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Ippodromo del trotto di San Siro

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Stadio e ippodromo di San Siro
Stadio e ippodromo di San Siro

L'ippodromo del trotto di San Siro era un ippodromo della città di Milano, situato nell'omonimo quartiere. Inaugurato nel 1925, l'impianto ha cessato l'attività il 9 maggio del 2015 quando è stato inaugurato il nuovo ippodromo del trotto La Maura. Ippodromo del galoppo di San Siro Ippodromo La Maura Parco Trotter Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su ippodromo di San Siro

Estratto dall'articolo di Wikipedia Ippodromo del trotto di San Siro (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Ippodromo del trotto di San Siro
Via dei Rospigliosi, Milano San Siro

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20148 Milano, San Siro
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Stadio e ippodromo di San Siro
Stadio e ippodromo di San Siro
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Luoghi vicini

Stadio Giuseppe Meazza
Stadio Giuseppe Meazza

Lo stadio Giuseppe Meazza, noto anche come stadio San Siro, è un impianto sportivo multifunzione italiano di Milano. Sorge nel quartiere di San Siro, cui deve il nome con il quale fu noto fino al 1980, allorquando fu intitolato alla memoria di Giuseppe Meazza (1910-1979), calciatore milanese che fu campione mondiale nel 1934 e nel 1938. Inaugurato nel 1926 come terreno di proprietà del Milan, nel 1935 fu acquisito dal comune di Milano e da quest'ultimo ampliato tra il 1937 e il 1939. Dopo la guerra, negli anni cinquanta, vi fu edificata una gradinata sopraelevata continua (il cosiddetto «secondo anello») grazie alla quale raggiunse una capienza di quasi centomila spettatori, cui fece seguito l'impianto d'illuminazione. Tra il 1987 e il 1990 fu sottoposto alla sua più recente ristrutturazione, a seguito della quale fu dotato di un'ulteriore gradinata, nota come «terzo anello». Successivi lavori intrapresi nel nuovo millennio hanno riguardato l'adeguamento dell'interno dell'impianto, il terreno di gioco, il fossato e l'eliminazione dell'area tecnica a bordo campo; la capienza alla stagione 2023-24 è di poco inferiore ai 76000 posti, tutti a sedere. Storicamente impianto interno delle due più note compagini calcistiche professioniste cittadine, il Meazza ospita il Milan fin dalla sua inaugurazione e l'Inter dal 1947. Soprannominato «la Scala del calcio» per traslato dal concittadino Teatro alla Scala, è l'impianto sportivo più capiente d'Italia. È, inoltre, il quinto stadio italiano in attività per anzianità di servizio, dopo il "Ferraris" di Genova (entrato in esercizio nel 1911), il "Penzo" di Venezia (1913), il “Ceravolo” di Catanzaro (1919) e il "Tardini" di Parma (1924). Il suo primo appuntamento calcistico internazionale fu il mondiale 1934, del quale ospitò una delle semifinali; nel dopoguerra vi si svolsero gare dell'europeo 1980 e del mondiale 1990 e, più recentemente, la finale di Nations League 2021. In ambito di club è stato designato quattro volte dall'UEFA quale stadio della finale di Coppa dei Campioni – e, a seguire, Champions League – tra il 1965 e il 2016; in quanto impianto interno di una delle contendenti, ha inoltre ospitato quattro finali di Coppa UEFA, tre dell'Inter nel 1991, 1994 e 1997, e una della Juventus nel 1995; nella stagione 2019-20 fu anche lo stadio delle gare europee dell'Atalanta. Benché destinato quasi esclusivamente al calcio, registra il record nazionale d'affluenza per un incontro di rugby, tra Italia e Nuova Zelanda del 2009, cui assistettero più di 81000 spettatori; in precedenza, nel 1960, aveva ospitato un incontro per la corona mondiale di pugilato tra Duilio Loi e Carlos Ortiz. È, inoltre, lo stadio designato a ospitare la cerimonia d'apertura dei XXV Giochi olimpici invernali in programma a Milano e Cortina d'Ampezzo nel 2026. Fuori dall'ambito sportivo, è utilizzato fin dal 1980 come sede di concerti, in particolare nella stagione estiva, e ha visto esibirsi, tra gli altri, artisti internazionali di rilievo quali Bob Marley, i Rolling Stones, Michael Jackson, Bob Dylan e Bruce Springsteen. L'impianto è concesso in gestione a M-I Stadio S.r.l., società compartecipata da Inter e Milan.

