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Ippodromo del galoppo di San Siro

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Leonardo's Horse by Nina Akamu, Milano, Ippodromo di San Siro
Leonardo's Horse by Nina Akamu, Milano, Ippodromo di San Siro

L'Ippodromo Snai San Siro si trova a Milano ed è una struttura destinata alle corse ippiche al galoppo. Sorge nell'omonimo quartiere cittadino di San Siro, nelle immediate vicinanze dello stadio Meazza. Inaugurato il 25 aprile 1920 per sostituire l'allora utilizzato Trotter di via Padova, costituisce insieme allo stadio Giuseppe Meazza e al Palalido la cittadella sportiva di Milano. È di proprietà di Snaitech. L'area su cui si estende il comprensorio dell'ippodromo è di 1.399.912 m², di cui 45.000 m² sono destinati al pubblico, 447.610 m² alla pista da corsa, 663.350 m² alla pista di allenamento, 99.000 m² alle scuderie e 144.352 m² a varie destinazioni. La pista in rettilineo sviluppa una lunghezza superiore ai 1 700 metri (1 900 yd). A. Moroni, Cronaca mensile dello sport, in Città di Milano : Bollettino municipale mensile di cronaca amministrativa e di statistica, Anno XXXVI, num. 4, Milano, Comune di Milano, 30 aprile 1920, p. 170. Il nuovo ippodromo di San Siro, in Città di Milano : Bollettino municipale mensile di cronaca amministrativa e di statistica, Anno XXXVI, num. 7, Milano, Comune di Milano, 31 luglio 1920, p. 170. Cavallo di Leonardo Ippodromo La Maura Ippodromo del trotto di San Siro Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ippodromo del galoppo di San Siro Sito web ufficiale, su ippodromisnai.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Ippodromo del galoppo di San Siro (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Ippodromo del galoppo di San Siro
Via Diomede, Milano Municipio 7

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Leonardo's Horse by Nina Akamu, Milano, Ippodromo di San Siro
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Cavallo di Leonardo
Cavallo di Leonardo

