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Istituto Europeo di Design

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L'Istituto Europeo di Design (IED) è una scuola professionale privata italiana di disegno industriale, moda, arti visive e comunicazione che offre corsi post-diploma, master e specializzazioni. L'Istituto Europeo di Design è sorto nel 1966. La prima sede era a Milano, in Piazza Santa Maria del Suffragio. Lungo il corso degli anni settanta e ottanta, l'istituto si è espanso, aprendo nuove sedi in diverse città italiane: nel 1973 a Roma, nel 1984 a Cagliari e nel 1989 a Torino. Negli anni novanta è iniziato lo sviluppo al di fuori del territorio nazionale, con l'apertura delle sedi di Madrid nel 1994 e di Barcellona nel 2002. Successivamente è stata istituita la prima sede in Brasile, a San Paolo, nel 2005. Sono state poi aperte le sedi di Venezia nel 2007 e di Firenze nel 2009, anno in cui è anche avvenuta l'acquisizione dell'Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como. Nel 2014, la presenza dello IED in Brasile è stata rafforzata con l'istituzione della sede di Rio de Janeiro. Attualmente, lo IED è presente in dieci città sparse in tre continenti (Milano, Roma, Torino, Venezia, Como, Firenze, Cagliari, Barcellona, Madrid, São Paulo, Rio de Janeiro). L'istituzione eroga circa 30 diversi corsi triennali post-diploma in 5 lingue - inglese, italiano, spagnolo, cinese e portoghese - oltre a corsi stagionali e master post-laurea. In Italia, nelle sedi di Cagliari, Torino, Roma, Como, Firenze e Milano l'Istituto Europeo di Design rilascia titoli di diploma accademico di I livello, di durata triennale, riconosciuti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con il Decreto n.292 del 10 dicembre 2010. L’Istituto Europeo di Design ha affrontato diverse controversie riguardo l’assegnazione di titoli di laurea potenzialmente non conformi ai requisiti del Ministero dell’Istruzione. Una questione coinvolge 211 lauree, con 140 già sospese dal Ministero, principalmente per le sedi di Torino e Cagliari. Dopo il riconoscimento ministeriale del 2012, lo IED ha permesso agli studenti del secondo anno di iscriversi ai corsi riconosciuti, mentre quelli del terzo anno dovevano recuperare crediti mancanti. Tuttavia, il Ministero ha bloccato 132 richieste di laurea per l’anno accademico 2013/2014 di Torino. In seguito, lo IED ha affermato che gli studenti avevano frequentato il primo anno a Milano, sede riconosciuta dal 2010, ma ciò non ha soddisfatto il Ministero, che ha richiesto ulteriori chiarimenti. Un’indagine è stata avviata da Stefano Boeri, presidente della Triennale e amministratore di Fondazione Morelli, proprietaria dell’IED, ma è stata interrotta da altri soci dell’istituto1. In Spagna, lo IED rilascia Títulos de Grado en Enseñanzas Artísticas Superiores de Diseño. Si tratta di corsi di formazione di quattro anni al termine dei quali lo studente consegue il titolo di Grado en Diseño, legalmente riconosciuto dal Ministerio de Educación in ambito nazionale e internazionale. In Brasile, nelle sedi di San Paolo e Rio de Janeiro, lo IED rilascia titoli di diploma universitario. Si tratta di corsi di formazione di 3 anni (cursos de graduação, più specificamente bacharelados) nelle aree di moda, disegno industriale e arti visive, legalmente riconosciuti dal MEC (Ministério da Educação e Cultura), attraverso il decreto ministeriale numero nº 885, del 18/09/2009. Osvaldo Cavandoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Istituto Europeo di Design Sito IED italiano, su ied.it. Sito IED internazionale, su ied.edu.

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Luoghi vicini

Porta Vittoria (Milano)
Porta Vittoria (Milano)

Porta Vittoria (già porta Tosa fino al 1861) è una delle quattro porte succursali di Milano, ricavata lungo i bastioni spagnoli, oggi demoliti in gran parte, come succursale della porta Venezia. Posta a est della città, si apriva lungo la strada per Limito. Demolito alla fine dell'Ottocento l'arco neoclassico, sopravvivono oggi solo i caselli daziari, posti ai lati dell'attuale piazza Cinque Giornate, allo sbocco di corso di Porta Vittoria. Costruita a partire dal Seicento in quello che era il sestiere di Porta Orientale, porta Tosa venne aperta all'interno delle mura spagnole di Milano. Prendeva il nome dalla più antica Porta Tosa medievale, che si trovava lungo le mura medievali di Milano. Il 22 marzo 1848, durante la ribellione delle Cinque Giornate, fu la prima, tramite l'uso di barricate mobili, a essere espugnata dagli insorti, fra i quali si distinse il patriota Manara. Dopo l'Unità d'Italia (1861), per ricordare la vittoria, porta Tosa venne ribattezzata in porta Vittoria e, nel 1881, venne indetto un concorso per il progetto di un monumento celebrativo, da edificare in luogo della porta. Risultò vincitore Giuseppe Grandi, che progettò un obelisco a simboleggiare lo sforzo unitario del popolo per la libertà. Il monumento fu inaugurato il 18 marzo 1895. Le vie circostanti sono state dedicate, negli anni, ai più importanti patrioti milanesi. L'arco dell'antica porta venne abbattuto, preservando i due caselli daziari: oggi l'obelisco si può ammirare circondato da una piazza, intitolata alle Cinque Giornate. Bruno Pellegrino, Porta Orientale. Così era Milano, Edizioni Meravigli - Libreria Milanese, Milano 2011. Porta Tosa (romana) Porta Tosa (medievale) Mura medievali di Milano Mura spagnole di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porta Vittoria