Cavallo di Leonardo
Cavallo di Leonardo

Il Cavallo di Leonardo è parte di un monumento equestre a Francesco Sforza, progettato da Leonardo da Vinci dal 1482 al 1493, per essere fuso in bronzo, del quale riuscì a portare a termine solo un modello in creta, perduto. I disegni dei cavalli di Leonardo sono ora custoditi nel Castello di Windsor. Nel 1482 Ludovico il Moro Duca di Milano, propose a Leonardo di costruire la più grande statua equestre del mondo: un monumento a suo padre Francesco, duca dal 1452 al 1466 (anno della sua morte), che era stato il primo duca milanese degli Sforza. La commissione è testimoniata da un pagamento a titolo di anticipo per le spese per un modello, pagate per conto del Duca dal sovrintendente all'erario di corte, Marchesino Stanga. Si sa inoltre che la bottega di Leonardo, in Corte Vecchia (sul sito dell'attuale Palazzo Reale), era stata rifornita degli strumenti e dei materiali necessari per la fusione di bozzetti. L'impresa era colossale, non solo per le dimensioni previste della statua, ma anche per l'intento di scolpire un cavallo: nell'atto di impennarsi ed abbattersi sul nemico. Leonardo sapeva perfettamente che la qualità del cavallo era molto importante per sottolineare l'importanza del personaggio e quindi studiò a fondo, nelle scuderie ducali, tutti i dettagli anatomici dell'animale, realizzando disegni preparatori usando come modelli alcuni cavalli già famosi per la loro bellezza. I disegni ritraevano le parti più belle di ciascun cavallo, con l'intenzione di farne una specie di "montaggio" per ottenere il cavallo ideale e attribuire quindi il meglio ai personaggi che, in vario modo, voleva onorare; tra le sue note si trovano appunti del tipo: «Morel Fiorentino è grosso e ha un bel collo e assai bella testa», oppure «Ronzone, bianco, ha belle cosce, e si trova a Porta Comasina». S'interessò molto anche riguardo al rilassamento ed alla tensione dei muscoli durante l'azione, per dare espressività alla statua. La lentezza dei lavori, interrotti anche per la preparazione delle nozze di Anna Maria Sforza e Alfonso I d'Este (programmate nel 1490 e rimandate al 1491) e per quelle di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este (1494), dovettero preoccupare il Moro, il quale già nel 1489 fece pervenire, tramite Pietro Alamanni, una lettera a Lorenzo il Magnifico datata 22 luglio per chiedere la collaborazione di fonditori in bronzo fiorentini: «un maestro o due apti a tale opera et benché gli abbi commesso questa cosa in Leonardo da Vinci, non mi pare molto la sappia condurre». Nessuno si presentò: erano infatti gli anni in cui il Magnifico lamentava la mancanza di validi scultori sulla scena, decidendo di aprire la famosa scuola del giardino di San Marco. Nel frattempo, il progetto era cambiato. Il cavallo rampante probabilmente creava eccessivi problemi di equilibratura. Inoltre il monumento venne ripensato di forme colossali, fino a quattro volte più grande del naturale. Un simile progetto, quindi, rese necessario ridisegnare il cavallo al passo, ed entro il maggio 1491 l'artista aveva approntato un nuovo modello in creta, in occasione del matrimonio della nipote del duca con l'imperatore d'Austria. Leonardo, con questo monumento, voleva realizzare un'opera che oscurasse tutte le precedenti statue equestri, in particolare quelle del suo maestro Verrocchio e di Donatello, dedicate rispettivamente al Colleoni e al Gattamelata. A Leonardo interessava, in realtà, più il cavallo che il cavaliere; il suo cavallo doveva essere il più grande di tutti, superare i 7 metri di altezza, una sfida mai tentata prima. Proprio per questo Leonardo riempì fogli e fogli di schizzi di anatomia, studiando muscolatura e proporzioni del cavallo e passando moltissimo tempo a progettare e calcolare quest'opera gigantesca che, per la sua fusione, avrebbe richiesto ben 100 tonnellate di bronzo. Il colossale modello in creta venne esposto pubblicamente, nel 1493, suscitando l'ammirazione generale. Era infatti "12 