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Chiesa di Santa Maria di Caravaggio (Milano)

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Veduta della chiesa di Santa Maria di Caravaggio, Milano, architetto Cecilio Arpesani
Veduta della chiesa di Santa Maria di Caravaggio, Milano, architetto Cecilio Arpesani

La chiesa di Santa Maria di Caravaggio è un santuario di Milano ubicato in via Francesco Borromini n.5, nel quartiere di Porta Ticinese. Fu eretta fra il 1906 e il 1911 su disegno dell'architetto Cecilio Arpesani (1853-1924) ed è sede parrocchiale dal 1927. Fu elevata al rango di basilica minore nel 1979 da papa Giovanni Paolo II. Il santuario è caratterizzato ad un'ampia cripta decorata a mosaico che ospita la statua della Madonna di Caravaggio e della giovane Giannetta, testimone dell'apparizione della Vergine. La chiesa venne edificata su prati e terreni coltivati a orti nell'allora estrema cintura del popoloso quartiere di Porta Ticinese per soddisfare le necessità spirituali di una popolazione sempre più crescente. Una prima costruzione provvisoria venne realizzata in legno su disegno dell'architetto Alfredo Campanini ed era dotata di una cripta in muratura somigliante a quella esistente al santuario di Caravaggio. La chiesa in legno venne inaugurata domenica 7 settembre 1902 al termine di una solenne processione condotta dal cardinale Andrea Carlo Ferrari: nell'occasione la statua della Madonna di Caravaggio con la beata Giannetta, la giovane a cui apparve la Vergine, venne traslata dalla chiesa prepositurale di San Gottardo nel nuovo santuario provvisorio allora posto in via Meda. Diventata la nuova chiesa insufficiente ad accogliere il numero di fedeli ed essendo la struttura in legno facilmente deteriorabile perché costruita in economia, don Giuseppe Cappelletti, parroco di San Gottardo, ottenne di potere erigere un santuario in muratura il cui progetto venne affidato al noto architetto Cecilio Arpesani, già autore di diversi progetti di chiese realizzate a Milano. Il 24 giugno 1906 il cardinale Andrea Carlo Ferrari diede l'avvio ai lavori con la posa della prima pietra e lo stesso cardinale consacrava il nuovo tempio il 1º maggio 1911. Il campanile fu aggiunto fra il 1929 e il 1930 su progetto dell'ingegnere architetto milanese Ugo Zanchetta. Oggi ospita un concerto di 6 campane in scala diatonica di Do3 maggiore fuse nel 1949 dalla fonderia Carlo Ottolina e figli Enrico e Secondo a Seregno Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria di Caravaggio Sito ufficiale, su parrocchie.it. Chiesa di Santa Maria di Caravaggio, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Riccardo Tammaro, Santa Maria di Caravaggio, su Milano policroma, Fondazione Milano Policroma.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Maria di Caravaggio (Milano) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Maria di Caravaggio (Milano)
Via Francesco Brioschi, Milano Municipio 5

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Santa Maria di Caravaggio

Via Francesco Brioschi
20136 Milano, Municipio 5
Lombardia, Italia
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Veduta della chiesa di Santa Maria di Caravaggio, Milano, architetto Cecilio Arpesani
Veduta della chiesa di Santa Maria di Caravaggio, Milano, architetto Cecilio Arpesani
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Luoghi vicini

