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Chiesa di San Barnaba (Milano)

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20170225 Chiesa di San Barnaba
20170225 Chiesa di San Barnaba

La chiesa dei Santi Paolo e Barnaba, più conosciuta come San Barnaba, è un edificio di culto situato nel centro storico di Milano, il primo edificio dell'Ordine dei Barnabiti. La chiesa si trova in via della Commenda 1, a Milano. La chiesa di San Barnaba fu costruita su disegno dell'architetto perugino Galeazzo Alessi nel 1561 come chiesa madre dei Chierici Regolari di San Paolo, anche detti Barnabiti al posto di una chiesa preesistente realizzata certamente prima del 1486. Nel 1625 a Camillo Procaccini viene affidata la realizzazione degli affreschi che tuttora ornano la volta della navata e il coro. Alla fine del 2010 è stato completato, a cinquant'anni dal precedente, il restauro dell'intera facciata e della porta di ingresso al tempio, realizzata nel 1965 dallo scultore milanese Giovanni Maria Stoppani. La facciata della chiesa, puro esempio di architettura manierista, è bipartita in due ordini sovrapposti da un cornicione ed è sormontata da un timpano rettangolare decorato con ghirlande scolpite. Al centro dell'ordine inferiore, fra due coppie di lesene ioniche, si trova il portale mentre, in quello superiore, fra due coppie di semicolonne corinzie, vi è il grande finestrone a serliana. Nella facciata si aprono quattro nicchie semicircolari contenenti le statue di San Barnaba e di Sant'Ambrogio nell'ordine inferiore, di San Pietro e San Paolo in quello superiore. L'interno della chiesa di San Barnaba è a navata unica con tre cappelle per lato. In prossimità del presbiterio, rialzato di quattro gradini rispetto al resto della chiesa, si allarga, per restringersi nell'area del coro quadrangolare, coperto con volta a crociera affrescata, e dell'abside semicircolare. Le pareti di tutta la chiesa sono riccamente decorate con elementi architettonici in stucco dorato. San Barnaba vanta al suo interno un'interessante raccolta di dipinti del manierismo milanese: in una delle cappelle laterali è conservata un olio su tavola con le Stigmate di san Francesco d'Assisi di Giovanni Paolo Lomazzo, in un'altra una Pietà di Aurelio Luini mentre ai lati dell'altare maggiore si segnalano le due grandi tele con Storie dei santi Paolo e Barnaba, prima opera di Simone Peterzano a Milano (1572-1573). Sotto l'altar maggiore post-conciliare, entro un'urna di vetro, è conservato il corpo del fondatore dei Barnabiti, sant'Antonio Maria Zaccaria. Sulla cantoria in controfacciata, entro una cassa lignea neoclassica con mostra composta da tre cuspidi di canne di principale ciascuna entro un campo, si trova l'organo a canne, costruito da Pacifico Inzoli nel 1896. Serviliano Latuada, Chiesa e Collegio di San Barnaba, in Descrizione di Milano, Tomo primo, Milano, Giuseppe Cairoli, 1737, pp. 284-293. Chierici Regolari di San Paolo San Barnaba Storia e leggenda di San Barnaba, su to.chiesadimilano.it (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2014). Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Barnaba a Milano

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Chiesa di San Barnaba (Milano)
Via San Barnaba, Milano Municipio 1

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Chiesa dei Santi Barnaba e Paolo

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20170225 Chiesa di San Barnaba
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Luoghi vicini

