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Casa Venegoni

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Casa Venegoni è uno palazzo storico di Milano situato in via Cosimo del Fante al civico 16.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Casa Venegoni (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Casa Venegoni
Via Cosimo del Fante, Milano Municipio 1

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Via Cosimo del Fante 16
20136 Milano, Municipio 1
Lombardia, Italia
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Cappella Portinari
Cappella Portinari

La cappella Portinari si trova all'interno della basilica di Sant'Eustorgio a Milano e costruita tra il 1462 e il 1468. Si tratta di uno degli esempi più completi e meglio conservati di Rinascimento lombardo dell'epoca di Francesco Sforza. Conserva anche l'arca di san Pietro martire. La cappella venne commissionata da Pigello Portinari, direttore della filiale milanese del Banco Mediceo, come sepoltura privata e reliquario per la testa di san Pietro Martire. Lo stesso Portinari vi fu sepolto all'interno, ma la lapide che lo ricordava scomparve nel corso di successivi restauri. Egli fu committente anche di uno dei maggiori palazzi della Milano dell'epoca, il palazzo del Banco Mediceo di via dei Bossi, che mostrava notevoli affinità stilistiche con la cappella. Lo stemma dei Portinari è ancora visibile nella lanterna al centro della cupola. Non si conosce il nome dell'architetto che la progettò: la tradizionale attribuzione a Michelozzo è oggi sostituita da una dubitativa a Filarete, ma con ogni probabilità è assegnabile a Guiniforte Solari da Carona, architetto delle absidi alla Certosa di Pavia e di San Pietro in Gessate a Milano. Dal XVIII secolo è collocato nella cappella il sepolcro marmoreo di san Pietro Martire, opera del 1336 circa di Giovanni di Balduccio, allievo di Giovanni Pisano. Nascosta sotto ben sette strati di intonaco dai tempi della pestilenza del 1630 in poi, ridipinta, infelicemente restaurata, la cappella ha ora riassunto in parte il suo volto originario di soave cromia luminosa. Dopo i restauri del 1952, la decorazione pittorica venne miracolosamente recuperata, nonostante le fortunose vicende a cui venne sottoposta nel corso dei secoli. È stata riaperta l'11 febbraio 2000 dopo nuovi restauri cominciati nel 1989. La struttura si ispira alla brunelleschiana Sagrestia Vecchia di San Lorenzo a Firenze, con un vano quadrato dotato di scarsella e coperto da cupola a sedici spicchi costolonati. Alcuni particolari nella decorazione si ispirano pure al modello fiorentino, come il fregio dei cherubini o i tondi nei pennacchi della cupola, ma altri, preponderanti, se ne allontanano rifacendosi piuttosto alla tradizione lombarda. È il caso del tiburio che protegge la cupola, della decorazione in cotto, della presenza di bifore a sesto acuto o dell'esuberanza decorativa generale. L'interno in particolare si allontana dal modello fiorentino per la ricchezza vibrante di decorazioni, quali la ricca embricatura della cupola a tinte digradanti, il fregio con gli angeli sul tamburo e i numerosi affreschi di Vincenzo Foppa nella parte alta delle pareti. Vincenzo Foppa fu il responsabile dell'ideazione e della regia della decorazione pittorica, che ebbe luogo tra il 1464 e il 1468. Si tratta della prima importante commissione pubblica del pittore bresciano, considerato il padre del rinascimento lombardo in pittura. L'interno della cupola è interamente affrescato a fasce policrome, a tinte digradanti dalla base verso la sommità, mentre la raggera dei costoloni è evidenziata da tinte più scure. Dei sedici oculi alla base, otto sono aperti alla luce solare, alternati ad altri otto che contengono Busti di santi, privi di attributi specifici. Al di sotto di questi il tamburo è percorso da una teoria di angeli policromi a rilievo, inseriti in un finto colonnato ad archetti. Nei pennacchi alla base, quattro tondi ospitano i Dottori della Chiesa, dipinti con un virtuosistico scorcio prospettico. Il tutto è stato interpretato come una rappresentazione allegorica del Paradiso. La decorazione ad affresco sottostante comprende: Quattro Storie di san Pietro Martire nelle pareti laterali: Miracolo della nuvola, rappresenta l'apparizione miracolosa di una nuvola a dar ombra ai fedeli in una giornata torrida, durante una predica del santo. Miracolo della falsa Madonna, ove san Pietro espone l'ostia consacrata e smaschera il diavolo che era apparso sotto le spoglie della Madonna, anche se il Foppa probabilmente voleva testimoniare il malvolere che avevano i fedeli rispetto a questa immagine. Miracolo