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San Siro Ippodromo (metropolitana di Milano)

Linea M5 (metropolitana di Milano)Pagine con mappeStazioni della metropolitana di MilanoStazioni ferroviarie attivate nel 2015
San Siro Ippodromo ingresso via Pessano est 20230401
San Siro Ippodromo ingresso via Pessano est 20230401

San Siro Ippodromo è una stazione della linea M5 della metropolitana di Milano. La stazione, la cui costruzione iniziò nel novembre 2010 come parte della seconda tratta della linea M5 da Garibaldi FS a San Siro Stadio, è stata inaugurata il 29 aprile 2015. San Siro Ippodromo è una stazione sotterranea passante con due binari e due banchine laterali che, come in tutte le altre stazioni, sono dotate di porte di banchina. Possiede uscite in via dei Rospigliosi e in via Pessano. Inoltre, nell'ambito dei lavori di sistemazione della superficie è stato realizzato un piccolo giardino, in sostituzione del precedente parcheggio sterrato, in cui è stata collocata una scultura dell'artista milanese Carlo Ramous. La stazione è, come tutte le altre della linea, accessibile ai portatori di handicap grazie alla presenza di vari ascensori, sia a livello stradale sia all'interno della stazione stessa. Sono inoltre presenti indicatori per i tempi d'attesa nelle banchine e l'intera stazione è sotto video sorveglianza. La stazione dispone di: Accessibilità per portatori di handicap Ascensori Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Servizi igienici Stazione video sorvegliata La stazione è servita da una linea tranviaria gestita da ATM. Fermata tram (San Siro Ippodromo M5, linea 16) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Siro Ippodromo (EN) San Siro Ippodromo, su Structurae.

Estratto dall'articolo di Wikipedia San Siro Ippodromo (metropolitana di Milano) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

San Siro Ippodromo (metropolitana di Milano)
Via Simone Stratico, Milano San Siro

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20148 Milano, San Siro
Lombardia, Italia
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San Siro Ippodromo ingresso via Pessano est 20230401
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Luoghi vicini

Liceo Stendhal (Milano)
Liceo Stendhal (Milano)

Il Liceo "Stendhal" (Lycée "Stendhal" in francese) è una scuola franco-internazionale primaria e secondaria di Milano, situata in via Laveno, vicino a piazzale Segesta. La scuola è in gestione diretta dall'Agence pour l'enseignement français à l'étranger e comprende vari gradi di istruzione dalla scuola materna sino al liceo, in preparazione al baccalauréat. Fino al 1948, i ragazzi francesi che vivevano a Milano venivano educati in un istituto religioso, la scuola "Jeanne d'Arc". Questo istituto non forniva un'istruzione fino al baccalaureato: gli studenti erano dunque obbligati a continuare i loro studi in Francia. Nel 1948, invece, i primi corsi di francese furono organizzati su iniziativa della Camera di Commercio Francese in Italia. Le lezioni furono fatte presso la sede della CFCI (Chambre Française de Commerce d'Industrie) a Milano, in via Meravigli. La prima classe era composta da sei studenti. Qualche anno dopo, la scuola accoglieva 42 studenti in un appartamento in via Rugabella. Nel 1955 aveva 133 studenti e nel 1960 c'erano alunni dalla sixième (primo media) alla terminal (ultimo anno del liceo) suddivisi in 7-8 stanze. Nel 1959, in occasione della visita del generale De Gaulle, il Comune di Milano concesse alla Camera di Commercio il terreno di via Laveno per costruire una scuola. Nel 1961 c'erano già 163 studenti divisi in 17 classi. Nel 1969 la scuola contava 430 studenti. Nel 1970 fu costruita la parte dedicata alla scuola primaria, nel 1979 la palestra e nel 1983 fu aggiunto un secondo piano. Per finanziare tutto questo, le sovvenzioni si moltiplicarono; anche l'ANEFE (Association Nationale des Écoles Françaises à l'étranger) fornì un aiuto finanziario. Durante questo periodo (fino al 1983) la scuola fu diretta dalla signora Michelle Meyer. Furono intrapresi dei lavori di ristrutturazione che durarono tre anni, ma, nonostante questo, la scuola continuò a funzionare. Furono costruite la nuova scuola elementare e la palestra così la scuola fu rinnovata. 23 febbraio 2000: L'ambasciatore francese e Gabriele Albertini, sindaco di Milano, firmano un accordo su una concessione allo Stato francese di 7500 m² e un'area adiacente di 8000 m². Maggio 2004: Gli alunni, dai corsi della materna al CM2 (5° elementare), si trasferiscono nei nuovi locali. Settembre 2006: L'intero edificio è finalmente aperto a tutti gli studenti. 10 maggio 2008: La scuola festeggia sessant'anni di attività. Dicembre 2010: Viene creata l' Association des Anciens du Lycée Stendhal de Milan (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2021). (Associazione degli ex-allievi del Liceo "Stendhal" di Milano), che raggruppa più di 500 ex-studenti. 19 maggio 2018: Il Liceo "Stendhal" di Milano festeggia settant'anni di attività. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Liceo Stendhal Sito ufficiale, su lsmi.it.