Il Cavallo di Leonardo è parte di un monumento equestre a Francesco Sforza, progettato da Leonardo da Vinci dal 1482 al 1493, per essere fuso in bronzo, del quale riuscì a portare a termine solo un modello in creta, perduto. I disegni dei cavalli di Leonardo sono ora custoditi nel Castello di Windsor. Nel 1482 Ludovico il Moro Duca di Milano, propose a Leonardo di costruire la più grande statua equestre del mondo: un monumento a suo padre Francesco, duca dal 1452 al 1466 (anno della sua morte), che era stato il primo duca milanese degli Sforza. La commissione è testimoniata da un pagamento a titolo di anticipo per le spese per un modello, pagate per conto del Duca dal sovrintendente all'erario di corte, Marchesino Stanga. Si sa inoltre che la bottega di Leonardo, in Corte Vecchia (sul sito dell'attuale Palazzo Reale), era stata rifornita degli strumenti e dei materiali necessari per la fusione di bozzetti. L'impresa era colossale, non solo per le dimensioni previste della statua, ma anche per l'intento di scolpire un cavallo: nell'atto di impennarsi ed abbattersi sul nemico. Leonardo sapeva perfettamente che la qualità del cavallo era molto importante per sottolineare l'importanza del personaggio e quindi studiò a fondo, nelle scuderie ducali, tutti i dettagli anatomici dell'animale, realizzando disegni preparatori usando come modelli alcuni cavalli già famosi per la loro bellezza. I disegni ritraevano le parti più belle di ciascun cavallo, con l'intenzione di farne una specie di "montaggio" per ottenere il cavallo ideale e attribuire quindi il meglio ai personaggi che, in vario modo, voleva onorare; tra le sue note si trovano appunti del tipo: «Morel Fiorentino è grosso e ha un bel collo e assai bella testa», oppure «Ronzone, bianco, ha belle cosce, e si trova a Porta Comasina». S'interessò molto anche riguardo al rilassamento ed alla tensione dei muscoli durante l'azione, per dare espressività alla statua. La lentezza dei lavori, interrotti anche per la preparazione delle nozze di Anna Maria Sforza e Alfonso I d'Este (programmate nel 1490 e rimandate al 1491) e per quelle di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este (1494), dovettero preoccupare il Moro, il quale già nel 1489 fece pervenire, tramite Pietro Alamanni, una lettera a Lorenzo il Magnifico datata 22 luglio per chiedere la collaborazione di fonditori in bronzo fiorentini: «un maestro o due apti a tale opera et benché gli abbi commesso questa cosa in Leonardo da Vinci, non mi pare molto la sappia condurre». Nessuno si presentò: erano infatti gli anni in cui il Magnifico lamentava la mancanza di validi scultori sulla scena, decidendo di aprire la famosa scuola del giardino di San Marco. Nel frattempo, il progetto era cambiato. Il cavallo rampante probabilmente creava eccessivi problemi di equilibratura. Inoltre il monumento venne ripensato di forme colossali, fino a quattro volte più grande del naturale. Un simile progetto, quindi, rese necessario ridisegnare il cavallo al passo, ed entro il maggio 1491 l'artista aveva approntato un nuovo modello in creta, in occasione del matrimonio della nipote del duca con l'imperatore d'Austria. Leonardo, con questo monumento, voleva realizzare un'opera che oscurasse tutte le precedenti statue equestri, in particolare quelle del suo maestro Verrocchio e di Donatello, dedicate rispettivamente al Colleoni e al Gattamelata. A Leonardo interessava, in realtà, più il cavallo che il cavaliere; il suo cavallo doveva essere il più grande di tutti, superare i 7 metri di altezza, una sfida mai tentata prima. Proprio per questo Leonardo riempì fogli e fogli di schizzi di anatomia, studiando muscolatura e proporzioni del cavallo e passando moltissimo tempo a progettare e calcolare quest'opera gigantesca che, per la sua fusione, avrebbe richiesto ben 100 tonnellate di bronzo. Il colossale modello in creta venne esposto pubblicamente, nel 1493, suscitando l'ammirazione generale. Era infatti "12 braccia alto la cervice" (più di sette metri). A quel punto l'opera doveva solo essere ricoperta di uno spesso strato di cera e quindi della "tonaca" in terracotta, in cui versare il metallo fuso. Tutto era pronto per realizzare davvero l'opera, ma le 100 tonnellate di bronzo necessarie alla realizzazione del monumento non erano più disponibili, essendo state utilizzate per realizzare dei cannoni utili alla difesa del ducato di Milano dall'invasione dei francesi di Luigi XII. Leonardo abbandonò il progetto e partì da Milano. All'arrivo delle truppe francesi nella città lombarda nel 1499, al comando di Gian Giacomo Trivulzio, acerrimo nemico degli Sforza, l'artista era già riparato a Mantova. Il modello lasciato a se stesso nel Castello Sforzesco venne preso di mira dalla soldataglia, che lo usò come un tiro a segno per esercitare le balestre, frantumandolo e distruggendolo completamente. Nel 1506 Leonardo tornato a Milano accettò l'incarico dal Trivulzio di realizzare la sua tomba monumentale sormontata da una statua equestre bronzea. Leonardo riprese i suoi studi e nuovamente pensò a due versioni con il cavallo impennato e con il cavallo al passo, ma anche questa scultura non venne mai realizzata. Nel 1977 Charles Dent, un artista dilettante e collezionista d'arte, si entusiasmò all'idea di realizzare dopo cinque secoli il sogno di Leonardo. Mise in piedi l'organizzazione e riuscì, dopo più di quindici anni di impegno, a trovare i fondi: il costo del cavallo, alla fine, arrivò a quasi 2,5 milioni di dollari. L'uomo comunque non riuscì a vedere realizzato il proprio sogno, morendo nel 1994, prima che l'impresa fosse completata. Alla morte di Dent il progetto stava per essere abbandonato, quando Frederik Meijer, proprietario di una catena di supermercati nel Michigan, si offrì di finanziare il progetto, purché si fondessero due cavalli: uno per Milano e uno per il parco Frederik Meijer, un parco naturale e artistico a Grand Rapids (Michigan), proprietà di Meijer, dove sono raccolte all'aperto copie delle statue moderne più celebri. Il progetto è andato avanti fra numerose difficoltà e alla fine la direzione dei lavori è stata data alla scultrice Nina Akamu che ha finalmente condotto in porto l'impresa. Il primo passo è stato quello di realizzare un cavallo di dimensioni ridotte, circa 3 metri di altezza. Questo fu il primo modello per arrivare alla gigantesca scultura in argilla di quasi 8 metri. È dal cavallo di argilla che sono stati ricavati i calchi dove è stato colato il bronzo fuso. Le sette parti in cui il cavallo era stato fuso arrivarono nel luglio del 1999 a Milano dove vennero saldate insieme. Dopo qualche discussione il cavallo fu posto nel settembre 1999 all'ingresso dell'ippodromo Snai di San Siro. La versione americana del Cavallo di Leonardo venne sistemata nei Meijer Gardens nell'ottobre del 1999 ed è oggi il pezzo più importante dell'esposizione. Una replica in scala ridotta (2,5 m) fu donata nel 2001 alla città di Vinci e collocata in piazza della Libertà. Dal 2001 il Cavallo di Leonardo è anche il simbolo dei MIFF Awards, festival del cinema internazionale di Milano. Un'ulteriore versione in scala ridotta del monumento è installata nei pressi di San Donnino, sempre in provincia di Firenze. Il cavallo, commissionato dalla società fornitrice di servizi museali "Opera Laboratori Fiorentini", è posto all'ingresso di un laboratorio di falegnameria e magazzino della ditta. Milena Magnano, Leonardo, collana I Geni dell'arte, Milano, Mondadori Arte, 2007, ISBN 978-88-370-6432-7. Andrea Bernardoni, Leonardo e il monumento equestre a Francesco Sforza, Firenze, Giunti, 2007, ISBN 978-88-09-05396-0. Studio per la statua equestre di Francesco Sforza Studi di cavalli di Leonardo da Vinci Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cavallo di Leonardo Museo della scienza e della tecnica Il Cavallo di Leonardo (EN) I Meijer Gardens a Grand Rapids, su meijergardens.org. (EN) Il cavallo di Leonardo, su leonardoshorse.org.

