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Golosine

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Golosine è uno dei quartieri a sud di Verona che fa parte della circoscrizione 4. Il quartiere è abitato da 14.828 persone. Dista all'incirca 2,5-3 km dal centro, raggiungibile tramite alcune linee di autobus pubblici. Per effetto dell'incremento demografico si sta sviluppando velocemente con servizi ed attrezzature adeguate. È previsto il riassetto della zona confinante con il Quartiere Fieristico a sud di Verona così come indicato nel nuovo PAT (Piano Assetto Territoriale) lungo l'asse Viale Piave-Viale del Lavoro con la costruzione di nuovi insediamenti commerciali, sistemazione degli ex magazzini generali, con l'aumento delle zone verdi e la realizzazione di nuovi parcheggi per l'Ente Fieristico. Raggiungibile con gli autobus del servizio urbano ATV 23,24,73 e 62 e con gli autobus serali 91 e 98. Nel Medioevo la zona era ricoperta di boschi molto vasti, luogo di caccia, ma anche rifugio di briganti. Al limite del bosco c'era un'osteria con annessa casa chiusa al piano superiore, gestita da due sorelle, dette "le golosine" per le loro abilità amatorie e culinarie, da cui il nome dell'attuale quartiere. L'osteria si trovava alla fine dell'attuale via Golosine, all'attuale civico 153 Vedi l'edificio che ha dato il nome al quartiere Il confine Nord del quartiere è segnato dall'antica linea ferroviaria Verona Bologna, che divide le Golosine dal quartiere Santa Lucia. In questo quartiere è cresciuto il celebre attore, cantante e membro-fondatore dei Gatti di Vicolo Miracoli Umberto Smaila. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Golosine

Estratto dall'articolo di Wikipedia Golosine (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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Via Ottavio Caccia, Verona Golosine

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Santa Maria Assunta

Via Ottavio Caccia
37136 Verona, Golosine
Veneto, Italia
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Forte Palio
Forte Palio

Forte Palio, chiamato originariamente Werk Alt Wratislaw, è stata una fortificazione posta a sud di Verona, parte del complesso sistema difensivo cittadino e più in particolare del primo campo trincerato di pianura, messo in opera tra 1848 e 1856. Il forte fu realizzato tra 1848 e 1850 e completato del muro distaccato alla Carnot e di tre caponiere nel 1859; l'utilità del forte tuttavia diminuì già dopo il 1861, in seguito alla costruzione della linea più avanzata del secondo campo trincerato, anche se mantenne la funzione di sicurezza contro le infiltrazioni di fanteria. I lavori furono seguiti dal direttore dell'Imperiale Regio Ufficio delle Fortificazioni di Verona, il maggiore Conrad Petrasch. Intitolato al conte Johann Wratislaw von Mittrowitz, capo dello Stato Maggiore d'Armata di Josef Radetzky durante la campagna del 1848-1849, il forte venne completamente spianato e demolito nel 1912 per fare spazio al nuovo grande scalo ferroviario per le merci di Porta Nuova. Si tratta di un forte a tracciato poligonale con ridotto centrale, terrapieno con impianto asimmetrico semiottagonale e fronte di gola a leggero rientrante. Faceva sistema con i forti Santa Lucia e di Porta Nuova, situato immediatamente a est della diramazione ferroviaria per Milano e per Mantova, che prendeva con tiri d'artiglieria d'infilata. Batteva inoltre la campagna antistante tra i borghi di Santa Lucia e Tomba, nonché la strada proveniente da Mantova. Il ridotto centrale del forte era a segmento di torre cilindrica, su un solo piano, con copertura terrapienata disposta a piattaforma per l'artiglieria; anche al piano terra potevano essere collocate artiglierie in casamatta. Due tratti di muro convergenti, a delimitare il cortile di sicurezza, collegavano la semitorre al centro del fronte di gola, il cui muro formava un tamburo difensivo per fucileria e artiglieria. Sull'ala destra del fronte di gola era inserito inoltre il portale d'ingresso con l'antistante ponte levatoio. Nel piazzale interno, sulla destra, si trovava un pozzo per la riserva d'acqua del presidio. Il terrapieno semiottagonale, con le postazioni di artiglieria, era difeso al livello del fossato asciutto dal muro distaccato alla Carnot, con le tre caponiere per il fiancheggiamento di artiglieria. Adiacenti al fronte di gola due poterne mettevano in comunicazione il piazzale interno con il cammino di ronda lungo il muro alla Carnot, ordinato per fucilieri, e con le tre caponiere. All'esterno completava l'opera la controscarpa del fosso raccordato alla campagna. L'armamento della fortificazione consisteva in: 8 bocche da fuoco Il presidio in caso di guerra della fortificazione consisteva in: 60 uomini Luigi Battizocco, Forte Palio, in Verona militare: studio storico militare, Verona, H. F. Münster, 1877, p. 91, SBN IT\ICCU\RML\0110150. Verona Monumenti di Verona Sistema difensivo di Verona Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte Palio