Cavallo di Leonardo
Cavallo di Leonardo

Il Cavallo di Leonardo è parte di un monumento equestre a Francesco Sforza, progettato da Leonardo da Vinci dal 1482 al 1493, per essere fuso in bronzo, del quale riuscì a portare a termine solo un modello in creta, perduto. I disegni dei cavalli di Leonardo sono ora custoditi nel Castello di Windsor. Nel 1482 Ludovico il Moro Duca di Milano, propose a Leonardo di costruire la più grande statua equestre del mondo: un monumento a suo padre Francesco, duca dal 1452 al 1466 (anno della sua morte), che era stato il primo duca milanese degli Sforza. La commissione è testimoniata da un pagamento a titolo di anticipo per le spese per un modello, pagate per conto del Duca dal sovrintendente all'erario di corte, Marchesino Stanga. Si sa inoltre che la bottega di Leonardo, in Corte Vecchia (sul sito dell'attuale Palazzo Reale), era stata rifornita degli strumenti e dei materiali necessari per la fusione di bozzetti. L'impresa era colossale, non solo per le dimensioni previste della statua, ma anche per l'intento di scolpire un cavallo: nell'atto di impennarsi ed abbattersi sul nemico. Leonardo sapeva perfettamente che la qualità del cavallo era molto importante per sottolineare l'importanza del personaggio e quindi studiò a fondo, nelle scuderie ducali, tutti i dettagli anatomici dell'animale, realizzando disegni preparatori usando come modelli alcuni cavalli già famosi per la loro bellezza. I disegni ritraevano le parti più belle di ciascun cavallo, con l'intenzione di farne una specie di "montaggio" per ottenere il cavallo ideale e attribuire quindi il meglio ai personaggi che, in vario modo, voleva onorare; tra le sue note si trovano appunti del tipo: «Morel Fiorentino è grosso e ha un bel collo e assai bella testa», oppure «Ronzone, bianco, ha belle cosce, e si trova a Porta Comasina». S'interessò molto anche riguardo al rilassamento ed alla tensione dei muscoli durante l'azione, per dare espressività alla statua. La lentezza dei lavori, interrotti anche per la preparazione delle nozze di Anna Maria Sforza e Alfonso I d'Este (programmate nel 1490 e rimandate al 1491) e per quelle di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este (1494), dovettero preoccupare il Moro, il quale già nel 1489 fece pervenire, tramite Pietro Alamanni, una lettera a Lorenzo il Magnifico datata 22 luglio per chiedere la collaborazione di fonditori in bronzo fiorentini: «un maestro o due apti a tale opera et benché gli abbi commesso questa cosa in Leonardo da Vinci, non mi pare molto la sappia condurre». Nessuno si presentò: erano infatti gli anni in cui il Magnifico lamentava la mancanza di validi scultori sulla scena, decidendo di aprire la famosa scuola del giardino di San Marco. Nel frattempo, il progetto era cambiato. Il cavallo rampante probabilmente creava eccessivi problemi di equilibratura. Inoltre il monumento venne ripensato di forme colossali, fino a quattro volte più grande del naturale. Un simile progetto, quindi, rese necessario ridisegnare il cavallo al passo, ed entro il maggio 1491 l'artista aveva approntato un nuovo modello in creta, in occasione del matrimonio della nipote del duca con l'imperatore d'Austria. Leonardo, con questo monumento, voleva realizzare un'opera che oscurasse tutte le precedenti statue equestri, in particolare quelle del suo maestro Verrocchio e di Donatello, dedicate rispettivamente al Colleoni e al Gattamelata. A Leonardo interessava, in realtà, più il cavallo che il cavaliere; il suo cavallo doveva essere il più grande di tutti, superare i 7 metri di altezza, una sfida mai tentata prima. Proprio per questo Leonardo riempì fogli e fogli di schizzi di anatomia, studiando muscolatura e proporzioni del cavallo e passando moltissimo tempo a progettare e calcolare quest'opera gigantesca che, per la sua fusione, avrebbe richiesto ben 100 tonnellate di bronzo. Il colossale modello in creta venne esposto pubblicamente, nel 1493, suscitando l'ammirazione generale. Era infatti "12 