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Campo Milan di Porta Monforte

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Milan Juventus 8 1 1912
Milan Juventus 8 1 1912

Il campo Milan di Porta Monforte è stato un campo di calcio a 11 che ha ospitato le gare interne del Milan dal gennaio 1906 al marzo 1914, quando fu dismesso. L'impianto ebbe sede nella città di Milano, ed in principio l'ingresso era in via Pasquale Sottocorno, ingresso che fu poi spostato in via Fratelli Bronzetti. Al debutto del Milan sul terreno di gioco di questo campo, furono installate per la prima volta le reti alle porte: si trattò di un'innovazione per tutto il calcio italiano. Si trattava di una struttura molto più organizzata rispetto ai precedenti campi di gioco dei rossoneri, uno dei primi stadi rudimentali. Infatti, in precedenza, la squadra milanese giocò in strutture poco attrezzate figlie dell'era pionieristica che coinvolse praticamente tutti i club italiani sorti nel periodo compreso tra gli ultimi anni dell'Ottocento e i primi del Novecento. Campo ampio, dotato di una biglietteria e posti a sedere per il pubblico attraverso una spaziosa tribunetta in legno, e, in seguito, di una gradinata al lato dei posti popolari. Si tratta del primo complesso sportivo italiano su cui furono sistemate le reti alle porte di gioco. Era delimitato per una metà dalla roggia delle lavandaie ed il muro dell'abbandonato cimitero di Porta Vittoria, per l'altra da una staccionata. Il Milan si trasferì al campo di Porta Monforte nel gennaio 1906, debuttando calcisticamente in un incontro del 7 gennaio con l'Unione Sportiva Milanese. Per l'occasione, furono installate le reti alle porte per la prima volta assoluta in un incontro tra squadre italiane. Questo provvedimento fu preso dopo le accese discussioni per un gol fantasma avvenuto durante una precedente amichevole contro la Juventus. Dal 1908-1909 l'ingresso del campo fu spostato da via Pasquale Sottocorno a via Fratelli Bronzetti. Sul terreno di gioco di questo campo, il Milan si rese protagonista nel 1912 di una vittoria in campionato per 8 a 1, contro la Juventus, che schierò in campo solo 10 uomini. I rossoneri abbandonarono quella struttura nel 1914, per spostarsi al Velodromo Sempione. Almanacco illustrato del Milan, 1ª ed., Panini, 1999. Sport a Milano

Estratto dall'articolo di Wikipedia Campo Milan di Porta Monforte (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Campo Milan di Porta Monforte
Via Macedonio Melloni, Milano Municipio 4

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Milan Juventus 8 1 1912
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Luoghi vicini

Fontana a Pinocchio
Fontana a Pinocchio

La fontana a Pinocchio è una fontana ornamentale, situata a Milano nei giardini di corso Indipendenza, con una statua del burattino di Attilio Fagioli (1877-1966). L'opera, dono della "Famiglia Artistica" alla città di Milano, si trova nel campo giochi dei giardinetti spartitraffico. La statua, in bronzo, fu realizzata nel 1955 e venne inaugurata il 19 maggio 1956. I giornali locali diedero molto risalto all'opera che con orgoglio campanilistico fu pubblicizzata come il Pinocchio della Madonnina sottolineando come il personaggio rappresentato da Fagioli fosse ben diverso e maggiormente realistico di quello realizzato dallo scultore Emilio Greco per il paese di Collodi. L'opera, fusa presso la fonderia artistica Battaglia, ritrae Pinocchio diventato bambino che osserva il corpo inanimato del burattino che era. Ai lati del basamento sono raffigurati il Gatto e la Volpe. Al centro, nel pilastro che sorregge Pinocchio, è inscritta una frase del poeta Antonio Negri che ha ispirato l'opera dello scultore: Il gruppo scultoreo subì nel tempo vari danneggiamenti e lo stesso Fagioli, molto affezionato a questo che fu uno degli ultimi lavori, si adoperò più volte al suo restauro. Il successivo e protratto stato di incuria in cui versava la scultura è stato oggetto di una interrogazione parlamentare da parte di Delmastro Delle Vedove al Ministro per i beni e le attività culturali nel settembre 2004. L'opera infatti si presentava visibilmente danneggiata dagli atti vandalici: il Gatto era stato rubato e rimanevano solamente le impronte delle zampe; il naso di Pinocchio era stato spaccato. Inoltre la fontana era da tempo inattiva. Alcune persone negli ultimi anni si erano mobilitate per riportare la fontana nelle sue condizioni originarie, tra cui Sandra Tofanari, nipote dell'autore della statua, che si è offerta di eseguire personalmente il restauro. La scultura, riportata alle condizioni originarie, è stata nuovamente inaugurata dopo il restauro il 18 dicembre 2013. La fontana a Pinocchio, su chieracostui.com. URL consultato il 13 agosto 2014.