Fiera di Verona
Fiera di Verona

La fiera di Verona è un complesso di padiglioni ed edifici a destinazione fieristica e congressuale che sorge nel quartiere di Borgo Roma a Verona. Il complesso ha una superficie totale di 309000 m² di cui 152000 m² di superficie espositiva coperta divisi tra 13 padiglioni. Le fiere a Verona sono testimoniate fin dal IX secolo. Degna di nota quella a cadenza annuale istituita nel 1632 dal podestà Andrea Cornaro per rilanciare l'economia cittadina dopo la terribile peste del 1630, che veniva organizzata presso la centrale piazza Bra. Le strutture tuttavia erano in legno e furono più volte distrutte da incendi, in particolare quello del 28 ottobre 1712 convinse le autorità cittadine a costruire una fiera in muratura, che sarebbe stata la prima in Italia. Fu così che nel 1722 iniziò la costruzione della fiera di Muro presso il Campo Marzio nel quartiere di Veronetta, conclusa nel dicembre 1723 e dotata di ben 124 botteghe. Le strutture edilizie della fiera furono tuttavia abbandonate gradualmente a partire dall'età napoleonica e quindi completamente demolite nel corso del XIX secolo. La storia contemporanea della fiera di Verona ha origine nell'ottobre del 1897, quando l'amministrazione comunale organizzò una prima edizione sperimentale di quella che sarebbe diventata la Fieracavalli. L'evento, che si tenne in piazza Cittadella, fu un successo e l'amministrazione comunale decise di renderlo semestrale. Per ospitare la fiera l'anno successivo fu pertanto necessario individuare un luogo idoneo dove poter installare un sufficiente numero di scuderie: inizialmente si pensò di utilizzare gli orti del barone Weil-Wess, situati sul retro del suo palazzo prospiciente l'attuale corso Porta Nuova, ma alla fine si optò per gli orti di Biadego, da alcuni anni entrata nelle proprietà comunali, posta subito al di fuori delle mura comunali di Verona, tra il fiume Adige e l'attuale via del Pontiere. Il 28 dicembre 1897 il Consiglio Comunale approvò il piano per la costruzione del nuovo campo fiera, che prevedeva: la demolizione di parte dei fabbricati di un convento per creare un nuovo accesso e la costruzione di 27 scuderie e di tutti i servizi necessari. Visto il sempre maggior successo della fiera nel corso degli anni successivi furono realizzate ulteriori grandi scuderie tanto che nel 1902 la capacità delle stesse era salita a 730 cavalli. Con la continua crescita della fiera divenne urgente la costruzione di un nuovo ingresso lungo l'attuale via del Pontiere, ancora esistente. L'Amministrazione guidata da Eugenio Gallizioli incaricò nel 1914 l'ingegnere Alfonso Modonesi, direttore dell'ufficio tecnico comunale, di redigere un progetto, approvato immediatamente dal Consiglio Comunale ma che, tuttavia, rimase momentaneamente sulla carta. Nel 1926 l'Amministrazione ripropose il progetto di Modonesi, che venne approvato e subito appaltato, tanto che i lavori del primo lotto si conclusero nel novembre 1927, anno in cui la Fiera Cavalli fu riconosciuta tramite regio decreto come Fiera Nazionale dell'Agricoltura. Con la fine dei lavori del primo lotto venne immediatamente appaltato il corpo di destra dell'ingresso, che venne completato nell'agosto 1928. Nel 1930 la Fiera, che era cresciuta tanto da estendersi in tutta l'area, comprese via Pallone, piazza Bra e piazza Cittadella, era ormai gestita con difficoltà dal Comune, così venne posta sotto la gestione di un Ente Autonomo dedicato. Durante la seconda guerra mondiale i bombardamenti alleati causarono molti danni alle strutture della fiera, così nel 1948 fu definitivamente trasferita nella nuova Zona Agricolo-Industriale (ZAI) a sud della città, guadagnando nuovi spazi e infrastrutture che avrebbero consentito un più razionale sviluppo della sede fieristica. L'istituzione della ZAI era infatti stata pianificata in quegli anni ed al suo interno era immediatamente disponibile un'ampia area di circa 200000 m², dove sorgevano le strutture della caserma Crippa e dell'autocentro militare che erano state quasi completamente distrutte durante la guerra e il cui terreno era stato richiesto in concessione dal Comune al demanio militare. Tra gli altri aspetti positivi che furono valutati nell'individuazione di quest'area vi furono la vicinanza alla stazione di Verona Porta Nuova, l'ubicazione lungo il rettifilo che andava dal previsto casello dell'autostrada Milano-Venezia fino al centro della città, l'ampia disponibilità di vie d'accesso e la posizione centrale nella nascente Zona Agricolo-Industriale. Il quartiere fieristico venne così ideato in maniera organica con la ZAI, anche dal punto di vista urbanistico e architettonico, grazie al coordinamento dell'ufficio comunale che stava pianificando la ricostruzione della città nel dopoguerra. Il progetto di sistemazione generale della fiera fu redatto dall'architetto Plinio Marconi con il supporto degli ingegneri Italo Avanzini e Giuseppe Palatini, sulla base delle esigenze suggerite dall'allora presidente dell'ente autonomo della fiera, l'avvocato Antonio Alberti: tra i principali obiettivi posti vi era quello di potere usufruire delle strutture anche nei periodi al di fuori delle fiere ed estenderne quindi la funzionalità a tutto l'anno. L'attuazione del nuovo quartiere si sarebbe dovuto svolgere per gradi, tuttavia l'urgenza della ricostruzione e la scarsa attenzione per un contesto che, al tempo, era periferico, portarono all'edificazione disorganica di diversi padiglioni senza una caratterizzazione precisa. L’unico elemento che spicca è il l'Agricenter, poi ridenominato Palaexpo, costruito tra il 1985 e il 1988 sul fronte di viale del Lavoro, che con la sua grossa mole e con la torre per uffici condiziona la vista principale della fiera dal lato della città. Un tentativo di trasformare il fronte principale fu affrontato dall'architetto Aldo Rossi nel 1996, che propose un nuovo blocco contenente un padiglione e un'aula congressuale collocato lungo l'asse dell'Agricenter, con quest'ultimo che veniva connesso alla città tramite ponti pedonali che avrebbero dovuto attraversare viale del Lavoro. Il progetto, dall'aspetto monumentale, rimase tuttavia su carta. Agli inizi degli anni duemila l'ente Fiera decise di ristrutturare la sua sede attuale, affidando il progetto allo studio GMP di Amburgo che nel 2004 consegnò il masterplan dell'intera area, che si era nel frattempo ampliata con l'acquisizione di ulteriori lotti. Furono tuttavia costruiti solo i primi due padiglioni, disegnati secondo nuovi standard qualitativi, e il progetto complessivo non fu portato a termine. Tra il 2018 e il 2020 fu infine riqualificato l'ingresso Re Teodorico, utilizzato come accesso per le manifestazioni che non coinvolgono l'intera fiera, su progetto dello studio Maffeis Engineering che ha previsto la sistemazione della piazza d'accesso, coperta con nuove pensiline dalle forme organiche, eventualmente estensibile all'intero quartiere. Nel 2017 l'ente autonomo si trasformò in Veronafiere