place

Stazione di Verona Ca' di David

Aggiungere sezioni - stazioni ferroviariePagine con mappeStazioni ferroviarie di VeronaStub - stazioni del Veneto
Location map Verona
Location map Verona

Il posto di movimento Verona Ca' di David era un posto di movimento situato al chilometro 106+768 della ferrovia Bologna-Verona verso sud di Verona. È stata chiusa al servizio viaggiatori, successivamente trasformata in posto di movimento, ed infine definitivamente soppressa. La stazione era composta da un fabbricato viaggiatori, un magazzino merci e due binari.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Stazione di Verona Ca' di David (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Stazione di Verona Ca' di David
Via Stazione, Verona Sud

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Stazione di Verona Ca' di DavidContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.378117 ° E 10.969055 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Via Stazione 13
37135 Verona, Sud
Veneto, Italia
mapAprire su Google Maps

Location map Verona
Location map Verona
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Forte Azzano
Forte Azzano

Forte Azzano, chiamato originariamente Werk Neu Wratislaw, è una fortificazione posta a sud di Verona, parte del complesso sistema difensivo cittadino e più in particolare del secondo campo trincerato di pianura, messo in opera tra 1859 e 1866. La struttura fortificata fu realizzata tra 1860 e 1861 e i lavori furono diretti dall’Imperiale Regio Ufficio delle Fortificazioni di Verona. Il forte era intitolato al conte Johann Wratislaw von Mittrowitz, capo di Stato Maggiore d'Armata sotto Radetzky tra 1848 e 1849. Il forte, a tracciato poligonale (un sistema poligonale misto tipico della scuola fortificatoria neotedesca) con ridotto centrale, è situato in aperta campagna ed equidistante dai forti Dossobuono e Tomba, con i quali faceva sistema incrociando i tiri. Sebbene fosse dotato di minore armamento rispetto agli altri forti di prima linea, presidiava la campagna tra Dossobuono e Ca' di David. Le sue artiglierie da fortezza, oltre a battere di fronte e di fianco la ferrovia proveniente da Mantova, esercitavano una potente azione di combattimento sulla pianura, contro tentativi nemici condotti da meridione, dopo il forzamento del medio Mincio. Il forte Azzano è simile, per impianto architettonico e caratteristiche tecnico-logistiche, ai forti Lugagnano e Dossobuono, se ne distingue tuttavia per le dimensioni d'insieme leggermente inferiori (il fronte di gola misura 183 metri, rispetto ai 200/204 metri dei due forti precedenti), di conseguenza è minore l'estensione del ridotto e il paradorso sul fronte di gola è disposto diversamente. L'ingresso al forte fu risolto dal progettista con una disposizione complessa, coordinata al doppio recinto di sicurezza interno. Nel terrapieno del fronte di gola rettilineo è inserita un'opera casamattata, alla quale è innestata la caponiera di gola, per artiglieria e fucileria, che difendeva l'accesso. La strada di accesso si sdoppia quindi davanti alla caponiera arrotondata, in direzione dei due portali laterali, simmetrici, preceduti dal ponte levatoio. Dai due portali ad arco si accede al piazzale interno, sotto il tiro dei fucilieri. Al centro del forte si eleva, su due piani e con copertura casamattata, il ridotto a corpo lineare, piegato sul tracciato a lunetta, con raccordi d'angolo arrotondati. Lungo il cortile interno del ridotto, al centro della facciata, sporge un corpo su pianta trapezoidale che contiene la scala e i servizi igienici. Sui due piani, nei locali a volta, sono disposti i ricoveri per la numerosa guarnigione e le varie funzioni logistiche, che rendevano l'opera autosufficiente. Il fronte principale del ridotto è ordinato per la difesa, su ogni piano, con galleria perimetrale a feritoie per fucilieri. Sul fronte secondario, concavo, il cortile è chiuso da un muro rettilineo di sicurezza. Nel mezzo, ai lati del passaggio per l'accesso al cortile, altri due muri paralleli si collegano alle casematte del fronte di gola, delimitando un ulteriore compartimento di