Piazza Cinque Giornate
Piazza Cinque Giornate

Piazza Cinque Giornate è una piazza della città di Milano, posta in corrispondenza della non più esistente porta Vittoria, già porta Tosa. L'elemento che la caratterizza è il grande monumento alle Cinque Giornate, opera di Giuseppe Grandi, inaugurato il 18 marzo 1895. Laddove sorge ora la piazza in passato si trovava porta Tosa, ricavata all'interno dei Bastioni spagnoli: nata come succursale di porta Venezia, acquisì maggiore importanza nel corso dei secoli, venendo rifatta nella prima metà del XIX secolo. Dopo l'Unità d'Italia la porta cambiò nome in Vittoria a memoria della temporanea vittoria su Radetzky e gli austriaci. Vent'anni dopo l'Unità (1881) Giuseppe Grandi vinse il concorso per la costruzione del monumento alle Cinque Giornate che fu da lui terminato nel dicembre del 1894. Grandi morì prima dell'inaugurazione ufficiale, fissata per il 18 marzo 1895, quarantasettesimo anniversario dell'insurrezione popolare. L'arco della porta venne poi demolito per dare maggior risalto al monumento. Di essa rimangono i due caselli daziari. Ancora oggi sotto il monumento riposano i caduti dell'insurrezione, che fino al 1895 riposavano nella Cripta della Chiesa della vicina Beata Vergine Annunciata. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su piazza Cinque Giornate Piazza Cinque Giornate Milano: a due passi da Porta Vittoria, su unitremilano.it. Monumento alle Cinque Giornate di Milano di Giuseppe Grandi, su analisidellopera.it. Webcam in tempo reale di Piazza Cinque Giornate

