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Merlata

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Il Merlata (Merlada in lingua lombarda) è un torrente che si origina a Baranzate dall'unione dei torrenti Nirone e Guisa e che termina il suo corso a Milano confluendo nell'Olona. È il penultimo affluente dell'Olona, alla sua sinistra idrografica. Nasce a Baranzate dall'unione del torrente Nirone e del torrente Guisa e prosegue il suo corso verso sud. Giunto a Milano attraversa i quartieri di Gallaratese e di Lampugnano: poco più a ovest del versante meridionale del Monte Stella confluisce nell'Olona. La qualità delle acque del Merlata è scadente. Lungo le sue rive si trovava, fino alla fine del secolo XIX, un'area boschiva planiziale chiamata Bosco della Merlata, che è poi scomparsa a inizio del XIX secolo a causa di disboscamenti. Il torrente dà il nome anche alla Cascina Merlata, quartiere di Milano adiacente al sito espositivo di Expo 2015 confinante con i quartieri di Roserio, Gallaratese e Musocco, nonché con il comune di Pero. Le acque del Merlata non sono sempre finite nell'Olona, che è stato deviato verso Milano solo successivamente, dagli antichi Romani. Anticamente il Merlata confluiva nel torrente Bozzente garantendo, insieme agli altri corsi d'acqua appartenenti all'idrografia milanese, le acque necessarie all'approvvigionamento idrico della città. Il Bozzente in origine aveva infatti un alveo naturale autonomo che lo portava a raccogliere le acque del Lura, del Merlata per poi confluire nel Pudiga. Come già accennato, furono gli antichi Romani a deviare l'Olona, all'altezza di Lucernate, frazione di Rho, nel letto del Bozzente e quindi poi verso l'alveo del Pudiga. Come destinazione finale del nuovo percorso dell'Olona fu scelto il fossato delle mura romane di Milano, dove riversava le sue acque nel canale Vetra (nome dato dagli antichi Romani al tratto terminale dell'alveo naturale del Nirone) all'altezza della moderna e omonima piazza: per realizzare questo obiettivo, gli antichi Romani prolungarono e allargarono il "canale Vetra" verso un'ansa naturale del Pudiga così da raccogliere anche le acque dell'Olona. Il motivo della deviazione dell'Olona verso Milano va ricercata nel fabbisogno d'acqua della popolazione della città, diventata molto numerosa con il passare dei secoli: il modesto regime idrico di Seveso e Pudiga non era infatti più sufficiente a soddisfare le loro necessità. Gli antichi Romani decisero così di deviare il fiume Olona, che scorreva nelle campagne ad ovest di Milano. L'Olona garantiva infatti una quantità d'acqua di gran lunga superiore a quella di Seveso e Pudiga. Il nuovo alveo artificiale dell'Olona fu scavato ex novo solo per un breve tratto: giunti a Rho al torrente Bozzente, i progettisti allargarono il suo letto per poter accogliere una maggior portata d'acqua. L'Olona originariamente proseguiva lungo il suo alveo naturale verso sud attraversando la moderna Settimo Milanese e passando a diversi chilometri da Milano per poi percorrere l'alveo dell'Olona inferiore o meridionale e sfociare nel Po a San Zenone. Con questa deviazione l'Olona cessò di esistere come fiume continuo dalle sorgenti alla foce. L'Olona fu deviato verso Milano anche per un altro motivo: avere un corso d'acqua che costeggiasse interamente la via Severiana Augusta, antica strada romana che congiungeva Mediolanum (la moderna Milano) con il Verbannus Lacus (il Lago Verbano, ovvero il Lago Maggiore). Parte del tracciato della via Severiana Augusta, che venne utilizzato anche nel Medioevo e nei secoli seguenti, fu ripreso da Napoleone Bonaparte per realizzare la strada statale del Sempione. Gli antichi Romani reputarono fondamentale avere una via d'acqua che costeggiasse la via Severiana Augusta per dare un cospicuo incremento ai commerci lungo questa strada, soprattutto considerando il maggiore carico trasportabile sui barconi fluviali rispetto al semplice trasporto terrestre. L'opera di deviazione dell'Olona verso Milano venne realizzata in concomitanza alla costruzione della via Severiana Augusta, ovvero nei primi anni dell'Era volgare, cioè tra la fine dell'era repubblicana e i primi decenni dell'età imperiale romana. Autori vari, Di città in città – Insediamenti, strade e vie d'acqua da Milano alla Svizzera lungo la Mediolanum-Verbannus, Soprintendenza Archeologia della Lombardia, 2014. URL consultato il 16 gennaio 2017. Giorgio D'Ilario, Egidio Gianazza, Augusto Marinoni, Marco Turri, Profilo storico della città di Legnano, Edizioni Landoni, 1984, SBN IT\ICCU\RAV\0221175. Gabriella Ferrarini, Marco Stadiotti, Legnano. Una città, la sua storia, la sua anima, Telesio editore, 2001, SBN IT\ICCU\RMR\0096536. Bosco della Merlata Guisa (torrente) Idrografia di Milano Lambro Meridionale Nirone (torrente) Olona Pudiga Relazione idrologica-idraulica del progetto preliminare della variante di Baranzate dell'autostrada Rho-Monza, su va.minambiente.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Merlata (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

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Lampugnano
Lampugnano

Lampugnano (Lampugnan in dialetto milanese, AFI: [lampyˈɲã:]) è un quartiere di Milano. Si trova nella zona ovest della città a ridosso del comune di Pero, nel Municipio 8 (Fiera, Gallaratese, Quarto Oggiaro). Accoglie l'omonima stazione della linea 1 della metropolitana di Milano e l'annesso parcheggio di interscambio. Fino al 1841 Lampugnano costituì un comune autonomo. Ci sono giunti documenti storici di Lampugnano dove viene nominata per la prima volta nel 1276. Nell'ambito della suddivisione del territorio milanese in pievi, apparteneva alla Pieve di Trenno ed era sulla direttrice che collegava Trenno ai Corpi Santi. Nel 1771 contava 245 anime. In età napoleonica, dal 1808 al 1816, Lampugnano fu temporaneamente aggregata a Milano, recuperando l'autonomia con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto. Nel 1841 il comune di Lampugnano fu aggregato a quello di Trenno, che 82 anni dopo, a sua volta fu annesso a Milano nel 1923. Lampugnano conservò ancora per decenni la fisionomia di borgo agricolo: solo dopo la Seconda guerra mondiale la zona venne trasformata dall'espansione edilizia, con la realizzazione dei quartieri QT8 e Gallaratese. Nel 1980 fu aperta la tratta della linea M1 della metropolitana, che comportò la costruzione nella zona limitrofa al vecchio borgo di un centro di interscambio con un raccordo stradale verso l'Autostrada dei Laghi. Nei pressi sorse anche il Palatrussardi, oggi PalaSharp, dedicato ai grandi eventi di massa. Lampugnano Lampugnano è collegata al centro della città con la linea M1 della metropolitana, mentre viabilisticamente è lambita in senso longitudinale dal viale Sant'Elia, direttamente collegato a nord col cavalcavia del Ghisallo che permette un facile accesso all'autostrada dei Laghi. Comuni aggregati a Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lampugnano Lampugnano, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.