sicurezza. Il tutto forma un doppio recinto a feritoie che, assieme alle gallerie per fucilieri del fronte principale, assicurava la difesa progressiva dell'opera. Inoltre tre pozzi per le riserve d'acqua sono collocati agli angoli del piazzale interno, in nicchie casamattate. Attorno al ridotto, il grande terrapieno si eleva sull'impianto a lunetta pentagonale, e copre in aderenza anche l'intero fronte di gola. Le postazioni di combattimento per l'artiglieria da fortezza, a cielo aperto, sono protette da numerose traverse, in parte casamattate. All'esterno, completavano l'opera la scarpa a pendenza naturale, rivestita dal muro aderente solo in corrispondenza delle tre caponiere. Dall'esterno, verso il fronte principale, si percepisce l'architettura di terra, con masse dai profili ben modellati dalla geometria del defilamento, mentre le opere murarie sono completamente sottratte alla vista. Nel fronte di gola, secondo un modello classico, spiccano i portali monumentali, inseriti nelle severe membrature murarie. Nel nucleo del forte il ridotto assume duplice fisionomia: fortificatoria, nel prospetto esterno, convesso, con la serrata sequenza di feritoie su due ordini; quasi civile, nel prospetto concavo interno, che affaccia sulla corte, con la successione di bifore a sesto ribassato. Una rarità costruttiva la si incontra nelle poterne principali, coperte da volte di laterizio a gradoni discendenti e con il tratto terminale a volta gotica. Ciottoli e listati di laterizio (come nella tradizione costruttiva del medioevo veronese) rivestono i muri di controscarpa, mentre il tufo di Verona riveste gli altri edifici del forte, conferendogli un aspetto di straordinaria saldezza. L'armamento della fortificazione consisteva in: 5 cannoni ad anima rigata da 9 cm a retrocarica 3 cannoni ad anima rigata da 9,5 cm ad avancarica 22 cannoni di diverso calibro ad anima liscia Riserve di munizioni: 52 500 kg di polveri. Il presidio in caso di guerra della fortificazione consisteva in: 300 fanti 68 artiglieri Era inoltre possibile disporre un presidio di emergenza di 400 uomini. Verona Monumenti di Verona Sistema difensivo di Verona

Forte Tomba
Forte Tomba

Forte Tomba, chiamato originariamente Werk Stadion, è una fortificazione posta a sud di Verona, parte del complesso sistema difensivo cittadino e più in particolare del secondo campo trincerato di pianura, messo in opera tra 1859 e 1866. La struttura fortificata fu realizzata tra 1860 e 1861 e i lavori furono diretti dall’Imperiale Regio Ufficio delle Fortificazioni di Verona. Nei primi anni cinquanta del Novecento, per dare lavoro ai disoccupati, vennero completamente spianate le opere di terra del forte, colmando il fosso, mentre negli anni seguente venne sventrato il ridotto per rettificare la strada proveniente da Ostiglia; infine lo stato di conservazione del forte è ulteriormente peggiorata negli anni novanta, quando fu costruito lo svincolo della tangenziale Sud. Il forte venne intitolato al feldmaresciallo Philipp von Stadion. Il forte, a tracciato poligonale (un sistema poligonale misto tipico della scuola fortificatoria neotedesca) con ridotto centrale, era collocato in aperta campagna, circa 700 metri oltre il borgo di Tomba. Era situato a cavaliere della strada postale per Ostiglia, che obbligava ad aggirarlo, prendendola con tiri d'infilata e di fianco. Faceva sistema con il forte Azzano, sull'ala destra, mentre sull'ala sinistra, assente il quinto forte di prima linea presso la riva dell'Adige, incrociava i tiri delle nuove artiglierie da fortezza con il forte San Michele, sulla riva sinistra. L'intervallo tra il forte e l'Adige era presidiato, in seconda linea, dalla torre Tombetta e dal forte Santa Caterina. Si trattava del forte maggiormente armato della prima linea, e le sue artiglierie da fortezza battevano di fronte e di fianco le strade provenienti da Ostiglia e da Legnago e il corso discendente dell'Adige, esercitando una potente azione di combattimento contro le operazioni nemiche di passaggio dell'Adige o di investimento della piazzaforte da sud. Il forte Tomba è simile, per impianto architettonico