S.p.A., società avente come obbiettivo quello di rappresentare una piattaforma di promozione a livello internazionale. Nel tempo è così riuscita a presidiare i mercati mondiali attraverso una rete di 60 delegati, la società Veronafiere do Brasil, gli uffici permanenti a Shanghai e a Il Cairo, e le proprie rassegne internazionali che si svolgono negli Stati Uniti, Brasile, Russia, Cina, Nord Africa, Medio Oriente e Australia. Il quartiere fieristico, racchiuso all'interno di un grande isolato, copre una superficie totale di 309000 m², di cui 152000 m² di superficie espositiva coperta divisi tra 13 padiglioni e 157000 m² di superficie scoperta, eventualmente adibibile a esposizioni. Sono disponibili oltre 10000 posti auto e l'accessibilità è garantita da sette porte d'accesso, le principali rinominate ingresso Cangrande, ingresso San Zeno e ingresso Re Teodorico. L'Agricenter, in seguito rinominato Palaexpo, è stato edificato tra il 1985 e il 1988 lungo il fronte di viale del Lavoro. Con la sua grande mole occupa uno spazio grossomodo rettangolare di 305 × 45 metri, per una superficie di circa 30000 m² e una volumetria di circa 300000 m³. La fiera di Verona, per rimanere centrale per il mondo rurale e continuare a essere interprete delle sue esigenze, realizzò il "Centro Permanente Internazionale dell'Agricoltura", che aveva l'obiettivo di proiettare l'agricoltura verso il futuro. Questo proposito veniva perseguito attraverso l'inserimento di tre elementi all'interno di questa grande struttura: il centro congressi, in cui collocare dibattiti, convegni e seminari; il centro mercantile, in cui alternare le esposizioni e le contrattazioni dei prodotti agroalimentari; il sistema informativo, aveva infatti sede nell'Agricenter una banca dati e relativi servizi che consentivano agli operatori di rimanere aggiornati in tempo reale sulle quotazioni dei prodotti nei principali mercati. Nel 2004 lo studio GMP di Amburgo è stato incaricato di redigere un masterplan del quartiere, che prevedeva una ristrutturazione e ampliamento per fasi successive in modo da garantire la continuità delle manifestazioni fieristiche. Lo scopo del progetto era quello di modernizzare le strutture e potenziare la possibilità di allestire più eventi contemporaneamente, oltre che a migliorare l'attrattività e l'aspetto generale del quartiere. Il progetto si svolgeva principalmente verso sud, dove dovevano essere realizzati due nuovi ingressi, est e ovest, da affiancarsi allo storico ingresso situato a nord, nei pressi del palazzo per uffici. Dall'ingresso est sarebbe partita una lunga galleria coperta su cui si sarebbero attestati i nuovi padiglioni. Due padiglioni speciali erano inoltre previsti in prossimità dell'ingresso nord, coperto con una volta a botte e destinato a manifestazioni speciali, e dell'ingresso ovest, coperto da una vasta cupola e destinato a eventi fieristici, sportivi, politici e di intrattenimento. Anche l'ingresso nord sarebbe stato sottoposto a un intervento di riqualificazione, in particolare l'Agricenter sarebbe stato rivestito in modo da diventare un grande pannello per pubblicità alla base del quale, verso viale del Lavoro, era prevista un'ampia vasca d'acqua. Di questo complesso masterplan vennero tuttavia realizzati solo due padiglioni, ultimati nel 2006. I due padiglioni, comprensivi di una galleria di servizio, occupano una superficie di 20000 m² e sono coperti da ampie travi metalliche per consentire, con le loro ampie luci, la massima libertà di allestimento degli spazi. I padiglioni hanno inoltre la possibilità, a seconda delle esigenze, di essere illuminati con luce naturale oppure di essere completamente oscurati. Nel 2018 è stata commissionata a Maffeis Engineering la riqualificazione dell'ingresso Re Teodorico, che viene usualmente utilizzato per manifestazioni di richiamo ma che interessano solamente la porzione sud del quartiere fieristico. L'elemento principale è una grande copertura formata da pensiline dalle forme organiche di 6700 m², terminata nel 2020, che diventa un elemento fortemente riconoscibile da utilizzare sia come percorso coperto verso i padiglioni sia come luogo di incontro e sosta per i visitatori, eventualmente estensibile all'intero quartiere. Le pensiline sono composte da pilastri d'acciaio che si ramificano per sostenere la copertura, caratterizzata da cuscini in etilene tetrafluoroetilene (ETFE), un materiale versatile, trasparente e autopulente: il suo utilizzo ha conferito leggerezza e trasparenza alla copertura, oltre che un certo dinamismo grazie alla scelta di utilizzare differenti gradazioni di opacità. Le principali manifestazioni fieristiche includono: Fieragricola: rassegna internazionale di agricoltura Fieracavalli: dal 1898 punto di riferimento dei prodotti di allevamento equino Marmomac: fiera dedicata alle aziende del settore lapideo Vinitaly: salone internazionale del vino e dei distillati Samoter: salone dedicato al mondo delle macchine per costruzioni Negli anni i prodotti sono aumentati e includono anche manifestazioni quali ArtVerona (fiera d'arte moderna e contemporanea), Elettroexpo (fiera dell'elettronica, dell'informatica e del radioamatore), Enolitech (salone delle tecniche per la viticoltura, l'enologia e delle tecnologie olivicole ed olearie), Innovabiomed (al servizio dell'industria biomedicale), JOB&Orienta (salone dell'orientamento, della scuola, della formazione e del lavoro), Model Expo Italy (fiera del modellismo statico, dinamico e del gioco), Motor Bike Expo (fiera della moto personalizzata), Progetto Fuoco (mostra biennale sul riscaldamento a legna, pellet e biomasse), Sol&Agrifood (salone dell'olio extravergine di oliva e dell'agroalimentare di qualità) e diversi altre. Il nuovo quartiere della fiera di Verona (PDF), Verona, Ente autonomo per le fiere dell'agricoltura e dei cavalli, 1947, ISBN non esistente. Marzia Guastella, Laura Bonadiman e Giorgia Negri, Verso Sud, in ArchitettiVerona, vol. 02, n. 121, Verona, Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona, aprile/giugno 2020, pp. 76-79. Stefano Lodi, La Fiera di «muro» nel Campo Marzio di Verona, in ArchitettiVerona, vol. 02, n. 117, Verona, Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona, aprile/giugno 2019, pp. 54-59. Volkwin Marg, Nuova fiera di Verona: il progetto, in ArchitettiVerona, vol. 01, n. 78, Verona, Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona, gennaio/aprile 2007, pp. 12-21. Alberto Vignolo, Oltre il recinto. Opportunità e limiti dell'organismo fieristico, in ArchitettiVerona, vol. 01, n. 78, Verona, Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona, gennaio/aprile 2007, pp. 30-33. Alberto Vignolo, Fiera. Una problematica centralità, in ArchitettiVerona, vol. 02, n. 84, Verona, Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona, maggio/agosto 2009, pp. 73-74. Verona Fiera di Muro Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fiera di Verona Sito ufficiale Veronafiere, su veronafiere.it.