Monumento a san Francesco d'Assisi
Monumento a san Francesco d'Assisi

Il monumento a San Francesco d'Assisi si trova in Piazza Risorgimento a Milano. Il monumento venne inaugurato nel 1926 dall'allora cardinale di Milano, Eugenio Tosi, in occasione del VII centenario della morte di san Francesco. La statua, alta più di cinque metri e deposta su una elevata colonna, è opera del noto scultore ed incisore Domenico Trentacoste, che la realizzò a titolo gratuito. La statua del santo di Assisi è stata fusa con 150 quintali di bronzo e lo raffigura in atteggiamento benedicente del popolo, con le braccia protese in avanti. La colonna su cui poggia la statua, che consente di rendere visibile il monumento anche a lunga distanza, venne progettata dagli architetti Portaluppi e Gadda e riporta due altorilievi che rappresentano rispettivamente "San Francesco che riporta la pace tra famiglie e lavoratori" e "San Francesco riceve le stimmate". Il finanziamento per l'acquisto dei materiali per l'opera avvenne tramite una raccolta di elemosine condotta casa per casa, organizzata da fra Cecilio Maria Cortinovis, un frate cappuccino del convento di Porta Monforte che venne scelto dall'artista come modello per la statua, dopo che Benito Mussolini rifiutò di finanziarne l'esecuzione . La statua venne ufficialmente inaugurata con una solenne benedizione nel 1926 dall'allora arcivescovo di Milano, il cardinale Eugenio Tosi. Sebastiano Citroni, Sogni e bisogni a Milano, Ledizioni Ledipubblishing, 2010 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su monumento a san Francesco d'Assisi

Dateo (metropolitana di Milano)
Dateo (metropolitana di Milano)

Dateo è una stazione della linea M4 della metropolitana di Milano. Il 19 gennaio 2015 sono state consegnate le aree per un successivo inizio dei lavori al consorzio di imprese che avrebbe realizzato l'opera. Il 23 agosto 2015 sono iniziati i lavori di costruzione veri e propri, con la modifica della viabilità di superficie. Il 26 novembre 2022 è stata inaugurata e aperta al pubblico; è stata capolinea provvisorio della linea fino al 4 luglio 2023, quando è stata inaugurata la tratta fino a San Babila. Situata a circa 32 metri di profondità, all'atto della sua apertura è diventata la stazione più profonda della metropolitana di Milano, primato detenuto dalla fermata Lotto della linea M5 dal 2015 fino ad allora e dalla fermata Duomo della linea M3 dal 1990 al 2015. La stazione consente l'interscambio con la stazione di Milano Dateo, servita dalle linee S1, S2, S5, S6 e S13 del servizio ferroviario suburbano di Milano. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata anche alcune linee urbane di superficie, filoviarie e automobilistiche, gestite da ATM. Stazione ferroviaria (Milano Dateo) Fermata filobus (Dateo M4, linea 92) Fermata autobus La stazione dispone di: Accessibilità per portatori di handicap Ascensori Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Stazione video sorvegliata Servizi igienici Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Dateo (EN) Dateo / Dateo (altra versione), su Structurae.

Chiesa di Santa Maria del Suffragio (Milano)
Chiesa di Santa Maria del Suffragio (Milano)