Lampugnano
Lampugnano

Lampugnano (Lampugnan in dialetto milanese, AFI: [lampyˈɲã:]) è un quartiere di Milano. Si trova nella zona ovest della città a ridosso del comune di Pero, nel Municipio 8 (Fiera, Gallaratese, Quarto Oggiaro). Accoglie l'omonima stazione della linea 1 della metropolitana di Milano e l'annesso parcheggio di interscambio. Fino al 1841 Lampugnano costituì un comune autonomo. Ci sono giunti documenti storici di Lampugnano dove viene nominata per la prima volta nel 1276. Nell'ambito della suddivisione del territorio milanese in pievi, apparteneva alla Pieve di Trenno ed era sulla direttrice che collegava Trenno ai Corpi Santi. Nel 1771 contava 245 anime. In età napoleonica, dal 1808 al 1816, Lampugnano fu temporaneamente aggregata a Milano, recuperando l'autonomia con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto. Nel 1841 il comune di Lampugnano fu aggregato a quello di Trenno, che 82 anni dopo, a sua volta fu annesso a Milano nel 1923. Lampugnano conservò ancora per decenni la fisionomia di borgo agricolo: solo dopo la Seconda guerra mondiale la zona venne trasformata dall'espansione edilizia, con la realizzazione dei quartieri QT8 e Gallaratese. Nel 1980 fu aperta la tratta della linea M1 della metropolitana, che comportò la costruzione nella zona limitrofa al vecchio borgo di un centro di interscambio con un raccordo stradale verso l'Autostrada dei Laghi. Nei pressi sorse anche il Palatrussardi, oggi PalaSharp, dedicato ai grandi eventi di massa. Lampugnano Lampugnano è collegata al centro della città con la linea M1 della metropolitana, mentre viabilisticamente è lambita in senso longitudinale dal viale Sant'Elia, direttamente collegato a nord col cavalcavia del Ghisallo che permette un facile accesso all'autostrada dei Laghi. Comuni aggregati a Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lampugnano Lampugnano, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.