braccia alto la cervice" (più di sette metri). A quel punto l'opera doveva solo essere ricoperta di uno spesso strato di cera e quindi della "tonaca" in terracotta, in cui versare il metallo fuso. Tutto era pronto per realizzare davvero l'opera, ma le 100 tonnellate di bronzo necessarie alla realizzazione del monumento non erano più disponibili, essendo state utilizzate per realizzare dei cannoni utili alla difesa del ducato di Milano dall'invasione dei francesi di Luigi XII. Leonardo abbandonò il progetto e partì da Milano. All'arrivo delle truppe francesi nella città lombarda nel 1499, al comando di Gian Giacomo Trivulzio, acerrimo nemico degli Sforza, l'artista era già riparato a Mantova. Il modello lasciato a se stesso nel Castello Sforzesco venne preso di mira dalla soldataglia, che lo usò come un tiro a segno per esercitare le balestre, frantumandolo e distruggendolo completamente. Nel 1506 Leonardo tornato a Milano accettò l'incarico dal Trivulzio di realizzare la sua tomba monumentale sormontata da una statua equestre bronzea. Leonardo riprese i suoi studi e nuovamente pensò a due versioni con il cavallo impennato e con il cavallo al passo, ma anche questa scultura non venne mai realizzata. Nel 1977 Charles Dent, un artista dilettante e collezionista d'arte, si entusiasmò all'idea di realizzare dopo cinque secoli il sogno di Leonardo. Mise in piedi l'organizzazione e riuscì, dopo più di quindici anni di impegno, a trovare i fondi: il costo del cavallo, alla fine, arrivò a quasi 2,5 milioni di dollari. L'uomo comunque non riuscì a vedere realizzato il proprio sogno, morendo nel 1994, prima che l'impresa fosse completata. Alla morte di Dent il progetto stava per essere abbandonato, quando Frederik Meijer, proprietario di una catena di supermercati nel Michigan, si offrì di finanziare il progetto, purché si fondessero due cavalli: uno per Milano e uno per il parco Frederik Meijer, un parco naturale e artistico a Grand Rapids (Michigan), proprietà di Meijer, dove sono raccolte all'aperto copie delle statue moderne più celebri. Il progetto è andato avanti fra numerose difficoltà e alla fine la direzione dei lavori è stata data alla scultrice Nina Akamu che ha finalmente condotto in porto l'impresa. Il primo passo è stato quello di realizzare un cavallo di dimensioni ridotte, circa 3 metri di altezza. Questo fu il primo modello per arrivare alla gigantesca scultura in argilla di quasi 8 metri. È dal cavallo di argilla che sono stati ricavati i calchi dove è stato colato il bronzo fuso. Le sette parti in cui il cavallo era stato fuso arrivarono nel luglio del 1999 a Milano dove vennero saldate insieme. Dopo qualche discussione il cavallo fu posto nel settembre 1999 all'ingresso dell'ippodromo Snai di San Siro. La versione americana del Cavallo di Leonardo venne sistemata nei Meijer Gardens nell'ottobre del 1999 ed è oggi il pezzo più importante dell'esposizione. Una replica in scala ridotta (2,5 m) fu donata nel 2001 alla città di Vinci e collocata in piazza della Libertà. Dal 2001 il Cavallo di Leonardo è anche il simbolo dei MIFF Awards, festival del cinema internazionale di Milano. Un'ulteriore versione in scala ridotta del monumento è installata nei pressi di San Donnino, sempre in provincia di Firenze. Il cavallo, commissionato dalla società fornitrice di servizi museali "Opera Laboratori Fiorentini", è posto all'ingresso di un laboratorio di falegnameria e magazzino della ditta. Milena Magnano, Leonardo, collana I Geni dell'arte, Milano, Mondadori Arte, 2007, ISBN 978-88-370-6432-7. Andrea Bernardoni, Leonardo e il monumento equestre a Francesco Sforza, Firenze, Giunti, 2007, ISBN 978-88-09-05396-0. Studio per la statua equestre di Francesco Sforza Studi di cavalli di Leonardo da Vinci Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cavallo di Leonardo Museo della scienza e della tecnica Il Cavallo di Leonardo (EN) I Meijer Gardens a Grand Rapids, su meijergardens.org. (EN) Il cavallo di Leonardo, su leonardoshorse.org.