La chiesa di Santa Maria del Suffragio (o anticamente chiesa di Santa Maria Nascente di Calvairate) è un luogo di culto cattolico di Milano, situato in corso XXII Marzo. Le origini della chiesa si ascrivono al 1577 quando l'allora arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo decide la costruzione di una parrocchia nel villaggio rurale di Calvairate, appena fuori dai bastioni spagnoli di Milano, dedicata al culto di santa Maria Nascente. Nel 1873, con l'annessione del borgo di Calvairate al comune dei Corpi Santi e poi a quello di Milano con la conseguente espansione della metropoli e l'aumento della popolazione anche nel quartiere stesso, la chiesa si trovava ormai in pessimo stato, cadente e quasi inutilizzabile e non in grado di accogliere tutti i fedeli. Passarono altri trentadue anni e nel 1896 l'arcivescovo Andrea Carlo Ferrari decise la costruzione di una nuova chiesa nel quartiere, con una nuova ubicazione rispetto alla precedente ma sempre all'interno dell'area. La chiesa venne dedicata il 31 ottobre 1896 dallo stesso cardinal Ferrari a Santa Maria del Suffragio. Dal 1924 al 1930 fu parroco della chiesa mons. Giacinto Tredici, che poi sarà vescovo di Brescia dal 1934 al 1964. La facciata principale della chiesa, che prospetta su corso XXII Marzo, è a salienti. Essa, con paramento murario in blocchi di pietra chiara ed inserti in mattoni rossi, presenta, nella parte inferiore, tre portali ogivali strombati, con lunette musive. In quella centrale, è raffigurata la Madonna in trono col Bambino. È stata realizzata nel 1927 dall'Ing. Mons. Spirito Maria Chiappetta. I portali bronzei, opera di Ercole Franz De Vecchi, sono stati realizzati nel 1996 e, nello stesso anno, inaugurati dall'allora arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini. Il portale centrale raffigura Storie della vita di Maria, quello di sinistra l'Annunciazione e quello di destra la Sacra Famiglia. Al centro della facciata, in corrispondenza della navata centrale, si apre il grande rosone circolare. L'interno della chiesa è a croce latina, con tre navate e profondo coro absidato. Le tre navate, di tre campate ciascuna, sono coperte con volta a crociera e sono divise da due file di archi a tutto sesto poggianti di pilastri polistili in mattoni rossi. Sulla crociera, si eleva il tiburio ottagonale, illuminato da trifore romaniche. Gli affreschi delle pareti laterali del presbiterio realizzati da Aldo Carpi de' Resmini (noto soprattutto per le vetrate del duomo), rappresentano la Resurrezione e la Crocefissione (1946), che riflettono l'esperienza del maestro nei lager nazisti. Nel transetto di destra, entro un'abside rettangolare con volta a botte, si trova il moderno battistero. Al centro dell'area sopraelevata, vi è il fonte battesimale, di Ercole Franz De Vecchi, in marmo di Carrara con inserti in bronzo raffiguranti la Samaritana al pozzo, il Sacrificio di Isacco, il Cieco nato e la Resurrezione di Lazzaro. Il presbiterio occupa interamente lo spazio del coro e dell'abside poligonale. I moderni arredi sacri che lo compongono - altare, ambone e sede - sono stati realizzati in marmo di Carrara e bronzo nel 2006, in occasione dei 110 anni della consacrazione della chiesa. L'antico altare maggiore, realizzato nel 1915 dall'Ing Mons. Spirito Maria Chiappetta invece, è in stile neoromanico, in marmi policromi, con decorazioni a bassorilievo sul paliotto e sull'alzata e rilievi di Leone Lodi spostato nel 2006 nell'adiacente cappella di San Proto. L'ancona accoglie il Trittico dell'Addolorata, di Eugenio Cisterna, con predella su sfondo oro. Alla destra dell'abside, si apre la cappella di San Proto, costruita nel 1933 per accogliere le reliquie del santo martire e ristrutturata nel 1984. L'ambiente, a croce latina con transetto poco sporgente ed abside semicircolare, ha un moderno presbiterio con arredi in legno, e grande crocifisso. La bella statua in alabastro Mater Misericordiae, il grande candelabro Cero pasquale in marmo e la statua sempre in marmo dedicata a Sant'Antonio sono di Leone Lodi. La statua di Santa Monica, in terracotta patinata, è di Valerio Pilon (1985). Alcuni affreschi furono eseguiti nel 1946 da Aldo Carpi e da Raffaele Albertella. Sulla cantoria a ridosso della parete fondale del transetto sinistro, si trova l'organo a canne Tamburini, ricostruito nel 1988 riutilizzando il materiale fonico del precedente strumento (1950, opus 286), a sua volta riforma dello strumento opus 36, del 1909, originariamente a ridosso della controfacciata della navata centrale. L'organo, a trasmissione mista, meccanica per i manuali e il pedale, elettrica per i registri e le combinazioni, ha tre tastiere di 61 note ciascuna e una pedaliera concavo-radiale di 32 note. Andrea Carlo Ferrari Alfredo Ildefonso Schuster Giacinto Tredici Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria del Suffragio Storia della parrocchia di Santa Maria del Suffragio, su suffragio.it. URL consultato il 28 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2011). Arte a S,.Maria del Suffragio, su suffragio.it. V.Pilon, Santa Monica,(1985), Milano, S.Maria del Suffragio, su cassiciaco.it. L'organo a canne , su suffragio.it.