Merlata

Il Merlata (Merlada in lingua lombarda) è un torrente che si origina a Baranzate dall'unione dei torrenti Nirone e Guisa e che termina il suo corso a Milano confluendo nell'Olona. È il penultimo affluente dell'Olona, alla sua sinistra idrografica. Nasce a Baranzate dall'unione del torrente Nirone e del torrente Guisa e prosegue il suo corso verso sud. Giunto a Milano attraversa i quartieri di Gallaratese e di Lampugnano: poco più a ovest del versante meridionale del Monte Stella confluisce nell'Olona. La qualità delle acque del Merlata è scadente. Lungo le sue rive si trovava, fino alla fine del secolo XIX, un'area boschiva planiziale chiamata Bosco della Merlata, che è poi scomparsa a inizio del XIX secolo a causa di disboscamenti. Il torrente dà il nome anche alla Cascina Merlata, quartiere di Milano adiacente al sito espositivo di Expo 2015 confinante con i quartieri di Roserio, Gallaratese e Musocco, nonché con il comune di Pero. Le acque del Merlata non sono sempre finite nell'Olona, che è stato deviato verso Milano solo successivamente, dagli antichi Romani. Anticamente il Merlata confluiva nel torrente Bozzente garantendo, insieme agli altri corsi d'acqua appartenenti all'idrografia milanese, le acque necessarie all'approvvigionamento idrico della città. Il Bozzente in origine aveva infatti un alveo naturale autonomo che lo portava a raccogliere le acque del Lura, del Merlata per poi confluire nel Pudiga. Come già accennato, furono gli antichi Romani a deviare l'Olona, all'altezza di Lucernate, frazione di Rho, nel letto del Bozzente e quindi poi verso l'alveo del Pudiga. Come destinazione finale del nuovo percorso dell'Olona fu scelto il fossato delle mura romane di Milano, dove riversava le sue acque nel canale Vetra (nome dato dagli antichi Romani al tratto terminale dell'alveo naturale del Nirone) all'altezza della moderna e omonima piazza: per realizzare questo obiettivo, gli antichi Romani prolungarono e allargarono il "canale Vetra" verso un'ansa naturale del Pudiga così da raccogliere anche le acque dell'Olona. Il motivo della deviazione dell'Olona verso Milano va ricercata nel fabbisogno d'acqua della popolazione della città, diventata molto numerosa con il passare dei secoli: il modesto regime idrico di Seveso e Pudiga non era infatti più sufficiente a soddisfare le loro necessità. Gli antichi Romani decisero così di deviare il fiume Olona, che scorreva nelle campagne ad ovest di Milano. L'Olona garantiva infatti una quantità d'acqua di gran lunga superiore a quella di Seveso e Pudiga. Il nuovo alveo artificiale dell'Olona fu scavato ex novo solo per un breve tratto: giunti a Rho al torrente Bozzente, i progettisti allargarono il suo letto per poter accogliere una maggior portata d'acqua. L'Olona originariamente proseguiva lungo il suo alveo naturale verso sud attraversando la moderna Settimo Milanese e passando a diversi chilometri da Milano per poi percorrere l'alveo dell'Olona inferiore o meridionale e sfociare nel Po a San Zenone. Con questa deviazione l'Olona cessò di esistere come fiume continuo dalle sorgenti alla foce. L'Olona fu deviato verso Milano anche per un altro motivo: avere un corso d'acqua che costeggiasse interamente la via Severiana Augusta, antica strada romana che congiungeva Mediolanum (la moderna Milano) con il Verbannus Lacus (il Lago Verbano, ovvero il Lago Maggiore). Parte del tracciato della via Severiana Augusta, che venne utilizzato anche nel Medioevo e nei secoli seguenti, fu ripreso da Napoleone Bonaparte per realizzare la strada statale del Sempione. Gli antichi Romani reputarono fondamentale avere una via d'acqua che costeggiasse la via Severiana Augusta per dare un cospicuo incremento ai commerci lungo questa strada, soprattutto considerando il maggiore carico trasportabile sui barconi fluviali rispetto al semplice trasporto terrestre. L'opera di deviazione dell'Olona verso Milano venne realizzata in concomitanza alla costruzione della via Severiana Augusta, ovvero nei primi anni dell'Era volgare, cioè tra la fine dell'era repubblicana e i primi decenni dell'età imperiale romana. Autori vari, Di città in città – Insediamenti, strade e vie d'acqua da Milano alla Svizzera lungo la Mediolanum-Verbannus, Soprintendenza Archeologia della Lombardia, 2014. URL consultato il 16 gennaio 2017. Giorgio D'Ilario, Egidio Gianazza, Augusto Marinoni, Marco Turri, Profilo storico della città di Legnano, Edizioni Landoni, 1984, SBN IT\ICCU\RAV\0221175. Gabriella Ferrarini, Marco Stadiotti, Legnano. Una città, la sua storia, la sua anima, Telesio editore, 2001, SBN IT\ICCU\RMR\0096536. Bosco della Merlata Guisa (torrente) Idrografia di Milano Lambro Meridionale Nirone (torrente) Olona Pudiga Relazione idrologica-idraulica del progetto preliminare della variante di Baranzate dell'autostrada Rho-Monza, su va.minambiente.it.