di Narni o del piede risanato, in cui un giovane, che aveva colpito con un calcio la madre e pentitosene se lo era amputato, viene guarito dal santo che gli riattacca l'arto. Martirio di san Pietro da Verona rappresenta l'assassinio dell'inquisitore Pietro, avvenuto nei boschi del comasco ad opera di uno degli eretici condannati dal santo. Questi è rappresentato mentre, colpito a morte, scrive sulla terra con il sangue "Credo". Annunciazione entro una complessa architettura con cori angelici nella parte superiore dell'arco trionfale, sopra la scarsella Assunzione della Vergine nell'arco della controfacciata Il pittore curò particolarmente il rapporto con l'architettura, cercando un'integrazione illusiva tra spazio reale e spazio dipinto. Le quattro scene di storie del santo sono armonizzate da un punto di fuga comune, posto al di fuori delle scene (al centro della parete, sulla colonnina della bifora centrale) su un orizzonte che cade all'altezza degli occhi dei personaggi (secondo le indicazioni di Leon Battista Alberti). Notevole è la moltiplicazione scenografica degli spazi dipinti, sia nelle storie sulle pareti, che nei tondi e nei pennacchi della cupola, oltre che nei finti loggiati del tamburo. Foppa si distaccò però dalla classica prospettiva geometrica "alla toscana" per l'originale sensibilità atmosferica, che smorza i contorni e la rigidità geometrica: è infatti la luce a rendere umanamente reale la scena. Questa particolare sensibilità viene anche detta "prospettiva lombarda". In generale prevale un gusto per il racconto semplice ma efficace e comprensibile, ambientato in luoghi realistici con personaggi che ricordano tipi quotidiani, in linea con le preferenze per la narrazione didascalica dei Domenicani. I toni pacati della descrizione, così come le tinte chiare e luminose prevalenti nella decorazione, sono stati accostati dai critici alle opere fiorentine dell'Angelico e di Masolino da Panicale. Gli scorci prospettici mostrano invece forti rimandi al Mantegna degli Eremitani. Il primo restauro, documentato, delle superfici della cappella risale al 1583. Forse in occasione del trasferimento dell'arca di s. Pietro Martire nella cappella Portinari (1736), o in date immediatamente precedenti, avvenne la scialbatura che dovette interessare tutte le superfici e non solo gli affreschi del Foppa. Nel 1868, in occasione dei lavori che coinvolsero l'intera basilica, si effettuarono alcuni saggi in situ e apparvero tracce del Miracolo della Nube . Nel 1871 i dipinti vennero discialbati da Agostino Caironi; le operazioni si svolsero in modo frettoloso e incauto, danneggiando la pellicola pittorica sottostante. L'anno successivo, le pitture furono restaurate e, in molti punti, integrate con estrema libertà interpretativa. Anche gli angeli in cotto e parte delle cornici architettoniche furono interamente ridipinte, secondo il gusto del tempo. Nel 1874-75 si pose mano al restauro architettonico della cappella; all'interno furono aperte le due porte ai lati della scarsella. Nel 1930 la Soprintendenza ai Monumenti commissionò un nuovo intervento a Paolo Vanoli che eliminò parte della decorazione ottocentesca ed eseguì una lieve pulitura. Nel 1950 ebbe inizio una consistente campagna di restauro, con la direzione dell'architetto Claudio Ballerio e dell'ispettore della Soprintendenza Franco Mazzini; i lavori furono eseguiti da Giuseppe Arrigoni sotto la guida di Mauro Pelliccioli. I restauratori si limitarono ad una pulitura superficiale, intervenendo con ridipinture nelle parti maggiormente compromesse. Tra il 1952 e il 1955 venne compiuto il restauro architettonico con eliminazione delle rimanenti decorazioni di Caironi; il pavimento venne rifatto. L'altare ottocentesco fu rimosso e sostituito da uno in marmo, opera dello scultore Fulvio Nardis. L'ultima campagna di restauro si è svolta tra 1989 e il 1998. Per la prima volta, l'intervento ha cercato di rimuovere le cause che avevano determinato il progressivo degrado della cappella nel suo complesso. Si è resa necessaria una revisione delle coperture e del sistema dei displuvi della cappella per allontanare la maggiore sorgente di degrado, ovvero l'umidità meteorica, mentre per quella di risalita, non del tutto eliminabile, si è predisposta una stabilizzazione del clima all'interno della cappella per contenerla. L'intervento sulla decorazione pittorica è stato affidato a Giovanni Rossi. I fenomeni di degrado di maggior estensione sono risultati essere la presenza di efflorazioni saline e l'imbiacamento delle superfici. Le limitate reintegrazioni sono state effettuate ad acquerello, con interventi a rigatino, reversibili, per permettere una compatta visione d'insieme. Il restauro conservativo sulle terrecotte ha permesso, oltre alla pulitura, anche il recupero nelle cornici della stesura originaria a cocciopesto e la soprastante pittura a “finto granito”, mentre nel Tripudio angelico sono stati rilevati molteplici interventi di pitturazione, ma non è stato possibile identificare con certezza quelli originali.. Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0 Stefano Zuffi, Il Quattrocento, Electa, Milano 2004. ISBN 8837023154 Laura Mattioli, Vincenzo Foppa. La cappella Portinari, Federico Motta, Milano 1999. ISBN 8871791657 Mina Gregori (a cura di), Pittura a Milano, Rinascimento e Manierismo, Cariplo, Milano 1999. Paolo Biscottini (a cura di), La Basilica di Sant'Eustorgio, Skira, Milano, 1999. Rinascimento lombardo Basilica di Sant'Eustorgio Arca di san Pietro martire Vincenzo Foppa Giovanni di Balduccio Guiniforte Solari Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su cappella Portinari Pagina dedicata alla Cappella Portinari nel sito della chiesa di Sant'Eustorgio, su santeustorgio.it. Video sul dipinto "Madonna con le corna", presente nella cappella Portinari nella basilica di Sant'Eustorgio

Scuola militare
Scuola militare "Teulié"

La Scuola Militare "Teulié" è un istituto di formazione dell'Esercito Italiano che ha sede a Milano, in Corso Italia 58. La Scuola è dedicata al Generale Pietro Teulié che, durante la sua permanenza al ministero della guerra, pose mano al progetto di un orfanotrofio militare, nell'attuale sede della scuola, nel periodo di passaggio dalla Repubblica Cisalpina alla Repubblica Italiana. L'atto di nascita della scuola, il 15 gennaio 1802, ne fa la più antica delle istituzioni napoleoniche tuttora esistenti. Durante la sua storia, l'istituto è stato più volte chiuso e successivamente riaperto, l'ultima volta nel 1996. Per questo motivo, la Scuola Militare "Teulié" è complessivamente rimasta attiva per circa 60 anni sui due secoli e anni successivi trascorsi dalla sua fondazione. L'edificio che attualmente la ospita fu costruito nel medioevo per ospitare l'ospedale di San Celso. Successivamente, nel 1758, divenne il monastero cistercense di San Luca, adibito prima ad ospedale militare e poi, nel 1802, per mano di Pietro Teulié, ad orfanotrofio militare. L'orfanotrofio mutò il suo nome, contemporaneamente all'istituzione del Regno d'Italia Napoleonico, in Reale Collegio degli Orfani Militari. Le origini della Scuola Militare di Milano vanno fatte risalire all'opera del generale Pietro Teulié, che il 21 aprile 1801 fu nominato Ministro della Guerra nell'ambito del governo della Repubblica Cisalpina. Nonostante egli abbia ricoperto tale incarico per un periodo di pochi mesi, in tale periodo egli si adoperò per fornire una sistemazione adeguata ai veterani di guerra, agli invalidi e agli orfani militari. Cinque mesi dopo le sue dimissioni da Ministro della Guerra, infatti, il Generale ebbe la soddisfazione di vedere accolte le proprie istanze. Il 1º gennaio 1802 (11 nevoso dell'anno X) Luigi Tordorò, succedutogli nell'incarico di ministro, diede mandato al Commissario di Guerra Guizzardi di presiedere una commissione per "l'organizzazione di una Compagnia di Invalidi e due di Veterani e per la scelta di un locale nella casa di San Luca che sia proprio ad un orfanotrofio di quaranta figli dei più meritevoli dei nostri guerrieri". La commissione, di cui facevano parte il comandante dei veterani Endris e i capitani Duracci e Sceger, lavorò in fretta. Due settimane dopo, il primo regolamento della Scuola era pronto e veniva pubblicato con l'ordine del giorno n. 86 del Dipartimento della guerra datato 15 gennaio 1802. Eccone l'incipit: "Interprete dei sentimenti di riconoscenza che nutre la patria per quegli onorati cittadini che dalle di lei battaglie sortirono mutilati o incanutirono sotto il peso delle armi impugnate a prò dei loro concittadini, ed animato dai sentimenti paterni che l'armata professa il nostro saggio Governo, il Ministro della Guerra ordina che in tutte le sue parti sia eseguito il seguente provvisorio regolamento. Soldati! La cura che prende la nazione per i vostri fratelli meno felici animi il vostro coraggio, e vi dimostri che non sono dimenticati, anzi si premiano gli onorati servigi." Il documento si componeva di trentanove articoli, di cui circa trenta dedicati all'organizzazione dei veterani invalidi e il restante ai loro figli orfani. Il primo comandante fu il Capitano Antonio Artaud, un francese di sessantuno anni, proveniente dalle truppe modenesi, in forza a una compagnia di Veterani; suo vice fu il Capitano Giovanni Champenois, con funzioni