Museo dei Cappuccini (Milano)
Museo dei Cappuccini (Milano)

Il Museo dei Beni Culturali Cappuccini, denominato pure Museo dei Cappuccini di Milano, raccoglie la documentazione della storia dei Frati Minori Cappuccini in Lombardia, presenti in loco dal 1535. Il Museo dei Cappuccini di Milano è stato fondato nel 2001 e ha sede nel Palazzo Kramer, confinante al convento del Sacro Cuore di Gesù di viale Piave.. Il primo nucleo di opere era già pervenuto all’Archivio Provinciale dei frati minori Cappuccini di Lombardia per diverse ragioni quali la necessità di una conservazione più adeguata, la sicurezza e la chiusura di conventi. Oltre al compito della corretta conservazione il Museo ha offerto l’occasione di presentare al pubblico la realtà dell’Ordine religioso presente in Lombardia dal 1535. Ora, attraverso l’arte, i frati Cappuccini che lungo la storia hanno saputo farsi apprezzare dalla popolazione per il loro quotidiano servizio tra la gente, continuano a farsi vicini e offrendo a tutti la possibilità di uno sguardo sulla Bellezza. La tradizionale collezione di arte sacra del Museo (XV-XIX secolo) è stata arricchita nel 2019 dalla Collezione Rusconi, una raccolta di opere d’arte moderna del primo Novecento italiano. In questa collezione figurano opere di Umberto Boccioni, Mario Sironi, Filippo De Pisis e i Chiaristi lombardi. Il Museo dei Cappuccini di Milano è nato per la necessità di conservare, tutelare e valorizzare il vasto patrimonio di beni culturali dell’Ordine dei frati minori Cappuccini della Provincia lombarda. Il Museo presenta il pensiero e l'attività dei Cappuccini, l’ambito culturale e religioso nel quale hanno operato, inserito in ampi percorsi della tradizione e della storia di Milano. L'offerta della collezione permanente, infatti, affiancata da esposizioni temporanee, persegue lo scopo di conservare, studiare e diffondere storia, arte e cultura, con lo spirito che da sempre pervade l’attività dei frati minori Cappuccini di Lombardia. È in questa linea che, nel tempo, importanti lasciti e donazioni hanno arricchito il patrimonio museale ed è proprio per questo che le opere d'arte del patrimonio dell’Ordine dei frati minori Cappuccini, vengono "restituite", attraverso il Museo affinché tutti ne possano godere. Per questa ragione l'ingresso è, e sempre sarà, gratuito, rimettendosi ancora una volta alla generosità di ciascuno per il sostegno dell'attività del Museo. Una sezione evidenzia i rapporti dei cappuccini con Alessandro Manzoni e i Promessi Sposi, e porta come testimonianza l'assistenza al Lazzaretto. Vi si trova la Madonna col Bambino detta del Lazzaretto, opera di Antonio Rossellino che proviene dal Lazzaretto di Porta Orientale, ora Porta Venezia, un quadro di Pasquale Canna proveniente dalla Chiesa dell'Immacolata e un ritratto fotografico dello stesso Manzoni. Questa sezione mostra la vita dei frati cappuccini e anche di altri membri della famiglia francescana nei conventi, fondata sulla preghiera, in autonomia e in comunità, e sul tempo libero passato a chiedere l'elemosina e ad aiutare poveri e infermi. Qui si trova un quadro di un frate cappuccino con una scatola del tabacco in mano, olio su tela degli anni '70 del 1800 di Teofilo Patini, e una cesta per la questua, intrecciata dalle suore cappuccine nel diciannovesimo secolo. Questa sezione è incentrata sulla figura di Francesco d'Assisi che, come fondatore e guida dei francescani, è rappresentato in numerose opere di loro proprietà Si trova una Natività di Vincenzo Civerchio, un'Immacolata Concezione con Francesco di Camillo Procaccini e varie altre opere a lui dedicate, spesso anonime o con attribuzione non chiara- In questa sezione si trova oggetti adoperati comunemente dai frati per la loro vita conventuale: si trova un quadro di Crispino da Viterbo del diciannovesimo secolo e un autoritratto di Camillo Kaiser nel suo studio. Questa sezione mostra la fede cristiana vista dalle tecniche artistiche francescane. Si trova un'adorazione dei Magi del Civerchio, una croce proveniente dallo studio di Carlo Borromeo, oltre alla sua maschera funeraria, un quadro di Santa Chiara che ha una visione di Francesco, una Via Crucis illustrata e una Madonna col Bambino. Nella sezione delle donazioni, denominata "l'arte di donare l'arte", sono in mostra le opere donate ai conventi cappuccini della Lombardia in cinquecento anni, in principio per ragione devozionale ma, col passare del tempo, anche a fini di custodia. Si trovano quadri di Ugo Gheduzzi, Umberto Boccioni, Pio Sanquirico, Filippo Palizzi, Paolo De Majo e Leonardo Bazzaro e, in una stanzetta autonoma, un Ecce Homo moderno di Jacques-Alain Lachant. I tesori della pinacoteca, dell'archivio, della biblioteca e della vasta collezione di reperti provenienti da vari conventi qui esposti sono accessibili al pubblico per la prima volta in assoluto. La collezione comprende anche quadri antichi (XVI-XVII secolo), codici, manoscritti e altri oggetti di valore. Alcune delle imperdibili opere della collezione che danno rilievo al museo sono: Ortensio Crespi, San Francesco d’Assisi in estasi, inizio secolo XVII. Bottega di Antonio Rossellino, Madonna delle candelabre (o Madonna del lazzaretto), ultimo quarto secolo XV - primo quarto secolo XVI. Ritratto fotografico con ciocca di capelli e autografo di Alessandro Manzoni, secolo XIX. Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, Il Velo della Veronica, metà secolo XVII. Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, Angelo Annunciante e Madonna Annunciata, sec. XVI-XVII. Camillo Procaccini, Immacolata Concezione con san Francesco (Lilium inter spinas), ante 1599. Giuseppe Nuvolone, Santa Chiara d’Assisi con ostensorio e apparizione di Francesco d’Assisi, secolo XVII-XVIII. Ugo Gheduzzi, L'aratura, 1920 ca. Angelo Morbelli, Giardino alla Colma, 1911. Umberto Boccioni, Donna in poltrona, 1909 (Collezione Rusconi). Mario Sironi, Periferia, 1921-1923 (Collezione Rusconi). Filippo De Pisis, Palazzo Ducale, 1947 (Collezione Rusconi). Direttore: Rosa Giorgi Erminia Giacomini Miari, Paola Mariani, Musei religiosi in Italia, Touring, Milano, 2005, p. 139, ISBN 9788836536535. Touring Club Italiano (a cura di), Milano, collana "Guide Rosse", Touring, Milano, 2005, p. 590, ISBN 9770390107016. beni culturali - Museo dei Cappuccini Musei on line milanoguida themaprogetto Instagram @museodeicappuccinimilano Sito ufficiale, su museodeicappuccini.it. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo dei Cappuccini