braccia alto la cervice" (più di sette metri). A quel punto l'opera doveva solo essere ricoperta di uno spesso strato di cera e quindi della "tonaca" in terracotta, in cui versare il metallo fuso. Tutto era pronto per realizzare davvero l'opera, ma le 100 tonnellate di bronzo necessarie alla realizzazione del monumento non erano più disponibili, essendo state utilizzate per realizzare dei cannoni utili alla difesa del ducato di Milano dall'invasione dei francesi di Luigi XII. Leonardo abbandonò il progetto e partì da Milano. All'arrivo delle truppe francesi nella città lombarda nel 1499, al comando di Gian Giacomo Trivulzio, acerrimo nemico degli Sforza, l'artista era già riparato a Mantova. Il modello lasciato a se stesso nel Castello Sforzesco venne preso di mira dalla soldataglia, che lo usò come un tiro a segno per esercitare le balestre, frantumandolo e distruggendolo completamente. Nel 1506 Leonardo tornato a Milano accettò l'incarico dal Trivulzio di realizzare la sua tomba monumentale sormontata da una statua equestre bronzea. Leonardo riprese i suoi studi e nuovamente pensò a due versioni con il cavallo impennato e con il cavallo al passo, ma anche questa scultura non venne mai realizzata. Nel 1977 Charles Dent, un artista dilettante e collezionista d'arte, si entusiasmò all'idea di realizzare dopo cinque secoli il sogno di Leonardo. Mise in piedi l'organizzazione e riuscì, dopo più di quindici anni di impegno, a trovare i fondi: il costo del cavallo, alla fine, arrivò a quasi 2,5 milioni di dollari. L'uomo comunque non riuscì a vedere realizzato il proprio sogno, morendo nel 1994, prima che l'impresa fosse completata. Alla morte di Dent il progetto stava per essere abbandonato, quando Frederik Meijer, proprietario di una catena di supermercati nel Michigan, si offrì di finanziare il progetto, purché si fondessero due cavalli: uno per Milano e uno per il parco Frederik Meijer, un parco naturale e artistico a Grand Rapids (Michigan), proprietà di Meijer, dove sono raccolte all'aperto copie delle statue moderne più celebri. Il progetto è andato avanti fra numerose difficoltà e alla fine la direzione dei lavori è stata data alla scultrice Nina Akamu che ha finalmente condotto in porto l'impresa. Il primo passo è stato quello di realizzare un cavallo di dimensioni ridotte, circa 3 metri di altezza. Questo fu il primo modello per arrivare alla gigantesca scultura in argilla di quasi 8 metri. È dal cavallo di argilla che sono stati ricavati i calchi dove è stato colato il bronzo fuso. Le sette parti in cui il cavallo era stato fuso arrivarono nel luglio del 1999 a Milano dove vennero saldate insieme. Dopo qualche discussione il cavallo fu posto nel settembre 1999 all'ingresso dell'ippodromo Snai di San Siro. La versione americana del Cavallo di Leonardo venne sistemata nei Meijer Gardens nell'ottobre del 1999 ed è oggi il pezzo più importante dell'esposizione. Una replica in scala ridotta (2,5 m) fu donata nel 2001 alla città di Vinci e collocata in piazza della Libertà. Dal 2001 il Cavallo di Leonardo è anche il simbolo dei MIFF Awards, festival del cinema internazionale di Milano. Un'ulteriore versione in scala ridotta del monumento è installata nei pressi di San Donnino, sempre in provincia di Firenze. Il cavallo, commissionato dalla società fornitrice di servizi museali "Opera Laboratori Fiorentini", è posto all'ingresso di un laboratorio di falegnameria e magazzino della ditta. Milena Magnano, Leonardo, collana I Geni dell'arte, Milano, Mondadori Arte, 2007, ISBN 978-88-370-6432-7. Andrea Bernardoni, Leonardo e il monumento equestre a Francesco Sforza, Firenze, Giunti, 2007, ISBN 978-88-09-05396-0. Studio per la statua equestre di Francesco Sforza Studi di cavalli di Leonardo da Vinci Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cavallo di Leonardo Museo della scienza e della tecnica Il Cavallo di Leonardo (EN) I Meijer Gardens a Grand Rapids, su meijergardens.org. (EN) Il cavallo di Leonardo, su leonardoshorse.org.