e caratteristiche tecnico-logistiche, ai forti Lugagnano e Dossobuono ma se ne distingue, tuttavia, per le maggiori dimensioni d'insieme: il fronte di gola misura infatti 232 metri, rispetto ai 200/204 metri degli altri due forti. L'ingresso al forte fu risolto dal progettista con una disposizione complessa, coordinata al doppio recinto di sicurezza interno. Nel terrapieno del fronte di gola rettilineo era inserita un'opera casamattata, alla quale era innestata la caponiera di gola, per artiglieria e fucileria, che difendeva l'accesso. La strada di accesso si sdoppiava quindi davanti alla caponiera arrotondata, in direzione dei due portali laterali, simmetrici, preceduti dal ponte levatoio. Dai due portali ad arco si accedeva al piazzale interno, sotto il tiro dei fucilieri. Al centro del forte si elevava, su due piani e con copertura casamattata, il ridotto a corpo lineare, piegato sul tracciato a lunetta, con raccordi d'angolo arrotondati. Lungo il cortile interno del ridotto, al centro della facciata, sporgeva un corpo su pianta trapezoidale contenente la scala e i servizi igienici. Sui due piani, nei locali a volta, erano disposti i ricoveri per la numerosa guarnigione e le varie funzioni logistiche, che rendevano l'opera autosufficiente. Il fronte principale del ridotto era ordinato per la difesa, su ogni piano, con galleria perimetrale a feritoie per fucilieri. Sul fronte secondario, concavo, il cortile era chiuso da un muro rettilineo di sicurezza. Nel mezzo, ai lati del passaggio per l'accesso al cortile, altri due muri paralleli si collegavano alle casematte del fronte di gola, delimitando un ulteriore compartimento di sicurezza. Il tutto formava un doppio recinto a feritoie che, assieme alle gallerie per fucilieri del fronte principale, assicurava la difesa progressiva dell'opera. Inoltre tre pozzi per le riserve d'acqua erano collocati agli angoli del piazzale interno, in nicchie casamattate. Attorno al ridotto, il grande terrapieno si elevava sull'impianto a lunetta pentagonale, e copriva in aderenza anche l'intero fronte di gola. Le postazioni di combattimento per l'artiglieria da fortezza, a cielo aperto, erano protette da numerose traverse, in parte casamattate. All'esterno, completavano l'opera la scarpa a pendenza naturale, rivestita dal muro aderente solo in corrispondenza delle tre caponiere. Dall'esterno, verso il fronte principale, si percepiva l'architettura di terra, con masse dai profili ben modellati dalla geometria del defilamento, mentre le opere murarie erano completamente sottratte alla vista. Nel fronte di gola, secondo un modello classico, spiccavano i portali monumentali, inseriti nelle severe membrature murarie. Nel nucleo del forte il ridotto assumeva duplice fisionomia: fortificatoria, nel prospetto esterno, convesso, con la serrata sequenza di feritoie su due ordini; quasi civile, nel prospetto concavo interno, che affacciava sulla corte, con la successione di bifore a sesto ribassato. Una rarità costruttiva la si incontrava nelle poterne principali, coperte da volte di laterizio a gradoni discendenti e con il tratto terminale a volta gotica. Ciottoli e listati di laterizio (come nella tradizione costruttiva del medioevo veronese) rivestivano i muri di controscarpa, mentre il tufo di Verona rivestiva gli altri edifici del forte, conferendogli un aspetto di straordinaria saldezza. L'armamento della fortificazione consisteva in: 6 cannoni ad anima rigata da 9 cm a retrocarica 6 cannoni ad anima liscia da 9,5 cm ad avancarica 20 cannoni di diverso calibro ad anima liscia 2 mortai Riserve di munizioni: 52 500 kg di polveri. Il presidio in caso di guerra della fortificazione consisteva in: 375 fanti 72 artiglieri Era inoltre possibile disporre un presidio di emergenza di 616 uomini. Verona Monumenti di Verona Sistema difensivo di Verona

Chiesa della Madonna di Lourdes (Vigasio)