Monte Stella (Milano)
Monte Stella (Milano)

Il Monte Stella, noto ai milanesi anche come La Montagnetta di San Siro (La muntagna de San Sir in milanese) e semplicemente Montagnetta per i residenti del QT8, è un rilievo artificiale che si trova nella zona nord-ovest di Milano, nel quartiere Triennale 8, alto 50 metri (185 m s.l.m.). È uno dei parchi della città lombarda. Si tratta di una collinetta artificiale formata inizialmente con l'accumulo di macerie, provocate dai bombardamenti effettuati dalle forze angloamericane durante la seconda guerra mondiale e con altro materiale proveniente dalla demolizione degli ultimi tratti dei Bastioni, avvenuta dopo il 1945. Nato su decisione di Agostino Giambelli, il progetto si deve all'architetto Piero Bottoni, che lo dedicò alla moglie Elsa Stella, da cui la collina prende il nome. Tale collinetta artificiale ha un'altezza di quarantacinque metri sul piano sottostante. Nel progetto originario del 1946, avrebbe dovuto essere alta il doppio, ma venne limitata a causa di spinte laterali del terreno che potevano creare problemi ai vicini edifici di via Isernia, sul lato orientale. Si provvide prima all'allestimento di gradoni in cemento e successivamente all'accumulo dei detriti e della terra di riporto realizzando il Parco Monte Stella, con una superficie di 370.000 metri quadrati tra zone boschive e prati. Il parco è realizzato su gradoni a salire, collegati da una strada panoramica che, girando attorno al monte, ne raggiunge la cima da dove si ha un'ampia vista della città e del suo hinterland e, in caso di visibilità favorevole, si riesce a vedere l'intero Arco Alpino e, a sudovest, l'Appennino emiliano. Negli anni ottanta sulla collinetta si disputarono alcune gare di slalom parallelo con i campioni del circus della coppa del mondo, con l'ausilio di neve artificiale. Nel settembre del 2010 si era invece svolta una gara di mountain bike, la "24 ore di Milano", una staffetta a squadre della durata, come dice il nome, di un'intera giornata. Con riferimento alla veduta notturna che era possibile ammirare dalla cima negli anni '60, il cantautore Roberto Vecchioni ha composto la celebre canzone Luci a San Siro. Dal 2003, un giardino situato al Monte Stella ricorda i Giusti che si opposero ai genocidi e ai crimini contro l'umanità. In esso sono piantati alberi in onore di Moshe Bejski, Andrej Sacharov, Svetlana Broz, Pietro Kuciukian e altri. Ogni anno la scelta delle personalità che Milano intende commemorare in questo giardino è affidata a un comitato composto da personalità di rilievo di tutti gli ambiti della vita culturale e civile.Inaugurato il 24 gennaio 2003, è il primo "Giardino dei Giusti di tutto il Mondo" italiano, voluto dal sindaco del Comune di Milano Letizia Moratti, dalla Unione delle comunità ebraiche italiane e da Gariwo la foresta dei Giusti per onorare coloro che si sono opposti con responsabilità individuale ai crimini contro l'umanità e ai totalitarismi. Se si eccettua il piccolo bosco, con la sua flora volutamente "selvatica", la collina ha una vegetazione simile a quella degli altri parchi cittadini, con gruppi di piante d'alto fusto che si alternano ad ampi prati e aree di sosta. Tra le specie arboree ricordiamo: l'acero di monte, l'acero bianco americano, l'acero saccarino, il bagolaro, l'olmo, la quercia rossa americana, il carpino bianco, il faggio, la betulla bianca, il pioppo nero e il pioppo bianco, l'ippocastano, il tiglio selvatico, il platano comune, il cedro dell'Atlante, il peccio o abete rosso, il pino nero e, infine, la robinia con la sofora giapponese, molto simile alla precedente, e l'ailanto. Liliana Casieri, Lina Lepera; Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, supervisione botanica: Pia Meda; supervisione farmacognostica: Massimo Rossi; Illustrazioni e impaginazione: Linke Bossi, Consonni, Montobbio, Comune di Milano, settore ecologia, GAV. AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997. AA. VV. La magia delle piante, 1987, Segrate, Milano, Roland ed Elfie E. Wolf editore. Collina dei Ciliegi Giardino dei Giusti di tutto il mondo Luci a San Siro Parchi di Milano QT8 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Monte Stella Scheda del Monte Stella, su comune.milano.it, Comune di Milano. URL consultato il 13 gennaio 2011. Parco Monte Stella, su parcomontestella.it, Sito ufficiale. URL consultato il 4 maggio 2020. Archivio Piero Bottoni, su bottoni.dpa.polimi.it, Politecnico di Milano. URL consultato il 13 gennaio 2011.

Cavallo di Leonardo
Cavallo di Leonardo

Il Cavallo di Leonardo è parte di un monumento equestre a Francesco Sforza, progettato da Leonardo da Vinci dal 1482 al 1493, per essere fuso in bronzo, del quale riuscì a portare a termine solo un modello in creta, perduto. I disegni dei cavalli di Leonardo sono ora custoditi nel Castello di Windsor. Nel 1482 Ludovico il Moro Duca di Milano, propose a Leonardo di costruire la più grande statua equestre del mondo: un monumento a suo padre Francesco, duca dal 1452 al 1466 (anno della sua morte), che era stato il primo duca milanese degli Sforza. La commissione è testimoniata da un pagamento a titolo di anticipo per le spese per un modello, pagate per conto del Duca dal sovrintendente all'erario di corte, Marchesino Stanga. Si sa inoltre che la bottega di Leonardo, in Corte Vecchia (sul sito dell'attuale Palazzo Reale), era stata rifornita degli strumenti e dei materiali necessari per la fusione di bozzetti. L'impresa era colossale, non solo per le dimensioni previste della statua, ma anche per l'intento di scolpire un cavallo: nell'atto di impennarsi ed abbattersi sul nemico. Leonardo sapeva perfettamente che la qualità del cavallo era molto importante per sottolineare l'importanza del personaggio e quindi studiò a fondo, nelle scuderie ducali, tutti i dettagli anatomici dell'animale, realizzando disegni preparatori usando come modelli alcuni cavalli già famosi per la loro bellezza. I disegni ritraevano le parti più belle di ciascun cavallo, con l'intenzione di farne una specie di "montaggio" per ottenere il cavallo ideale e attribuire quindi il meglio ai personaggi che, in vario modo, voleva onorare; tra le sue note si trovano appunti del tipo: «Morel Fiorentino è grosso e ha un bel collo e assai bella testa», oppure «Ronzone, bianco, ha belle cosce, e si trova a Porta Comasina». S'interessò molto anche riguardo al rilassamento ed alla tensione dei muscoli durante l'azione, per dare espressività alla statua. La lentezza dei lavori, interrotti anche per la preparazione delle nozze di Anna Maria Sforza e Alfonso I d'Este (programmate nel 1490 e rimandate al 1491) e per quelle di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este (1494), dovettero preoccupare il Moro, il quale già nel 1489 fece pervenire, tramite Pietro Alamanni, una lettera a Lorenzo il Magnifico datata 22 luglio per chiedere la collaborazione di fonditori in bronzo fiorentini: «un maestro o due apti a tale opera et benché gli abbi commesso questa cosa in Leonardo da Vinci, non mi pare molto la sappia condurre». Nessuno si presentò: erano infatti gli anni in cui il Magnifico lamentava la mancanza di validi scultori sulla scena, decidendo di aprire la famosa scuola del giardino di San Marco. Nel frattempo, il progetto era cambiato. Il cavallo rampante probabilmente creava eccessivi problemi di equilibratura. Inoltre il monumento venne ripensato di forme colossali, fino a quattro volte più grande del naturale. Un simile progetto, quindi, rese necessario ridisegnare il cavallo al passo, ed entro il maggio 1491 l'artista aveva approntato un nuovo modello in creta, in occasione del matrimonio della nipote del duca con l'imperatore d'Austria. Leonardo, con questo monumento, voleva realizzare un'opera che oscurasse tutte le precedenti statue equestri, in particolare quelle del suo maestro Verrocchio e di Donatello, dedicate rispettivamente al Colleoni e al Gattamelata. A Leonardo interessava, in realtà, più il cavallo che il cavaliere; il suo cavallo doveva essere il più grande di tutti, superare i 7 metri di altezza, una sfida mai tentata prima. Proprio per questo Leonardo riempì fogli e fogli di schizzi di anatomia, studiando muscolatura e proporzioni del cavallo e passando moltissimo tempo a progettare e calcolare quest'opera gigantesca che, per la sua fusione, avrebbe richiesto ben 100 tonnellate di bronzo. Il colossale modello in creta venne esposto pubblicamente, nel 1493, suscitando l'ammirazione generale. Era infatti "12 braccia alto la cervice" (più di sette metri). A quel punto l'opera doveva solo essere ricoperta di uno spesso strato di cera e quindi della "tonaca" in terracotta, in cui versare il metallo fuso. Tutto era pronto per realizzare davvero l'opera, ma le 100 tonnellate di bronzo necessarie alla realizzazione del monumento non erano più disponibili, essendo state utilizzate per realizzare dei cannoni utili alla difesa del ducato di Milano dall'invasione dei francesi di Luigi XII. Leonardo abbandonò il progetto e partì da Milano. All'arrivo delle truppe francesi nella città lombarda nel 1499, al comando di Gian Giacomo Trivulzio, acerrimo nemico degli Sforza, l'artista era già riparato a Mantova. Il modello lasciato a se stesso nel Castello Sforzesco venne preso di mira dalla soldataglia, che lo usò come un tiro a segno per esercitare le balestre, frantumandolo e distruggendolo completamente. Nel 1506 Leonardo tornato a Milano accettò l'incarico dal Trivulzio di realizzare la sua tomba monumentale sormontata da una statua equestre bronzea. Leonardo riprese i suoi studi e nuovamente pensò a due versioni con il cavallo impennato e con il cavallo al passo, ma anche questa scultura non venne mai realizzata. Nel 1977 Charles Dent, un artista dilettante e collezionista d'arte, si entusiasmò all'idea di realizzare dopo cinque secoli il sogno di Leonardo. Mise in piedi l'organizzazione e riuscì, dopo più di quindici anni di impegno, a trovare i fondi: il costo del cavallo, alla fine, arrivò a quasi 2,5 milioni di dollari. L'uomo comunque non riuscì a vedere realizzato il proprio sogno, morendo nel 1994, prima che l'impresa fosse completata. Alla morte di Dent il progetto stava per essere abbandonato, quando Frederik Meijer, proprietario di una catena di supermercati nel Michigan, si offrì di finanziare il progetto, purché si fondessero due cavalli: uno per Milano e uno per il parco Frederik Meijer, un parco naturale e artistico a Grand Rapids (Michigan), proprietà di Meijer, dove sono raccolte all'aperto copie delle statue moderne più celebri. Il progetto è andato avanti fra numerose difficoltà e alla fine la direzione dei lavori è stata data alla scultrice Nina Akamu che ha finalmente condotto in porto l'impresa. Il primo passo è stato quello di realizzare un cavallo di dimensioni ridotte, circa 3 metri di altezza. Questo fu il primo modello per arrivare alla gigantesca scultura in argilla di quasi 8 metri. È dal cavallo di argilla che sono stati ricavati i calchi dove è stato colato il bronzo fuso. Le sette parti in cui il cavallo era stato fuso arrivarono nel luglio del 1999 a Milano dove vennero saldate insieme. Dopo qualche discussione il cavallo fu posto nel settembre 1999 all'ingresso dell'ippodromo Snai di San Siro. La versione americana del Cavallo di Leonardo venne sistemata nei Meijer Gardens nell'ottobre del 1999 ed è oggi il pezzo più importante dell'esposizione. Una replica in scala ridotta (2,5 m) fu donata nel 2001 alla città di Vinci e collocata in piazza della Libertà. Dal 2001 il Cavallo di Leonardo è anche il simbolo dei MIFF Awards, festival del cinema internazionale di Milano. Un'ulteriore versione in scala ridotta del monumento è installata nei pressi di San Donnino, sempre in provincia di Firenze. Il cavallo, commissionato dalla società fornitrice di servizi museali "Opera Laboratori Fiorentini", è posto all'ingresso di un laboratorio di falegnameria e magazzino della ditta. Milena Magnano, Leonardo, collana I Geni dell'arte, Milano, Mondadori Arte, 2007, ISBN 978-88-370-6432-7. Andrea Bernardoni, Leonardo e il monumento equestre a Francesco Sforza, Firenze, Giunti, 2007, ISBN 978-88-09-05396-0. Studio per la statua equestre di Francesco Sforza Studi di cavalli di Leonardo da Vinci Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cavallo di Leonardo Museo della scienza e della tecnica Il Cavallo di Leonardo (EN) I Meijer Gardens a Grand Rapids, su meijergardens.org. (EN) Il cavallo di Leonardo, su leonardoshorse.org.