Casa a tre cilindri
Casa a tre cilindri

La cosiddetta “casa a tre cilindri” è un edificio residenziale in condominio di Milano, sito nel quartiere di San Siro, alla periferia nord-occidentale della città, in via Gavirate al civico 27. Costruita dal 1959 al 1962 su progetto di Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti, rappresenta una delle opere più note dei due architetti, soprattutto a causa della sua immagine inconsueta. L'edificio venne commissionato agli architetti Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti da una cooperativa di funzionari statali, che richiesero appartamenti ben illuminati e indipendenti fra loro. I progettisti dovettero anche sottostare alle regole urbanistiche piuttosto restrittive per l'area in questione, inserita in un quartiere giardino di palazzine isolate all'interno di giardini privati, e anche l'irregolarità del lotto rappresentava un ulteriore vincolo; da tutte queste difficoltà maturò l'originale soluzione “a tre cilindri”. La costruzione iniziò nel 1959 e si concluse nel 1962. L’edificio è posto nel centro di un lotto di forma irregolare, posto lungo via Gavirate e piantumato a verde. La pianta consta di tre elementi cilindrici a torre, ognuno di tre piani, disposti a triangolo e collegati da un elemento centrale vetrato, contenente le scale e gli ascensori. Ognuno dei tre elementi circolari contiene un appartamento per piano, per un totale di nove appartamenti, a cui ne va aggiunto un decimo per il custode, posto al piano terreno di uno dei tre cilindri (negli altri due il piano terreno è libero). Alla sommità sono ospitate tre terrazze-giardino. Staticamente i tre cilindri sono sostenuti da una grande colonna centrale, che contiene anche gli impianti tecnici, e che dal primo piano in su si allarga dividendosi in svariati setti murari; l’originale schema statico fu progettato dall’ingegnere Aldo Favini, per lungo tempo collaboratore di Mangiarotti e Morassutti. Lo schema strutturale consentì una progettazione libera degli appartamenti, che si riflette nelle facciate esterne, disegnate con fasce continue in cui le finestrature si alternano a pannelli di legno. A S. Siro, Milano, in Domus, n. 360, Milano, Editoriale Domus, novembre 1959, pp. 1-2, ISSN 0012-5377. La casa “a tre cilindri„ a San Siro, Milano, in Domus, n. 387, Milano, Editoriale Domus, febbraio 1962, pp. 1-10, ISSN 0012-5377. Giulio Barazzetta e Roberto Dulio (a cura di), Bruno Morassutti, Milano, Electa, 2009, pp. 122-127, ISBN 978-88-370-6893-6. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Casa a tre cilindri Case in via Gavirate, su ordinearchitetti.mi.it. URL consultato l'8 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2015).

San Siro (Milano)
San Siro (Milano)

San Siro (San Sir in dialetto milanese) è un quartiere della periferia occidentale di Milano che ricade nel territorio del settimo Municipio cittadino. Confina a nord con Lampugnano e il QT8, a est con l'ex Fiera e ad ovest con Trenno; il confine meridionale è costituito da via Novara e via Rembrandt. In epoca asburgica borgo rurale facente parte dell'ex comune dei Corpi Santi, dopo l'Unità fu accorpato a Milano con regio decreto 1413/1873. Il quartiere è noto in Italia e all'estero perché in esso si trova lo stadio Giuseppe Meazza, un tempo noto come Stadio San Siro, sede degli incontri interni di Inter e Milan, nonché l'ippodromo di San Siro, struttura dedita alle corse al galoppo dei cavalli. San Siro fino al XIX secolo era un piccolo villaggio agricolo sulle rive del fiume Olona, il cui centro era situato nelle adiacenze dell'attuale piazzale Lotto; oggi non rimane quasi nulla di questo passato: le uniche importanti vestigia sono l'abside dell'antica chiesa di San Siro alla Vepra (affluente dell'Olona), che dette appunto il nome al villaggio e che era stata fondata oltre mille anni fa (il documento più antico noto risale all'anno 880). La chiesa fu probabilmente intitolata a San Siro, primo vescovo di Pavia. Già nel XVII secolo la parte anteriore della chiesa era scomparsa, sostituita da una casa, sulla cui area, ai primi del '900, venne poi costruita la villa tuttora esistente, nel 1944 purtroppo nota come "Villa Triste" e dal 1945 sede dell'Istituto della Congregazione delle Missionarie dell'Immacolata. L'abside dell'antica chiesa è stata dichiarata monumento nazionale nel 1911 ed è visibile nei pressi di via Masaccio. Sul piano urbanistico il quartiere è molto disomogeneo: alterna ampie aree verdi ad altre completamente cementificate, strade di varie categorie, villette a condomini, abitazioni popolari a palazzi e ville di prestigio. La maggior parte delle costruzioni risale all'ultimo mezzo secolo. Particolarmente importante il quartiere popolare di San Siro, soprannominato "quadrilatero", delimitato dalle vie Civitali, Ricciarelli, Dolci, Albertinelli e Paravia, con il suo "centro" in piazzale Selinunte. Ideato negli anni '30 (quando le prime palazzine vennero edificate), è di proprietà di Aler Milano salvo alcuni appartamenti venduti a privati a partire dagli anni '90 del XX Secolo. A San Siro si trovano lo stadio "Giuseppe Meazza", struttura polifunzionale e campo di gioco dei club cittadini Milan e Inter, e gli ippodromi del trotto e del galoppo, oltre a numerose altre strutture ippiche. A fianco dello stadio, fino al 1985 era presente anche il Palasport distrutto a seguito di una nevicata eccezionale. Il 27 maggio 2016 è stato inaugurato il giardino Giacinto Facchetti e Cesare Maldini, dietro lo stadio di San Siro a Milano, in via Tesio. Nel quartiere è presente, in piazzale Segesta, il Lycée Stendhal, scuola francese che accoglie gli alunni dai 3 anni al diploma di scuola superiore. Presenti inoltre due consolati: quello della Romania (in via Gignese) e quello della Federazione Russa (in via Sant'Aquilino). Linea M5: stazioni di San Siro Stadio, San Siro Ippodromo, Piazzale Segesta e Piazzale Lotto Linea M1: stazione di Piazzale Lotto Il quartiere di San Siro è attraversato a est dalla circonvallazione esterna (della 90/91) ed è lambito a ovest da Via Novara, ossia l'asse di penetrazione urbana della Strada Statale 11 Padana Superiore. Nel quartiere sono presenti varie stazioni della metropolitana: le stazioni di San Siro Stadio, San Siro Ippodromo e di Piazzale Segesta, lungo la linea M5 e la stazione di Piazzale Lotto, interscambio tra la stessa linea e la linea M1. Varie linee di autobus, tram e filobus, gestite da ATM, collegano San Siro ai quartieri limitrofi e a tutti gli altri quartieri che sorgono lungo la circonvallazione. Comuni aggregati a Milano Corpi Santi di Milano Stadio Giuseppe Meazza Palasport di San Siro Ippodromo del galoppo di San Siro