Parco Vittorio Formentano
Parco Vittorio Formentano

Il parco Vittorio Formentano, noto anche come parco di Largo Marinai d'Italia, è un parco milanese di 72320 m², situato tra corso XXII Marzo e viale Umbria, senza recinzione e quindi sempre accessibile. È dedicato alla memoria di Vittorio Formentano, fondatore nel 1927 dell'Associazione Volontari Italiani del Sangue. Fu costituito nel 1969 dove sorgeva dal 1911 il mercato ortofrutticolo, trasferitovi dal Verziere e poi spostato nell'attuale sede di via Lombroso. L'area era prima occupata da un fortino austriaco oggetto di scontri durante le Cinque Giornate. L'ambizioso progetto iniziale dell'architetto Luigi Caccia Dominioni che prevedeva per il parco colline e fontane è stato fortemente ridimensionato in corso d'opera. Nei giardini, quasi al vertice nordoccidentale, si trova la grande fontana con il monumento dello scultore Francesco Somaini dedicato ai marinai d'Italia caduti nella Seconda guerra mondiale che diede il primo nome al parco intitolato, nel 1987, al fondatore dell'AVIS, Vittorio Formentano, alla cui memoria è dedicata una scultura in bronzo della scultrice italo-ungherese Eva Olàh raffigurante due donatori di sangue. Nel parco sorge la Palazzina Liberty, che ospitava il vecchio bar centrale del mercato. Questo edificio ha assunto un ruolo rilevante nella vita culturale della città e ospita, oltre una scuola musicale, concerti, mostre e convegni, dopo essere stata sede, dal 1974 al 1980, del Collettivo teatrale la Comune di Dario Fo e Franca Rame. Non fu, agli inizi, un semplice "inquilinato", ma un'occupazione cui il comune, retto da Aldo Aniasi, si oppose in ogni modo possibile. Recentemente al suo interno ha preso forma il progetto Casa della poesia. Tra le principali specie arboree presenti, ricordiamo l'acero riccio, l'acero campestre, l'acero americano e l'acero di monte, la farnia, il ginko biloba, l'ippocastano, l'olmo, il pino nero, il platano, la sophora, il tiglio selvatico, il carpino bianco, l'ontano nero e quello napoletano, il liquidambar, il cedro dell'Atlante e il cedro del Libano, la magnolia, la paulonia, l'albero dei tulipani e il ciliegio da fiore. Tra le attrezzature: due aree apparecchiate per il gioco dei bambini, due campi coperti per il gioco delle bocce, un campo per pallavolo/basket, un tavolo da ping-pong e quattro spazi recintati per i cani per oltre quindicimila metri quadrati. Liliana Casieri, Lina Lepera, Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, Comune di Milano, settore ecologia, GAV, 1989. Alma Lanzani Abbà, Pia Meda, Alberi a Milano, Milano, CLESAV, giugno 1985, ISBN 978-88-7064-118-9. AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997. Parchi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Parco Formentano Scheda del Parco Formentano, su comune.milano.it, Comune di Milano. URL consultato il 12 novembre 2011.