Giardino dei Giusti di tutto il mondo
Giardino dei Giusti di tutto il mondo

Il Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano è un memoriale a chi si è opposto ai genocidi e ai crimini contro l'umanità, situato nel Parco Monte Stella e che ispirandosi al giardino e museo Yad Vashem di Gerusalemme nasce per onorare persone di tutto il mondo, che con le loro azioni si sono opposte a qualsiasi genocidio. Il giardino dedica uno specifico cippo di granito e albero di Prunus avium a ogni persona riconosciuta giusto tra le nazioni. Inaugurato il 24 gennaio 2003, si trova lungo un viale all'interno del parco di 370000 m², denominato 'Viale dei Giusti' sul suo rilievo artificiale situato nella zona nord-ovest di Milano, nel quartiere QT8, ovvero il Quartiere Triennale 8. Fu realizzato dal Comune di Milano. Dal 2008 è gestito dall'Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano, formata dal Comune di Milano, dall'Unione delle comunità ebraiche italiane e da Gariwo la foresta dei Giusti. Il Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano, così come il più noto giardino di Gerusalemme, vuole celebrare i giusti di tutte le nazioni che hanno avuto a che fare con ogni genocidio e non solo quindi con l'olocausto degli ebrei. Chi giunge nel giardino di Milano, infatti, nota immediatamente non solo i cippi commemorativi, corrispondenti ai primi tre alberi piantati, per Moshe Bejski in onore dei Giusti tra le Nazioni di Yad Vashem di Gerusalemme, per Pietro Kuciukian in onore dei Giusti per gli Armeni di Dzidzernagapert, Erevan e per Svetlana Broz in onore dei Giusti contro la pulizia etnica in Bosnia-Erzegovina, Sarajevo, ma tanti altri cippi con rispettivi alberi dedicati a personaggi di altre aree geografiche della terra, teatri di genocidi, massacri ed ingiustizie. Il Giardino dei Giusti di Tutto il Mondo di Milano è stato il primo giardino dei giusti aperto in Italia ed il terzo nel mondo, dopo quello di Gerusalemme ed Erevan. Il giardino è stato realizzato su proposta di Gabriele Nissim, storico italiano e presidente di Gariwo, la foresta dei Giusti, per dedicare un luogo specifico di Milano alla memoria di tutte quelle persone nel mondo che si erano contraddistinte per la loro resistenza morale. Inaugurato il 24 gennaio 2003, cinque anni dopo nel 2008, il Consiglio comunale decise di dare forma giuridica al luogo del parco contenente il giardino, tramite una associazione costituita il 13 novembre del 2008. I soci fondatori di questa associazione sono : Il Comune di Milano, l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) e il Comitato mondiale Gariwo la foresta dei Giusti. Il Giardino dei Giusti è situato nel Parco Monte Stella noto ai milanesi anche come e Montagna de San Sir una collinetta artificiale formata inizialmente con l'accumulo di macerie provocate dai bombardamenti, effettuati dagli Alleati, durante la seconda guerra mondiale e con altro materiale proveniente dalla demolizione degli ultimi tratti dei Bastioni, avvenuta dopo il 1945. L'intero parco si estende oggi per 370.000 metri quadrati. I primi alberi sono stati dedicati a Moshe Bejski per i Giusti della Shoah; a Pietro Kuciukian in onore dei Giusti per gli armeni; a Svetlana Broz per i Giusti contro la pulizia etnica. A luglio 2012 il giardino contava 22 alberi dedicati a uomini e donne di tutto il mondo. Nel 2012 l'Associazione a capo della gestione del Giardino ha proposto un workshop presso la facoltà di Architettura e società del Politecnico di Milano con un concorso per la realizzazione di proposte innovative con lo scopo di conferire al Giardino dei Giusti un'architettura più consistente e comunicativa. Nel mese di ottobre 2013, in vista di Expo 2015, è stata annunciata la decisione di rinnovare il Giardino di Milano. Gabriele Nissim, presidente di Gariwo la foresta dei Giusti, e l'architetto Stefano Valabrega hanno suggerito un effetto comunicativo maggiore, più diretto e senza monumentalismi. La filosofia del giardino non è improntata alla celebrazione ma al dialogo e al riconoscimento di culture e di valori diversi che s'incontrano e convivono in nome del bene, in nome della difesa dell'umanità ferita.. I lavori sono terminati nel 2019, con una giornata di inaugurazione e di eventi. La nuova struttura del Giardino prevede due nuovi spazi - lo spazio del dialogo e l'anfiteatro Ulianova Radice - e due alberi speciali, l'Albero della Memoria e l'Albero delle Virtù. Il 18 dicembre 2019 i City Angels sono stati proclamati da Gabriele Nissim "Guardiani morali del Giardino dei Giusti". La cerimonia consiste nel dedicare un cippo di granito con il nome e la ragione di quanto fatto dal personaggio sotto un albero di un prunus avium messo a dimora alla sua presenza o quella dei suoi familiari. La celebrazione, aperta al pubblico, si svolge nel luogo del parco dedicata al Giardino ed è organizzata dal Comune di Milano e dagli altri due componenti dell'associazione preposta, l'UCEI e Gariwo la foresta dei Giusti. Moshe Bejski - In onore dei Giusti tra le Nazioni di Yad Vashem, Gerusalemme Pietro Kuciukian - In onore dei Giusti per gli Armeni di Dzidzernagapert, Yerevan Svetlana Broz - In onore dei Giusti contro la pulizia etnica della Bosnia Erzegovina, Sarajevo Andrej Sacharov - Premio Nobel per la pace 1975 In onore dei Giusti del Gulag. Frase sul cippo alla memoria di Andrej Sacharov Hrant Dink - Assassinato a Istanbul per aver difeso la memoria del genocidio armeno in Turchia. Frase sul cippo alla memoria di Hrant Dink Anna Politkovskaja - Assassinata a Mosca per aver denunciato i massacri dei civili in Cecenia. Frase sul cippo alla memoria di Anna Politkovskaja Pierantonio Costa - Console italiano a Kigali, ha salvato molte vite durante il genocidio in Rwanda. Frase sul cippo in onore di Pierantonio Costa Duško Kondor - Assassinato a Bijeljina per aver denunciato la pulizia etnica in Bosnia-Erzegovina. Frase sul cippo alla memoria di Duško Kondor Khaled Abdul Wahab - Ha salvato a Mahdia un gruppo di ebrei durante la Shoah in Tunisia. Frase sul cippo alla memoria di Khaled Abdul Wahab Italiani Giusti fra le nazioni - Onorati a Yad Vashem per aver salvato gli ebrei durante la Shoah. Vasilij Grossman - Scrittore russo, ha raccontato la Shoah e la resistenza irriducibile degli uomini al totalitarismo sovietico. Frase sul cippo alla memoria di Vasilij Grossman Neda Agha-Soltan - Uccisa in piazza a Teheran, simbolo della resistenza morale dei giovani iraniani e della lotta per la libertà. Frase sul cippo alla memoria di Neda Agha-Soltan Guelfo Zamboni - Console italiano a Salonicco, ha salvato centinaia di ebrei durante la distruzione nazista della più numerosa comunità ebraica greca. Frase sul cippo alla memoria di Guelfo Zamboni Enrico Calamai - Console italiano a Buenos Aires, ha difeso i diritti umani e aiutato i perseguitati durante la dittatura di Pinochet in Cile e di Videla in Argentina. Frase sul cippo in onore di Enrico Calamai Giacomo Gorrini - Console italiano a Trebisonda nel 1915, testimone del genocidio armeno lo ha denunciato alla comunità internazionale mentre era in corso. Frase sul cippo alla memoria di Giacomo Gorrini Marek Edelman - Comandante della rivolta del ghetto di Varsavia, ha custodito la memoria ebraica in Polonia dopo la Shoah e lottato contro il totalitarismo e per la libertà nel mondo. Frase sul cippo alla memoria di Marek Edelman Aleksandr Solženicyn - Scrittore russo, ha denunciato il gulag ed ha cercato di scuotere il mondo dall'indifferenza. Frase sul cippo alla memoria di Aleksandr Solzenicyn Jan Karski - Messaggero della resistenza polacca, ha informato il mondo della Shoah e chiesto invano ai grandi della terra di salvare gli ebrei. Frase sul cippo alla memoria di Jan Karski Armin T. Wegner - Scrittore tedesco, ha denunciato al mondo il genocidio degli armeni ed ha scritto invano ad Hitler nel 1933 di non perseguitare gli ebrei. Frase sul cippo alla memoria di Armin