Sinagoga centrale di Milano
Sinagoga centrale di Milano

La sinagoga centrale di Milano, edificata nel 1892, ricostruita nel 1947 ed ancora ristrutturata nel 1997, è il principale luogo di culto della comunità ebraica di Milano. Dal 1993 ha preso il nome di Tempio centrale Hechal David u-Mordechai. È situata in via Guastalla 19. Il rapidissimo sviluppo demografico della comunità ebraica di Milano nell'Ottocento impose la costruzione di una grande sinagoga in luogo del piccolo oratorio di via Stampa 4, dove fino ad allora si era svolto il culto. Come locazione si scelse uno dei nuovi quartieri eleganti della città. Il progetto fu affidato all'architetto Luca Beltrami, notissimo a Milano per opere come la sistemazione di piazza della Scala e i restauri del Castello Sforzesco, che fu affiancato dall'ingegnere Luigi Tenenti. Alla costruzione contribuì anche il nuovo Stato italiano con un prestito a tassi agevolati. L'inaugurazione, cui la stampa locale diede ampia risonanza, avvenne il 28 settembre 1892 con grande concorso di folla, alla presenza delle principali autorità cittadine. Beltrami disegnò una sinagoga a pianta basilicale, a tre navate, secondo uno schema in voga ai tempi dell'emancipazione. L'alta facciata monumentale, impreziosita da mosaici azzurro e oro, è leggermente rientrata e separata dalla strada da una lunga cancellata. È corrispondentemente divisa in tre sezioni simmetriche. Le due ali laterali, più basse, presentano finestre ad arco decorate. Al centro è il grande portale affiancato da semicolonne e sormontato da un grande arco che giunge ad includere le tre finestre al piano superiore e termina in alto con l'immagine scolpita delle tavole della legge. Nell'agosto 1943 durante un bombardamento, il tetto della sinagoga fu colpito da spezzoni incendiari che causarono la distruzione pressoché completa dell'edificio. Si salvò soltanto la facciata. Gli architetti Manfredo D'Urbino e Eugenio Gentili Tedeschi, incaricati della ricostruzione collegarono la superstite facciata del Beltrami ad un edificio a prisma, sormontato da cupola. Sulle pareti furono aperti ventiquattro finestroni, alti e stretti, ad illuminare la sala. L'edificio è movimentato dai tre livelli diversi dati al suo interno; il piano leggermente rialzato della sala di preghiera, su cui si affaccia il matroneo soprelevato, e da cui scende al piano interrato nel quale sono collocati un moderno auditorium (intitolato a Giancarlo Jarach) e un piccolo oratorio (i cui arredi provengono dall'antica sinagoga di Sermide). Nei locali degli uffici rabbinici contigui alla Sinagoga centrale fu collocato un altro piccolo oratorio (la Schola Carlo e Gianna Shapira), i cui arredi provengono dall'antica sinagoga di Fiorenzuola d'Arda. La ristrutturazione del Tempio centrale nel 1997, pur conservando i volumi dell'edificio, ne ha profondamente trasformato l'interno, ridisegnato da Piero Pinto e Giancarlo Alhadeff. Sono stati aperti nuovi finestroni sui due lati principali e il soffitto è stato rialzato nella parte centrale del matroneo. Il contrasto tra colori vivaci, rosso ed oro, e colori chiari, bianco e nocciolo, contribuisce ad un effetto di grande luminosità. Ma l'elemento forse più caratterizzante della ristrutturazione è dato dalle vetrate multicolori delle ventitré finestre, opera dell'artista newyorkese Roger Selden, le quali offrono un fantasioso collage di simboli ebraici (tra cui la stella di David, lo shofar, la menorah, il lulav) e di lettere dell'alfabeto ebraico. Annie Sacerdoti, Guida all'Italia ebraica, Genova, Marietti, 1986. Michela Beatrice Ferri, E dopo la sinagoga l'architetto fu assunto dal Papa, in L'Osservatore Romano, 28 settembre 2012, p. 5. Michela Beatrice Ferri, Pregare con lo sguardo rivolto verso Gerusalemme. Le sinagoghe in Lombardia, in Stefania Tatiana Salvi (a cura di), Tra cultura, diritto e religione. Sinagoghe e cimiteri ebraici in Lombardia, Milano, Corberi Sapori, 2013, ISBN 978-88-906013-3-0. Milano Comunità ebraica di Milano Lista delle sinagoghe d'Italia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla tempio Centrale Hechal David u-Mordechai Sinagoga di Milano, su rabbinato-milano.it. URL consultato il 14 gennaio 2016.