Istituto Europeo di Design
Istituto Europeo di Design

L'Istituto Europeo di Design (IED) è una scuola professionale privata italiana di disegno industriale, moda, arti visive e comunicazione che offre corsi post-diploma, master e specializzazioni. L'Istituto Europeo di Design è sorto nel 1966. La prima sede era a Milano, in Piazza Santa Maria del Suffragio. Lungo il corso degli anni settanta e ottanta, l'istituto si è espanso, aprendo nuove sedi in diverse città italiane: nel 1973 a Roma, nel 1984 a Cagliari e nel 1989 a Torino. Negli anni novanta è iniziato lo sviluppo al di fuori del territorio nazionale, con l'apertura delle sedi di Madrid nel 1994 e di Barcellona nel 2002. Successivamente è stata istituita la prima sede in Brasile, a San Paolo, nel 2005. Sono state poi aperte le sedi di Venezia nel 2007 e di Firenze nel 2009, anno in cui è anche avvenuta l'acquisizione dell'Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como. Nel 2014, la presenza dello IED in Brasile è stata rafforzata con l'istituzione della sede di Rio de Janeiro. Attualmente, lo IED è presente in dieci città sparse in tre continenti (Milano, Roma, Torino, Venezia, Como, Firenze, Cagliari, Barcellona, Madrid, São Paulo, Rio de Janeiro). L'istituzione eroga circa 30 diversi corsi triennali post-diploma in 5 lingue - inglese, italiano, spagnolo, cinese e portoghese - oltre a corsi stagionali e master post-laurea. In Italia, nelle sedi di Cagliari, Torino, Roma, Como, Firenze e Milano l'Istituto Europeo di Design rilascia titoli di diploma accademico di I livello, di durata triennale, riconosciuti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con il Decreto n.292 del 10 dicembre 2010. L’Istituto Europeo di Design ha affrontato diverse controversie riguardo l’assegnazione di titoli di laurea potenzialmente non conformi ai requisiti del Ministero dell’Istruzione. Una questione coinvolge 211 lauree, con 140 già sospese dal Ministero, principalmente per le sedi di Torino e Cagliari. Dopo il riconoscimento ministeriale del 2012, lo IED ha permesso agli studenti del secondo anno di iscriversi ai corsi riconosciuti, mentre quelli del terzo anno dovevano recuperare crediti mancanti. Tuttavia, il Ministero ha bloccato 132 richieste di laurea per l’anno accademico 2013/2014 di Torino. In seguito, lo IED ha affermato che gli studenti avevano frequentato il primo anno a Milano, sede riconosciuta dal 2010, ma ciò non ha soddisfatto il Ministero, che ha richiesto ulteriori chiarimenti. Un’indagine è stata avviata da Stefano Boeri, presidente della Triennale e amministratore di Fondazione Morelli, proprietaria dell’IED, ma è stata interrotta da altri soci dell’istituto1. In Spagna, lo IED rilascia Títulos de Grado en Enseñanzas Artísticas Superiores de Diseño. Si tratta di corsi di formazione di quattro anni al termine dei quali lo studente consegue il titolo di Grado en Diseño, legalmente riconosciuto dal Ministerio de Educación in ambito nazionale e internazionale. In Brasile, nelle sedi di San Paolo e Rio de Janeiro, lo IED rilascia titoli di diploma universitario. Si tratta di corsi di formazione di 3 anni (cursos de graduação, più specificamente bacharelados) nelle aree di moda, disegno industriale e arti visive, legalmente riconosciuti dal MEC (Ministério da Educação e Cultura), attraverso il decreto ministeriale numero nº 885, del 18/09/2009. Osvaldo Cavandoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Istituto Europeo di Design Sito IED italiano, su ied.it. Sito IED internazionale, su ied.edu.