Campo di aviazione di Verona-Tombetta
Campo di aviazione di Verona-Tombetta

Il campo di aviazione di Verona-Tombetta fu uno dei primi aeroporti d'Italia, il primo aeroporto di Verona fino ai primi anni venti. Verso la fine del 1914, si costituì il primo campo di Verona situato a Tombetta. Il campo era situato di fronte al santuario di Santa Teresa di Gesù Bambino tra le attuali via Scuderlando e viale Agricoltura. Era delimitato a nord dalla Stazione di Verona Porta Nuova e dalla linea ferroviaria per Trento, a sud dall'attuale Via Mantovana, ad ovest dalle attuali Via Guerrieri - Via Albere ed ad est dall'attuale Via Aeroporto. Vi fu costruito un hangar tipo Gioia e una piccola casermetta ad uso officina, con la truppa alloggiata nel Forte Porta Nuova. Nell'agosto-settembre si mise mano a diverse altre costruzioni di hangars. Nell'agosto-settembre vennero costruiti di hangars, tanto nella pista di Tombetta quanto nella Piazza d'Armi, prossima alla Stazione di Verona Porta Nuova e confinante con l'altro campo. Verso la fine del 1916 il campo poteva ospitare 6 o 7 squadriglie. La pista da volo era in terra battuta. L'aeroporto fu impiegato per tutto il conflitto ed ospitò numerosi reparti. Il campo ospitò anche dei reparti francesi dislocati lungo il perimetro adiacente allo stradone Santa Lucia. Francesi e inglesi installarono sul campo importanti depositi e riserve per la loro aviazione contribuendo alla decisione del Comando supremo militare italiano di spostare alcuni reparti sui campi vicini di Ganfardine (poi aeroporto di Verona-Villafranca) e dell'aviosuperficie di Ca' degli Oppi. Il 20 giugno 1917 venne bombardato da una squadriglia aerea austriaca partita dall'aeroporto militare di Gardolo nel Trentino. Quando, nel maggio del 1918 i reparti di stanza a Piazza d'Armi furono trasferiti, Tombetta rimase il campo di aviazione principale di Verona ospitando oltre alla 6ª Squadriglia una sezione per la difesa aerea della città (1ª Sezione difesa su Savoia-Pomilio SP.3) fino al 12 ottobre. Il campo di Piazza d'Armi, chiamato dai francesi "Porta Nuova" fu demolito agli inizi degli anni '20 per l'edificazione dei quartieri delle Golosine, di Borgo Roma e del polo fieristico della "ZAI" (acronimo per "Zona Agricolo Industriale"). I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, AM Ufficio Storico - Roberto Gentilli e Paolo Varriale, 1999 Verona Borgo Roma Santuario di Santa Teresa di Gesù Bambino Forte Porta Nuova Stazione di Verona Porta Nuova La squadriglia, su Verona Volat, http://www.veronavolat.it. URL consultato il 2 aprile 2021.

