio. Si salvò soltanto la facciata. Gli architetti Manfredo D'Urbino e Eugenio Gentili Tedeschi, incaricati della ricostruzione collegarono la superstite facciata del Beltrami ad un edificio a prisma, sormontato da cupola. Sulle pareti furono aperti ventiquattro finestroni, alti e stretti, ad illuminare la sala. L'edificio è movimentato dai tre livelli diversi dati al suo interno; il piano leggermente rialzato della sala di preghiera, su cui si affaccia il matroneo soprelevato, e da cui scende al piano interrato nel quale sono collocati un moderno auditorium (intitolato a Giancarlo Jarach) e un piccolo oratorio (i cui arredi provengono dall'antica sinagoga di Sermide). Nei locali degli uffici rabbinici contigui alla Sinagoga centrale fu collocato un altro piccolo oratorio (la Schola Carlo e Gianna Shapira), i cui arredi provengono dall'antica sinagoga di Fiorenzuola d'Arda. La ristrutturazione del Tempio centrale nel 1997, pur conservando i volumi dell'edificio, ne ha profondamente trasformato l'interno, ridisegnato da Piero Pinto e Giancarlo Alhadeff. Sono stati aperti nuovi finestroni sui due lati principali e il soffitto è stato rialzato nella parte centrale del matroneo. Il contrasto tra colori vivaci, rosso ed oro, e colori chiari, bianco e nocciolo, contribuisce ad un effetto di grande luminosità. Ma l'elemento forse più caratterizzante della ristrutturazione è dato dalle vetrate multicolori delle ventitré finestre, opera dell'artista newyorkese Roger Selden, le quali offrono un fantasioso collage di simboli ebraici (tra cui la stella di David, lo shofar, la menorah, il lulav) e di lettere dell'alfabeto ebraico. Annie Sacerdoti, Guida all'Italia ebraica, Genova, Marietti, 1986. Michela Beatrice Ferri, E dopo la sinagoga l'architetto fu assunto dal Papa, in L'Osservatore Romano, 28 settembre 2012, p. 5. Michela Beatrice Ferri, Pregare con lo sguardo rivolto verso Gerusalemme. Le sinagoghe in Lombardia, in Stefania Tatiana Salvi (a cura di), Tra cultura, diritto e religione. Sinagoghe e cimiteri ebraici in Lombardia, Milano, Corberi Sapori, 2013, ISBN 978-88-906013-3-0. Milano Comunità ebraica di Milano Lista delle sinagoghe d'Italia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla tempio Centrale Hechal David u-Mordechai Sinagoga di Milano, su rabbinato-milano.it. URL consultato il 14 gennaio 2016.

Rotonda della Besana
Rotonda della Besana

La Rotonda della Besana, in origine Foppone dell'ospedale maggiore, è un complesso cimiteriale tardobarocco di Milano costituito da un lungo porticato chiuso al centro del quale si erge la ex chiesa di San Michele ai Nuovi Sepolcri, eretta a partire dal 1695 su disegno di Arrisio (o Attilio) Arrigoni. Fra il 1719 e il 1731 venne eretto il portico sepolcrale loboidale a segmenti d'arco in mattone a vista, a cui lavorò l'architetto Francesco Croce (1696-1773). Si stima che nel sepolcro abbiano ricevuto sepoltura nel corso della sua storia quasi centocinquantamila persone. Fin dalla sua nascita nel 1456 l'Ospedale Maggiore era dotato di un cimitero coperto a lato del Naviglio e chiamato popolarmente La brugna; sul finire del Seicento i deputati dell'Ospedale ricevevano però continue richieste da parte degli abitanti della zona di fare cessare gli insopportabili miasmi che da quel cimitero si propagavano all'intorno. Vista l'impossibilità di risolvere il grave problema igienico, l'Ospedale determinò di acquistare dalla famiglia Stella (documento del 28 maggio 1694) un terreno posto fra la chiesa di Santa Maria della Pace e i bastioni spagnoli sul quale, sotto la direzione dell'ingenere collegiato dell'ospedale Arrisio Arrigoni, venne nel 1695 cominciata la costruzione di un sepolcro coperto, dotato di un oratorio, appartato dalle abitazioni e non distante dall'Ospedale. Il