Chiesa di San Giuseppe Calasanzio (Milano)
Chiesa di San Giuseppe Calasanzio (Milano)

La chiesa di San Giuseppe Calasanzio è una chiesa parrocchiale di moderna costruzione che si trova a Milano in via Don Carlo Gnocchi, nei pressi di piazzale Axum, nel territorio del Decanato di San Siro. Terminata nel 1965 su disegno dell'architetto Carlo Bevilacqua e dell'ingegner Francesco Leone, fu eretta nell'ambito del programma Ventidue chiese per ventidue concili contenuto nel Concilio Vaticano II. La prima pietra della nuova chiesa fu posta nel 1962 proprio dall'allora Arcivescovo di Milano Giovanni Montini, ideatore del piano e futuro Papa Paolo VI. La chiesa è dedicata al fondatore dei Chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie o Padri Scolopi San Giuseppe Calasanzio, proclamato Santo nel 1767 da Papa Clemente XIII. La costruzione è organizzata con pianta a croce con le quattro navate che convergono verso l'altare maggiore, tre delle quali sono occupate dallo spazio dedicato all'assemblea dei fedeli e la quarta alla zona absidale. Nel centro domina l'altare alle spalle del quale, sulla parete di fondo dell'abside, spicca un grande mosaico con San Giuseppe Calasanzio attorniato dai fanciulli e con accanto il Venerabile Glicerio Landriani, pronipote di San Carlo Borromeo e parte dell'ordine degli Scolopi. Il grande mosaico, tutto sulle tonalità oro, fu disegnato da Baccio Maria Bacci e realizzato dal pittore Franco d'Urso. Alle spalle dell'altare due vetrate artistiche sempre di Baccio Maria Bacci decorate con simboli dei quattro Evangelisti; sul perimetro altre vetrate colorate opera di Ernesto Tross contribuiscono all'illuminazione del tempio. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Ventidue chiese per ventidue concili Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Giuseppe Calasanzio a Milano Sito ufficiale, su parrocchiacalasanzio.it. Chiesa di San Giuseppe Calasanzio, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Lampugnano
Lampugnano

Lampugnano (Lampugnan in dialetto milanese, AFI: [lampyˈɲã:]) è un quartiere di Milano. Si trova nella zona ovest della città a ridosso del comune di Pero, nel Municipio 8 (Fiera, Gallaratese, Quarto Oggiaro). Accoglie l'omonima stazione della linea 1 della metropolitana di Milano e l'annesso parcheggio di interscambio. Fino al 1841 Lampugnano costituì un comune autonomo. Ci sono giunti documenti storici di Lampugnano dove viene nominata per la prima volta nel 1276. Nell'ambito della suddivisione del territorio milanese in pievi, apparteneva alla Pieve di Trenno ed era sulla direttrice che collegava Trenno ai Corpi Santi. Nel 1771 contava 245 anime. In età napoleonica, dal 1808 al 1816, Lampugnano fu temporaneamente aggregata a Milano, recuperando l'autonomia con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto. Nel 1841 il comune di Lampugnano fu aggregato a quello di Trenno, che 82 anni dopo, a sua volta fu annesso a Milano nel 1923. Lampugnano conservò ancora per decenni la fisionomia di borgo agricolo: solo dopo la Seconda guerra mondiale la zona venne trasformata dall'espansione edilizia, con la realizzazione dei quartieri QT8 e Gallaratese. Nel 1980 fu aperta la tratta della linea M1 della metropolitana, che comportò la costruzione nella zona limitrofa al vecchio borgo di un centro di interscambio con un raccordo stradale verso l'Autostrada dei Laghi. Nei pressi sorse anche il Palatrussardi, oggi PalaSharp, dedicato ai grandi eventi di massa. Lampugnano Lampugnano è collegata al centro della città con la linea M1 della metropolitana, mentre viabilisticamente è lambita in senso longitudinale dal viale Sant'Elia, direttamente collegato a nord col cavalcavia del Ghisallo che permette un facile accesso all'autostrada dei Laghi. Comuni aggregati a Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lampugnano Lampugnano, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.

