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Re Umberto (metropolitana di Torino)

Pagine con mappeStazioni della metropolitana di TorinoStazioni ferroviarie attivate nel 2007
Accesso Re Umberto M1
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La stazione di Re Umberto è una stazione della linea 1 della Metropolitana di Torino. È una stazione sotterranea, posta all'intersezione tra corso Vittorio Emanuele II e corso Re Umberto.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Re Umberto (metropolitana di Torino) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Re Umberto (metropolitana di Torino)
Corso Vittorio Emanuele II, Torino Circoscrizione 1

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Corso Vittorio Emanuele II

Corso Vittorio Emanuele II
10100 Torino, Circoscrizione 1
Piemonte, Italia
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Bombardamenti di Torino
Bombardamenti di Torino

Per la sua importanza come centro industriale, sede della FIAT e di numerosi altri stabilimenti attivi nella produzione bellica (tra cui le Officine RIV, la Lancia, la Snia Viscosa), Torino subì oltre cento bombardamenti aerei da parte degli Alleati anglo-americani nel corso della seconda guerra mondiale; il capoluogo piemontese risultò tra le città più bombardate dell’Italia settentrionale, con danni a circa il 40 % del tessuto urbano ed oltre duemila vittime tra la popolazione civile. 11-12 giugno: primo bombardamento su Torino, nonché (insieme al contemporaneo attacco su Genova) prima incursione aerea subita da una città italiana nella seconda guerra mondiale. Nove bombardieri britannici attaccarono gli stabilimenti Fiat Mirafiori. Le bombe caddero sul centro abitato, causando alcuni danni e 17 morti. 13-14 agosto: 12 bombardieri britannici con obiettivo Fiat Mirafiori (13 e 14). 18 morti e 83 feriti tra i civili. 26-27 agosto: 11 bombardieri britannici con obiettivo gli stabilimenti FIAT. Le bombe caddero sull’abitato danneggiando il sanatorio San Luigi. 5-6 settembre: velivoli del Bomber Command della RAF attaccarono gli stabilimenti Fiat Lingotto, colpendo sia l’obiettivo che il centro abitato. 8-9 novembre: velivoli del Bomber Command attaccarono Fiat Mirafiori. Le bombe caddero sul centro abitato, causando un morto e 6 feriti tra i civili 23-24 e 26 novembre: attacco aereo su Mirafiori: le bombe caddero nuovamente sulla città; il 26 novembre un morto tra i civili. 4-5 dicembre: velivoli del Bomber Command bombardarono la città causando un morto e 8 feriti tra i civili. 11-13 gennaio: incursione del Bomber Command, obiettivo FIAT. Colpita la città con quattro morti e sei feriti tra i civili. 10 settembre: incursione del Bomber Command. 76 bombardieri partiti dalle basi in Regno Unito attaccarono in parte Torino e in parte Genova. A Torino le bombe, 75 tonnellate, caddero sull’abitato, causando due morti tra i civili. 22-24 ottobre: aerei dispersi del Bomber Command, appartenenti a formazione diretta contro Genova, sganciarono bombe e spezzoni su Torino; 2 morti e 10 feriti tra la popolazione civile. 18-19 novembre: 71 velivoli sganciarono 121 tonnellate su arsenale, stabilimenti Fiat e vaste zone dell’abitato. Danneggiate le industrie Fiat, Westinghouse, la fonderia Nebiolo e la Chiesa di Gesù Adolescente. 42 morti e 72 feriti tra i civili. 20-21 novembre: 198 bombardieri sganciarono 211 tonnellate sulla Fiat e sulla città, compresi 120 000 spezzoni incendiari. Colpiti gli stabilimenti FIAT, la SNIA, la centrale elettrica AEM, l’ospedale Martini, i teatri Maffei e Chiarella e la sinagoga. 