Casa del Mutilato (Milano)

La Casa del Mutilato di Milano è un edificio storico realizzato in stile razionalista fra il 1938 e il 1942 e sito in via Carlo Freguglia al civico 14, a fianco del Palazzo di Giustizia del Piacentini, terminato nel 1940. L'edificio venne progettato dall'ingegnere architetto Luigi Lorenzo Secchi (1899-1992). Il primo tentativo di erigere una Casa del Mutilato a Milano risale al 1921, quando, senza successo, se ne fecero promotori la poetessa Ada Negri e il presidente dell'Associazione nazionale tra mutilati e invalidi di guerra Carlo Delcroix; non ebbe miglior esito la seconda richiesta avanzata tra il 1929 e il 1930. Solo nell'ottobre del 1933, grazie a un contributo podestarile di 500 000 lire, si riuscì a costituire un comitato di finanziamento; Alessandro Gorini, presidente della sezione milanese dell'associazione, si rivolse per il progetto all'amico Luigi Lorenzo Secchi, che inizialmente ipotizzò di ristrutturare l'antico palazzo Sormani; tuttavia, l'associazione preferì erigere un nuovo edificio, nell'area che fu lasciata libera dalla demolizione nel 1935 dell'ex caserma di artiglieria a cavallo "principe Eugenio di Savoia", adiacente al cantiere del palazzo di Giustizia; i lavori di costruzione del palazzo, progettato dal Secchi, furono avviati il 14 giugno 1938 e completati il 31 dicembre 1942. All'interno e all'esterno dell'edificio opere di Antonio Giuseppe Santagata (1888-1985) Vittorio Franchetti Pardo, L'architettura nelle città italiane del XX secolo: dagli anni Venti agli anni Ottanta, Editoriale Jaca Book, 2003. Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra, sito dell'Associazione

Giardini della Guastalla
Giardini della Guastalla

I giardini della Guastalla sono un parco di Milano. Affacciati su via Francesco Sforza, di fronte all'Università Statale di Milano e a fianco dell'Ospedale Maggiore, sono tra i meno estesi (solo 12.000 m2 di superficie), ma anche alcuni fra i più antichi giardini pubblici di Milano. L'omonimo collegio della Guastalla nasce a Milano nel 1555 a opera di Paola Lodovica Torelli, contessa di Guastalla. Nata nel 1499 e rimasta vedova a soli 29 anni, si trasferì a Milano dopo aver venduto il suo feudo ai Gonzaga. Fondò quindi un monastero, dedicandosi all'educazione di "fanciulle nobili ma decadute" che, senza dote o altri mezzi, sarebbero finite altrimenti in convento o su una cattiva strada. La sede originaria del collegio si trova dietro l'Ospedale Maggiore di Milano in un grande palazzo con giardino, attuale sede del giudice di pace. Nel 1937 il Comune di Milano decise di espropriare il palazzo, e il collegio venne trasferito a Monza. Quando il parco fu aperto al pubblico, il 10 agosto 1939, era unito al parco di palazzo Sormani. Nel 2012 il gruppo "Il Pagante" scelse il Guastalla come location per registrare il videoclip di "Entro in pass", il loro primo singolo. I giardini della Guastalla ospitano al loro interno, al posto dell'originario laghetto, una pregevole vasca peschiera seicentesca, in stile barocco, formata da due terrazzamenti comunicanti tramite scale e arricchita da balaustre in granito bianco. Tra gli altri elementi si possono trovare un'edicola, sempre seicentesca, contenente il gruppo di statue in terracotta policroma della Maddalena penitente confortata da angeli, e un tempietto neoclassico del Cagnola. Vi è un'area giochi per i bambini e ai cani sono riservate due piccoli spazi cintati. Situata invece all'esterno del giardino, all'angolo di via San Barnaba e via della Commenda, una pregevole fontana barocca. Particolarmente curiosa una catalpa bignonioides ‘Walt’, albero dei sigari dal tronco molto contorto e monumentale e dalla chioma asimmetrica, quasi una scultura vegetale, mentre un gruppo di vetusti faggi ombreggia l'area gioco all'ingresso da via Guastalla. Tra gli altri alberi, segnaliamo: ippocastano, carpino, acero, frassino, tiglio, liquidambar, bagolaro, magnolia, platano, noce nero, molti di grandi dimensioni. Franco Fava, Storia di Milano, Milano, Libreria Milanese, 2005, ISBN 88-7955-035-7. AA. VV., Quando Milano era Milano, 2006ª ed., Milano, Meravigli, 2006, ISBN 88-7955-184-1. Alma Lanzani Abbà, Pia Meda, Alberi a Milano, fotografie di Gabriele Lanzani et al; illustrazioni di Silvia Rovati, Milano, CLESAV - Vooperativa Libraria Editrice per le Scienze Agrarie, Alimentari e Veterinarie, giugno 1985. Liliana Casieri, Lina Lepera; Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, supervisione botanica: Pia Meda; supervisione farmacognostica: Massimo Rossi; Illustrazioni e impaginazione: Linke Bossi, Consonni, Montobbio, Comune di Milano, settore ecologia, GAV. AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997. Paolo Cottini Giardini di Lombardia, 1994, Varese, Edizioni Lativa. Parchi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su giardini della Guastalla Giardino della Guastalla, su comune.milano.it. URL consultato il 20 marzo 2018.

