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Galleria civica d'arte moderna e contemporanea

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Galleria d'Arte Moderna Ingresso
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La Galleria civica d'arte moderna e contemporanea di Torino (anche conosciuta con l'acronimo di GAM Torino) è un museo di arte moderna e contemporanea che si trova in Via Magenta, 31 (quartiere Crocetta), nella Circoscrizione 1 di Torino, in Italia. Fu fondata attorno al 1891-95. Ospita le collezioni artistiche permanenti dell'Ottocento e del Novecento. Fa parte della Fondazione Torino Musei, che comprende anche il MAO (Museo d'Arte Orientale), Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja (Museo Civico d'Arte Antica), il Borgo e la Rocca medievali.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Galleria civica d'arte moderna e contemporanea (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Galleria civica d'arte moderna e contemporanea
Corso Galileo Ferraris, Torino Circoscrizione 1

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Indirizzo

Galleria civica d'Arte Moderna e Contemporanea (GAM)

Corso Galileo Ferraris
10128 Torino, Circoscrizione 1
Piemonte, Italia
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Numero di telefono

call+390114429518

Sito web
gamtorino.it

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Galleria d'Arte Moderna Ingresso
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Bombardamenti di Torino
Bombardamenti di Torino

Per la sua importanza come centro industriale, sede della FIAT e di numerosi altri stabilimenti attivi nella produzione bellica (tra cui le Officine RIV, la Lancia, la Snia Viscosa), Torino subì oltre cento bombardamenti aerei da parte degli Alleati anglo-americani nel corso della seconda guerra mondiale; il capoluogo piemontese risultò tra le città più bombardate dell’Italia settentrionale, con danni a circa il 40 % del tessuto urbano ed oltre duemila vittime tra la popolazione civile. 11-12 giugno: primo bombardamento su Torino, nonché (insieme al contemporaneo attacco su Genova) prima incursione aerea subita da una città italiana nella seconda guerra mondiale. Nove bombardieri britannici attaccarono gli stabilimenti Fiat Mirafiori. Le bombe caddero sul centro abitato, causando alcuni danni e 17 morti. 13-14 agosto: 12 bombardieri britannici con obiettivo Fiat Mirafiori (13 e 14). 18 morti e 83 feriti tra i civili. 26-27 agosto: 11 bombardieri britannici con obiettivo gli stabilimenti FIAT. Le bombe caddero sull’abitato danneggiando il sanatorio San Luigi. 5-6 settembre: velivoli del Bomber Command della RAF attaccarono gli stabilimenti Fiat Lingotto, colpendo sia l’obiettivo che il centro abitato. 8-9 novembre: velivoli del Bomber Command attaccarono Fiat Mirafiori. Le bombe caddero sul centro abitato, causando un morto e 6 feriti tra i civili 23-24 e 26 novembre: attacco aereo su Mirafiori: le bombe caddero nuovamente sulla città; il 26 novembre un morto tra i civili. 4-5 dicembre: velivoli del Bomber Command bombardarono la città causando un morto e 8 feriti tra i civili. 11-13 gennaio: incursione del Bomber Command, obiettivo FIAT. Colpita la città con quattro morti e sei feriti tra i civili. 10 settembre: incursione del Bomber Command. 76 bombardieri partiti dalle basi in Regno Unito attaccarono in parte Torino e in parte Genova. A Torino le bombe, 75 tonnellate, caddero sull’abitato, causando due morti tra i civili. 22-24 ottobre: aerei dispersi del Bomber Command, appartenenti a formazione diretta contro Genova, sganciarono bombe e spezzoni su Torino; 2 morti e 10 feriti tra la popolazione civile. 18-19 novembre: 71 velivoli sganciarono 121 tonnellate su arsenale, stabilimenti Fiat e vaste zone dell’abitato. Danneggiate le industrie Fiat, Westinghouse, la fonderia Nebiolo e la Chiesa di Gesù Adolescente. 42 morti e 72 feriti tra i civili. 20-21 novembre: 198 bombardieri sganciarono 211 tonnellate sulla Fiat e sulla città, compresi 120 000 spezzoni incendiari. Colpiti gli stabilimenti FIAT, la SNIA, la centrale elettrica AEM, l’ospedale Martini, i teatri Maffei e Chiarella e la sinagoga. 177 morti, 120 feriti tra i civili, e inizio dello sfollamento di massa: si trattava della più pesante incursione aerea subita da una città italiana dall’inizio della guerra. 28-29 novembre: 194 bombardieri sganciarono 371 tonnellate sulla FIAT e sulla città, provocando 67 morti e 83 feriti tra i civili. Furono colpiti, oltre alla Fiat, l’arsenale, gli ospedali San Giovanni e Mauriziano e la stazione ferroviaria di Porta Susa. Per la prima volta in Italia furono impiegate le bombe blockbuster da ottomila libbre (3628 kg). 