Wegner Roméo Dallaire - Comandante dei Caschi blu, ha allertato le Nazioni Unite dell'imminente genocidio in Rwanda chiedendo invano l'invio di truppe. Frase sul cippo in onore di Roméo Dallaire Sophie Scholl - Studentessa universitaria giustiziata per avere cercato nel 1943 con il gruppo della Rosa Bianca di risvegliare la coscienza del popolo tedesco. Frase sul cippo alla memoria di Sophie Scholl Primo Levi - Sopravvissuto ad Auschwitz, scrittore della memoria del lager, ha indagato la zona grigia del male per risvegliare la coscienza del mondo. Frase sul cippo alla memoria di Primo Levi Claire Ly - Sopravvissuta e testimone del genocidio in Cambogia, ha indicato un percorso interiore per ritrovare la forza della speranza. Frase sul cippo in onore di Claire Ly Yolande Mukagasana - Salvata dal genocidio in Rwanda, testimone della memoria, ha difeso il valore della verità della gratitudine e dell’impegno per la riconciliazione. Frase sul cippo in onore di Yolande Mukagasana Ayşe Nur Zarakolu - editrice turca, ha dedicato la vita alla difesa dei diritti civili, della verità e della memoria nel suo Paese. Frase sul cippo alla memoria di Ayşe Nur Zarakolu Fridtjof Nansen - Premio Nobel per la pace 1922 Esploratore norvegese Nobel per la pace nel 1922, ha creato un “passaporto” per gli apolidi e soccorso gli armeni e i profughi. Frase sul cippo alla memoria di Fridtjof Nansen Dimităr Pešev - Vicepresidente del Parlamento in Bulgaria, durante il nazismo ha salvato 48.000 ebrei e l’onore del suo Paese. Frase sul cippo alla memoria di Dimităr Pešev Václav Havel - Fondatore di “Charta ’77”, primo presidente della Repubblica Ceca, ha difeso il valore della verità opponendosi al totalitarismo. Frase sul cippo alla memoria di Václav Havel Samir Kassir - Giornalista e politico libanese assassinato nel 2005 per aver difeso la libertà di espressione, i diritti umani e la sovranità nazionale. Frase sul cippo alla memoria di Samir Kassir Papa Giovanni XXIII - Delegato apostolico in Turchia ha salvato molti ebrei dallo sterminio nazista e con il Concilio Vaticano II ha aperto la chiesa al dialogo tra le religioni. Frase sul cippo alla memoria di Papa Giovanni XXIII Beatrice Rohner - Educatrice svizzera, ha rischiato la vita per soccorrere in Turchia gli orfani armeni sopravvissuti al genocidio del 1915-1916. Frase sul cippo alla memoria di Beatrice Rohner Nelson Mandela - Premio Nobel per la pace 1993 Nobel per la pace, ha difeso i diritti umani in Sudafrica e sconfitto l'apartheid con la nonviolenza scegliendo verità e riconciliazione. Frase sul cippo alla memoria di Nelson Mandela Giusti milanesi - che salvarono numerosi ebrei e altri perseguitati durante l'occupazione nazista, sostenuti dalle reti di soccorso sul territorio. In particolare, sono ricordati Giuseppe Sala, Don Giovanni Barbareschi e Fernanda Wittgens Mehmet Gelal Bey - Turco ottomano sindaco di Aleppo si è opposto alle direttive del suo governo che imponevano l'eliminazione del popolo armeno nel genocidio del 1915. Frase sul cippo alla memoria di Mehmet Gelal Bey Alganesh Fessaha - Ha rischiato la vita in Africa per soccorrere i perseguitati. Attivista umanitaria italoetritrea ha aiutato i migranti e i loro familiari a Lampedusa dopo il tragico naufragio del 2013. Frase sul cippo in onore di Alganesh Fessaha Razan Zaitouneh - Avvocatessa siriana attivista dei diritti civili e contro il fanatismo scomparsa nel 2013 vicino a Damasco rapita da gruppi estremisti jihadisti. Frase sul cippo alla memoria di Razan Zaitouneh Ghayath Mattar - Giovane pacifista arrestato e ucciso in Siria nel 2011 offriva fiori ai soldati in segno di dialogo e si batteva per i diritti umani e la libertà. Frase sul cippo alla memoria di Ghayath Mattar Rocco Chinnici - Magistrato integerrimo e di grande umanità, coraggioso promotore del primo pool antimafia del Tribunale di Palermo, ucciso dalle cosche nel 1983. Frase sul cippo alla memoria di Rocco Chinnici Guardia Costiera - Hanno rischiato la vita, ciascuno con grande abnegazione, da Lampedusa a tutte le coste italiane per salvare i naufraghi in fuga da fame e violenze. Frase sul cippo in onore della Guardia Costiera Khaled al-Asaad - Trucidato dall'ISIS nel 2015 per aver difeso in Siria il patrimonio archeologico di Palmira memoria della civiltà umana. Frase sul cippo alla memoria di Khaled al-Asaad Halima Bashir - Ha subito violenza per aver difeso nel 2004 le donne stuprate dalle milizie janjaweed in Darfur. Frase sul cippo in onore di Halima Bashir Flavia Agnes - Ha dedicato la vita a denunciare in India le violenze contro le donne di tutti i ceti e religioni. Frase sul cippo in onore di Flavia Agnes Vian Dakhil - Ha rischiato la vita per difendere nel 2014 le donne yazide dalla violenza dell'ISIS in Iraq. Frase sul cippo in onore di Vian Dakhil Sonita Alizadeh - Rapper afghana ha denunciato nel 2014 a rischio della vita la pratica barbara delle spose bambine. Frase sul cippo in onore di Sonita Alizadeh Azucena Villaflor - Uccisa in Argentina nel 1977 per aver denunciato la sorte dei desaparecidos con il movimento delle Madres de Plaza de Mayo. Frase sul cippo alla memoria di Azucena Villaflor Felicia Impastato - Ha difeso la memoria del figlio Peppino ucciso dalla mafia nel 1978 a Cinisi e denunciato il boss mandante del delitto. Frase sul cippo alla memoria di Felicia Impastato Lassana Bahtily - Emigrato musulmano del Mali a Parigi ha nascosto i clienti ebrei del supermercato kosher rischiando la vita durante l'attentato terroristico del 2015. Frase sulla targa dedicata a Lassana Bathily Hamadi ben Abdesslem - Guida tunisina al Museo del Bardo di religione musulmana ha rischiato la vita per salvare i turisti italiani durante l'attacco terroristico del 2015. Frase sulla targa dedicata ad Hamadi ben Abdesslem Raif Badawi - Blogger saudita condannato a mille frustate nel 2014 per aver difeso il dialogo tra tutte le fedi le idee e le culture. Frase sulla targa dedicata a Raif Badawi Pinar Selek - Scrittrice turca torturata e condannata all'esilio nel 2009 per aver difeso i diritti civili, la minoranza curda e la verità sul genocidio degli armeni. Frase sulla targa dedicata a Pinar Selek Etty Hillesum - Ebrea olandese morta ad Auschwitz ha scritto nel suo diario di rifiutare odio e vendetta nonostante la persecuzione. Frase sulla targa dedicata a Etty Hillesum Hammo Shero - Capo yazida del Sindjar, accolse i profughi armeni proteggendoli dalle autorità turche che volevano deportarli e salvandoli dal genocidio del 1915. Frase sulla targa dedicata a Hammo Shero Ho Feng Shan - Console cinese a Vienna nel 1938, pur conscio dei rischi, disobbedì ai propri superiori concedendo i visti necessari agli ebrei per abbandonare il Paese e mettersi in salvo alla vigilia della Shoah - Frase sulla targa dedicata a Ho Feng Shan Daphne Vloumidi - Albergatrice di Lesbo, ha soccorso i migranti sbarcati sull’isola dalle coste turche e ha subìto un arresto nel 2015 per l’aiuto prestato loro nei trasferimenti, sfidando i divieti delle autorità locali - Frase sulla targa dedicata a Daphne Vloumidi Costantino Baratta - Pescatore diportista di Lampedusa, nel 2013 ha tratto in salvo 12 giovani migranti eritrei superstiti di un tragico naufragio con centinaia di morti, accogliendoli anche nella propria casa - Frase sulla targa dedicata a Costantino Baratta István Bibó - Intellettuale ungherese, ha richiamato le colpe del governo filonazista nella persecuzione ebraica e non si è piegato alle prevaricazioni del totalitarismo - Frase sulla targa dedicata a István Bibó Simone Veil - Sopravvissuta ad Auschwitz, quale Presidente del Parlamento Europeo ha profuso il suo impegno per la dignità delle donne e a favore della pace - Frase sulla targa dedicata a Simone Veil Wangari Maathai - Premio Nobel per la pace 2004 Biologa e attivista keniota, premio Nobel per la pace, sostenitrice dello sviluppo sostenibile in Africa, si è battuta per la democrazia