QT8
QT8

Il QT8, acronimo di Quartiere Triennale 8, è un quartiere di Milano, appartenente al municipio 8. Il quartiere, progettato da Piero Bottoni, venne concepito nell'ambito dell'ottava edizione della Triennale di Milano, svoltasi nel 1947. La città era nel vivo della ricostruzione all'indomani della guerra, e fu proprio Piero Bottoni in particolare, commissario straordinario della Triennale di Milano, che nel 1945 promosse la realizzazione di questo "Quartiere sperimentale" e al suo interno del Monte Stella, un'altura artificiale costituita con le macerie di tutti gli edifici distrutti a seguito dei bombardamenti subiti dalla città. La realizzazione del quartiere richiese diversi anni. Tra il 1946 e il 1947 si realizzarono le prime case, per ospitare molti fra gli sfollati, seguendo undici modelli diversi, progettati da architetti che avevano vinto un concorso nazionale. Nel 1948 si realizzarono per la prima volta in Italia case prefabbricate a quattro piani. Anche la chiesa del quartiere (dedicata a Santa Maria Nascente), a pianta circolare, venne realizzata sulla base di un progetto vincitore di un concorso. Molta attenzione venne prestata agli spazi verdi, sia con la realizzazione dei primi campi gioco per ragazzi, sia con aree verdi condominiali, sia infine con la creazione di un vasto parco di circa 375.000 m², in grado di soddisfare non solo le esigenze degli abitanti del quartiere ma anche, in generale, di tutta la città, di cui costituisce un importante "polmone" verde. Grazie alla particolare tensione ispiratrice del progetto, e alle particolari circostanze che hanno reso possibile la sua realizzazione, il quartiere è tuttora un ottimo esempio di vivibilità urbana. Nel 2015 è stato classificato dal Comune di Milano come una delle aree della città soggette a fenomeni di dismissione ed abbandono e candidato per una riqualificazione urbanistica. Nel quartiere sorge il "Giardino dei Giusti", vicino al Monte Stella, interessato da una proposta di vincolo paesaggistico. Linea M1: stazione di QT8 Il QT8 è lambito a est dalla circonvallazione esterna, servita dalle linee filoviarie 90 e 91, e a nord-est da viale De Gasperi, tratto di penetrazione urbana dell'autostrada A8 Milano-Laghi. Il quartiere è servito dall'omonima stazione della linea M1 della metropolitana. Varie linee di autobus e di filobus, gestite da ATM, collegano il QT8 ai quartieri limitrofi, al centro di Milano e a tutti i quartieri che sorgono lungo la circonvallazione. Al quartiere la band di rock progressivo italiano PFM ha dedicato la canzone Quartiere Otto (QT8), inserita nel concept album Come ti va in riva alla città. È originario del QT8 il rapper Ernia, il quale ne parla spesso nelle sue canzoni (chiamandolo "QT" e "King QT"). Piero Bottoni, QT8 : quartiere sperimentale della triennale di Milano, in "Edilizia Moderna", n.46 (1951) (testo online) Archiviato il 22 luglio 2011 in Internet Archive.. Graziella Tonon, QT8: Urbanistica e architettura per una nuova civiltà dell'abitare, in Graziella Leyla Ciagà e Graziella Tonon (a cura di), Le case nella Triennale. Dal parco al QT8 (catalogo della mostra alla Triennale di Milano, 19 maggio-24 luglio 2005), Electa, Milano 2005 - ISBN 88-370-3802-X. Piero Bottoni, Ascensione al Monte Stella, s.d. [1967 circa], in Piero Bottoni, Una nuova antichissima bellezza. Scritti editi e inediti 1927-1973, a cura di Graziella Tonon, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 457–479 - ISBN 88-420-4790-2. Maria Antonietta Crippa, Daniela Mericio, Ferdinando Zanzottera, Milano 1943-1955: bombardata e ricostruita, Milano, Istituto [Ortopedico] Gaetano Pini, 2001. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su QT8 Archivio Piero Bottoni, Dpa, Politecnico di Milano, su bottoni.dpa.polimi.it. Sito dedicato al quartiere, su qt8.it.