Chiesa di Santa Maria della Pace (Milano)
Chiesa di Santa Maria della Pace (Milano)

La chiesa di Santa Maria della Pace è un luogo di culto cattolico di Milano situata in via San Barnaba 40. È sede della Luogotenenza per l'Italia Settentrionale dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. La chiesa nacque grazie a una donazione di Bianca Maria Visconti e del figlio Galeazzo Maria Sforza, che ne affidò il progetto a Guiniforte Solari: iniziata nel 1476 i lavori volsero al termine nel 1497. Notizie successive si hanno nel 1805 con la sconsacrazione della chiesa, che passò da magazzino militare, a ospedale, a scuderia per diventare infine un maneggio. Nel 1900 venne acquistata dai nobili Bagatti Valsecchi, che la restaurarono e vi fondarono un auditorium con il nome di Salone Perosi, adibito all'esecuzione degli oratori di Lorenzo Perosi. Problemi fiscali ne forzarono la dissoluzione. La chiesa passò nel 1906 alle suore di Santa Maria Riparatrice, che provvidero al restauro dell'edificio ed alla sua riconsacrazione. In ultimo, nel 1967, lo stabile è stato acquistato dall'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme che lo utilizza tutt'oggi per le proprie funzioni, ammettendo il pubblico solo la mattina di ogni primo giovedì del mese o su prenotazione. La chiesa di Santa Maria della Pace si presenta, esternamente, in stile gotico lombardo, ripristinato nell'abito dei restauri del 1900. La facciata, che non dà su via San Barnaba, ma su un cortile ad essa adiacente, è a capanna, con paramento murario in laterizi. Al centro, vi è il portale strombato, con lunetta ogivale. Prima dei restauri del 1900, era preceduto da un pronao barocco sorretto da due colonne tuscaniche, avente nel timpano l'affresco della Madonna in trono col Bambino tra i santi Filippo, Giacomo e un francescano, di Simone Peterzano. Ai lati del portale, vi sono due alte monofore ogivali e, al centro, il rosone circolare. Lungo il fianco sinistro della chiesa, parallelo a via San Barnaba, è caratterizzato dal susseguirsi delle cappelle laterali che sporgono dalla parete della navata. In prossimità della facciata, si trova un piccolo portico sorretto da una colonna marmorea, che precede l'ingresso laterale della chiesa. In fondo alla navata, vi è il campanile rinascimentale a pianta quadrata, con cella campanaria che si apre sull'esterno con una bifora per lato. L'interno della chiesa di Santa Maria della Pace è in un sobrio stile rinascimentale che si è andato a sovrapporre al gotico originale, ancora visibile nelle strutture. La chiesa è a navata unica di cinque campate, ciascuna delle quali è coperta con volta a crociera coperta con affreschi del XV secolo raffiguranti soli radianti con all'interno le scritte PAX (pace in lingua latina) e IHS (monogramma bernardiniano). Originariamente, tra la terza e la quarta campata, si trovava un tramezzo in muratura che separava l'area riservata ai fedeli dal coro; della decorazione pittorica ad affresco che lo decorava sono rimasti alcuni lacerti, rinvenuti nel corso del restauro del 1997. Lungo la parete laterale sinistra della navata, vi sono cinque cappelle laterali, ciascuna delle quali ha come accesso sulla navata, una doppia arcata sorretta al centro da una semplice colonna marmorea. Nella quinta cappella sinistra, sull'altare, si trova il quadro Madonna della Pace, del XVI secolo. Il