nel suo paese - Frase sulla targa dedicata a Wangari Maathai Denis Mukwege - Premio Nobel per la pace 2018 Medico congolese, premio Nobel per la pace, ha dedicato la vita alla cura e al reinserimento sociale delle donne vittime di stupro di guerra - Frase sulla targa dedicata a Denis Mukwege Piero Martinetti - Accademico italiano, fu l’unico filosofo tra i docenti universitari a rifiutarsi di prestare giuramento al Regime fascista, preferendo rinunciare alla cattedra che alla libertà di coscienza. Frase sulla targa dedicata a Piero Martinetti Le donne di Rosenstrasse - Nel febbraio 1943, nonostante le minacce naziste, protestarono per una settimana sulla Rosenstrasse di Berlino salvando dalla persecuzione 2.000 ebrei, loro mariti. Frase sulla targa dedicata alle donne di Rosenstrasse Wallace Broecker - Geologo statunitense, pioniere degli studi sui cambiamenti climatici, ammonì il mondo sul riscaldamento globale in un periodo in cui pochi erano propensi ad ascoltare. Frase sulla targa dedicata a Wallace Broecker Valerij Legasov - Chimico russo, agì per salvare la popolazione e l’Europa dalla tragedia di Černobyl' e denunciò le responsabilità del governo sovietico, venendo poi ridotto al silenzio. Frase sulla targa dedicata a Valerij Legasov Yusra Mardini - Nuotatrice siriana, con la sorella Sarah salvò i migranti che con lei fuggivano verso la Grecia e con un accorato appello dalle Nazioni Unite denunciò il dramma dei rifugiati. Frase sulla targa dedicata a Yusra Mardini Hevrin Khalaf - Attivista curda, trucidata in un agguato nel 2019 in Siria, si batteva per i diritti delle donne, per la coesistenza pacifica tra curdi, cristiano-siriaci e arabi e per uno stato laico e liberale. Frase sulla targa dedicata a Hevrin Khalaf Dag Hammarskjöld - Premio Nobel per la pace 1961 Segretario Generale Onu, Nobel per la pace, ha pagato con la vita il suo impegno per creare un’istituzione al servizio della pace e della cooperazione internazionale priva d’interessi di parte. Carlo Urbani - Medico italiano, attivo in operazioni umanitarie, nel 2003 è stato il primo a identificare la SARS e a rendere pubblico il pericolo, realizzando un protocollo di quarantena e pagando con la sua stessa vita, colpito dalla malattia. Liu Xiaobo - Premio Nobel per la pace 2010 Autore della Carta 08, manifesto dove ha auspicato la democrazia politica in Cina, condannato e imprigionato, ha ricevuto il Nobel per la pace ed è divenuto simbolo della lotta per i diritti umani. Liu Xia - Pittrice cinese, sottoposta agli arresti domiciliari affinché non diffondesse la voce del marito Liu Xiaobo, non ha mai ritrattato il loro legame e ha proseguito la sua lotta per la democrazia. Ruth Bader Ginsburg - Giudice della Corte Suprema americana, si è battuta per la democrazia, la parità di genere e la difesa delle minoranze, esemplare portavoce dell’uguaglianza tra gli esseri umani. Raphael Lemkin - Giurista ebreo polacco, ideatore della definizione di genocidio, ha ricordato al mondo che la prevenzione di tali crimini è responsabilità dell'umanità intera Henry Morgenthau - Ambasciatore americano nell'Impero ottomano, testimone del genocidio armeno, raccolse fondi per gli orfani sopravvissuti e scelse di denunciare la tragedia del Metz Yeghern Aristides de Sousa Mendes - Console portoghese a Bordeaux, disobbedì agli ordini del suo governo e fornì visti di transito agli ebrei perseguitati, perdendo per questo il lavoro, il sostentamento e la reputazione nel suo Paese Ilham Tohti - Docente uiguro, condannato all’ergastolo per aver denunciato le discriminazioni verso le minoranze in Cina, ha sempre rifiutato la violenza e incoraggiato il dialogo ed il rispetto Evgenija Solomonovna Ginzburg - Testimone della vertigine dei campi di lavoro sovietici e coraggiosa oppositrice alla logica distruttrice del totalitarismo nei confronti della dignità umana Godeliève Mukasarasi - Sopravvissuta al genocidio ruandese, nonostante le minacce e l’uccisione della sua famiglia scelse di testimoniare nel processo Akayesu, contribuendo alla prima condanna al mondo per genocidio Su disposizione del parlamento europeo, il 10 maggio 2012 fu deciso con una mozione votata da 388 parlamentari, di dedicare un giorno all'anno ai 'Giusti' di tutto il mondo, una Giornata europea dei Giusti (European day of the Righteous) per commemorare coloro che si erano opposti con responsabilità individuale ai crimini contro l'umanità e ai totalitarismi. Venne stabilito che sarebbe stata celebrata il 6 marzo di ogni anno, anniversario della morte di Moshe Bejski. Il 6 marzo 2013, la prima celebrazione della Giornata Europea dei Giusti, sono state stabilite in Italia ed in Europa diverse manifestazioni. Il sito ufficiale di Gariwo la foresta dei Giusti ha riportato la mappa degli eventi. Milano è stata capofila delle iniziative per la prima Giornata europea dei Giusti e fonte d'ispirazione per le iniziative in Europa. Le manifestazioni in alcune principali città italiane sono state: Milano [https://web.archive.org/web/20160510173745/http://www.yallaitalia.it/2013/03/6-marzo-2013-prima-giornata-europea-dei-giusti/ 6 marzo 2013 - Prima giornata europea dei Giusti | Yalla Italia], [1], [2],DIAP - Dipartimento di Architettura e Pianificazione: IL GIARDINO A CRESCITA ILLIMITATA Padova,[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?id=17295&pk_campaign=Feeds_d_Aggiornamenti&pk_kwd=d_17295#.UTUwOTdMedg] Roma, su gariwo.net. Mantova, su provincia.mantova.it. Solaro (Mi), su parks.it. Giornata Europea dei Giusti - Magnago (Milano) (XML), su comune.magnago.mi.it, 5 marzo 2013. URL consultato l'11 settembre 2020 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013). Busto Arsizio, su comune.bustoarsizio.va.it. URL consultato l'11 settembre 2020 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013). Cesena, su cesenatoday.it. Thiene, su comune.thiene.vi.it. Inoltre, altre celebrazioni sono state tenute a Monza, Brescia, Modena, Formigine, Tolentino, Carnate, San Marino, Benevento e Cotignola. Dal 2013 la Giornata viene celebrata in numerose città in Italia e nel mondo, con la nascita di nuovi Giardini o iniziative rivolte alla cittadinanza. Il sito di Gariwo contiene un elenco delle celebrazioni principali. La Giornata dei Giusti dell'umanità è stata istituita il 7 dicembre 2017, con l'approvazione del Senato della proposta di legge già approvata alla Camera il 26 luglio 2017. Tale ricorrenza, da celebrarsi ogni 6 marzo, è così entrata nell'ordinamento italiano. Dalla Giornata europea dei Giusti 2017 l'Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano utilizza il Giardino Virtuale nel sito di Gariwo per accogliere le storie dei Giusti segnalate dagli utenti, che vengono inserite in uno spazio che riproduce il Giardino del Monte Stella. Vengono così valorizzate le figure che non possono essere ospitate sulla Montagnetta per ragioni logistiche e di organizzazione culturale dei temi di anno in anno scelti per le cerimonie. Lorenzo Consalez e Alessandro Rocca, Il Giardino a crescita illimitata - Riflessioni e progetti per il giardino dei Giusti di Milano, Proedi Editore, Milano 2013 Gabriele Nissim, La bontà insensata. Il segreto degli uomini giusti, Mondadori Editore, Milano 2011, ISBN 88-04-60660-6 Giardino dei Giusti Gariwo la foresta dei Giusti Giusti tra le nazioni Giornata europea dei Giusti Yad Vashem Olocausto Genocidio del Ruanda Genocidio armeno Gabriele Nissim Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giardino dei Giusti di tutto il mondo Sito ufficiale, su gariwo.net. Inaugurazione Milano, Monte Stella, 24 gennaio 2003 - "La memoria è una domanda" di Emanuele Fiano (PDF), su gariwo.net. Video sul Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano a cura della redazione di Gariwo, su youtube.com. Servizio di Studio aperto su una cerimonia al Giardino dei Giusti di Milano, su gariwo.net. Lettera della UCEI sul Giardino di Milano (PDF), su gariwo.net.