177 morti, 120 feriti tra i civili, e inizio dello sfollamento di massa: si trattava della più pesante incursione aerea subita da una città italiana dall’inizio della guerra. 28-29 novembre: 194 bombardieri sganciarono 371 tonnellate sulla FIAT e sulla città, provocando 67 morti e 83 feriti tra i civili. Furono colpiti, oltre alla Fiat, l’arsenale, gli ospedali San Giovanni e Mauriziano e la stazione ferroviaria di Porta Susa. Per la prima volta in Italia furono impiegate le bombe blockbuster da ottomila libbre (3628 kg). 29-30 novembre: 18 aerei sganciarono 28 tonnellate di bombe sulla Fiat e sull’abitato, provocando 16 morti e 15 feriti tra i civili. Colpite la Fiat, la STIPEL, l’ospedale San Giovanni e l’ospedale psichiatrico. 8-9 dicembre: 118 bombardieri sganciarono 265 tonnellate (123 di bombe dirompenti e 162 di bombe incendiarie) su tutta la città, colpendo tra l’altro gli stabilimenti Fiat, il palazzo del municipio, il teatro Vittorio Alfieri, le sedi del Politecnico e dell’università, gli ospedali Martini e Molinette; . Il fumo degli incendi raggiunse i 2,5 km d'altezza; 212 morti e 111 feriti tra i civili. Inoltre nel bombardamento dell'8 dicembre fu rasa al suolo la chiesa della Madonna di Campagna. La chiesa parrocchiale di Madonna di Campagna, costruita nel secolo XVII, sede di un convento di frati cappuccini, fu colpita e distrutta durante il bombardamento dell’8 dicembre 1942 effettuato da aerei della RAF con bombe di grosso e grossissimo calibro. Il bombardamento citato causò 64 vittime nel quartiere Madonna di Campagna, molte delle quali si erano rifugiate nello scantinato della chiesa. 9-10 dicembre: 196 velivoli sganciarono 393 tonnellate, con 73 morti e 99 ferite tra i civili. Furono colpite la Fiat, l’università, la sede della questura e l'ospedale oftalmico. L’incursione fu giudicata dai britannici poco efficace perché il fumo generato dagli incendi scatenati dall’attacco del giorno precedente impediva ai bombardieri di mirare con accuratezza. 11-12 dicembre: fu un sostanziale fallimento perché la maggior parte degli 82 bombardieri decollati dall’Inghilterra non raggiunse l’obiettivo a causa del maltempo (metà di essi non riuscì a superare le Alpi) e si liberò del carico sulla Val d'Aosta. Solo 28 bombardieri raggiunsero Torino, sganciandovi 55 tonnellate di bombe; nessuna vittima e pochi danni. A seguito di tale ciclo di incursioni furono sfollati 250 000 degli allora 700 000 abitanti del capoluogo piemontese; 2 000 furono le abitazioni colpite insieme ai principali edifici industriali, quattro ospedali e palazzi storici. Danneggiate gravemente anche le reti idriche, elettriche e del gas, nonché pesantemente impattato il settore dei trasporti pubblici. 3-4 febbraio: 156 velivoli del Bomber Command sganciano sulla città 354 tonnellate di bombe, causando 29 vittime e 53 feriti. Sono colpiti gli stabilimenti FIAT e Lancia, l’Università e il centro storico di Torino. 12-13 luglio: 264 bombardieri della RAF sganciano 763 tonnellate di bombe (478 tonnellate di bombe esplosive, tra cui otto blockbusters da ottomila libbre e 203 da quattromila e 285 tonnellate di bombe incendiarie). Tutta la città subisce gravi danni, e tra gli altri sono colpiti i quartieri Centro, Vanchiglia e Regio Parco, gli stabilimenti FIAT, gli ospedali Gradenigo, San Giovanni e Mauriziano, la Piccola casa della Divina Provvidenza, l’Università, Palazzo Chiablese, il cimitero monumentale, la Chiesa di Sant'Alfonso Maria De' Liguori. Anche la Mole Antonelliana viene colpita da una bomba, che scatena un incendio nella galleria degli archi parabolici, che può tuttavia essere domato prima di raggiungere