La chiesa della Madonna di Lourdes è la chiesa parrocchiale di Forette, frazione del Comune di Vigasio, in provincia e diocesi di Verona; fa parte del vicariato di Villafranca-Valeggio, precisamente dell'Unità Pastorale Castel d'Azzano-Vigasio. La chiesa, sede della parrocchia di San Martino di Forette, fu edificata tra il 1957 e il 1958 su progetto dell'architetto Gelindo Giacomello. L'edificio sacro sostituì la vecchia chiesa del paese, divenuta parrocchiale il 24 marzo 1930, chiusa al culto e divenuta teatro parrocchiale nel 1961. Nel 1960 fu posato il pavimento del presbiterio, mentre nel 1961 fu terminata la pavimentazione dell'aula. Martedì 11 febbraio 1964 la chiesa fu consacrata dal vescovo di Verona (in seguito Venerabile) Giuseppe Carraro. Nel pomeriggio dello stesso giorno, il presidente della Commissione diocesana per la musica sacra, mons. Perobelli, benedì e inaugurò l'organo della ditta Fratelli Marchiori di Padova La facciata a capanna, rivolta a nord e anticipata da un'ampia scalinata, presenta una grande parabola rovesciata, al cui interno, retto da sei pilastrini, vi è un porticato che protegge il portale rettangolare. Sopra il porticato sei monofore a parabola rovesciata introducono la luce naturale all'interno dell'edificio, mentre sul vertice della facciata è presente una croce metallica. Sopra le monofore, di recente, è stata dipinta su muro un'immagine della Madonna di Lourdes. La pianta della chiesa è a croce latina, con un'unica navata e ampio transetto. Sulla navata si aprono, quattro per lato, le cappelle laterale, caratterizzate dai loro archi a parabola rovesciata. A introdurre la luce naturale vi è una serie di monofore con arco a tutto sesto nella zona superiore delle pareti laterali e del transetto. La copertura della navata, come quella del presbiterio, è composta da due falde in latero-cemento, con travetti in cemento armato a vista che la reggono. La pavimentazione è lievemente inclinata verso il presbiterio ed è composta da lastre rettangolari di marmo biancone della Lessinia, con due ampi settori, coincidenti con le zone occupate dai banchi, pavimentate con lastre di marmo rosso Verona e bordate in marmo giallo. Anche le cappelle laterali sono pavimentate in rosso Verona con soglia in marmo giallo. Ai fianchi del presbiterio altre due cappelle laterali: a sinistra quella del Sacro Cuore di Gesù, a destra quella della Madonna di Lourdes. Il presbiterio è a pianta quadrangolare, di sei gradini, in marmo rosso Verona, più alto rispetto alla navata, ed è chiuso, pur separato da essa da un'arcata, da un'abside a sviluppo poligonale a cinque lati su cui è affrescata la Madonna di Lourdes. Il primo gradino si prolunga verso la navata ed è esteso per l'intera larghezza del transetto. Il presbiterio subì ben presto un intervento di adeguamento liturgico post Concilio Vaticano II. Fu collocato un altare maggiore fisso in marmo rosso Verona e realizzati due avancorpi ai lati della scalinata, con parapetto in ferro, dove furono collocati un pulpito a destra e l'ambone a sinistra, mentre l'altare maggiore preconciliare e il tabernacolo furono conservati. Nel 2013 fu eliminato l'avancorpo destro e ridotto quello sinistro, sul quale è stato collocato un nuovo ambone in marmo rosso Verona con due parapetti laterali in marmo bianco. Inoltre, in tale occasione, è stata riposizionata la sede del presidente a lato dell'altare e spostato il fonte battesimale, in marmo rosso Verona, sul prolungamento del primo gradino del presbiterio, in posizione laterale. In precedenza si trovava nella prima cappellina a sinistra dell'ingresso. La pavimentazione del presbiterio è in marmi compositi, dalle lastre di marmo biancone a quelle di breccia rosata con profili in marmo bianco. Sul lato est del presbiterio vi è la sacrestia, mentre sul lato ovest la cappella feriale, realizzata nel 2008. Il campanile, costruito nel 1984, fu collocato sul fianco orientale della chiesa, in linea con la facciata, presenta una pianta quadrangolare ed un fusto rastremato verso l'alto, richiamando la parabola rovesciata più volte visibile nell'edificio e in facciata. La struttura è interamente in cemento armato salvo la porzione centrale del fusto rivolta verso settentrione, rivestita in mattoni a vista. Sui lati est e ovest vi sono alcuni piccoli oculi a dar luce ai piani. La cella campanaria è a tre piani e la torre