Stadio Giuseppe Meazza
Stadio Giuseppe Meazza

Lo stadio Giuseppe Meazza, noto anche come stadio San Siro, è un impianto sportivo multifunzione italiano di Milano. Sorge nel quartiere di San Siro, cui deve il nome con il quale fu noto fino al 1980, allorquando fu intitolato alla memoria di Giuseppe Meazza (1910-1979), calciatore milanese che fu campione mondiale nel 1934 e nel 1938. Inaugurato nel 1926 come terreno di proprietà del Milan, nel 1935 fu acquisito dal comune di Milano e da quest'ultimo ampliato tra il 1937 e il 1939. Dopo la guerra, negli anni cinquanta, vi fu edificata una gradinata sopraelevata continua (il cosiddetto «secondo anello») grazie alla quale raggiunse una capienza di quasi centomila spettatori, cui fece seguito l'impianto d'illuminazione. Tra il 1987 e il 1990 fu sottoposto alla sua più recente ristrutturazione, a seguito della quale fu dotato di un'ulteriore gradinata, nota come «terzo anello». Successivi lavori intrapresi nel nuovo millennio hanno riguardato l'adeguamento dell'interno dell'impianto, il terreno di gioco, il fossato e l'eliminazione dell'area tecnica a bordo campo; la capienza alla stagione 2023-24 è di poco inferiore ai 76000 posti, tutti a sedere. Storicamente impianto interno delle due più note compagini calcistiche professioniste cittadine, il Meazza ospita il Milan fin dalla sua inaugurazione e l'Inter dal 1947. Soprannominato «la Scala del calcio» per traslato dal concittadino Teatro alla Scala, è l'impianto sportivo più capiente d'Italia. È, inoltre, il quinto stadio italiano in attività per anzianità di servizio, dopo il "Ferraris" di Genova (entrato in esercizio nel 1911), il "Penzo" di Venezia (1913), il “Ceravolo” di Catanzaro (1919) e il "Tardini" di Parma (1924). Il suo primo appuntamento calcistico internazionale fu il mondiale 1934, del quale ospitò una delle semifinali; nel dopoguerra vi si svolsero gare dell'europeo 1980 e del mondiale 1990 e, più recentemente, la finale di Nations League 2021. In ambito di club è stato designato quattro volte dall'UEFA quale stadio della finale di Coppa dei Campioni – e, a seguire, Champions League – tra il 1965 e il 2016; in quanto impianto interno di una delle contendenti, ha inoltre ospitato quattro finali di Coppa UEFA, tre dell'Inter nel 1991, 1994 e 1997, e una della Juventus nel 1995; nella stagione 2019-20 fu anche lo stadio delle gare europee dell'Atalanta. Benché destinato quasi esclusivamente al calcio, registra il record nazionale d'affluenza per un incontro di rugby, tra Italia e Nuova Zelanda del 2009, cui assistettero più di 81000 spettatori; in precedenza, nel 1960, aveva ospitato un incontro per la corona mondiale di pugilato tra Duilio Loi e Carlos Ortiz. È, inoltre, lo stadio designato a ospitare la cerimonia d'apertura dei XXV Giochi olimpici invernali in programma a Milano e Cortina d'Ampezzo nel 2026. Fuori dall'ambito sportivo, è utilizzato fin dal 1980 come sede di concerti, in particolare nella stagione estiva, e ha visto esibirsi, tra gli altri, artisti internazionali di rilievo quali Bob Marley, i Rolling Stones, Michael Jackson, Bob Dylan e Bruce Springsteen. L'impianto è concesso in gestione a M-I Stadio S.r.l., società compartecipata da Inter e Milan.

Chiesa di Santa Maria Nascente (Milano)
Chiesa di Santa Maria Nascente (Milano)