29-30 novembre: 18 aerei sganciarono 28 tonnellate di bombe sulla Fiat e sull’abitato, provocando 16 morti e 15 feriti tra i civili. Colpite la Fiat, la STIPEL, l’ospedale San Giovanni e l’ospedale psichiatrico. 8-9 dicembre: 118 bombardieri sganciarono 265 tonnellate (123 di bombe dirompenti e 162 di bombe incendiarie) su tutta la città, colpendo tra l’altro gli stabilimenti Fiat, il palazzo del municipio, il teatro Vittorio Alfieri, le sedi del Politecnico e dell’università, gli ospedali Martini e Molinette; . Il fumo degli incendi raggiunse i 2,5 km d'altezza; 212 morti e 111 feriti tra i civili. Inoltre nel bombardamento dell'8 dicembre fu rasa al suolo la chiesa della Madonna di Campagna. La chiesa parrocchiale di Madonna di Campagna, costruita nel secolo XVII, sede di un convento di frati cappuccini, fu colpita e distrutta durante il bombardamento dell’8 dicembre 1942 effettuato da aerei della RAF con bombe di grosso e grossissimo calibro. Il bombardamento citato causò 64 vittime nel quartiere Madonna di Campagna, molte delle quali si erano rifugiate nello scantinato della chiesa. 9-10 dicembre: 196 velivoli sganciarono 393 tonnellate, con 73 morti e 99 ferite tra i civili. Furono colpite la Fiat, l’università, la sede della questura e l'ospedale oftalmico. L’incursione fu giudicata dai britannici poco efficace perché il fumo generato dagli incendi scatenati dall’attacco del giorno precedente impediva ai bombardieri di mirare con accuratezza. 11-12 dicembre: fu un sostanziale fallimento perché la maggior parte degli 82 bombardieri decollati dall’Inghilterra non raggiunse l’obiettivo a causa del maltempo (metà di essi non riuscì a superare le Alpi) e si liberò del carico sulla Val d'Aosta. Solo 28 bombardieri raggiunsero Torino, sganciandovi 55 tonnellate di bombe; nessuna vittima e pochi danni. A seguito di tale ciclo di incursioni furono sfollati 250 000 degli allora 700 000 abitanti del capoluogo piemontese; 2 000 furono le abitazioni colpite insieme ai principali edifici industriali, quattro ospedali e palazzi storici. Danneggiate gravemente anche le reti idriche, elettriche e del gas, nonché pesantemente impattato il settore dei trasporti pubblici. 3-4 febbraio: 156 velivoli del Bomber Command sganciano sulla città 354 tonnellate di bombe, causando 29 vittime e 53 feriti. Sono colpiti gli stabilimenti FIAT e Lancia, l’Università e il centro storico di Torino. 12-13 luglio: 264 bombardieri della RAF sganciano 763 tonnellate di bombe (478 tonnellate di bombe esplosive, tra cui otto blockbusters da ottomila libbre e 203 da quattromila e 285 tonnellate di bombe incendiarie). Tutta la città subisce gravi danni, e tra gli altri sono colpiti i quartieri Centro, Vanchiglia e Regio Parco, gli stabilimenti FIAT, gli ospedali Gradenigo, San Giovanni e Mauriziano, la Piccola casa della Divina Provvidenza, l’Università, Palazzo Chiablese, il cimitero monumentale, la Chiesa di Sant'Alfonso Maria De' Liguori. Anche la Mole Antonelliana viene colpita da una bomba, che scatena un incendio nella galleria degli archi parabolici, che può tuttavia essere domato prima di raggiungere dimensioni preoccupanti. Una bomba colpì la Chiesa di Santa Pelagia senza esplodere. I Vigili del Fuoco sono chiamati a compiere oltre 1100 interventi, ma la distruzione della rete idrica lascia gli idranti senz’acqua, costringendo ad attingere l’acqua per spegnere gli incendi dalle cisterne pubbliche e private, dalle piscine e persino dalle fogne. L’erogazione di acqua e gas sarà interrotta per settimane, la rete tranviaria è messa fuori uso. I morti tra la popolazione civile sono 792, i feriti 914 (diversi dei quali successivamente deceduti, portando il bilancio finale delle vittime a 816); prima del bombardamento di Roma del 19 luglio successivo si trattò del più pesante attacco aereo sull'Italia per tonnellaggio sganciato che per vittime. 7-8 agosto: 74 aerei sganciano 191 tonnellate di bombe, con 20 morti e 79 feriti tra la popolazione. Colpite la FIAT, le officine ferroviarie, le stazioni di Porta Susa e Porta Nuova e il teatro Balbo.. 12-13 agosto: 142 aerei sganciano 240 tonnellate di bombe colpendo la FIAT, il palazzo Carignano, l’ospedale Molinette e il Teatro della Moda. Le vittime civili sono relativamente poche – 18 morti e 63 feriti – rispetto all’entità dei danni materiali, a causa dello sfollamento della maggior parte della popolazione: ormai oltre 465 000 torinesi, più dei due terzi della popolazione, hanno lasciato la città.. 