nuovo cimitero era collegato all'Ospedale mediante una nuova via retta, la Strada di San Barnaba (l'attuale Via San Barnaba) che collegava il camposanto con l'Ospedale Maggiore: per rendere possibile il trasporto delle salme dall'ospedale fu utilizzato un nuovo ponte sul naviglio nei pressi dell'ingresso posteriore dell'Ospedale, sull'attuale Via Francesco Sforza. Di quest'opera è tuttora visibile la Porta della Meraviglia sul retro della Ca' Granda. La costruzione del nuovo cimitero terminò nel 1697 e le prime tumulazioni avvennero nel luglio di quello stesso anno. Nell'anno 1700 si pensò di convertire l'oratorio in chiesa e, raccolti i fondi necessari, la costruzione ebbe inizio nel 1719 ancora con progetto dell'architetto Francesco Croce con titolo di San Michele Arcangelo ai nuovi sepolcri. Innalzata però la chiesa, «cominciò ad entrare l'acqua ne' sepolcri, e un puzzo orribile a sortire da' medesimi; oltreche si ritrovò, che non bastava al numero fatto maggiore de' Morti». Per porre rimedio, nel 1719 si cominciò l'erezione del grande porticato, sempre su disegno del Croce, intorno alla nuova chiesa e che potesse contenere nuovi sepolcri; il porticato fu terminato nel 1731 con il generoso aiuto economico del ricco mercante di sete Giambattista Annone. vennero quindi previste nuove sepolture più alte da terra in modo che non fossero invase dalle acque sorgive. Il complesso era allora noto come "Foppone dell'Ospedale", dalla voce milanese "foppa" significante appunto "fossa", con cui venivano denominati i molti cimiteri di Milano. Il progetto fu degli architetti Attilio Arrigoni e di Francesco Croce, autore del porticato e della ristrutturazione della chiesa, con il contributo dell'ingegner Carlo Francesco Raffagno. Dopo il 1792 l'edificio venne dismesso, in seguito alla legislazione sanitaria austriaca che imponeva di spostare i cimiteri fuori dalla cerchia cittadina. Nel 1807, durante la dominazione napoleonica, l'architetto Luigi Cagnola ideò un progetto per trasformare il complesso in pantheon del Regno italico di cui Milano era capitale. Con la caduta di Napoleone e la riannessione all'Austria, il progetto fu accantonato. Fu di volta in volta caserma, fienile, cronicario, lavanderia dell'ospedale fino al 1940; seguì un periodo di degrado, che ebbe fine con l'acquisto da parte del Comune di Milano e la sua totale ristrutturazione. Dal dicembre del 1906, ormai priva di ogni originario uso cimiteriale, la Rotonda vide l'inizio della penosa operazione di svuotamento dei grandi sepolcri che erano stati ricavati, nei secoli, nel terreno sottostante: all'apertura delle camere sotterranee tornarono alla luce circa centomila cadaveri, molti dei quali mummificati o saponificati, che dovettero essere traslati al Cimitero di Musocco con tutte le complicazioni igieniche del caso. Speciali macchine furono installate e operarono ininterrottamente per aerare e disinfettare i locali prima che essi venissero svuotati. Studi anatomici complessi furono condotti su molti crani rinvenuti dal dottor Cesare Staurenghi, docente di anatomia topografica della Regia Università di Pavia che raccolse alcune conclusioni nel suo studio intitolato Varietà craniche rinvenute nel sepolcreto della "Rotonda" dell'Ospedale Maggiore di Milano (1907). Lo stesso Staurenghi nel 1909 donò 280 di quei crani alla collezione di antropologia al Museo di storia naturale milanese. Il complesso, di proprietà comunale dal 1958, è usato come spazio verde pubblico e come spazio espositivo per mostre temporanee, proiezioni ed eventi culturali. Il giardino della rotonda, di una superficie di 7 100 m², venne realizzato nella sua forma attuale nel 1965 sotto la guida della paesaggista Elena Berrone Balsari. Dal 2010 al 2012 una importante opera di restauro