Forte Porta Nuova
Forte Porta Nuova

Forte Porta Nuova, originariamente chiamato Werk Clam, è stata una fortificazione posta a sud di Verona, parte del complesso sistema difensivo cittadino e più in particolare del primo campo trincerato di pianura, messo in opera tra 1848 e 1856. Il forte fu realizzato tra 1848 e 1850 e completato del muro distaccato alla Carnot e di tre caponiere nel 1859; i lavori furono seguiti dal direttore dell'Imperiale Regio Ufficio delle Fortificazioni di Verona, il maggiore Conrad Petrasch. Intitolato al conte Eduard Clam-Gallas, luogotenente feldmaresciallo e comandante di brigata sotto Josef Radetzky durante la campagna del 1848-1849, il forte venne completamente spianato e demolito dopo la prima guerra mondiale. Il forte è a tracciato poligonale con ridotto centrale e ridotto di gola. L'impianto, asimmetrico a semiottagono allungato, faceva sistema con i forte Palio e la torre Tombetta, con la quale formava il cardine orientale, sull'Adige, dello schieramento fortificato. La sua posizione, già individuata nei progetti di Franz von Scholl, era di speciale importanza: il forte era infatti situato a 1 100 metri da porta Nuova, all'inizio del lungo viale alberato e al centro della congiunzione tra la strada proveniente da Mantova e la strada proveniente da Legnago, entrambe prese d'infilata dalle artiglierie dei suoi fianchi. Inoltre batteva la campagna antistante tra Santa Lucia, Tomba, Tombetta e le numerose strade campestri convergenti verso porta Nuova. Anche dopo la costruzione del secondo campo trincerato nel 1861, il forte mantenne compiti difensivi e di sicurezza, nel dominio dell'ampio settore sul rovescio dei forti Dossobuono, Azzano e Tomba. Il ridotto centrale è a segmento di torre cilindrica su un solo piano, con copertura terrapienata disposta a piattaforma per l'artiglieria; anche al piano terra, in casamatta, potevano essere collocate artiglierie. Con i successivi lavori di rafforzamento e ampliamento furono costruiti due tratti di muro convergenti, a delimitare il cortile di sicurezza, che collegavano la semitorre al grande ridotto di gola casamattato, su pianta cruciforme, in parte sporgente al centro del fronte di gola, con funzione di caponiera difensiva. Sui due fianchi contrapposti, in ampliamento, vennero inserite batterie a doppio ordine di fuoco, in casamatta e a cielo aperto. Anche il nuovo fronte di gola, con i muri a tracciato spezzato, era ordinato per la difesa d'artiglieria. In posizioni simmetriche, rispetto al ridotto di gola, erano inseriti i due portali di ingresso al forte, ciascuno con l'antistante ponte levatoio. Procedendo verso il piazzale maggiore si scorgevano gli ingressi delle due poterne. Nel cortile di sicurezza, tra i due ridotti, era situato il pozzo per la riserva d'acqua. Il terrapieno semiottagonale allungato, con le postazioni d'artiglieria, era difeso sul fondo del fossato asciutto dal muro distaccato alla Carnot, con le tre caponiere per il fiancheggiamento d'artiglieria. Le due poterne, in diretta corrispondenza con le caponiere laterali, mettevano in comunicazione il piazzale interno del forte con il cammino di ronda lungo il muro alla Carnot, ordinato per fucilieri, e con la caponiera centrale. L'armamento della fortificazione consisteva in: 14 bocche da fuoco Il presidio in caso di guerra della fortificazione consisteva in: 70 uomini Luigi Battizocco, Forte di Porta Nuova, in Verona militare: studio storico militare, Verona, H. F. Münster, 1877, p. 91, SBN IT\ICCU\RML\0110150. Verona Monumenti di Verona Sistema difensivo di Verona