di sottoeconomo, sessantenne e francese anch'esso. L'organico era completato da un Tenente, un Sottotenente, un Sergente Maggiore, due Sergenti e sei Caporali, tutti provenienti dalla Compagnia di Veterani. Il 23 novembre 1802 fu nominato direttore dell'orfanotrofio il Capitano degli Invalidi Ignazio Ritucci, ex Capo Battaglione dell'Esercito Borbonico e Capitano nella Repubblica Partenopea. Nonostante il nome, l'istituto, oltre che orfani di guerra ospitava anche figli di militari in servizio, fungendo da vero e proprio collegio militare. Nel luglio 1804 terminò la convivenza dei giovani allievi dell'Orfanotrofio con i Veterani e Invalidi. Nel dicembre 1805, dopo la proclamazione del Regno d'Italia l'istituto prese il nome di "Collegio reale degli orfani militari" sotto gli ordini del Capo Battaglione Giovan Battista Deangeli, risultava costituito da 300 alunni organizzati in sei compagnie comandate da un sergente maggiore e lo studio aveva la finalità di preparare all'esame di ammissione alle accademie militari di Modena e e Pavia oppure permetteva di proseguire la carriere nell'esercito come sottufficiale.. Nel 1807 il Viceré Eugenio di Beauharnais approvò il nuovo regolamento e mutò la denominazione dell'Istituto in "Collegio Reale degli Orfani Militari". Il 20 agosto 1811 fu approvato il nuovo regolamento del Reale Collegio degli Orfani di Milano a firma di Eugenio Napoleone di Francia, Viceré d'Italia, Principe di Venezia e Arcicancelliere di Stato dell'Impero, a nome di Napoleone Imperatore dei Francesi e re d'Italia". Il 9 novembre 1811 Deangeli, nominato Comandante d'Armi di 4ª Classe, passò le consegne del Collegio all'Ispettore alle Rassegne, Barone Giacomo Filippo De Meester Hüyoël. Con questo strumento normativo il Generale De Meester condurrà la sua azione pedagogica sino al 1814. Il Governatorato di De meester coincise con il declino di Napoleone. De Meester si era compromesso firmando un appello a Lord Bentinck per il mantenimento di un Regno Italico indipendente, insieme al suo collaboratore al Collegio, Giuseppe Merlo. A mezzanotte dell'11 dicembre 1814 De Meester fu arrestato nella sua casa di via della Passione 245 e scontò due anni nelle prigioni milanesi e due nella fortezza di Theresienstadt. La direzione dell'Orfanotrofio, all'atto del suo arresto, era passata provvisoriamente al Tenente Colonnello Edward Young e ratificata nel 1815 insieme alla nuova denominazione di Imperial Collegio Militare di San Luca. Il 21 settembre 1814 il collegio passava alle dipendenze dell'Imperial Regio Comando Austriaco. Nel periodo di trapasso dal vecchio al nuovo regime, l'ordinamento del Collegio e la composizione dello Stato Maggiore non mutarono. Gli ufficiali rimasero al loro posto ma il corpo insegnanti fu drasticamente cambiato; tutti i professori "forestieri" furono licenziati, tra cui il piemontese, professore di francese, Silvio Pellico, il quale trovò un impiego come precettore presso il conte Porro Lambertenghi, attorno al quale si riunivano letterati e scrittori di spiriti romantici e liberali. Il successore di De Meester, Tenente Colonnello Edward Young fu in assoluto il comandante che rimase in carica per più tempo, dal 1814 al 1836. Il suo primo compito fu quello di traslare le spoglie di Pietro Teulié dalla "sua" scuola e inumarle in San Celso, per reprimere i sentimenti napoleonici prima e risorgimentali poi, che serpeggiavano tra le truppe e in particolar modo nel Collegio. Le uniformi furono cambiate; il verde che era stato il colore della Repubblica cisalpina fu abbandonato per passare al grigio cenere. Furono confezionate giacchette con risvolti rosso carminio, pantaloni stretti dello stesso colore con filetto rosso, scarpe con stringhe e berretto. Nel 1821 i fratelli Boneschi, ex allievi, erano fra i cospiratori e il Collegio fu sempre considerato "vivaio di spiriti liberi". Nel 1836 il Colonnello Young fu sostituito dal Maggiore Johann Cristophe von Leuenfels, proveniente dal battaglione cacciatori. Nel 1838, con risoluzione del 30 novembre, l'imperatore Ferdinando I decretò lo scioglimento del Collegio Militare, in luogo del quale furono create due Case di educazione militare a Bergamo (Casa di educazione lombarda) e a Cividale (Casa di educazione veneta). Nel 1839 Ferdinando I d'Asburgo trasformò il collegio in Imperial regio collegio dei cadetti. L'edificio di San Luca fu quindi destinato a ospitare una compagnia di centocinquanta cadetti, organizzata sul modello dei Collegi dei Cadetti austriaci. La Compagnia dei Cadetti fu comandata dapprima dal capitano Joseph von Reichenau, poi, dal 1847, dal capitano Rudolf Severus. Nel 1848 la