Stazione di Milano Porta Tosa
Stazione di Milano Porta Tosa

La stazione di Milano Porta Tosa era una stazione ferroviaria di Milano attiva fra il 1846 ed il 1864 come scalo di testa della ferrovia per Treviglio. Fu la seconda in ordine di apertura nella città ambrosiana dopo quella di Porta Nuova entrata in servizio nel 1840 sulla ferrovia Milano-Monza. Secondo la pubblicazione Ricordi di Rotaie (1997) la chiusura definitiva di Porta Tosa avvenne nel 1873, quando fu soppresso il servizio merci. La stazione sorgeva lungo il viale di circonvallazione (oggi viale Premuda), fra la Porta Tosa (oggi Vittoria) e la Porta Orientale (oggi Venezia) in un punto fra le attuali via Marcona e Archimede, in modo che i passeggeri potessero entrare nel centro della città attraverso i bastioni di circonvallazione. La cerimonia della posa della pietra auspicale si tenne il 30 maggio 1843, giorno di San Ferdinando, onomastico dell'imperatore Ferdinando II, da cui la linea per Venezia prese il nome. Alla cerimonia erano presenti fra gli altri il viceré arciduca Ranieri Giuseppe d'Asburgo-Lorena, l'arcivescovo di Milano cardinale Carlo Gaetano II di Gaisruck, il governatore di Milano conte Giovanni Battista Spaur, il conte Vitaliano Borromeo. Per l'occasione venne coniata una medaglia commemorativa incisa da Luigi Cossa e reputata immensamente rara dal Bollettino di numismatica e di arte della medaglia del Circolo Numimatico milanese nel 1906. La stazione, ospitata in un edificio provvisorio, venne inaugurata il 15 febbraio 1846 alla presenza dell'Arciduca Viceré come capolinea della ferrovia per Treviglio, primo tronco lombardo della linea Ferdinandea per Venezia. Entrò in servizio due giorni dopo, martedì 17 febbraio. A causa dei problemi economici della Imperial Regia Privilegiata Ferrovia Lombardo-Veneta Ferdinandea che stava costruendo la linea, la stazione non era quella prevista dal progetto dell'ingegner Giovanni Milani ma un edificio provvisorio come inizialmente lo furono tutte le stazioni della Ferdinandea. Nel numero del periodico Cosmorama pittorico del 21 marzo 1846, in cui viene fatta la cronaca del giorno dell'inaugurazione della linea ferroviaria, la stazione non viene neppure descritta (nonostante quel giornale fosse abitualmente generoso in descrizioni particolareggiate e immagini a corredo delle notizie): l'unico cenno al fabbricato della stazione riferisce di una «provvisoria Stazione addobbata all'infretta di vago padiglione»; «in faccia al padiglione», fortunatamente, "i viaggiatori nella nuova stazione di Porta Tosa disponevano di maggiori comodità grazie alla presenza del “Caffè Gnocchi”, che svolgeva funzioni di biglietteria, sala d'attesa, toilettes". Contrariamente alle stazioni delle altre città, però, lo stato di provvisorietà rimase tale fino alla dismissione della stazione e al suo successivo smantellamento. La mancata costruzione del Fabbricato Viaggiatori secondo il progetto di Milani fu dovuta alle vicissitudini finanziarie della Società Ferroviaria che aveva dato inizio alla "Ferdinandea". Dopo che l'intera società aveva conosciuto una forma di statalizzazione (9 giugno 1852), era stata nuovamente privatizzata e ceduta - con altre linee costruite ed in via di costruzione - alla Imperial Regia Privilegiata Società delle ferrovie Lombardo-Venete con la "Convenzione concernente l'assunzione, la costruzione e l'esercizio delle ferrovie nel regno Lombardo-Veneto", firmata in Vienna il 14 marzo 1856. Con questa Convenzione la Società delle Ferrovie Lombardo-Venete acquistava due stazioni (Porta Nuova e, appunto, Porta Tosa) non collegate fra loro essendo nate come terminali di due diverse società. La società nuova proprietaria decise di costruire una Stazione Centrale, come previsto già nel testo della Concessione. Le stazioni esistenti divenute ridondanti sarebbero quindi state vendute. Nel frattempo vennero provvisoriamente unite da un Raccordo che correva lungo i viali di Circonvallazione. Questo Raccordo, di cui la società ferroviaria aveva necessità ma la cui costruzione fu affrettata, se non proprio decisa, per trasportare le truppe alleate francesi e "sarde" verso oriente, fu costruito, sotto la direzione dell'ing. G.B. Bossi, uno dei principali aiutanti dell'ingegner Milani fin dagli inizi della progettazione della "Ferdinandea", nel frattempo diventato Ingegnere in Capo, mentre si attendeva di passare al progetto esecutivo per Milano Centrale ed entrò in funzione domenica 26 giugno 1859. Nel 1861 la stazione di Porta Tosa divenne capolinea anche della linea per Piacenza e nel 1862, con l'innesto della linea per Pavia nella Milano-Piacenza a Rogoredo, anche quei treni fecero capo a Porta Tosa. Nel 1864, con l'apertura della stazione centrale prevista come da Convenzione, l'intero nodo ferroviario cittadino fu dunque riconfigurato, chiudendo anche Porta Tosa. Secondo Ricordi di Rotaie la stazione rimase tuttavia in servizio per il traffico merci fino al 1º gennaio 1873, quindi fu dismessa e demolita nel tempo. Prima della dismissione definitiva, però, già nelle edizioni del 1870 e del 1871 del periodico Guida di Milano, i locali della vecchia stazione di Porta Vittoria e della soppressa stazione di Porta Vittoria vengono segnalati come occupati da una fabbrica di vetri e cristalli e da una fabbrica di tela da vele almeno fino al 1879. Nel luglio 1883 tutta l'area di 100 000 m² della dismessa stazione ("una sterile area abbandonata dal governo, nel luogo dove sorgeva la stazione ferroviaria di Porta Tosa") venne venduta con l'approvazione dei due rami del Parlamento per la somma di L. 270 120 alla Società edificatrice di abitazioni operaie che, costituitasi nel 1879, fra gli anni 1884 e il 1892 costruisce, senza tuttavia terminarlo, il quartiere operaio oggi noto come villaggio operaio di via Lincoln, in origine quartiere operaio di Porta Vittoria. A oggi rimane traccia della linea ferroviaria e della stazione nell'andamento delle vie Archimede e Marcona e Sottocorno, ruotato rispetto alla maglia stradale del quartiere. Il 22 marzo 1848, nell'ultima delle Cinque giornate di Milano, la stazione e il Caffè Gnocchi vengono incendiati dagli austriaci in fuga Il 1º febbraio 1857 giunge alla stazione di Porta Tosa il re Massimiliano di Baviera, accolto dall'Imperatore Il 19 aprile 1857 sbarca alla stazione l'arciduca Massimiliano che, percorrendo il bastione e il corso di Porta Orientale, si reca in veste pubblica al palazzo di Corte Il 14 gennaio 1858 dalla stazione di Porta Tosa la salma del Feldmaresciallo Radetzky, a lungo governatore del Lombardo-Veneto, parte alla volta di Venezia, Trieste e infine Vienna dove il vecchio militare venne sepolto. Giovanna D'Amia, Il collegamento ferroviario tra Milano e Como nell'età della restaurazione e le prime stazioni milanesi, in Enzo Godoli, Mauro Cozzi (a cura di), Architettura ferroviaria in Italia. Ottocento. Dario Flaccovio editore, 2004, pp. 83–102. ISBN 88-7758-599-4. Comandini, Alfredo, L'Italia nei cento anni del secolo XIX (1801-1900) giorno per giorno illustrata, III, Milano, Antonio Vallardi, 1907-1918. Silvio Gallio, Milano Porta Tosa. Alla ricerca di una stazione scomparsa, Modena, Artestampa, 2020, ISBN 978-88-6462-733-5. Wikisource contiene il testo completo del Progetto di una Stazione Centrale in Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Porta Tosa di G.B. Bossi Wikisource contiene il testo completo di Apertura del tronco della strada ferrata Ferdinandea da Milano a Treviglio Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Porta Tosa di Faustino Sanseverino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Milano Porta Tosa Binari a Milano: gli esordi, su miol.it. Immagine della stazione come avrebbe dovuto apparire. Litografia di G. Elena conservata presso la "Raccolta delle Stampe "Achille Bertarelli"" di Milano (JPG), su vecchiamilano.files.wordpress.com.

Chiesa di Santa Maria del Suffragio (Milano)
Chiesa di Santa Maria del Suffragio (Milano)