Palasport di San Siro
Palasport di San Siro

Il palasport di San Siro, ufficialmente palazzetto dello sport di Milano o colloquialmente Palazzone, era un'arena coperta senza colonne intermedie, a pianta circolare e con profilo a doppia curvatura (a sella di cavallo) edificata a fianco dello stadio Giuseppe Meazza di Milano e precisamente tra via Federico Tesio e via Patroclo. Inaugurato nel 1976, l'impianto polifunzionale poteva accogliere fino a 18.000 spettatori per competizioni di atletica leggera (fu la sede dei Campionati europei di atletica leggera indoor del 1978 e del 1982) e di ciclismo, oltre che manifestazioni e spettacoli di vario tipo, e fu anche l'arena casalinga della squadra di pallacanestro Olimpia Milano. Il 17 gennaio 1985, a causa di un'eccezionale nevicata, la tensostruttura in cavi di acciaio che reggeva il manto di copertura subì un dissesto improvviso che comportò l'abbassamento dello stesso di alcuni metri. Infatti un concio dell'anello metallico a cui era ancorata la tensostruttura si instabilizzò, provocando l'accorciamento improvviso della circonferenza dell'anello e quindi il citato abbassamento. La copertura, pur danneggiata, continuò a sopportare tutto il carico della neve valutata in circa 800 tonnellate, corrispondente a una coltre di neve spessa dagli 80 ai 100 cm. Si trattava di una quantità inconsueta - infatti superava di gran lunga quella prevista dalle norme di legge per cui era stata dimensionata la copertura (circa 60 cm) - ma che storicamente non era una novità per Milano. A causa dei pluviali ostruiti, a nulla valsero i tentativi di ridurre il carico gettando acqua calda sul tetto (che anzi ghiacciò aumentando il carico) e alzando la temperatura interna all'edificio. Due settimane dopo, il palasport avrebbe dovuto essere teatro del primo concerto degli U2 in Italia. L'evento fu quindi spostato in un rudimentale Teatro tenda che era in grado di ospitare a malapena metà dei possessori dei biglietti. Sotto la stessa nevicata crollarono decine e decine di capannoni e molte coperture metalliche in tutta la Lombardia tra cui anche parte della pensilina di copertura degli spalti al velodromo Vigorelli di Milano. A seguito del dissesto, la struttura rimase inspiegabilmente abbandonata aggravando il deperimento causato dalle intemperie; infatti, già dall'estate del 1986 il palazzetto risultava irriconoscibile. I responsabili dell'opera, in vista della costruzione di un nuovo impianto più grande e più moderno che sarebbe dovuto sorgere sulla stessa area, decisero per la demolizione totale. Lo spazio in cui sorgeva il palazzetto fu interdetto all'accesso e l'area si trasformò, con il tempo, in un piccolo bosco. Successivamente, nell'ambito dei lavori per la realizzazione della tratta della linea metropolitana M5 S. Siro-Garibaldi, vi si realizzò una fossa per riversarvi il materiale scavato. Nei mesi immediatamente seguenti il dissesto, al fine di colmare il "vuoto" logistico creatosi dall'inaccessibilità dell'impianto, venne velocemente eretta una, assai più anonima, tensostruttura nel quartiere Lampugnano che venne poi ribattezzata PalaTrussardi. La linea architettonica, dall'ardita forma a conchiglia, è stata poi ripresa da altre strutture sportive nel mondo tra cui il "Pengrowth Saddledome" di Calgary e il "Peace and Friendship Stadium" di Atene, fatalmente inaugurato esattamente un mese dopo il disastro del palazzetto. Il palasport di Milano è stato anche la sede degli unici due concerti tenuti dai Queen in Italia, il 14 e 15 settembre 1984. L'edificio è stato immortalato nelle sequenze di numerosi film italiani, tra cui: Eccezzziunale... veramente interpretato da Diego Abatantuono Ecco noi per esempio... con Adriano Celentano e Renato Pozzetto Milano odia: la polizia non può sparare Milano rovente e L'uomo della strada fa giustizia di Umberto Lenzi Tutto a posto e niente in ordine scritto e diretto da Lina Wertmüller, in cui una scena è girata direttamente all'interno del palazzetto in costruzione. Viene qui mostrato in modo chiaro il reticolo di cavi di acciaio che avrebbero poi sostenuto la copertura È stato il set del film di Florestano Vancini La baraonda - Passioni popolari, ambientato durante la Sei giorni di ciclismo. Nel 1976, pochi mesi dopo l'inaugurazione, il palasport ospitò una puntata di Giochi senza frontiere. Il Palazzone viene citato nella canzone Ventrale degli Offlaga Disco Pax come teatro dell'ultimo record del mondo del salto in alto effettuato tramite questa tecnica (primato ottenuto da Volodymyr Jaščenko ai campionati europei indoor di atletica leggera del 1978). La canzone poi ricorda che «Sette anni dopo quel palasport crollò sotto una nevicata memorabile». Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su palasport di San Siro