conservativo è stata compiuta. Sono state restaurate le coperture in coppi antichi. Altresì il restauro ha interessato tutti gli intonaci storici, i materiali lapidei e ha riportato alla luce lacerti di affreschi. Da gennaio 2014 è sede del Museo dei Bambini di Milano. La chiesa, nucleo originario del complesso, ha una pianta a croce greca, inusuale nel contesto milanese dell'epoca e con bracci di misura uguale. All'incrocio dei bracci si eleva la cupola ottagonale, coronata dalla lanterna slanciata. Ai termini di ciascun braccio vi sono quattro facciate identiche di gusto molto sobrio. Più elaborato e scenografico è invece l'interno, a tre navate. La copertura a capriate lignee è sorretta da pilastri in pietra, scanalati, a base ottagona. I capitelli, di ordine ionico, sono decorati con raffigurazioni di teschi e ossa, allusive alla destinazione del complesso e tipiche dell'iconografia barocca. Il porticato mostra un andamento ondulato, ricco di scorci suggestivi. All'interno è costituito da un susseguirsi di volte a vela, che coprono le arcate aperte verso la chiesa. Il prospetto esterno in mattoni a vista è invece aperto da finestroni e oculi. Staurenghi, dott. Cesare, Varietà craniche rinvenute nel sepolcreto della "Rotonda" dell'Ospedale Maggiore di Milano, in Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo civico di storia naturale di Milano, XLVI, Milano, Tipografia degli operai, 1907, pp. 188-232. Serviliano Latuada, Di San Michele de' Nuovi Sepolcri, in Descrizione di Milano ornata con molti disegni in rame delle fabbriche più cospicue..., Tomo primo, Milano, Giuseppe Cairoli mercante di libri, 1737, pp. 265-273. Maria Teresa Fiorio, Le chiese di Milano, Electa, Milano, 2006 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su rotonda della Besana Rotonda della Besana, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Alida Casali Grande, Croce, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 31, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1985.

Biblioteca comunale centrale di Milano
Biblioteca comunale centrale di Milano

La Biblioteca Comunale Centrale di Milano (conosciuta come Biblioteca Sormani) è la principale sede del sistema bibliotecario comunale del capoluogo meneghino, situata in corso Porta Vittoria 6. La biblioteca è ospitata all'interno di Palazzo Sormani, da cui uno dei nomi con cui è conosciuta la biblioteca. La Biblioteca Comunale Centrale di Milano fu fondata alla fine del XIX secolo all'interno di Palazzo Marino, dove rimase fino al 1909, quando venne trasferita nel Palazzo dei Giureconsulti. Dopo essere stata ospitata per un breve periodo all'interno del Museo civico di storia naturale di Milano, nel 1914 fu trasferita nel Castello Sforzesco. Rimase all'interno del Castello Sforzesco fino al 10 marzo 1956, quando venne inaugurata l'attuale sede di Palazzo Sormani. La biblioteca ha una vasta collezione di volumi, il catalogo ne conta più di 650.000; si occupa di tutti i campi del sapere ed è quindi una biblioteca di carattere generale, anche se mantiene una gran quantità di testi nell'ambito delle scienze umanistiche, giuridiche e artistiche. I giornali rilegati catalogati con segnatura Q PER e i periodici in cartaceo sono conservati presso il deposito staccato di via Quaranta 43, deposito ora accessibile solo su prenotazione. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Biblioteca centrale comunale di Milano Sito ufficiale, su milano.biblioteche.it. Sito ufficiale, su milano.biblioteche.it. Sito ufficiale, su milano.biblioteche.it. Biblioteca comunale centrale di Milano, su Anagrafe delle biblioteche italiane, Istituto centrale per il catalogo unico. Biblioteca comunale centrale di Milano, su Sistema archivistico nazionale, Istituto centrale per gli archivi.