La chiesa di Santa Maria Nascente è un luogo di culto cattolico di rito ambrosiano costruito a servizio del quartiere QT8 a Milano da Vico Magistretti in collaborazione con l'architetto Mario Tedeschi, sede dell'omonima parrocchia facente parte del decanato di San Siro della zona pastorale I dell'arcidiocesi di Milano. L'VIII Triennale di Milano del 1947 fu la prima triennale dopo la seconda guerra mondiale; il suo tema fu quello dell'abitare che si concretizzò con la costruzione ex novo di un nuovo quartiere, il QT8. Nel 1946 venne bandito il concorso per la costruzione della chiesa del quartiere, a pianta libera e da collocarsi un un'area differente da quella attuale; vinsero gli architetti Vico Magistretti e Mario Tedeschi, i quali idearono un edificio a pianta centrale, che si adattò anche alla nuova collocazione dell'edificio, differente da quella prevista in precedenza. La costruzione del complesso parrocchiale è iniziata nel 1953, anno in cui venne presentato il progetto esecutivo, e terminò due anni dopo, nel 1955; la chiesa è stata inaugurata ed aperta al culto il 5 giugno 1955 ma consacrata soltanto il 30 maggio 1980 dal cardinale arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini. Rimasta pressoché immutata nel corso degli anni, è stata oggetto di un restauro conservativo tra il 2007 e il 2008. La chiesa di Santa Maria Nascente sorge nel centro abitato del QT8, isolata rispetto agli altri edifici da un giardino. L'edificio ha una pianta circolare basata sullo sfalsamento di due cerchi eccentrici, che delimitano l'invaso della chiesa vera e propria e il portico perimetrale che la circonda. Completano il complesso la sagrestia (di forma irregolare) e infine il battistero, anch'esso a base circolare e distanziato dal corpo della chiesa. La struttura portante è costituita da sedici pilastri in cemento armato lasciato a vista che sorreggono il tetto in tegole a canale, scandito all'intradosso da altrettante travi radiali saldate da un anello continuo, sotto cui si pone un serramento a nastro che determina uno stacco luminoso tra l'edificio e la sua copertura. Le pareti perimetrali sono invece costruite in mattoni, lasciati a vista sia verso l'esterno sia all'interno della chiesa, dove si trovano pannelli curvilinei in noce utilizzati come fondale per il matroneo. Il presbiterio è rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa ed è a pianta circolare, delimitato da una balaustra; al suo interno trova luogo in posizione centrale l'altare maggiore, in marmo bianco, sovrastato da un Crocifisso ligneo realizzato dagli artisti della Val Gardena. Alla sinistra del presbiterio vi è l'altare adibito a custodia del Santissimo Sacramento, sormontato da una statua della Madonna opera di Leone Lodi. Il battistero ha una copertura in lastre di rame che richiama quello utilizzato per i pluviali e la gronda della chiesa. Il suo paramento murario è in mattoni a vista ed è situato sul lato sinistro; adibito a cappella per le celebrazioni feriali, al suo interno vi è un altare moderno in bronzo. Sul matroneo, al di sopra del portale d'ingresso, si trova l'organo a canne Tamburini opus 406, costruito nel 1959 per la chiesa di Santa Maria delle Grazie di Monza e successivamente trasferito in quella del QT8. Lo strumento è a trasmissione elettrica con sistema multiplo, dispone di 23 registri ed è completamente espressivo. La sua consolle, situata anch'essa sul matroneo nei pressi corpo fonico, ha due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note, con i registri azionati da placchette a bilico poste al di sopra del secondo manuale. Pubblicazioni QT8: un quartiere modello, in Metron, n. 11, 1946, p. pp. 76-79. Il quartiere sperimentale QT8 della Triennale di Milano, in Metron, n. 26-27, 1948. La triennale nel suo quartiere sperimentale, in Domus, n. 263, 1951, p. pp. 10-22. Franco Albini, Eugenio Gentili, Il quartiere sperimentale della Triennale di Milano, in Metron, n. 43, 1951, p. pp. 56-61. Chiesa al quartiere QT8 a Milano, in Casabella-Continuità, n. 208, 1955, p. pp. 44-48. Giovanna Veronesi, Chiese nuove: la situazione a Milano, in Comunità, n. 68, 1959, p. pp. 48-56. Roberto Pedio, Linea Lombarda. Opere di Vico Magistretti, in L'architettura. Cronache e storia, n. 57, 1960, p. p. 152. Paolo Bottoni, Chiesa al quartiere QT8, in Diocesi di Milano, n. 8-9, 1961, p. pp. 466-471. Libri Triennale di Milano, T8 - Ottava Triennale di Milano: esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne e dell'architettura moderna - Catalogo guida, Milano, Stamperia Grafica Meregalli, 1947, ISBN non esistente. Piero Bottoni, Il quartiere sperimentale della Triennale di Milano QT8, Milano, Editoriale Domus, 1948, ISBN non esistente. Roberto Aloi, Arte e arredi sacri, Milano, Hoepli, 1957, p. pp. 61-67, ISBN non esistente. Catalogo degli organi costruiti dalla pontificia fabbrica d'organi comm. Giovanni Tamburini dal 1893 al 1973, Crema, Tamburini, 1977, ISBN non esistente. Maurizio Grandi, Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1980, p. scheda 356, p. 311, ISBN non esistente. Maurizio Boriani, Claudia Morandi; Augusto Rossari, Milano contemporanea: itinerari di architettura e urbanistica, Torino, Designers riuniti, 1986, p. p. 275, ISBN non esistente. Sergio Polano, Guida all'architettura italiana del Novecento, Milano, Electa, 1991, p. pp. 128-129, ISBN non esistente. Fulvio Irace, Vanni Pasca, Vico Magistretti architetto e designer, Milano, Electa, 1999, p. pp. 39-41, ISBN 88-435-5986-9. VIII Triennale di Milano QT8 Arcidiocesi di Milano Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria Nascente Sito ufficiale, su marianascente.it. Chiesa di Santa Maria Nascente, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di Santa Maria Nascente, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Parrocchia S. Maria Nascente, su to.chiesadimilano.it. URL consultato il 18 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2014). Santa Maria Nascente - Milano (MI), su sdpartners.it. URL consultato il 18 maggio 2014. Chiesa di Santa Maria Nascente (Milano) su BeWeB - Beni ecclesiastici in web

Monte Stella (Milano)
Monte Stella (Milano)