QT8
QT8

Il QT8, acronimo di Quartiere Triennale 8, è un quartiere di Milano, appartenente al municipio 8. Il quartiere, progettato da Piero Bottoni, venne concepito nell'ambito dell'ottava edizione della Triennale di Milano, svoltasi nel 1947. La città era nel vivo della ricostruzione all'indomani della guerra, e fu proprio Piero Bottoni in particolare, commissario straordinario della Triennale di Milano, che nel 1945 promosse la realizzazione di questo "Quartiere sperimentale" e al suo interno del Monte Stella, un'altura artificiale costituita con le macerie di tutti gli edifici distrutti a seguito dei bombardamenti subiti dalla città. La realizzazione del quartiere richiese diversi anni. Tra il 1946 e il 1947 si realizzarono le prime case, per ospitare molti fra gli sfollati, seguendo undici modelli diversi, progettati da architetti che avevano vinto un concorso nazionale. Nel 1948 si realizzarono per la prima volta in Italia case prefabbricate a quattro piani. Anche la chiesa del quartiere (dedicata a Santa Maria Nascente), a pianta circolare, venne realizzata sulla base di un progetto vincitore di un concorso. Molta attenzione venne prestata agli spazi verdi, sia con la realizzazione dei primi campi gioco per ragazzi, sia con aree verdi condominiali, sia infine con la creazione di un vasto parco di circa 375.000 m², in grado di soddisfare non solo le esigenze degli abitanti del quartiere ma anche, in generale, di tutta la città, di cui costituisce un importante "polmone" verde. Grazie alla particolare tensione ispiratrice del progetto, e alle particolari circostanze che hanno reso possibile la sua realizzazione, il quartiere è tuttora un ottimo esempio di vivibilità urbana. Nel 2015 è stato classificato dal Comune di Milano come una delle aree della città soggette a fenomeni di dismissione ed abbandono e candidato per una riqualificazione urbanistica. Nel quartiere sorge il "Giardino dei Giusti", vicino al Monte Stella, interessato da una proposta di vincolo paesaggistico. Linea M1: stazione di QT8 Il QT8 è lambito a est dalla circonvallazione esterna, servita dalle linee filoviarie 90 e 91, e a nord-est da viale De Gasperi, tratto di penetrazione urbana dell'autostrada A8 Milano-Laghi. Il quartiere è servito dall'omonima stazione della linea M1 della metropolitana. Varie linee di autobus e di filobus, gestite da ATM, collegano il QT8 ai quartieri limitrofi, al centro di Milano e a tutti i quartieri che sorgono lungo la circonvallazione. Al quartiere la band di rock progressivo italiano PFM ha dedicato la canzone Quartiere Otto (QT8), inserita nel concept album Come ti va in riva alla città. È originario del QT8 il rapper Ernia, il quale ne parla spesso nelle sue canzoni (chiamandolo "QT" e "King QT"). Piero Bottoni, QT8 : quartiere sperimentale della triennale di Milano, in "Edilizia Moderna", n.46 (1951) (testo online) Archiviato il 22 luglio 2011 in Internet Archive.. Graziella Tonon, QT8: Urbanistica e architettura per una nuova civiltà dell'abitare, in Graziella Leyla Ciagà e Graziella Tonon (a cura di), Le case nella Triennale. Dal parco al QT8 (catalogo della mostra alla Triennale di Milano, 19 maggio-24 luglio 2005), Electa, Milano 2005 - ISBN 88-370-3802-X. Piero Bottoni, Ascensione al Monte Stella, s.d. [1967 circa], in Piero Bottoni, Una nuova antichissima bellezza. Scritti editi e inediti 1927-1973, a cura di Graziella Tonon, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 457–479 - ISBN 88-420-4790-2. Maria Antonietta Crippa, Daniela Mericio, Ferdinando Zanzottera, Milano 1943-1955: bombardata e ricostruita, Milano, Istituto [Ortopedico] Gaetano Pini, 2001. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su QT8 Archivio Piero Bottoni, Dpa, Politecnico di Milano, su bottoni.dpa.polimi.it. Sito dedicato al quartiere, su qt8.it.