Auditorium di Milano

L'Auditorium di Milano è una sala da concerto situata in largo Gustav Mahler a Milano. L'Auditorium di Milano è stato inaugurato il 6 ottobre 1999. Ospita l'Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi. All'inaugurazione Riccardo Chailly diresse l'orchestra eseguendo la Sinfonia n. 2 di Gustav Mahler. L'Auditorium è di proprietà dell'Auditorium di Milano Fondazione Cariplo S.r.l. L'attività dell'Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi è promossa e sostenuta dalla Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, istituita nell'Aprile 2002 e succeduta alla Associazione Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, costituita il 12 ottobre 1992. L'auditorium ospita la stagione sinfonica dell'Orchestra Verdi, una orchestra amatoriale (laVerdi per tutti), iniziative culturali, concerti e lezioni per le scuole. Nel 1920 è in funzione all'angolo tra via Torricelli e via Conchetta il grande cineteatro La Montagnetta con 2000 posti tra platea e galleria. Nel 1932 il cinema Montagnetta diventa il cinema San Gottardo, dal corso omonimo ed è gestito da Giordano Rota. Nel 1933 la gestione passa alla società Cinetea-Negri & C. che ristruttura la sala, i posti a sedere vengono ridotti a 1700. Intorno al 1937 la sala viene ristrutturata su progetto dell'arch. Alessandro Rimini e prende il nome di cinema Massimo. Il locale riapre il 20 ottobre 1938. Durante la seconda guerra mondiale il cinema Massimo è danneggiato dai bombardamenti: la sala chiude nella primavera 1945 ma riapre già nell'autunno dello stesso anno. Dalla prima metà degli anni settanta il Massimo viene utilizzato anche come teatro e sede di concerti. La difficoltà di gestire una sala così grande che non riesce ad avere film importanti portano il cinema Massimo alla chiusura nel 1979. In seguito il locale viene affittato dalla al gruppo Bargawam che lo utilizza per alcuni anni come studio di registrazione di programmi televisivi. Dopo un periodo di abbandono viene acquisita dall'imprenditore Agostino Liuni che decide di trasformarlo, dopo opportuni lavori di ristrutturazione a cura dello Studio Marzorati, nell'Auditorium di Milano, inaugurato il 6 ottobre 1999 alla presenza del Sindaco Albertini, che ribattezza successivamente lo slargo antistante col nome di Largo Gustav Mahler il 28 novembre 2001. La sala è stata pensata come uno spazio multifunzionale utilizzabile per diverse attività: concerti di musica sinfonica, corale e da camera, jazz e musica leggera; registrazioni con tecniche digitali di sonorizzazione, diffusione degli spettacoli attraverso TV satellitare e proiezioni di film su grande schermo. L'acustica della sala, apprezzata a livello internazionale, è stata progettata da Enrico Moretti (Ceo della Biobyte s.r.l.) ed è stata oggetto di numerosi studi e pubblicazioni a cura dell'ing. Maria Cairoli. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Auditorium di Milano Sito dell’Orchestra Verdi, su laverdi.org.

Parco della Resistenza (Milano)
Parco della Resistenza (Milano)

Il parco della Resistenza, fino al 2013 denominato parco Baravalle, è un parco della città di Milano. È stato realizzato su un'area che dal 1919 sino agli anni sessanta era occupata da un quartiere popolare di villette unifamiliari, il Quartiere Villaggio giardino Baravalle, abbattuto per far posto all'area verde, la cui struttura è ricalcata dai viali del parco. Sul lato orientale esterno (viale Tibaldi) sono ospitati il centro civico, con biblioteca e uffici decentrati del comune, e una scuola materna. Era dedicato alla memoria di Carlo Baravalle, che fu un noto educatore e scrittore. Al Baravalle erano già dedicati una via e il predetto quartiere, nell'area divenuta poi il parco. L'area su cui sorge il parco ha registrato, negli ultimi centovent'anni, radicali e talvolta repentine mutazioni d'uso. Fra il 1787 ed il 1895, sull'area dell'odierno parco, sorgeva il cimitero del Gentilino e all'inizio del secolo era destinata a edilizia popolare con la tipologia di villaggi. L'ultimo, sull'attuale superficie del parco, fu costruito su progetto dell'architetto Franco Marescotti nel primo dopoguerra per essere demolito nel 1964,tra le proteste degli abitanti. L'offerta abitativa della zona era elevata, ma modestissimo lo standard dei servizi e occorreva dare spazio a un'area verde e, soprattutto, a un attrezzato centro civico. L'ailanto è presente qui come in altri parchi cittadini; è un albero imponente, dalla fioritura estiva abbondante, molto ombroso e decorativo, anche se emana un odore sgradevole. Tra le altre specie, ricordiamo: l'ippocastano, l'acero, l'olmo, il platano, il noce nero, alcune varietà di quercia, il tiglio e il ciliegio da fiore. Il parco è attrezzato con un'ampia area giochi, affiancata da una giostrina per bambini e due campi da basket. Inoltre sono presenti un'ampia area cani, una Casa dell'acqua e una fontanella. AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997. Liliana Casieri, Lina Lepera; Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, supervisione botanica: Pia Meda; supervisione farmacognostica: Massimo Rossi; Illustrazioni e impaginazione: Linke Bossi, Consonni, Montobbio, Comune di Milano, settore ecologia, GAV. Comune di Milano - Arredo, Decoro Urbano e Verde - Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde, 50+ parchi giardini, Comune di Milano / Paysage. ed. 2010/2011 Parchi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco della Resistenza Parco della Resistenza (ex Parco Baravalle), su comune.milano.it, Comune di Milano. URL consultato il 12 novembre 2011.