dimensioni preoccupanti. Una bomba colpì la Chiesa di Santa Pelagia senza esplodere. I Vigili del Fuoco sono chiamati a compiere oltre 1100 interventi, ma la distruzione della rete idrica lascia gli idranti senz’acqua, costringendo ad attingere l’acqua per spegnere gli incendi dalle cisterne pubbliche e private, dalle piscine e persino dalle fogne. L’erogazione di acqua e gas sarà interrotta per settimane, la rete tranviaria è messa fuori uso. I morti tra la popolazione civile sono 792, i feriti 914 (diversi dei quali successivamente deceduti, portando il bilancio finale delle vittime a 816); prima del bombardamento di Roma del 19 luglio successivo si trattò del più pesante attacco aereo sull'Italia per tonnellaggio sganciato che per vittime. 7-8 agosto: 74 aerei sganciano 191 tonnellate di bombe, con 20 morti e 79 feriti tra la popolazione. Colpite la FIAT, le officine ferroviarie, le stazioni di Porta Susa e Porta Nuova e il teatro Balbo.. 12-13 agosto: 142 aerei sganciano 240 tonnellate di bombe colpendo la FIAT, il palazzo Carignano, l’ospedale Molinette e il Teatro della Moda. Le vittime civili sono relativamente poche – 18 morti e 63 feriti – rispetto all’entità dei danni materiali, a causa dello sfollamento della maggior parte della popolazione: ormai oltre 465 000 torinesi, più dei due terzi della popolazione, hanno lasciato la città.. 16-17 agosto: 133 velivoli sganciano 208 tonnellate di bombe colpendo gli stabilimenti FIAT e Microtecnica, l’ospedale Molinette, lo stadio Mussolini, i quartieri Crocetta, San Paolo e Mirafiori Nord (inclusa, tra le varie cascine, la Giajone). Colpita di nuovo la Mole, che non subisce danni gravi. In una città ormai semideserta, le bombe causano soltanto cinque vittime e 56 feriti tra i civili. 8 novembre: prima incursione da parte delle forze aeree statunitensi sulla Torino nel territorio della neonata Repubblica di Salò, stato fantoccio della Germania nazista. Dopo i bombardamenti a tappeto pre-armistizio si torna a quello di precisione contro obiettivi industriali (in questo caso, le officine RIV) e ferroviari; tuttavia, la scarsa precisione delle tecniche di bombardamento usate fa sì che gran parte delle 168 tonnellate di bombe sganciate dagli 81 bombardieri statunitensi Boeing B-17 Flying Fortress colpisca, oltre agli obiettivi, anche la città, provocando 202 vittime e 346 feriti tra la popolazione civile, frattanto gradualmente rientrata dopo la fine dei bombardamenti dell’estate. 24 novembre: incursione della RAF sulle officine RIV. 6 dei 76 bombardieri decollati raggiungono Torino ma l'obiettivo è mancato. Le bombe sono sganciate sulla città senza vittime. Danneggiata la chiesa di San Giovanni Bosco. 1º dicembre: 118 bombardieri B-17 della 15ª USAAF sganciano 316 tonnellate di bombe con obiettivo le officine RIV, lo scalo ferroviario e la FIAT. Gli obiettivi vengono colpiti, ma molte bombe cadono anche sull’abitato, causando 101 vittime e 74 feriti tra la popolazione civile. 3 gennaio: 60 B-17 della 15ª USAAF sganciano 156 tonnellate di bombe sulla RIV, la FIAT e lo scalo ferroviario. 16 morti e 42 feriti civili 29 marzo: 60 B-17 della 15ª USAAF bombardano la FIAT Lingotto e lo scalo ferroviario; colpita anche la città, con dieci morti e 16 feriti civili 25 aprile: inizio dell'ultimo anno di guerra, 150 B-24 Liberator della 15ª USAAF colpiscono FIAT Aeronautica, FIAT Ferriere e FIAT Fonderie ma anche l’abitato, con 37 morti e 42 feriti tra i civili. 4 giugno: 100 tra B-17 e B-24 della 15ª USAAF colpiscono FIAT Lingotto e scalo ferroviario. Colpita anche gran parte della città (specialmente i quartieri Lingotto, Crocetta e San Paolo); 54 morti e 95 feriti tra i civili. 