Chiesa di Santa Maria Nascente (Milano)
Chiesa di Santa Maria Nascente (Milano)

La chiesa di Santa Maria Nascente è un luogo di culto cattolico di rito ambrosiano costruito a servizio del quartiere QT8 a Milano da Vico Magistretti in collaborazione con l'architetto Mario Tedeschi, sede dell'omonima parrocchia facente parte del decanato di San Siro della zona pastorale I dell'arcidiocesi di Milano. L'VIII Triennale di Milano del 1947 fu la prima triennale dopo la seconda guerra mondiale; il suo tema fu quello dell'abitare che si concretizzò con la costruzione ex novo di un nuovo quartiere, il QT8. Nel 1946 venne bandito il concorso per la costruzione della chiesa del quartiere, a pianta libera e da collocarsi un un'area differente da quella attuale; vinsero gli architetti Vico Magistretti e Mario Tedeschi, i quali idearono un edificio a pianta centrale, che si adattò anche alla nuova collocazione dell'edificio, differente da quella prevista in precedenza. La costruzione del complesso parrocchiale è iniziata nel 1953, anno in cui venne presentato il progetto esecutivo, e terminò due anni dopo, nel 1955; la chiesa è stata inaugurata ed aperta al culto il 5 giugno 1955 ma consacrata soltanto il 30 maggio 1980 dal cardinale arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini. Rimasta pressoché immutata nel corso degli anni, è stata oggetto di un restauro conservativo tra il 2007 e il 2008. La chiesa di Santa Maria Nascente sorge nel centro abitato del QT8, isolata rispetto agli altri edifici da un giardino. L'edificio ha una pianta circolare basata sullo sfalsamento di due cerchi eccentrici, che delimitano l'invaso della chiesa vera e propria e il portico perimetrale che la circonda. Completano il complesso la sagrestia (di forma irregolare) e infine il battistero, anch'esso a base circolare e distanziato dal corpo della chiesa. La struttura portante è costituita da sedici pilastri in cemento armato lasciato a vista che sorreggono il tetto in tegole a canale, scandito all'intradosso da altrettante travi radiali saldate da un anello continuo, sotto cui si pone un serramento a nastro che determina uno stacco luminoso tra l'edificio e la sua copertura. Le pareti perimetrali sono invece costruite in mattoni, lasciati a vista sia verso l'esterno sia all'interno della chiesa, dove si trovano pannelli curvilinei in noce utilizzati come fondale per il matroneo. Il presbiterio è rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa ed è a pianta circolare, delimitato da una balaustra; al suo interno trova luogo in posizione centrale l'altare maggiore, in marmo bianco, sovrastato da un Crocifisso ligneo realizzato dagli artisti della Val Gardena. Alla sinistra del presbiterio vi è l'altare adibito a custodia del Santissimo Sacramento, sormontato da una statua della Madonna opera di Leone Lodi. Il battistero ha una copertura in lastre di rame che richiama quello utilizzato per i pluviali e la gronda della chiesa. Il suo paramento murario è in mattoni a vista ed è situato sul lato sinistro; adibito a cappella per le celebrazioni feriali, al suo interno vi è un altare moderno in bronzo. Sul matroneo, al di sopra del portale d'ingresso, si trova l'organo a canne Tamburini opus 406, costruito nel 1959 per la chiesa di Santa Maria delle Grazie di Monza e successivamente trasferito in quella del QT8. Lo strumento è a trasmissione elettrica con sistema multiplo, dispone di 23 registri ed è completamente espressivo. La sua consolle, situata anch'essa sul matroneo nei pressi corpo fonico, ha due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note, con i registri azionati da placchette a bilico poste al di sopra del secondo manuale. Pubblicazioni QT8: un quartiere modello, in Metron, n. 11, 1946, p. pp. 76-79. Il quartiere sperimentale QT8 della Triennale di Milano, in Metron, n. 26-27, 1948. La triennale nel suo quartiere sperimentale, in Domus, n. 263, 1951, p. pp. 10-22. Franco Albini, Eugenio Gentili, Il quartiere sperimentale della Triennale di Milano, in Metron, n. 43, 1951, p. pp. 56-61. Chiesa al quartiere QT8 a Milano, in Casabella-Continuità, n. 208, 1955, p. pp. 44-48. Giovanna Veronesi, Chiese nuove: la situazione a Milano, in Comunità, n. 68, 1959, p. pp. 48-56. Roberto Pedio, Linea Lombarda. Opere di Vico Magistretti, in L'architettura. Cronache e storia, n. 57, 1960, p. p. 152. Paolo Bottoni, Chiesa al quartiere QT8, in Diocesi di Milano, n. 8-9, 1961, p. pp. 466-471. Libri Triennale di Milano, T8 - Ottava Triennale di Milano: esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne e dell'architettura moderna - Catalogo guida, Milano, Stamperia Grafica Meregalli, 1947, ISBN non esistente. Piero Bottoni, Il quartiere sperimentale della Triennale di Milano QT8, Milano, Editoriale Domus, 1948, ISBN non esistente. Roberto Aloi, Arte e arredi sacri, Milano, Hoepli, 1957, p. pp. 61-67, ISBN non esistente. Catalogo degli organi costruiti dalla pontificia fabbrica d'organi comm. Giovanni Tamburini dal 1893 al 1973, Crema, Tamburini, 1977, ISBN non esistente. Maurizio Grandi, Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1980, p. scheda 356, p. 311, ISBN non esistente. Maurizio Boriani, Claudia Morandi; Augusto Rossari, Milano contemporanea: itinerari di architettura e urbanistica, Torino, Designers riuniti, 1986, p. p. 275, ISBN non esistente. Sergio Polano, Guida all'architettura italiana del Novecento, Milano, Electa, 1991, p. pp. 128-129, ISBN non esistente. Fulvio Irace, Vanni Pasca, Vico Magistretti architetto e designer, Milano, Electa, 1999, p. pp. 39-41, ISBN 88-435-5986-9. VIII Triennale di Milano QT8 Arcidiocesi di Milano Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria Nascente Sito ufficiale, su marianascente.it. Chiesa di Santa Maria Nascente, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di Santa Maria Nascente, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Parrocchia S. Maria Nascente, su to.chiesadimilano.it. URL consultato il 18 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2014). Santa Maria Nascente - Milano (MI), su sdpartners.it. URL consultato il 18 maggio 2014. Chiesa di Santa Maria Nascente (Milano) su BeWeB - Beni ecclesiastici in web

Stadio Giuseppe Meazza
Stadio Giuseppe Meazza

Lo stadio Giuseppe Meazza, noto anche come stadio San Siro, è un impianto sportivo multifunzione italiano di Milano. Sorge nel quartiere di San Siro, cui deve il nome con il quale fu noto fino al 1980, allorquando fu intitolato alla memoria di Giuseppe Meazza (1910-1979), calciatore milanese che fu campione mondiale nel 1934 e nel 1938. Inaugurato nel 1926 come terreno di proprietà del Milan, nel 1935 fu acquisito dal comune di Milano e da quest'ultimo ampliato tra il 1937 e il 1939. Dopo la guerra, negli anni cinquanta, vi fu edificata una gradinata sopraelevata continua (il cosiddetto «secondo anello») grazie alla quale raggiunse una capienza di quasi centomila spettatori, cui fece seguito l'impianto d'illuminazione. Tra il 1987 e il 1990 fu sottoposto alla sua più recente ristrutturazione, a seguito della quale fu dotato di un'ulteriore gradinata, nota come «terzo anello». Successivi lavori intrapresi nel nuovo millennio hanno riguardato l'adeguamento dell'interno dell'impianto, il terreno di gioco, il fossato e l'eliminazione dell'area tecnica a bordo campo; la capienza alla stagione 2023-24 è di poco inferiore ai 76000 posti, tutti a sedere. Storicamente impianto interno delle due più note compagini calcistiche professioniste cittadine, il Meazza ospita il Milan fin dalla sua inaugurazione e l'Inter dal 1947. Soprannominato «la Scala del calcio» per traslato dal concittadino Teatro alla Scala, è l'impianto sportivo più capiente d'Italia. È, inoltre, il quinto stadio italiano in attività per anzianità di servizio, dopo il "Ferraris" di Genova (entrato in esercizio nel 1911), il "Penzo" di Venezia (1913), il “Ceravolo” di Catanzaro (1919) e il "Tardini" di Parma (1924). Il suo primo appuntamento calcistico internazionale fu il mondiale 1934, del quale ospitò una delle semifinali; nel dopoguerra vi si svolsero gare dell'europeo 1980 e del mondiale 1990 e, più recentemente, la finale di Nations League 2021. In ambito di club è stato designato quattro volte dall'UEFA quale stadio della finale di Coppa dei Campioni – e, a seguire, Champions League – tra il 1965 e il 2016; in quanto impianto interno di una delle contendenti, ha inoltre ospitato quattro finali di Coppa UEFA, tre dell'Inter nel 1991, 1994 e 1997, e una della Juventus nel 1995; nella stagione 2019-20 fu anche lo stadio delle gare europee dell'Atalanta. Benché destinato quasi esclusivamente al calcio, registra il record nazionale d'affluenza per un incontro di rugby, tra Italia e Nuova Zelanda del 2009, cui assistettero più di 81000 spettatori; in precedenza, nel 1960, aveva ospitato un incontro per la corona mondiale di pugilato tra Duilio Loi e Carlos Ortiz. È, inoltre, lo stadio designato a ospitare la cerimonia d'apertura dei XXV Giochi olimpici invernali in programma a Milano e Cortina d'Ampezzo nel 2026. Fuori dall'ambito sportivo, è utilizzato fin dal 1980 come sede di concerti, in particolare nella stagione estiva, e ha visto esibirsi, tra gli altri, artisti internazionali di rilievo quali Bob Marley, i Rolling Stones, Michael Jackson, Bob Dylan e Bruce Springsteen. L'impianto è concesso in gestione a M-I Stadio S.r.l., società compartecipata da Inter e Milan.