risulta coronata da una croce metallica. Il concerto campanario è composto da 8 campane in LAb3 montate alla veronese ed elettrificate. Questi i dati del concerto: 1 – LAb3 – diametro 906 mm - Fusa nel 1985 da Mazzola di Valduggia (VC) 2 – SIb3 – diametro 808 mm - Fusa nel 1985 da Mazzola di Valduggia (VC) 3 – DO4 – diametro 713 mm – Fusa nel 1985 da Mazzola di Valduggia (VC) 4 – REb4 – diametro 672 mm - Fusa nel 1985 da Mazzola di Valduggia (VC) 5 – MIb4 – diametro 605 mm - Fusa nel 1985 da Mazzola di Valduggia (VC) 6 – FA4 - diametro 535 mm - Fusa nel 1985 da Mazzola di Valduggia (VC) 7 – SOL4 – diametro 470 mm - Fusa nel 1985 da Mazzola di Valduggia (VC) 8 – LAb4 – diametro 440 mm - Fusa nel 1985 da Mazzola di Valduggia (VC). Pag. 6, Forette di Vigasio. Consacrazione della nuova chiesa e inaugurazione del nuovo organo, in Verona Fedele, 9 febbraio 1964. Chiesa della Madonna di Lourdes, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Fiera di Verona
Fiera di Verona

La fiera di Verona è un complesso di padiglioni ed edifici a destinazione fieristica e congressuale che sorge nel quartiere di Borgo Roma a Verona. Il complesso ha una superficie totale di 309000 m² di cui 152000 m² di superficie espositiva coperta divisi tra 13 padiglioni. Le fiere a Verona sono testimoniate fin dal IX secolo. Degna di nota quella a cadenza annuale istituita nel 1632 dal podestà Andrea Cornaro per rilanciare l'economia cittadina dopo la terribile peste del 1630, che veniva organizzata presso la centrale piazza Bra. Le strutture tuttavia erano in legno e furono più volte distrutte da incendi, in particolare quello del 28 ottobre 1712 convinse le autorità cittadine a costruire una fiera in muratura, che sarebbe stata la prima in Italia. Fu così che nel 1722 iniziò la costruzione della fiera di Muro presso il Campo Marzio nel quartiere di Veronetta, conclusa nel dicembre 1723 e dotata di ben 124 botteghe. Le strutture edilizie della fiera furono tuttavia abbandonate gradualmente a partire dall'età napoleonica e quindi completamente demolite nel corso del XIX secolo. La storia contemporanea della fiera di Verona ha origine nell'ottobre del 1897, quando l'amministrazione comunale organizzò una prima edizione sperimentale di quella che sarebbe diventata la Fieracavalli. L'evento, che si tenne in piazza Cittadella, fu un successo e l'amministrazione comunale decise di renderlo semestrale. Per ospitare la fiera l'anno successivo fu pertanto necessario individuare un luogo idoneo dove poter installare un sufficiente numero di scuderie: inizialmente si pensò di utilizzare gli orti del barone Weil-Wess, situati sul retro del suo palazzo prospiciente l'attuale corso Porta Nuova, ma alla fine si optò per gli orti di Biadego, da alcuni anni entrata nelle proprietà comunali, posta subito al di fuori delle mura comunali di Verona, tra il fiume Adige e l'attuale via del Pontiere. Il 28 dicembre 1897 il Consiglio Comunale approvò il piano per la costruzione del nuovo campo fiera, che prevedeva: la demolizione di parte dei fabbricati di un convento per creare un nuovo accesso e la costruzione di 27 scuderie e di tutti i servizi necessari. Visto il sempre maggior successo della fiera nel corso degli anni successivi furono realizzate ulteriori grandi scuderie tanto che nel 1902 la capacità delle stesse era salita a 730 cavalli. Con la continua crescita della fiera divenne urgente la costruzione di un nuovo ingresso lungo l'attuale via del Pontiere, ancora esistente. L'Amministrazione guidata da Eugenio Gallizioli incaricò nel 1914 l'ingegnere Alfonso Modonesi, direttore dell'ufficio tecnico comunale, di redigere un progetto, approvato immediatamente dal Consiglio Comunale ma che, tuttavia, rimase momentaneamente sulla carta. Nel 1926 l'Amministrazione ripropose il progetto di Modonesi, che venne approvato e subito appaltato, tanto che i lavori del primo lotto si conclusero nel novembre 1927, anno in cui la Fiera Cavalli fu riconosciuta tramite regio decreto come Fiera Nazionale dell'Agricoltura. Con la fine dei lavori del primo lotto venne immediatamente appaltato il corpo di destra dell'ingresso, che