Corpi Santi di Milano
Corpi Santi di Milano

I Corpi Santi di Milano (Corp Sant in dialetto milanese) sono stati un comune istituito nel 1782 comprendente le cascine e i borghi agricoli che si trovavano attorno alla città di Milano, appena oltre le mura spagnole del capoluogo lombardo. Corpi Santi è infatti la denominazione con cui si indicava, fino al XIX secolo circa, la fascia di territorio del suburbio extramurale della maggior parte delle città lombarde e piemontesi. Nei territori soggetti agli Asburgo d'Austria, tra cui ci fu Milano, la riforma generale dello Stato del 1755 ne modificò la denominazione in Comuni rurali, ma il vecchio nome rimase nell'uso comune. Uniti in un primo tempo a Milano nel 1808 durante il periodo del Regno d'Italia, ma repentinamente ripristinati nel 1816 con il ritorno degli austriaci, vennero definitivamente annessi alla città nel 1873. Il nome dei Corpi Santi è da legarsi alla legislazione sanitaria austriaca che impose di spostare i cimiteri fuori dalle mura spagnole del capoluogo lombardo: la dizione di corpi santi è infatti un altro modo di chiamare i fuochi fatui, ossia le piccole fiammelle che possono sprigionarsi dalle tombe. Una leggenda popolare lega invece il nome dei Corpi Santi di Milano alla presenza delle salme dei tre Re Magi al di fuori delle mura spagnole della città. Il carro che portava le sacre reliquie si fermò inspiegabilmente in questo luogo, senza che gli uomini del santo convoglio riuscissero ad andare avanti: le ruote erano diventate pesanti come macigni, e buoi e cavalli non la vincevano. Così il vescovo dovette abbandonare l'idea di avere i tre santi corpi nella basilica di Santa Tecla, la più importante della città prima della costruzione del Duomo di Milano, facendo edificare un nuovo luogo di culto fuori le mura cittadine, la basilica di Sant'Eustorgio, per ivi deporli. Lo scorporo dei Corpi Santi dalla città di Milano fu previsto in origine dal comparto territoriale del Ducato di Milano emanato dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria il 10 giugno 1757, ma il governo austriaco preferì sospendere l'applicazione del provvedimento per la ferma opposizione della Congregazione del patrimonio, ossia il consiglio provinciale dell'epoca che era dominato dai rappresentanti cittadini. Il comune dei Corpi Santi venne quindi istituito da suo figlio, l'imperatore Giuseppe II d'Asburgo-Lorena, con reale dispaccio del 21 luglio 1781, con il quale il nuovo sovrano decise di concedere meno spazio alle opposizioni conservatrici che avevano contrastato il programma illuminista di sua madre. Il nuovo municipio venne attivato col capodanno del 1782, quando entrarono in carica i deputati (ossia i consiglieri comunali), il cancelliere (il segretario comunale), il sindaco, l'esattore e sei consoli, uno per ciascuna delle sei partizioni, corrispondenti ai sei sestieri di Milano, che erano legati ad altrettante porte cittadine, in cui il nuovo comune fu articolato ai fini della riscossione fiscale sulle merci in entrata verso la città. La superficie dei Corpi Santi di Milano ammontava a 66,35 km². Si trattava di una vasta area che circondava la città per un raggio molto variabile, da un minimo di 3 km a un massimo di 7 km. Il comune dei Corpi Santi era una zona prettamente agricola alle porte della città, ricca di campi e soprattutto di orti che producevano prodotti deperibili e costosi, che per essere commercializzati con la città necessitavano di brevi distanze dal luogo di produzione al mercato cittadino. L'orticoltura era favorita dalla presenza di corsi d'acqua e dalla facilità di commercializzazione sia con la vicina città, ma anche con la provincia, rispetto alla quale non erano previsti dazi doganali a cui erano invece sottoposte