Stazione di Milano Porta Tosa
Stazione di Milano Porta Tosa

La stazione di Milano Porta Tosa era una stazione ferroviaria di Milano attiva fra il 1846 ed il 1864 come scalo di testa della ferrovia per Treviglio. Fu la seconda in ordine di apertura nella città ambrosiana dopo quella di Porta Nuova entrata in servizio nel 1840 sulla ferrovia Milano-Monza. Secondo la pubblicazione Ricordi di Rotaie (1997) la chiusura definitiva di Porta Tosa avvenne nel 1873, quando fu soppresso il servizio merci. La stazione sorgeva lungo il viale di circonvallazione (oggi viale Premuda), fra la Porta Tosa (oggi Vittoria) e la Porta Orientale (oggi Venezia) in un punto fra le attuali via Marcona e Archimede, in modo che i passeggeri potessero entrare nel centro della città attraverso i bastioni di circonvallazione. La cerimonia della posa della pietra auspicale si tenne il 30 maggio 1843, giorno di San Ferdinando, onomastico dell'imperatore Ferdinando II, da cui la linea per Venezia prese il nome. Alla cerimonia erano presenti fra gli altri il viceré arciduca Ranieri Giuseppe d'Asburgo-Lorena, l'arcivescovo di Milano cardinale Carlo Gaetano II di Gaisruck, il governatore di Milano conte Giovanni Battista Spaur, il conte Vitaliano Borromeo. Per l'occasione venne coniata una medaglia commemorativa incisa da Luigi Cossa e reputata immensamente rara dal Bollettino di numismatica e di arte della medaglia del Circolo Numimatico milanese nel 1906. La stazione, ospitata in un edificio provvisorio, venne inaugurata il 15 febbraio 1846 alla presenza dell'Arciduca Viceré come capolinea della ferrovia per Treviglio, primo tronco lombardo della linea Ferdinandea per Venezia. Entrò in servizio due giorni dopo, martedì 17 febbraio. A causa dei problemi economici della Imperial Regia Privilegiata Ferrovia Lombardo-Veneta Ferdinandea che stava costruendo la linea, la stazione non era quella prevista dal progetto dell'ingegner Giovanni Milani ma un edificio provvisorio come inizialmente lo furono tutte le stazioni della Ferdinandea. Nel numero del periodico Cosmorama pittorico del 21 marzo 1846, in cui viene fatta la cronaca del giorno dell'inaugurazione della linea ferroviaria, la stazione non viene neppure descritta (nonostante quel giornale fosse abitualmente generoso in descrizioni particolareggiate e immagini a corredo delle notizie): l'unico cenno al fabbricato della stazione riferisce di una «provvisoria Stazione addobbata all'infretta di vago padiglione»; «in faccia al padiglione», fortunatamente, "i viaggiatori nella nuova stazione di Porta Tosa disponevano di maggiori comodità grazie alla presenza del “Caffè Gnocchi”, che svolgeva funzioni di biglietteria, sala d'attesa, toilettes". Contrariamente alle stazioni delle altre città, però, lo stato di provvisorietà rimase tale fino alla dismissione della stazione e al suo successivo smantellamento. La mancata costruzione del Fabbricato Viaggiatori secondo il progetto di Milani fu dovuta alle vicissitudini finanziarie della Società Ferroviaria che aveva dato inizio alla "Ferdinandea". Dopo che l'intera società aveva conosciuto una forma di statalizzazione (9 giugno 1852), era stata nuovamente privatizzata e ceduta - con altre linee costruite ed in via di costruzione - alla Imperial Regia Privilegiata Società delle ferrovie Lombardo-Venete con la "Convenzione concernente l'assunzione, la costruzione e l'esercizio delle ferrovie nel regno Lombardo-Veneto", firmata in Vienna il 14 marzo 1856. Con questa Convenzione la Società delle Ferrovie Lombardo-Venete acquistava due stazioni (Porta Nuova e, appunto, Porta Tosa) non collegate fra loro essendo nate come terminali di due diverse società. La società nuova proprietaria decise di costruire una Stazione Centrale, come previsto già nel testo della Concessione. Le stazioni esistenti divenute ridondanti sarebbero quindi state vendute. Nel frattempo vennero provvisoriamente unite da un Raccordo che correva lungo i viali di Circonvallazione. Questo Raccordo, di cui la società ferroviaria aveva necessità ma la cui costruzione fu affrettata, se non proprio decisa, per trasportare le truppe alleate francesi e "sarde" verso oriente, fu costruito, sotto la direzione dell'ing. G.B. Bossi, uno dei principali aiutanti dell'ingegner Milani fin dagli inizi della progettazione della "Ferdinandea", nel frattempo diventato Ingegnere in Capo, mentre si attendeva di passare al progetto esecutivo per Milano Centrale ed entrò in funzione domenica 26 giugno 1859. Nel 1861 la stazione di Porta Tosa divenne capolinea anche della linea per Piacenza e nel 1862, con l'innesto della linea per Pavia nella Milano-Piacenza a Rogoredo, anche quei treni fecero capo a Porta Tosa. Nel 1864, con l'apertura della stazione centrale prevista come da Convenzione, l'intero nodo ferroviario cittadino fu dunque riconfigurato, chiudendo anche Porta Tosa. Secondo Ricordi di Rotaie la stazione rimase tuttavia in servizio per il traffico merci fino al 1º gennaio 1873, quindi fu dismessa e demolita nel tempo. Prima della dismissione definitiva, però, già nelle edizioni del 1870 e del 1871 del periodico Guida di Milano, i locali della vecchia stazione di Porta Vittoria e della soppressa stazione di Porta Vittoria vengono segnalati come occupati da una fabbrica di vetri e cristalli e da una fabbrica di tela da vele almeno fino al 1879. Nel luglio 1883 tutta l'area di 100 000 m² della dismessa stazione ("una sterile area abbandonata dal governo, nel luogo dove sorgeva la stazione ferroviaria di Porta Tosa") venne venduta con l'approvazione dei due rami del Parlamento per la somma di L. 270 120 alla Società edificatrice di abitazioni operaie che, costituitasi nel 1879, fra gli anni 1884 e il 1892 costruisce, senza tuttavia terminarlo, il quartiere operaio oggi noto come villaggio operaio di via Lincoln, in origine quartiere operaio di Porta Vittoria. A oggi rimane traccia della linea ferroviaria e della stazione nell'andamento delle vie Archimede e Marcona e Sottocorno, ruotato rispetto alla maglia stradale del quartiere. Il 22 marzo 1848, nell'ultima delle Cinque giornate di Milano, la stazione e il Caffè Gnocchi vengono incendiati dagli austriaci in fuga Il 1º febbraio 1857 giunge alla stazione di Porta Tosa il re Massimiliano di Baviera, accolto dall'Imperatore Il 19 aprile 1857 sbarca alla stazione l'arciduca Massimiliano che, percorrendo il bastione e il corso di Porta Orientale, si reca in veste pubblica al palazzo di Corte Il 14 gennaio 1858 dalla stazione di Porta Tosa la salma del Feldmaresciallo Radetzky, a lungo governatore del Lombardo-Veneto, parte alla volta di Venezia, Trieste e infine Vienna dove il vecchio militare venne sepolto. Giovanna D'Amia, Il collegamento ferroviario tra Milano e Como nell'età della restaurazione e le prime stazioni milanesi, in Enzo Godoli, Mauro Cozzi (a cura di), Architettura ferroviaria in Italia. Ottocento. Dario Flaccovio editore, 2004, pp. 83–102. ISBN 88-7758-599-4. Comandini, Alfredo, L'Italia nei cento anni del secolo XIX (1801-1900) giorno per giorno illustrata, III, Milano, Antonio Vallardi, 1907-1918. Silvio Gallio, Milano Porta Tosa. Alla ricerca di una stazione scomparsa, Modena, Artestampa, 2020, ISBN 978-88-6462-733-5. Wikisource contiene il testo completo del Progetto di una Stazione Centrale in Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Porta Tosa di G.B. Bossi Wikisource contiene il testo completo di Apertura del tronco della strada ferrata Ferdinandea da Milano a Treviglio Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Porta Tosa di Faustino Sanseverino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Milano Porta Tosa Binari a Milano: gli esordi, su miol.it. Immagine della stazione come avrebbe dovuto apparire. Litografia di G. Elena conservata presso la "Raccolta delle Stampe "Achille Bertarelli"" di Milano (JPG), su vecchiamilano.files.wordpress.com.