22 giugno: 100 tra B-17 e B-24 della 15ª USAAF colpiscono FIAT Mirafiori. 2 morti e 2 feriti tra i civili. 24 luglio: 60 tra B-17 e B-24 colpiscono gli stabilimenti FIAT. Colpita anche la città, 122 morti e 118 feriti tra i civili 5 aprile, ultimo bombardamento sulla città, da parte di 30 B-24 e B-17 della 15ª USAAF, con obiettivo lo scalo ferroviario. Colpita anche la città, con 70 morti e 128 feriti tra i civili. Le perdite tra la popolazione civile, secondo i dati del comune di Torino del 1946, ammontarono a 2 069 morti e 2 695 feriti, in leggera discrepanza con le cifre fornite dalla Croce Rossa, secondo la quale i morti furono 2 199 e i feriti 2 624 feriti Su 217 562 abitazioni esistenti al 1940: 15 925 furono completamente distrutte (7,32% del totale) 66 169 furono danneggiate gravemente e rese inabitabili (30,41% del totale). Nel quartiere Lingotto, tra i più colpiti in quanto insediamento industriale FIAT, il 70% delle abitazioni fu distrutto; nel centro cittadino, nell’area compresa tra i corsi Vittorio Emanuele II e Regina Margherita e piazza Statuto, le distruzioni interessarono il 58% delle abitazioni. I vani messi fuori uso furono 160 000. 10 424 attività commerciali su 29 016 (36%) subirono danni; 1 018 attività industriali furono colpite, delle quali 223 furono completamente distrutte, 315 parzialmente distrutte e 480 sinistrate. Tutti i principali stabilimenti industriali (FIAT, Lancia, SNIA Viscosa, Michelin, RIV) subirono gravi danni. Riportarono conseguenze anche eminenti edifici d'arte e cultura: furono colpiti i palazzi di piazza San Carlo, Martini Cigala, Valletta, Solaro del Borgo, Balbo Bertone, d’Agliano, Chiablese, Thaon di Revel, del Seminario, dell'Università, della Prefettura, la villa della Regina, la casa Broglia, il Santuario della Consolata. Subirono danni, benché non gravi, anche Palazzo Reale, Palazzo Madama, Palazzo Carignano, la basilica di Superga e la Chiesa della Natività di Maria Vergine. Giorgio Bonacina, La R.A.F. cancella intere città, in La storia illustrata, n. 164, Milano, Mondadori, marzo 1972. Marco Gioannini e Giulio Massobrio, Bombardate l’Italia. Storia della guerra di distruzione aerea 1940-1945, Rizzoli, 2007, ISBN 8817015857. Campagna d'Italia

Stazione di Torino Porta Nuova
Stazione di Torino Porta Nuova

La stazione di Torino Porta Nuova (Pòrta Neuva in piemontese) è la principale stazione ferroviaria torinese, la terza in Italia per traffico dei passeggeri. Il nome di "Porta Nuova" lo si deve al nome della nuova Porta meridionale del 1620, dovuta al primo ampliamento del centro storico di Torino verso la cosiddetta "Città Nova", ovvero l'espansione urbana voluta soprattutto verso sud da parte di Carlo Emanuele I di Savoia. Abbattuta infatti l'antica porta meridionale di via Santa Teresa angolo via San Tommaso (detta "Porta Marmorea") agli inizi del XIV secolo, la prima "Porta Nuova" in muratura del 1620 fu solo provvisoria, posta tra l'attuale Piazza Carlo Felice e il tratto iniziale della cosiddetta Via Nuova (odierna via Roma). La "porta" doveva, infatti, far parte soltanto del più ampio progetto scenografico della città, organizzato essenzialmente per l'arrivo di Cristina di Francia, avvenuta lo stesso anno, in occasione delle sue nozze con il duca Vittorio Amedeo I di Savoia. La porta provvisoria fu abbattuta già nel 1622, mentre la "Porta Nuova" definitiva fu eretta alla convergenza della via Nuova (via Roma) con l'attuale via Gramsci: di piccole proporzioni, fu dotata di quattro colonne marmoree bianche, in stile ionico. Questa fu