le merci transitanti per le porte cittadine di Milano. Il territorio agreste di quest'area era molto fertile e ricco di risorgive, oltre che di corsi d'acqua come i Navigli e i fiumi Olona, Lambro e Seveso. Grazie alla presenza di questi corsi d'acqua, i mulini erano numerosi e sorgevano un po' ovunque nel contado. Dopo soli tre lustri però, l'arrivo delle armate rivoluzionarie francesi aprì un processo inverso. Il nuovo parlamento repubblicano deliberò il 2 nevoso dell'anno anno VI la riannessione dei Corpi Santi a Milano con il nome di circondario esterno, ma anche questa volta il testo legislativo non trovò applicazione per i timori del governo cisalpino, che non volle scontrarsi con l'opposizione dei rappresentanti extramurari. Evoluta poi la situazione in senso monarchico il nuovo organo legislativo, il Consiglio di Stato, tornò a proporre, su sollecitazione del consiglio comunale di Milano, un decreto per la soppressione dei Corpi Santi, ma tale disegno di legge del 4 febbraio 1806 non trovò sanzione da parte del viceré, che ancora auspicava un consenso più ampio. La svolta avvenne quindi nell'ambito di un contesto più generale, quando Napoleone il 14 luglio 1807 emanò un decreto volto alla riduzione dei comuni del regno onde sortire risparmi nei costi di gestione. Fu così che il 9 febbraio 1808 fu promulgato il decreto che annetteva a Milano non solo i Corpi Santi, ma tutti i 35 comuni del circondario esterno posti nel raggio di 4 miglia dai bastioni, ossia entro le 5 miglia dalla piazza del Duomo: Affori, Bicocca, Boldinasco, Casa Nova, Chiaravalle, i Corpi Santi, Crescenzago, Dergano, Garegnano Marcido, Gorla, Grancino, Lambrate, Lampugnano, Linate superiore ed inferiore, Lorenteggio, Macconago, Morsenchio, Musocco, Niguarda, Nosedo, Poasco, Precentenaro, Precotto, Quarto Cagnino, Quinto Sole, Redecesio, Ronchetto, San Gregorio Vecchio, Segnano, Sella Nuova, Trenno, Turro, Vajano, Vigentino, Villapizzone. Tuttavia con il ritorno degli Austriaci tornarono immediatamente autonomi, e il comune di Milano tornò a coincidere con la cerchia dei Bastioni con notificazione del 12 febbraio 1816. La restaurazione del Comune dei Corpi Santi operata dagli austriaci fu anch'essa il frutto di un disegno politico generale. L'assetto amministrativo voluto dai ritornati governanti asburgici si ispirava su quello giuseppino che, in ambito municipale, si basava sui comuni censuari dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria. Questi ultimi nel Settecento erano risultati un'innovazione illuministica, ma dopo Napoleone sortirono un effetto reazionario che annullò la legislazione dell'imperatore francese. La notificazione del 12 febbraio 1816 ripristinò dunque tutti i vecchi comuni della Lombardia, e con esso quello dei Corpi Santi, a decorrere dal successivo 1º maggio. Nel 1821 si tennero le prime elezioni per il consiglio comunale, che l'anno successivo fu dotato dei poteri dei maggiori borghi del regno potendo assumere degli impiegati. Con l'unificazione italiana il comune fu dotato di un proprio sindaco con sei assessori, conservando il suo consiglio di trenta membri. Subito dopo vennero avanzate le prime proposte ufficiali di annessione al capoluogo lombardo, ma non si giunse a risultati concreti per l'opposizione dei Corpi Santi, fino a che non venne fatta una richiesta ufficiale del consiglio comunale di Milano al governo Lanza, che l'approvò con Regio decreto 8 giugno 1873, n. 1413. Il comune dei Corpi Santi si articolava ai fini censuari su sei sestieri corrispondenti alle porte di Milano attraverso le quali le merci dovevano pagare i dazi; fin dai tempi dell'arcivescovo Carlo Borromeo, ciascuno di questi sestieri, raggruppava sotto di sé le undici parrocchie extramurarie di Milano. Porta