Il Monte Stella, noto ai milanesi anche come La Montagnetta di San Siro (La muntagna de San Sir in milanese) e semplicemente Montagnetta per i residenti del QT8, è un rilievo artificiale che si trova nella zona nord-ovest di Milano, nel quartiere Triennale 8, alto 50 metri (185 m s.l.m.). È uno dei parchi della città lombarda. Si tratta di una collinetta artificiale formata inizialmente con l'accumulo di macerie, provocate dai bombardamenti effettuati dalle forze angloamericane durante la seconda guerra mondiale e con altro materiale proveniente dalla demolizione degli ultimi tratti dei Bastioni, avvenuta dopo il 1945. Nato su decisione di Agostino Giambelli, il progetto si deve all'architetto Piero Bottoni, che lo dedicò alla moglie Elsa Stella, da cui la collina prende il nome. Tale collinetta artificiale ha un'altezza di quarantacinque metri sul piano sottostante. Nel progetto originario del 1946, avrebbe dovuto essere alta il doppio, ma venne limitata a causa di spinte laterali del terreno che potevano creare problemi ai vicini edifici di via Isernia, sul lato orientale. Si provvide prima all'allestimento di gradoni in cemento e successivamente all'accumulo dei detriti e della terra di riporto realizzando il Parco Monte Stella, con una superficie di 370.000 metri quadrati tra zone boschive e prati. Il parco è realizzato su gradoni a salire, collegati da una strada panoramica che, girando attorno al monte, ne raggiunge la cima da dove si ha un'ampia vista della città e del suo hinterland e, in caso di visibilità favorevole, si riesce a vedere l'intero Arco Alpino e, a sudovest, l'Appennino emiliano. Negli anni ottanta sulla collinetta si disputarono alcune gare di slalom parallelo con i campioni del circus della coppa del mondo, con l'ausilio di neve artificiale. Nel settembre del 2010 si era invece svolta una gara di mountain bike, la "24 ore di Milano", una staffetta a squadre della durata, come dice il nome, di un'intera giornata. Con riferimento alla veduta notturna che era possibile ammirare dalla cima negli anni '60, il cantautore Roberto Vecchioni ha composto la celebre canzone Luci a San Siro. Dal 2003, un giardino situato al Monte Stella ricorda i Giusti che si opposero ai genocidi e ai crimini contro l'umanità. In esso sono piantati alberi in onore di Moshe Bejski, Andrej Sacharov, Svetlana Broz, Pietro Kuciukian e altri. Ogni anno la scelta delle personalità che Milano intende commemorare in questo giardino è affidata a un comitato composto da personalità di rilievo di tutti gli ambiti della vita culturale e civile.Inaugurato il 24 gennaio 2003, è il primo "Giardino dei Giusti di tutto il Mondo" italiano, voluto dal sindaco del Comune di Milano Letizia Moratti, dalla Unione delle comunità ebraiche italiane e da Gariwo la foresta dei Giusti per onorare coloro che si sono opposti con responsabilità individuale ai crimini contro l'umanità e ai totalitarismi. Se si eccettua il piccolo bosco, con la sua flora volutamente "selvatica", la collina ha una vegetazione simile a quella degli altri parchi cittadini, con gruppi di piante d'alto fusto che si alternano ad ampi prati e aree di sosta. Tra le specie arboree ricordiamo: l'acero di monte, l'acero bianco americano, l'acero saccarino, il bagolaro, l'olmo, la quercia rossa americana, il carpino bianco, il faggio, la betulla bianca, il pioppo nero e il pioppo bianco, l'ippocastano, il tiglio selvatico, il platano comune, il cedro dell'Atlante, il peccio o abete rosso, il pino nero e, infine, la robinia con la sofora giapponese, molto simile alla precedente, e l'ailanto. Liliana Casieri, Lina Lepera; Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, supervisione botanica: Pia Meda; supervisione farmacognostica: Massimo Rossi; Illustrazioni e impaginazione: Linke Bossi, Consonni, Montobbio, Comune di Milano, settore ecologia, GAV. AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997. AA. VV. La magia delle piante, 1987, Segrate, Milano, Roland ed Elfie E. Wolf editore. Collina dei Ciliegi Giardino dei Giusti di tutto il mondo Luci a San Siro Parchi di Milano QT8 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Monte Stella Scheda del Monte Stella, su comune.milano.it, Comune di Milano. URL consultato il 13 gennaio 2011. Parco Monte Stella, su parcomontestella.it, Sito ufficiale. URL consultato il 4 maggio 2020. Archivio Piero Bottoni, su bottoni.dpa.polimi.it, Politecnico di Milano. URL consultato il 13 gennaio 2011.