poi abbattuta durante l'occupazione napoleonica a Torino del 1802. Dopo il 1814, durante la Restaurazione torinese, comparve il nuovo progetto di ulteriore espansione della città verso sud, con il Borgo Nuovo, quindi l'unione col vicino quartiere San Salvario. Nel progetto, fu inserito anche il cosiddetto Viale del Re (l'attuale Corso Vittorio Emanuele II), il rimaneggiamento di Via Roma e il progetto della futura Piazza Carlo Felice, opera del 1861 di Jean-Pierre Barillet-Deschamps, con i portici di Giuseppe Leoni, Giuseppe Frizzi e Carlo Promis. Nel 1860 esisteva in zona una stazione provvisoria, denominata Scalo delle Ferrovie del Governo. I lavori per la costruzione dell'edificio principale della stazione, caratterizzato dalla tipica volta centrale e le ampie vetrate, iniziarono nel dicembre 1861, sotto la direzione di Alessandro Mazzucchetti e la collaborazione del giovane architetto Carlo Ceppi. I dipinti della sala d'aspetto furono opera di Francesco Gonin. La stazione fu parzialmente aperta alla viabilità urbana circostante il 22 dicembre 1864, mentre i lavori dell'edificio, con gli accessi laterali su via Nizza e via Sacchi, furono interamente completati soltanto nel 1868, tuttavia senza alcuna inaugurazione ufficiale. La stazione poi, fu ancora ampliata più volte lungo gli anni immediatamente successivi. Negli anni 1920, vennero elettrificati in trazione elettrica a corrente alternata trifase la ferrovia Torino-Bardonecchia (il 26 novembre 1920) e la ferrovia Torino-Genova conseguentemente anche il nodo di Torino e la stazione di Porta Nuova furono interessati; la conversione in trazione elettrica a corrente continua avvenne nel 1961, in concomitanza dell'elettrificazione della ferrovia Torino-Milano, e fu inaugurata festosamente il 9 giugno dello stesso anno, alla presenza del ministro dei Trasporti Giuseppe Spataro. Durante i lavori di conversione dalla corrente alternata alla corrente continua, le locomotive in corrente continua in arrivo e in partenza dallo scalo venivano scortate da locomotive a vapore o diesel. Dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale, il complesso fu interamente riorganizzato fra il 1948 e il 1953, su progetto dell'ingegnere Paolo Perilli. In questo periodo, la stazione fu altresì dotata di lunghi passaggi pedonali sotterranei, collegati con la prospiciente Piazza Carlo Felice. È del 1995 invece, l'attivazione dell'ACEI per la gestione del traffico nel piazzale binari concentrato in un'unica cabina; prima di allora, questo era controllato da apparati ACE (originariamente ACI, trasformati in ACE nel 1972) distribuiti su quattro cabine (Cabina A Binari 1-8 e fascio ricoveri est, Cabina B Binari 9-20 e fascio ricoveri ovest, Cabina C arrivi e partenze da e per Torino Smistamento e da e per la Squadra Rialzo, Cabina D arrivi e partenze da e per il deposito merci a grande velocità di Via Nizza) sopraelevate sparse nel piazzale. Fu soltanto nel 2005, per i XX Giochi Olimpici Invernali del 2006, che la stazione e le aree circostanti furono inserite nel programma di riqualificazione dei principali scali italiani, curato da "Grandi Stazioni". L'area si estende per 97.070 m², di cui i fabbricati occupano 92.747 m². Di questi, 44.146 sono stati oggetto della prima fase dell'opera di riqualificazione. I cantieri, tuttavia, si prolungarono per anni, quasi contemporanei alla costruzione della seconda stazione della città, la stazione sotterranea di Porta Susa. I disagi per i lavori in corso terminarono quasi completamente soltanto nel 2009, con una simbolica cerimonia d'inaugurazione. Gli atri interni all'edificio furono