venne completato nell'agosto 1928. Nel 1930 la Fiera, che era cresciuta tanto da estendersi in tutta l'area, comprese via Pallone, piazza Bra e piazza Cittadella, era ormai gestita con difficoltà dal Comune, così venne posta sotto la gestione di un Ente Autonomo dedicato. Durante la seconda guerra mondiale i bombardamenti alleati causarono molti danni alle strutture della fiera, così nel 1948 fu definitivamente trasferita nella nuova Zona Agricolo-Industriale (ZAI) a sud della città, guadagnando nuovi spazi e infrastrutture che avrebbero consentito un più razionale sviluppo della sede fieristica. L'istituzione della ZAI era infatti stata pianificata in quegli anni ed al suo interno era immediatamente disponibile un'ampia area di circa 200000 m², dove sorgevano le strutture della caserma Crippa e dell'autocentro militare che erano state quasi completamente distrutte durante la guerra e il cui terreno era stato richiesto in concessione dal Comune al demanio militare. Tra gli altri aspetti positivi che furono valutati nell'individuazione di quest'area vi furono la vicinanza alla stazione di Verona Porta Nuova, l'ubicazione lungo il rettifilo che andava dal previsto casello dell'autostrada Milano-Venezia fino al centro della città, l'ampia disponibilità di vie d'accesso e la posizione centrale nella nascente Zona Agricolo-Industriale. Il quartiere fieristico venne così ideato in maniera organica con la ZAI, anche dal punto di vista urbanistico e architettonico, grazie al coordinamento dell'ufficio comunale che stava pianificando la ricostruzione della città nel dopoguerra. Il progetto di sistemazione generale della fiera fu redatto dall'architetto Plinio Marconi con il supporto degli ingegneri Italo Avanzini e Giuseppe Palatini, sulla base delle esigenze suggerite dall'allora presidente dell'ente autonomo della fiera, l'avvocato Antonio Alberti: tra i principali obiettivi posti vi era quello di potere usufruire delle strutture anche nei periodi al di fuori delle fiere ed estenderne quindi la funzionalità a tutto l'anno. L'attuazione del nuovo quartiere si sarebbe dovuto svolgere per gradi, tuttavia l'urgenza della ricostruzione e la scarsa attenzione per un contesto che, al tempo, era periferico, portarono all'edificazione disorganica di diversi padiglioni senza una caratterizzazione precisa. L’unico elemento che spicca è il l'Agricenter, poi ridenominato Palaexpo, costruito tra il 1985 e il 1988 sul fronte di viale del Lavoro, che con la sua grossa mole e con la torre per uffici condiziona la vista principale della fiera dal lato della città. Un tentativo di trasformare il fronte principale fu affrontato dall'architetto Aldo Rossi nel 1996, che propose un nuovo blocco contenente un padiglione e un'aula congressuale collocato lungo l'asse dell'Agricenter, con quest'ultimo che veniva connesso alla città tramite ponti pedonali che avrebbero dovuto attraversare viale del Lavoro. Il progetto, dall'aspetto monumentale, rimase tuttavia su carta. Agli inizi degli anni duemila l'ente Fiera decise di ristrutturare la sua sede attuale, affidando il progetto allo studio GMP di Amburgo che nel 2004 consegnò il masterplan dell'intera area, che si era nel frattempo ampliata con l'acquisizione di ulteriori lotti. Furono tuttavia costruiti solo i primi due padiglioni, disegnati secondo nuovi standard qualitativi, e il progetto complessivo non fu portato a termine. Tra il 2018 e il 2020 fu infine riqualificato l'ingresso Re Teodorico, utilizzato come accesso per le manifestazioni che non coinvolgono l'intera fiera, su progetto dello studio Maffeis Engineering che ha previsto la sistemazione della piazza d'accesso, coperta con nuove pensiline dalle forme organiche, eventualmente estensibile all'intero quartiere. Nel 2017 l'ente autonomo si trasformò in Veronafiere S.p.A., società avente come obbiettivo quello di rappresentare una piattaforma di promozione a livello internazionale. Nel tempo è così riuscita a presidiare i mercati mondiali attraverso una rete di 60 delegati, la società Veronafiere do Brasil, gli uffici permanenti a Shanghai e a Il Cairo, e le proprie rassegne