presbiterio, rifatto in stile moderno dopo il Concilio Vaticano II, è rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa ed occupa la quinta campata della navata; esso ospita l'altare maggiore marmoreo e, sulla sinistra, l'ambone ligneo. Alle spalle del presbiterio, l'abside a pianta rettangolare, coperta con volta a botte riccamente decorata con affreschi di Tanzio da Varallo, realizzati tra il 1630 e il 1633. Essi sono: Angeli cantano il Gloria (al centro), Annunciazione (a sinistra) e Adorazione dei pastori (a destra). Nella chiesa vi erano pregevoli affreschi di Bernardino Luini (Storie della Vergine e di s. Giuseppe nella cappella di s. Giuseppe) e Gaudenzio Ferrari, parti dei quali, staccate, sono esposte presso la Pinacoteca di Brera. Sulla cantoria posta nell'abside, alle spalle del presbiterio, si trova l'organo a canne, costruito nel 1891 dal bosino Pietro Bernasconi; lo strumento era originariamente collocato alle spalle dell'altare maggiore e da questo occultato; nel 1997 è stato restaurato dall'organaro cesanese Gianfranco Torri e sistemato nell'attuale collocazione. L'organo e a trasmissione integralmente meccanico, con due tastiere (la prima Grand'Organo, la seconda Organo Eco) di 58 note ciascuna e prima ottava cromatica estesa, ed una pedaliera dritta di 27 note. La sobria cassa, realizzata nel 1997, incornicia la mostra, composta da 25 canne di principale disposte in cuspide unica con bocche a mitria allineate orizzontalmente. Guiniforte Solari Salone Perosi Lorenzo Perosi Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria della Pace a Milano Chiesa di Santa Maria della Pace, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Robert Ribaudo, Chiesa di Santa Maria della Pace, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia, 2011 e 14 ottobre 2016. Robert Ribaudo, Chiesa di S. Maria della Pace. Milano (MI), su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia, 2011. URL consultato il 2 agosto 2020. Scheda aggiornata il 14 ottobre 2016. Milano - MI (I). Chiesa di Santa Maria della Pace. Ordine Equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme. Organo Pietro Bernasconi - 1891, su L'organo a canne. Il re degli strumenti. Informazioni - Foto - Concerti - Links. URL consultato il 9 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2015). Scheda tecnica e composizione fonica dell'organo a canne Pietro Bernasconi 1891. Amadeo Menezes da Silva, gli Amadeiti e le origini di Santa Maria della Pace, su Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Luogotenenza per l'Italia Settentrionale. URL consultato il 9 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). L'edificio e le sue vicende, su Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Luogotenenza per l'Italia Settentrionale. URL consultato il 2 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2012). Gli affreschi del muro tramezzo della chiesa di Santa Maria della Pace rinvenuti durante il restauro del 1997, su Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Luogotenenza per l'Italia Settentrionale. URL consultato il 2 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2012). Organo Pietro Bernasconi e figlio Luigi 1891, su Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Luogotenenza per l'Italia Settentrionale. URL consultato il 2 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2012).