Stadio Marcantonio Bentegodi
Stadio Marcantonio Bentegodi

Lo stadio Marcantonio Bentegodi è un impianto sportivo di Verona. Con 39 211 posti complessivi, di cui solo 31 045 omologati, risulta l'ottavo stadio italiano per capienza. Lo stadio è sede degli incontri interni dell'Hellas Verona. Ha inoltre ospitato le partite di Women's Champions League del Bardolino Verona, alcuni incontri di squadre giovanili, partite di rugby, manifestazioni di atletica leggera e saltuariamente anche concerti musicali. Fu progettato dall'ing. Leopoldo Baruchello secondo una soluzione molto rara nel panorama degli impianti sportivi italiani, ovvero sovrapponendo tre ordini di scalinate. Inaugurato il 15 dicembre 1963, ha sostituito il vecchio e omonimo stadio comunale che era sito nella zona di piazza Cittadella. È dotato di una pista di atletica ad otto corsie che nell'agosto del 2010 è stata rivoluzionata (la vecchia pista si era deteriorata) e sostituita da una nuova pista in asfalto, dipinta con i colori blu e giallo e aperta al pattinaggio. La sua capienza è variata nel corso degli anni, soprattutto dopo i mondiali di Italia 90 quando vennero coperti tutti i settori ed eliminati i posti liberi. Attualmente è di 42 160 posti, distribuiti su un parterre (di cui solo la parte est è oggi aperta al pubblico, limitatamente ai disabili e ai loro accompagnatori), tre anelli sovrapposti (poltronissime, tribuna e tribuna superiore) ed una tribuna stampa (182 posti). Soprannominato all'epoca della costruzione stadio dei quarantamila, il Bentegodi si presenta all'interno come un ampio anfiteatro a forma ellittica. È intitolato alla memoria di Marcantonio Bentegodi, storico benefattore dello sport veronese del XIX secolo. Progettato per rimpiazzare il vecchio "Bentegodi" che esordì nel 1910, il nuovo stadio, costato circa un miliardo di lire dell'epoca (11420000 €) fu inaugurato il 15 dicembre 1963 in occasione dell'incontro di serie B tra Verona e Venezia, vinto 1-0 da quest'ultima. L'affluenza record fu registrata il 23 gennaio 1983 in occasione di Verona-Roma, 47 896 spettatori (di cui 38 767 paganti e 9 129 abbonati). Nella stagione 1984-85 fu il teatro della conquista dello scudetto da parte del Verona, mentre nell'annata 2000-01 vide la prima promozione in Serie A del Chievo. Nel 1985 iniziarono i lavori di costruzione del terzo anello e della copertura, in vista dei Mondiali di calcio Italia 1990. Lo stadio quindi si ingrandiva ma senza una significativa variazione del numero dei posti in quanto venivano allargati i percorsi di fuga e venivano installati i seggiolini numerati. Nei Mondiali di calcio Italia 1990 il Bentegodi ha ospitato il gruppo E (Belgio, Corea del Sud, Spagna, Uruguay) e l'ottavo di finale fra Spagna e Jugoslavia. Il record di spettatori del Bentegodi ampliato e coperto si avrà il 6 novembre 1988 con un Verona-Milan da 47.798 spettatori (35.077 paganti e 12.721 abbonati), inferiore di 98 persone al record del 1983. Fu anche sede della finale del campionato di rugby 1996-97 tra Benetton Treviso e Milan, incontro vinto dai veneti per 34-29. La curva Sud è storicamente riservata ai tifosi dell'Hellas Verona, mentre dalla stagione 2015-16 la curva Nord è riservata ai supporter del Chievo, dopo una piccola "lotta" durata diversi anni per ottenere la curva che, per motivi organizzativi, il comune non concedeva loro; conseguentemente, i tifosi ospiti prendono posto nella curva Nord Superiore in occasione delle partite casalinghe degli scaligeri, e nella curva Sud Superiore in occasione delle sfide interne dei clivensi. La tribuna Ovest (lato delle panchine) è invece attrezzata per la stampa. Il terreno di gioco misura 105x68 m. Tra luglio e dicembre del 2009 sulla copertura del Bentegodi è stato installato un impianto fotovoltaico del valore di circa 4 milioni di euro e della potenza nominale di circa 1 MW (9591 m² di pannelli per una potenza di 999 kWp), diventando così il primo stadio solare d'Italia ed il più grande impianto fotovoltaico d'Italia su una struttura sportiva, grazie all'installazione di 13 328 pannelli solari; con il ricavato dall'energia prodotta vengono coperti ampiamente i costi di manutenzione dell'impianto sportivo. Il 13 ottobre 2010 l'impianto ospitò un incontro della nazionale di rugby a 15 dell'Italia, contro l'Argentina e terminato con la sconfitta degli Azzurri con il punteggio di 16 a 22. Il 6 aprile 2014 il Bentegodi ospitò per la prima, e allo stato attuale unica, volta il terzo club professionistico cittadino, il Virtus Verona, impegnato in Lega Pro contro l'Alessandria. Lo stadio Marcantonio Bentegodi è stato sede di tre incontri amichevoli della nazionale di calcio dell'Italia: il 7 aprile 1984 contro la Cecoslovacchia, terminato 1-1; il 22 aprile 1989 contro l'Uruguay, terminato anche in questo caso 1-1; il 6 giugno 2016 contro la Finlandia, vinto dagli Azzurri con il punteggio di 2-0. Dati di affluenza media spettatori delle due squadre cittadine beneficiarie dell'impianto: Stadio Marcantonio Bentegodi (1906-1963) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stadio Marcantonio Bentegodi Speciale Stadio Bentegodi su Hellastory.net, su hellastory.net. Mappa degli stadi italiani, su maps.google.it.