Palazzina Liberty (Milano)
Palazzina Liberty (Milano)

La Palazzina Liberty è un edificio storico in stile liberty di Milano situato all'interno del Parco Vittorio Formentano in largo Marinai d'Italia. Progettata nel 1908 dall'architetto Alberto Migliorini, faceva originariamente parte del Verziere, l'antico mercato ortofrutticolo esistito dal 1911 al 1965. È l'unica struttura ancora oggi rimasta dell'antico complesso. È caratterizzata dalle ampie vetrate, da una facciata in classico stile Art Nouveau e dai motivi decorativi interni delle piastrelle in ceramica. In origine era sede di un caffè-ristorante all'interno del Verziere, e rappresentava un punto di riunione per le varie contrattazioni tra i mercanti. Dopo il trasferimento del mercato in un'altra zona di Milano, la Palazzina Liberty ha versato in stato di abbandono per diversi anni. Nel corso degli anni settanta (1974-1980) l'edificio viene concesso in uso al "Collettivo teatrale la Comune" di Dario Fo, che lo adotta come sede teatrale per i propri spettacoli. Nel 1980 la Palazzina diviene sede della Civica Banda di Milano. Nel 1992 vengono completati i lavori di ristrutturazione e la Palazzina Liberty viene destinata ad iniziative di carattere ricreativo e culturale. Dal 1994 l'Orchestra da Camera Milano Classica vi svolge la propria stagione concertistica; è stata la sede del Festival "Senza Parole", rassegna di film muti accompagnati da colonne sonore dal vivo. Dal 2005 al 2015 è stata anche sede della Casa della Poesia. Nell'ottobre 2017 la Palazzina è stata intitolata a Dario Fo e Franca Rame. Liberty a Milano Parco Vittorio Formentano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Palazzina Liberty La Palazzina Liberty, su milanoclassica.it. URL consultato il 10-3-2011 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2011). La Palazzina Liberty , su milanevent.net. URL consultato il 10-3-2011.