16-17 agosto: 133 velivoli sganciano 208 tonnellate di bombe colpendo gli stabilimenti FIAT e Microtecnica, l’ospedale Molinette, lo stadio Mussolini, i quartieri Crocetta, San Paolo e Mirafiori Nord (inclusa, tra le varie cascine, la Giajone). Colpita di nuovo la Mole, che non subisce danni gravi. In una città ormai semideserta, le bombe causano soltanto cinque vittime e 56 feriti tra i civili. 8 novembre: prima incursione da parte delle forze aeree statunitensi sulla Torino nel territorio della neonata Repubblica di Salò, stato fantoccio della Germania nazista. Dopo i bombardamenti a tappeto pre-armistizio si torna a quello di precisione contro obiettivi industriali (in questo caso, le officine RIV) e ferroviari; tuttavia, la scarsa precisione delle tecniche di bombardamento usate fa sì che gran parte delle 168 tonnellate di bombe sganciate dagli 81 bombardieri statunitensi Boeing B-17 Flying Fortress colpisca, oltre agli obiettivi, anche la città, provocando 202 vittime e 346 feriti tra la popolazione civile, frattanto gradualmente rientrata dopo la fine dei bombardamenti dell’estate. 24 novembre: incursione della RAF sulle officine RIV. 6 dei 76 bombardieri decollati raggiungono Torino ma l'obiettivo è mancato. Le bombe sono sganciate sulla città senza vittime. Danneggiata la chiesa di San Giovanni Bosco. 1º dicembre: 118 bombardieri B-17 della 15ª USAAF sganciano 316 tonnellate di bombe con obiettivo le officine RIV, lo scalo ferroviario e la FIAT. Gli obiettivi vengono colpiti, ma molte bombe cadono anche sull’abitato, causando 101 vittime e 74 feriti tra la popolazione civile. 3 gennaio: 60 B-17 della 15ª USAAF sganciano 156 tonnellate di bombe sulla RIV, la FIAT e lo scalo ferroviario. 16 morti e 42 feriti civili 29 marzo: 60 B-17 della 15ª USAAF bombardano la FIAT Lingotto e lo scalo ferroviario; colpita anche la città, con dieci morti e 16 feriti civili 25 aprile: inizio dell'ultimo anno di guerra, 150 B-24 Liberator della 15ª USAAF colpiscono FIAT Aeronautica, FIAT Ferriere e FIAT Fonderie ma anche l’abitato, con 37 morti e 42 feriti tra i civili. 4 giugno: 100 tra B-17 e B-24 della 15ª USAAF colpiscono FIAT Lingotto e scalo ferroviario. Colpita anche gran parte della città (specialmente i quartieri Lingotto, Crocetta e San Paolo); 54 morti e 95 feriti tra i civili. 22 giugno: 100 tra B-17 e B-24 della 15ª USAAF colpiscono FIAT Mirafiori. 2 morti e 2 feriti tra i civili. 24 luglio: 60 tra B-17 e B-24 colpiscono gli stabilimenti FIAT. Colpita anche la città, 122 morti e 118 feriti tra i civili 5 aprile, ultimo bombardamento sulla città, da parte di 30 B-24 e B-17 della 15ª USAAF, con obiettivo lo scalo ferroviario. Colpita anche la città, con 70 morti e 128 feriti tra i civili. Le perdite tra la popolazione civile, secondo i dati del comune di Torino del 1946, ammontarono a 2 069 morti e 2 695 feriti, in leggera discrepanza con le cifre fornite dalla Croce Rossa, secondo la quale i morti furono 2 199 e i feriti 2 624 feriti Su 217 562 abitazioni esistenti al 1940: 15 925 furono completamente distrutte (7,32% del totale) 66 169 furono danneggiate gravemente e rese inabitabili (30,41% del totale). Nel quartiere Lingotto, tra i più colpiti in quanto insediamento industriale FIAT, il 70% delle abitazioni fu distrutto; nel centro cittadino, nell’area compresa tra i corsi Vittorio Emanuele II e Regina Margherita e piazza Statuto, le distruzioni interessarono il 58% delle abitazioni. I vani messi fuori uso furono 160 000. 10 424 attività commerciali su 29 016 (36%) subirono danni; 1 018 attività industriali furono colpite, delle quali 223 furono completamente distrutte, 315 parzialmente distrutte e 480 sinistrate. Tutti i principali stabilimenti industriali (FIAT, Lancia, SNIA Viscosa, Michelin, RIV) subirono gravi danni. Riportarono conseguenze anche eminenti edifici d'arte e cultura: furono colpiti i palazzi di piazza San Carlo, Martini Cigala, Valletta, Solaro del Borgo, Balbo Bertone, d’Agliano, Chiablese, Thaon di Revel, del Seminario, dell'Università, della Prefettura, la villa della Regina, la casa Broglia, il Santuario della Consolata. Subirono danni, benché non gravi, anche Palazzo Reale, Palazzo Madama, Palazzo Carignano, la basilica di Superga e la Chiesa della Natività di Maria Vergine. Giorgio Bonacina, La R.A.F. cancella intere città, in La storia illustrata, n. 164, Milano, Mondadori, marzo 1972. Marco Gioannini e Giulio Massobrio, Bombardate l’Italia. Storia della guerra di distruzione aerea 1940-1945, Rizzoli, 2007, ISBN 8817015857. Campagna d'Italia