Chiesa di Santa Lucia Extra
Chiesa di Santa Lucia Extra

La chiesa di Santa Lucia Extra è un luogo di culto cattolico che sorge nel quartiere di Santa Lucia a Verona; si tratta di una chiesa parrocchiale facente parte del vicariato di Verona Sud nell'omonima diocesi. La storia della chiesa di Santa Lucia è stata piuttosto agitata, tanto che venne più volte distrutta e ricostruita. Il primo documento che ne fa menzione è datato 973, un atto di vendita che attesta la cessione all'oratorio di un terreno con delle case, mentre una successiva testimonianza del 1178 parla già di un convento di frati con annessa chiesa. Nel 1252 il vescovo Iacopo di Breganze autorizzò l'edificazione di una nuova chiesa in sostituzione della precedente, tuttavia nel 1260 la nuova chiesa e il convento furono rasi al suolo, probabilmente durante le scorrerie dell'esercito guidato da Ezzelino III da Romano, così la chiesa venne essere ricostruita tra il 1309 e il 1319 insieme al monastero, che questa volta venne occupato dalle monache benedettine. Altro anno importante fu il 1517, quando la Repubblica di Venezia decise, per ragioni di ordine militare, di abbattere ogni manufatto posto entro un miglio dalle mura di Verona, tra cui la chiesa e il monastero di Santa Lucia. Una nuova chiesa venne così ricostruita nel 1518 a maggiore distanza dalla città, proprio nel punto in cui sorge l'attuale edificio chiesastico. Questo venne finalmente eretto a parrocchia autonoma il 21 ottobre 1649, grazie a un decreto del vescovo Marco Giustiniani. Intorno all'inizio del XVIII secolo venne edificato il campanile, ancora oggi presente, mentre sul finire del secolo successivo iniziarono i lavori di ampliamento della chiesa; tuttavia in fase di cantiere, il 23 ottobre 1898, la chiesa subì un grave crollo, perciò l'edificio venne sostanzialmente ricostruito nella sua forma definitiva, che ancora oggi lo contraddistingue: l'edificazione del nuovo tempio fu spedita, così che il 12 aprile 1900 fu già benedetto. La consacrazione della chiesa, e di un nuovo altare, avvenne finalmente il 26 giugno 2005 ad opera del vescovo Flavio Roberto Carraro. La facciata a capanna, intonacata, è caratterizzata da due coppie di paraste ioniche che si appoggiano su una zoccolatura e reggono la trabeazione; al centro si trova invece il portale d'ingresso timpanato e più in alto un'iscrizione e una finestra semicircolare. Ai lati del portale d'ingresso si trovano due nicchie ove sono state collocate le statue di Santa Lucia e di Sant'Antonio da Padova. I muri laterali sono invece con paramento murario a vista e sono ritmati da imponenti contrafforti che si rastremano verso l'alto: essi inquadrano in basso i volumi emergenti delle cappelle e in alto le finestre semicircolari che illuminano l'aula interna. Il campanile si contraddistingue per un fusto slanciato dotato di orologio e di una cella campanaria a edicola, con quattro ampie monofore dotate di balaustra, e terminante in alto con una copertura a cipolla e quattro pinnacoli. La chiesa ha una pianta ad aula rettangolare a unica navata, con presbiterio rialzato di quattro gradini e terminante con un'abside semicircolare. I prospetti laterali sono scanditi da lesene ioniche che inquadrano delle arcate cieche alternate ad arcate contenenti, invece, le quattro cappelle laterali. Ai due lati del presbiterio si trovano una cappella feriale (a sinistra) e un'aula più piccola (a destra). Tra le varie opere d'arte all'interno si trovano alcune statue inserite entro nicchie e le pitture di Agostino Pegrassi, situate nel catino absidale e nell'arco trionfale. Verona Monumenti di Verona Chiese di Verona Diocesi di Verona Parrocchie della diocesi di Verona Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Lucia Chiesa di Santa Lucia Extra, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Santa Lucia (Verona)

Santa Lucia, anticamente paesino adiacente a Verona (la sua parrocchia è tuttora chiamata Santa Lucia extra per distinguerla dal convento di Santa Lucia intra, che ha generato il nome, dopo il testamento di Pace drappiere, ricco mercante di epoca scaligera, risanatosi dopo malattia agli occhi,e divenuto devoto della Santa. Dunque nacque un secondo convento extra perché posizionato fuori dalle antiche mura comunali, sopra il ciglione creato dall'antico deposito glaciale), è oggi un quartiere inglobato nella città stessa, posto a sud ovest dal suo centro. Il quartiere è abitato da 11.941 persone. Fa parte della Circoscrizione 4 del Comune di Verona. È molto citato in quanto teatro di una dura battaglia avvenuta il 6 maggio 1848 nell'ambito della prima guerra di indipendenza fra truppe piemontesi ed austriache, arroccate all'interno del cimitero parrocchiale e dove un monumento in localita Fenilon ne rievoca le gesta. Dopo la distruzione del quartiere a causa dei bombardamenti alleati nella seconda guerra mondiale i cittadini riuscirono a riportare in auge il quartiere, grazie al loro spirito e alla loro forza (molto probabilmente trassero ispirazione dal popolo di Roma che dopo una rovinosa sconfitta a Canne nel 216 a.C. inflittagli da Annibale Barca e il suo esercito trova la futura salvezza proprio grazie alla forza d'animo dei suoi soldati). Negli anni cinquanta è stata oggetto insieme al quartiere delle Golosine di un veloce processo di urbanizzazione, che l'ha unita al nucleo cittadino grazie alla costruzione di numerose case popolari-residenziali, le cui propaggini si estendono fino alla zona industriale, doganale ed agroalimentare. Al giorno d'oggi si nota come un grande incremento della popolazione nei precedenti anni abbia portato a diversi scontri politico-economici all'interno del quartiere. Il pittoresco campanile, con la cupola a cipolla che si slancia verso il cielo, ospita sei grosse campane in scala musicale di Re3 calante, la maggiore delle quali (di kg 1170) venne fusa dal veronese Larducci nel 1777. Essa presenta un partito decorativo minuzioso e dettagliato ed un suono caldo ed avvolgente. Esiste una squadra che manovra queste campane secondo la tecnica dei concerti di Campane alla Veronese. Una colonna nella zona campanaria risulta offesa da una cannonata piemontese avvenuta appunto nel Maggio 1848 Non va dimenticato l'attuale Forte ristrutturato Austriaco intitolato a Gisella (figlia di Francesco Giuseppe d'Austria costruito 1860 poi forte Dossobuono alla riunificazione Italiana) posto sulla direttrice Verona Mantova, oggetto di attività ludico culturali gestite da un Comitato sotto l'egida del Comune di Verona. Infine fra i tanti monumenti storici di Santa Lucia ci sono sicuramente Piazza dei Caduti, la piazza centrale del quartiere dove sono ricordati i defunti della Prima e Seconda Guerra Mondiale, la Madonnina dell'incrocio fra Via VI Maggio e Via Mantovana (già antica strada romana Postumia che collegava Genova ad Aquileia) ora sempre più invasa dal traffico motoristico, quindi rumore e smog e la storica chiesa parrocchiale di via Santa Elisabetta vicino alle scuole elementari e medie Gli edifici condominiali sono risalenti agli anni 50 e anni 60. Nella zona Brigate sono presenti villini e case singole come in altre settori limitrofi alla circoscrizione. Il quartiere essendo a 10 minuti dal centro, è ben inglobato nella città e ben collegato con gli altri quartieri. Le linee che si possono prendere sono 23, 24, 62 e 73 nei giorni feriali e prefestivi mentre 91 e 98 nei giorni festivi. Ci sono corse speciali per le scuole e corriere che portano fuori città e nel Villafranchese. Santa Lucia dispone di diversi negozi di tutti i tipi per i propri abitanti. Ci sono supermercati, mercerie, tabaccherie, cartolerie e bar/pasticcerie e pizzerie al taglio e , dal punto di vista culinario, si può gustare oltre ai tradizionali menu veneti anche pietanze afro/asiatiche. L'attività fisica non è sicuramente un ambito trascurato nel quartiere. Ci sono due piste ciclabili, una che la collega al centro passando per Viale Piave e l'altra che attraversa il pittoresco e suggestivo centro del paese. Poi la parrocchia offre campi da calcio basket e pattinaggio e Grest estivo per i bambini/e. Confina con San Massimo Golosine e Z.A.I. che è comoda per l'accesso all'autostrada BS-PD e TN/Brennero a Nord. Vista la posizione strategica del quartiere è divenuto il luogo di passaggio per le persone che vengono dalla provincia per andare in città e viceversa, creando abitualmente rumore,confusione e smog. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Santa Lucia