Orientale con Porta Tosa: Parrocchia di Santa Francesca Romana Parrocchia di Calvairate Parrocchia di Monluè Porta Romana con Porta Vigentina Parrocchia di San Rocco Porta Ticinese con Porta Lodovica Parrocchia di San Gottardo al Corso Parrocchia della Barona Parrocchia di Gratosoglio Parrocchia di Ronchetto delle Rane Porta Vercellina con Portello del Castello Parrocchia di San Pietro in Sala Porta Comasina con Porta Tenaglia Parrocchia della Santissima Trinità Parrocchia di Santa Maria alla Fontana Porta Nuova A queste porte andavano poi aggiunti i due varchi posti a controllo delle acque, ossia: il Tombone di San Marco, posto lungo il Naviglio della Martesana il Tombone di via Arena, posto a nord della Darsena Il comune dei Corpi Santi era esente da dazio, pertanto tutto ciò che ne proveniva costava meno. Dopo l'arrivo dei Savoia il comune fu articolato su due mandamenti concentrici che divennero il 7º e l'8º di Milano. Una volta che il comune venne inglobato a Milano, essi furono divisi in otto parti. I villaggi e borghi agricoli che componevano i Corpi Santi, una volta aggregati alla città divennero altrettanti quartieri. È il caso di San Siro, Barona, Gratosoglio, Ghisolfa, Bovisa, Calvairate, Tre Ronchetti, Monluè, ed altri. Le cascine, invece, una volta inglobate a Milano divennero parrocchie, scuole o edifici comunali. Spesso esse diedero il nome alle vie urbane o ai quartieri che vi si stavano formando appresso. Nel caso della Cascina Taliedo questa diede il nome, oltre che all'omonimo quartiere, anche al primo aeroporto di Milano, il campo di aviazione di Taliedo. 1805: abitanti 13.572; densità 204,5 ab./km² 1808: abitanti 17.357 (Milano nel 1805 ne aveva 115.290); densità 261,6 ab./km² 1817: abitanti 17.833; densità 268,8 ab./km² 1836: abitanti 25.768 (Milano ne aveva 156.617); densità 388,4 ab./km² 1853: abitanti 36.227; densità 546 ab./km² 1855: abitanti 38.424; densità 579,1 ab./km² 1859: abitanti 41.519; densità 625,8 ab./km² 1861: abitanti 48.359 (Milano ne aveva 196.109); densità 728,8 ab./km² 1871: abitanti 62.976 (Milano ne aveva 199.009); densità 949,1 ab./km² Tra il 1862 ed il 1863 il comune dei Corpi Santi ebbe anche un giornale: il Suburbano. Nel comune erano presenti undici asili, ventotto scuole elementari ed una Guardia nazionale italiana composta da una legione di due battaglioni. La zona del comune dei Corpi Santi era ricca di luoghi di culto come quella di San Siro, che sorgeva nel luogo in cui oggi sono situati l'omonimo quartiere, l'ippodromo di San Siro e lo stadio Giuseppe Meazza. Oratorio di San Carlo alla Corba Chiesa di San Fermo e Rustico Chiesa di San Gaetano alla Bolla Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo al Molinazzo Chiesa di San Giovanni Battista alla Cagnola Chiesa di Santa Maria Ara Coeli alla Bovisa Chiesa di Santa Maria Assunta alla Moja Chiesa di Santa Maria di Calvairate Chiesa di Santa Maria di Loreto Chiesa di Santa Maria di Morivione Chiesa di San Rocco Chiesa di San Rocco al Gentilino Chiesa di San Rocco alla Lupetta Chiesa di San Siro alla Vepra Giorgio Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città, e della campagna di Milano, ne' secoli bassi, Volume 7, Milano, Francesco Colombo Librajo, 1857. Comuni aggregati a Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Corpi Santi di Milano L'annessione dei Corpi Santi e la nascita della grande Milano, su storiadimilano.it. Comune dei Corpi Santi 1782-1797, su lombardiabeniculturali.it. Comune dei Corpi Santi 1798-1808, su lombardiabeniculturali.it. Comune dei Corpi Santi 1816-1859, su lombardiabeniculturali.it. Comune dei Corpi Santi 1859-1873, su lombardiabeniculturali.it. Cartina di Milano all'annessione dei Corpi Santi nel 1873 (JPG), su storiadimilano.it.