Santuario di Sant'Antonio di Padova (Torino)
Santuario di Sant'Antonio di Padova (Torino)

Il santuario di Sant'Antonio di Padova di Torino è un edificio storico religioso cattolico situato nella parte meridionale del centro di Torino, in Piemonte. Si trova nella piccola via omonima, non lontano dalla Stazione di Torino Porta Susa, quasi al confine con il quartiere Crocetta. Ad esso sono annessi un convento, gestito dai Frati Minori, un centro carità e una mensa per i poveri, sempre gestita dai Frati stessi. L'edificio fu fortemente voluto nel 1883 per ospitare gli allora Frati Minori, estromessi da Torino a causa della legge Siccardi. I cantieri procedettero relativamente in fretta, su disegni e progetto dell'ing. Alberto Porta, che ne disegnò anche l'elegante facciata, con elementi di stile neogotico, molto utilizzato in quel periodo, misti a elementi di neoromanico (archi a tutto sesto) per richiamare lo stile della basilica di Padova. L'intera struttura fu terminata nel 1885, ma si dovettero attendere ancora due anni per trovare i fondi per gli arredi e le decorazioni interne, arrivando così alla consacrazione il 13 giugno 1887, giorno della ricorrenza del santo al quale è dedicato. L'affresco frontale esterno fu opera di Luigi Morgari, e rappresenta il santo con la Vergine e gli angeli. Qualche anno dopo fu ultimato il campanile, furono aggiunte le statue esterne dei due leoni, a "guardia" del santuario e furono ultimate le due cappelle laterali, dedicate a Maria Santissima Immacolata e al Sacro Cuore di Gesù. Nel 1912 poi, in occasione del cinquantenario del riconoscimento delle apparizioni mariane di Lourdes, fu aggiunta una piccola copia della Grotta di Massabielle, ricavata da una nicchia dell’ingresso laterale sinistro. Durante la seconda guerra mondiale il convento fu parzialmente colpito dai bombardamenti, e vi fu un primo intervento di restauro nel 1949, quindi nel 1987. L'ultimo imponente restauro dell'intera struttura avvenne nel periodo 2007-2009. Sia il santuario che il convento è da sempre un polo di riferimento per le opere di carità ai poveri. Tra il 1928 e il 1929 venne costruito dalla ditta Francesco Vegezzi-Bossi il maestoso organo a canne, situato sulla cantoria in controfacciata entro la cassa lignea disegnata dal Porta, su progetto fonico di padre Roberto Rosso o.f.m. A trasmissione pneumatico-tubolare, lo strumento è dotato di una consolle a tre manuali di 58 note e pedaliera concavo-radiale di 30 tasti, per un totale di 41 registri e 2075 canne. La raffinata, corposa timbrica ne fa un organo tra i più significativi del panorama organario della città di Torino regolarmente utilizzato per le funzioni liturgiche festive, molto adatto peraltro per l'esecuzione della letteratura organistica sinfonica romantica. È stato restaurato dai Fratelli Marin di Genova nel 1998. [1] Il Santuario ha ospitato per circa un decennio fino a inizio 2020 i culti della Comunità Evangelica Luterana di Torino, celebrati ogni due domeniche al mese secondo una formula bilingue italiano/tedesco. Dall'estate 2020 la comunità luterana è trasferita presso la Chiesa di San Francesco d'Assisi (Torino) in seguito all'offerta di disponibilità della Arcidiocesi di Torino. L'ecumenismo ha costituito un ulteriore elemento di arricchimento della vita spirituale del santuario, in armonia con l'accogliente operato verso il prossimo portato avanti dalla comunità francescana affidataria del complesso. edifici di culto a Torino Basilica di Sant'Antonio di Padova Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su santuario di Sant'Antonio di Padova Sito ufficiale, su pgvpiemonte.it.