La chiesa di Santa Maria del Suffragio (o anticamente chiesa di Santa Maria Nascente di Calvairate) è un luogo di culto cattolico di Milano, situato in corso XXII Marzo. Le origini della chiesa si ascrivono al 1577 quando l'allora arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo decide la costruzione di una parrocchia nel villaggio rurale di Calvairate, appena fuori dai bastioni spagnoli di Milano, dedicata al culto di santa Maria Nascente. Nel 1873, con l'annessione del borgo di Calvairate al comune dei Corpi Santi e poi a quello di Milano con la conseguente espansione della metropoli e l'aumento della popolazione anche nel quartiere stesso, la chiesa si trovava ormai in pessimo stato, cadente e quasi inutilizzabile e non in grado di accogliere tutti i fedeli. Passarono altri trentadue anni e nel 1896 l'arcivescovo Andrea Carlo Ferrari decise la costruzione di una nuova chiesa nel quartiere, con una nuova ubicazione rispetto alla precedente ma sempre all'interno dell'area. La chiesa venne dedicata il 31 ottobre 1896 dallo stesso cardinal Ferrari a Santa Maria del Suffragio. Dal 1924 al 1930 fu parroco della chiesa mons. Giacinto Tredici, che poi sarà vescovo di Brescia dal 1934 al 1964. La facciata principale della chiesa, che prospetta su corso XXII Marzo, è a salienti. Essa, con paramento murario in blocchi di pietra chiara ed inserti in mattoni rossi, presenta, nella parte inferiore, tre portali ogivali strombati, con lunette musive. In quella centrale, è raffigurata la Madonna in trono col Bambino. È stata realizzata nel 1927 dall'Ing. Mons. Spirito Maria Chiappetta. I portali bronzei, opera di Ercole Franz De Vecchi, sono stati realizzati nel 1996 e, nello stesso anno, inaugurati dall'allora arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini. Il portale centrale raffigura Storie della vita di Maria, quello di sinistra l'Annunciazione e quello di destra la Sacra Famiglia. Al centro della facciata, in corrispondenza della navata centrale, si apre il grande rosone circolare. L'interno della chiesa è a croce latina, con tre navate e profondo coro absidato. Le tre navate, di tre campate ciascuna, sono coperte con volta a crociera e sono divise da due file di archi a tutto sesto poggianti di pilastri polistili in mattoni rossi. Sulla crociera, si eleva il tiburio ottagonale, illuminato da trifore romaniche. Gli affreschi delle pareti laterali del presbiterio realizzati da Aldo Carpi de' Resmini (noto soprattutto per le vetrate del duomo), rappresentano la Resurrezione e la Crocefissione (1946), che riflettono l'esperienza del maestro nei lager nazisti. Nel transetto di destra, entro un'abside rettangolare con volta a botte, si trova il moderno battistero. Al centro dell'area sopraelevata, vi è il fonte battesimale, di Ercole Franz De Vecchi, in marmo di Carrara con inserti in bronzo raffiguranti la Samaritana al pozzo, il Sacrificio di Isacco, il Cieco nato e la Resurrezione di Lazzaro. Il presbiterio occupa interamente lo spazio del coro e dell'abside poligonale. I moderni arredi sacri che lo compongono - altare, ambone e sede - sono stati realizzati in marmo di Carrara e bronzo nel 2006, in occasione dei 110 anni della consacrazione della chiesa. L'antico altare maggiore, realizzato nel 1915 dall'Ing Mons. Spirito Maria Chiappetta invece, è in stile neoromanico, in marmi policromi, con decorazioni a bassorilievo sul paliotto e sull'alzata e rilievi di Leone Lodi spostato nel 2006 nell'adiacente cappella di San Proto. L'ancona accoglie il Trittico dell'Addolorata, di Eugenio Cisterna, con predella su sfondo oro. Alla destra dell'abside, si apre la cappella di San Proto, costruita nel 1933 per accogliere le reliquie del santo martire e ristrutturata nel 1984. L'ambiente, a croce latina con transetto poco sporgente ed abside semicircolare, ha un moderno presbiterio con arredi in legno, e grande crocifisso. La bella statua in alabastro Mater Misericordiae, il grande candelabro Cero pasquale in marmo e la statua sempre in marmo dedicata a Sant'Antonio sono di Leone Lodi. La statua di Santa Monica, in terracotta patinata, è di Valerio Pilon (1985). Alcuni affreschi furono eseguiti nel 1946 da Aldo Carpi e da Raffaele Albertella. Sulla cantoria a ridosso della parete fondale del transetto sinistro, si trova l'organo a canne Tamburini, ricostruito nel 1988 riutilizzando il materiale fonico del precedente strumento (1950, opus 286), a sua volta riforma dello strumento opus 36, del 1909, originariamente a ridosso della controfacciata della navata centrale. L'organo, a trasmissione mista, meccanica per i manuali e il pedale, elettrica per i registri e le combinazioni, ha tre tastiere di 61 note ciascuna e una pedaliera concavo-radiale di 32 note. Andrea Carlo Ferrari Alfredo Ildefonso Schuster Giacinto Tredici Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria del Suffragio Storia della parrocchia di Santa Maria del Suffragio, su suffragio.it. URL consultato il 28 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2011). Arte a S,.Maria del Suffragio, su suffragio.it. V.Pilon, Santa Monica,(1985), Milano, S.Maria del Suffragio, su cassiciaco.it. L'organo a canne , su suffragio.it.