Biblioteca comunale centrale di Milano
Biblioteca comunale centrale di Milano

La Biblioteca Comunale Centrale di Milano (conosciuta come Biblioteca Sormani) è la principale sede del sistema bibliotecario comunale del capoluogo meneghino, situata in corso Porta Vittoria 6. La biblioteca è ospitata all'interno di Palazzo Sormani, da cui uno dei nomi con cui è conosciuta la biblioteca. La Biblioteca Comunale Centrale di Milano fu fondata alla fine del XIX secolo all'interno di Palazzo Marino, dove rimase fino al 1909, quando venne trasferita nel Palazzo dei Giureconsulti. Dopo essere stata ospitata per un breve periodo all'interno del Museo civico di storia naturale di Milano, nel 1914 fu trasferita nel Castello Sforzesco. Rimase all'interno del Castello Sforzesco fino al 10 marzo 1956, quando venne inaugurata l'attuale sede di Palazzo Sormani. La biblioteca ha una vasta collezione di volumi, il catalogo ne conta più di 650.000; si occupa di tutti i campi del sapere ed è quindi una biblioteca di carattere generale, anche se mantiene una gran quantità di testi nell'ambito delle scienze umanistiche, giuridiche e artistiche. I giornali rilegati catalogati con segnatura Q PER e i periodici in cartaceo sono conservati presso il deposito staccato di via Quaranta 43, deposito ora accessibile solo su prenotazione. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Biblioteca centrale comunale di Milano Sito ufficiale, su milano.biblioteche.it. Sito ufficiale, su milano.biblioteche.it. Sito ufficiale, su milano.biblioteche.it. Biblioteca comunale centrale di Milano, su Anagrafe delle biblioteche italiane, Istituto centrale per il catalogo unico. Biblioteca comunale centrale di Milano, su Sistema archivistico nazionale, Istituto centrale per gli archivi.

Tempio Valdese (Milano)
Tempio Valdese (Milano)

Il Tempio Valdese di Milano è un luogo di culto cristiano situato nel centro storico della città, all'interno del municipio 1, sede della comunità valdese locale; l'edificio si trova in via Francesco Sforza all'incrocio con via San Giovanni in Conca, non lontano dalla Ca' Granda, sede dell'Università degli Studi di Milano, e dalla basilica di Santo Stefano Maggiore. Nel 1877 il Comune decise di ampliare l'attuale piazza Missori demolendo gran parte dell'ex chiesa di San Giovanni in Conca, affidata alla Comunità Valdese nel 1879, anno in cui venne attuato il progetto e la facciata, restaurata in stile neoromanico su progetto di Angelo Colla, arretrata di alcuni metri andando a chiudere l'aula accorciata. Il nuovo tempio fu inaugurato l'8 maggio 1881, mentre il campanile fu demolito nel 1885. Nel secondo dopoguerra "esigenze imprescindibili di viabilità" condannarono definitivamente l'edificio, che fu demolito tra il 1948 e il 1952, per realizzare l'asse viario di via Albricci-piazza Missori. Dell'antica basilica furono salvati e restaurati solo una parte dell'abside e la cripta, mentre la comunità valdese costruì un nuovo luogo di culto moderno tra il 1949 ed il 1952 lungo via Francesco Sforza recuperando gli elementi antichi e rimontando, in accordo con le indicazioni della Soprintendenza ai beni architettonici, la facciata della chiesa di San Giovanni in Conca. Il tempio valdese è situato lungo via Francesco Sforza, all'angolo con via San Giovanni in Conca. Esternamente, l'edificio è caratterizzato dalla facciata, proveniente dalla chiesa di San Giovanni in Conca, dal XIX secolo edificio di culto valdese, demolita nei primi anni del secondo dopoguerra per permettere l'apertura di via Alberto Albicci. Il prospetto, risalente al XII secolo e ripristinato nelle sue forme originarie con un restauro in stile neoromanico nel 1879, è a capanna, in mattoni rossi ai lati e pietra bianca al centro, con inserti decorativi marmorei; il portale, leggermente strombato, è decorato da una lunetta musiva raffigurante un candelabro sormontato da una candela accesa e poggiante sulla Bibbia, con intorno il motto in lingua latina Lux lucet in tenebris, simbolo del Valdismo, ed è sormontato da un rosone circolare e da una monofora cieca, ripetuti anche ai lati. L'interno della chiesa è in stile moderno ed è ad aula unica coperta con soffitto a doppio spiovente poggiante su grandi arcate a sesto acuto ed illuminato da alti finestroni rettangolari che si aprono lungo le due pareti laterali; l'ambiente termina con un'abside appena accennata che presenta una croce luminosa ed un pulpito ligneo. Sulla cantoria in controfacciata si trova l'organo a canne, costruito nel 1952 dalla ditta Balbiani-Vegezzi Bossi. Lo strumento è a trasmissione elettro-pneumatica ed il suo materiale fonico è interamente racchiuso entro una cassa lignea con mostra ceciliana formata da canne di principale disposte simmetricamente in più cuspidi, con bocche a mitria. La consolle, anch'essa posta in cantoria, dispone di due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. Alberto Ribet, La Chiesa valdese di Milano, Torre Pellice, Società di Studi Valdesi, 1962, ISBN non esistente. Massimiliano David, San Giovanni in Conca, Milano, Et, 1982, ISBN non esistente. Oscar Pedro Melano, Milano di terracotta e mattoni, Milano, G. Mazzotta, 2002, ISBN 88-202-1582-9. Vittore Buzzi, Claudio Buzzi, Le vie di Milano: dizionario della toponomastica milanese, Milano, Hoepli, 2005, ISBN 88-203-3495-X. Milano Chiese di Milano Monumenti di Milano Chiesa Valdese Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Tempio Valdese di Milano Chiesa Evangelica Valdese di Milano, su milanovaldese.it. URL consultato l'11 maggio 2014.