Cimitero del Gentilino

Il cimitero del Gentilino, spesso citato anche come cimitero di Porta Ticinese, o anche cimitero fuori di Porta San Celso era un cimitero di Milano, situato fuori Porta Ticinese. Era uno dei cinque cimiteri cittadini collocati fuori dalle porte e soppressi negli anni successivi alle aperture del Monumentale e del Maggiore. La sua area, oltre a coprire parte dell'odierno Parco della Resistenza, copriva parte delle attuali vie Antonio Tantardini, Odoardo Tabacchi, Giambologna e Carlo Baravalle. Di forma rettangolare e con una piccola chiesa annessa (abbellita solo nel 1830), questo cimitero venne aperto nel 1787, al fine di riqualificare l'allora antico Cimitero di San Rocco al Vigentino, che eccedeva di sepolture. I tempi di realizzazione e di apertura del cimitero furono relativamente rapidi, per via del pochissimo dispendio di denaro ed ultimati i lavori, il nuovo cimitero appariva privo di elementi artistici e decorativi. La scarsa qualità del materiale edile costrinse il comune milanese ad intervenire più volte con lavori di straordinaria manutenzione. Fu solo nel 1820 che iniziarono ad essere elevate alcune cappelle per le sepolture di famiglie ed ordini religiosi (di questi ultimi ne furono contati appena sedici alla chiusura del cimitero); soltanto dieci anni dopo fu possibile tracciare alcuni vialetti interni al cimitero. Dopo il 1867, gli abitanti che risiedevano nelle vicinanze dei rispettivi cimiteri, lamentarono più volte scarsa sicurezza e cattiva manutenzione dei cimiteri stessi. In seguito a casi di colera e di vaiolo, il cimitero del Gentilino venne soppresso il 22 ottobre 1895 (stesso giorno della chiusura del Cimitero della Mojazza). Le fosse vennero subito svuotate ed i defunti vennero spostati al Cimitero Maggiore e al Monumentale. Oggi l'area dell'ex cimitero ospita l'odierno Parco della Resistenza (ex Parco Baravalle). Ermenegildo Pini (1739-1825), sacerdote e naturalista Giuseppe Giannini (1774-1818), medico e saggista Giuseppe Bossi (1777-1815), pittore e letterato Antonio Boggia (1799-1862), pluriomicida Giovanni Antonio Labus (1806-1857), scultore Pietro Teulié (1869-1907), generale e politico Tedeschi, Carlo, Origini e vicende dei cimiteri di Milano e del servizio mortuario, Milano, Giacomo Agnelli, 1899, ISBN non esistente. Ospitato su braidense.it. D. Bertolotti, Milano nel 1818 : il cimitero fuori di Porta S. Celso, in Milano e la Lombardia nel 1818 di Davide Bertolotti, Milano, A. F. Stella e comp, 1818, ISBN non esistente. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su cimitero del Gentilino