Rotonda della Besana
Rotonda della Besana

La Rotonda della Besana, in origine Foppone dell'ospedale maggiore, è un complesso cimiteriale tardobarocco di Milano costituito da un lungo porticato chiuso al centro del quale si erge la ex chiesa di San Michele ai Nuovi Sepolcri, eretta a partire dal 1695 su disegno di Arrisio (o Attilio) Arrigoni. Fra il 1719 e il 1731 venne eretto il portico sepolcrale loboidale a segmenti d'arco in mattone a vista, a cui lavorò l'architetto Francesco Croce (1696-1773). Si stima che nel sepolcro abbiano ricevuto sepoltura nel corso della sua storia quasi centocinquantamila persone. Fin dalla sua nascita nel 1456 l'Ospedale Maggiore era dotato di un cimitero coperto a lato del Naviglio e chiamato popolarmente La brugna; sul finire del Seicento i deputati dell'Ospedale ricevevano però continue richieste da parte degli abitanti della zona di fare cessare gli insopportabili miasmi che da quel cimitero si propagavano all'intorno. Vista l'impossibilità di risolvere il grave problema igienico, l'Ospedale determinò di acquistare dalla famiglia Stella (documento del 28 maggio 1694) un terreno posto fra la chiesa di Santa Maria della Pace e i bastioni spagnoli sul quale, sotto la direzione dell'ingenere collegiato dell'ospedale Arrisio Arrigoni, venne nel 1695 cominciata la costruzione di un sepolcro coperto, dotato di un oratorio, appartato dalle abitazioni e non distante dall'Ospedale. Il nuovo cimitero era collegato all'Ospedale mediante una nuova via retta, la Strada di San Barnaba (l'attuale Via San Barnaba) che collegava il camposanto con l'Ospedale Maggiore: per rendere possibile il trasporto delle salme dall'ospedale fu utilizzato un nuovo ponte sul naviglio nei pressi dell'ingresso posteriore dell'Ospedale, sull'attuale Via Francesco Sforza. Di quest'opera è tuttora visibile la Porta della Meraviglia sul retro della Ca' Granda. La costruzione del nuovo cimitero terminò nel 1697 e le prime tumulazioni avvennero nel luglio di quello stesso anno. Nell'anno 1700 si pensò di convertire l'oratorio in chiesa e, raccolti i fondi necessari, la costruzione ebbe inizio nel 1719 ancora con progetto dell'architetto Francesco Croce con titolo di San Michele Arcangelo ai nuovi sepolcri. Innalzata però la chiesa, «cominciò ad entrare l'acqua ne' sepolcri, e un puzzo orribile a sortire da' medesimi; oltreche si ritrovò, che non bastava al numero fatto maggiore de' Morti». Per porre rimedio, nel 1719 si cominciò l'erezione del grande porticato, sempre su disegno del Croce, intorno alla nuova chiesa e che potesse contenere nuovi sepolcri; il porticato fu terminato nel 1731 con il generoso aiuto economico del ricco mercante di sete Giambattista Annone. vennero quindi previste nuove sepolture più alte da terra in modo che non fossero invase dalle acque sorgive. Il complesso era allora noto come "Foppone dell'Ospedale", dalla voce milanese "foppa" significante appunto "fossa", con cui venivano denominati i molti cimiteri di Milano. Il progetto fu degli architetti Attilio Arrigoni e di Francesco Croce, autore del porticato e della ristrutturazione della chiesa, con il contributo dell'ingegner Carlo Francesco Raffagno. Dopo il 1792 l'edificio venne dismesso, in seguito alla legislazione sanitaria austriaca che imponeva di spostare i cimiteri fuori dalla cerchia cittadina. Nel 1807, durante la dominazione napoleonica, l'architetto Luigi Cagnola ideò un progetto per trasformare il complesso in pantheon del Regno italico di cui Milano era capitale. Con la caduta di Napoleone e la riannessione all'Austria, il progetto fu accantonato. Fu di volta in volta caserma, fienile, cronicario, lavanderia dell'ospedale fino al 1940; seguì un periodo di degrado, che ebbe fine con l'acquisto da parte del Comune di Milano e la sua totale ristrutturazione. Dal dicembre del 1906, ormai priva di ogni originario uso cimiteriale, la Rotonda vide l'inizio della penosa operazione di svuotamento dei grandi sepolcri che erano stati ricavati, nei secoli, nel terreno sottostante: all'apertura delle camere sotterranee tornarono alla luce circa centomila cadaveri, molti dei quali mummificati o saponificati, che dovettero essere traslati al Cimitero di Musocco con tutte le complicazioni igieniche del caso. Speciali macchine furono installate e operarono ininterrottamente per aerare e disinfettare i locali prima che essi venissero svuotati. Studi anatomici complessi furono condotti su molti crani rinvenuti dal dottor Cesare Staurenghi, docente di anatomia topografica della Regia Università di Pavia che raccolse alcune conclusioni nel suo studio intitolato Varietà craniche rinvenute nel sepolcreto della "Rotonda" dell'Ospedale Maggiore di Milano (1907). Lo stesso Staurenghi nel 1909 donò 280 di quei crani alla collezione di antropologia al Museo di storia naturale milanese. Il complesso, di proprietà comunale dal 1958, è usato come spazio verde pubblico e come spazio espositivo per mostre temporanee, proiezioni ed eventi culturali. Il giardino della rotonda, di una superficie di 7 100 m², venne realizzato nella sua forma attuale nel 1965 sotto la guida della paesaggista Elena Berrone Balsari. Dal 2010 al 2012 una importante opera di restauro conservativo è stata compiuta. Sono state restaurate le coperture in coppi antichi. Altresì il restauro ha interessato tutti gli intonaci storici, i materiali lapidei e ha riportato alla luce lacerti di affreschi. Da gennaio 2014 è sede del Museo dei Bambini di Milano. La chiesa, nucleo originario del complesso, ha una pianta a croce greca, inusuale nel contesto milanese dell'epoca e con bracci di misura uguale. All'incrocio dei bracci si eleva la cupola ottagonale, coronata dalla lanterna slanciata. Ai termini di ciascun braccio vi sono quattro facciate identiche di gusto molto sobrio. Più elaborato e scenografico è invece l'interno, a tre navate. La copertura a capriate lignee è sorretta da pilastri in pietra, scanalati, a base ottagona. I capitelli, di ordine ionico, sono decorati con raffigurazioni di teschi e ossa, allusive alla destinazione del complesso e tipiche dell'iconografia barocca. Il porticato mostra un andamento ondulato, ricco di scorci suggestivi. All'interno è costituito da un susseguirsi di volte a vela, che coprono le arcate aperte verso la chiesa. Il prospetto esterno in mattoni a vista è invece aperto da finestroni e oculi. Staurenghi, dott. Cesare, Varietà craniche rinvenute nel sepolcreto della "Rotonda" dell'Ospedale Maggiore di Milano, in Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo civico di storia naturale di Milano, XLVI, Milano, Tipografia degli operai, 1907, pp. 188-232. Serviliano Latuada, Di San Michele de' Nuovi Sepolcri, in Descrizione di Milano ornata con molti disegni in rame delle fabbriche più cospicue..., Tomo primo, Milano, Giuseppe Cairoli mercante di libri, 1737, pp. 265-273. Maria Teresa Fiorio, Le chiese di Milano, Electa, Milano, 2006 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su rotonda della Besana Rotonda della Besana, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Alida Casali Grande, Croce, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 31, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1985.