completamente modificati in funzione di tecnologie ed innovazioni più moderne. Altri importanti lavori furono terminati nel 2016, con l'inaugurazione del parcheggio sotterraneo, e nel 2017, con la riqualificazione dei negozi, dei portici di Piazza Carlo Felice, via Sacchi e Via Nizza e delle banchine dei 20 binari della stazione. Nel 2021, inoltre, è entrata in funzione la velostazione. L'impianto è gestito da RFI, è configurato come stazione di testa ed è composto da 20 tronchi di coppie di rotaie, numerati in modo crescente da sinistra a destra rispetto alla visuale dal fabbricato viaggiatori. Il fabbricato viaggiatori, la cui area commerciale è gestita da Grandi Stazioni, si articola su più livelli distinti: piano sotterraneo, occupato da locali delle divisioni FS e dai magazzini delle attività commerciali e dal collegamento diretto con la metropolitana; piano terra, sede dei binari, costituito dal fabbricato viaggiatori (dove si concentrano i servizi ai passeggeri, le attività commerciali, la chiesa cattolica, il Salone degli Stemmi e la Sala del Collegio degli Ingegneri, vale a dire la sfarzosa ex sala reale d'attesa di prima classe meglio nota come Sala Gonin) e da altri sette edifici distribuiti lungo via Nizza e via Sacchi, occupati dalla centrale termica, da uffici e locali tecnici delle divisioni FS; mezzanino, attività commerciali; piani superiori, sede di uffici e dei servizi postali; interno della stazione (dal 15 dicembre 2021), zona commerciale "Il Terrazzo Food Lounge", con Rossopomodoro, McDonald's, Kono Creperia, Starbucks, La Piadineria, Old Wild West, Heineken Beers & Bar, Harry's Bar e Waikiki Poke. Porta Nuova è la terza stazione italiana per flusso di passeggeri, con circa 192.000 transiti giornalieri e 70 milioni di frequentatori annui, su un totale di circa 450 treni al giorno. È capolinea della relazione dell'alta velocità per Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Salerno. È servita dai treni del Servizio ferroviario regionale del Piemonte e dai treni della linea 3 del Servizio ferroviario metropolitano di Torino, nonché dai collegamenti a lunga percorrenza gestiti da Trenitalia e da Italo-NTV. È inoltre punto di arrivo di diverse tratte ferroviarie nazionali e internazionali. La stazione, che RFI classifica nella categoria platinum, dispone di: Caffetteria Biglietteria a sportello Biglietteria automatica Deposito bagagli Polizia ferroviaria Primo soccorso Ristorante Sala d'attesa Servizi igienici Ufficio oggetti smarriti Negozi La stazione consente l'interscambio con le linee di autobus del trasporto pubblico torinese e dei tram della rete tranviaria, oltre alla linea 1 della metropolitana. Vi fanno inoltre capolinea linee extraurbane da tutta la città metropolitana e la linea Sadem per l'aeroporto di Caselle. Fermata metropolitana (Porta Nuova) Fermata tram (linee 4, 9 e 7) Fermata bus GTT (linee 6, 11,12, 15, 33, 35, 52, 58, 58/, 61, 64, 67, 68) e navette per l'aeroporto Stazione taxi Autonoleggio Parcheggio d'interscambio Velostazione Stefano Garzaro, La stazione di Torino Porta Nuova, in I Treni Oggi n. 35, gennaio 1984. Luigi Ballatore e Fausto Masi, Torino Porta Nuova, Roma, Edizioni Abete, 1988. Architettura e progetti per la stazione di Torino Porta Nuova. Lo sviluppo urbano della Stazione di Torino P.N. in 150 anni di storia, in La Tecnica Professionale, n. 11, novembre 2015. Stazione di Torino Porta Milano Rete tranviaria di Torino Stazione di Torino Dora Stazione di Torino Porta Susa (1856) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Torino Porta Nuova Sito ufficiale, su torinoportanuova.it.