Palazzo di Giustizia (Milano)
Palazzo di Giustizia (Milano)

Il palazzo di Giustizia è un edificio storico di Milano situato in via Carlo Freguglia al civico 1. È sede del Tribunale Ordinario e relativa Procura della Repubblica, della Corte d'appello di Milano e relativa Procura Generale della Repubblica e del Tribunale di Sorveglianza. Fu costruito tra il 1932 e il 1940 sotto la direzione dell'architetto Marcello Piacentini in stile Novecento. Per la sua costruzione furono abbattute la chiesa di San Filippo Neri in Bovisasca e il convento delle Schiave di Maria, ma l'edificio occupa all'incirca l'area dove sorgeva la caserma Principe Eugenio di Savoia. Occupa un'area quadrilatera di circa 30.000 m², un enorme volume che si eleva su una pianta a forma di trapezio, aperta da otto cortili di differente ampiezza. Elevato su quattro piani e due piani ammezzati, l'accesso ai vari settori è garantito da sei scaloni e nove ascensori, cui si aggiungono numerose scale secondarie. Preceduta da una monumentale gradinata, la facciata principale si apre su un triplice portale di accesso al grande vestibolo di smistamento, alto venticinque metri. Imponenti frasi latine riguardanti i principi della giurisprudenza dominano l'ingresso principale e i due avancorpi sulla facciata principale: Al sommo dell'avancorpo di sinistra: Iurisprudentia est divinarum atque humanarum / rerum notitia iusti atque iniusti scientia ("La giurisprudenza è la scienza degli affari divini e umani, dei fatti giusti e ingiusti") Al sommo dell'ingresso principale: Iustitia / Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere / alterum non laedere, suum cuique tribuere ("Giustizia / I precetti del diritto sono questi: vivere onestamente / non ledere l'Altro, attribuire a ciascuno il suo") Al sommo dell'avancorpo di destra: Sumus ad iustitiam nati neque opinione / sed natura constitutum est ius ("Siamo chiamati alla giustizia fin da quando siamo nati e sulla natura si fonda il diritto, non sull'opinione") Lo stile in cui è realizzato è chiamato "stile Novecento", teorizzato da Margherita Sarfatti intorno al 1920. Il palazzo ispirò anche altre costruzioni: ad esempio, fu preso a modello da Francesco Leoni, nel 1937, per il progetto del nuovo Palazzo di Giustizia di Forlì, città che allora, in quanto "Città del Duce", costituiva una vetrina delle realizzazioni del regime fascista. Il palazzo milanese internamente fu decorato con diversi mosaici, altorilievi, affreschi e sculture che, ispirate alla tradizione artistica romana, dovevano illustrare la storia della giustizia, inoltre raccoglie importanti opere d'arte tra cui: Carlo Carrà, Giustiniano che ammira la giustizia, affresco, 1938. Giovanni Colacicchi, Zaleuco, giudice di Locri, olio su faesite. Achille Funi, Mosè con le tavole della legge, affresco, 1936-39. Leone Lodi, cinque bassorilievi sovrapporte in marmo: Sant'Ambrogio, I Visconti, La fondazione dei Fasci (andato distrutto dopo il 25 aprile). Arturo Martini, La Giustizia fascista, marmo, 1936-37. Piero Marussig, La Giustizia, mosaico. Enzo Morelli, Giustizia divina e umana trionfante, aula della cancelleria generale, affresco, 1938-39 Siro Penagini, Mosè che detta le leggi, affresco, 1937. Romano Romanelli, La Giustizia di Traiano, altorilievo, 1939. Antonio Giuseppe Santagata, mosaici Giustiniano, La Giustizia, Il canonico Graziano, Napoleone legislatore; Le leggi fasciste è stato rimosso dopo la caduta del Fascismo. Attilio Selva, La Giustizia, marmo e porfido. Gino Severini, I dieci comandamenti, mosaico. Mario Sironi, La Giustizia armata con la legge, mosaico, 1936. Mario Tozzi, Il Paradiso Perduto, affresco, 1938. Sede principale: via Freguglia n. 1 Sezione lavoro, sezione IX civile - famiglia, sezione VIII civile - minori e soggetti deboli: via San Barnaba 50 Corte d'appello di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo di Giustizia Tribunale di Milano, su tribunale.milano.it. URL consultato il 26 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2013). Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, su procura.milano.giustizia.it.