Chiesa dei Santi Silvestro e Martino
Chiesa dei Santi Silvestro e Martino

La chiesa dei Santi Silvestro e Martino è un luogo di culto cattolico della città di Milano, situato in viale Lazio 19, all'interno del Municipio 4. La chiesa è dedicata a San Silvestro I papa e a San Martino di Tours ed è sede dell'omonima parrocchia, che fa parte del decanato di Romana-Vittoria, nella zona pastorale I di Milano. La situazione urbanistica di Milano attorno al 1930 rispecchia l'attuazione del P. Regolatore Berruto (1889) con isolati definiti ma non completati. Sono ancora presenti la Cascina Paradisetta, C. Franca, C. Mancatutto, C. Cuccagna. La Chiese presenti nella zona sono: la basilica di S. Nazaro in Brolo di Corso di Porta Romana (386 d.C.) - S. Pio V (1929) di Via Lattanzio - S.Andrea (1904) di Via Crema - Santa Maria del Suffragio (1894) di Corso XXII Marzo. La testimonianza fornita dal Prof. Armando Frumento in una lettera inviata alla Parrocchia, riporta: Nell'anno 1936,“….e alcune signore, tante volte più innovatrici degli uomini, s’addentrarono nel progetto di far sorgere nel Viale nuovo una Chiesa nuova. La signora Maria Vajani Frumento (Viale Lazio, 16) e la signora Gonzales (Via Vasari, 34) decisero di recarsi in Curia e mi pregarono di dare loro una cartina topografica chiarificatrice. Fu ben facile tracciare due righe su una mappa, unendo Sant’Andrea con Santa Maria del Suffragio e S.Nazaro con l’area di S.Pio V in Santa Maria Nascente. Come al centro di un mirino, il crocicchio puntava sul bel mezzo di Viale Lazio”. Queste signore si attivano facendosi ricevere dal Cardinale Ildefonso Schuster: il luogo proposto per la nuova Chiesa è indicato su una piantina della zona ed è individuato dall'intersezione di due linee congiungenti esattamente S. Nazaro di Corso di Porta Romana con S. Pio V di Via Lattanzio e S.Andrea di Via Crema con Santa Maria del Suffragio di Corso XXII Marzo. Il luogo d'incrocio, situato in Viale Lazio, centrava l'area della Stazione Capolinea della tramvia del 'Gamba de Legn' della linea Melegnano Lodi, già in via di dismissione perché sostituita da nuove linee elettriche e autobus. L'arcivescovo di Milano, il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, approvata la richiesta con l'appoggio dei Parroci interessati, delega il Canonico della Basilica di Santo Stefano Mons. Alfredo Malandra alla costruzione della nuova Chiesa nell'erigendo quartiere ad ovest di Porta Romana. Mons. Malandra, di famiglia nobile, artista, compositore di musica sacra, si attiva per i finanziamenti e per i progetti; per questi si rivolge, all'Arch. Mario Cavallè (1895-1982) già conosciuto in zona per alcune opere realizzate in Viale Lazio. L'Arch. Cavallè, per inquadrarne la figura, aveva progettato nel mondo 136 teatri e cinema e, in Milano, si può ricordare il teatro Manzoni (1947), il cinema Istria (1940), il cinema Astra (1941), la ricostruzione del Dal Verme dopo i bombardamenti, la ristrutturazione del Puccini (1955) più altre sale di spettacolo, alberghi e le ville della Maggiolina: le case a Igloo, le case a Fungo e la Villa Girasole a Magreglio. L'Arch. Cavallè propone varie soluzioni: è interessante citare una prima proposta in cui il tiburio è confrontabile con quello della Chiesa dei Santi Martiri Nereo e Achilleo anch'essa del 1937, quasi ad interpretare uno spirito dell'epoca. Il progetto finale, semplificato nel tiburio e nelle facciate, verrà poi ulteriormente modificato in anni successivi dagli Arch. Ottavio Cabiati e Luigi Brambilla. Nel 1936 si apre il cantiere con la realizzazione della canonica, mentre si sviluppano i progetti della Chiesa. Nel catastale è ben visibile la parte di costruzione absidata che ha costituito per alcuni anni la Chiesa provvisoria in attesa della Chiesa principale. Accanto a questa Cappella era situato l'appartamento di Mons. Malandra, completo di un salone per concerti con palco per il pianoforte. La prima pietra del nuovo edificio, progettato da Mario Cavallé, fu solennemente posata alla presenza dell'arcivescovo il giorno 31 dicembre 1937, memoria liturgica di san Silvestro papa. Nel 1938 iniziano i lavori per la nuova Chiesa con la costruzione delle 3 navate, lavori che si bloccano nel 1939 con l'inizio della guerra. La Chiesa viene comunque aperta al Culto e con decreto arcivescovile la parrocchia venne fondata il 13 aprile 1938. Il 12 Agosto 1943 La Chiesa viene gravemente danneggiata dai bombardamenti e deve essere chiusa. Con questo evento Mons. Malandra si ritira scoraggiato ed ammalato. Subentra un nuovo Parroco, Don Filippo Bruschi. I lavori di ricostruzione delle parti distrutte riprendono con gli architetti Ottavio Cabiati e Luigi Brambilla, sotto la supervisione del progettista Cavallè e, per la Pasqua 1946, la Chiesa riapre alle celebrazioni. I lavori procedono quindi con il completamento degli interni fino al 1957 per interrompersi fino al 1968 per il contemporaneo realizzarsi dell'edificio delle Opere Parrocchiali e del Cinema-Teatro. Tra il 1968 e il 1972 vengono realizzati il transetto, l'abside e il tiburio con la cupola. La chiesa venne solennemente consacrata il 10 novembre 1972, vigilia della festa di san Martino di Tours dall'arcivescovo di Milano Giovanni Colombo. Nel 1972 la chiesa, in realtà, si presenta ancora incompleta, ma la mancanza di fondi impone un fermo ai lavori. Nel 1993, il nuovo parroco don Mauro Poggi, geometra, già coordinatore nella costruzione della Chiesa di Santa Maria Ausilitrice alla Barona, scrive: "È giunto il momento di pensare ad una sistemazione globale della Chiesa, delle opere e della Canonica... Per mio scrupolo di coscienza: tutto sia nella semplicità, robustezza e con certa povertà." Vale il ricordo delle parole del Cardinale Martini: "Le nostre Comunità, chiedono