rivolta, preceduta da quelle di Vienna, Parigi e Palermo, scoppiò anche a Milano. Da sabato 18 a mercoledì 22 marzo, un popolo di centossessantamila cittadini cacciò dalla sua città una guarnigione di sedicimila austriaci comandati dal Conte Joseph Radetzky von Radetz. Uno degli ultimi capisaldi a essere abbandonato dagli austriaci fu la scuola militare, situata a ridosso delle mura e dominante Porta Ludovica. Pochi giorni dopo la fine dei combattimenti in città, i locali della scuola militare milanese furono presi in custodia dalla Municipalità e consegnati al signor Antonio Carnevali che, per sua iniziativa, vi aprì una scuola d'artiglieria e genio. Gli eventi del 1848 sono ricordati ogni anno in occasione della ricorrenza delle cinque giornate in cui avvengono due cerimonie dette della Consegna del Primo Tricolore: la prima si svolge in Piazza Cinque Giornate, ai piedi dell'omonimo monumento, in cui il Comune di Milano consegna al Comandante della Scuola lo storico simbolo: il tricolore che sventolò sulla guglia più alta del Duomo dopo la scacciata degli austriaci, l'altra nel corso del giuramento degli Allievi della I Compagnia, quando la Bandiera viene riconsegnata al Comune. Il 6 agosto 1848 il feldmaresciallo Radetzky rientrò a Milano e l'edificio scolastico fu nuovamente adibito ad ospedale militare e tale vi rimase per tutto il decennio successivo che passerà alla storia come il "decennio di preparazione". Malgrado l'interessamento dello stesso Radetzky, il Collegio non fu riaperto, per il resto degli anni in cui Milano rimase sotto il regno Lombardo Veneto, a causa della partecipazione degli allievi alla rivolta antiaustriaca. Il collegio venne ricostituito nel 1859 quando il 26 agosto Vittorio Emanuele II firmò il decreto istitutivo di un collegio militare da istituire a Milano e destinato a "fornire Allievi idonei all'ammissione nella Regia Militare Accademia". Le norme, recitava il decreto, erano le medesime del Collegio Militare di Asti, istituito nel 1857 e di quello di Racconigi, fondato nel 1834 per i figli di militari. Fu insediata una commissione col compito di decidere sulla idoneità allo scopo dei locali di San Luca e la scelta fu quasi obbligata, non solo per carenza di altre strutture, ma per ovvie ragioni di continuità storica. Nel 1860 furono numerose le domande di ammissione di ragazzi provenienti da varie parti d'Italia e anche dalle regioni ancora sotto dominazione austriaca. Gli ultimi francesi lasciarono San Luca nell'ottobre 1859. A novembre fu nominato comandante il Luogotenente Colonnello Efisio Cugia di Sant'Orsola, affiancato dal Maggiore Pompeo Bariola. A sostituire Cugia venne chiamato il Tenente Colonnello Genova Thaon di Revel di Saint André. Suo successore fu il Tenente Colonnello Roberto Patrese, che rimase in carica dal 1860 al 1861, l'anno dell'Unità d'Italia. La politica di risanamento dei bilanci condotta energicamente dal Governo, portò alla soppressione del Collegio Militare di Parma e al trasferimento a Milano di 70 allievi nel 1864 e alla chiusura del Collegio Militare di Asti e al trasferimento a Milano di 47 allievi nel 1866. A causa della situazione precaria, si preferiva immettere nel Collegio un numero di nuovi allievi inferiore a quello di coloro che ne uscivano e si arrivò alla chiusura del Collegio, decretata l'11 agosto 1869 e attuata il 16 settembre. Gli allievi rimasti furono trasferiti nel Collegio Militare di Napoli. L'edificio di San Luca fu destinato in quegli anni alla Scuola di agricoltura, insediata con decreto del 10 aprile 1870 e aperta ufficialmente il 2 gennaio 1871. Nel 1873, la legge sul nuovo ordinamento dell'esercito proposta dal Ministro Ricotti stabilì la creazione dei collegi per preparare i giovani alle Accademie Militari. Accanto alla Nunziatella, che non era mai stata soppressa, fu decisa nel 1874 l'apertura dei collegi a Firenze e Milano. Con Regio Decreto del 19 settembre 1895 il Collegio fu chiuso per le solite ragioni economiche. Durante la prima guerra mondiale, l'edificio fu adibito a caserma del 7º Bersaglieri. Al termine della guerra, con Regio Decreto del 21 agosto 1921, l'edificio fu adibito a Scuola Allievi Ufficiali di Complemento e Allievi Sottufficiali, cessando la sua attività nel 1934. L'8 febbraio 1935 un telegramma di Mussolini al podestà di Milano comunicò la decisione di riaprire la Scuola Militare. Il Ministro della guerra donò la statua di Giulio Cesare che tuttora presidia il cortile d'onore. L'attività della scuola riprese quindi il 21 ottobre 1935. Il corso iniziato nel 1935 fu intitolato alla memoria di Umberto Masotto, l'eroe di Adua. Sotto l'androne del cortile d'onore fu posta