Forte Fenilone
Forte Fenilone

Forte Fenilone, originariamente chiamato Werk d'Aspre, è stata una fortificazione posta a sud-ovest di Verona, parte del complesso sistema difensivo cittadino e più in particolare del primo campo trincerato di pianura, messo in opera tra 1848 e 1856. Il forte fu realizzato in tre diverse fasi: nel 1848 furono impostati il terrapieno, il fossato e lo spalto, nel 1849 fu edificato il ridotto e nel 1859 avvenne la chiusura del fronte di gola e la costruzione del muro distaccato alla Carnot con le relative caponiere. L'utilità del forte tuttavia diminuì già dopo il 1861, in seguito alla costruzione della linea più avanzata del secondo campo trincerato, anche se mantenne la funzione di sicurezza contro le infiltrazioni di fanteria. I lavori furono seguiti dal direttore dell'Imperiale Regio Ufficio delle Fortificazioni di Verona, il maggiore Conrad Petrasch. Intitolato al barone Costantino d'Aspre, luogotenente feldmaresciallo di Josef Radetzky durante la campagna del 1848-1849, le opere in muratura del forte furono demolite nella prima metà del Novecento, per cui rimangono solo tracce del terrapieno, intercluso in una diramazione ferroviaria. Si tratta di un forte a tracciato poligonale con ridotto centrale e ridotto di gola, ad impianto asimmetrico semiottagonale, che faceva sistema con i forti San Massimo e di Santa Lucia. Era situato a circa 400 metri a nord del borgo di Santa Lucia, all'interno della diramazione tra la ferrovia Milano-Venezia e Verona-Bolzano, che prendeva con tiro d'infilata dal fronte principale e dal fronte di gola; inoltre, le sue artiglierie battevano la campagna antistante tra San Massimo e Santa Lucia, nonché la strada proveniente da Mantova. Il fianco sinistro del forte, diretto verso Santa Lucia, era il più esteso, per la sua principale azione di combattimento. Il ridotto casamattato era a segmento di torre circolare su un solo piano, con copertura terrapienata disposta a piattaforma per l'artiglieria; anche al piano terra potevano essere collocate artiglierie in casamatta. Due tratti di muro convergenti collegavano il ridotto al centro del fronte di gola, dal quale sporgeva, come caponiera, il ridotto di gola ordinato per fucilieri e artiglieri, anche sulla copertura terrapienata. Ai suoi lati, in posizione simmetrica, preceduti dal ponte levatoio, si aprivano due portali di accesso verso il piazzale interno, nel quale un pozzo forniva le riserve d'acqua per la guarnigione. Il terrapieno semiottagonale, con le postazioni d'artiglieria a cielo aperto, era difeso al livello del fossato asciutto dal muro distaccato alla Carnot, con le tre caponiere per il fiancheggiamento d'artiglieria. Due poterne, adiacenti al fronte di gola e con annessi locali di servizio, mettevano in comunicazione il piazzale interno con il cammino di ronda lungo il muro alla Carnot, ordinato per fucilieri, e con le caponiere. All'esterno completava l'opera la controscarpa del fosso, a pendenza naturale. L'armamento della fortificazione consisteva in: 17 bocche da fuoco Il presidio in caso di guerra della fortificazione consisteva in: 115 uomini Luigi Battizocco, Forte Fenilone, in Verona militare: studio storico militare, Verona, H. F. Münster, 1877, p. 92, SBN IT\ICCU\RML\0110150. Verona Monumenti di Verona Sistema difensivo di Verona