Chiese non monumentali ma semplici e discrete, riconoscibili come Chiese, capaci di durare nel tempo." Così tra il 1995 e il 1996, nell'ambito di importanti lavori di restauro all'intero complesso parrocchiale, è stato realizzato il rivestimento in mattoni dell'esterno della chiesa su progetto degli arch. Giorgio Sasso e arch. Ferdinanda Montesissa. A completamento delle opere, si è proceduto alla collocazione della Statua della Madonna dell'Accoglienza, opera dello scultore Don Marco Melzi dell'Istituto d'arte Beato Angelico. Con la benedizione della Statua della Madonna, la notte del Natale 1996, si sono considerati terminati i lavori. L'esterno della chiesa dei Santi Silvestro e Martino presenta volumetrie ben distinte fra di loro e un paramento murario, realizzato tra il 1995 e il 1996, in mattoncini in cotto rossi intervallati da tre strette fasce orizzontali in intonaco bianco. La facciata della chiesa dà su via Andrea Maffei ed è preceduta da un sagrato sopraelevato e preceduto da una breve scalinata. Il prospetto è costituito da una sezione centrale con coronamento piano e da due sezioni laterali sporgenti, della medesima altezza, con pianta quadrata. La sezione centrale presenta, al centro, un grande arco a tutto sesto poco profondo nel quale si apre, il rosone circolare con schematica raggiera in marmo e vetrata policroma, e, in basso, i tre portali, con quello centrale più grande rispetto ai due laterali. I portali sono preceduti da un portico con semplice copertura a serliana sorretta da due pilastri a pianta quadrata rivestiti in ceppo lombardo. I due corpi laterali presentano alte finestre a feritoia rettangolari. Sull'angolo del corpo di destra, si trova una statua della Madonna dell'Accoglienza, opera dello scultore don Marco Melzi dell'Istituto d'arte Beato Angelico. L'interno della chiesa ha pianta a croce latina, con tre navate, transetto non sporgente e profonda abside semicircolare. Le tre navate sono separate da due file di colonne lisce, quattro per fila, rivestite in marmo di Lasa e prive di capitello. Il soffitto, con semplici cassettoni rettangolari e interamente coperto con intonaco bianco, è piano in corrispondenza delle navate laterali e a volta a botte in corrispondenza della navata centrale. Anche i due bracci del transetto, aventi la stessa altezza e la stessa larghezza della navata centrale, così come il coro, sono coperti con volta a botte cassettonata. Sulle pareti esterne delle due navate laterali, si aprono due ordini di monofore con arco a tutto sesto, intervallati da un ballatoio con ringhiera in ferro. Le due pareti alla testata del transetto, invece, presentano, nella parte inferiore, tre monofore e, in quella superiore, un rosone circolare. Nella navata di destra, si trovano l'altare di Sant'Antonio da Padova, con statua lignea dipinta di Sant'Antonio col Bambino (prima campata), il Polittico dell'Apocalisse di Primo Lavagnini (seconda campata) e il Sacro Cuore di Giuseppe Valerio Egger (quarta campata); nella navata di sinistra, invece, si trovano Santa Rita da Cascia riceve le stimmate di Giuseppe Valerio Egger (prima campata) e l'altare marmoreo della Madonna, con statua raffigurante la Madonna col Bambino, costruito nel 1950 su progetto di Ottavio Cabiati (terza campata). Nella cappella del Fonte Battesimale, situata all'ingresso della chiesa, nella navata sinistra, è presente l'affresco del Battesimo di Gesù realizzato e donato dal pittore Marino Ronchi, accademico di Brera in occasione delle proprie nozze con la parrocchiana Giuseppina Bramati. La crociera è coperta da una cupola ottagonale con tamburo, avente un rosone su ciascun lato, e lanterna; anch'essa, internamente, presenta un soffitto a cassettoni. Il presbiterio è rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa ed occupa parte della crociera e il coro. Al centro, si trova l'altare maggiore, costituito da un unico blocco in marmo bianco con al centro del paliotto una croce intarsiata; sulla sinistra, vi è l'ambone marmoreo e, sulla destra, un ambone più piccolo dello stesso materiale. Dietro l'altare, vi è la sede con, alle spalle, una parete al centro della quale si trova il tabernacolo inserito all'interno di un bassorilievo raffigurante Due angeli che sorreggono il Sudario. La parete è sormontata dalle tre sculture lignee del Crocifisso (al centro), di San Silvestro papa (a sinistra) e di San Martino di Tours (a destra). Alle spalle della parete si trova l'abside semicircolare, priva di decorazioni, generalmente coperta dal moschetto. Nella quarta campata della navata laterale di destra, addossato alla parete, si trova l'organo a canne della chiesa, costruito nel 1960 dalla ditta organaria milanese Balbiani Vegezzi-Bossi. Lo strumento è a trasmissione elettrica e sfrutta il sistema multiplo, con tutte le canne interamente chiuse entro cassa espressiva, ad eccezione di quelle che compongono la mostra. Queste ultime, con bocche a mitria, appartengono ai registri Basso armonico 16' e Basso 8'/Diapason 8', che sulla consolle sono accompagnati dalla dicitura "F", e sono disposte a palizzata, con cuspide unica con ali laterali nella parte anteriore. La consolle, in legno scuro, è mobile indipendente ed è situata nel braccio destro del transetto. Ha due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Papa Silvestro I San Martino di Tours Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa dei Santi Silvestro e Martino a Milano Sito ufficiale della parrocchia, su silvestromartino.com. URL consultato il 28 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2013). Scheda della parrocchia. URL consultato in data 28 dicembre 2012. Storia e architettura, su inmilano.com. URL consultato il 28 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2011).