una lapide con i nomi di tutti i caduti dalla Terza Guerra d'Indipendenza alla Prima Guerra Mondiale. Dopo pochi anni se ne dovette aggiungere un'altra per accogliere i nomi degli ex allievi caduti nel secondo conflitto mondiale. Nel 1937 ebbe inizio una tradizione durata per tutto il periodo di apertura della scuola: il 21 marzo, nel cortile della Rocchetta, al Castello Sforzesco di Milano, il podestà diede in consegna al Battaglione Allievi il primo tricolore militare italiano affinché venisse custodito per un giorno all'interno della "Teulié", in occasione della celebrazione delle Cinque Giornate. Il vessillo, più propriamente uno stendardo, era l'insegna della Compagnia Cacciatori a Cavallo e fu acquistato a Parigi dal Conte Borletti, il quale lo donò a Mussolini che, a sua volta, lo destinò al Museo del Risorgimento di Milano. La bandiera, anteriore di tre mesi al tricolore adottato dal Congresso Cispadano di Reggio Emilia, costituiva un ponte di continuità fra il fondatore e la rinnovata scuola. Alla fine del 1942 la Scuola fu trasferita a Cremona per sottrarla ai bombardamenti alleati su Milano ma dopo l'8 settembre cessò di funzionare e i tedeschi avevano occupato i locali devastandoli. Passarono 53 anni, durante i quali l'edificio divenne la caserma dei militari in servizio presso il comando dello stato maggiore del III Corpo d'armata (due compagnie ed un plotone di minuto mantenimento). La Caserma Teulié, negli anni dal 1950 al 1967, era occupata dal Terzo Reggimento Bersaglieri ''Milano'', poi trasferito alla Caserma Mameli di via Suzzani. Nel 1995, l'allora Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale Bonifazio Incisa di Camerana, si impegnò per la riapertura della Scuola con l'intenzione di ripristinare un ambiente scolastico degno di duecento anni di storia, capace di costituire un polo attrattivo per il nord-Italia. Il 23 settembre 1996, sessantasei sedicenni, accolti da un gruppo di Ex Allievi settantenni, varcarono il portone della Scuola che fu riaperta come sede distaccata della Scuola Militare "Nunziatella", non potendo essere considerata autonoma fin quando non avesse attivato tutte le classi previste dal ciclo di studi. Nel 1998, fu concessa la Bandiera d'Istituto e si sancì quindi la piena autonomia scolastica e militare. Il 27 giugno 2000 l'istituto assunse l'attuale denominazione "Scuola Militare Teulié", in seguito alle richieste del Colonnello Marco Grasso. Il 23 marzo 2002, anniversario del primo giorno di Milano libera dopo le Cinque Giornate, il Comune di Milano conferì agli Allievi della Scuola Militare la cittadinanza onoraria. Nel 2009 la Teulié è stata aperta alle donne e nel giugno 2012 sono state diplomate le prime 10 allieve. Nell'ambito delle celebrazioni per l'Anniversario dell'Unità d'Italia nell'anno 2013 la scuola ha ricevuto una delle tre "campane del dovere" destinate alle più antiche scuole militari italiane (le altre due sono state consegnate alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli e all'Accademia Militare di Modena, prodotte dalla Pontificia fonderia di campane Marinelli. La Scuola ha avuto al 2015 30 comandanti. Dalla riapertura si sono susseguiti i seguenti corsi: Turinetto I, Masotto II, Musso II, Camozzini II, Buffa di Perrero II, Ferrari II, Fadini II, Fumi II, Platone II, Marinetti I, Ruocco I, Del Din I, Serafino I, Spagnolo I, Paglia I, Zamorani I, Grecchi I, Quarantelli I, Segre I, Berardi I, Turinetto II, Masotto III, Musso III, Camozzini III, Buffa di Perrero III, Ferrari III, Fadini III e Fumi III. Tutti i nomi dei Corsi derivano dal cognome degli Ex Allievi della Scuola che hanno ricevuto Medaglie al Valor Militare. La Scuola Militare Teulié è situata in Corso Italia 58 a Milano. La costruzione del palazzo risale al periodo napoleonico, verso la fine del 1700. Ha una superficie scoperta di 11,750 mq e coperta di 10,250, con una cubatura di circa 92,200 metri cubi. L’odierna struttura architettonica della Scuola è rimasta piuttosto fedele all’impianto originale. L’edificio, che all’epoca ospitava il nuovo monastero di San Luca, fu terminato nel 1765 con gli ultimi ritocchi alle eleganti cornici barocche delle finestre. L’architetto Questa progettò un edificio ad “H” con i due lati maggiori orientati in senso nord-sud, uniti da un corpo centrale con andamento est-ovest. Dal progetto risultarono così due cortili differenti tra loro. Il primo cortile, quello a sud, oggi chiamato cortile d’onore, è dominato al centro da una statua di Giulio Cesare donata nel 1935 dal ministero della Guerra in occasione della riapertura della Scuola. Esso è ornato su tre lati da serliane con parti architravate