Palasport di San Siro
Palasport di San Siro

Il palasport di San Siro, ufficialmente palazzetto dello sport di Milano o colloquialmente Palazzone, era un'arena coperta senza colonne intermedie, a pianta circolare e con profilo a doppia curvatura (a sella di cavallo) edificata a fianco dello stadio Giuseppe Meazza di Milano e precisamente tra via Federico Tesio e via Patroclo. Inaugurato nel 1976, l'impianto polifunzionale poteva accogliere fino a 18.000 spettatori per competizioni di atletica leggera (fu la sede dei Campionati europei di atletica leggera indoor del 1978 e del 1982) e di ciclismo, oltre che manifestazioni e spettacoli di vario tipo, e fu anche l'arena casalinga della squadra di pallacanestro Olimpia Milano. Il 17 gennaio 1985, a causa di un'eccezionale nevicata, la tensostruttura in cavi di acciaio che reggeva il manto di copertura subì un dissesto improvviso che comportò l'abbassamento dello stesso di alcuni metri. Infatti un concio dell'anello metallico a cui era ancorata la tensostruttura si instabilizzò, provocando l'accorciamento improvviso della circonferenza dell'anello e quindi il citato abbassamento. La copertura, pur danneggiata, continuò a sopportare tutto il carico della neve valutata in circa 800 tonnellate, corrispondente a una coltre di neve spessa dagli 80 ai 100 cm. Si trattava di una quantità inconsueta - infatti superava di gran lunga quella prevista dalle norme di legge per cui era stata dimensionata la copertura (circa 60 cm) - ma che storicamente non era una novità per Milano. A causa dei pluviali ostruiti, a nulla valsero i tentativi di ridurre il carico gettando acqua calda sul tetto (che anzi ghiacciò aumentando il carico) e alzando la temperatura interna all'edificio. Due settimane dopo, il palasport avrebbe dovuto essere teatro del primo concerto degli U2 in Italia. L'evento fu quindi spostato in un rudimentale Teatro tenda che era in grado di ospitare a malapena metà dei possessori dei biglietti. Sotto la stessa nevicata crollarono decine e decine di capannoni e molte coperture metalliche in tutta la Lombardia tra cui anche parte della pensilina di copertura degli spalti al velodromo Vigorelli di Milano. A seguito del dissesto, la struttura rimase inspiegabilmente abbandonata aggravando il deperimento causato dalle intemperie; infatti, già dall'estate del 1986 il palazzetto risultava irriconoscibile. I responsabili dell'opera, in vista della costruzione di un nuovo impianto più grande e più moderno che sarebbe dovuto sorgere sulla stessa area, decisero per la demolizione totale. Lo spazio in cui sorgeva il palazzetto fu interdetto all'accesso e l'area si trasformò, con il tempo, in un piccolo bosco. Successivamente, nell'ambito dei lavori per la realizzazione della tratta della linea metropolitana M5 S. Siro-Garibaldi, vi si realizzò una fossa per riversarvi il materiale scavato. Nei mesi immediatamente seguenti il dissesto, al fine di colmare il "vuoto" logistico creatosi dall'inaccessibilità dell'impianto, venne velocemente eretta una, assai più anonima, tensostruttura nel quartiere Lampugnano che venne poi ribattezzata PalaTrussardi. La linea architettonica, dall'ardita forma a conchiglia, è stata poi ripresa da altre strutture sportive nel mondo tra cui il "Pengrowth Saddledome" di Calgary e il "Peace and Friendship Stadium" di Atene, fatalmente inaugurato esattamente un mese dopo il disastro del palazzetto. Il palasport di Milano è stato anche la sede degli unici due concerti tenuti dai Queen in Italia, il 14 e 15 settembre 1984. L'edificio è stato immortalato nelle sequenze di numerosi film italiani, tra cui: Eccezzziunale... veramente interpretato da Diego Abatantuono Ecco noi per esempio... con Adriano Celentano e Renato Pozzetto Milano odia: la polizia non può sparare Milano rovente e L'uomo della strada fa giustizia di Umberto Lenzi Tutto a posto e niente in ordine scritto e diretto da Lina Wertmüller, in cui una scena è girata direttamente all'interno del palazzetto in costruzione. Viene qui mostrato in modo chiaro il reticolo di cavi di acciaio che avrebbero poi sostenuto la copertura È stato il set del film di Florestano Vancini La baraonda - Passioni popolari, ambientato durante la Sei giorni di ciclismo. Nel 1976, pochi mesi dopo l'inaugurazione, il palasport ospitò una puntata di Giochi senza frontiere. Il Palazzone viene citato nella canzone Ventrale degli Offlaga Disco Pax come teatro dell'ultimo record del mondo del salto in alto effettuato tramite questa tecnica (primato ottenuto da Volodymyr Jaščenko ai campionati europei indoor di atletica leggera del 1978). La canzone poi ricorda che «Sette anni dopo quel palasport crollò sotto una nevicata memorabile». Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su palasport di San Siro

World Join Center

Il World Join Center è un grattacielo che si trova a Milano, in viale Achille Papa a poca distanza dal quartiere storico della Fiera Campionaria. In origine doveva essere destinato ad ospitare aziende legate all'oreficieria creando un punto di riferimento mondiale in questo settore. L'edificio è stato in seguito adibito ad attività terziaria con la presenza di uffici e spazi per gli eventi, nonché di suite per il pernottamento degli ospiti. Complessivamente la superficie calpestabile è di 1.200 m2. Nel complesso è presente la WJC Square, la più grande piazza coperta di Milano, con oltre 2800 m² di spazio attrezzato e modulabile per eventi che può ospitare dalle 800 alle 2000 persone. L'intero complesso è adibito alla promozione di eventi, sfilate di moda, mostre, lancio di nuovi brand, presentazione e esposizione di prodotti. Il complesso edilizio è formato da due edifici, una torre e un corpo di fabbrica più basso che sono stati completati nel 2009. Il grattacielo è alto 78 metri per 20 piani mentre l'edificio più basso comprende due piani. Il progetto è degli architetti Studio Urbam e Marco Cerri ed è stato inaugurato nel 2010. Da un punto di vista ambientale ed energetico, il World Join Center è a impatto zero. All'interno del complesso edilizio è presente anche un auditorium con 206 posti a sedere. Dal 2019 il World Join Center ospita il secondo ristorante più alto d'Italia e il più alto a Milano. Si trova all'ultimo piano della torre e offre un panorama a 360° sulla città. Sito ufficiale del World Join Center, su wjc.it. URL consultato il 21 febbraio 2020. Il World Join Center mette in vendita sette suite del Condo Hotel di Milano, su bebeez.it. URL consultato il 23 dicembre 2021.