Parco Vittorio Formentano
Parco Vittorio Formentano

Il parco Vittorio Formentano, noto anche come parco di Largo Marinai d'Italia, è un parco milanese di 72320 m², situato tra corso XXII Marzo e viale Umbria, senza recinzione e quindi sempre accessibile. È dedicato alla memoria di Vittorio Formentano, fondatore nel 1927 dell'Associazione Volontari Italiani del Sangue. Fu costituito nel 1969 dove sorgeva dal 1911 il mercato ortofrutticolo, trasferitovi dal Verziere e poi spostato nell'attuale sede di via Lombroso. L'area era prima occupata da un fortino austriaco oggetto di scontri durante le Cinque Giornate. L'ambizioso progetto iniziale dell'architetto Luigi Caccia Dominioni che prevedeva per il parco colline e fontane è stato fortemente ridimensionato in corso d'opera. Nei giardini, quasi al vertice nordoccidentale, si trova la grande fontana con il monumento dello scultore Francesco Somaini dedicato ai marinai d'Italia caduti nella Seconda guerra mondiale che diede il primo nome al parco intitolato, nel 1987, al fondatore dell'AVIS, Vittorio Formentano, alla cui memoria è dedicata una scultura in bronzo della scultrice italo-ungherese Eva Olàh raffigurante due donatori di sangue. Nel parco sorge la Palazzina Liberty, che ospitava il vecchio bar centrale del mercato. Questo edificio ha assunto un ruolo rilevante nella vita culturale della città e ospita, oltre una scuola musicale, concerti, mostre e convegni, dopo essere stata sede, dal 1974 al 1980, del Collettivo teatrale la Comune di Dario Fo e Franca Rame. Non fu, agli inizi, un semplice "inquilinato", ma un'occupazione cui il comune, retto da Aldo Aniasi, si oppose in ogni modo possibile. Recentemente al suo interno ha preso forma il progetto Casa della poesia. Tra le principali specie arboree presenti, ricordiamo l'acero riccio, l'acero campestre, l'acero americano e l'acero di monte, la farnia, il ginko biloba, l'ippocastano, l'olmo, il pino nero, il platano, la sophora, il tiglio selvatico, il carpino bianco, l'ontano nero e quello napoletano, il liquidambar, il cedro dell'Atlante e il cedro del Libano, la magnolia, la paulonia, l'albero dei tulipani e il ciliegio da fiore. Tra le attrezzature: due aree apparecchiate per il gioco dei bambini, due campi coperti per il gioco delle bocce, un campo per pallavolo/basket, un tavolo da ping-pong e quattro spazi recintati per i cani per oltre quindicimila metri quadrati. Liliana Casieri, Lina Lepera, Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, Comune di Milano, settore ecologia, GAV, 1989. Alma Lanzani Abbà, Pia Meda, Alberi a Milano, Milano, CLESAV, giugno 1985, ISBN 978-88-7064-118-9. AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997. Parchi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Parco Formentano Scheda del Parco Formentano, su comune.milano.it, Comune di Milano. URL consultato il 12 novembre 2011.

Monumento a san Francesco d'Assisi
Monumento a san Francesco d'Assisi

Il monumento a San Francesco d'Assisi si trova in Piazza Risorgimento a Milano. Il monumento venne inaugurato nel 1926 dall'allora cardinale di Milano, Eugenio Tosi, in occasione del VII centenario della morte di san Francesco. La statua, alta più di cinque metri e deposta su una elevata colonna, è opera del noto scultore ed incisore Domenico Trentacoste, che la realizzò a titolo gratuito. La statua del santo di Assisi è stata fusa con 150 quintali di bronzo e lo raffigura in atteggiamento benedicente del popolo, con le braccia protese in avanti. La colonna su cui poggia la statua, che consente di rendere visibile il monumento anche a lunga distanza, venne progettata dagli architetti Portaluppi e Gadda e riporta due altorilievi che rappresentano rispettivamente "San Francesco che riporta la pace tra famiglie e lavoratori" e "San Francesco riceve le stimmate". Il finanziamento per l'acquisto dei materiali per l'opera avvenne tramite una raccolta di elemosine condotta casa per casa, organizzata da fra Cecilio Maria Cortinovis, un frate cappuccino del convento di Porta Monforte che venne scelto dall'artista come modello per la statua, dopo che Benito Mussolini rifiutò di finanziarne l'esecuzione . La statua venne ufficialmente inaugurata con una solenne benedizione nel 1926 dall'allora arcivescovo di Milano, il cardinale Eugenio Tosi. Sebastiano Citroni, Sogni e bisogni a Milano, Ledizioni Ledipubblishing, 2010 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su monumento a san Francesco d'Assisi