molto brevi e colonne binate in granito rosa di Baveno, tipico dei palazzi signorili milanesi. Nell’androne principale è stato realizzato un semplice sacrario ove sono incisi, su tre lapidi affiancate, i nomi di tutti gli Allievi caduti dalla Terza Guerra d’Indipendenza alla Resistenza. Ai lati dell’ingresso sono incisi, su altre due lapidi, i diciotto nomi degli Allievi decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare cui sono intitolati i Corsi della Scuola. Il secondo cortile, quello a nord, è dedicato ad Ugo Foscolo, amico e compagno d’armi del Generale Teulié, e dal 1996 è stato attrezzato in campo polifunzionale. Per ogni circostanza l'allievo dispone di un'uniforme appropriata e di un corredo adatto, ma l'uniforme storica è quella che più lo distingue. Apparentemente è uguale per tutti: kepi, spadino, giubba blu con doppia bottoniera, giubbino bianco d'estate, pantaloni con banda rossa e mantella turchina. Ma esiste una semiologia anche per le uniformi. Ogni particolare, ogni colore, ogni numero ha un preciso significato da interpretare. Il numero due inscritto nella nappina del kepi indica l'appartenenza al 2º Battaglione Allievi (il 1° è quello di Napoli), i numeri 1, 2 o 3 sulle spalline identificano l'anno di frequenza, lo stemma sul petto riporta il nome del corso. Gli allievi qualificati indossano i gradi d'argento come galloni sulle maniche: tre galloni con un giro di bitta per il Caposcelto di Battaglione, tre, due o un solo gallone rispettivamente per i capi scelti, gli scelti e gli istruttori. L'allievo che per 120 giorni consecutivi non riporta né punizioni né insufficienze scolastiche o provvedimenti medico-sanitari è autorizzato a fregiarsi della "cifra di merito", un distintivo sulla manica costituito dal monogramma "RI" della Repubblica Italiana. I cordoni che gli allievi esibiscono sul petto hanno anch'essi un preciso significato. Al Caposcelto di Battaglione spetta un cordone con i colori nazionali, per i due allievi di scorta alla bandiera il cordone è color cremisi. La batteria tamburi, cui compete il compito di aprire lo sfilamento degli allievi e cadenzare il passo, è costituita da un mazziere (cordone argento e azzurro), trombe (cordone amaranto e oro), tamburini (cordone argento), tamburi imperiali (cordone oro e blu). Lo scudo sannitico d'azzurro reca al centro un'aquila rostrata, armata d'oro e caricata in petto dallo scudo ellittico d'argento alla croce di rosso; alla base degli artigli una lista bifida di colore oro, riportante in caratteri maiuscoli neri il motto "ITERUM ALTE VOLAT". La corona turrita è di color oro. Lo stemma attualmente in uso è stato adottato dopo la riapertura della Scuola. Il motto della Scuola, dal 1935 al 1943, è stato "Osare e durare", mentre l'attuale motto, dalla riapertura nel 1996, è "Iterum alte volat", che significa "Di nuovo vola in alto". Sul muro dello scalone d'onore che porta alle aule è scritto "Ad vincendum studium", che significa "Impegno per vincere". Sui muri del passaggio tra il Cortile Giulio Cesare e il Cortile Primo Tricolore è scritta una frase tratta dal Vangelo di Matteo (5,37) "Sit autem sermo vester: 'est, est', 'non, non'" in latino da un lato e "ἔστω δὲ ὁ λόγος ὑμῶν ναὶ ναί, οὒ οὔ·" in greco dall'altro, ovvero "Il tuo dire sia dunque sì, sì, oppure no, no!". La Scuola Militare Teulié è una scuola superiore a ordinamento militare che comprende percorsi formativi di liceo classico, liceo scientifico e liceo scientifico scienze applicate a cui possono accedere, per concorso, ragazzi e ragazze a partire dai 15 anni, una volta completato il biennio nelle scuole civili di provenienza. Presso la Scuola Militare Teulié il nuoto è inserito nelle ore di educazione fisica e praticato al mattino da tutti gli allievi. Le seguenti discipline vengono praticate quali attività sportive pomeridiane extracurriculari, in sede o presso strutture esterne. nuoto scherma atletica leggera equitazione pallavolo pallacanestro Il numero di allievi che pratica ogni sport è dettato, oltre che dalle desiderata personali, dalle possibilità tecniche, logistiche e infrastrutturali consentite dalle singole discipline. Lo scopo è quello di garantire a tutti i frequentatori l'esercizio di uno sport completo e formativo come il nuoto e offrire una scelta per una seconda attività con la possibilità di praticarla per tre anni. Ogni due anni gli allievi, assieme alle altre scuole militari, partecipano ai Giochi Sportivi Interscuole Militari. La Scuola Militare "Teulié" ha vinto le competizioni del 2005 e del 2015. I giovani allievi della Teulié, oltre alla normale attività di studio, svolgono attività militari quali: Istruzione formale Addestramento individuale al combattimento (A.I.C.) Istruzione sulle armi e sul tiro Difesa personale Corso di primo soccorso Per perfezionare e/o finalizzare l'addestramento si svolgono campi estivi nelle varie aree addestrative dell'Esercito Italiano, sovente degli Alpini. L'ammissione alla Scuola Militare "Teulié" avviene attraverso concorso ed è consentita esclusivamente agli studenti idonei a frequentare il 3°Liceo Classico, il 3° Liceo Scientifico o il 3° Liceo Scientifico Scienze Applicate. A seguito del bando si invia domanda di iscrizione. Le fasi concorsuali si svolgono nel centro di reclutamento nazionale dell'esercito a Foligno: superato un test (questionario di tipo logico-deduttivo), i candidati sono sottoposti ad accertamenti sanitari e attitudinali nonché a prove di efficienza fisica. Questa fase concorsuale dura almeno cinque giorni ma ai concorrenti sarà di volta in volta comunicato, in base ai risultati degli esami/colloqui, se sono idonei o meno. Alla fine degli accertamenti i concorrenti rimasti sono sottoposti alle prove di efficienza fisica, e i rispettivi risultati di questo esame, fanno parte integrante della graduatoria finale. L'ultimo esame consta di un questionario (prova di cultura generale), dopo il quale si compilano le graduatorie e i candidati vincitori del concorso ricevono una lettera raccomandata (o tramite posta elettronica) con la data della convocazione. Il ciclo di studi si completa con il conseguimento del relativo diploma di maturità e include, oltre alle materie scolastiche comuni a questi licei, anche dei corsi di lingua inglese, di informatica, di storia militare e di formazione finalizzati alla carriera militare. Il distintivo a spillo metallico è a forma di aquila rostrata armata d'oro caricata in petto dallo scudo ellittico d'argento alla croce di rosso; alla base degli artigli una lista bifida di colore oro con inciso in nero "SCUOLA MILITARE TEULIÉ". Gli Ex Allievi che hanno completato gli studi possono indossare la suddetta spilletta nel formato regolamentare sull'uniforme (qualora avessero proseguito con la carriera militare) o nel formato ridotto sulla giacca civile. Una volta conseguito il diploma, gli Ex Allievi continuano a rimanere uniti dentro quella che per ognuno di essi rappresenta una vera e propria famiglia: l'Associazione Nazionale Ex Allievi della Scuola Militare Teulié. L'Associazione è presente su tutto il territorio nazionale con diverse delegazioni, generalmente corrispondenti alle regioni italiane, che organizzano eventi e incontri per mantenere vivo il senso di appartenenza alla Scuola. Nel 1965 gli ex allievi dei corsi d'ante guerra si riunirono per celebrare il trentesimo anniversario di riapertura della Scuola e decisero la fondazione dell'Associazione Nazionale degli Ex Allievi. Fra gli scopi statuari c'era quello di promuovere la riapertura dell'istituto, realizzata dopo altri 31 anni. Oggi il numero degli Ex Allievi ha superato le due mila persone, sparsi per l’Italia e per il mondo. I più “anziani” sono stimati professionisti. Coloro che hanno intrapreso la carriera militare, attualmente sono dirigenti delle varie Forze Armate. Quasi tutti hanno servito con onore ed orgoglio la Patria in missioni di pace all’estero, dall’Afghanistan all’Iraq, dal Libano ai Balcani. Un’Associazione di fratelli e sorelle, forgiati e uniti all’insegna dello “spirito di corpo” e da un fine comune: quello di studiare, lavorare e soffrire, ma anche gioire per essere i migliori. Il loro compito è quello di continuare a marciare uniti e compatti così come gli è stato insegnato alla Teulié, per – come recita l’articolo 4 della Costituzione – concorrere al progresso materiale o spirituale della società. Gli Ex Allievi della Scuola Militare di Roma, in base allo Statuto, hanno il diritto di aderire all'Associazione Nazionale Ex Allievi della Scuola Militare "Teulié". Marco Grasso, I Cadetti di Milano, Proedi Editore, 2007, ISBN 978-88-89721-28-5. A. Sacchetti Sassetti, Alberto Del Fante, C.A. Lumini, Il Risorgimento Italiano, Fratelli Bocca Editori, 1912. Ferdinando Rusconi, 19 anni di vita d'un garibaldino, ovvero Da Murazzone 1848 a Mentana, Tipografia di Francesco Bencini Editore, 1870 Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione Accademie e Scuole Militari in Italia Scuola militare "Nunziatella" Scuola Militare di Roma Scuola Navale Militare "Francesco Morosini" Scuola militare aeronautica "Giulio Douhet" Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Scuola militare "Teulié" Sito ufficiale, su esercito.difesa.it. Associazione Nazionale Ex-Allievi Scuola Militare Teulié, su teuliex.com.