Sede direzionale AEM
Sede direzionale AEM

La sede direzionale AEM è un edificio storico di Milano che ospita gli uffici dell'ex Azienda Elettrica Municipale (AEM, ora A2A), sito nel centro della città in corso di Porta Vittoria al civico 4. L'edificio venne progettato nell'immediato dopoguerra dall'architetto Antonio Cassi Ramelli, come sede dell'Azienda Elettrica Municipale (AEM). Il nuovo edificio inglobò alcune parti dell'antico Luogo Pio Trivulzio, semidistrutto dai bombardamenti del 1943, che già dal 1910 ospitava gli uffici dell'AEM. La costruzione iniziò nel 1947 e si concluse l'anno successivo. Il complesso occupa un intero isolato, delimitato da corso di Porta Vittoria e dalle vie Francesco Sforza, San Giovanni in Conca e della Signora. L'ingresso principale prospetta sul corso di Porta Vittoria, sull'ala dell'edificio costruita ex novo; le parti restanti, al contrario, inglobano alcuni frammenti della costruzione preesistente, sopravvissuti agli eventi bellici. L'ala di nuova costruzione ha pianta in forma di “L”, che delimita un piccolo spazio verde, struttura portante in calcestruzzo armato, e conta cinque piani fuori terra. Le facciate sono bipartite fra un basamento rivestito in marmo e il volume superiore, in intonaco tinteggiato in colore giallo-ocra, analogamente all'adiacente palazzo Sormani. Le finestre dei piani superiori sono inquadrate in una griglia rivestita in pietra, secondo un disegno che denuncia influenze perretiane. I corpi laterali presentano facciate di disegno più semplice, per la necessità di integrare i frammenti sopravvissuti della costruzione preesistente, ma anche perché la sezione ristretta delle strade su cui prospettano obbliga ad una visione di scorcio. Gli interni vennero progettati con spazi ampi, suddivisibili a piacere mediante pareti mobili; sul tetto fu prevista una terrazza panoramica con vista sulle guglie del Duomo, che tuttavia venne chiusa al pubblico dopo pochi anni. Elisabetta Susani (a cura di), Cassi Ramelli. L’eclettismo della ragione, Milano, Jaca Book, 2005, ISBN 88-16-60339-9. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla sede direzionale AEM Palazzo direzionale sede dell’AEM, su lombardiabeniculturali.it.