Piazza Carlo Felice
Piazza Carlo Felice

Piazza Carlo Felice è una piazza di Torino. Si trova alla congiunzione di via Roma con corso Vittorio Emanuele II, esattamente di fronte alla Stazione Porta Nuova. Nel primo ampliamento della città di Torino verso sud del 1620, questa zona ospitava semplicemente la primitiva "Porta Nova", di accesso al centro attraverso l'omonima via "Nova" (attuale via Roma). Fu poi Gaetano Lombardi che, nel 1822, disegnò il primo abbozzo di quello che diventerà il "Largo del Re", ovvero una normale espansione dell'omonimo viale (oggi corso Vittorio Emanuele II), attraverso la nascita di nuovi isolati neoclassici, sia a oriente (verso il nascente "Borgo Nuovo"), sia a occidente (ovvero il tratto terminale dell'attuale via XX Settembre). Sino agli anni 1980 la piazza era capolinea di linee di tram, con un doppio anello di binari, ora dismesso. Fu l'architetto francese Jean-Pierre Barillet-Deschamps, nel 1861, a dare alla piazza il disegno attuale, nel contesto dell'ulteriore sviluppo della città verso sud, che aveva precedentemente portato alla realizzazione definitiva di piazza San Carlo e che coinvolse la nascente stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova (opera di Alessandro Mazzucchetti e Carlo Ceppi, periodo 1853-1864). Gli eleganti portici della piazza furono opera di Giuseppe Leoni, Giuseppe Frizzi e Carlo Promis che, sul lato nord, si raccordano alla centrale via Roma con un'esedra semicircolare. In particolare il Promis si occupò del lato occidentale della piazza, dove aggiunse uno slargo di quella che sarà, nel 1870, la piazzetta dedicata al politico torinese Pietro Paleocapa (con annesso monumento opera di Odoardo Tabacchi del 1871). La manica di portici lungo Corso Vittorio Emanuele II verso oriente (via Lagrange) invece, fu ultimata da Barnaba Panizza. Una particolare attenzione la si deve invece alla manica di portici di Corso Vittorio Emanuele II verso occidente: attraversando via XX Settembre, in alto fu posizionata una curiosa statua, di un artista ignoto, con un mitologico Toro a tre teste. Al centro della piazza, sempre nel 1861, fu progettato un giardino, poi titolato Giardino Sambuy. Recintato ed organizzato su pianta regolare, è movimentato con ondulazioni del terreno e con un percorso di vialetti in porfido che lo attraversa diagonalmente, offrendo vedute con diverse prospettive. È impreziosito da piante rare e alberi monumentali, da statue dedicate a Edmondo De Amicis, a Massimo d'Azeglio e a Ernesto di Sambuy. Sempre all'interno del giardino, è presente un orologio floreale, dono della città di Ginevra, e una fontana ornamentale, a testimonianza dell'arrivo in città dell'acquedotto nel 1859. Sulla piazza si affacciano molte storiche attività, tra cui l'antica "Cioccolateria Giordano" e l'Hotel Roma, dove, nel 1950, Cesare Pavese si tolse la vita. In corso Vittorio Emanuele II, dentro la stazione ferroviaria, è collocata la fermata della Linea 1 della metropolitana. Sotto la piazza l'ampio sistema di parcheggi sotterranei comunicanti che si estende fino a piazza San Carlo. Nel 2017 la piazza fu parzialmente riqualificata, con il rifacimento di alcuni palazzi eleganti ottocenteschi. Di fronte alla piazza passano le principali linee di tram e bus. Dove, Come, Quando - Guida di Torino '98-99, Torino, Gruppi di Volontariato Vincenziano, 1997 Corso Vittorio Emanuele II (Torino) Via Roma (Torino) Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piazza Carlo Felice