Chiesa di San Giuseppe Calasanzio (Milano)
Chiesa di San Giuseppe Calasanzio (Milano)

La chiesa di San Giuseppe Calasanzio è una chiesa parrocchiale di moderna costruzione che si trova a Milano in via Don Carlo Gnocchi, nei pressi di piazzale Axum, nel territorio del Decanato di San Siro. Terminata nel 1965 su disegno dell'architetto Carlo Bevilacqua e dell'ingegner Francesco Leone, fu eretta nell'ambito del programma Ventidue chiese per ventidue concili contenuto nel Concilio Vaticano II. La prima pietra della nuova chiesa fu posta nel 1962 proprio dall'allora Arcivescovo di Milano Giovanni Montini, ideatore del piano e futuro Papa Paolo VI. La chiesa è dedicata al fondatore dei Chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie o Padri Scolopi San Giuseppe Calasanzio, proclamato Santo nel 1767 da Papa Clemente XIII. La costruzione è organizzata con pianta a croce con le quattro navate che convergono verso l'altare maggiore, tre delle quali sono occupate dallo spazio dedicato all'assemblea dei fedeli e la quarta alla zona absidale. Nel centro domina l'altare alle spalle del quale, sulla parete di fondo dell'abside, spicca un grande mosaico con San Giuseppe Calasanzio attorniato dai fanciulli e con accanto il Venerabile Glicerio Landriani, pronipote di San Carlo Borromeo e parte dell'ordine degli Scolopi. Il grande mosaico, tutto sulle tonalità oro, fu disegnato da Baccio Maria Bacci e realizzato dal pittore Franco d'Urso. Alle spalle dell'altare due vetrate artistiche sempre di Baccio Maria Bacci decorate con simboli dei quattro Evangelisti; sul perimetro altre vetrate colorate opera di Ernesto Tross contribuiscono all'illuminazione del tempio. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Ventidue chiese per ventidue concili Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Giuseppe Calasanzio a Milano Sito ufficiale, su parrocchiacalasanzio.it. Chiesa di San Giuseppe Calasanzio, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Stadio Giuseppe Meazza
Stadio Giuseppe Meazza

Lo stadio Giuseppe Meazza, noto anche come stadio San Siro, è un impianto sportivo multifunzione italiano di Milano. Sorge nel quartiere di San Siro, cui deve il nome con il quale fu noto fino al 1980, allorquando fu intitolato alla memoria di Giuseppe Meazza (1910-1979), calciatore milanese che fu campione mondiale nel 1934 e nel 1938. Inaugurato nel 1926 come terreno di proprietà del Milan, nel 1935 fu acquisito dal comune di Milano e da quest'ultimo ampliato tra il 1937 e il 1939. Dopo la guerra, negli anni cinquanta, vi fu edificata una gradinata sopraelevata continua (il cosiddetto «secondo anello») grazie alla quale raggiunse una capienza di quasi centomila spettatori, cui fece seguito l'impianto d'illuminazione. Tra il 1987 e il 1990 fu sottoposto alla sua più recente ristrutturazione, a seguito della quale fu dotato di un'ulteriore gradinata, nota come «terzo anello». Successivi lavori intrapresi nel nuovo millennio hanno riguardato l'adeguamento dell'interno dell'impianto, il terreno di gioco, il fossato e l'eliminazione dell'area tecnica a bordo campo; la capienza alla stagione 2023-24 è di poco inferiore ai 76000 posti, tutti a sedere. Storicamente impianto interno delle due più note compagini calcistiche professioniste cittadine, il Meazza ospita il Milan fin dalla sua inaugurazione e l'Inter dal 1947. Soprannominato «la Scala del calcio» per traslato dal concittadino Teatro alla Scala, è l'impianto sportivo più capiente d'Italia. È, inoltre, il quinto stadio italiano in attività per anzianità di servizio, dopo il "Ferraris" di Genova (entrato in esercizio nel 1911), il "Penzo" di Venezia (1913), il “Ceravolo” di Catanzaro (1919) e il "Tardini" di Parma (1924). Il suo primo appuntamento calcistico internazionale fu il mondiale 1934, del quale ospitò una delle semifinali; nel dopoguerra vi si svolsero gare dell'europeo 1980 e del mondiale 1990 e, più recentemente, la finale di Nations League 2021. In ambito di club è stato designato quattro volte dall'UEFA quale stadio della finale di Coppa dei Campioni – e, a seguire, Champions League – tra il 1965 e il 2016; in quanto impianto interno di una delle contendenti, ha inoltre ospitato quattro finali di Coppa UEFA, tre dell'Inter nel 1991, 1994 e 1997, e una della Juventus nel 1995; nella stagione 2019-20 fu anche lo stadio delle gare europee dell'Atalanta. Benché destinato quasi esclusivamente al calcio, registra il record nazionale d'affluenza per un incontro di rugby, tra Italia e Nuova Zelanda del 2009, cui assistettero più di 81000 spettatori; in precedenza, nel 1960, aveva ospitato un incontro per la corona mondiale di pugilato tra Duilio Loi e Carlos Ortiz. È, inoltre, lo stadio designato a ospitare la cerimonia d'apertura dei XXV Giochi olimpici invernali in programma a Milano e Cortina d'Ampezzo nel 2026. Fuori dall'ambito sportivo, è utilizzato fin dal 1980 come sede di concerti, in particolare nella stagione estiva, e ha visto esibirsi, tra gli altri, artisti internazionali di rilievo quali Bob Marley, i Rolling Stones, Michael Jackson, Bob Dylan e Bruce Springsteen. L'impianto è concesso in gestione a M-I Stadio S.r.l., società compartecipata da Inter e Milan.