internazionali che si svolgono negli Stati Uniti, Brasile, Russia, Cina, Nord Africa, Medio Oriente e Australia. Il quartiere fieristico, racchiuso all'interno di un grande isolato, copre una superficie totale di 309000 m², di cui 152000 m² di superficie espositiva coperta divisi tra 13 padiglioni e 157000 m² di superficie scoperta, eventualmente adibibile a esposizioni. Sono disponibili oltre 10000 posti auto e l'accessibilità è garantita da sette porte d'accesso, le principali rinominate ingresso Cangrande, ingresso San Zeno e ingresso Re Teodorico. L'Agricenter, in seguito rinominato Palaexpo, è stato edificato tra il 1985 e il 1988 lungo il fronte di viale del Lavoro. Con la sua grande mole occupa uno spazio grossomodo rettangolare di 305 × 45 metri, per una superficie di circa 30000 m² e una volumetria di circa 300000 m³. La fiera di Verona, per rimanere centrale per il mondo rurale e continuare a essere interprete delle sue esigenze, realizzò il "Centro Permanente Internazionale dell'Agricoltura", che aveva l'obiettivo di proiettare l'agricoltura verso il futuro. Questo proposito veniva perseguito attraverso l'inserimento di tre elementi all'interno di questa grande struttura: il centro congressi, in cui collocare dibattiti, convegni e seminari; il centro mercantile, in cui alternare le esposizioni e le contrattazioni dei prodotti agroalimentari; il sistema informativo, aveva infatti sede nell'Agricenter una banca dati e relativi servizi che consentivano agli operatori di rimanere aggiornati in tempo reale sulle quotazioni dei prodotti nei principali mercati. Nel 2004 lo studio GMP di Amburgo è stato incaricato di redigere un masterplan del quartiere, che prevedeva una ristrutturazione e ampliamento per fasi successive in modo da garantire la continuità delle manifestazioni fieristiche. Lo scopo del progetto era quello di modernizzare le strutture e potenziare la possibilità di allestire più eventi contemporaneamente, oltre che a migliorare l'attrattività e l'aspetto generale del quartiere. Il progetto si svolgeva principalmente verso sud, dove dovevano essere realizzati due nuovi ingressi, est e ovest, da affiancarsi allo storico ingresso situato a nord, nei pressi del palazzo per uffici. Dall'ingresso est sarebbe partita una lunga galleria coperta su cui si sarebbero attestati i nuovi padiglioni. Due padiglioni speciali erano inoltre previsti in prossimità dell'ingresso nord, coperto con una volta a botte e destinato a manifestazioni speciali, e dell'ingresso ovest, coperto da una vasta cupola e destinato a eventi fieristici, sportivi, politici e di intrattenimento. Anche l'ingresso nord sarebbe stato sottoposto a un intervento di riqualificazione, in particolare l'Agricenter sarebbe stato rivestito in modo da diventare un grande pannello per pubblicità alla base del quale, verso viale del Lavoro, era prevista un'ampia vasca d'acqua. Di questo complesso masterplan vennero tuttavia realizzati solo due padiglioni, ultimati nel 2006. I due padiglioni, comprensivi di una galleria di servizio, occupano una superficie di 20000 m² e sono coperti da ampie travi metalliche per consentire, con le loro ampie luci, la massima libertà di allestimento degli spazi. I padiglioni hanno inoltre la possibilità, a seconda delle esigenze, di essere illuminati con luce naturale oppure di essere completamente oscurati. Nel 2018 è stata commissionata a Maffeis Engineering la riqualificazione dell'ingresso Re Teodorico, che viene usualmente utilizzato per manifestazioni di richiamo ma che interessano solamente la porzione sud del quartiere fieristico. L'elemento principale è una grande copertura formata da pensiline dalle forme organiche di 6700 m², terminata nel 2020, che diventa un elemento fortemente riconoscibile da utilizzare sia come percorso coperto verso i padiglioni sia come luogo di incontro e sosta per i visitatori, eventualmente estensibile all'intero quartiere. Le pensiline sono composte da pilastri d'acciaio che si ramificano per sostenere la copertura, caratterizzata da cuscini in etilene tetrafluoroetilene (ETFE), un materiale versatile, trasparente e autopulente: il suo utilizzo ha conferito leggerezza e trasparenza alla copertura, oltre che un certo dinamismo grazie alla scelta di utilizzare differenti gradazioni di opacità. Le principali manifestazioni fieristiche includono: Fieragricola: rassegna internazionale di agricoltura Fieracavalli: dal 1898 punto di riferimento dei prodotti di allevamento equino Marmomac: fiera dedicata alle aziende del settore lapideo Vinitaly: salone internazionale del vino e dei distillati Samoter: salone dedicato al mondo delle macchine per costruzioni Negli anni i prodotti sono aumentati e includono anche manifestazioni quali ArtVerona (fiera d'arte moderna e contemporanea), Elettroexpo (fiera dell'elettronica, dell'informatica e del radioamatore), Enolitech (salone delle tecniche per la viticoltura, l'enologia e delle tecnologie olivicole ed olearie), Innovabiomed (al servizio dell'industria biomedicale), JOB&Orienta (salone dell'orientamento, della scuola, della formazione e del lavoro), Model Expo Italy (fiera del modellismo statico, dinamico e del gioco), Motor Bike Expo (fiera della moto personalizzata), Progetto Fuoco (mostra biennale sul riscaldamento a legna, pellet e biomasse), Sol&Agrifood (salone dell'olio extravergine di oliva e dell'agroalimentare di qualità) e diversi altre. Il nuovo quartiere della fiera di Verona (PDF), Verona, Ente autonomo per le fiere dell'agricoltura e dei cavalli, 1947, ISBN non esistente. Marzia Guastella, Laura Bonadiman e Giorgia Negri, Verso Sud, in ArchitettiVerona, vol. 02, n. 121, Verona, Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona, aprile/giugno 2020, pp. 76-79. Stefano Lodi, La Fiera di «muro» nel Campo Marzio di Verona, in ArchitettiVerona, vol. 02, n. 117, Verona, Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona, aprile/giugno 2019, pp. 54-59. Volkwin Marg, Nuova fiera di Verona: il progetto, in ArchitettiVerona, vol. 01, n. 78, Verona, Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona, gennaio/aprile 2007, pp. 12-21. Alberto Vignolo, Oltre il recinto. Opportunità e limiti dell'organismo fieristico, in ArchitettiVerona, vol. 01, n. 78, Verona, Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona, gennaio/aprile 2007, pp. 30-33. Alberto Vignolo, Fiera. Una problematica centralità, in ArchitettiVerona, vol. 02, n. 84, Verona, Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona, maggio/agosto 2009, pp. 73-74. Verona Fiera di Muro Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fiera di Verona Sito ufficiale Veronafiere, su veronafiere.it.

Golosine
Golosine

Golosine è uno dei quartieri a sud di Verona che fa parte della circoscrizione 4. Il quartiere è abitato da 14.828 persone. Dista all'incirca 2,5-3 km dal centro, raggiungibile tramite alcune linee di autobus pubblici. Per effetto dell'incremento demografico si sta sviluppando velocemente con servizi ed attrezzature adeguate. È previsto il riassetto della zona confinante con il Quartiere Fieristico a sud di Verona così come indicato nel nuovo PAT (Piano Assetto Territoriale) lungo l'asse Viale Piave-Viale del Lavoro con la costruzione di nuovi insediamenti commerciali, sistemazione degli ex magazzini generali, con l'aumento delle zone verdi e la realizzazione di nuovi parcheggi per l'Ente Fieristico. Raggiungibile con gli autobus del servizio urbano ATV 23,24,73 e 62 e con gli autobus serali 91 e 98. Nel Medioevo la zona era ricoperta di boschi molto vasti, luogo di caccia, ma anche rifugio di briganti. Al limite del bosco c'era un'osteria con annessa casa chiusa al piano superiore, gestita da due sorelle, dette "le golosine" per le loro abilità amatorie e culinarie, da cui il nome dell'attuale quartiere. L'osteria si trovava alla fine dell'attuale via Golosine, all'attuale civico 153 Vedi l'edificio che ha dato il nome al quartiere Il confine Nord del quartiere è segnato dall'antica linea ferroviaria Verona Bologna, che divide le Golosine dal quartiere Santa Lucia. In questo quartiere è cresciuto il celebre attore, cantante e membro-fondatore dei Gatti di Vicolo Miracoli Umberto Smaila. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Golosine