Quartiere Spaventa
Quartiere Spaventa

Il quartiere Spaventa è un complesso di edilizia popolare di Milano, sito nella zona meridionale della città, lungo il Naviglio Pavese; prende il nome dalla via Silvio Spaventa, su cui prospetta. La costruzione del quartiere venne decisa dal Comune di Milano nell'ambito di un piano di case popolari, elaborato nel 1906-07 per contribuire a lenire l'emergenza abitativa dettata dalla forte crescita demografica. Il piano prevedeva la costruzione di 3 800 locali divisi in quattro quartieri (oltre allo Spaventa, il Lulli, il Mac Mahon, il Tibaldi), non in grado di incidere sull’espansione urbana complessiva, per la loro limitata estensione. La costruzione del quartiere Spaventa iniziò nel 1909 ad opera del Comune di Milano, che attraverso il proprio Ufficio Tecnico progettò due fabbricati di quattro piani a corte aperta, posti in fregio a via Spaventa, separati da un edificio di villette a schiera antistante un fabbricato dei servizi, contenente i bagni, i lavatoi e un asilo infantile. Nello stesso anno si costituì l'Istituto Autonomo Case Popolari (ICP), che subitò acquisì un lotto di terreno immediatamente a nord degli edifici già costruiti, aggiungendo al quartiere ulteriori fabbricati, su progetto di Innocenzo Costantini, compiuti nel 1910. Per il collegamento del quartiere al centro cittadino si provvide nel 1909 a prolungare la linea Ticinese delle tranvie urbane, dal capolinea esistente di via Tibaldi a via Spaventa, costeggiando il Naviglio Pavese. Il quartiere, similmente ad altri realizzati a Milano negli stessi anni, si compone di fabbricati di tipologia diversa, così da poter confrontare diverse soluzioni e la loro rispondenza alle esigenze. I fabbricati costruiti dal Comune sono posti in fregio a via Spaventa. Si tratta di due edifici a cortile aperto, di quattro piani, i cui appartamenti sono disimpegnati da pianerottoli o da brevi ballatoi; fra questi due edifici sorge un fabbricato di due piani, adibito a villette a schiera. I fabbricati costruiti dall'ICP, posti all'interno del lotto, sono edifici a blocco, disposti in maniera frammentata a seconda degli spazi disponibili, ma approssimativamente disposti in file parallele con orientamento nord-sud, separati da fasce ad orto-giardino. Complessivamente il quartiere conta 397 alloggi. Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9. Raffaele Pugliese (a cura di), La casa popolare in Lombardia. 1903-2003, Milano, Unicopli, 2005, ISBN 88-400-1068-8. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul quartiere Spaventa

Nuova accademia di belle arti

La Nuova accademia di belle arti, acronimo NABA, è un'accademia di belle arti privata legalmente riconosciuta dal MUR fondata a Milano e con un secondo campus a Roma. La Nuova accademia di belle arti è compresa nel comparto universitario, nel settore dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e rilascia diplomi accademici legalmente riconosciuti di primo livello (laurea) e di secondo livello (laurea magistrale). Mantiene collegamenti e scambi di studenti e docenti con altri paesi europei attraverso il progetto Erasmus. L'accademia venne fondata a Milano nel 1980 su impulso di Guido Ballo, Tito Varisco e Ausonio Zappa. Nel 1995, l'accademia riceve dal sindaco di Milano un attestato di benemerenza civica. Nel 2002 entra a far parte del Gruppo Bastogi e integra Futurarium, scuola post universitaria di estetica fondata da Alessandro Guerriero. Nel 2004 si insedia nella sede di via Darwin a Milano. Nel 2009 l'accademia entra a far parte di "Laureate Education", un network internazionale di oltre 54 istituzioni accreditate che offrono corsi di laurea di primo e secondo livello. Successivamente nel 2017 l'accademia è rilevata dal network europeo Galileo Global Education. Tra le sue attività anche la partecipazione attraverso campagne pubblicitarie ad eventi sociali, come il Festival dei beni confiscati alle Mafie della quale ha realizzato attraverso suoi studenti la campagna dell'edizione 2012. Nel 2019, è stata inaugurata la sede di Roma. Il campus comprende laboratori per computer grafica, editing video, modellazione 2D e 3D, sound design, oltre a laboratori sartoriali, di incisione, modellistica, pittura e illuminotecnica. Per la lavorazione delle plastiche, del gioiello, del ferro e del legno è a disposizione degli studenti un atelier nella sede distaccata di via Col di Lana. La sede del NABA Campus è in via C. Darwin, 20 a Milano, in una parte dell'isolato che precedentemente ospitava l'Istituto sieroterapico milanese. Accademia di belle arti Sito ufficiale, su naba.it.